lunedì 30 aprile 2018

Threat

Del 1995 io non mi ricordo quasi niente. Mi sa che ero in seconda media, facendo i calcoli, ed ero in quella fase della mia vita in cui non ero particolarmente interessato ai videogiochi. Sarà perché i miei mi avevano convinto che alle medie dovessi studiare molto di più e quindi ero convinto che i giochi fossero roba da bambini e credevo di essere passato oltre (come no). 

Sarà che la pubertà incombeva e certi altri pensieri stavano iniziando a sostituire il desiderare l'altrui pezzo di software. Non lo so, cari amici. Quello che so è che al tempo, durante la ricreazione, si giocava a Magic: The Gathering (io facevo cagare) si leggevano un sacco di libri (in quello me la cavavo) per sfidare le altre classi a un antesignano di "per un pugno di libri" ma senza la televisione e senza l'insopportabile Neri Marcoré. Leggevo anche Comix, facendo seguito al diario che avevo. Già allora Dilbert non faceva ridere.

Le femmine della classe morivano dietro ai Take That e noi maschietti sognavamo di fidanzarci con Tiffani-Amber Thiessen di Bayside School, che rispetto a alle nostre bruttarelle e odiose compagne di classe ci pareva un essere di un'altra specie. 

Esemplare di Homo Kapowskiensis, come evidenziato dalla vita alta dei pantaloni.

giovedì 26 aprile 2018

E questa, signore e signori, è LA MERDA - L'agghiacciante "poesia" di Ernest Cline

Mentre tutti si stanno finendo di stracciarsi le vesti dalla gioia (o dall'indignazione, cambia poco) per quel marchettone per bambini mai cresciuti che è il film di Ready Player One, vorrei riportare la vostra attenzione un istante a una "poesia" (rigorosamente tra virgolette) scritta intorno al 2000 da Ernest Cline, l'autore del libro, per cui già in diversi altri articoli ho espresso il mio personalissimo disgusto.

Sì, il brano è di 18 anni fa, quando Cline aveva 28 anni, ma è ancora presente sul sito personale dell'autore, il che significa che lo ritiene ancora parte del suo modo di pensare.

Modo di pensare che gira tutto attorno al rifiutarsi di accettare che il tempo passa

lunedì 23 aprile 2018

Test Drive II - The Duel

Quante volte ve l'ho promesso? Tante. Quante volte aprivate al lunedì il blog dell'Ex Videogiocatore speranzosi senza trovare niente? Boh, penso poche, ma non è questo il punto. Il fatto è che oggi parlo di un gioco che quando mi fu passato (sempre dal Colonnello) non me lo cacai di striscio, perché sull'etichetta del dischetto ci stava scritto "Test Drive" e io credevo che fosse un'utility per verificare l'integrità del lettore dischetti, che al tempo per darci un tono chiamavamo "il drive". 

Eppure ero certo di averlo visto da qualche parte questo "Test Driver"

lunedì 16 aprile 2018

Heimdall

Riguardando l'intro a questo blog, leggo "ora provo a giocare ai giochi che avevo e ai giochi che avrei voluto avere, e li documenterò." Bene, questo è un gioco che avrei voluto avere, e a cui non ho mai giocato da giovane. "AH!" direte voi "ALLORA STAI ESAURENDO LA VENA!" E anche se fosse, cavoli miei. E in ogni caso, col mio blog ci faccio quel che voglio, e, repetita iuvant, se volete un posto in cui frignare come delle prefiche per un passato idealizzato, questo non è il blog in cui dovete leggere. 

Catalogo natalizio "Gig è Bel" 1985

lunedì 9 aprile 2018

Street Fighting Man

Hey! Think the time is right for a palace revolution / 'Cause where I live the game to play is compromise solution / Well, then what can a poor boy do / Except to sing for a rock 'n' roll band / 'Cause in sleepy London town / There's just no place for a street fighting man

- Rolling Stones, Street Fighting Man

Quando si è bambini, il concetto di stato di diritto ci è completamente alieno ed esiste un'unica legge che ci sembra funzionare: la legge del taglione, quella del codice di Hammurabi che abbiamo studiato alle elementari e che ci sembra così brillante nella tua semplicità. Occhio per occhio, dente per dente! Geniale, no? Hai staccato un braccio al mio transformer Commander, e io stacco il tuo, di braccio!

Staccarti un braccio è diritto di ogni essere senziente.

lunedì 2 aprile 2018

Scacco ai giochi di (vedi sopra) (quasi) : BattleChess & BattleChess 4000

Evitiamo di commentare sull'ennesimo gioco di parole col (vedi sopra) che ormai sta iniziando a diventare un po' trito, e iniziamo con le conclusioni di questo articolo: così come non credo minimamente che i videogiochi servano a migliorare i riflessi e la coordinazione tra occhio e mano, così non credo che giocare a scacchi ci renda intelligenti. Certo, se si gioca molto a scacchi si diventa particolarmente bravi a giocare a scacchi, ma potrà aiutarci a pianificare in anticipo le mosse da compiere nel Grande Gioco della Vita? Ne dubito fortemente. 
In realtà, a dispetto della rappresentazione della stupida fiction hollywoodiana che ci mostra gli scacchi come metafora di una sfida di intelligenza, probabilmente chi ha fornito l'opinione più provocatoria in materia è il Grande Maestro di scacchi nonché professore di psicologia Reuben Fine, che nel suo libro "La psicologia del giocatore di scacchi", diceva qualcosa del genere:

L'abbondante simbolismo fallico degli scacchi offre una gratificazione fantastica del desiderio omosessuale, in particolare il desiderio di una masturbazione reciproca.

"Dunque, Jean-Luc, questo vuol dire che..."
"...sì, Gandalf, toglimi i pantaloni."
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