lunedì 30 dicembre 2019

The Cycles: International Grand Prix Racing

Tanti auguri a te! 
Tanti auguri a te! 
Tanti auguri blog dell'ex videogiocatore! 
Tanti auguri a te! 

Oh che carini, vi siete ricordati! Sembra incredibile ma sono già passati tre anni da quando ho iniziato a imbrattare questi pixel con screenshot di giochini che non si caga più nessuno. Per celebrare questo anniversario, decido di togliermi un dente che mi dondola più o meno da quando, stazionando al Vecchio Paese in occasione delle feste natalizie, mi rompevo così tanto i coglioni da rigiocare ai primi videogiochi con cui mi ero esaltato con il mio primo IBM PC Compatibile.

Insomma, come vedrete andando indietro con gli articoli, il primo gioco in assoluto fu Ports of Call. Subito dopo, complice la pietà nei miei confronti provata dal figlio del fornaio di fronte a casa dei miei, arrivò Grand Prix Circuit.

Cielo ficc' dentr' il dischett'? *fiiiit*
E insomma, una libera associazione di pensieri dopo l'altra, dopo aver guidato Andreotti alla vittoria di un Gran Premio, mi sovviene che esisteva un gioco esattamente uguale a Grand Prix Circuit, ma con le moto. E se Grand Prix Circuit era "quello della formula uno", The Cycles: International Grand Prix Racing era "LE MOTO".

Non ricordo con precisione se effettivamente ci fosse scritto sull'etichetta del dischetto "MOTO". No, mi sembra di no no, più probabilmente c'era scritto "Cycles", che è un pezzo del nome del gioco ma la "CICLES" al Vecchio Paese è la gomma da masticare. Oh, beh, non solo al Vecchio Paese, ma anche in Piemontese e in Ispagnuolo, perché apparentemente "Cicle" è il nome della pianta sudamericana da cui viene estratta la gomma da masticare. Ma dubito che questo i ragazzi della DSI lo sapessero. Erano troppo intenti a deliziarci, oltre che con Grand Prix Circuit, con Test Drive, Stunts, la conversione PC di Out Run (sotto falso nome) e in futuro pure con Need for Speed. Insomma, la software house ideale per Sinjin Malvineous Giulio (non è il suo vero nome), vista la sua passione per tutto ciò che ha un motore. Il che è estremamente tenero, ma quando stiamo andando in giro e lui vede una moto parcheggiata vuole esplorarla tutta per benino e magari noi stiamo andando di fretta. Beh, che dire: è una  bella lezione per noi, che siamo spesso di corsa, e che dovremmo fermarci di più ad ammirare le meraviglie del Creato, tra cui appunto una bella e possente motocicletta.

E sì che a me le moto sono sempre state sui maroni. Se di un gran premio di Formula 1 guardavo l'inizio e la fine e in mezzo dormivo (un classico) il motomondiale o come si chiamava quando ero più giovane non lo stomacavo proprio. Sarà che cercavano di venderci  i motociclisti come personalità da fotoromanzo, ma non basta dire "ciò patacca" o "diobono" ogni due parole per diventare una persona interessante, anche se vai veloce in groppa a una moto. E quindi sì, il mio interesse per le corse delle moto era praticamente nullo e c'è voluto il genuino entusiasmo di un bimbo di due anni per farmi apprezzare la moto come mezzo.

Resta comunque il fatto che non c'è un motociclista professionista che non mi causi alcunché di più di un'infastidita indifferenza. Ma gestire questo blog mi ha insegnato a tenere separati i fatti dai personalissimi "bias" e quindi proviamo 'sto cavolo di gioco delle moto. Sigla!


