-Andreotti
Legends of Valour è interessante non tanto in quanto videogioco, ma in quanto un bizzarro e semi-dimenticato caso di studio sul marketing. C'è chi dice che il marketing sia una scienza, c'è chi dice che sia intuito. C'è che nei primi anni 90 un videogioco per PC IBM-Compatibile era un prodotto molto di nicchia. I soldi per le pubblicità in tv non erano sufficienti, e il target era troppo ridotto in termini di numero, quindi il mezzo principale per reclamizzare il proprio prodotto era farlo sulle riviste.
E dato che la Synthetic Dimensions era una software house appena formata, senza curriculum precedenti, per far parlare di sé bisognava colpire pesante.
Ora, questo a voi oggi sembrerà banale, ma esordire un lancio pubblicitario con "Ultima Underworld, togliti di mezzo!" indica un discreto fegato, ma ripensando all'adorazione feticista che le riviste avevano per quel totem che era Ultima Underworld. Spinoff di una saga di successo, Ultima Underworld era un gioco di ruolo con visuale in prima persona tridimensionale. Un gioco rivoluzionario per il tempo, uno dei primissimi nella storia a realizzare il 3D in prima persona, a un livello di dettaglio tale che fu chiamato "Realtà virtuale casalinga". Ora, se ci avete presente quanto era figo per i tempi il concetto di realtà virtuale, capite che Ultima Underworld era una cosa da non toccare. Come se avessi bollato Monkey Island come "Merda". Una roba così.
E a distanza di un anno in cui i redattori si prodigavano in panegirici stile Mollica per celebrare Ultima Underworld, arriva un concorrente, peraltro sconosciuto, che dice "fuori dai coglioni ciccio, c'è un nuovo sceriffo in città". Capite che uno deve averci una solida base su cui appoggiarsi.
Certamente di solido c'era la scatola. Un mattone grande una volta e mezza le scatole degli altri giochi, e con la forma di un libro. La copertina si apriva a mò di libro e si poteva scoprire una seconda copertina interna. Un po' come la copertina dell'LP di Brain Salad Surgery. Ci avete presente "Brain Salad Surgery"? Non vi biasimo se non ce l'avete presente, è un mattone. Bello eh, ma un mattone.
Ma quindi, bastava questo? Pubblicità comparativa e una scatola bella grossa? No, ovviamente. Purtroppo non ho immagini da mostrarvi, ma vi prego di credermi sulla parola. Diverse riviste avevano in allegato un dischetto con il demo giocabile di un gioco completo presente nei negozi. In un'edizione di PC Action il demo incluso era quello di Legends of Valour, e i miei amici ed io ci passammo diverso tempo sopra la domenica di ritorno dal catechismo. Per noi era qualcosa di fighissimo. Il demo aveva diverse particolarità: non si poteva combattere, non si poteva accedere a diverse zone della mappa, ed entrando in una casa ci si trova davanti una presenza inquietante:
Ebbene sì, Stefano Gallarini. Per la versione italiana del demo c'era lui, e apparentemente numerosi redattori di riviste videoludiche britanniche sono apparsi sia nei demo che nel gioco completo. C'è chi pensa che nel Regno Unito il gioco abbia ricevuto voti più alti proprio come conseguenza di questi camei. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende.
E dato che la Synthetic Dimensions era una software house appena formata, senza curriculum precedenti, per far parlare di sé bisognava colpire pesante.
Colpire pesante. |
Realtà virtuale casalinga. |
Certamente di solido c'era la scatola. Un mattone grande una volta e mezza le scatole degli altri giochi, e con la forma di un libro. La copertina si apriva a mò di libro e si poteva scoprire una seconda copertina interna. Un po' come la copertina dell'LP di Brain Salad Surgery. Ci avete presente "Brain Salad Surgery"? Non vi biasimo se non ce l'avete presente, è un mattone. Bello eh, ma un mattone.
