Che a StarQuest, altresì noto come Space Crusade, ci abbia giocato, già lo sapete da tipo un'era geologica e mezza. Del suo predecessore (di poco) fantasy, Hero Quest, invece, non sapevo nulla che non fosse quello che veniva mostrato nella pubblicità. Uno dei miei due amici che mi regalarono StarQuest sosteneva di averci giocato da suo cugino. Almeno penso, non ne sono sicuro. Oh beh, in ogni caso la probabilità che non dica cazzate è altina: questo ragazzo ha un numero di cugini che tende a più infinito.
Sta di fatto che Hero Quest, proprio come il parente fantascientifico e tutti i giochi da tavolo tridimensionali, ci pareva qualcosa di fichissimo. Diciamocelo, si passava dalla fiaschetta del monopoli e dall'anonimo segnalino di qualsiasi gioco della Ravensburger a una miniatura dettagliata che manco quando avevi straculo e beccavi negli ovini kinder il soldatino di piombo era così bella. Più i portali, i muri spostabili, e tutto quanto che faceva sembrare il tavolo di casa fichissimo, secondo solo alla cosa più fica dell'universo, che erano i plastici esposti negli stand delle agenzie immobiliari alla fiera del Vecchio Paese, prima che Re/Max rendesse l'immobiliare un orrido multilevel marketing.
e prima che la figata del concetto di plastico fosse rovinata dal mainstream |
Diciamo che HeroQuest, con il suo essere più 3D di Monopoli e Risiko, ma senza esagerare, come facevano robe tipo "Gino Pilotino" o "Spago Spaghetti" era il top dei giochi da tavolo. Tò, forse c'era giusto "Brivido" che da quel punto di vista gli teneva testa, ma lì si muovevano delle sagome di cartone di bambini che si cacavano addosso, in Hero Quest eravamo barbari, elfi, stregoni e soprattutto nani. Ogni cosa che ha un nano guadagna immediatamente la mia simpatia, quindi fanculo a "Brivido" che manco ricordo se ci ho mai giocato.