Accolade! Ah, che rassicurante senso di continuità con gli altri giochi come Grand Prix Circuit o Test Drive 2, con il logo sempre uguale e sempre la stessa lineetta rossa che taglia a metà la scritta. Bello. Esattamente tre anni fa (in realtà era il 31 dicembre, ma per approssimazione ci siamo) dicevo "Visto che figata? Gif animate. Questo blog è nel FUTURO". Ero ironico, ovviamente. Possiamo ancora dire che questo blog è nel FUTURO? Beh, diciamo che si è installato in una dimensione più atemporale, se vogliamo. Sì, si parla di giochi del passato, sì, si pensa a quello che siamo ora e a come molti di noi non riescano a staccarsi da un passato che ai nostri occhi diventa sempre più dorato man mano che si allontana. Ma mi piace sperare che prendendo alcuni artefatti del nostro passato e guardandoli per quello che sono (e cioè, spesso e volentieri, merda) possiamo affrontare il futuro un po' più a cuor leggero. Alcuni dei miei undici lettori sembrano essere d'accordo con me, e in generale il messaggio che voglio lanciare è che se anche voi pensate che la vostra infanzia non fosse così perfetta come la dipingono i siti di guaglionismo fondamentalista, non siete soli.


Schermata del titolo! Beh, avevo pensato a far vedere a mio figlio questo gioco, ma così facendo sarei contravvenuto alla regola che ci siamo dati e cioè che non vogliamo che inizi a rincoglionirsi con i dispositivi elettronici troppo presto. Io ho cominciato a 5 anni e vedete quanto sono suonato, lui ne ha solo due e mi piacerebbe che prima del rincoglionimento totale causa "peer pressure" almeno ad avere un po' di coordinamento dei movimenti ci provasse, ecco.


Schermata dei credits! Don "Matrelli" Mattrick è sempre presente, così come Brad "Bruno Gourdo" Gour. John Boechler, l'autore della grafica, è lo stesso che farà il lavoro "doppio" di Winter e Summer Challenge, e Kris Hatlelid è l'autore delle musichette anche di Grand Prix Circuit, che peraltro sono vergognosamente orecchiabili e ti entrano in testa anche a distanza di 3 decenni. Insomma, tutto ci fa pensare che la Accolade abbia preso Grand Prix Circuit, lo abbia cambiato un po' e ci abbia fatto sopra un gioco nuovo con un notevole risparmio. La cosa non mi fa incazzare quanto Winter e Summer Challenge, perché almeno qui i tracciati son tutti diversi.


Eh sì, pure il menu è uguale. Noi che siamo senza grinta ma capaci di sorridere, decidiamo di non prendercela troppo e di nominare il nostro pilota, che non sarà uno scapigliato guascone che evade il fisco tra un diobono e un ciòpatacca, ma è un austero signore dalla cifosi perfettamente aerodinamica. Chi?

Bella fez!
Eh sì, il Divo Giulio. Non ho trovato foto che lo ritraggono col casco da motociclista, ma diciamo che il fez può essere un sostituto decente, no? Non come protezione della testa. Mi raccomando, casco sempre ben allacciato, luci accese anche di giorno e prudenza, sempre.


Allora, non so se vi ricordate questo articolo introspettivo, in cui  menzionavo che un mio compagno di classe (era lo stesso cazzaro che millantava di aver travasato Golden Axe dal bar al PC) diceva che alle moto facevo pena. Ecco, il fatto che 'sta cosa me la ricordi ancora significa che mi aveva molto infastidito quest'uscita. E quindi il mio obiettivo di oggi è quello di non fare pena con 'sto gioco, per poi andare a cercare il cazzaro e scoprire che fa pena lui. No, no, che dico! Questo è l'influsso andreottiano, in realtà mi limito a cercare di fare il meglio possibile a sto gioco così posso dire di non fare pena, ecco. Siccome le abilità e il tempo a disposizione scarseggiano, tarocco le opzioni mettendo la difficoltà a livello "Triciclo" (molto carino, peraltro) e il numero di giri per ogni corsa a uno. Pronti? Via di campionato!


Ah! giustamente, bisogna scegliere la classe di potenza delle moto. Cominciamo con la 125, che ho provato un po' a documentarmi e apparentemente non esiste più, ma si chiama Moto3. Io non ne avevo la più pallida idea, ma a parte il fatto che i motociclisti dicono ciòpatacca e diobono e che molti morti di figa si stracciano le vesti pensando alle avvenenti signorine che reggono gli ombrelli alla partenza della moto, non so più di tanto. Sticazzi della 125.