Ma quindi, bastava questo? Pubblicità comparativa e una scatola bella grossa? No, ovviamente. Purtroppo non ho immagini da mostrarvi, ma vi prego di credermi sulla parola. Diverse riviste avevano in allegato un dischetto con il demo giocabile di un gioco completo presente nei negozi. In un'edizione di PC Action il demo incluso era quello di Legends of Valour, e i miei amici ed io ci passammo diverso tempo sopra la domenica di ritorno dal catechismo. Per noi era qualcosa di fighissimo. Il demo aveva diverse particolarità: non si poteva combattere, non si poteva accedere a diverse zone della mappa, ed entrando in una casa ci si trova davanti una presenza inquietante:
Ma ciao! |
Nella quarta di copertina della scatola italiana, invece, la lingua di Dante viene brutalmente seviziata, fatta a pezzi, bruciata, calpestata, e per finire in bellezza ci si minge sopra. Vabbè. Il gioco fu pubblicato sia in inglese che in italiano, e io recensirò la versione italiana che su internet è introvabile. Come ce l'ho? A suo tempo salvai il contenuto dei dischetti che mi passò un mio amico che il gioco lo aveva comprato originale. Direi che detto questo, come introduzione basta e avanza. Sigla!
Và che bello, lo scan del ritratto del demone all'interno della copertina del gioco. Chi è questo demone? Che significato ha nell'economia della storia? Non si sa. Questa che sto facendo andare, come vi dicevo, è la versione italiana del gioco: facciamo un salto a pié pari nella patetica isoletta al di là della Manica a vedere che aspetto aveva l'intro del gioco...
...ah, una citazione colta. Nietzsche cosa c'entra con questo gioco? Forse come dire che questo gioco è un simulacro della realtà così realistico che alla fine, così come l'esperienza forma l'illusione di anima, allora anche l'esperienza di questo gioco crea una seconda anima? No, secondo me è più perché nietzche è sempre "in" presso gli adolescenti che si atteggiano a tormentati. Dio è morto! L'Oltreuomo! Ho pulsioni erotiche sopite nei confronti di mia sorella! No, quello no, però Nietzsche ce le aveva. Viscido omiciattolo schifoso.
U.S. Gold! Con quel nome, la casa di distribuzione è sicuramente... inglese. Fondata a Birmingham nel 1984, la US Gold è nota più che altro per le conversioni su PC di giochi provenienti su altri sistemi. Spesso e volentieri i giochi distribuiti da loro facevano stracagarissimo, ma non facciamoci prendere dai pregiudizi.
Dopo la schermata del titolo, passiamo a una montagna renderizzata in 3D, e un falco che va, senza catene. Sfugge agli sguardi, sa che conviene, ma soprattutto plana completamente immobile perché nel 92 non era proprio facile animare le ali di un uccello.
Una libellula sfiora il pelo dell'acqua. Questa roba era lo stato dell'arte ai tempi. Sa anche molto di cosa messa lì all'ultimo perché avevano trovato del budget da spendere, perché col gioco non c'entra un fico secco.
Un uomo che naviga su una bagnarola viene minacciato da un'enorme manta che gli passa sotto. Ocio vez ti ricordi che fine ha fatto il povero Steve Irwin? Ma il tizio non mi sente e la manta continua a passargli sotto. E ancora, e ancora, e ancora. E poi basta, l'introduzione è finita.
Ho voluto anche mettere due screenshot del codice di protezione perché l'orco verdognolo è disegnato veramente bene, secondo me (per quanto col gioco abbia poco a che vedere). Il codice di protezione in sé, invece, era un disco di carta marrone con il testo stampato in marrone lucido. Così non lo fotocopiavi, ma allo stesso tempo non leggevi un cazzo.
Il menu principale è molto deludente rispetto alla grafica precedente ma ci fa capire che cosa ci aspetta, dal momento che è realizzato con il motore del gioco. Rispetto alla realtà virtuale casalinga di Ultima Underworld, l'innovazione è che stiamo all'aperto, ma allo stesso tempo c'è una grandissima invouzione. Quale? Indovinate, ve lo dico più tardi.
