lunedì 4 febbraio 2019

Monkey Island 2 - LeChuck's Revenge (seconda parte)

Nella scorsa puntata del blog dell'ex videogiocatore!

Arroganza preadolescenziale!

Profanazione di tombe!
Incantesimi vudù!
Ed ora, la conclusione!


Beh, lo so: molti di voi non aspettavano altro che l'articolo dell'Ex Videogiocatore su Monkey Island 2, e l'ex videogiocatore sinceramente non aveva tanta voglia di farlo perché pure lui vorrebbe evitare di inzozzare i ricordi di giochi belli scoprendo che in realtà non erano poi sto granché. Finora l'impressione è che comunque Monkey Island 2 sia un gioco ben fatto, ma che non sia sto capolavoro di umorismo che ricordavo, e il suo protagonista Guybrush Threepwood, che nel primo episodio era un adorabile imbranato, ora è un bamboccetto pieno di sé che si comporta con la stessa spocchia che potrebbe avere un 13enne che ha dato un bacio sulla guancia a una ragazza per la prima volta e pensa che il momento in cui si copula sia lì dietro l'angolo e tratta tutti di merda perché è convinto di aver già alle spalle il "rito di passaggio" che secondo Hoffer ci porta all'età adulta. Ma è tutta posa, purtroppo, e dico purtroppo perché lo sfanculamento dei genitori è un passaggio auspicabile, ma ahimè, a non prendersi responsabilità si sta troppo bene, e si finisce che si arriva ai 35 anni chiedendosi come mai Topolino ha perso la magia.

Repetita iuvant: siete cresciuti, alla biologia non si sfugge, a livello molecolare il vostro cervello è fatto di materia completamente diversa da quello che avevate a 8 anni, e sono altre le cose che creano la magia che tanto andate cercando. La ricerca della ritenzione forzata dell'infanzia vi fa rende patetici a livello di Massimo Boldi nel film "Cucciolo".

Con la differenza che alla fine restate soli
perché Claudia Koll ha preferito diventare una suora laica
Io invece, cercando di esplorare le memorie legate a questo gioco cercando di essere il più oggettivo possibile (che non è possibile, ma ci si prova, comunque), ora vi racconterò di quando Monkey Island 2 l'ho sognato, e non era proprio come tutti lo ricordiamo. Bene, ho detto la scorsa puntata che Monkey Island 2 ce l'aveva un mio amico ma non riuscivamo a farlo partire per via della storia del Backup/Restore. Gli screenshot li avevo visti sulle riviste di settore, quindi sapevo che aspetto avesse, ma il sogno che feci me lo ricordo ancora. Praticamente, Monkey Island 2, nel mio inconscio, era un gioco in prima persona, sullo stile di Legends of Valour, ma senza interfaccia utente, un RPG/adventure in prima persona, con tutti i problemi di orientamento (ancor prima che di stomaco) che ne conseguono. Ma la cosa più agghiacciante era che il Guybrush del gioco da me sognato era estremamente fragile, e ogni volta che toccava un muro o qualsiasi oggetto, la visuale non era più in prima persona ma si spostava all'esterno, con il protagonista (che non somigliava minimamente al Guybrush dei videogiochi reali) che inciampava e cadendo si trasformava in uno scheletro (tipo Paul Atreides in Dune, ma più animato). Toccando invece un altro dei passanti, il narratore diceva, con voce perfettamente registrata (e al tempo avevo soltanto avuto esperienza del PC Speaker) qualcosa tipo "Bravo Guybrush! Adesso hai una moglie!" e la visuale si spostava di fuori facendo vedere il nostro protagonista e la passante che si erano fusi in un'orrida chimera di arti e pezzi di corpo umano posti a caso. 

Quando raccontai il mio sogno (senza le parti spaventose, perché non volevo ammettere di essere un cacasotto) al mio amico che non riusciva a far andare Monkey Island 2, lui mi disse che un gioco così avrebbe fatto cagare, predicendo correttamente il mio fallimento come creativo nell'industria dei videogiochi. Avrei dovuto ascoltarlo, ma come si dice, il senno di poi ci vede benissimo.

Beh, insomma, nessun problema. Eravamo rimasti a Guybrush che riesce finalmente a lasciare Scabb Island, e ora che l'Embargo di Largo è sollevato, siamo alla seconda parte.