Andiamo alla 250! Oggi si chiama Moto2 e anche qui, vogliamo andare sulla classe intermedia? No, certo che no. Meglio medio che mediocre, certo, ma è anche vero che è meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Ora se la cilindrata più bassa sia più o meno pericolosa delle cilindrate più alte non lo so e onestamente non mi interessa. Sticazzi della 250.


Andiamo di 500! Quella che ora è chiamata la MotoGP e in realtà accetta cilindrate più massicce di 500cc. Lo sapevate? Io no, ma notate che mi sono documentato per scrivere questo articolo.  Sticazzi della 500? Eh, no, non ci sono altre classi. Io però pensavo che la cilindrata fosse una cosa da scegliere un po' come le tre possibili macchine di Grand Prix Circuit, e invece si sceglie proprio il campionato differente. Oh sentite, da quel che ne so io per me tutto ciò è una scusa per far vedere un'animazione che per il 1989 è fighissima. Montiamo in sella alla 500?


E Hop! Il Divo Giulio, con uno scatto felino, zompa sulla moto: guardando le specifiche, notiamo che i calibri dei freni a disco sono della Lockheed, cosa che dal paddock manda in visibilio il direttore tecnico Mariano "Antelope Cobbler" Rumor. Giovanni Leone, dalle tribune, tira un sospiro di sollievo perché tra i giudici di gara serpeggiava il sospetto che Antelope Cobbler fosse lui. Andreotti invece no, era tutta una diceria messa in giro da Bernardo, il principe dei Paesi Bassi, che veniva riempito di tangenti dalla Lockheed perché potesse avere la liquidità sufficiente per mantenere le amanti sparse per l'Europa, e chiaramente aveva scaricato tutto su Giulio, che non ha le spalle larghe fisicamente, ma metaforicamente sì. "Guerre puniche a parte, mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia." commenta Giulio dando gas.


E via che si comincia! Non c'è Don Matrelli ma c'è Don Lee, non c'è Bruno Gourdo ma c'è Jose Brio, probabile parente dell'ex stopper della Juve, e che un mio amico che faceva molta meno pena di me alle moto non sopportava e anziché chiamarlo "Hosé" lo chiamava "Sgiös".  La prima corsa è in Giappone, nel circuito di Suzuka. Ma quella c'era pure in Grand Prix Circuit! Che fregatura. Però in GPC di piste ce n'erano 8, qui ce ne sono ben 15. Quindi dai, non lamentiamoci troppo, già da subito, che diamine.


Via di qualificazione, dunque. Giulio è solo in pista, e alla ombrellina dice "Mi creda, io so cos'è la solitudine; non è una gran bella cosa. Per il mio ruolo, per la mia storia, avrò conosciuto nella mia vita approssimativamente 300.000 persone. Lei crede che questa folla oceanica mi abbia fatto sentire meno solo?". L'ombrellina emette un mugolio masticando vistosamente la "cicles" coi molari e spalancando la bocca e facendo fastidiosissimi rumori. Giulio è schifato da questa maleducazione e gioca nervosamente con la fede al dito.


Via che si parte! Siamo in modalità triciclo e quindi il cambio è automatico. Sacrilegio? No, tavò. Il mio amico che faceva meno pena di me e che ce l'aveva con Jose Brio (e che non era il cazzaro già menzionato) ci aveva provato a finire il campionato primo, ma senza successo. Io proverò a riscattarlo vincendo il campionato anche per lui.


Ehm. Non comincio proprio bene: devo prendere la misura delle curve e la moto del Divo Giulio esce di strada alla prima curva. In mia difesa devo dire che è un gran curvone, come diceva un polacco puttaniere col feticcio delle donne grandi e grosse. 

Se non l'avete capita ve lo spiego.
Scusate. Ma avete notato un miglioramento rispetto a Grand Prix Circuit?


Ve lo spiego io: il terreno tende ad andare su e giù mentre in Grand Prix Circuit è tutto piatto. Bello anche il ponte di quella specie di 8 che è la pista di Suzuka, che qui è reso come una piccola galleria, non dissimile da quella vista a Montecarlo. Di certo, il modo per rendere la pista qui non è fedele alla realtà ma sono sicuro ci sia un trucchetto di programmazione che simula il tracciato. D'altra parte non è possibile, qui, fare inversione a U. Si va sempre avanti in maniera non del tutto dissimile da un gioco tipo Out Run. "Chiederei di essere esentato dal parlare di contemporanei, molti dei quali seguo – nei limiti di tempo che mi sono consentiti – e apprezzo. Ma non vorrei assumere le funzioni di un giudice." Andreotti, capisco la sua democristianità, ma il gioco di oggi è del 1989, non è proprio contemporaneo, sa? "Non importa: crediamo fermamente, oltre ai corsi e ricorsi storici, all'immutabilità della subcoscienza collettiva delle città e delle popolazioni."


