Una cosa che mi rassicura tantissimo è che in fondo non abbiamo la più pallida idea di cosa ci aspetta domani. Non soltanto: non abbiamo la più pallida idea di che cosa ci aspettiamo noi, dal domani. Ora non starò a citare (in realtà lo sto facendo or ora) la nota canzone in cui Cesare Cremonini si chiede che cosa si aspetti dal domani sbiascicando le parole con una lingua più felpata di un mollettone da materasso in una casa di riposo, ma mi permettete di fare un gioco di parole, l'oggi è il domani del ieri. Sì, grande banalità, ma è sempre rinfrescante fare un bilancio di ciò che siamo diventati rispetto a certe nostre aspettative.
COSA MI ASPUETTO DAL DOMUANEH |
"Rinfrescante? Vorrai dire deprimente" direte voi, e non avete torto perché le aspettative per noi stessi che avevamo quando eravamo bambini a cavallo degli 80 e 90 erano enormi. Ma già ne ho parlato di questo. Però, quando non sognavamo di essere astronauti o piloti di robottoni o rockstar o supereroi, ogni tanto trovavano spazio ambizioni più ridimensionate. Una delle mie ambizioni, ad esempio, era quella di fare i videogiochi, e alla fine l'ho fatto. Non ci ho fatto i soldi, ma l'ho fatto. Anzi, è andata pure molto male. Oserei dire che è stato un gran fallimento. Se me lo avessero detto allora probabilmente sarei finito preda di una malinconia infinita.
Oh beh, c'era il piano B: magari non mi pagano per FARE i videogiochi, mi pagheranno per GIOCARCI! E per scriverci, che comunque scrivere mi è sempre piaciuto (si nota?). E niente, nemmeno lì ci riuscii. Nemmeno ci provai, in realtà, quando ero in età da lavoro i videogiochi erano tutti 3D in prima persona, e di venir pagato per vomitare non è che ci avessi sta gran voglia. Però nel 1993 Doom era un'anomalia e il mercato non era ancora inondato di suoi cloni, e io passavo ancora la vita a sbavare sui giochi che leggevo sulle pessime riviste di settore. Mi immaginavo parte della rivista in cui tutti erano grandi amici, uniti dalla grande passione dei videogiochi e compagni di mille goliardate tutte assieme da raccontare all'invidiosissimo pubblico a casa. Mi immaginavo il caporedattore che mi diceva "Ex Videogiocatore, questo mese ti dò da fare Day of the Tentacle, X-Wing, Syndicate e Wing Commander Privateer tutti assieme, e con calma tu ci giochi per bene e scrivi i tuoi bellissimi articoli!" e io scrivevo quattro cazzate in croce in cui mi lamentavo del caporedattore ma sticazzi, intanto avevo giocato a tutti i giochi all'ultimo grido! Che sul mio 386 SX a 25 megahertz col cavolo che giravano, ma le fantasie avevano la loro licenza poetica, tipo che la redazione, estremamente grata per la mia prestazione, mi dava a disposizione il suo PC.
Ora, ovviamente non ho fatto niente di tutto questo, e il mio lavoro serio attuale nonché la mia scelta di indosre la cravatta cinque giorni su sette in un posto in cui la cravatta non è obbligatoria nel 1993 le avrei viste come aberrazioni. Ma già allora, inconsciamente, stavo iniziando a rifiutare l'essere PaZzArIeLlI che veniva sbandierato dalle redazioni di altre deplorevoli riviste di settore come TGM.
E quindi a maggio 1993, rendendomi conto che TGM a scrocco non è abbastanza, e PC Action, pur avendo un dischetto omaggio, scialacqua un sacco di pagine con articoli su programmi che videogiochi non sono, e dunque che palle! Ci vuole una sana via di mezzo. Videogiochi ma con un tono un po' più serio che mantenga però quel senso di "amicizia unidirezionale" che il lettore ha nei confronti dei redattori, sentendosi parte di un gruppo fittizio di cui non fa effettivamente parte soltanto perché legge le loro storie, che sono allegre e coinvolgenti senza essere autocompiaciutamente PäZzErIeLlE come nella rivale TGM.
K è quella via di mezzo. Edita da Glénat è prodotta dallo Studio Vit di Riccardo Albini, K inizialmente ripubblicava le traduzioni della rivista britannica ACE, ma questo è il numero 50, una bella cifra tonda con cui cominciare, e il contenuto è tutto Made in Italy.