I quattro pezzi di mappa! Ne aveva parlato Wally il cartografo a cui abbiamo ciulato il monocolo, e ci aveva raccontato della storia di questi quattro pirati che avevano trovato Big Whoop e si erano divisi la mappa tra di loro. Nel frattempo...


...nel profondo dei Caraibi, assieme all'isola di Mêlée e di Scabb, c'è pure la fortezza di LeChuck, che nel primo episodio aveva una nave fantasma e ora ha un intero scoglio adibito a castello, con sassi a forma di teschio e il cortile allagato. Bah. L'avrà costruita lui o l'avrà occupata? In ogni caso, anche Largo è presente e dopo aver fornito la barba chiede se il processo di risurrezione di LeChuck è completo.


Beh, lo è, ed effettivamente ora LeChuck è molto meno trasparente e più putrescente che nel primo episodio. La barba però non è blu, c'è qualcosa che non mi torna. In ogni caso, mentre LeChuck pianifica la vendetta contro Guybrush chiedendo al mascherone vudù una bambola fatta bene, io guardo la penna che ha sul cappello e, confrontandola con la copertina scopro che è un uccello morto! Bellissimo dettaglio che non può non portarci alla  mente la quartina satirica del poeta trentino Giovanni Prati a proposito di Marco Minghetti, presidente del consiglio dei ministri del Regno d'Italia e appassionato cacciatore:

« Andò Marco alla caccia e con le fisse
pupille un augellin prese di mira;
ma Laura impietosita a Marco disse:
Perché tiri all'uccel che a te non tira? »


Capiamo dunque, con un ulteriore sforzo di logica, come mai il governatore Marley abbia rifiutato le avance di LeChuck quando era ancora vivo.


Nel frattempo, sulla mezza-nave casa del capitano Dread, Guybrush si mette in marcia per trovare Big Whoop, come prontamente dice rivolto alla telecamera. Visto che siamo fermi in mezzo al mare, direi che è ora di decidere verso che isola recarsi.


Dando sfoggio di un'eccellente manicure, Guybrush deve scegliere una fra le tre isole che Dread è in grado di raggiungere: Scabb, Phatt e Booty. Ma siccome sono antipatico, proviamo a cliccare a caso dove non ci sono isole, e l'escalation di figure geometriche proibite che ne consegue mi fa molto sorridere. Sorridere, eh, non stramazzare a terra dalle risate. Un po' come quando si scrive "LOL" su internet e in realtà si sta sospirando con la testa mestamente appoggiata sulla mano.


Beh, basta cazzate. Andiamo a Booty Island, consapevoli di tutte le volte che sentiremo dire "Booty" per parlare di glutei femminili, ci verrà perennemente in mente questo gioco. E onestamente, il Governatore Marley non è che abbia poi così sto bel culo. La parodia di Indiana Jones, con la linea che traccia il percorso da Scabb a Booty, piena di deviazioni perché Dread è un marinaio un po' del cazzo, diventa noiosa abbastanza in fretta. Fortunatamente, questa gag non verrà ripetuta ogni volta che ci spostiamo da un'isola all'altra, e questo lo apprezziamo.


Il primo pezzo di mappa si trova in questo negozio a Booty, e ci vogliono sei milioni di pezzi da otto per acquistarlo. Nella versione facile sono solo 200 e possiamo già accaparrarcelo senza dover fare un enorme pezzo di gioco. Sei milioni di pezzi da otto oppure un pezzo di nave affondata. Oh beh, mi ero dimenticato anche che la strega vudù su Scabb ci aveva passato un libro che parlava dei titolari 4 pezzi di mappa, e (tadadàn) apparentemente uno dei quattro pirati era imparentato con il governatore Marley. Ah, la Lucas e la loro tradizione di far girare tutto attorno a poche persone! Che palle. 