E insomma, poco più tardi raggiungiamo, in questa enorme distesa verde, la linea del traguardo, in cui un uomo solo sventola la bandierina a scacchi. Come pensa di essere andato, Andreotti? "Nella media: essendo noi uomini medi, le vie di mezzo sono, per noi, le più congeniali."


Otto su dieci. Più mediocre che medio, direi, e infatti Giulio parte terzultimo. "Magari ho compiuto errori - dice Giulio - Peccati no, su questo posso dire di avere le carte in regola". E detto questo, si mette a sgasare come un forsennato facendo le penne.


E forte della sua certezza di essere in grazia di Dio (proprio la mattina della corsa Giulio è andato a prendere la Comunione direttamente dall'arcivescovo di Osaka Paul Hisao Yasuda) Giulio sorpassa tutti gli altri centauri sul rettilineo iniziale, seminando rapidamente persino il primo, Tom Mathews.

Più tardi.


Beh, non male, la distanza che Giulio ha dato al Mathews è impressionante, e ora mi aspetto che mi diranno tutti che questa è la ragione per cui le moto sono più emozionanti della formula uno, per poi aggiungere con la vocina stridula tipo il tavulliese digiuno di F24 "ciò pataca diobono". 

*SCIAFF* Ahi! Andreotti, perché mi ha schiaffeggiato? "Questo per la sua bestemmia." Ma io riportavo la guasconata forzata del motociclista medio che vuole essere per forza il simpadellacompa! Sta a vedere che devo porgere l'altra guancia.

"Sì. Ma non si crucci: nella sua infinita saggezza, il buon Dio di guance ce ne ha date soltanto due".


Pur con la guancia dolorante, finiamo la gara con il quarto miglior giro di tutti i tempi! Venti punti in classifica. Bellissimo, no? Altro che pena! Andiamo in Australia?

Più tardi.


Andiamo in Australia. Anche qui, con agile mossa, Andreotti divora il buon Don Lee e lo lascia indietro di parecchio. Dal paddock, il mulettista Fanfani comunica via walkie-talkie a Giulio "Stia attento a non esagerare, Andreotti: ho spesso anticipato di tre-quattr'anni i miei contemporanei, e a questo sono forse dovute alcune mie sconfitte politiche." Andreotti sospira: "Rieccolo..." mormora. "Sì?" chede Fanfani.


"Caro Amintore, come dice Lei, nessuno è mai morto per aver mangiato insalata, ma se vogliamo tirare a campare dobbiamo mettere da parte un po' di punti in classifica, Q.B. si dice nelle ricette. E si sa, io chiudo un occhio sui peccati di gola purché non si consumino con troppi generi d'importazione danneggiando la bilancia commerciale. Dunque, carne di canguro non ne mangerò di certo, ma possiamo dire che abbia divorato tutta la concorrenza."

"Andreotti, lei è uno spericolato, ecco che cos'è."

Giulio tace.

Prossima gara! Laguna Seca. Alla qualificazione arriviamo secondi perché ce la siamo presa un po' comoda. Davanti a Giulio c'è sempre Tom Mathews...


...e davanti rimane. Per pochi istanti Giulio è primo ma al fotofinish Tom lo supera proprio sulla linea del traguardo. Giulio non dice niente e incassa la beffa dell'ultimo minuto. Sbardella, che ha sabotato l'acceleratore per conto di Mathews (che è un doroteo) si sente un po' in colpa e non può fare a meno di ammirare come Giulio sappia stare al mondo.


