"Don't be stupid / don't be silly / put a condom on your willy" così si diceva ai tempi in cui la pandemia du jour era quella dell'AIDS, ma la gente se ne sbatteva le palle dicendo "E a me che me ne frega? Io son normale, mica un invertito!" Poi in tutto questo era ancora più bello quando il provincialismo ignorante e bigotto sbocciava completamente e quando si menzionava che Freddie Mercury fosse morto di AIDS, tutti subito a mettere le mani avanti dicendo "Eh, ma lui era bisessuale, mica un busonazzo" come a dire "Sì lo ascolto eh, e mi piacciono i Queen, ma non è che per questo mi scossa l'orecchio".
Voi direte: "Sì, abbiamo capito che nel Vecchio Paese degli anni 90 regnava l'omofobia, ma nel vero senso della parola, ovvero che aveva un'enorme paura della possibilità di essere, o anche solo di venire etichettati come gay. Ma in tutto questo dove voi arrivare?" Ah niente, ritorniamo alla filastrocca iniziale: l'AIDS dilagava facendo fuori pure gente ricca e famosa, la soluzione era mettersi un condom, che tra il 90 e il 93 mica avevamo capito del tutto bene, e che compariva anche in quella misteriosa pubblicità in cui il prof diceva "Di chi è questo?" e tutti "È mio! È mio! È mio!" Io non lo sapevo, ma era chiaramente copiata da Spartacus di Stanley Kubrick. E poi, ovviamente, c'era la storia di Lupo Alberto:
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Lupo Alberto su cui, ammetto, non ho veramente nulla da dire |
Il primo e ultimo tentativo di tracciare la linea a partire dal Ministero della Pubblica Istruzione per un'educazione sessuale in tutte le scuole, che fu stroncato vergognosamente dalla subentrata ministra Rosa Russo Iervolino per non aver menzionato l'evidente verità che il modo migliore per non diventare sieropositivi è tenere le gambe ben strette. Ma oh, almeno ci avevano provato. Al giorno d'oggi, con l'ulteriore infiltrazione capillare nelle strutture statali di psicosette pseudocristiane più papiste del papa, una cosa del genere sarebbe impensabile.