Comunque, la storia dei quattro pirati mi fa venire alla mente il libro comico per bambini "Quattro Pirati e Mezzo" di Margaret Mahy, di cui lessi qualcosa da molto giovane. "Mari Stregati" (On Stranger Tides), invece, che si suppone abbia ispirato Gilbert per questi giochi, invece, non l'ho mai letto. Magari un giorno potrei farlo, o magari lo leggerà mio figlio. O magari leggerà il cavolo che gli pare perché di certo non gli forzerò la passione per le cose che ho avuto io. Che poi manco è chissà quale passione quella che ho per Monkey Island ora. Al tempo, magari, ma è anche per questo che mi fanno ridere quelli che scrivono che a 21 anni hanno una passione e non pensano che cambierà mai.


Intanto compriamo uno specchio con il vecchio trucco dell'inganna-il-pappagallo-con-un-sacco-che-ha-un-pappagallo-dipinto-in-modo-che-lo-creda-uno-specchio, che scritto così ricorda un artifizio usato spesso dalla sopravvalutatissima Fallaci, che sopporto a fatica, per quanto in gioventù avessi un odio viscerale nei confronti di Fernanda Pivano. È una storia lunga, mi sa che ne ho già parlato su questi pixel, se non l'ho fatto me lo segno che poi lo faccio.


Fuori dal negozio su Booty, abbiamo una giovane imprenditrice dai capelli rossi. Menzionerei il noto proverbio veneto sulle particolari predilezioni in termini sessuali da parte delle rosse, ma già lo feci una volta non rendendomi conto che di fianco alla persona a cui lo raccontavo c'era una ragazza dai capelli rossi (che fortunatamente non sentì, o non volle sentire). Quindi insomma non lo menzionerò. La fanciulla in questione si chiama Kate Capsize, che è una presa in giro dell'attrice Kate Capshaw ("to capsize" in inglese significa "ribaltarsi" riferito alle barche), che proprio nel 1991 aveva sposato Steven Spielberg, dopo aver lavorato con lui in "Indiana Jones e il Tempio Maledetto". L'ho sempre trovata la meno affascinante dei tre "love interest" dei tre film di Indiana Jones che ho visto, ma non è che Spielberg sia sto gran pezzo d'uomo. Comunque, 6000 pezzi da otto per noleggiare la sua nave, con cui andremo finalmente a visitare il pericolosissimo e proibitissimo tronco di cono.

Peraltro "Tronco di cono" era anche un soprannome dato (non da me) a un tizio che ogni tanto si vedeva in giro per i corridoi dell'università, un eterno fuori corso che viveva nel laboratorio dei PC e che a tempo perso collaborava come sysadmin. Era chiamato così perché aveva la forma di un tronco di cono da cui spuntava la testa, ma non dal piano superiore del tronco di cono, bensì dall'apotema.

(Giusto per dire, dietro Kate c'è il negozio di Stan, che ho bellamente ignorato nel primo episodio e lo faccio anche qui. È il mio blog, e faccio quel che mi pare)


Ah! La gara di sputi! Sezione divertente, ricordo che mi faceva molto ridere il fatto che ci si poteva presentare col nome di battaglia "Capitan Catarro", che era molto divertente, al tempo. Un po' tipo il pollo di gomma con la carrucola in mezzo. Molto divertente anche la frase ad effetto "Capitan Catarro è in casa!" detta dal capo sputo quando partecipavamo. Ma questo avviene più avanti nel gioco, e sinceramente mi sa che ho il tavò di arrivare fin là.


Intanto andiamo all'isola di Phatt. "Phat" è slang americano degli anni 80 che è tipo un sinonimo di "Cool" "Rad" "Bad" (usato come disfemismo, inteso nel senso di "good"). Pare che PHAT sia l'acronimo di Pussy Hips Ass Tits, per dire che una donna ha tutte le cose a posto (e quindi è attraente). Ma credo che in questo caso PHATT sia usato come assonanza di "Fat", ovvero grasso, e sto cercando di trovare significati dove non ce ne sono, forse.


Sbarcati su Phatt, questo tizio enorme che non si mescola bene col resto della grafica (troppo stile cartone animato, no?) ci arresta e ci porta a casa del governatore Phatt. Notare che l'insegna da ricercato mostra Guybrush di Monkey Island 1 con un paio di baffi disegnati. Vi ho già detto la storia dell'importanza del pelo facciale ai tempi della pre-pubertà, no? Ecco.


Mica male la casa.