Riccardo Albini è il deus ex machina di questa pubblicazione, nonché importatore in Italia dei "fantasy sports" americani, applicando il concetto al calcio e chiamandolo "Fantacalcio" (magari ne avete sentito parlare). La genialata dell'Albini sta nell'intuizione che l'italiano medio ha una repulsione totale nei confronti della matematica e anziché calcolare i risultati in base a tediose statistiche precise e inattaccabili, basa tutto sui voti della Gazzetta dello Sport, facendo sì che il fantacalcista furbo basi la propria strategia sulle cotte calcistiche ed il poetare ore rotundo di quei falliti che scrivono sulla rosa cercando mestamente di emulare quel sopravvalutatissimo ubriacone pavese. Ma sto divagando. Diversi anni dopo, dopo aver lasciato un lavoro serio che mi aveva permesso di pagare le bollette e l'affitto per ben sei anni, mi fu detto che la direttrice generale dell'azienda dove lavoravo era la moglie del suddetto Albini. Ora non so se 'sta cosa sia vera, ma se così fosse mi sarei avvicinato alla mia aspirazione infantile riducendo i gradi di separazione tra me e K a due. Non male, no?
K è quella via di mezzo. Edita da Glénat è prodotta dallo Studio Vit di Riccardo Albini, K inizialmente ripubblicava le traduzioni della rivista britannica ACE, ma questo è il numero 50, una bella cifra tonda con cui cominciare, e il contenuto è tutto Made in Italy.
Riccardo Albini è il deus ex machina di questa pubblicazione, nonché importatore in Italia dei "fantasy sports" americani, applicando il concetto al calcio e chiamandolo "Fantacalcio" (magari ne avete sentito parlare). La genialata dell'Albini sta nell'intuizione che l'italiano medio ha una repulsione totale nei confronti della matematica e anziché calcolare i risultati in base a tediose statistiche precise e inattaccabili, basa tutto sui voti della Gazzetta dello Sport, facendo sì che il fantacalcista furbo basi la propria strategia sulle cotte calcistiche ed il poetare ore rotundo di quei falliti che scrivono sulla rosa cercando mestamente di emulare quel sopravvalutatissimo ubriacone pavese. Ma sto divagando. Diversi anni dopo, dopo aver lasciato un lavoro serio che mi aveva permesso di pagare le bollette e l'affitto per ben sei anni, mi fu detto che la direttrice generale dell'azienda dove lavoravo era la moglie del suddetto Albini. Ora non so se 'sta cosa sia vera, ma se così fosse mi sarei avvicinato alla mia aspirazione infantile riducendo i gradi di separazione tra me e K a due. Non male, no?
Apriamo la rivista, il cui scan è gentilmente fornito dall'ottimo Oldgamesitalia (poi magari altri siti diranno che sono stati loro a trovarlo e Oldgamesitalia se n'è appropriato, non importa) e troviamo questo bellissimo ibrido dell'Amstrad. Da un lato è PC, dall'altro, nel case, ci hanno infilato un segamegadrive così si può giocare a Sonic sul computer! Strafigatissima, no? Un sogno, se penso alle rosicate nei confronti del mio amico M.B. Bah, no: l'Amstrad mi sapeva di sciatto, vedevo il mio amico che aveva l'Amstrad (con il plurimenzionato "Club della Rana") e aveva sempre un sacco di problemi.
L'editoriale! C'è molto meno spazio per l'autofellazio che in TGM. Sì, ci autocelebriamo perché siamo arrivati al numero 50 e siamo superfighi, ma continuiamo a impegnarci per migliorarci (benissimo) e quindi... un bel questionario per chiedere ai lettori che cosa gli piace leggere, come si può migliorare la rivista, e a cosa si può dare spazio. Sono i principi del cosiddetto "Participatory management" e in una buona parte dei casi (molto buona) sono una 【sesquipedale presa per il culo】. Nel migliore dei casi sono un'inutile perdita di tempo, uno zuccherino che serve a far sentire i dipendenti più coinvolti e più parte del gruppo (fino a quando non si rendono conto che le loro opinioni finiscono dritte dritte nello sciacquone). Nel peggiore dei casi sono una rinuncia da parte del management a fare l'unica cosa che si suppone che il management faccia: prendere decisioni. L'illusione della democrazia diretta, sia sul lavoro che su una rivista, che in altri ambiti, dura fino a quando non ci si rende conto che è impossibile soddisfare tutti quanti. Semplicemente non funziona.
Altra cosa che non ho mai capito: tra i redattori c'è anche tale Alessandro Cattelan. È lo stesso Cattelan che fa il conduttore televisivo? No perché secondo Wikipedia, nel 1993 avrebbe avuto 13 anni e se lo hanno mandato al CEBIT di Hannover non accompagnato dai genitori mi girano un po' i coglioni.
Altro trafiletto interessante: i premi dei giochi dell'anno appena passato, dati a una delle tante fiere dell'informatica di consumo. Notare come ovunque il gioco dell'anno sia un'avventura della Lucasarts, tranne in Francia dove (soliti sciovinisti) è Alone in the Dark e in Italia è Streetfighter II. Con questo cosa voglio dire? Non lo so.
