L'anno è il 1992, e sì, gioco più bello di sempre (secondo me), ok, lo sapete. In quell'anno il mio computer era un PCS 86 della Olivetti, regalatomi per Natale 1989, e già allora iniziava a mostrare un po' il fianco. Già il fatto che out-of-the-box non avesse il disco rigido e dovetti farmelo installare da Sandro, il tecnico Olivetti locale, armato di saldatore, non sembrava promettere un ciclo di vita molto lungo. Un 8086 a 8 Mhz con solo 640 kb di RAM, dopo il 1990, ha un chilometraggio limitato. Se non avete idea di che cosa stia parlando, non preoccupatevi. Già i giochi che vedevo sulle patetiche riviste di settore mi facevano rosicare oltre che sbavare, per via dei requisiti tecnici completamente incompatibili. La mazzata arrivò il giorno della mia Prima Comunione, quando il mio padrino, il Colonnello, venne a trovarci portando, in aggiunta alla solita NOIOSISSIMA sterlina d'oro da Prima Comunione, anche una scatola piena di dischetti, con un sacco di videogiochi dentro. "Uh che strano" pensai io "questi dischetti hanno due buchi anziché uno. Sicuramente non vuol dire nulla di importante". E invece, voleva dire una cosa importante, ovvero che il mio computer non poteva leggerli.
Two holes is megl che one |
Eh sì, perché fino ad allora tutti i dischetti che avevo avuto tenevano soltanto 720 kilobyte, e quelle nuove diavolerie contenevano ben un megabyte virgola quarantaquattro! Questo era il futuro, e io ero irrimediabilmente obsoleto.
"Eh no!" rispondevo io. "Con la sola forza di volontà riuscirò a farmi bastare il mio presunto PC obsoleto, che diamine!" 'Sta cosa della forza di volontà come sola panacea di tutti i mali mi era stata messa in testa da mia nonna, che non perdeva mai l'occasione per cercare di fortificarmi dicendomi quanto fossi coglione (in dialetto del Vecchio Paese era ovviamente bowdlerizato in cuaiàun, che poteva essere pure tradotto come "Quaglia di dimensioni sproporzionate"). E insomma, io mi concentravo come Uri Geller quando piegava i cucchiai con la mente ogni volta che infilavo i dischetti a due buchi nel vecchio computer, eppure niente, settore non trovato, annulla riprova tralascia? E io tralasciavo sconsolato e andavo dal figlio del fornaio di fronte a casa dei miei (ora al posto del forno c'è un'asettica lavanderia a gettone) e gli chiedevo di spezzare il tutto in due dischetti a bassa densità. Il giovanotto era gentile e mi aiutava, ma non era perennemente a disposizione. E così mi concentravo. Sarà che i miei non volevano che disturbassi troppo quel pover'uomo, sarà che quando mi concentravo per focalizzare la mia forza di volontà sulla lettura dell'alta densità stringevo i denti e diventavo tutto rosso e avevano paura che mi venisse un ictus, com'è come non è, a Natale 1992 mi regalarono il 386SX a 25 MHz sempre della Olivetti, il PCS 33.
"Eh no!" rispondevo io. "Con la sola forza di volontà riuscirò a farmi bastare il mio presunto PC obsoleto, che diamine!" 'Sta cosa della forza di volontà come sola panacea di tutti i mali mi era stata messa in testa da mia nonna, che non perdeva mai l'occasione per cercare di fortificarmi dicendomi quanto fossi coglione (in dialetto del Vecchio Paese era ovviamente bowdlerizato in cuaiàun, che poteva essere pure tradotto come "Quaglia di dimensioni sproporzionate"). E insomma, io mi concentravo come Uri Geller quando piegava i cucchiai con la mente ogni volta che infilavo i dischetti a due buchi nel vecchio computer, eppure niente, settore non trovato, annulla riprova tralascia? E io tralasciavo sconsolato e andavo dal figlio del fornaio di fronte a casa dei miei (ora al posto del forno c'è un'asettica lavanderia a gettone) e gli chiedevo di spezzare il tutto in due dischetti a bassa densità. Il giovanotto era gentile e mi aiutava, ma non era perennemente a disposizione. E così mi concentravo. Sarà che i miei non volevano che disturbassi troppo quel pover'uomo, sarà che quando mi concentravo per focalizzare la mia forza di volontà sulla lettura dell'alta densità stringevo i denti e diventavo tutto rosso e avevano paura che mi venisse un ictus, com'è come non è, a Natale 1992 mi regalarono il 386SX a 25 MHz sempre della Olivetti, il PCS 33.
Gli anni di Cristo |
Ok, direte voi, ma tutto questo che c'entra con Diabolik? Presto detto! Mi resi conto che per il mio vecchio PC non c'era più nulla da fare quando persino i giochi da edicola della Simulmondo iniziavano a uscire in dischetti ad alta densità. E con il quarto capitolo di Diabolik, dopo il primo, sorprendente episodio e dopo altri due episodi così dimenticabili che tavò di rigiocarci, mi trovo di fronte all'inevitabilità dell'obsolescenza. Porca miseria, persino i giochi da edicola a meno di ventimilalire non mi vanno più! Sono fregato. Avevo provato a chiedere a uno dei miei contatti di spezzettarmelo in più dischetti, ed effettivamente mi spezzettò le numerosissime subdirectory in cui c'erano le risorse del gioco, mettendole in tre dischetti a bassa densità diversi. E dunque? Niente, si era dimenticato di mettere l'eseguibile. E quindi avevo tre dischetti a bassa densità pieni di file e sottocartelle, il risultato di TREE.COM era bellissimo, ma niente gioco. Era ora di cambiare PC, anche perché prima di una lezione di judo, avevo caricato il dischetto del gioco di oggi nel 286 della palestra ed era così bello che quando fu ora di iniziare a lanciarci urlando uattà, io e i miei amici non volevamo più andarci. Sigla!