Ed ecco il governatore Phatt, che in effetti è grasso. Non fa una piega, per quanto manchi di sottigliezza (e non sto parlando della silouhette del governatore). Nel retro della scatola del gioco, c'è proprio questo screenshot, e la didascalia è "state lontani dalla Macchina del Cibo", come se fosse un enigma da risolvere. Beh, non lo è.


Quando andai a casa del mio amico a vedere Monkey Island 2 (che nel frattempo aveva comprato e installato) prima di arrivare a questa sequenza mi avvisò dicendo "ecco, adesso c'è B." B. era il nostro compagno di classe che era abbastanza sovrappeso ed era noto per avere un senso dell'igiene piuttosto discutibile. Ora B. è sempre sovrappeso, continua a non presentarsi benissimo, ma ha trasformato una grandissima passione in un lavoro, e insomma sono molto felice per lui perché è una cosa che davvero riesce a pochissime persone. A me, ad esempio, non è riuscita (per quanto apprezzi il mio lavoro serio) e quindi mi levo il cappello e non dico nient'altro.


Ecco, qui non capisco una cosa.  Phatt dice che per permettersi vagonate di cibo frullato che gli vengono sparate in bocca ogni 5 minuti deve vendere Guybrush a LeChuck. La reazione di Guybrush è di sgomento perché LeChuck è tornato. Sì, coglionazzo, te lo aveva previsto la Signora Vudù dopo che Largo ti aveva fregato la barba di LeChuck, e ora caschi dalle nuvole? Soglia d'attenzione inesistente qui.


Prima di essere portati via in attesa che LeChuck venga a prenderci possiamo scegliere la frase ad effetto. Che è sempre la stessa (a parte le maiuscole) ed è la traduzione di un noto tormentone di Schwarzenegger. Immagino che nell'originale la parola tutta maiuscola cambiasse all'interno della frase "I'll be back" e siccome la maiuscola indica enfasi, immagino fosse tutto un modo per perculare la recitazione "legnosa" del futuro governatore della California. O forse boh.


Com'è come non è, finiamo ar gabbio. Sotto il "Materasso Hard Rock" (che immagino volesse dire materasso duro come la pietra) freghiamo una doga. Possiamo prendere il bastone e lanciarlo al cane, il quale ce lo riporterà, ma faremo di meglio, ispirandoci a un pupazzo animatronic della giostra di Disneyland "Pirati dei Caraibi" a cui si sono ispirati sia questo gioco che la saga dei film con Johnny Depp pieno di makeup che fa le faccette buffe. (Lo so, è una descrizione valida per tutti i film in cui c'è Johnny Depp).

Questa è la giostra.
E questo è il film (voi non lo vedete, ma Johnny Depp sta facendo la faccetta buffa).

Insomma, che si fa? Lo vedete lo scheletro?


Usiamo il bastone per fare leva su una tibia. A fare le faccette e il preadolescente che si atteggia stavolta è Guybrush, che con la sua ostentata sicurezza quando dice "non mi chiamano il Maestro dell'Osso per niente!" mi fa venir voglia di spaccargli la faccia con un pugno. Vabbè, abbiamo l'osso...


...e fischiando esattamente come i pupazzi del diorama di Disneyland, chiamiamo il loppide che sbavando come un terranova ci lascia la chiave per terra. Via, liberi tutti!

Più tardi.


Ora che da impuniti giriamo per Phatt scopriamo che in un vicolo c'è una piccola bisca con una specie di Ruota della Fortuna. Un tizio che somiglia un po' al "Lurido Sporco Pirata" con cui combattiamo in Monkey Island 1 gioca e vince facile. Bello, magari riusciamo a tirare su qualche soldo! Seguiamo il tizio nasuto!


In un altro vicolo c'è una porta piuttosto equivoca da cui esce una mano ENORME che fa uno strano gioco. Se questo è uno, questo cos'è? Il tizio bruttissimo indovina e ottiene il numero vincente. Noi seguiamo di nascosto e vi prego di notare l'ottimo effetto per cui l'immagine di Guybrush e anche del coglionazzo vestito come la bandiera portoghese si riflettano nella pozzanghera. Bello, sono molto sensibile a 'ste cose.


