lunedì 31 dicembre 2018

Speciale San Silvestro - I giochi da pantofolaio della Microlink

Recentemente su questi lidi si parlava di sfiga, e mi sembra interessante portare in questo articolo il concetto di sfiga in relazione a un evento in cui la sfiga regnava sovrana. Sto ovviamente parlando della sera di Capodanno, che già a ottobre inoltrato era una delle domande rompighiaccio. Sai già che fare a Capodanno? Sì, rispondeva la voce interiore, pagherò un sacco di soldi per andare in un capannone orribile con musica di merda e alcol scadente e non batterò chiodo neanche a piangere.

L'immagine di Whatsapp del
mio amico Ivano durante queste feste

E ogni volta, c'è sempre il refrain "Ah, ma tanto è come un sabato sera qualsiasi, che senso ha uscire, io quasi quasi faccio l'alternativo VERO e me ne sto a casa" che tradotto dal banalitese significa "ODDIO NESSUNO MI HA ANCORA INVITATO E SONO TERRORIZZATO DALL'IDEA DI FARMI AVANTI E CHIEDERE AVRESTE UN POSTICINO ANCHE PER ME? OCCUPO POCO SPAZIO PROMETTO".

domenica 30 dicembre 2018

Due anni.


Continuo a essere in ferie senza accesso a PC ed è questa la ragione per cui non rispondo ai commenti (non che ce ne siano tanti, ma preferisco prendermi il mio tempo). Per il resto valgono gli auguri già fatti e la precisazione che la programmazione dei post non verrà modificata. 

L'ex videogiocatore

lunedì 24 dicembre 2018

PC Calcio 5.0

Ogni tanto bisogna essere un po' paraculi e fare la captatio benevolentiae. Lo sapete qual è l'articolo più letto del blog dell'Ex Videogiocatore? Presto detto, è The Secret of Monkey Island. Prevedibilissimo. In attesa di fare l'articolo su Monkey Island 2 (arriverà, forse), oggi che è quasi Natale farò il seguito al secondo articolo più letto del blog dell'Ex Videogiocatore, con grande gioia del mio assiduo lettore Riccardo.

E notate anche che ora che finalmente sono riuscito a installare un emulatore decente di Windows 95 e soprattutto a catturare il video senza farmi fondere il PC, il primo gioco che tocco qual è? Un gioco con cui ho rischiato di far fondere il mio PC di allora dal gran che ci ho giocato. Vedete come tutto torna? A dispetto dell'ipotesi dell'universo incompleto che è alla base della mia osservazione che ho chiamato "Aporiomorfismo", si cerca sempre di trovare un po' di simmetria. È un bisogno che abbiamo, quello della simmetria, un bisogno di bello sublime che nella sua potenza immaginifica non può che incuterci timore. Questo non lo dico io, lo dice William Blake. Io, però, sto divagando.

Fearful symmetry.

giovedì 20 dicembre 2018

Come siamo giunti a questo punto

Ci stiamo avvicinando a Natale, e ormai sono in un periodo della mia vita che a fine anno ci arrivo con il fiato corto e se mi accorgo che Natale c'è è perché all'asilo nido hanno appeso pendagli vari. Non ne sono fiero, e soprattutto non ne sono felice specie ripensando (ebbene sì, un anti-nostalgista come me!) a come, da piccolo, l'attesa di Natale iniziasse già ad Ottobre con i cataloghi di giocattoli che erano una specie di "Postalmarket dell'infante" (nel senso che intendiamo tutti quanti). 

Sigh! Sniff! Fap!

lunedì 17 dicembre 2018

Castle of the Winds

"Caro Ex Videogiocatore", diranno i miei undici lettori, "sono quasi due anni che 'sto blog sta andando avanti e innanzitutto complimenti per la costanza di continuare a dispetto delle scarsissime visite, ma visto che ormai prendiamo atto che i giochi del passato ci sembrano esere bellissimi in realtà sono molto spesso merda, quand'è che inizi ad aggredire i giochi per Windows? Hai parlato en passant di software produttivo, ok, ma Windows è strapieno di vacche sacre videoludiche e non stiamo nella pelle di indignarci per la tua smerdatura di qualche gioco un po' più recente!"

È merda?

lunedì 10 dicembre 2018

Warcraft: Orcs & Humans

Se c'è una cosa che odio con tutto il cuore, è andare dal barbiere. "Che c'entra?" chiederete voi, che ovviamente avete visto il titolo del gioco di oggi, il tag "merda" e siete già tutti in fermento (ma se leggete questo blog da un po' sapete che è un mio guilty pleasure bollare come merda i giochi che hanno segnato la nostra infanzia, specie se sono veramente merda). Comunque c'entra, perché io quando penso a Warcraft, penso a quanto mi rompevo i coglioni quando andavo dal barbiere.

Mi sa che a sto giro la prende da MOLTO lontano.

lunedì 3 dicembre 2018

Jones in the Fast Lane

"Smettila di crogiuolarti nella nostalgia e fai qualcosa della tua vita", è una delle frasi che albergano su questo blog. Oggi vorrei rifletterci un po' su, particolarmente sull'ultima parte.

Chiunque di voi abbia mai fatto una sessione di team-building con un facilitatore (che altri non è che un laureato in psicologia che non ha abbastanza pazienti per fare lo psicoterapeuta, perché in Italia c'è un'offerta garantuesca di psicologi ma una penuria incredibile di pazienti, perché rivolgersi a uno specialista è un tabù) sarà a conosenza della piramide dei bisogni di Abraham Maslow. Ce l'avete presente, no? È semplice da ricordare, è molto semplice da citare, ma ciononostante, ragionandoci su, resta sempre un ottimo strumento nella scienza delle risorse umane e per chi si trova in posizioni più o meno manageriali può essere vista come un ottimo vademecum su come gestire la soddisfazione dei propri sottoposti. È anche facile farci sopra delle battute estremamente scontate.