Invece è interessante il premio oscar del software Amiga, specialmente il miglior software professionale di produttività, che è il compilatore C prodotto da SAS, software house con cui lavoro al giorno d'oggi nel mio attuale lavoro serio (almeno fino a quando non farò una partita a footbag). Si diceva le coincidenze, no?
Elio e le Storie Tese! Prima che discendessero in una spirale di disagio causata dai fan fondamentalisti che sentono il bisogno di sciorinare a ogni pié sospinto del nozionismo sulle citazioni fatte all'interno delle canzoni. Questo "Mario Panda Voiello" mi pare il tipico fan fondamentalista di cui sopra, il quale ha nei confronti del Complessino il timore reverenziale che un signor nessuno come me avrebbe avuto nei confronti della redazione di K, escluso "Mario Panda Voiello". Notare anche il riferimento al panico morale sui videogiochi che fanno male. Ci torniamo.
Ah, anche qui comunque non si rinuncia ai calembour idioti nei titoli. "MiCDiale!" per parlare del Philips CD-i, che è una roba che non si è cacato praticamente nessuno. Beh, apprezziamo l'onestà del non stracciarsi le vesti in preda all'hype come si faceva sul 3DO. Però attenzione, in questo piccolo check-up per verificarne lo stato di salute si scommette sulla riscossa del cd interattivo Philips perché tra poco potrà essere letto anche dai PC MS-DOS e dai Mac! Il che mi fa molto ridere ogni volta che leggo qualche previsione di futurologi improvvisatisi aruspici che scrivono le loro cazzate sui giornali generalisti.
Anteprima: Lost in Time! Grafica digitalizzata della Coktel Vision, roba all'apparenza fichissima. Lo presi pure originale anni dopo, in edizione economica ovviamente. Prima o poi lo faccio. Il titolo è estremamente blando, chiaramente il titolista qui è in preda al tavò.
Qui invece il titolo mi ha causato un "facepalm" talmente forte che l'ho tagliato. Il titolo era "Due candelotti di Dynabyte", la software house genovese già autrice di Nippon Safes Inc. (a cui non ho mai giocato ma che a volte avevo sentito il bisogno di provare anche per sostenere il Made in Italy) e che di lì a poco, come già visto qui, avrebbe fatto uscire un gioco semi-porno con le donne nude renderizzate in 3D in piena "Uncanny Valley": Late night Sexy Tv Show! C'è pure uno screenshot, e le pecette di censura sui capezzoli della protagonista non ce le ho messe io. Tube Warriors, invece, è l'ennesimo clone di Street Fighter 2 (gioco dell'anno!) ma è per Amiga, e nel 1993 ormai l'amiga non se lo caca più nessuno.
"Mai dire K" ovvero la celebrazione per i 50 numeri pubblicati. Ecco, qui c'è un po' una degenerazione nel "oh, come siamo PaZzI!" ma sempre e comunque in un certo limite di serietà. Che la canzoncina riportata nel sommario riprenda la sigla di Colpo Grosso lo capisco solo ora rileggendo, anche perché Colpo Grosso ai tempi lo vedevo di nascosto di notte, deglutendo a fatica, e dunque chi stava a sentire la sigla? Che peraltro era quella della prima edizione, nel 1993 mi sembra che Umbertone Smaila cantasse "Ci hai presente Colpo Grosso?" Credo.
Ma ecco i TOP 50: i migliori giochi mai recensiti da K fino ad allora. Sì, vi ho già mostrato nell'articolo su Populous come il seguito fosse il gioco più bello di sempre secondo questa rivista. Il vero gioco più bello di sempre (secondo me, s'intende) qui non c'è, ma ci sono robe scandalose tipo ATP-Airline Transport Pilot al sesto posto o il confusionario B.A.T. e l'autocompiaciutissimo e ipocritissimo Balance of Power (di cui ho parlato qui) a 960. E Civilization fuori dalla classifica. Il che spiega come mai non dia dei voti quantificabili ma mi limiti a dire se un gioco è merda o no.
E parlando di merda, l'unico gioco che ho toccato della lista dei flop 50 è Ghostbusters II (ci sta). Gli altri che sono riuscito a vedere mi paiono quasi tutti per Amiga, Atari ST ed altri e molti di loro sono conversioni e tie-in. Questo "Disk 15", che ha preso solo 163, non ho idea di cosa sia. Teenage Queen ce l'ho presente ma solo perché è uno strip poker. Mi lascia perplesso che Might&Magic I abbia preso solo 441, ma non è specificato quale versione.
