Rileggetevi l'articolo se vi chiedete il perché di quest'immagine |
Erano ormai 5 anni che stavo nel posto che sto lasciando, in due mansioni differenti, ho quasi raggiunto il mio precedente record di 6 anni. Che nel lavoro attuale non mi sia mai trovato troppo bene può essere emerso tra le righe dei miei articoli. È vero che sono un musone rompipalle, altrimenti non vi rovinerei l'infanzia settimanalmente definendo "merda" i giochi che tante bruschette negli occhi vi danno.
Però questo cambiamento mi dà l'occasione di fare una piccola riflessione sul terziario, particolarmente nel campo informatico (che è quello che ho sempre fatto, tranne quando per arrotondare ho lavorato in stalla e caseificio, ma quella è un'altra storia).
Pur con tutte le varie sfumature, possiamo approssimare gli impiegati nel campo dell'IT in tre macrocategorie.
Prima Categoria: questi sono sono i demotivati: ci sono quelli che tirano avanti fino al giorno del pagamento e con grandissimo tavò proseguono fino al mese dopo e così via. Non curiamoci di loro in questa sede, perché non vogliamo addentrarci in quella che è una pandemia subdola e nascosta, quella del burnout, che ha sintomi facilmente confondibili con quelli della mera pigrizia e molto convenientemente si tende ad attribuire a fancazzismo quello che potrebbe avere radici molto più profonde.
Seconda Categoria: questi sono i motivati dalla missione: senza spingersi alle stronzate della Silicon Valley per cui vogliamo rendere il mondo un posto migliore con le nostre app che vi ciucciano i dati con cui ci arricchiamo, si può essere sinceramente spinti a far bene se si ricorda che fondamentalmente l'informatica è qualcosa che serve a far sì che la gente lavori meglio e che si accolli tutte le cose riproducibili e l'utente può così impegnare il suo tempo a pensare piuttosto che a intabellare dati o a formattare documenti.
Terza Categoria: questi per me sono i peggiori. Se i primi, quelli demotivati, prima o poi se ne vanno, questi si incancreniscono alla poltrona e schiodarli diventa faticosissimi. Sono quelli motivati dall'apparato in sé, quelli per cui "lavorare bene" significa "rispettare pedissequamente le procedure". Sono quelli che quando gli chiedete perché si lavora in un certo modo sono quelli che dicono "perché si è sempre fatto così". Come direbbe Andreotti, sono quelli che venerano sua maestà il precedente. Li riconoscete perché in riunione si danno un tono dicendo "Per favore, non reinventiamo la ruota" con l'aria di chi sta dicendo una grandissima verità.
non reinventiamo la ruota |
Ecco, io che il nostalgismo proprio non lo sopporto mi sono trovato in un'organizzazione che aveva le procedure interne ferme agli anni 90. Ai tardi anni 90, subito prima della bolla .com. Processi interni (Workflow) tenuti insieme con lo sputo, troppo dipendenti dal cartaceo, con una serie di passi inutili in cui la responsabilità è talmente dilazionata tra un numero altissimo di entità (stakeholder) in modo che in caso di sputtanamento nessuno si prende veramente la responsabilità di ciò che è successo (a parte costosissime società di consulenza che hanno come ragione sociale accollarsi le liability, e anche lì tutto finisce spesso a taralli e vino). E in tutto questo spesso e volentieri ci si trova un management vecchio, fatto di tecnici ascesi al ruolo di dirigenza, troppo distratti da oggettini luccicanti (ultimamente va di moda Kubernetes, tanto per fare un nome) per prendere decisioni di alto livello (esiste un termine apposta per questo comunissimo comportamento: si chiama bikeshedding), troppo intenti a rimembrare imprese "eroiche" di un passato glorioso in cui c'erano loro in prima linea a scrivere codice (molto spesso scritto di merda).
È fisiologico: purtroppo le persone invecchiano, si siedono, iniziano a sopravvalutare i rischi mentre citano lo "stay hungry stay foolish" di una figura estremamente sopravvalutata, e a ogni proposta di innovazione la risposta è sempre "Ehhhh, dobbiamo stare attenti a non fare il passo troppo lungo della gamba e a non andare troppo in fretta". Ma allo stesso tempo "Dobbiamo essere più agile". Che è un po' come quando mia nonna mi diceva "Siii più loquace!" ma anche "Parla soltanto quando sei interrogato e non raccontare i tuoi interessi!" Inevitabilmente restavo paralizzato dalla contraddizione logica.