Tipo questa è la versione per voi adultolescenti nostalgisti che dipendete dalla dose di serotonina che ottenete frignando sulle cazzate della vostra infanzia

lunedì 26 novembre 2018

Golden Axe

A tutti è capitato di avere un amico cazzaro, no? Domanda retorica, ovviamente. In giovane età si tende a credere a qualsiasi cosa, e i cazzari hanno terreno molto fertile. Poi si cresce e niente, si continua a credere a qualsiasi cosa, e i cazzari continuano ad avere terreno fertile. Ci vuole una certa autostima e una certa sicurezza di sé per decidere che una sparata di qualcuno è senza dubbio una cazzata e ribellarsi a quella che le meretrici del click chiamano narrative. 

Come ben sapete, io per mantenermi coi piedi per terra mantengo un regime costante di basssa autostima ai limiti dell'autodisprezzo e per questo tendo alla creduloneria: anche se devo dire che quando, prima di un esame, arrivava puntualissimo il cagadubbi a dire "oh ma questa cosa la chiede, no?" e tutti subito ad aprire il libro a "ripassare" cose che ovviamente non erano previste dal corso, io non aprivo il libro e stoicamente aspettavo l'inizio. Ma lo stomaco mi si attorcigliava come un nodo Savoia e una vocina dentro di me mi diceva "Coglionazzo! Tutti ora studiano cose che il prof chiederà sicuramente e tu unico coglione ad essere segato! *Grassa, roboante e sadica risata*"

La mia vocina interiore è uno stronzo.

lunedì 19 novembre 2018

The Incredible Machine

Reuben Garret Lucius Goldberg, detto Rube. Nel 1993 i redattori tutte le discutibili riviste di settore  d'Italia (e presumo pure nel resto del mondo) si scoprirono grandi intenditori di questo non conosciutissimo fumettista, che negli Stati Uniti era noto per disegnare fumetti in cui macchine ipercomplicate e poco efficienti venivano impiegate per portare a termine compiti molto semplici. È un concetto molto divertente e creativo, condito di quell'horror vacui che se sei bambino trovi fighissimo (e lo sto scoprendo piano piano quando leggo i libri di Richard Scarry, Peter Cross o del recentemente scomparso Tony Wolf a mio figlio). 

Perché come già dissi a proposito di Bubble Ghost, quando sei piccolo e immagini di costruire qualcosa, ci metti sopra tutti i possibili orpelli perché più una cosa è complessa e più optional ha, più è affascinante. Poi magari la cosa in questione la compri già fatta e l'istinto è quella di prenderla semplice, come si vede nei libri o nei film, magari con un design obsoleto.  Perché? Non lo so. Ma è inutile parlarne, l'ultima volta che l'ho fatto questa parte di articolo non è stata minimamente considerata e vedere i commenti che prendevano una frase di esempio e cercavano di dimostrare perché non è sempre così mi hanno fatto venire voglia di pulirmi gli occhi da quello che avevo letto con un panno in pelle di camoscio.

Tipo così.

lunedì 12 novembre 2018

Il Grande Gioco di Tangentopoli

Qual è stato il primo reality show di cui avete memoria? La maggior parte di voi dirà il Grande Fratello, e in effetti tutti ricordiamo i personaggi della prima edizione e lo scalpore che fece l'idea di dedicarsi al voyeurismo 24 ore su 24. Un mio compagno di liceo comprò la piattaforma satellitare Stream (che a parte il GF non aveva praticamente niente rispetto alla concorrente Telepiù) per poter vedere le scene nella doccia o di sesso. E questo era pure molto meno sfigato di me, all'apparenza.

Chi invece tra voi è un po' più anziano e ha un po' più di cinismo in corpo parlerà della tragedia di Vermicino, con il povero Alfredino Rampi che moriva nel pozzo artesiano sotto la stretta osservazione delle telecamere RAI, che documetavano gli errori grossolani dovuti alla teatralità dei tentativi di salvare il bambino. Durò 18 ore, fu chiamata "la TV del dolore", e fu il momento in cui l'Italia perse la sua innocenza. Era il 1981.

Nel 1981 non c'era Simulman a combattere le fake news

Per me che sono nato un anno dopo quell'incidente ma che comunque ho in corpo un bel po' di cinismo, il primo reality show di cui ho memoria è la copertura televisiva dell'inchiesta "Mani Pulite". Pensateci bene: ci si sintonizzava sui telegiornali chiedendosi chi sarebbe "uscito" oggi, si teneva per il pool dei giudici capeggiati da Antonio Di Pietro (la cui popolarità raggiunse l'ottanta per cento, la soglia dell'eroe). Si tifava contro i cattivi, i politici che intascavano soldi, e c'era chi esultava quando qualcuno di loro si suicidava. 

giovedì 8 novembre 2018

Piacere, sò Mario.

Siccome siamo tutti vittime del multitasking e molti di noi non hanno tempo di leggere articoli lunghi, ho collezionato semplici riassuntini degli articoli sui videogiochi che ho trattato finora in un'unica comoda pagina, a metà tra il Bignami e Selezione dal Reader's Digest.

La trovate qui.

RingraziandoVi per la cortese attenzione porgo distinti saluti, si proceda pure.