E dunque proviamo pure noi a indovinare il codice segreto. Dobbiamo indovinarlo tre volte, per evitare botte di culo. Guardando la gif animata, riuscite a intuire la logica? No? Io l'ho intuita solo di recente, ma al tempo riuscii a passare l'enigma conun semplice trucco. Salvo, tiro a indovinare, se non indovino il tizio mi dice il risultato corretto, carico, do il risultato corretto. Facilissimo!

(Il trucco comunque è che la risposta è sempre quello che segna la mano nella prima parte della domanda, indipendentemente da tutto il resto. Apparentemente era un gioco che il fratello di Tim Schaefer gli faceva sempre per farlo snervare, ed è stato messo in Monkey Island 2 all'ultimo momento.)


Vabbè, pigliamo tutti i premi disponibili, un invito alla festa del Governatore Marley, soldi, e una vacanza (inutile). Ma qual è il guadagno del banco se la ruota è truccata?


Non ci è dato saperlo.

Poco dopo.


Sempre su Phatt, andiamo su un molo e - oooh! Inquadratura ravvicinata! Ma quanto è anni 90 la coiffure e la barba di Guybrush? Una volta una roba del genere piaceva. Ne so quanto voi. Comunque ecco un altro enigma (a cui non darò seguito), pescare un pesce più grosso di questo surrogato di Sampei qua.


Ok, ammetto che questo mi ha fatto sorridere. Mentre gesticola, il pescatore tira fuori dal nulla una seconda pipa. Penso che questo fosse un baco grafico che è stato convertito in feature. Bah, andiamo via di qui.

Più tardi.


Rieccoci su Booty. La festa del Governatore Marley è una festa in costume, e chiaramente necessitiamo un costume, che siccome è l'ultimo rimasto è un abito da sera viola col tutu. Sospiro. Andiamo dal governatore?


Ah-ha! Lo sospettavo che Guybrush con quel codino da Database Administrator avesse in realtà un posticcio. Il Pirata Fantasma LeChuck che accoglie il nostro giovane stronzetto preadolescente è in realtà una donna vestita dal suddetto pirata. Siccome Guybrush crede di essere il dono di Dio alle femmine e che al suo passaggio ogni donna inizi ad ovulare...


...inizia a cambiarsi davanti alla guardiana. Mamma mia: perché in questi picchi di sfiga riconosco cose che avrei potuto fare benissimo io nella parentesi di enorme sfiga che intercorse tra i 14 e i 16 anni? Semplice, perché ero sfigato! Bah. E ora che ci siamo cambiati, andiamo alla festa...

Un po' di figa qua?
...lo so, lo so.



Mentre la festa è noiosa come le feste di capodanno a cui ho partecipato (ne ho già parlato), Guybrush frega il primo dei quattro pezzi di mappa, che sta appeso sopra al caminetto. Facilissimo!


Beh, quasi. Usciamo con la mappa, e il cane in giardino si innervosisce. "Qualcosa non va, Guybrush?" chiede il giardiniere. Guybrush è il nome del cane. (pssst...come Indiana Jones). Citazionismo, eh? Che palle. Piccola curiosità: alla fine del primo Monkey Island, una delle cose che potrebbe dire il Governatore Marley a fronte di una frase conclusiva a effetto che possiamo scegliere, è "Già, è quello che direbbe anche mio marito". Beh, il mio amico che mi passò Monkey Island 2 mi disse che secondo lui il giardiniere era il marito del Governatore.


Insomma, abbiamo ciulato la mappa e il giardiniere ci porta dal Governatore, e subito Guybrush si inzerbinisce. Apparentemente Guybrush aveva lasciato perdere il Governatore per inseguire i sogni di gloria e trovare Big Whoop. Il dialogo qui è tradotto abbastanza di merda...


...ma siamo lì lì per riacquistare la fiducia del Governatore prostrandoci e dicendole parole dolci (mi rifiuto categoricamente di chiederle se le piace la mia barba), finché come al solito, il sesquipedale sfigato che è Guybrush non pesta l'ennesima merda e le chiede la mappa. Elaine, che evidentemente non ha problemi di soldi, butta via il preziosissimo cimelio (che dovrebbe avere pure valore affettivo, ma sticazzi, rispettiamo lo sfanculamento degli antenati da parte del Governatore).


Bella però l'animazione della mappa che vola via per tutta l'isola: apparentemente è un volantino stampato solo su un lato.