Il problema dell'appartenere alla seconda categoria di impiegati è che è facile degenerare nella prima molto rapidamente, per via della gente che appartiene alla terza. Perché si ha a che fare con quel genere di stato mentale in cui le cose perdono significato, e diventano esclusivamente fini a se stesse, no? L'ho sempre odiata questa forma mentis applicata all'informatica, ma in realtà non l'ho mai amata in generale. Le cose fini a se stesse hanno senso solo se divertono. Possiamo dunque dedurre che per le persone della terza categoria, l'informatica diventi veramente un esercizio "masturbatorio". E per spiegarvi meglio il concetto, faccio una cosa sul lavoro ho visto fare un sacco di volte: una metafora con le automobili.
L'automobile di mia nonna, prima che la vendesse, era una Fiat 1100R del 1969, cosa che a me esaltava un casino: nonostante l'aspetto "popolare" e nonostante, quando ero bimbo, avesse solo una ventina d'anni, potevo dire di avere in casa un auto d'epoca. Il problema è che negli ultimi anni prima che mia nonna vedesse la macchina questa automobile veniva usata soltanto per andare a fare la revisione e o peggio ancora per essere, come diceva lei, "avviata". Nel senso che un paio di volte al mese andare in garage la accendeva per far girare un attimo il motore. Ovviamente la porta era lasciata aperta per evitare di essere intossicata dai fumi della benzina rossa. Dava gas un paio di volte e finita lì.
Quando arrivai ai 18 anni quell'automobile c'era ancora nel nostro parco macchine. Provai anche a guidarla un paio di volte ma non ressi più di pochi metri, perché nessuno era stato capace di spiegarmi come funzionava la cosiddetta doppietta del cambio, quindi rimase giusto un oggetto da museo, almeno fino a che non venne venduta qualche anno dopo. Ora, perché vi parlo di questa cosa?
È fisiologico: purtroppo le persone invecchiano, si siedono, iniziano a sopravvalutare i rischi mentre citano lo "stay hungry stay foolish" di una figura estremamente sopravvalutata, e a ogni proposta di innovazione la risposta è sempre "Ehhhh, dobbiamo stare attenti a non fare il passo troppo lungo della gamba e a non andare troppo in fretta". Ma allo stesso tempo "Dobbiamo essere più agile". Che è un po' come quando mia nonna mi diceva "Siii più loquace!" ma anche "Parla soltanto quando sei interrogato e non raccontare i tuoi interessi!" Inevitabilmente restavo paralizzato dalla contraddizione logica.
beep boop does not compute |
L'automobile di mia nonna, prima che la vendesse, era una Fiat 1100R del 1969, cosa che a me esaltava un casino: nonostante l'aspetto "popolare" e nonostante, quando ero bimbo, avesse solo una ventina d'anni, potevo dire di avere in casa un auto d'epoca. Il problema è che negli ultimi anni prima che mia nonna vedesse la macchina questa automobile veniva usata soltanto per andare a fare la revisione e o peggio ancora per essere, come diceva lei, "avviata". Nel senso che un paio di volte al mese andare in garage la accendeva per far girare un attimo il motore. Ovviamente la porta era lasciata aperta per evitare di essere intossicata dai fumi della benzina rossa. Dava gas un paio di volte e finita lì.
brum brum |
Quando arrivai ai 18 anni quell'automobile c'era ancora nel nostro parco macchine. Provai anche a guidarla un paio di volte ma non ressi più di pochi metri, perché nessuno era stato capace di spiegarmi come funzionava la cosiddetta doppietta del cambio, quindi rimase giusto un oggetto da museo, almeno fino a che non venne venduta qualche anno dopo. Ora, perché vi parlo di questa cosa?
Semplice! Che io sappia, mia nonna non è munita di pene da estendere idealmente con un'autovettura.
Quindi aveva perfettamente senso che per lei l'automobile fosse solo un mezzo per muoversi da un punto A ad un punto B.
