lunedì 27 settembre 2021

Death Rally

Se avete letto il blog dell'ex videogiocatore a sufficienza, saprete tutti che in un certo periodo della mia vita avevo una certa smania di completismo nei confronti dei videogiochi della Apogee. Beh, il gioco di oggi non fa differenza: in più ha il fatto che è uscito dopo i "vecchi classici", proprio in quel periodo in cui stavo lavorando, retroattivamente, alla mia smania di completismo. Ero più o meno riuscito ad accaparrarmi tutti i vecchi giochi pubblicati dalla casa di Garland, Texas, e quei PaZzErElLiH di giovanotti osavano continuare a fare uscire nuovi giochi, e quindi io che come voi saprete ero un videogiocatore pezzente, dovevo tenermi in pari.

Con quale gioco noi PaZzErElLiH ragazzi Apogee stupiremo l'ex videogiocatore oggi?


Fortunatamente, a mio favore giocavano due cose.

giovedì 23 settembre 2021

Impariamo l'inglese con l'ex videogiocatore (ma senza quel cazzo di birignao autocompiaciuto)

Conosco la lingua inglese più o meno bene da quando ho memoria: nel senso che non riesco a ricordarmi il periodo della mia vita in cui sentivo delle parole in inglese o leggevo delle scritte in inglese e non avevo idea di che cosa significa, un po' come accadrebbe adesso col cinese. Per questo devo ringraziare mia mamma, che nella sua vita precedente alla pensione è stata insegnante di inglese alle scuole alle scuole medie.

Questo ha fatto sì che, anche per il fatto che il giovane rampollo doveva essere un investimento, oltre che un motivo d'orgoglio per la famiglia, fin da quando ero all'asilo mi venisse insegnata la lingua d'Albione. La spinta a quella che anni dopo sarebbe stata la prima delle tre "i" della scuola secondo il berlusconismo (inglese, informatica, impresa) fu così forte che all'asilo che frequentavo, quello gestito dalle suore, mia mamma si mise d'accordo con le monache in modo da venire a farci qualche un'ora settimanale di lezione d'inglese pro bono.

Siccome non sapevo che immagine metterci, ecco il libro di inglese che avevo alle superiori, con la prof che parlava uno strano mix anglopugliese con cui perculava il povero Alessandro C. (quello dei simboli fallici disegnati sui libri e incisi sui banchi col cutter)

La cosa che più mi faceva strano di questo era il fatto che dovessi chiamare mia mamma teacher, come tutti gli altri, ma non ho brutte memorie di questo, anzi.

Non vivendo io in Italia, ho la fortuna di avere i figli bilingui, perché oltre all'italiano con noi parlano la lingua del paese in cui ci troviamo e spesso veniamo corretti quando ci esprimiamo nella lingua degli abitanti natii. La cosa ci fa sorridere e la troviamo anche piuttosto ovvia. Negli anni 80, invece, un bambino dell'asilo che parla anche inglese era un po' visto come un fenomeno da baraccone.  Ma non sono sicuro che nella mia famiglia d'origine l'obiettivo fosse quello di sbandierarmi come un freak da circo a un pubblico adorante. No, a posteriori penso che l'idea fosse più quella di far sì che mi portassi più avanti possibile sin da subito nella grande escalation di successi che sarebbe stata la vita di un bambino moderatamente intelligente della metà degli anni 80: un'eterna competizione tesa a essere sempre il migliore di tutti, e si fotta tutto il resto: una costruzione della piramide di Maslow fatta a partire dalla punta, insomma.

lunedì 20 settembre 2021

Gobliins! 2: The Prince Buffoon

Che ci crediate o no, la Coktel Vision è la software house della quale ho avuto più giochi originali in assoluto, prima che le software house iniziassero a capire il difficile concetto di "edizione economica". Voi direte "ma come? la maggior parte delle volte che hai toccato un gioco della Coktel, gli hai dato merda e la fecale stampa di settore non era mai stata particolarmente generosa nei confronti della software house transalpina! C'è qualcosa dietro oppure sei semplicemente un coglione?" 