Simulmondo Adventures! Il logo è cambiato rispetto alla prima istanza di Diabolik, non è più animato, e i colori sono un po' più "sporcaccini". Le palette sono gestite maluccio e c'è un po' di grana attorno ad "Adventures" che sembra stato passato sullo scanner e scontornato male. Ah beh, per quanto la densità sia alta, è pur sempre un mega e 44. Sommate tutte le immagini di un qualsiasi mio articolo e state pur certi che non ci stanno in un dischetto.
Evviva! Francesco Carlà presenta DIABOLIK - TRAPPOLA D'ACCIAIO! Quando mi arrivò il PC nuovo per quel Natale, pur essendo uscito in edicola anche il quinto episodio, decisi di provare il gioco di oggi, perché insomma, lo avevo già visto in palestra su un computer che peraltro aveva lo schermo in bianco e nero e insomma, fremevo dalla voglia di giocarci. Assieme a tutti gli altri giochi che mi aveva passato Sandro, il tecnico della Olivetti. Nonché agli altri giochi che sul vecchio PCS 86 non andavano. Insomma, avevo un backlog piuttosto lungo.
Ma iniziamo! IL NUOVO MUSEO DI CLERVILLE... ci introduce il gioco. Ora scusatemi se vi viene l'epilessia con questa gif ma ammetto che ho sbagliato nel prendere lo screenshot animato. Comunque, il nuovo museo della città stato di Clerville ha la peculiarità che è fatto in 3D studio ed è in mezzo al nulla più assoluto. Il grafico della Simulmondo che sta pasticciando con il modellatore della Autodesk sembra divertirsi un sacco con le texture riflettenti. Se ricordo bene, avevo letto da qualche parte che il grafico aveva fatto vedere questa immagine a Carlà il quale si era esaltatissimo e aveva detto che le sequenze di intermezzo di Simulman sarebbero state fatte tutte così, condannando così lo stile grafico dei giochi Simulmondo alla totale approssimazione tirata via. Ma c'è ancora tempo...
...e qui siamo ancora in una fase transitoria. Si cerca ancora la qualità e in questo periodo escono soltanto Diabolik e Dylan Dog in edicola, quindi gli impiegati della Simulmondo non sono ancora del tutto con l'acqua alla gola, e gli scan dei fumetti hanno ancora una parvenza di pulizia. "Hai letto l'articolo sul museo di Clerville?" Chiede Diabolik a Eva. "Verrà inaugurato domenica prossima", e mi fa strano vedere Diabolik che legge il giornale cartaceo, azione che, pur essendo calcificata nel nostro immaginario collettivo, è andata scomparendo negli ultimi 5 anni. Immagino che adesso Diabolik leggerebbe il tablet, si spera usando un proxy Tor in modo che Ginko non lo scopra. Ma anche allora, per avere il giornale, che faceva? Si abbonava con falso nome? Andava in edicola facendosi scoprire? Metteva una maschera? Sì, forse metteva la maschera.
"Pare che sia inespugnabile - risponde Eva - Siccome è fatto in 3D studio e noi siamo semplici figure umane bidimensionali, è impossibile per noi entrarci salvo munirci di asse Z" Sono problemi, in effetti. Mi raccontavano che un professore di Analisi II nell'atelier culturale di stocazzo che era ingegneria una volta divagò per un'ora durante una lezione raccontando agli attoniti studenti che guardando sua moglie cucinare aveva intuito che in uno spazio a 7 dimensioni un mestolo per mancini è anche per destrimani, e dimostrando il perché. Gli studenti erano ovviamente attoniti per il fatto che il professore avesse una moglie. Ma sto divagando pure io. Proprio perché il museo di Clerville è inespugnabile, tutte le maggiori opere d'arte del mondo sono lì. Certo. Già ce li vedo i francesi tutti contenti di mandare la Gioconda dal Louvre a Clerville, ma non diamoci troppo peso.
Diabolik, fiero della sua stempiatura aerodinamica, subito si fa venire l'acquolina in bocca e - esultate, amici! - siamo di fronte alla prima istanza di Dialogo Inutile Simulmondo! È un'occasione che non possiamo farci sfuggire, dice Diabolik e subito Eva inizia a fare la cagadubbi. "Scusa amore - gli ha detto stamattina - ma quella camicia blu puffo devi proprio metterla? A parte che ha i polsini sbrecciati, poi appena sudi ti vengono le pezze che si vedono lontano un chilometro e fanno cagare". Sempre così. E il progetto del museo è un segreto, e stasera non lo facciamo che non mi sento attraente, e secondo me il sushi in questo posto non lo precipitano, e che palle!
"Senti, ho capito che è un segreto - risponde Diabolik - ma qualcuno lo conoscerà pure, no? E insomma siamo due geni del crimine, dobbiamo fermarci di fronte a sta roba? Possiamo saltare la parte in cui facciamo esposizione per quelli che ci stanno guardando? Cazzo!" Dopodiché si gira e guarda in camera facendo l'occhiolino. Eva invece resta attinente al copione e dice "L'architetto di certo il progetto lo conosce, ci ha lavorato!" "E ALLORA CHE CAZZO DICI CHE È UN SEGRETO ZIOCCANTA" dice Diabolik che evidentemente oggi si è svegliato storto. Insomma, l'architetto è Frank Lloyd Lindberg, che è un po' architetto, un po' aviatore, un po' compositore di musical.
Non chiediamo l'indirizzo a Eva che sennò parte il pippone tipo che lei ha guardato l'indirizzo sul Tuttocittà ma non è sicura che sia corretto perché potrebbe esserci qualche cantiere che chiude la strada e dovremmo stare attenti, ma non chiedere indicazioni che potrebbero scoprirti e non usare il GPS che ancora non è stato inventato e "SUL GIORNALE C'È SCRITTO CHE ABITA A TRAVEN" tronca Diabolik. Traven? E dov'è? È una frazione di Clerville? È forse dedicata allo pseudonimo di un ignoto autore tedesco? Oppure, visto il nome che contiene la parola "Raven" è uno sconfinamento nell'universo di Dylan Dog? Mi piace pensare che Carlà, come sempre profetico, abbia voluto fare una continuity tipo la Marvel negli anni 2010, il SIU (Simulmondo Interactive Universe).