Prossima corsa: Jerez! Io a Jerez mi ricordo che avevo visto qualcosa, non personalmente, eh, intendo dire per TV avevo visto un gran premio o qualcosa del genere. Ah sì! A Jerez nel 1997 c'era stato lo speronamento da parte di Schumacher contro Villeneuve Jr. un po' come avrebbe fatto Messala con Ben Hur! Ora ricordo, con tutti (compresi molti ferraristi) che rimasero scioccati nello scoprire che il tedesco era un po' uno stronzo e pure piuttosto scorretto. Io rimasi scioccato perché la gente se ne accorgeva soltanto allora che era uno stronzo. 

Ci fu pure chi disse "Fottuti tedeschi! Non è cambiato niente! Fottuti nazisti!" Invece a me in quel frangente Schumacher sembrò molto italiano. Come a compensare il suo eterno rifiuto di imparare l'italico idioma, quel gesto mi pareva perfettamente integrato in un paese in cui è prassi fuggire dopo un minimo tamponamento in macchina, darsela a gambe con una risata ("aho oggi non mi sono regolato proprio") dopo aver urtato il veicolo parcheggiato alle proprie spalle. E se la bravata di Jerez non fosse costata il mondiale a Schumi, questo sarebbe successo: una risata, una pacca sulla spalla, un ciò patacca diobò, anzi no, un ziocànta che lavòr, perché la Ferrari è modenese e non romagnola. 

Però sì, Schumacher era uno a cui piaceva vincere e non si faceva troppi scrupoli per raggiungere lo scopo. Mi è comunque dispiaciuto quando ha avuto l'incidente con gli sci. Questo lo scrivo perché magari pensate che dopo quello che ho scritto ci abbia goduto quando ha avuto l'incidente.


Vabbè! Finita la reprimenda, intanto Giulio arriva primo e fa anche il secondo tempo migliore. Altro che pena amici! Contento, Andreotti? "Abbastanza, ma di feste in mio onore ne riparleremo quando compirò cent'anni." Guardi, Andreotti, che il suo centenario lo abbiamo celebrato giocando a Gazillionaire Deluxe, non ricorda?
"Credevo che fossimo ambientati nel 1989, oggi. Nel 1989 avevo la giovane età di 70 anni". E già allora sembrava incredibilmente decrepito. "Non è  un grosso problema: nemmeno Forattini riesce a imbruttirmi."


CIÒ PATACCA! Eccoci dunque all'autodromo "Santa Monica" (ora intitolato a Marco Simoncelli) di Misano Adriatico! Quando si andava al mare a Gabicce Mare (PU, al tempo PS) vedere l'Autodromo Santa Monica sulla destra era segno che si era quasi arrivati. Ed ecco, da un lato ero contento, dall'altro ero agitato per ragioni che variano a seconda dell'anno:
  • c'era un periodo in cui avevo una paura matta di nuotare e c'era una zona nella spiaggia libera in cui facevano un corso di nuoto dai metodi abbastanza dittatoriali. Me lo ero dimenticato ma mia mamma di recente me lo ha fatto riemergere dopo che un'istruttrice di nuoto piuttosto simile all'amica estetista sadomaso dell'ex fidanzata di Roger Wilco aveva causato un brutto spavento a mio figlio
  • c'era un periodo in cui ero agitato perché so che avrei passato tutto il tempo a fare a sberle e a scambiarmi insulti con una ghenga di giovani più grandi di me, compreso il mio intermittente amico M.B.
  • c'era un periodo in cui mi rendevo conto che tutti i giovani più grandi di me erano andati per i cazzi loro e io ero rimasto da solo a destare sospetti di autismo nei vicini d'ombrellone e mi rompevo le palle perché non avevo né gli amici del Vecchio Paese né il mio rifugio sicuro che era il PC (e chiaramente manco c'era l'onnipresente smartphone da portarsi in spiaggia, ma solo Corriere dello Sport - Stadio)
Poi smisi di andarci e devo dire che quando andai in vacanza per la prima volta da solo coi miei amici del Vecchio Paese (e dintorni) l'ansia da prestazione iniziò a scemare perché finalmente avevo capito che l'idea era quella di divertirsi. Me lo si diceva anche quando ero a Gabicce, ma non ci arrivavo. Non ho mai detto di essere intelligente.