Punto A -> Punto B |
E nonostante ciò la utilizzava solo per le operazioni di, diciamo, manutenzione e non per un reale utilizzo. Questa parte
comportamentale dell'usare la macchina solo per avviarla e, proprio quando necessario, per andare dall'elettrauto, si è ripresentata molte volte negli anni della mia
carriera di informatico, sin da quando mi sono trovato a dover riparare il
computer di conoscenti dei miei genitori e mi sono trovato a gestire scenari
desolanti con un computer strapieno di bloatware, di spyware e robacce varie, e
allo stesso tempo era strapieno di antivirus in conflitto tra loro, più roba tipo Crap Cleaner o Spybot Search and Destroy, che tutte assieme rendevano il computer completamente inutilizzabile. Questa sensazione di decadimento l'ho percepita quando, negli anni successivi, mi sono trovato a vedere aziende che spendevano milioni per un software che era stato ben reclamizzato, e utilizzarlo all'1% del suo potenziale per evitare potenziali falle di sicurezza o perché non si riusciva a raggiungere accordi "politici" tra varie direzioni dell'azienda per poter condividere i dati da un programma all'altro. Classico caso di problema situato fra la sedia e la tastiera, direbbe qualcuno più in vena di sarcasmo di me. Io invece penso che questa mentalità sia uno dei più grandi effetti collaterali, nonché uno dei più grandi fallimenti, dell'informatica.
Altro esempio: la sensazione che provavo di fronte ai computer di persone poco esperte, strapieno di antivirus e antispyware in conflitto fra loro, al giorno d'oggi le la ritrovo quando uso il mio telefonino. Un paio d'anni di vita, uniti a migliaia di update non voluti, lo appesantiscono sempre di
più, fino a quando, per fare una telefonata, devo attendere anche una
decina di secondi tra la pressione del tasto telefono e l'effettiva
partenza della chiamata.
Con lui non succedeva tipo |
In quei casi mi viene sempre la terrificante immagine mentale in cui devo chiamare il 113 al più presto perché sono inseguito e la chiamata non parte perché tutti gli annunci pubblicitari della applicazione "livella" che non ho mai dimenticato di disinstallare da quando ho fatto il
trasloco si sono accumulati in una directory nascosta del telefono e
si sono espansi fino ad occupare tutto lo spazio della memoria. Ok, esagero: ma il concetto è quello: è come se, tornando all'esempio della sovramenzionata macchina di mia
nonna, ogni notte il fantasma dell'Avvocato Agnelli entrasse di soppiatto nel garage e
cagasse nel serbatoio della benzina così che il giorno dopo, quando mia nonna portava la macchina dall'elettrauto del Vecchio Paese, l'auto non riuscisse ad andare più veloce di 15 km orari.
Ok, quando guidava mia nonna non andava mai più veloce dei 15 km orari però avete capito. No? Ho perso il senso della metafora, scusate.
Sta di fatto che ho cambiato lavoro, e che mi ero stufato di una situazione in cui l'informatica era esclusivamente fine a se stessa, cosa che potevo tollerare quando una nuova utility mi dava l'adrenalina da novità perché il mio computer era un catorcio con MS-DOS installato completamente disconnesso da internet, ma ora no. (d'altra parte, per inciso, nessuno è mai riuscito a trovarmi che
l'incremento di produttività netto causato da internet sia positivo) Detto questo, mi sembra giusto iniziare a menzionare in questa sede, assieme a videogiochi e all'ATELIER CULTURALE, anche quegli esemplari di informatica fine a se stessa che mi davano l'illusione di far andare meglio il mio 386SX e nello spirito del blog dell'ex videogiocatore, smontarli. Che dite, lo iniziamo questo movimento pseudo-luddista per l'eliminazione dell'informatica masturbatoria?
Congratulazioni ed in bocca al lupo per il nuovo lavoro!
RispondiEliminaSaro' forse troppo pessimista ma a mio modo di vedere i lavori hanno la data di scadenza e dopo un po' viene la necessita' di cambiarli comunque poiche' inevitabilmente si finisce nella categoria degli svogliati. Comunque, quando si comincia una lavoro nuovo si sta nella fase di "luna di miele" (cosi' la chiamano nel mio lavoro attuale) in cui tutto sembra bellissimo e si e' molto motivati. Tipicamente la luna di miele dura 6 - 9 mesi rinnovabili se il management e' capace. Spero che ti possa trovare bene nel prossimo lavoro!
Spybot me lo ricordo anch'io, agli inizi faceva una scansione abbastanza veloce, poi con gli anni il database degli spyware era aumentato ma l'agoritmo di ricerca era rimasto lo stesso e finiva per fare ricerche di qualche ora per poi non trovare niente. Che tempi grami!
Resto in attesa del prossimo prgramma che recensirai su questo argomento.
Grazie! Vedremo come va. Per i prossimi sei mesi gli articoli sono già scritti, ergo se vedi lamentele per il lavoro sono per quello che sto lasciando.
EliminaI programmi solipsistici di cui parlerò comunque sono "pillole" e di certo non la roba prolissa con cui vi delizio ogni lunedì. Anche perché non è che ci sia tanto da dire.