"Ho letto che abita in una bella villa sulle colline. Capito? L'ho letto io! Sono stata brava? Eh? Sono brava vero?" Che palle 'sta prima della classe. Diabolik comunque le dice bravissima perché comunque non vuole precludersi l'opportunità di ficcare (scusate). Domattina andremo a Traven, e intanto stasera? Non ci è dato saperlo, ma ci piace pensare che sia avvenuto il coito.
Il mattino dopo, Diabolik ed Eva raggiungono la Bella Villa Sulle Colline (è il nome dell'edificio, un po' tipo la nota "Fallingwater" di F.L.Wright). Apparentemente l'architetto Lindberg (senza la H) ha una passione per gli edifici ispirati all'estetica che io chiamo "Virtual 1993", ovvero quello che trovavate in copertina alle riviste che trattavano argomenti di nuove tecnologie.
Il futuro™ |
"Ecco la villa dell'architetto!" dice Diabolik, e trovavo molto divertente come nei giochi Simulmondo il re del crimine fosse solito sottolineare l'ovvio iniziando le frasi con "Ecco". E non perché i ragazzi di Viale Berti Pichat non fossero tanto bravi coi dialoghi, eh. Proprio credevo che fosse una caratteristica di Diabolik. Ecco la creduloneria dell'ex videogiocatore.
"Maledizione, ci sono allarmi ovunque!" Ecco lì, iniziamo sempre col pessimismo. Poi guardando meglio, il vialetto è sicuro, e le finestre al pianterreno non sono protette da allarmi (come faccia a capirlo guardando col binocolo, per me è un mistero. Ma ok. Guardiamo altrove...
"Ah, ecco l'architetto! Quello deve essere il suo studio." Ok, ma a che piano? In che zona della casa? Suppongo che dovrò entrarci prima o poi qui e sarebbe carino sapere dove dirigermi. Ma non ci è dato saperlo. "Vediamo se riesco..." dice Diabolik, e a fare cosa? ci chiediamo noi? Ma la domanda resta in sospeso perché Eva torna a rompere le palle. Torniamo al rifugio amore! Ho sudato e qui c'è un'ariarina frizzantina che mi sa che mi verrà un brutto torcicollo!
"No, femmina! - dice Diabolik - Tu stai qui a fare calzetta e ad ammirare l'albedo con cui rifulge la leccata di vacca che ho in testa, mentre io voglio esaminare la villa più da vicino e magari anche un po' INTERAGIRE. Ok?
"Ma non correrai il rischio di farti scoprire? D'altra parte con tutta la luce che riflette l'unto che hai sui capelli potresti abbagliare l'architetto!" Non ha torto la rompipalle, ma ormai "l'ora delle decisioni irrevocabili è giunta. Interagire! E interagiremo!" urla Diabolik piantandosi i pugni sui fianchi. "Oh senti fai un po' il cazzo che ti pare, io sto qui a leggere questo nuovo libro fighissimo chiamato Le donne vengono da Venere e gli uomini da Marte e se torni appeso per i piedi sappi che te lo avevo detto."
Andando a interagire di fianco alla casa troviamo quella che per me è la parola più sopravvalutata della lingua inglese: CELLAR DOOR! Che Diabolik chiama una "Botola", che come parola è molto più gradevole. Ora che abbiamo pure un potenziale ingresso alla cartina, torniamo (non rovesciati) al covo...
ed esaminiamo la piantina della villa. Intanto Diabolik ha cambiato camicia e ne ha messa una stampata, ancora più brutta. Le camicie a pois o con stampe, non so perché, ma le associo ai francesi. Tutti i francesi che conosco hanno 'ste camicie di merda stampate con i pois o i fiorellini, e sono tutte rigorosamente slim fit che faticano a contenere la panza debordante. Non so perché. Ok, non è vero: il mio stimato collega Philippe veste in maniera decente, ma non ama molto i suoi compatrioti, non fa testo. Sì, sto divagando. Dicevamo, la piantina. A che serve? Spoilerone: a nulla. Se non avessimo curiosato nel giardino non avremmo l'immagine della botola, e cliccandoci sopra non avremmo Diabolik che dice "Uhm, mi chiedo se converrà passare da lì". Insomma, questo è un bel riempitivo. Oh, bisognava arrivare a un mega e 44. Partiamo?
Via, in azione! Diabolik, che ricordiamo essere nero, si spoglia completamente ignudo tenendo una maschera da Pulcinella color carne, e alla caviglia si lega una siringa piena di Pentothal (che qui è scritto "Penthotal"). Oh, almeno non è il floppy disk nel calzino.
È notte, fa freddo e Diabolik è fuori da villa Lindberg che risente dell'aria frizzante osservando il cotonno che gli si restringe a vista d'occhio. Presto, nella botola! Altrimenti chi la sente più Eva? Entriamo in cantina...
...e porco cazzo che invidia. La mia, di cantina, è 1,5 metri per 1,5 e si estende in verticale. Qui volendo cis arebbe pure posto per un tavolo da biliardo! Non rubiamo la bicicletta, checché la tentazione sia forte, e andiamo su per queste scale finemente renderizzate con una palette accettabile. Oh! Pure l'animazione del piede nudo di Diabolik che fa un passo! Ricordo benissimo il rosicamento quando sul computer di Beppe M. della palestra in cui facevo judo vedevo questa animazione, conscio del fatto che per 'sti cazzo di due buchi a casa mia non potevo farlo andare! Anzi, ora che ci penso, mi sa che 'sto gioco lo avevo provato sul portatile Olivetti Quaderno, ma non vorrei dire una castroneria. Di certo il piccolo portatile alimentato a 6 pile AA l'avevo visto in palestra, e avevo doppiamente rosicato. Ero un bimbo molto invidioso. Sono migliorato, crescendo. Tranne quando si parla di cantine.
La cantina ci porta nell'ingresso, l'ingresso ci porta nel corridoio, e devo dire che è tutto molto ben renderizzato, meglio che in Simulman di certo: sarà che essendo tutto buio le magagne si coprono meglio? Beh, ha funzionato anche per quella merda di Pacific Rim, ve lo ricordate?