Comunque, sia chiaro: alla fine a Gabicce mi divertivo, e anche molto. Era il cosiddetto trauma da inizio delle vacanze che facevo un po' fatica a superarlo all'inizio. Molti miei colleghi mi dicono che i primi due giorni di vacanza non fanno altro che controllare l'email di lavoro. Nel mio caso devo dire che mi aiuta molto mia moglie che è molto più determinata di me nella disconnessione.


E insomma sarà la zona, ma sono così preso dall'ansia da prestazione che il Divo Giulio si infila nel sedere di Tom Mathews, che per ripicca si iscrive al Partito Radicale Transnazionale e fa campagna per il sì al referendum abrogativo del finanziamento pubblico ai partiti. Non importa, Andreotti è sempre in testa.


Hockenheim! Nella vecchia configurazione, prima che venisse praticamente dimezzato e quando sembrava ancora un'enorme fiorentina. Che ne pensa, Andreotti? "Personalmente io preferivo quando ce n'erano due." Che cosa, di piste a Hockenheim? "No, di Germanie. Ne preferivo due."


Due o non due, finisce che Giulio arriva "uno". Dopo la Germania...


...l'Austria. Bello che la forma della pista ricordi vagamente la forma a "Panhandle" del territorio austriaco senza però il rigonfiamento a est dove c'è Vienna. Dev'essere un po' quella storia per cui i cani assomigliano ai loro padroni. Oh beh. Andiamo alla fine...


...e Andreotti ha di nuovo vinto. Passiamo in Jugoslavia, che al tempo ancora c'era e non era ancora esplosa. La pista in questione sta a Fiume, in Croazia, il cui aeroporto è situato sull'isola di Krk. Ci sono stato una volta in vacanza, senza ansia da prestazione, e devo dire che non era affatto male. Intendo dire l'isola, non l'aeroporto: l'aeroporto aveva due voli al giorno ed era un capannone in mezzo al nulla. Ci faceva molto ridere. L'autodromo, invece, è situato a Grobnik, nell'entroterra, e non ci sono mai stato.


La cosa non ci deve minimamente impaurire: Giulio anche qui arriva primo. Notate come lo sfondo si muova in maniera più coerente rispetto a Grand Prix Circuit? Almeno a me pare così. Bene così in ogni caso. Andreotti? "Corro a media velocità, ma non vedo fulmini attorno a me", dice Giulio dopo una cavalcata vincente in cui semina agevolmente Norman Green e si batte con Don MatrelLee fino quasi alla fine. Ottimo. Prossima gara?


L'Olanda! Ovviamente con i mulini a vento in sottofondo e col fumo dei cannoni al posto delle nuvole. Il circuito Van Brenthe ha l'inquietante forma di un pene con acclusa sacca maronaia, ma non diciamolo troppo forte che sennò arriva quel reazionario col sito dei messaggi subliminali e inizia a dire che nei videogiochi ci sono immagini di cazzi per la sterilizzazione "soft" forzata della razza ariana. Non mi meraviglierei se un tempo quello avesse votato per la DC.


"Bah! Non confonderei essere reazionario con l'essere conservatore. Se conservatore vuol dire mantener intatta la propria fede, sono conservatore. Il resto è reazione inconsulta di chi non è convinto delle proprie scarse condizioni e deve concentrarsi, quasi da stoico, sulle cose così grandi che non c'è il rischio che si portino a compimento. Così non si corre il rischio di sporcarsi le mani con qualcosa di realmente concreto, che c'è il rischio che vada davvero storto. La politica, per me, è concretezza: da noi c’è sempre stato un disprezzo per chi dà peso alle cose di ordinaria amministrazione ma una delle cose che mi hanno soddisfatto di più nella mia vita è successa proprio in tema di ordinaria amministrazione. Tipo vincere qui in Olanda."

Andreotti, sta bene? Ha fumato?

"Può essere che abbia inalato qualcosa, ma ho una candela speciale che si mangia tutto il fumo."


Oh beh, dall'Olanda, passiamo al Belgio, sul circuito di Spa-Francorchamps. Spa è una nota località termale, e se le stazioni termali in inglese si chiamano "Spa" è proprio per questo. Lo sapeva, Andreotti?