Beh, quando avremo raggiunto il pezzo magari possiamo usarci sopra il cane, visto che ha il fiuto per la mappa, magari ce lo recupera. Ma abbiamo un guinzagl-ah no, sospensione dell'incredulità. Guybrush fa il fenomeno e si infila il cane nel giaccone. MA TOGLITI QUEL CAZZO DI SORRISINO COPROFAGO DALLA FACCIA PORCO MONDO.

Più tardi.


Con uno strano meccanismo di scalini portatili da infilare nei buchi di un albero, cerchiamo di raggiungere una casa sull'albero, ma uno dei due si spacca e crac! Guybrush si scomacca il capocollo sull'altro scalino, e la schermata diventa rossa. Fine del gioco, fine dell'avventura, non c'è sempre l'happy ending ed è giusto così. Bisogna capire che la vita a volte è ingiusta e la Lucasfilm ci dà una lezione importante. Magari non bella, ma da tenere a mente.


No, non è vero. Semplicemente siamo svenuti e abbiamo un'esperienza extracorporea. Ecco i genitori di Guybrush, che credeva lo avessero abbandonato! Ok, ora un secondo che faccio lo spoilerone: se non volete sapere come va a finire Monkey Island 2, andate al prossimo screenshot. Metto anche una foto di Andreotti così non vi casca l'occhio sullo spoiler.

BUONGIORNISSIMO!!!1! KAFFEEE???
Ok: nella contestatissima sequenza finale, Guybrush scopre che LeChuck è suo fratello, che i genitori lo avevano incaricato di cercare Guybrush, che si era perso in un parco divertimenti: Big Whoop è un biglietto con su scritto "E" che a Disneyland era il biglietto che ti ammetteva a tutte le giostre per tutto il giorno. Insomma, l'idea (secondo me molto bella) era che Guybrush fosse un bambino che si era immaginato le avventure di Monkey Island 1 e 2 mentre era si era perso in un parco a tema piratesco, credendo di essere stato abbandonato. Una bellissima celebrazione della fantasia infantile che avrebbe concluso questa serie in maniera diversa dal solito "Viaggio dell'eroe" (l'archetipo junghiano di cui ho parlato a proposito di Hook) e in stile piuttosto postmodernista.

Visto con il senno di ora, con tutte le cose che ho capito in più sulla mia infanzia andando a trovare la merda nel simulmondo interiore che l'infanzia me l'ha segnata sul serio, l'idea originale "è stato tutto un sogno a occhi aperti" era bellissima. Perché la più grande paura di un bambino non è un pirata fantasma o zombi, ma è quella di essere abbandonato. E che il mondo piratesco-anacronistico di Monkey Island 1 e 2 sia il rifugio interiore di un bambino che si sente abbandonato dai genitori in un posto per lui nuovo e stile, beh, è un'idea geniale per dare un senso alla chiusura di questo secondo episodio, molto più dark rispetto al primo.

Ma all'ultimo momento fine Ron Gilbert si è cagato addosso e ha voluto fare la paraculata.

Mentre Guybrush e il fratello Chuckie si allontanano, però, Chuckie guarda la telecamera e gli escono dei fulmini dagli occhi, lasciando intuire che sia l'ennesimo inganno magico da parte della nemesi di Guybrush. Su quest'ultima premessa si baserà il seguito Curse of Monkey Island (a cui prima o poi potrei giocare), a cui Ron Gilbert non prese parte perché era già andato a fare videogiochi per bambini. Gilbert, sul suo blog, disse però che il Monkey Island 3 che intendeva lui aveva una premessa molto diversa, e il finale di Monkey Island 2 non si spiegava né con la magia di LeChuck né con la fantasia di Guybrush. Se solo la Lucasarts/Disney gli desse i diritti, ci penserebbe LUI a fare un Monkey Island 3 come Iddio comanda!

Eh no ciccio, dovevi pensarci prima. Sono passati 28 anni da Monkey Island 2, direi che il tempo è bello che passato, è inutile che te la tiri: hai scelto di andartene, hai fatto giochi per bambini (benissimo) e altra roba abbastanza dimenticabile? Basta, hai fatto la tua scelta, non stuzzicare il nostalgismo degli adultolescenti che ti idolatrano sospirando su quello che avresti potuto fare. Avresti potuto farlo, ma non l'hai voluto fare. Basta. Narcisista del cazzo. Ma torniamo al gioco...