L'ex videogiocatore.

lunedì 5 novembre 2018

Raptor - Call of the Shadows

Per i computer c'era Amiga contro PC. Per le avventure grafiche c'era Sierra contro Lucasarts. Per i giochi di ruolo c'erano gli Ultima contro tutti gli altri. Non parliamo poi, nel mondo delle console, di quella specie di guerra santa che era Sega contro Nintendo. 

Insomma, la storia del videogioco è fatta da continue rivalità, perché in un mondo ormai postmoderno in cui i confini vengono rapidamente sfumati (e continueranno ad esserlo, a dispetto dei tentativi di far tornare in auge nazionalismi di facciata da parte di certi elementi con poche idee), all'individualismo che prende sempre più piede si scatena quel meccanismo di difesa psicologico che è ben descritto dalla Teoria dell'Identità Sociale.

Ovvero intonare la sigla di Sonic the Hedgehog con la mano sul cuore

lunedì 29 ottobre 2018

Tyrian

Mentre scrivo questo articolo ho 38 di febbre (mesi in anticipo ripetto alla data di pubblicazione). Dovrei tornarmene a letto, ma non riesco più a dormire e quindi ripenso a quando un tempo ero più fragilino di ora e mi cimentavo in partite che diventavano davvero grandiose, perché tutte le preoccupazioni erano messe in standby e c'era soltanto da recuperare la salute, che è la cosa più importante. Durante un'influenza bella grossa in quarta o quinta liceo finii in una sola sessione il Gioco Più Bello Di Sempre (per me, s'intende), quello del 1992, più numerosi giochi di merda che altrimenti non avrei mai toccato.

È noto che la reazione immmunitaria al virus dell'influenza aumenta la tolleranza alla merda.

lunedì 15 ottobre 2018

Sid Meier's Civilization (Prima Parte)

Ibn Khaldun, Arnold J. Toynbee, Oswald Spengler. Tre storici nel contempo ammirati e criticati che hanno cercato di applicare un modello deterministico all'evoluzione e al declino delle civiltà. Poi voi adultolescenti che mi leggete avete visto "Spengler" e vi siete subito stracciati le vesti pensando a Ghostbusters, e così facendo avete implicitamente dato ragione allo stesso Spengler secondo cui la civiltà occidentale è già entrata nell'inarrestabile fase di declino (il che, coincidentalmente, fu un grande sollievo per i tedeschi della repubblica di Weimar, che videro l'umiliazione del trattato di Versailles e la mostruosa inflazione come parte di un processo inevitabile, quasi scientifico).

Mai incrociare i flussi faustiani di cambiamento
continuo dei modelli di riferimento per mantenere in vita una civilizzazione decadente.
Sarebbe male.

giovedì 11 ottobre 2018

Debriefing di un'estate - Sonic the Hedgehog, il Mulino Bianco e la magia perduta

Siamo ad ottobre, l'estate è finita da un pezzo e ora che il caldo sembra essere definitivamente passato, vorrei riprendere un po' a mente fredda il tema che è stato toccato un po' ovunque relativo alla malinconia da fine estate, che inevitabilmente si interseca con la nostalgia delle estati di un tempo. Perché lo faccio ora? Semplice, il periodo del rientro coincide sempre, lavorativamente parlando, con un allagamento di merda che il vostro ex videogiocatore deve svuotare con un cucchiaino, e quindi ho molto meno tempo per scrivere con calma.

Ora, lungi da me iniziare faide con altri sbocchi online del pianto a comando che molto ipocritamente dicono "Premesso che non sono nostalgista ma solo nostalgico, ma quanto erano belle le estati di un tempo? I gelati Cucciolone, che buoni e che risate! Ahimè, ridatemi la magia dell'infanzia!", anche perché quando si arriva a settembre, la probabilità che in qualsiasi mezzo di comunicazione qualcuno esordisca con "L'estate sta finendo" è pari al 120% cosa che mi fa venire il tavò di intavolare qualsiasi discorso serio.

Tutto questo per non dire che "Vamos a la Playa" era una canzone sulla bomba atomica

lunedì 8 ottobre 2018

Herr Ex Videogiocatore benutzt seinen Kopf - Atomino, Brix und Logical

Guten tag! Dopo aver parlato di uno stereotipo negativo e molto doloroso associato ai tedeschi la settimana scorsa con Rocket Ranger, ho deciso di compensare, e dunque non mi sono temporaneamente trasformato in Uriel Fanelli (isn't it?), ma vi invito comunque a tirar fuori dall'armadio un bel paio di Birkenstock da indossare sopra i calzini di spugna bianchi. Ebbene sì, i tre giochi di oggi vengono tutti dalla Germania (e sì, ormai la battuta del "Vedi sopra" con gli articoli multipli è morta e sepolta, credo).

Come ogni gioco tedesco, nessun elemento potenzialmente violento o shockante è presente, a causa della legislazione vigente sulla violenza nei videogiochi in Germania.  Questo, di primo acchito, potrebbe portarci a dire un sonoro "Che palle!".

Questo mi ricorda ciò che si disse dopo il famoso scambio a Strasburgo tra Berlusconi e Martin Schulz, quando certi editorialisti con il patriottico scolapasta in testa attaccarono i tedeschi dando loro dei noiosi ubriaconi capaci solo di partecipare alle gare di rutti. Beh, la mia personale esperienza coi tedeschi è che in realtà, a dispetto dell'aspetto piuttosto musone, in media siano in grado divertirsi con mezzi molto più ridotti dei nostri e senza troppe tare mentali. 