Altro momento di autoironia, i titoli più stupidi della storia. Eh, ma qui mi si frega il lavoro! Molto bello anche il mea culpa alla fine di tutto in cui si ammette che forse il voto 800 ad Another World è un po' pochino. Bah! In realtà secondo me ci sta tutto, visto quanto è breve, allungato dal numero frustrante di morti che capitano a ogni pié sospinto. Diciamo che qui i redattori, sopraffatti dalla saggezza della folla, abbiano fatto dietrofront e abbiano negato la loro sensazione "di pancia" di gioco mediocre per cospargersi il capo di cenere e stracciarsi le vesti pensando al capolavoro di Eric Chahi.
Prima di iniziare con le recensioni, ecco un classico di K: i giochi parametro. Marò quanto ci hanno menato il tarello con i giochi parametro, ragazzi. Una roba estremamente arbitraria che serve solo a invogliare il povero coglione di turno (presente) ad accaparrarsi tutti i giochi quivi menzionati. È anche una grande fonte di dramma. Un tale Marco Vallarino (credo) in un altro numero, scriverà alla posta di K protestando che il gioco parametro per gli adventure è Monkey Island 2 e non un gioco testuale. Successivamente intere schiere di sfigati (presente) resteranno indispettiti quando Monkey 2 verrà spodestato da quella ciofeca di Return to Zork. Sic transit gloria mundi.
Formidabili quegli anni però: capitava che in un numero ci fossero contemporaneamente Strike Commander (qui non riportato) e Ultima 7 Part 2: Serpent Isle, roba che veniva dalla stessa software house (la Origin) e spaccava tutta la concorrenza, oltre che la nostra autostima: i requisiti hardware erano praticamente irraggiungibili da noi poveri mortali, che stavamo lì a lamentarci e a sbavare (figurativamente) su quello che era un postalmarket del preadolescente.
Il mondo economico barcolla sotto i continui attacchi dell'incalzante recessione, ma sticazzi, esce Superfrog per Amiga, un tentativo di copiare i platform delle console mettendoci i furry disegnati da Eric Schwartz! Oggi ci si attaccherebbe ai social a frignare che la gente (chi?) non ha il pane, e consentitemi dunque di essere un attimo nostalgista e di dire che dovendo scegliere preferivo quando ci si attaccava all'amiga a giocare a 'sto insulso platform sponsorizzato da un'imbevibile bevanda zuccheratissima. Tiè.
Entity! Platform francese con protagonista dalle tette grandi. Il mio compagno di classe B. (quello che non si presentava benissimo e che era stato paragonato al governatore Phatt di Monkey Island 2) sosteneva di avercelo, assieme ad altri giochi che desideravo avere, ma non me ne feci mai passare nessuno. Un po' perché in quel periodo (parliamo di un anno o due dopo l'uscita di questa rivista) stavo intraprendendo la strada della disintossicazione dai videogiochi, un po' perché visto il senso dell'igiene discutibile del povero B. avevo paura che mi attaccasse qualche virus informatico. Povero B. Mi sento un po' uno stronzo. Notare comunque come ci sia scritto che per le curve della protagonsita più di unr edattore sia caduto in una paurosa trance. Altro che crisi epilettiche da videogiochi! Eh sì, sfiga a parte l'hot topic era il panico morale sull'epilessia. Ci ritorno, promesso.
Desert Strike! Gioco ambientato in una finta guerra del golfo. Il redattore commenta "Speriamo di non dover mai più vedere un vero conflitto in quest'area del globo", Dick Cheney legge K e dice "Vaffanculo quanto mi fa girare le palle 'sta spocchia, ora gliela faccio vedere io" e 10 anni dopo, voilà! Seconda guerra del golfo. Grazie K.
Dicevamo, il panico morale sui videogiochi. L'introduzione della posta di Matteo Bittanti detto "il filosofo", noto per il suo stile di scrittura catalizzatore di elefantiasi scrotale (un po' come il mio, insomma). In questa intro il Bittanti si scaglia contro le figure d'autorità e i cosiddetti "mainstream media" a proposito dei videogiochi. Tra l'epilessia e la violenza sembra che "i grandi" vogliano portarci via i videogiochi o imporci roba "buonista"! Orrore! Il panico morale da panico morale! Le stesse medesime paranoie che affliggono i fanatici delle armi negli Stati Uniti, perennemente convinti che il malvagio governo gli venga a rubare i fucili da un giorno all'altro. Poteva mancare l'ennesima critica agli psicanalisti, lanciata con la stessa foga di L. Ron Hubbard? Ovviamente no, perché se Vera Slepoj vuole portarci via quella merda di cartoni giapponesi, ovviamente Jacqueline Amati Mehler ordinerà ai nostri genitori di scegliere i videogiochi per noi. Per concludere con l'accorato e quasi lacrimoso appello: "Lasciateci giocare in pace!" Bittà, gioca tranquillo, sono passati 26 anni e i tuoi giochini violenti non se li è portati via nessuno.