Entriamo in una stanza con la solita animazione del passetto, e stavolta, si vede Diabolik, colorato a righine come il jolly delle carte francesi, che sbircia da dietro l'uscio. Avremo mica trovato l'architetto?
Sì!! "Ecco" l'architetto chino sulla sua scrivania! Prontamente Diabolik sfila il pent(h)ot(h)al dal calzino e controlla che non ci siano bolle d'aria nella siringa, perché l'embolia è una brutta bestia ed è importante saper fare le iniezioni. Bravo Diabolik che ci dai un esempio di come si deve fare.
Con la siringa armata, il Re del Crimine, con lo spacco del culo bene in vista, è pronto a prendere da dietro il nostro architetto. Rileggendo quest'ultima frase, non so, ho paura che qualcuno potrebbe male interpretare. Ma - oooh!! Grafica digitalizzata! Anzi no! Digitalizzata e pixelata? Non capisco! L'effetto mischione non è malissimo, aiutato dalla scelta stilistica di virare i colori (in modo da non far fare troppa fatica alla palette). Insomma Diabolik si accinge a piantare la siringa a Lindberg, ma questo all'improvviso si alza per andare a pisciare (lo possiamo notare dal fatto che Lindberg, ovviamente ubriaco, se lo sta già tirando fuori sulla strada per il WC). Che sfiga! Dannazione, un attimo solo e ce l'avrei fatta! Però ora abbiamo campo libero...
E ci avviciniamo al tavolo. Possiamo IɴTᴇRᴀGɪRᴇ con quello che c'è. Sfortunatamente non possiamo disegnare un enorme cazzo con l'uniposca nero sul progetto di Lindberg, ma facciamo quanto di più vicino ci possa essere: svuotiamo il hphehnhthohthahlh nella bottiglia di brandy da cui l'imbriagone sta traendo ispirazione. Lo avessimo messo nel bicchiere, se ne sarebbe accorto e Diabolik sarebbe fuggito a casa per sorbirsi Eva che gli rompe le palle con gli iolavevodetto.
Intanto è tornato l'architetto, che si è seduto dall'altra parte. Ma quindi ci vede? No, ha i sensi obnubilati dall'alcol e come abbiamo detto, Diabolik è tutto nero, quindi si confonde bene. E mò?
Lindberg versa un po' di brandy corretto e se lo beve. L'immagine dell'architetto con il mullet al vento che scola il bicchiere ad occhi chiusi mi dava proprio l'idea del disagio. Penso di non essere diventato un alcolizzato per via di questo gioco. Grazie, Francesco Carlà!
Detto questo, possiamo decidere se parlare con l'architetto (maghari il pentotal non à fatto ancora effett'ho), ammazzarlo o aspettare. Siccome in questo periodo mi fanno estremamente girare i coglioni le tendenze a sovrastrategizzare dei miei superiori, che rimandano sempre le decisioni, allora faccio esattamente come loro. Tiè! "Quando non sai che cosa dire, è meglio che non dici niente" mi si diceva al tempo in cui questo gioco uscì. "Un bel tacer, non fu mai scritto". Il fatto è che sapevo esattamente che cosa dire, e spesso e volentieri era un sonoro vaffanculo a chi propinava proverbi, detti e motti di spirito. Ma ne ho già parlato.
Intanto il tiopental sodico è entrato in circolo e Lindberg, esclamato "Ehi, ma..." appoggia la testa sulla scrivania, come facevo io qualche anno prima dell'uscita dal gioco quando in classe si faceva "il gioco del silenzio". Uno stava alla lavagna, teneva un gessetto nascosto in una mano, chiamava il più silenzioso e lo sfidava a indovinare in che mano tenesse il gessetto. Con che criterio si decidesse chi era il più silenzioso, non lo so. In realtà tutti chiamavano in base alle simpatie personali.
Vabbè, dicevamo: Lindberg è drogato, e subito iniziamo a interrogarlo. Domanda a bruciapelo vez: come posso entrare nel museo? "Ah già, il museo! Quale museo?" Ah bene, cominciamo benissimo. L'ho già detto che ho fatto un sacco di colloqui (lato datore di lavoro), e una risposta così sarebbe un punto negativo grande come una casa. Comunque non sta bene interrompere subito un colloquio e mandare il candidato a casa, potrebbe essere agitato e confuso. Certo, comunque, si parte con un grosso handicap.
Infatti non perdiamo la calma e cerchiamo di capire le cause esterne della farneticazione di Lindberg. Dose sbagliata? Peccato che Diabolik pensi a voce alta e l'architetto si renda conto di essere stato drogato. Con un rumore di unghie sui vetri da farci accapponare la pelle sulla nuca, il re del crimine vira tutto sul cosiddetto "victim blaming": hai bevuto troppo brandy! Non ti vergogni? Un ubriacone è un uomo senza dignità!
Lindberg gli dà ragione e poi si mette a ridere come un deficiente. "Sta impazzendo!" dice Diabolik, ma siccome questo è un Dialogo Inutile Simulmondo, probabilmente la pazzia fermerà e torneremo sui binari iniziali. Non so se avete notato, ma l'animazione della bocca di Lindberg inizia ad avere l'effetto "pupazzo da ventriloquo" che avremo modo di apprezzare, ahimé, in altre istanze di giochi Simulmondo. Ma è tutto ancora molto tollerabile.
"Cerca di concentrarti. Il museo..." continua Diabolik, con la sicumera con cui mi si diceva "Fai mente locale" quando perdevo qualcosa oppure "Non essere triste" quando ero triste. E io che dovevo dire? "Ah grazie del consiglio, non ci avevo mica pensato! Cazzo sono circondato da dei geni! Hai mai pensato di fare il commissario tecnico della nazionale, visto il modo con cui dici le cose, basterebbe dire alla gente "Ragazzi, mi raccomando, fate gol!" e l'Italia si sarebbe qualificata a sto cazzo di campionato europeo che ha vinto la Danimarca!
