lunedì 27 maggio 2019

Esercizi di stile: Heartlight & Paganitzu

Ho già scritto in questa sede che sono almeno 10 anni che la sopravvalutatissima Silicon Valley non produce niente di originale. Il "pitch" di qualche nuova startup è sempre qualcosa di estremamente derivativo. Uber, ma con le biciclette! Facebook, ma per i rapporti sessuali! Twitter, ma con 280 caratteri anziché 140! Pure io mi sono trovato a dover gestire un progetto chiamato "Google, ma per [OMISSIS]". Ovviamente ho un profondissimo disprezzo per la dicotomia del mio settore lavorativo, in cui al complesso di inferiorità nei confronti della Silicon Valley e al "Facciamo come Google!" tipico delle sessioni di brainstorming su come lavorare meglio si affiancano metodi di lavoro che paiono essere rimasti fermi a prima che la bolla dot-com scoppiasse.

Facciamo come Webvan.com!
 

giovedì 16 maggio 2019

Toccare la merda con mano (metaforicamente, s'intende)

Magari vi è capitato di cazzeggiare su questo umile blog dimenticato da Dio e dire "A però, non mi dispiacerebbe provare uno di 'sti giochi, sono proprio curioso di capire se l'ex videogiocatore spara cazzate o se è stato fin troppo indulgente dando merda ai giochi di cui parla".

Magari non vi è capitato affatto e sto estrapolando eccessivamente. 


Estrapolazione
O magari, chissà! Vi è venuto in mente ora per la prima volta dato che l'ho menzionato io.


lunedì 13 maggio 2019

Space Quest IV: Roger Wilco and the Time Rippers (Prima Parte)

Alla fine l'ho fatto. Già altrove su questi pixel mi sono chiesto come fare a gestire i sequel e i prequel, e pur essendomi detto più volte che avrei seguito la metodologia "a fallo di loppide", ovvero senza rispettare necessariamente le sequenze. Poi succede che per gli Ultima comincio dal primo (un articolo che si son cagati in pochi, vergognatevi). Per Leisure Suit Larry idem, e insomma capite che sono un gran cacasotto quando si tratta di cambiare: in realtà, siamo tutti dei gran cacasotto quando si tratta di cambiare. E insomma, basandoci sul modello del cambiamento secondo Kurt Lewin, ogni cambiamento culturale (in genere in azienda, ma lo applichiamo pure a questo spazietto sulla rete) avviene in tempi ridotti, tramite un ciclo di tre azioni: unfreeze-change-refreeze, ovvero sblocchiamo la situazione, apportiamo i cambiamenti, e poi riblocchiamo tutto nel nuovo status quo. 

Brrrrrr... Branca della psicologia applicata ai processi aziendali

Il motto di certi megalomani sociopatici della silicon valley, "Move fast and break things" è una cosa ridicola. Le cose si possono rompere per un po', ma poi si finisce inevitabilmente per diventare un dinosauro lentissimo e sclerotizzato, specie quando si è in posizione dominante sul mercato. E aggiungere qualche faccina al pollice del "mi piace" non è cambiamento. Sto divagando, lo so. 

lunedì 6 maggio 2019

B17 Flying Fortress

A molti bambini le nonne raccontavano fiabe. A molti bambini le nonne raccontavano della loro gioventù. Io ero nel gruppo dei secondi bambini, come già ho detto diverse volte su questi pixel, e mi sentivo raccontare, tra le varie cose, storie della Seconda Guerra Mondiale. Una delle storie tipiche, giusto per mettermi tranquillo, era di quando il Vecchio Paese veniva bombardato dagli Alleati a partire dal 1943. Le storie vertevano spesso sul famigerato "Pippo": se avete qualche nonno che è vissuto nel Nord Italia durante la guerra, confermerà senza problemi. A meno che non sia toscano, perché i toscani devono essere sempre quelli speciali e allora lo chiamavano "IL NOTTURNO" (che nome del cazzo). Oltre a Pippo, che era un Bristol Beaufighter o un De Havilland Mosquito a seconda del periodo, mia nonna soleva evocare il ricordo dei bombardieri statunitensi chiamati "Fortezze Volanti" e del suono sordo dei loro motori che, assieme alle sirene e alle campane a martello del campanile del Vecchio Paese, erano il suono di cui sono fatti gli incubi, ma sapete che c'è? Era tutto comunque bellissimo perché mentre il Vecchio Paese veniva sventrato dalle bombe, compresa la casa in cui sono cresciuto*, tutti si volevano bene, tutti si aiutavano a vicenda e c'era una grande solidarietà, e c'era anche il tempo di ridere, persino coi tedeschi! Che bello! Che risate! Che amicizia!

*e mia nonna non ha mai perso l'occasione di dire che la parte più colpita della casa era la camera in cui dormivo io, tanto per sottolineare il fatto che dovessi sentirmi quasi in colpa per essere nato nell'82 anziché negli anni 20.

Un'esplosione di amicizia, guarda
In tutto questo, sapete qual era la cosa più deprimente di tutte? Che ci credevo! Che pensavo veramente che una bella guerra avrebbe ripulito ogni cattivo sentimento e avrebbe trasformato il Vecchio Paese in un cumulo fumante di macerie ma in cui tutti si vogliono bene, un affetto che sparirà appena tornerà il benessere, e torneremo a gettarci merda a vicenda! (pensavo anche che il mondo al tempo fosse in bianco e nero, eh).

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