E nonostante tutto, forti della nostra esterofilia,
finisce che prendiamo il Birkenstock col calzino bianco
e lo mandiamo a Pitti Uomo.

lunedì 1 ottobre 2018

Rocket Ranger

Probabilmente lo avete già capito leggendo altri miei articoli, ma vale la pena sottolinearlo per bene: un ruolo fondamentale che i videogiochi hanno avuto all'interno della mia infanzia è stato quello di fomentare le mie fantasie di potenza. Probabilmente, senza videogiochi lo avrebbero fatto i cartoni animati, o certi film, o i fumetti, o qualsiasi cosa: il fatto che quando accendevo il computer avevo completamente la mia privacy e in cui nessuno veniva a rompermi i coglioni se non per dirmi "Staccati da quel coso e vai a fare gli esercizi di piano", che comunque lo diceva senza guardare quello che facevo. C'entrava anche il fatto che l'interattività del videogioco rendeva la fantasia di potenza molto più tangibile. 

lunedì 24 settembre 2018

Tex 1 - Mefisto

Il personaggio di Bonelli ha scandito generazioni, resistito a mode e cambiamenti, mandato messaggi positivi ed educativi per i ragazzi. Tex, infatti, è un positivo: sta dalla parte dei giusti - non dico dalla parte dei buoni, termine inflazionato, di questi tempi... -, ha coraggio e dignità, è un bianco, ma è anche il capo degli indiani. Leggendo le avventure mi ha sempre colpito la rappresentazione dello spirito di gruppo, il legame con il figlio, con l'indiano, con l'amico Carson. Il messaggio è quello che conta, in tutte le cose: i cartoni animati e i fumetti giapponesi sono pieni di violenza e morti, Tex è pieno di scazzottate e morti, anche, ma è l'avventura, con la maiuscola, è la fantasia che va.
Sergio Cofferati

Tex mette d'accordo tutti, sia i giustizialisti di destra che i pacifisti di sinistra. Vuol dire che la sua ricerca di giustizia e di pace è universale.
Mauro Boselli

Ora, pare che uno dei tormentoni della politica moderna stia diventando sempre più il fatto che destra e sinistra sono categorie sorpassate. Che questo sia vero o falso, viene da chiedere: dove si piazza Tex Willer nella cosiddetta ideologia "fluida" alimentata dalle stronzate raccontate dai cosiddetti esperti di comunicazione social, e che trattano la "gente" come una massa di ritardati mentali pronti a rivoluzionare il loro comportamento e le loro idee grazie a qualche meme "top text/bottom text" con una battuta che non fa ridere scritta in font Impact  ?

Non ne sono fiero

(come se ci fosse bisogno dello scandalo della Cambridge Analytica per capire che Facebook è un'enorme truffa. Bah.)

lunedì 17 settembre 2018

The Need For Speed

Tra il 1995 e il 1996 ero in un periodo di pausa coi videogiochi. Avevo cambiato sì computer, ero passato al fiammante 486, ma avevo promesso ai miei che lo avrei usato solo per cose veramente utili, e tipo quindi per divertirmi pasticciavo col Turbo Pascal, Visual Basic per Windows, e imparando a usare la suite di Office, tra cui l'agghiacciante Microsoft Publisher. Che poi ora mi prenderete per i fondelli per questa ragione, ma mi ha più aiutato con la carriera saper usare Excel che tutto il leccaculismo che potrei collezionare in una vita intera (tutto questo per dire che non sono molto bravo ad arruffianarmi i capi). Per quanto riguarda Publisher, invece, grazie alla conoscenza acquisita quando ai tempi giocavo a impaginare un giornale o stampavo per mio padre un calendario con cui calcolare agevolmente i periodi di estro dei bovini, quando un paio di anni fa mi sono sposato gli inviti li ho fatti io, con una vecchia copia di Publisher. Sono venuti così bene (grazie al buon gusto di mia moglie, che ha curato il design) che parevano professionali, e soprattutto erano esattamente come li volevamo, senza doverci adattare ai dettami di una tipografia. Insomma, oltre che un atelier culturale, fu un investimento sul lungo termine.

Poi gli inviti sono stati trasformati in aeroplanini di carta e lanciati verso gli invitati

lunedì 10 settembre 2018

Dune

"La mia ambizione con Dune era straodrinaria. Io volevo creare un profeta! Un profeta che cambiasse le giovani menti di tutto il mondo. Per me, Dune sarà l'arrivo di un Dio."

Alejandro Jodorowsky

E invece, il Dio di Jodorowsky non arrivò mai. Perché il film di Dune ideato da lui non era soltanto un discreto stravolgimento del romanzo originale di Frank Herbert, ma aveva il peccato originale di non essere una produzione anglosassone. In quanto un film francese che alla regia aveva un mimo cileno che rispettava un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente, diciamo, flessibile, non aveva alcuna speranza di essere accettato in quel di Hollywood. E infatti, nessuno accettò il pitch, nonostante tutto fosse praticamente al suo posto. 

Anche perché Jodorowsky ha l'abitudine di esagerare col cavolfiore,
 costringendo chi gli sta accanto a indossare una maschera antigas

Le idee di Jodorowsky furono riciclate da George Lucas (sapete bene quanto, in questa sede, m piaccia ricordare che Lucas non ha mai creato niente di originale), e il film di Dune fu girato da David Lynch. A proposito del qual film, Jodorowsky successivamente dichiarò:

All'inizio ne ho molto sofferto perché pensavo di essere io l'unico in grado di realizzarlo. Sono andato a vedere il film con molta sofferenza, pensavo che sarei morto, ma quando ho visto il film mi è tornata l'allegria, perché il film è una merda.