Mentre io sono lì che mi atteggio facendo il sarcastico, inspiegabilmente il "cerca di concentrarti" di Diabolik funziona. Immediatamente Lindberg espelle alcol e psicofarmaco e diventa perfettamente lucido e collaborativo. "Volevo creare un'opera d'arte, snella e aggraziata, che rivaleggiasse in bellezza coi tesori che avrebbe contenuto. Mi avrebbe dato fama e denaro, capisci?"
"No, non capisco la parte di fama e denaro. Io rubo soldi e oggetti milionari ma lo faccio perché mi piace e per via della fossetta occipitale mediana ben nascosta dall'intersezione dei campi bilaterali periorbitali di soppressione della crescita dei capelli sulla fronte, quindi non ho idea di cosa tu stia parlando".
Lindberg continua la sua lamentela sul fatto che "Quei maledetti bastardi mi hanno imposto una fortezza, non un palazzo, pareti corazzate, contrafforti, per non parlare delle altre diavolerie". Beh, ma che ti aspettavi? Già è un'idea stupida mettere un museo con tutte le opere d'arte del mondo nell'area in cui opera Diabolik, e vuoi pure lasciarlo sguarnito?
Non perdiamo la pazienza. Quali altre diavolerie? "Trappole, guardie robot, non lo so, non le ho messe io." Immagino che potrei anche incazzarmi con lui, ma devo dire che mi fa un po' pena. Per quanto di base gli architetti mi stiano sulle palle, ma quello è il complesso di inferiorità perché ad architettura c'erano le ragazze mentre a ingegneria informatica c'era solo della braga.
"E le pareti? Sono tutte corazzate?" Ah, ecco! la scappatoia! C'è sempre una scappatoia, e sapete perché? IL CAZZO DI OUTSOURCING! Le compagnie vincono gli appalti perché sono quelle con cui si spende meno, e i criteri di qualità nessuno ha idea di che cosa siano, e quindi
A) fanno un lavoro di merda
B) lasciano delle falle volontarie che così per ripararle bisogna fare un altro contratto!
Chiunque dica che questo modello di lavoro sia conveniente per chi fa l'appalto sta mentendo e prende delle mazzette dalle società appaltatrici. 'Sta gente prima o poi ce la farà a farmi diventare comunista.
prego? |
La scappatoia, dicevamo! La caldaia! Per far passare il tubo della caldaia non hanno potuto corazzare il pavimento. La caldaia si trova nelle fogne. Non potevano metterla dentro il museo in un locale tecnico? Non ci è dato saperlo! Parlando di fogne, Lindberg spera che la sua creazione ci finisca dentro, assieme alla seconda scappatoia: il treno!
"Parlami del treno..." Nel lato posteriore del museo entrano dei binari. Perché? Per fare entrare i reperti, presumo. Magari i ragazzi di Maniac Mansion hanno trovato nella villa degli Edison una statua di Michelangelo rubata e la vogliono rispedire al museo di Clerville, porto franco. Non lo sappiamo. Importa? No, Diabbolik si è rotto i coglioni e decide di andarsene, e Lindberg sopravvive. Sono contento di questo. Mi faceva molta pena l'architetto.
Quella sera, il museo di Clerville si staglia poderoso in mezzo a un enorme bosco, illuminato dalla luce violastra della luna. Bello, molto più bello del rendering in 3D, secondo me. Ma oh, a Carlà il 3D attizza perché fa molto "Simulmondo" (inteso come Realtà Virtuale, non come la software house) quindi sì, è vero che per sei anni della mia vita ho lavorato in Viale Berti Pichat pure io, ma la Simulmondo si era estinta da mò.
Di fronte all'ingresso delle fogne, non dissimile da uno di quelli che avremmo trovato a Hillsfar, si ferma la nostra lampeggiante Jaguar E-Type. Non so perché sia così evanescente e sfarfallante: magari è un dispositivo di dissimulazione come l'invisibilità di un'Aston Martin dell'ultimo James Bond di Pierce Brosnan, che era una grandissima cacata. Lo guardammo al cinema io e i miei amici in un momento di sfiga profonda in cui non sapevamo che fare, e all'UCI non c'era una fava di nienete.
"Eccoci arrivati, è Mezzanotte precisa. Sei pronto, caro?" chiede Eva molto bene illuminata. "Scusa Eva - chiede Diabolik - perché abbiamo smesso di parlare TUTTO MAIUSCOLO? È una scelta stilistica per rendere il fatto che essendo notte stiamo parlando piano? Oppure questa sezione di gioco è stata fatta da qualche altro settore della Simulmondo e al momento del montaggio le due sezioni non si sono parlate tra loro?"
"Questa è un'ottima domanda, caro, grazie per avermela posta" dice Eva, che così virata al viola è disegnata in maniera molto più stilosa e gradevole che nel resto del gioco. Come se la grafica fosse stata fatta da qualcun altro!
"Entrerò molto facilmente, Eva. Il fatto è che tu dovresti cercare di stare tranquilla."
"Questa è la tua risposta a tutto, eh, Diabolik? Vorrei farti notare una cosa: questa tua falsa sicurezza non è... Guarda quello che succede qui, questo posto è pieno di trappole e insidie! È una trappola d'acciaio! (roll credits!) Non serve nascondersi dietro alla falsa sicurezza!"
"Vedi di startene tranquilla però, capito?"
"Sono perfettamente calma."
"Già, accendendo e spegnendo il dispositivo di occultamento della macchina come se fosse un giocattolino?"
"Più calma di te."
"Vedi di darti una calmata!"
"Più calma di te."
"E stai attento alle guardie robot! Sono pericolosissime".
"Mai pericolose quanto l'orchite che mi fai venire, Evuccia cara. Ora mi levo dalle palle. Andrà tutto bene. Ah, nasconditi che tra poco passa la pula. Ciao sai? Non rompermi le palle mentre sono dentro, ti chiamo io, che l'ultima volta mi hai fatto vibrare lo smartwatch quando stavo fistando Ginko e la cosa lo ha fatto molto ridere. Vado ora. Ciao."
"Più calma di te."