"Io per tanti anni ho fatto la cura a Montecatini. La prima volta che ci andai ero sottosegretario alla presidenza e il direttore delle terme venne a prendermi dicendo: La accompagno allo stabilimento per mostrarle dove mettiamo i deputati e i senatori. E io risposi: Bravo, mi ci porti subito, me lo indichi con grande esattezza, così io vado in un altro stabilimento."

A me per una cosa del gnere avrebbero dato dell'asociale.


Asociale o no, Andreotti porta a casa i venti punti e il secondo miglior giro di sempre. Via, andiamo in Francia! Andreotti, anche la Francia la preferiva doppia?


"Ahia." risponde Giulio.
"Ahia." dice Jose "Sgiös" Brio.
"Sucate." dice Don Matrellee.

Beh, nessun problema. Siamo ancora primi in classifica con 21 punti di distanza da Don. Saltiamo a pié pari la Manica per zompare nella patetica isoletta dimenticata dall'ortodonzia moderna, ok?


Vaffanchiùlo (detto col tipico birignao del cazzo dei figli dell'endogamia albionica). Tom Mathews è abbattuto e Ian Smith arriva primo. Giulio sente sempre di più il fiato di Don sulla gobba. Come fa peraltro Don a essere secondo nella classifica generale avendo vinto un solo gran premio? A certa gente piace proprio andare a traino.


Siamo in Isvezia! Cerchiamo di non schiantarci almeno stavolta perché Don Lee sta tallonando Giulio, che comunque si mantiene estremamente calmo. Ma nascosto dalle telecamere intravediamo che si fa passare da un'avvenente ombrellina svedese una bustina di Tedax orosolubile: si sa, quando Giulio è nervoso gli viene l'emicrania. Fortunatamente a 'sto giro Giulio non si schianta, ma arriva terzo, dopo Tom e Don, che per essere così in alto in classifica usa la tecnica "Toto Cutugno": arriva sempre secondo.


Tocca alla Cecoslovacchìa, nella pista di Brno. Ho sempre trovato strana l'assenza di vocali nella lingua ceca. Una volta che andai con una ex morosa a Praga per Capodanno, ricordo quanto erano buoni i trdlo, e ricordo quanto era difficile pronunciarli. Ricordo anche che avevamo litigato un bel po'.


Bne! Glio ha vnto stvlta! Direi che con 20 punti in saccoccia possiamo dirci sicuri di aver vinto il campionato, no? Eh? No, in realtà Don è arrivato di nuovo secondo ed è a 9 punti di distanza. Dunque? Dunque per il GP finale, primo non prenderle.


E infatti, in Brasile, Giulio arriva quinto (Don, tanto per cambiare, secondo) e per soli tre punti abbiamo vinto! Tiè! Alle moto faccio pena, eh? Piglia su e porta a cas - Giulio?

"Mi sembra un discorso molto presuntuoso e un po' vendicativo, questo. Ora che è stato dimostrato il non fare pena, che cosa si ottiene, di concreto? Le racconto una storia: quand’ero bambino passavo l’estate in una casa di campagna dove le tubature dell’acqua versavano giorno e notte. E non veniva mai l’idraulico sebbene avere un idraulico, allora, non fosse difficile come lo è oggi. E si stava sempre con queste gocce d’acqua per terra. Poi, un giorno, arrivò l’idraulico. E ci fu gran festa, si levarono esclamazioni di gratitudine e gioia. E l’idraulico si mise al lavoro, circondato dalla nostra gratitudine e gioia, e... sfasciò tutto. Allagò la casa. Con questo non voglio dire che non sia necessario cercare di migliorarsi quando possibile. Quello che voglio dire è che lo si deve fare per il bene nostro e delle persone a noi vicine, non per un effimero sentimento di ripicca, che non fa altro che consumarci e darci quel brivido che fa sì che vogliamo immediatamente un'altra ripicca, finché non si va ad attaccare briga agli altri sperando di ricevere torti in modo da ottenerne nuovamente ripicca. A tutti i problemi, la soluzione è là, nel messaggio sociale di Cristo, in attesa di chi lo sappia degnamente scorgere e prospettare."