*con forte accento riminese* Ah dì! sono un coglione.


In realtà sono vere entrambe, io sono un coglione e questo è assodato (non starei a scrivere un blog lungo come la malannata a tema "videogiochi di merda" per inseguire il sogno della purificazione interiore). Ma è anche vero che non è che esistano solo i giochi puramente a scopo ricreativo, nel portafoglio della software house di Meudon. No. No, in realtà la Coktel Vision, era soprattutto specializzata nella produzione di giochi educativi, che costituivano a un certo punto il 60% del suo fatturato. Aveva anche stretto un accordo con il ministero della pubblica istruzione francese per portare l'informatica nelle scuole. Ah, che chimera ragazzi! Avercela  avuta una cosa del genere quando andavo alle elementari alle elementari al Vecchio Paese! Dico le elementari perché il l'acquisto en masse (si fa per dire) di giochi della Coktel avvenne quando avevo il computer PC IBM compatibile da pochissimo (parliamo del 1990) e i miei genitori erano ancora convinti che con il computer ci si potesse studiare bene. Ho imparato un sacco di cose che mi sono state molto utili, come sapete dagli articoli taggati come "atelier culturale", ma da quei giochi "educativi", insomma... Diciamo che è un pochino un eufemismo, per una ragione che vi spiego tra poco.

lunedì 13 settembre 2021

Interstate 76

Siamo tutti d'accordo che il nostalgismo non è un'invenzione degli ultimi anni, anzi. Già Virgilio ella qarta egloga auspicava la venuta di un non ben definito puer che avrebbe causato il ritorno di un'età dell'oro non dissimile da quella celebrata dagli antichi miti (e il fatto di aver auspicato la venuta di un fanciullo che ci avrebbe salvati tutti fece guadaganre a Virgilio la possibilità di fare guida turistica dell'Oltretomba, irridendo tutti quelli che bruciavano e soffrivano. E dici poco!)

non ragioniam di lor, ma digli SUCA

Circa un migliaio di anni più tardi, Miguel de Cervantes prendeva un po' per il culo una certa nobiltà spagnola decaduta la quale sognava di vivere ancora nell'era dei poemi cavallereschi: anche qui, il fatto che si chiamassero "poemi" mi faceva intuire che proprio cronache della realtà del tempo non fossero, ma erano semplicemente vaghe immagini di un passato idealizzato e le cui parti peggiori erano state convenientemente dimenticate. 

lunedì 6 settembre 2021

3-Point Basketball e Home Run Derby

Una delle sorgenti principali di videogiochi da cui mi sono abbeverato nei miei anni da videogiocatore è il cosiddetto "shovelware". Ne ho parlato più volte, ma in realtà non mi sono mai tanto soffermato su che cosa significhi. "Shovel" in inglese significa "pala", e l'immagine è quella di un publisher che deve riempire un CD e quindi gira per le BBS, CompuServe e Internet (al tempo iniziava ad essere più di massa) scaricando roba shareware, demo, e tutto quello che poteva capitargli a portata di GetRight (ricordate?) e una volta raggiunti i 500 mega (ma a volte anche 300 erano sufficienti, tanto chi controllava?) si bruciava tutto su CD.

non così però

C'erano i CD di shovelware fatti alla cazzo di cane con le prime cose che capitavano sotto mano, ma persino nella merda ci si può trovare una certa qualità: c'erano dei CD di shovelware a cui ero particolarmente affezionato: erano quelli i cui curatori facevano anche un certo lavoro di selezione, sto parlando, ad esempio, del C con tutta la roba possibile della Apogee e della Epic la plurimenzionata rivista tedesca tradotta malissimo che comprai in una vacanza molto molto sfigata.

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