Il che dimostra che Alejandro Jodorowsky in realtà è il vostro ex videogiocatore. Sigla!

venerdì 7 settembre 2018

La regola delle capre non sbaglia mai

Mi sono appena fatto una settimana e mazza di ferie in cui avevo accesso limitato a internet, cosa che non può fare che bene. Però sapete come si dice, se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va a Maometto. Ora, per dirla con le immortali parole di Demis Roussos, io non sarò il Profeta, e per di più sono stato al mare, e non in montagna (e purtroppo il mare non mi segue sul posto di lavoro).

Però mi attacco a internet per vedere le previsioni del tempo e mi trovo un messaggio di un mio lettore che mi dice che secondo lui, le mie continue reprimende sono state lette dai titolari di blog nostalgisti come il luogo delle prefiche che tendo a sfottere piuttosto spesso in questi pixel. 

Perché? Presto detto, apparentemente questo mio lettore ha notato una certa recente tendenza all'excusatio non petita per cui il presunto nostalgismo di fondo è fatto con ironia, perché noialtri non si è come gli abitanti di un ospizio che guardano le trasmissioni-revival sulle reti mediaset.

Noi che... ci ricordiamo di quando Enrico Papi chiamò Pete Burns "Macho e Micio"

Allora, visto che sono tornato dal mare e che ho deciso di rovinarmi ulteriormente la giornata leggendo queste parate di culo, mi sento di dire la mia su un paio di cose su cui forse non sono stato chiarissimo. Come al solito, sentitevi pure liberi di ignorare questo articolo se una voce realmente dissonante ferisce i vostri fragili sentimenti.

lunedì 3 settembre 2018

Ultima 1 - The First Age of Darkness

Evviva! Più di un anno dopo il post di riflessioni sul mio personalissimo rapporto con la saga di Ultima e con l'essere un Avatar, finalmente inizio a parlare dei giochi veri e propri, cominciando dal primo! (non aspettatevi che parli anche dei prossimi episodi in rigoroso ordine cronologico).


"Caro ex videogiocatore, mi permetto di dissentire."

lunedì 27 agosto 2018

Capture the Flag

Tanti anni fa, prima di 'sto blog, prima di coniare parole come "noicheismo", insomma quando ancora non mi ero messo a riflettere per bene cosa significasse davvero essere quello che ora chiamo "vecchi di merda", ero giunto a una conclusione sbagliata e piuttosto drastica: ci sarà speranza per la nostra generazione quando il ricambio generazionale tra quelli che hanno vissuto la guerra e quelli che non l'hanno vissuta sarà completato.

Non stavo augurando a tutti i vecchi di accelerare il processo e darsi una mossa a morire, sia chiaro. Semplicemente pensavo, molto ingenuamente, che coloro che non avevano vissuto un'infanzia fatta di miseria non avessero diritto di essere presi sul serio: sarebbero sempre stati visti come gli eterni bambini viziati che avrebbero dovuto lasciar fare a chi ne aveva viste di tutti i colori, e che non perdeva mai l'occasione di ricordarcelo con sentenze come:

- "Voi state troppo bene" (ogni Natale, a scuola, era una gara a chi aveva più il senso di colpa per i regali ricevuti, pensando ai bimbi poveri)
- "A voi farebbe bene un po' di guerra / un po' di Biafra" (Lasciate stare il fatto che il Biafra non esisteva già più da un pezzo, ma questo di solito veniva quando non avevamo voglia di mangiare qualcosa fino alla fine)
- "Voi avete tutto ma sapete solo chiedere, avete la pappa pronta, e noi vivevamo nella miseria ed eravamo felici perché giocavamo all'aperto e non avevamo paura di ferirci o ammalarci" (per poi spaventarsi alla prima goccia di sudore dei figli/nipoti).
- Banalità varie su come un tempo fosse tutto migliore.

E ora che siete vecchi vi spedite 'ste immagini su facebook
(che ironia della sorte è proprietaria di whatsapp)

giovedì 23 agosto 2018

Scienza e Vita: gli effetti speciali - RMORF.EXE

Da piccolo ero un grandissimo cacasotto. Volete ridere e sapere una roba che mi spaventava un casino? Presto detto, i trailer cinematografici che c'erano prima di Bim Bum Bam spesso tiravano fuori della roba spaventosa. O almeno, lo era per me. La vecchia strega (o roba simile) del film horror "Scarlatti" (Lady in White, 1988) mi spaventava proprio, tanto per dire, ma anche roba più terra-terra tipo il trailer di Terminator 2, la sequenza in cui il Terminator interpretato da Schwarzenegger viene costruito, e alla fine apre gli occhi e sono rossi come quelli del robot che ci sta sotto, era abbastanza forte.

AAAAAAAAAAAHHHHHHHHH

Per non parlare, successivamente, delle mirabolanti trasformazioni del Terminator cattivo fatto di metallo liquido, impersonato da Robert Patrick: tutti gli appassionati di informatica (ed erano pochini, nel 1991) già parlavano del computer come strumento indispensabile per Hollywood, e ovviamente il resto del mondo se ne sbatteva altamente i cabbasisi.

lunedì 20 agosto 2018

Life & Death 2 - The Brain

Non ero ricco e non potevo permettermi sei anni di medicina. Il bello è che nessuno dei miei figli ha voluto studiare medicina.
- Andreotti

Che cos'hanno in comune l'ex videogiocatore e Andreotti, il Divo Patrono di questo umile blog? Beh, è vero che ogni tanto ho la tendenza a ingobbirmi per via di una postura sbagliata (ma una buona dose di flessioni e planking mi aiuta a stare dritto, oltre che a sviluppare un set di pettorali che viene molto gradito da mia moglie), ma a parte questo? Ve lo dico subito, io per un periodo della mia vita volevo fare medicina. Chirurgia plastica, per via dei soldi (e della possibilità di maneggiare tette) poi una più semplice "intanto medicina, poi si vedrà per la specializzazione". 