Ok, mi sento ufficialmente una merda per aver covato sentimento di rivalsa su una cosa così piccola. Chiudiamo tutto quanto, dunque, in grande amicizia con Andreotti in cima al podio e Don Lee e Tom Mathews che gli lucidano la moto con lo champagne. Un po' uno spreco, e usare lo champagne anziché il prosecco non fa bene alla bilancia commerciale. Ma per una volta possiamo contravvenire al noto proverbio "Mogli, cibi e buoi..." in cui i buoi, chiaramente, sono destinati alle bistecche. Beh, che dire? Mi sento proprio soddisfatto. Avanti così, prossimo gioco!

È merda? Ah no, e non perché l'ho finito. Praticamente è Grand Prix Circuit con più circuiti e che siamo in moto non si nota neanche più di tanto, e sarà anche la passione che mi ha infuso mio figlio per le due ruote (non competitive, s'intende, suppongo sia più da Superbike) direi che il giochino si è rivelato molto divertente. Questo non significa che giunto ai 40 anni mi comprerò una moto, eh, me ne guardo bene. Detto questo, a Grand Prix Circuit non avevo dato merda, dunque è segno di grande coerenza che non dia merda neanche a questo.
Ci rigiocheresti? Non direi, visto che comunque l'ho finito. E no, tavò di giocarci a livello più alto, col cambio manuale.

4 commenti:

  1. Natale ce lo siamo levati dalle palle (rimane Capodanno ma ce la possiamo fare): ricordo che era l'occasione con la "L'O" maiuscola per richiedere a Babbo Natale un videogiochino o due... Un anno ebbi la combo Civilization e Formula 1 GP e fu subito godopoli. Tu Exvideo, hai ricordi simili? Allietaci.

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    1. Mah guarda, il Natale in genere era quando mi si regalavano i PC (o le periferiche) nuovi, e i giochini erano più che ancillari ai nuovi PC. Per esempio, un Natale mi beccai il kit multimediale della Philips con inclusi Megarace, Dragon Lore (di cui ho già parlato) più altri due giochi di cui non ho ancora parlato). A volte come regalo aggiuntivo mi trovavo sotto l'albero roba pigliata in edicola, proprio come "pensierino". Quando arrivavano i giochi originali (ed arrivavano raramente) era per compleanni o promozioni, oppure (caso più unico che raro), per la mia Prima Comunione il mio padrino, il Colonnello, in aggiunta alla solita sterlina d'oro, mi rifilò uno scatolone pieno di dischetti copiati (ne ho trattati numerosi, e mi chiedo se non debba taggarli "Colonnello"). Comunque, uno dei regali più belli che avessi mai ricevuto.

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    2. Eh eh, come posso capirti! Ricordo quando dopo pressanti richieste a mio cuggino veniva a casa mia: era di qualche anno più grande e frequentando, con profitto, le superiori, aveva accesso ad un parco conoscenze che io, nel solo paesiello, potevo solo sognarmi. Veniva, dicevo, a volte anche con due buste di plastica (dalle tue parti forse chiamate "sportine?) del supermercato, piene zeppe di dischetti. Erano i tempi di Wrath of the demon, di future wars, dell'ora critica, dell'ora di Proibito, di Vietatissimo, di Oro-scopone Super porno show! No, l'ultimo no, ma il crescendo teatrale del racconto me l'ha strappato dalle dita. Saluti.

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    3. Hai fatto centro, al Vecchio Paese, se chiami le sportine "buste" ti guardano come un deficiente. Ti invidio anche molto perché penso di essere stato l'unico che non aveva il cugino trafficone che lo riforniva, e nonostante le ripetute richieste, per la cresima non mi fu ri-affibbiato il Colonnello come padrino ma una vecchia zia zitella rompicoglioni che mi faceva uscite tipo "ora che sei cresimato dovrai pure iniziare ad avere rapporti, o sarai mica un invertito?" Ovviamente, le sportine zeppe di dischetti erano un concetto piuttosto estraneo.

      E no, niente Oro-scopone super porno show ma al massimo, quando il mio compagno di classe B. non portava Teletutto a scuola (ma quello sarebbe stato più tardi), ci si concentrava sulle anteprime di Late Night Sexy TV Show, trattato nel post precedente a questo.

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Sicuro di aver letto bene il post? Prima di postare, rileggi.

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