Sarei comunque curioso, tra parentesi, di vedere se lo stesso meccanismo per cui molti sessantottini sono entrati, un quarto di secolo dopo, nelle file di Forza Italia, si ripete per i videogiocatori di allora. Per un buon RedBavon che descrive bene la storia dell'isteria di massa per ciofeche come Night Trap e che fa un'ottima retrospettiva sul panico collettivo per la violenza nei videogiochi (panico rigorosamente scemato dopo che i videogiochi sono diventati eSports e hanno iniziato a girarci attorno tanti soldi) ci sono tanti quarantenni, ormai cinquantenni che si sono consumati il joystick nei primi anni 90 per poi postare su Facebook delle immagini idiote in cui danno addosso ai giovani che si rincoglioniscono con Fortnite, perché loro, a quell'età lì, pensavano alla figa.
Bah. Io ammetto che a me i videogiochi hanno fatto estremamente male, non tanto perché mi abbiano ispirato chissà quale violenza (sulle origini degli istinti violenti sono quasi interamente d'accordo con Alice Miller, e magari prima o poi ne parlerò, se e quando ne avrò il coraggio). I videogiochi mi hanno fatto male per avermi portato a isolarmi in un mondo interiore alternativo a un Vecchio Paese che non mi soddisfaceva e a un mondo esterno che era strapieno di pericoli e a cui dovrei essere stato estremamente attento a livelli insopportabili.
Sarei comunque curioso, tra parentesi, di vedere se lo stesso meccanismo per cui molti sessantottini sono entrati, un quarto di secolo dopo, nelle file di Forza Italia, si ripete per i videogiocatori di allora. Per un buon RedBavon che descrive bene la storia dell'isteria di massa per ciofeche come Night Trap e che fa un'ottima retrospettiva sul panico collettivo per la violenza nei videogiochi (panico rigorosamente scemato dopo che i videogiochi sono diventati eSports e hanno iniziato a girarci attorno tanti soldi) ci sono tanti quarantenni, ormai cinquantenni che si sono consumati il joystick nei primi anni 90 per poi postare su Facebook delle immagini idiote in cui danno addosso ai giovani che si rincoglioniscono con Fortnite, perché loro, a quell'età lì, pensavano alla figa.
O a interpretare il mediocre Bottini nello sceneggiato su Cuore girato da mammà |
Sempre per continuare lo scandalo, ecco trafiletti di giornale e citazioni che creano il senso di accerchiamento dei potenziali hikikomori che sono il bacino d'utenza della fecale stampa di settore. Il commento del cardinal Martini, che proprio scemo non era, applica al mondo del lavoro quello che ho detto al paragrafo precedente. Cavolo, quest'affermazione è ancora più attuale ora che con il computer si annullano le comunicazioni interpersonali riducendole a grotteschi e vuoti simulacri discretizzati in numero di "mi piace" su Facebook. Per dire l'intelligenza dei redattori della stampa di settore, in un'altra rivista, allo scandalo della pedofilia che viaggiava su internet un redattore (che di certo non era Bittanti) scrisse qualcosa tipo "Che stronzata! Il solito accanimento dei media contro le nuove tecnologie, contro il nostro mondo! I pedofili comunicano via internet? E allora? Una volta i pedofili avrebbero comunicato via lettera!" Questa frase mi è rimasta in testa (pur non ricordando chi fosse il redattore) perché in quel momento mi sono reso conto che non avrei potuto lavorare nella stampa di settore: non ero sufficientemente stupido come la merda.
Salto a pié pari la rubrica delle soluzioni (in questo numero c'è Ultima Underworld 2, che per me è molto importante, e quando troverò il coraggio vi spiegherò perché) ma vorrei chiudere mostrandovi il racconto cyberpunk pubblicato da un lettore. Christian Brioschi, io non so chi tu sia, ma se rileggendo questa tua creazione ti sei sentito un grandissimo sfigato, non preoccuparti, si chiama adolescenza. Un abbraccio forte.
Ma davvero era così tanto meglio di TGM? Oddìo, non oserei dire meglio, K era più seria e più autocompiaciuta della sua serietà. C'erano meno battute idiote, c'era comunque uno spirito di gruppo che trasudava per nostra grande invidia, e insomma, boh. Oddìo, no, a ben pensarci non era poi così meglio.
Ma non è che questo tuo sollievo per non aver fatto il redattore è una forma di "volpe-e-uvismo"? Ah beh, certo che sì, a voi avrebbe fatto schifo essere pagati (anche poco) per scrivere di videogiochi?
"Disk 15" era della Cascade, un imbarazzante discendente a 16 bit della vecchia compilation "Cassette 50" con giochini a caso in basic. Non ricordavo fosse stata recensito da K, immagino in uno dei primi numeri...
RispondiEliminaBeh! AndreaP, lei ha vinto un sigaro! (il secondo dalla fondazione di questo umile blog insignificante). Grazie per aver squarciato il velo su un dubbio che mi dura (non senza pause lunghe) da 26 anni.