Che tanto l'obiettivo quello era

lunedì 13 agosto 2018

Hook (Seconda Parte)

Nella scorsa puntata del blog dell'ex videogiocatore!

Traumi infantili!
Tie-in di film in cui i personaggi non
assomigliano minimamente agli attori originali!
Traumi infantili!
Bambini che non cresceranno mai,
 da bravi gentiluomini inglesi!
...ed ora, la conclusione!

lunedì 6 agosto 2018

Hook (Prima Parte)

Bene, ragazzi, ecco a voi un videogioco adventure punta-e-clicca con i pirati e ne approfitteremo per parlare della nostra infanzia.

"MONKEY ISLAND 2!!! AH, I RICORDI, AH! LE LACRIME! AH, LA NOSTALGIA!" diranno i miei piccoli lettori.

Ebbene no, care le mie piccole prefichette piagnucolanti (per quanto prima o poi toccherò pure quello)! Oggi parliamo di un gioco basato su un film di merda, girato da un regista che ha costruito una carriera sulla sua infanzia su ispirazione di un libro pieno di perversioni logiche e morali sull'infanzia scritto da un uomo mai pienamente sviluppato che dall'infanzia non è mai davvero uscito del tutto. Il film di merda è "Hook - Capitan Uncino", il regista è Steven Spielberg, il romanzo è Peter Pan, e la figura tragica che è l'autore del romanzo è James Matthew Barrie, una persona su cui vale la pena spendere due parole.

I baffi lasciati crescere per anni e anni non 
nascondono che la pubertà ti ha 
preso soltanto di striscio, vez

lunedì 30 luglio 2018

Abuse

Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi... Tanta voglia di ricominciare, abusiva.

-tutte le riviste di settore di qualità discutibile a proposito del gioco di oggi.

La grande tragedia: lavorare per una rivista di settore, sfruttando semplici giochi di parole o citazioni gratuite alla cultura popolare, senza utilizzare veri e propri talenti, e un bel giorno internet diventa un fenomeno di massa, tutto diventa apparentemente gratis, e ci si trova senza lavoro a frignare. 

Sto ovviamente rosicando perché chiaramente era uno dei miei sogni di bambino quello di lavorare per un'opinabile rivista di settore: se non altro perché avrei giocato a gratis e anzi, mi avrebbero pure pagato. Ma questo l'ho già scritto, no? Però è importante riflettere, secondo me, su quanti mestieri sono stati distrutti dalla diffusione di internet. E se un po' mi girano i coglioni che ai bei negozietti di un tempo (quando non erano gestiti da truffatori) vengano rimpiazzati da Amazon, ecco, il fatto che certi redattori che godevano dello stato di celebrità nerdistiche siano stati costretti a cercarsi un lavoro decente, ecco, mi pare una buona istanza del darwinismo sociale. 

Mullet, Meches, Riga nel mezzo con capelli lunghi, Hover Hand: tutti sintomi di non sopravvivenza all'ambiente.
(Poi però i suddetti redattori aprono blog nostalgisti e ricostruiscono il loro culto della personalità e siamo di nuovo punto e daccapo. Ma riusciremo a decostruire pure questo fenomeno, prima o poi).

giovedì 26 luglio 2018

La riprovevole stampa di settore - TGM 51 - Marzo 1993

A più di un anno di distanza dall'ultima volta riprendo la rubrica a cadenza irregolare dedicata alle riviste videoludiche dalle cui labbra pendevamo in quanto erano le uniche autorità a proposito di una materia che prendevamo troppo sul serio.

Ammetto che personalmente ero piuttosto restio a comprare riviste che non avevano alcun dischetto allegato, ma quando ero tragicamente bloccato in Cruise for a Corpse, il negoziante del negozio "La Bancarella" della cittadina fighetta ed elitarista vicina al Vecchio Paese mi consiglio di prenderla, perché talvolta c'erano sopra le soluzioni. E così feci, presi  TGM. Ovviamente non c'era la soluzione del gioco che mi interessava, ma una sbrodolata di altri giochi su i miei amici ed io fantasticavamo senza sosta, perché ovviamente non li avevamo e non avevamo modo di procurarceli se non uscendo le canoniche 99.000 lire.

Riprendo brevemente il concetto di "Noicheismo", tratto caratterizzante dei vecchi di merda, di cui ho parlato qui. Da un lato immagino che il non avere accesso a tutti i giochi possibili del tempo mi possa aver reso, da un punto di vista "noicheista", una persona migliore (così avrei saputo accontentarmi di quello che avevo, a differenza dei giovani d'oggi). D'altro lato, mi chiedo se, avendo avuto accesso a tutti i giochi del tempo, magari mi sarei annoiato molto rapidamente e mi sarei concentrato su cose più importanti.

Le cose più importanti.



lunedì 23 luglio 2018

Rockstar

In uno dei suoi rarissimi momenti di nostalgia, il mio avvocato (che coincidenza vuole essere anche mia sorella) una volta ebbe a dirmi che in qualche modo rimpiange quando lei era piccola ed erano i tardi anni 90. Riporto più o meno testualmente:

Rimpiango con nostalgia la ricchezza di quegli anni, non solo materiale ma anche "di testa": non c’era Tinder e l'approccio usa-e-getta agli altri; le cose, pur essendo meno facilitate dalla tecnologia erano di base molto più semplici. Se una ragazza e un ragazzo si piacevano, ci si dava da fare per conquistarsi e non sembrava esserci il pensiero diffuso da social media per il quale un partner è un bene fungibile [...] Rimpiango l’entusiasmo e la positività con cui si affrontava la vita, in cui i giovani avevano davvero il mondo in mano e ci era stato detto che bastava volerlo e si sarebbe potuti diventare delle rockstar, mentre ora manco lo si vuole: molto più facile diventare "influencer", che poi che cazzo vuol dire influencer? Vuol dire vivere l'illusione di essere famosi senza fatica grazie ai soldi di qualcun altro, che ti compra migliaia di persone inesistenti che fingono di adorarti."