E niente, stavolta tra Diabolik ed Eva non c'è uno scambio di lingua come nel primo episodio. Ma il fatto è che con tutta questa ansia a Diabolik ormai non gli tira più per la compagna. La vera ragione per cui ruba è perché la botta di adrenalina positiva lo fa sentire bene e gli fa tornare quel formicolio alla sottocoppa dei coglioni. Ci sono persone a cui capitano cose del genere.
E via che finalmente si comincia con l'azione simulmondo! Rispetto al primo episodio, Diabolik cammina molto più velocemente e (alleluia!) è molto più reattivo ai comandi. A differenza di Max di Time Runners non è controllabile via mouse, ma pur essendo solo controllabile via tastiera, quando premo un tasto fa esattamente quello che dico di fare, e non è poco. Se premo Invio, mi dà anche una descrizione della schermata. "Un insignificante tubo" dice Diabolik, e 'sta osservazione me la ricordavo perfettamente. E sapete perché? Dai che lo sapete! Perché mi faceva incazzare! Perché l'uso dell'aggettivo prima del nome faceva molto "parlare aulico" che a mia nonna tanto piaceva, al punto che quando guardava la TV scriveva su un quadernino le parole difficili usate dal figuro televisivo di turno, per poi usarle male. Mi imbarazzava molto 'sta cosa. Penso che lo faccia ancora.
Più tardi.
"ECCO la caldaia!" "Questa è la caldaia." Diabolik, starà mica facendoci intuire che è arrivato alla caldaia? Premiamo il tasto U per vedere se si può ǝɹıƃɐɹǝʇuı con la caldaia e sì, questa è senza dubbio una caldaia! SI INTERAGISCA, GIUSTO CIELO!
"La caldaia è metallica" pensa Diabolik esaminando la caldaia. "Il gas all'interno sembra pericoloso!" Ma dai? Il gas di una caldaia è pericoloso, accidenti! Ci avete presente il disastro di San Benedetto del Querceto? Ecco, queste non sono cose da riderci sopra, Quindi esaminiamo il punto in cui non c'è il pavimento corazzzato. Eh, l'architetto aveva ragione! Bene. Ora è giunto il momento di passare all'interazione!
Dicevamo che il pavimento non è corazzato attorno al tubo, no? Quindi decidiamo di fare un ingresso bello scenografico facendo saltare la caldaia e di conseguenza il tubo e di conseguenza il pavimento non corazzato! Fiamma ossidrica + gas = bum! Peccato che in tutto questo Diabolik renda l'anima a Luciana ed Angela Giussani. Peccato davvero! Riproviamo.
Ok, ok. togliamo del tutto il tubo col piede di porco. Che noia, ragazzi! Ma a sto punto dovremmo rimanere intossicati dal gas, no? Apparentemente no, c'è una perdita di gas di poca importanza. Ne so quanto voi, cari amici. Avanti nel museo!
Anzi no, un ultimo controllo. Non sento nessun rumore particolare, lassù. Sì, ora saliamo sul serio. È pieno di telecamere, ma insomma, Diabolik è l'unico ladro a Clerville, a che serve sapere che è lui? Il museo, comunque, è effettivamente enorme e sembra tutto tranne che un museo.
Ah! Ecco le guardie robot. Sono dei trabiccoli che tirano un colpo di taser e vanno giù con un colpo di pistola. Uno si aspetterebbe che dei robot fossero corazzati, ma oh. Lo sapevate che "Taser" è un acronimo? Thomas A. Swift's Electronic Rifle, vuol dire. Un bell'argomento di conversazione se mai vi trovaste a subire un'esperienza elettrizzante da parte di un tutore della legge in vena di eccessi di zelo. Mah, meglio non dire niente. Come dice il proverbio, "Un bel taser non fu mai scritto."
Poco dopo.
Finiamo in un piccolo ripostiglio. Punti bonus a Diabolik per aver detto "magazzino", punti bonus che tolgo subito per non aver detto "magazzEno". Ci appropriamo di una normalissima corda, dopo aver adocchiato una normalissima scopa. Tolti altri punti bonus per la ripetizione dell'aggettivo "normalissima", concludiamo con un saldo negativo.
Più tardi.
Ah! Un'ala del museo iperprotetta da un pavimento elettrificato, al di là della quale c'è una specie di venere paleolitica. Diabolik vuole appropriarsene perché le tettone della statua gli ricordano le tettone che aveva Eva nel primo episodio, e che ora apparentemente sono sparite lasciando lo spazio a un'infinita sensazione di ansia. "Tra poco quella statua sarà mia", pensa Diabolik immaginando Eva con la steatopigìa di una donna ottentotta, come se fosse Uriel Fanelli che ogni tanto infila foto di pornostar obese nel suo blog. Scherzo! Stimo Uriel Fanelli.
"Il muro è corazzato. Solidissimo e liscio come uno specchio." Beh, allora è evidente, no? Come dice il proverbio, "Muro liscio io ci piscio!" e per "Piscio" intendo dire...
...che ci appendo le ventose con poggiapiedi incorporato. Una serie di scan da un fumetto (non chiedetemi quale) illustra come il re del crimine riesca ad arrampicarsi sul muro una ventosa alla volta, un po' come quando Guybrush Threepwood in Monkey Island 2 pianta i bastoni nel buco dell'albero per salire, e se in Monkey 2 uno dei due remi si spezza, qui non succede niente di male perché Diabolik è più fortunato di me con ventose, colla e robe simili. In realtà questa cosa dell'universo imperfetto che le cose mi vengono sempre al 99,9% è una roba che mi porto dietro da quando ero più piccolo, quando l'ansia generalizzata che mi circondava faceva sì che tutto sembrasse molto più difficile di quanto sembrasse. Ultimamente 'sta cosa va meglio. Sono anche riuscito a costurire un bidet di fortuna che funziona molto bene. A volte le cose sono più facili di quanto si possa immaginare, basta ricordarselo.
Ahè! Ho parlato troppo presto. Subito dopo aver ciulato la statua Diabolik riceve l'orologiofonata dall'Ansiosa. Sono tentato di dirle NON DEVI CHIAMARMI! Ma conoscendo la rompicazzo sarebbe capacissima di dire "allora metto giù e non ti dico la cosa fondamentale per il colpo che prima non ti avevo detto." E quindi con grande pazienza chiediamo: "che è successo?"