EliminaI primi numeri di K erano mera traduzione di una rivista albionica, quindi il voto clamorosamente basso penso derivi pure da quello.
Sì, ricordo, di ACE. A questo punto vorrei recuperare la fantomatica recensione e provare questi giochetti presentati su "Disk 15": essendo stati realizzati per Atari ST, sono pane per i miei denti...
EliminaMi rendo conto che ho appena mancato il bellissimo calembour "da rivista albionica a rivista albinica" e non so se mi sento più sporco per averlo mancato o per averci pensato ora.
EliminaRiccardo Albini aveva fondato una rivista di videogiochi? Lo apprendo qui!
RispondiEliminaSai che io ho il primo libro del fantacalcio, proprio scritto da Albini? Credo oggi sia praticamente introvabile (non ricordo se sia riferito alla stagione 1991-92 o alla 1992-93).
Fantastico Late night Sexy Tv Show!, ahah! Nella lista dei 50 giochi più flop vedo invece il mitico Gazza's Superstar Soccer!
Attendo la tua riflessione sugli istinti violenti. Concordo appieno sul fatto che i videogiochi non inducano alla violenza, mentre non direi che i videogiochi ti abbiano fatto del male.
E' stato un momento della tua vita, nulla di più.
Non so se sia il tuo caso, ma io rimpiango più di aver mangiato troppe schifezze per una ventina d'anni...ahahha
Una? Almeno quattro. Videogiochi della Jackson, Zzap!, K e poi Zeta.
EliminaIl più grande peccato che attribuisco ad Albini, comunque, è quello di aver importato in Italia il fastidiosissimo Sudoku.
EliminaI videogiochi mi hanno fatto molto male, dal punto di vista relazionale. Poi sì, è stato un momento (piuttosto lungo) della mia vita, da cui ne sono per lo più uscito perché mi sono fatto delle domande molto sgradevoli. Però avrei potuto benissimo non farmele ed essermi convinto che andavo benissimo così, quando oggettivamente così non era.
Certo che il software che va a capo nell'immagine della lista dei software migliori non avrebbe potuto vincere il premio.
RispondiEliminaNon riesco a immaginare che gioco potrebbe essere Kult-ure Klub.
P.S. Come mai metti sempre la cravatta?
No
Eliminan capisc
o di cosa tu stia parl
ando.
Kult-ure Klub è un calembour con a KULT: The Temple of Flying Saucers, noto anche come "Chamber of the Sci-Mutant Priestess". Gioco francese della EXXOS, quelli che prima si chiamavano ERE Informatique (quelli di Bubble Ghost) che poi sono diventati Cryo e hanno fatto Dune, Megarace e Dragon Lore (presenti su questi pixel). Il che mi ricorda che prima o poi dovrò parlare di Captain Blood (sempre della EXXOS, che non ha nulla a che vedere con Errol Flynn).
Metto sempre la cravatta primo perché sono fichissimo, e poi perché siccome ho iniziato a lavorare relativamente giovane (per la media italiana) quando non avevo la cravatta venivo considerato come "il ragazzino a bottega" e non venivo preso sul serio. Un giorno ho iniziato a vestirmi da uomo serio e dopo tre giorni di prese per il culo hanno iniziato a rispettarmi. Triste che l'abito faccia il monaco, ma è così.
Ho letto di (retro)gusto questo sguardo retrospettivo alla stampa specializzata di quegli anni. Se penso a quanto attendevo la pubblicazione mensile in edicola di quelle riviste (perché io ne leggevo anche più d'una, anche britannihe o americane per farmi delle idee differenti). Risfogliando quelle pagine (ho diverse testate ancora conservate) si può essere indulgenti solo considerando che eravamo giovani (quanto il medium, d'altronde).
RispondiEliminaLa "difesa" dei propri buoni ricordi ed emozioni non è da confondere con la nostalgia di una stampa per lo più artigianale e con una capacità di analisi critica poco più alta delle "teste parlanti" al Processo del Lunedì di buonanima del Biscardone. Il "culto" di certi redattori, che veniva trasmesso dalle stesse pagine auto-sbrodolanti, è quanto di più odioso di quel tipo di informazione. A un certo punto, su TGM si scriveva di tutto tranne di videogiochi.Per questo motivo,"K" sembrava meglio di "TGM" e lo era almeno in un registro, che per quanto oggi possa apparire limitato, quantomeno non ti sentivi un bimbo-minchia come quando leggevi TGM.
Perciò mi sono ribaltato dalle risate e poi rialzato sulla sedia in piedi battendo le mani in un fragoroso applauso quando ho letto del "Bitta", che - per inciso - è quanto penso anche io quando lo leggevo a quei tempi: "catalizzatore di elefantiasi scrotale".
