lunedì 25 marzo 2019

Hero Quest

Che a StarQuest, altresì noto come Space Crusade, ci abbia giocato, già lo sapete da tipo un'era geologica e mezza. Del suo predecessore (di poco) fantasy, Hero Quest, invece, non sapevo nulla che non fosse quello che veniva mostrato nella pubblicità. Uno dei miei due amici che mi regalarono StarQuest sosteneva di averci giocato da suo cugino. Almeno penso, non ne sono sicuro. Oh beh, in ogni caso la probabilità che non dica cazzate è altina:  questo ragazzo ha un numero di cugini che tende a più infinito. 

Sta di fatto che Hero Quest, proprio come il parente fantascientifico e tutti i giochi da tavolo tridimensionali, ci pareva qualcosa di fichissimo. Diciamocelo, si passava dalla fiaschetta del monopoli e dall'anonimo segnalino di qualsiasi gioco della Ravensburger a una miniatura dettagliata che manco quando avevi straculo e beccavi negli ovini kinder il soldatino di piombo era così bella. Più i portali, i muri spostabili, e tutto quanto che faceva sembrare il tavolo di casa fichissimo, secondo solo alla cosa più fica dell'universo, che erano i plastici esposti negli stand delle agenzie immobiliari alla fiera del Vecchio Paese, prima che Re/Max rendesse l'immobiliare un orrido multilevel marketing.

e prima che la figata del concetto di plastico fosse rovinata dal mainstream
Diciamo che HeroQuest, con il suo essere più 3D di Monopoli e Risiko, ma senza esagerare, come facevano robe tipo "Gino Pilotino" o "Spago Spaghetti" era il top dei giochi da tavolo. Tò, forse c'era giusto "Brivido" che da quel punto di vista gli teneva testa, ma lì si muovevano delle sagome di cartone di bambini che si cacavano addosso, in Hero Quest eravamo barbari, elfi, stregoni e soprattutto nani. Ogni cosa che ha un nano guadagna immediatamente la mia simpatia, quindi fanculo a "Brivido" che manco ricordo se ci ho mai giocato. 

venerdì 22 marzo 2019

Un videogioco è solo un videogioco, ma un buon sigaro è una fumata.

Come promesso qualche articolo fa, ecco una pagina per premiare i contributi più costruttivi tra i commenti che ho ricevuto. Per costruttivi intendo ovviamente quelli che un altro noto blog etichetterebbe come "sapientino della minchia" o qualcosa del genere. Io accetto i suggerimenti e le precisazioni e quelle meritevoli di un sigaro (virtuale, s'intende, che fumare fa male!) saranno premiate nella pagina che trovate collegata qui.

Ringraziandovi per la cortese attenzione porgo distinti saluti. Si prosegua pure.

L'ex videogiocatore.

lunedì 18 marzo 2019

Road Rash

Detto tra noi, Road Rash non me lo sono mai cagato più di tanto. Quello originale, intendo dire. Già le moto non è che mi esaltino più di tanto (ed è per questo che ho un tavò incredibile di fare l'articolo su "The Cycles"). Una delle ragioni principali, almeno penso, è che il motorino non ce l'ho mai avuto. Prevedibilissimo: se prima dell'età da motorino bastava un po' di sudore per mandare in paranoia il ramo matriarcale del'albero genealogico, figuratevi dopo i 14 anni, con i telegiornali che si sperticavano nel voyeurismo necrofilo della dettagliata descrizione di incidenti che costavano la vita a tanti giovani virgulti per via della loro avventatezza.

我们来自那不勒斯,我的朋友

lunedì 11 marzo 2019

Fuzzy's World of Miniature Space Golf

Tutto sommato, il minigolf non mi dispiace. Non ha il problema di spazio occupato che caratterizza il suo fratello maggiore, che fu denunciato da George Carlin in un monologo che ho riportato su questi pixel un paio di glaciazioni fa. Per quanto riguarda il minigolf in sé, non ci vado da una dozzina di glaciazioni, ricordo che una delle ultime istanze in cui c'ero stato era con una morosa con cui mi sarei sfanculato di lì a poco per ragioni che non ricordo né mi interessa ricordare. Oppure ci avevo portato il mio avvocato (che coincidentalmente era mia sorella) che si stava riprendendo da una brutta pertosse? Boh. Non importa: è un passatempo innocuo e rilassante, e numerose occasioni di comicità possono presentarsi quando si propone come acquisto il seguente oggetto:

Mai più senza.
Non per la casa, s'intende: ci sono già abbastanza cose e mai e poi mai voglio aumentare il livello di entropia, specie per il fatto che sia io che mia moglie siamo cresciuti in case in cui non si buttava via niente.

lunedì 4 marzo 2019

Master of Orion

Nei primi anni 90, almeno secondo la mia personalissima percezione, la fantascienza aveva ancora un aspetto "ottimista" e soprattutto "pulito". Il 1993, l'anno in cui questo gioco è uscito, vede l'ultima stagione di Star Trek: The Next Generation in concomitanza con la partenza di Star Trek: Deep Space Nine, che per ragioni di budget aveva i set molto più bui e aveva i toni "sfumati" a tal punto da sembrava una telenovela nello spazio. Al buio.

"Sisko sorridi per favore, che con tutto 'sto buio mica riesco a vederti"
"Questa era una battuta razzista, vecchio mio"
"Lo so, lol"


Non parliamo del sottovalutato Babylon 5, che guardai di straforo a notte fonda quando uscì, salvo poi non riuscire a stare sveglio. Anche quel telefilm uscì nel 1993, e nonostante l'inizio luminoso, colorato, e con una grafica computerizzata quantomeno ridicola, man mano che avanzava si con le stagioni si andava sempre più verso un'estetica tetra, sporca e pessimista che eventualmente arriverà ad abbandonare il concetto di "space opera" per concentrarsi più sul cyberpunk, tipo il ben noto Matrix.

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