Computer games don't affect kids; I mean if Pac-Man affected us as kids, we'd all be running around in darkened rooms, munching magic pills and listening to repetitive music.
- Marcus Brigstocke, attribuita più o meno a chiunque
Sì, è abbastanza banale iniziare un articolo su Pac-Man e sui suoi cloni con questa battuta, che sicuramente avrete letto in qualche firma sul forum di qualche sfigato. Ricordo che all'Atelier Culturale di Ingegneria Informatica un grandissimo nerd la raccontò (male) a una ragazza su cui intendeva fare colpo, e penso che avrebbe avuto molto più successo se avesse detto "sai, soffro di fimosi e mi fa un male cane a scappellarlo, ma per te sarei pronto a sopportare questa sofferenza". Scusate, quest'ultima frase era estremamente prosaica ma riportare la mente a quel periodo mi fa diventare scurrile. Me ne rendo conto.
Ora, penso che persino il più merdaceo dei vecchi di merda che ha vissuto durante la guerra (e che per questo, secondo luui, è automaticamente una persona migliore rispetto a noi giovani pelandroni) sia a conoscenza di Pac-Man, e penso che forse ancora più di Space Invaders questo settore circolare giallo che inghiotte pastiglie cercando di fuggire dai fantasmini sia associato all'idea, nell'immaginario collettivo, di videogioco.
L'immaginario collettivo. |
Bah! Fosse veramente così non credo che sarei manco mai diventato un videogiocatore, perché non ho veramente mai trovato alcun fascino in questa routine estremamente ripetitiva e noiosa. Tant'è che fosse fosse per me questo articolo lo salterei a pié pari, ma per mantenermi concentrato ho fatto il titolo in stile clickbait. Lo so, è un ragionamento convoluto, ma sto divagando.