Ora questo cosa vuol dire (a parte che mia sorella al tempo frequentava le persone sbagliate)? Che in effetti è vero che siamo stati cresciuti da un'ideologia molto new-age / multilevel marketing per cui se lo vuoi a sufficienza allora automaticamente ottieni tutto quello che desideri, e se fallisci è solo colpa tua perché non hai creduto abbastanza al "VOLERE È POTERE". E mi chiedo se la recalcitranza all'assunzione di responsabilità che si registra di sti tempi presso persone adulte non sia anche figlia del rigetto di questa filosofia sbagliata.

Raggiungete il successo vendendo a caro prezzo
libri che spiegano come si raggiunge il successo! 

lunedì 16 luglio 2018

L'ex videogiocatore spara a casaccio - Operation Wolf & Shooting Gallery

Ah, bene! Un articolo "due in uno" era da un po' che non si vedeva su questi pixel. Ci ho pensato un po' prima di farlo perché ammetto che facevo una fatica incredibile a cercare l'ennesimo gioco di parole con (vedi sopra). E alla fine, forte del consiglio presente sul blog di mia moglie, ho deciso di dargliela su, per usare un'espressione del Vecchio Paese tradotta direttamente dall'inglese. Insomma, meglio non stabilire troppe tradizioni, che poi diventano tormentoni e senza che ce ne accorgiamo finisce che il blog cambia nome in "Il bunker antiatomico dell'onorevole Andreotti" e la gente che legge questo blog si sente migliore perché ripete i tormentoni a pappagallo.

Il pappagallo parla anche di ciò che non sa / ti guarda dallo schermo e una lezione ti dà

lunedì 9 luglio 2018

California Games

Molti di voi si aspettavano questo gioco da un po', e in effetti non posso negare di averci giocato abbastanza a suo tempo. Molti di voi probabilmente questo gioco lo conoscono per via della sudditanza psicologica che per la seconda metà del ventesimo secolo abbiamo avuto nei confronti degli americani (sudditanza che ha iniziato il suo declino il 7 novembre del 2000, giorno in cui George W. Bush vinse le elezioni presidenziali). Molti di voi, pensando alla California, pensano alle ripetitive canzoni dei Red Hot Chili Peppers, che sono tutte uguali, tutte con le corde del basso picchiate dal nichilista Flea e ogni tanto il cantante che urla "CAHLAHFOHNIAH". Molti di voi, pensando alla California, pensano a Baywatch e alle sue tettone, di cui ho già parlato nell'articolo sul bootleg coreano di Street Fighter 2. Si può pensare ai Dik Dik che fanno la cover dei The Mamas & The Papas sognando la California. Si può pensare a quei posti di merda con una sottile patina in similoro che sono Hollywood e la Silicon Valley. Si può pensare a tante cose, in effetti. Io quando penso alla California penso a questo:

E quando ero piccolo io, sul cartello non c'era scritto "CASALE"

lunedì 2 luglio 2018

Global Effect

Una delle cose che mi stanno profondamente sulle palle del mio pubblico, con le dovute eccezioni s'intende, è la superficialità. Il fatto che mi si rinfacci che scrivo post troppo lunghi e con troppe divagazioni viene principalmente da persone che si aspettano il trivia molto semplice da rivendere a qualche apericena, un po' come succede con gli articoli dell'Huffington Post o con i "20 cose che forse non sapevate su 'stocazzo" del noto blog nostalgista che mi piace spesso perculare. (In effetti, anche quando provo a fare un articolo a punti, non posso esimermi dall'andare nel dettaglio, per il semplice fatto che per certe cose andare nel dettaglio è necessario. Lo avete visto già la settimana scorsa, no?)

Parte della causa di questa guerra contro la conoscenza profonda e la ricerca della sintetizzazione ad ogni costo è l'accesso rapido a ogni scibile su Internet, e il fatto che su Internet ci sia semplicemente troppa roba per essere contenuta dai nostri cervelli. Quindi la cultura la si fa in orizzonale, un pochino di tutto, piuttosto che in verticale, ovvero tanto di qualcosa.

Il rovescio della medaglia era che ai telequiz
portavi un argomento su cui potevi preparare i bigliettini

giovedì 28 giugno 2018

6 cose che abbiamo imparato finora sul blog dell'ex videogiocatore (la numero 6 vi lascerà senza fiato!)

Mi sento in dovere di venire meno a una cosa che avevo promesso me stesso (e anche a voi, se avete letto le Domande Poste Sovente): farò un articolo a punti, o a lista, o quelle cose lì, che in genere non sopporto (infatti mia moglie, nel suo blog dormiente, ha intitolato un suo articolo in maniera simile proprio per infastidirmi. Leggetelo.)

"Number 7 will blow your mind!"

lunedì 25 giugno 2018

The Adventures of Captain Comic - Episode 1 : Planet of Death (+ bonus!)

Allora, immagino che dovrei confessarvi una cosa. Io non ho mai avuto un Nintendo, anzi si può dire che di console non me "nintendo" proprio.