Aggiungo anche: artefatto mosaico di scrittura profumata di lezzo accademico per darsi un tono anche se sto sparando una minchiata.
Il Bitta ha anche scritto dei libri pubblicati. Fortuna che tu e io scriviamo dimmerda su dei blog(ghe) dimmerda.
Parecchio mi viene in mente rileggendo il tuo post, ma rischio di fare una panzanella di ricordi e di finire per masticare qualche spicchio d'aglio nostalgico (ci sta bene, ma appesantisce).
Nel salutarti, ringrazio per la citazione per il mio polpettone sul panico morale e i videogiochi. Mancano un paio di puntate e se la tastiera vuole, chiudo il tema in bellezza con un post sul sesso e uno sul degno contributo itali(di)ota di Rule of Roses.
Grazie degli applausi, lusingatissimo. Magari non li hai letti, ma su TGM ho scritto ben tre articoli tre. L'amicizia unidirezionale (tu giustamente la chiami "culto") nei confronti dei redattori (che toccherà gli apici, almeno nel mio caso, con la nota rubrica umoristica "Bovabyte") fa sì che debba trovarmi a ringraziare di cuore il mezzo internet. Mettendo in contatto noi poveri mortali con 'sta gente, strumenti come i forum e i canali IRC ci hanno fatto apprezzare la loro totale mediocrità supportata (nella maggior parte dei casi) da una spocchia fuori luogo.
EliminaGiusto per informazione, e perché non ho idea di che fine abbiano fatto le riviste messe in cantina al Vecchio Paese, hai mica per caso ancora i vecchi PC Action, sempre della Xenia Edizioni (ma con floppy allegato)? Potresti vincere anche tu un sigaro.
Avevo letto il post su TGM con Kyrandia. Ma TGM di quei tempi era veramente una specie di sit-com per disadattati che da grandi volevano fare "iggiornalisti". Non nominarmi i Bovabyte che mi vengono i conati di vomito e l'orticaria alle appendici testicolari: non mi sono mai spiegato come fosse possibile che un direttore di redazione permettesse un tale sfacelo e cumulo di idiozie.Inizio a pensare che se i videogiochi sono sempre stati considerati un medium per minus habens parte della responsabilità è di questa marmaglia dall'italiano allo sbaraglio e l'assenza totale di contenuto.
EliminaMi spiace per il sigaro, ma non ho mai acquistato nemmeno un numero di PC Action.
Potrei però provare a vincerlo, con Console Mania (sempre Xenia) e, per par condicio, Game Power (Studio Vit). Il livello delle riviste per console era anche più infimo.
Sei sempre in tempo per vincere un sigaro, ma temo che Consolemania non ti aiuterà a farlo: L'unica volta che lo lessi (a parte il già menzionato "Consolemania Corner" di TGM, che comunque scorrevo in diagonale) fu a scrocco dal mio intermittente amico M.B. che aveva il Megadrive e di cui ho scritto qui. Ricordo che M.B. rideva come un matto a leggere quegli articoli e pure io, per stare in compagnia. Il fenomeno del "Groupthink", temo.
EliminaQualcuno ha detto Console Mania?
Eliminahttps://drive.google.com/open?id=1JGfo_9g3t3iTE2NQU9lTP1ojm5MJ--Xv
https://drive.google.com/open?id=1bCzuboZvM6KXwrZuN6jAhGCLqQRMeZz_
https://drive.google.com/open?id=1feQyI28ryMy4FbBdQlE9xTLtppon5l1I
(eh, tocca fare copia/incolla)
Dimmi pure che rosico, ma non riesco a tollerare l'idea che questa gente venisse pagata.
EliminaBelli questi post sulla stampa di settore.
RispondiEliminaClasse 1980,possessore di amiga 500 da giugno 91,ribassato di prezzo e avviato verso un'inesorabile fine anche se ancora non era chiarissimo.
L'assuefazione per queste riviste era tale da farmene comprare regolarmente, per un certo periodo, tre, rispettivamente le già citate TGM,K e C+VG, quella che metteva i teschi nei commenti dei giochi brutti e in cui, se non ricordo male, emigrò qualche componente di TGM in particolare Marco Auletta, non so se lo ricordi.
La sudditanza verso questi redattori, che vedevo come i fratelli maggiori che non avevo,e il loro umorismo autoreferenziale era tale che occasionalmente compravo anche zzap pur non avendo mai avuto un 8 bit(avevo un NES prima di amiga ma zzap non trattava consoles). Avevo anche qualche numero di Guida ai videogiochi, rivista formato guida tv e in vacanza al mare, nell'edicola di paese acquistai il loro almanacco, un compendio enorme delle uscite videoludiche in cui si davano voti altissimi a cose oscene come la conversione Amiga di Strider di Capcom.