"Un guaio! Un grosso guaio!"
Che palle questa teatralità.
"È pieno di poliziotti all'ingresso della fogna!"
Cazzo! Vorrà forse dire che Lindberg si è ripigliato e ha chiamato i pulotti? Forse. "Oppure una sfortunata coincidenza" suppone Eva, che crede seriamente alla sfiga e attribuisce il fatto che le si siano sgonfiate le tette dal primo episodio a uno sguardo pieno di invidia da parte della signora Adalgisa, la moglie del custode del cimitero, mentre era in fila dal salumiere al conad.
"MALEDIZIONE!" per l'occasione Diabolik torna a parlare TUTTO MAJUSCOLO.
Più tardi.
Non perdiamoci d'animo. Altro cimelio! "Questa corona è la cosa più preziosa in questa TRAPPOLA D'ACCIAIO!" dice Diabolik ripigliandosi dalla scossa presa sul pavimento elettrificato. "Tra poco sarà mia!". Quando io e tre miei amici facemmo l'interrail, eravamo a Stoccolma in un bar, unici un po' trasandati in una selva di fighetti dal capello scolpito, passa una tizia abbastanza vistosa, e subito uno dei suddetti fighetti le va dietro non prima di essersi dato una pettinata ed aver detto al mio amico Tigellone "Quella è mia". L'intorto andò male a quanto ne sappiamo, ma la cosa che ci colpì era che avesse dovuto chiamarla con il Tigellone. Magari lo avevamo contagiato con la nostra sfiga.
Beh, esaminiamo il muro, che a 'sto giro è poroso. Niente ventose, dunque, anche se deploro l'incongruenza tra le varie sale del museo. In realtà anche in casa mia ho usato la vernice "matte" per tutte le stanze tranne in cucina e in bagno che ho usato quella "satin" più resistente all'acqua. Chiaramente la texture del muro è differente. Guardiamo allora il pavimento, che è il classico pavimento flottante da complesso di uffici, sotto il quale far passare i cavi.
E allora andiamo a vederli sti cavi! Usiamo il piede di porco sulla piastrella lenta, e il piede di porco magicamente prima si trasforma nel pugnale di Diabolik, e poi alza la piastrella rivelando una leva che ci permetterà di disattivare gli allarmi attorno alla corona. Fatto! Ora Diabolik si avvicina alla corona...
...ma non finisce qui. Potremmo prenderla! Nah, troppo facile. Allora scegliamo l'opzione "Uso qualche arnese" che è una cosa che trovo involontariamente molto divertente. Ce lo vedo Diabolik che mentre Eva è lì che vuole (sempre con tanta ansia) che si dia una mossa e faccia all'amore, dire "No, Eva, prima voglio USARE QUALCHE ARNESE". Non so perché mi sia venuta questa immagine mentale. Non è una bella cosa. Via dalla mia testa, immagine mentale.
Ok, usiamo lo spray acido su qualche cavo così disattiviamo il resto dell'allarme. Benissimo! Ora la corona è mia, ECCO!
Più tardi.
In un museo che comunque ha un aspetto da museo quasi credibile (lo so, appena entrato non lo era, ma diciamo che era un'area di servizio e ora ci può anche stare) la sospensione dell'incredulità crolla quando in mezzo al nulla c'è una botola con un pavimento elettrificato che non possiamo superare. Anche zompandoci su, l'elettricità statica fa sì che Diabolik resti appiccicato coi piedi e non possa saltare. E quindi?
La corda, ragazzi! L'insignificante, anzi no, la normalissima corda che abbiamo trovato nello sgabuzzEno e che usiamo per fare Tarzan sull'unico lampadario di tutto il museo. Secondo me lo ha messo l'Arch. Lindberg per vendicarsi dei bastardi che gli hanno fatto mettere il pavimento elettrificato dove lui voleva mettere il giardino zen. Bello anche come nella sequenza del salto si veda diabolik da un'altra prospettiva, che rivela che l'universo non è bidimensionale, ma è spesso al massimo un metro e mezzo.
Più tardi.
Ah! Io lo avevo detto per ischerzo che i francesi non avrebbero dato la Gioconda al museo di Clerville. E invece! Assieme alla Monna Lisa c'è pure la cosiddetta "Madonna Benois", sempre di Leonardo, spedita (porto franco) dall'Ermitage. Questi tesori dell'arte rinascimentale saranno sì nella trappola d'acciaio, ma non c'è nessun allarme attorno! Che cagata, ragazzi. Oh beh, andiamo a INTERAGIRE direttamente sui quadri, e con il fidatissimo spray acido, Diabolik stacca la tela dalle cornici. Peccato chei quadri di Leonardo siano su tavole di legno! Ecco spiegato l'arcano, il Louvre e l'Ermitage hanno mandato la versione tarocca a Clerville, e la sovrintendenza ai beni culturali, che è stata messa lì per raccomandazione, si è fatta facilmente uccellare. Tutto il mondo è paese.
Poco dopo.
Beh, abbiamo preso tutto quello che c'era da prendere, e il Re del Crimine si accinge a raggiungere il famoso treno. Il museo è diventato zona di scarico merci, e viene da chiedere quante opere d'arte vengano portate a Clerville ogni giorno. Boh! Forse veramente Clerville vuole conquistare il resto del mondo tramite la supremazia culturale? Non ne ho idea.
Ed eccoci al famoso treno! Sta partendo ora, "Ce l'ho quasi fatta!" Tutto bene, dunque, tutto finito? Ovviamente no, ci vuole l'ultima complicazione. "Sono stato scoperto!" dice Diabolik. Perché, gli operai che ti chiavavano in testa la chiave inglese che cos'erano? Non puoi sparare pure a questo personaggio non giocante? No eh? No. Ok. Possiamo scappare...