Questo sono io. Sì, ho la mano pelosa.
Di fatto, uno dei giochi che venivano regolarmente reclamizzati sulle pubblicità di Topolino, con quelle copertine delle cassette per Nintendo 8-bit disegnate veramente di merda, c'era un certo Metroid, di cui me ne fregava abbastanza poco, e dalla descrizione era meno esaltante di roba tipo Zelda, Castlevania o persino "The Goonies 2". Ma insomma, onestamente di tutto il Nintendo me ne fregava ben poco, ero un precursore da quel punto di vista, e affermavo già allora la superiorità dei giochi per PC sulle console. Penso fosse dovuto alla questione della fallacia dei "costi sommersi", che fa sì che quando hai investito soldi in qualcosa, allora ci hai investito anche emozionalmente, ed è estremamente difficile per te dire che esiste qualcosa di meglio.

lunedì 18 giugno 2018

SFIBM - il bootleg per DOS di Street Fighter 2

Non è facile parlare di Street Fighter 2 senza scadere nel nostalgismo, nel piantino in cui si cerca di cullarsi, sputando frasi fatte piuttosto noiose, nella ricostruzione falsata di sensazioni positive legate a un passato che non è mai esistito e di certo non tornerà. Lo so, lo dico spesso, avete ragione. Ma va detto anche che siamo tutti d'accordo sul fatto che per la generazione sciagurata di quelli che sono stati bambini durante gli anni 80, quel gioco è stato imprescindibile.

Io pure che non è che fossi sto grandissimo frequentatore di sale giochi, ricordo di averci speso qualche gettone al mare (ma standoci poco, che in sala giochi ci gira la droga!). Il mio amico Ivano non è sicuro di avercelo avuto al suo bar, io ricordo che una mattina infrasettimanale in cui il maestro era in sciopero e al Vecchio Paese si stava preparando la Festa de l'Unità, trovai il cabinato messo lì e acceso, e ci giocai. Non so perché ricordo queste cose, ma la scuola stava finendo, nonostante l'allarmismo non avevo paura dell'esame di quinta elementare e durante le vacanze estive non ci sarebbero stati compiti da fare. Tutto molto bello.

Adieu, scuola del Vecchio Paese

lunedì 11 giugno 2018

Wing Commander (Seconda Parte)

Nella scorsa puntata del blog dell'ex videogiocatore!

Alieni felini!

Esplosioni spaziali!

Simmetria assiale!

Sfiga!
Ed ora, la conclusione!

lunedì 4 giugno 2018

Wing Commander (Prima Parte)

Spesso e volentieri ho affermato che in gioventù ero un grandissimo sfigato. Nessuno ha mai avuto da ridire su questa affermazione, il che da un lato mi rassicura sulla mia capacità attuale di giudizio, ma dall'altro lato mi deprime un po' sul tempo perso a fantasticare sui videogiochi quando invece potevo fare altro. Non mi riferisco a quello che era solito commentare, credendosi molto simpatico, quel vermiciattolo di un tizio per cui nutro grande disistima, a ogni cosa che non fosse strettamente necessaria alla sopravvivenza osservava con un viscido "sarebbe meglio che pensassi alla figa" (sarebbe anche interessante mettere di fianco questo sardonico commento con la realtà dei fatti, ovvero con la moglie che si è scelto, ma whatever floats your boat).

Di fatto, c'è chi la sua sfiga l'ha monetizzata molto bene, e pur ammirandolo per il successo raggiunto, è inevitabile che la sfiga gli sia rimasta attaccato. La sfiga unita all'arroganza è una brutta roba. Di chi sto parlando? Di Chris Roberts.

CIAONE PORACCY

lunedì 28 maggio 2018

Betrayal

Ci avete presente il modo di dire secondo il quale non si può giudicare un libro dalla copertina, no? Beh, un tempo non c'era youtube, non c'era il WWW da cui scaricare i demo, le opinabili riviste di settore allegavano dischetti con dei demo del cazzo (o con ottimi shareware, ma che comunque non si compravano nei negozi) e nelle recensioni gli screenshot erano quelli che erano e spesso bisognava fidarsi dell'opinione piena zeppa di pregiudizi di un redattore, che come è noto è un individuo antisociale che odia se stesso e ha la testa farcita di film mentali in cui vede i produttori di videogiochi come suoi amici a loro insaputa. Morale della favola, la copertina contava, e non poco.

Un mio amico che comprò il gioco di oggi me lo presentò con questa imprescindibile credenziale: "La scatola peserà un chilo". E questo bastava. Altre particolarità del gioco? "È medievale". Serviva altro? Era un gioco nuovo, a tema medievale, con una scatola da un chilo, il "DISKCOPY A:" era naturale conseguenza. 

Peso lordo: 1 kg.

giovedì 24 maggio 2018

Microsoft Works, IMPARARE.EXE e il mistero del postino assassinato

Bene. La scorsa settimana vi ho parlato di come pasticciare con utility come se fossero i giochi che non avevo mi ha fatto imparare un sacco di cose che poi mi sono servite nell'orrido mondo dell'informatica "corporate" ben più delle conoscenze apprese all'Atelier Culturale di Ingegneria Informatica. Se non aveste letto l'articolo, vi consiglio di farlo ora, anche se non è strettamente necessario. Comunque, come promesso, inizio una retrospettiva parallela a cadenza irregolare sui programmi di utilità che hanno contribuito a farmi un bagaglio tecnico con cui poter fare il fico al lavoro, stupendo i colleghi con semplici cazzatine vendute estremamente bene.

Nulla vende bene come un sapiente uso delle ClipArt
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