Concordo che Bovabyte fosse atroce, in particolare il personaggio del Pastore che mi sembra avesse un occhio fuori dall'orbita,una pecora sulle spalle e sbavava(letteralmente) per l'hardware più "pompato". Credo che nel loro immaginario dovesse rappresentare l'utente ossessionato dall'avere sempre l'hardware più recente.
Nella prima adolescenza, grazie a buone amicizie, sono riuscito a moderare il mio interesse per i videogiochi altrimenti avrebbero fatto molto male anche a me.
Grazie del commento! E certo che ricordo Marco Auletta, la cui persona non ho mai capito fino in fondo. Era da un lato quello che ci credeva tanto ("il vendicatore di redazione" era chiamato lato PC Action) e dall'altra parte era un po' uno zimbello. Ma sì, l'autoreferenzialità era qualcosa di agghiacciante, specie per quanto riguarda Bovabyte, e prometto che appena ho il coraggio parlo delle mie personalissime esperienze. Ma non oggi.
EliminaGrazie anche di essere un amighista di quelli non stereotipati, ovvero di quelli che si lamentano continuamente di essere stati fregati dalla storia perché avevano la migliore macchina di tutte eppure per un oscuro complotto l'Amiga purtroppo non c'è più. Benvenuto e mettiti comodo!
Mi piacerebbe sapere che giochi hai fatto e se hai considerato che l alfabetizzazione computer in italia parte dal 2010( giochi= lavoro serio ) e prima..anche con molta volontà corsi non ne trovavi e aprire un manuale " non era semplice " ..ci voleva il manuale del manuale!
RispondiEliminaMagari prova a fare un reboot dei tuoi giochi ( senza dirmi " non posso ..o.." non sono portato"..)
Freddie mercury ci mette circa 10 anni..
Per non parlare della rovio..
Beh, per questioni di lavoro serio (molto meglio retribuito di un lavoro da sviluppatore di videogiochi) non ho proprio né tempo né energia per dedicarmi a fare reboot. Scrivere è una roba che faccio nei ritagli di tempo, ma programmare, fare grafica (soprattutto quella) e pure musica è uno sbattimento decisamente superiore. Quindi se avessi le famose 48 ore al giorno (col resto del mondo che ne ha 24) potrei pensarci, ora come ora devo aspettare che la prole vada a vivere da sola.
EliminaI giochi che ho fatto, se mai alla fine del blog dovessi fare un coming out su chi sono, magari chiuderò facendo articoli su di loro (comunque non ci vuole un genio a capire chi sono stato nelle mie vite precedenti). Puoi stare certo che il giudizio sarà lo stesso per tutti, comunque: merda.
Carissimo, sorvolando velocemente su come abbia scoperto il tuo blog (indizio, uno dei peggiori giochi tu abbia recensito e che mi son testé ritrovato tra le mani in versione scatolata originale), apprezzo il tentativo di scrivere sulle pessime riviste di videogiochi che ci beccavamo all'epoca.
RispondiEliminaSorvolando sull'orrido e forzato clima di goliardia che doveva regnare, le recensioni in particolare lasciavano basiti. Voti altissimi a cacate indecenti che non si ricorda nessuno, ma ok, qui potremmo dire "gusti personali".
Di recente però ho ritrovato alcuni numeri di PC Game Parade e ho letto cose aberranti: avventure grafiche recensite senza neanche aver giocato un quarto del gioco stesso, non dico metà. Giudizi dati non si sa bene su quale base, articoli fatti solo per mettere in fila battute non divertenti. L'abominio.
E sì, è arrivato il momento in cui voglio anche io sputtanare certe riviste sul web e in inglese, così almeno rivendico tutti i pessimi acquisti che mi han fatto fare.
D
Uno dei peggiori giochi che io abbia recensito, eh? Potresti essere un po' meno vago?
EliminaPC Game Parade per un po' lo avevo preso pure io, anzi avevo pure preso una delle primissime uscite quando ancora aveva ild ischetto e si chiamava "PC GAME POWER" e incluso al dischetto c'era Kung Fu Louie. Della versione più recente di quella rivista ricordo la recensione entusiastica di Timegate: Knight's Chase, praticamente Alone in the Dark coi templari, che aveva tutta la merda degli Alone in the Dark, senza la parte esaltante della novità della grafica di un alone in the dark (era il 1996). Gli screenshot erano delle prime due o tre schermate, tant'è che mi chiedevo se non avessero recensito il demo.
Sentiti pure liberissimo di sputtanare 'sta gentaglia, se li meritano tutti gli insulti.
di K non sopportavo i voti espressi in centesimi che mi son sempre sembrati una cagata e sempre pompati. Diciamo che se un gioco prendeva un voto <800 faceva schifo sul serio. Poi vabbe, tendevano ad esaltare alcuni giochi che di fatto non erano nulla di che, ma era un errore condiviso con le altre riviste (tgm in primis)
RispondiElimina