...ma non lasciamo niente di intentato. Affrontiamo la guardia! "Sparami se hai coraggio!" dice Diabolik. Non sono sicuro che la strategia dietro questa scelta sia particolarmente felice. Infatti la guardia si sente ferita nell'onore e spara a Diabolik, che apparentemente è disarmato. Sparare a un uomo disarmato per dimostrare il proprio coraggio? Paradossale, no? Però al tempo "Sparami se hai coraggio!" mi aveva fatto molto ridere. Penso che la Simulmondo si fose un po' rotta le palle e volesse allungare il brodo il più possibile per chiuderla qui.
E chiudiamola qui pure noi, allora! Con un balzo degno di Nino Castelnuovo, Diabolik scavalca la balaustra e si getta sul treno. Sono salvo! - dice - Per adesso! - aggiunge, perché alla fine l'ansia di Eva è arrivata pure a lui. Fine prima parte! Come sarebbe a dire, fine prima parte? Questo è il quarto episodio! Ma è la prima parte di un arco narrativo che si concluderà, forse, con il quinto episodio, "Ore Pericolose". Dico "forse" perché non l'ho mai finito. Ero giunto a un punto che non riuscivo ad andare avanti e mi erano scesi i maroni sotto il livello del mare perché la qualità grafica della Simulmondo era colata proprio a picco. O almeno così mi ricordo. Ma questa è un'altra storia. Ecco! Prossimo gioco.
È merda? Ebbene no! I controlli sono molto più fluidi del primo episodio, e la cura grafica, della scrittura e della storia non è ancora quel tirato via che potremo vedere in Tex e Simulman, purtroppo. La Simulmondo ha ancora delle risorse da allocare, e le alloca molto bene, per un gioco da meno di ventimila lire. Benone, ragazzi! Ma non montatevi la testa.
Ci rigiocheresti? Non lo escludo.
È uscito nel 1992. È il gioco più bello di sempre? Non esageriamo.
Caro Exvideo, una buona giornata! I tuoi ricordi relativi al tuo primo PC accendono i miei, e se possibile, vorrei condividerli con te e i quattro gatti qui presenti. Il mio primo PC fu un olivetti prodest Pc1, che mi fu regalato nel 1990/1991 come upgrade rispetto al C64. Proprio di upgrade non si trattava: feci fatica a digerire la CGA, il joystick che funzionava ma il "fuoco" no, per cui dovevi usare lo spazio della tastiera, e in generale una sensazione di macchina versatile mal riuscita. Per uno come me che giocava e basta, fu un downgrade. Mi ricordo che mi fu proposta la scelta PC1 VS Amstrad e scelsi Olivetti. Non foss'altro per il fatto che mio padre con Olivetti ci lavorava, e quindi veniva (mal?) consigliato dallo store locale. Ad ogni modo a distanza di anni ho sempre la curiosità di sapere quale macchina Amstrad avrei potuto scegliere: qualcuno all'ascolto può aiutarmi? Il mio percorso proseguì poi con un PCS 286 (Olivetti) saltando poi la generazione 386 e finendo con un 486DX (Ol...). Il fatto è che rispetto alle riviste di settore e ai giochi pubblicizzati anche io ero sempre un passo indietro: con l'avvento dei CD e delle schede video (nvidia e 3dfx) il tutto fu amplificato. Forse solo col 286 e -udite udite!- l'espansione a 1 MB mi sentivo nel pieno delle forze: l'installazione (se così si può chiamare) fu curata dal fido Marco, un programmatore della società che faceva assistenza al SFW/HDW di mio padre. Poi ci fu il Pentium e poi mi ruppi le palle e presi la playstation. Fine della storia che nessuno ha richiesto. ciao.
RispondiEliminaL'Amstrad, rispetto all'Olivetti, era più, se vogliamo, "ruspante": al posto delle applicazioni OEM fighette e del BIOS fatto su misura c'era una roba generica e la roba freeware fregata dalle BBS del cosiddetto "Club della Rana" (di cui ho parlato più volte). Comunque il tutorial iniziale del PC1 era carino, no? Ricordo un "GRUNT È SEPOLTO NELLA TOMBA DI GRANT" che mi aveva fatto ridere (pur non avendo avuto il PC1, in qualche modo ero riuscito a procurarmelo). Al posto del PC1 io avevo il PCS 86, che appunto aveva di applicazione OEM giusto Ports of Call (di cui ho parlato) Works (di cui ho parlato) e alcuni tutorial decisamente locupletati tipo il bellissimo EuroTAP (un typing tutor) che non riesco a trovare neanche a piangere. A proposito, se ce l'hai ancora passa pure e vincerai un sigaro.
EliminaPerò capisco quel che dici sul fatto che ci trovavamo sempre a inseguire e quando ci sembrava di essere in cima alla montagna, subito arrivava la fecale rivista di settore che ci diceva quanto fossimo obsoleti. Io ricordo che per consolarmi mi ero attaccato disperatamente al famigerato bug della virgola mobile del pentium per dirmi che in fondo il mio 386 era ancora la cosa migliore. Sembrava una vita difficile.
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RispondiEliminami puoi dire il mese di uscita del primo diabolik? il mio gioco preferito..
RispondiElimina92 o 93?
anche il mese se puoi..se hai anche un link che lo confermi!
hai ragione la simulmondo creava una bella atmosfera!
Settembre 1992, sicuro al 99%, perché ci stavo pensando tutto esaltato quando ero in fila per la visita dal pediatra per il certificato di sana e robusta costituzione per l'educazione fisica in 4° elementare. Per la solita teoria secondo quale l'incazzatura fissa la memoria, ero esaltatissimo per il gioco ma mi giravano i coglioni per via di una porta nel bosco che non si trovava. O era un salto lungo impossibile da fare? Forse la seconda.
EliminaComunque del primo diabolik ne ho parlato qui http://exvideogiocatore.blogspot.com/2017/03/diabolik-inafferrabile-criminale.html e il giudizio finale, a malincuore, è merda perché rispetto al quarto episodio i controlli sono veramente qualcosa di ingestibile. Ma l'ho dato veramente a malincuore, perché dal punto di vista grafico e, appunto dell'atmosfera era davvero ottimo, specie per un prodotto da edicola a una decina di migliaia di lire.
sei un mito!
RispondiEliminaNon esageriamo, dai
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