Insomma, nella visione, i genitori di Guybrush diventano scheletri (un po' come nella versione di Monkey Island 2 che avevo sognato) e iniziano a ballare sulle note della canzone spiritual chiamata "Dem Bones", ispirata alla visione del profeta Ezechiele della "Vallata delle ossa aride", in cui il profeta stesso prende le ossa dei morti del popolo di Israele, le unisce formando scheletri umani, che riprendono vita e attorno ai quali ricrescono carne e pelle, come a dire che un giorno il popolo di Israele risorgerà.  Anche i due scheletri parlano di ossa attaccate tra di loro, ma questo è un indizio per un enigma successivo.


Guybrush, ballando come avrebbe fatto il me sfigato, inizia a prendere appunti, fino a quando - oooh! Non arriva il grande nemico. LeChuck! con la giacca blu, perché fosse stata rossa si sarebbe fusa con lo sfondo.


Ancora una volta, Guybrush non ha capito che LeChuck è risorto, e dice "Ma io ti ho ucciso!" Apparentemente, alla fine di Monkey Island 1 (non ci sono arrivato, mea culpa) avevamo distrutto il pirata FANTASMA, non il pirata zombie che è ora. Quindi abbiamo distrutto solo l'essenza spirituale di LeChuck..."un favore che ti rifarò!" dice lui (sarebbe stato meglio dire "restituirò"). In ogni caso, il nostro zombi, armato di RMORF.EXE trovato su Scienza e Vita, si trasforma in Guybrush di Monkey Island 1 e spruzza al Guybrush attuale la magica birra di radice ammazza-spiriti, e dunque se ho ben capito l'anima di Guybrush Threepwood è completamente distrutta. Lui vivrà, ma privo di ogni spirito, il corpo ormai un guscio vuoto che verrà preso in gestione da un demone degli inferi, come Frate Alberigo dei Manfredi, la cui anima fu relegata nella Tolomea del nono cerchio dell'Inferno dantesco mentre lui era ancora vivo. Che dire? Possiamo dire che non è una gran perdita, dato che i preadolescenti a volte sembrano davvero senz'anima (di certo io lo sembravo). Mi sembra il momento buono per chiuderla qui, visto che vi ho pure spoilerato il finale, e visto che il gioco è decisamente lungo e non ho più la resistenza di finirlo. Eh oh. Prossimo gioco!

Allora, è merda? Certo che no, ci credevate? Continuo a preferire il primo episodio, sia dal punto di vista della trama, degli enigmi, della scrittura e persino della grafica (per quanto riguarda la musica è di gran lunga meglio il secondo), e il Guybrush di Monkey Island 2, se fosse una persona reale, lo prenderei a calci nelle palle finché non le sputa, ma ciononostante, anche con le lucaniche della nostalgia tolte dagli occhi, è un gran bel gioco. La traduzione, rileggendolo ora, è veramente fatta coi piedi (o, per essere più prosaici ma rendendo meglio l'idea, digitando tramite una matita infilata nel culo), e alcuni enigmi ti strappano il vaffanculo con le pinze. Ma è fatto troppo bene per essere merda, e in generale mi sono divertito. Quindi, non è merda. Guybrush però è insopportabile.
Ci rigiocheresti? Preferirei rigiocare prima all'uno.

2 commenti:

  1. A differenza degli antichi giochi e del vecchio DOS nelle varie declinazioni e release oltre alle utility pre-nortoniane (PCTools?) nessuno credo serbi un bel ricordo del vecchio Backup/Restore del DOS, potremmo chiamarla antinostalgia?
    Ricordo di aver avuto anche io dei programmi mai usati perché falliva impietosamente il restore, ma non è certo bruschettoso!

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    Risposte
    1. Penso, basandosi sulla mia esperienza, che per quanto utility tipo PCTools fossero (almeno per me) completamente inutili, almeno avevano quell'interfaccia grafica che ci spezzava il vuoto dello sfondo nero del DOS. BACKUP/RESTORE era brutto, inutile, dannoso (nei confronti delle nostre aspettative) e pure da linea di comando, è veramente la tempesta perfetta della merda.

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