Creiamo un personaggio. Le combinazioni di occhi, naso, bocca, capelli, barba, sopracciglia sono tante: si può scegliere la razza del nostro protagonista (credo che i personaggi della propria razza incontrati nel gioco siano più amichevoli, ma non ne sono certo). La razza del protagonista non influisce sulle statistiche, che sono generate a caso e non possono essere cambiate. La statistica "EREDIT" sta a significare con quanti soldi si comincia l'avventura.
Trovo molto democratico che si possano mettere i baffi a una donna. Ma noi teniamo il personaggio precedente, umano, capelli neri tirati indietro, baffoni alla Tom Selleck e basta. Perché tanto la faccia del nostro personaggio non la vedremo per tutto il gioco.
Il gioco fa un piccolo sforzo e genera la nostra storia. Nostro padre si chiamava Lamont il Terrore, era un marinaio del villaggio di Lobster Cove. A seconda della razza il villaggio di nascita può variare. Un bel tocco. Poi il gioco ci chiede il nostro nome e senza alcun dubbio rispondiamo Andreotti.
Nel villaggio di partenza possiamo visitare due negozi: il fabbro e un emporio generale. Potremmo comprarci un'armatura, ma il prezzo è troppo alto per la magra eredità del Divo. "Non ero ricco e non potevo permettermi sei anni di medicina. Il bello è che nessuno dei miei figli ha voluto studiare medicina."
E quindi ci prendiamo un bel vestito sobrio. Tanto non ho trovato da nessuna parte statistiche sull'armatura, quindi meglio andare in giro in stile. Acquistiamo anche una spada e cominciamo a giocare.
A dispetto del titolo altisonante, Legends of Valour non ha una premessa particolarmente complicata. Il nostro protagonista vive una vita noiosa in quello che è per lui il Vecchio Paese, e a un certo punto riceve una lettera da suo cugino Sven, che è emigrato nella metropoli di Mitteldorf in cerca di fama e fortuna. La lettera (inclusa nella scatola) dice che a Mitteldorf si sta da dio ed è pieno di gnocca, e quindi faremmo meglio a raggiungere Sven se ci siamo rotti i maroni del Vecchio Paese. E quindi eccoci qui. Certo, immaginare Andreotti che molla tutto per andare a donne richiede uno sforzo di immaginazione: "Più conosco certe gentili signore, più comprendo il fascino del celibato ecclesiastico", dice Andreotti guardando certe scostumate sciacquette che girano per la decadente Mitteldorf.
Non facciamo a tempo a muovere un passo che un figuro ci attacca bottone, suggerendoci di leggere gli avvisi alla dogana, che è l'edificio in pietra qui sulla sinistra.
Proviamo a intavolare il discorso con il tizio. "Che giorno è?" "Non so" "Che ora è?" "non è affar tuo" "Questo è il tempo di vivere con te, le mie mani, come vedi non tremano più". Il mitteldorfiano non capisce e ci resta molto male. Io vedo quanto è scarna la funzione di dialogo e ci rimango ancora più male. Vabbè, andiamo alla dogana, và.
Per entrare in un edificio andiamo a cozzare contro la porta e ci spingiamo contro finché non scorre via. Come molti giochi in prima persona, il movimento è piuttosto impacciato, ma potrebbe essere molto peggio. Avviciniamoci a quello scaffale con barili, fiaschi e sacchi di farina.
Apparentemente, la dogana di Legends of Valour è un semplice negozio. No cari amici, le dogante sono tante altre cose. Controllano il contrabbando, e le azioni di riciclaggio (come il trasporto di grosse somme in contanti) la sicurezza delle merci importate, e in generale fanno un lavoro estremamente utile che viene ignorato da tutti. Il fatto che la dogana sia trattata come un bazar è un segno di abissale ignoranza da parte degli autori del gioco. È bene ricordare certe cose, ogni tanto.
Commerciando possiamo acquistare e vendere i beni che vedete in alto a destra: gemme, spezie, pelli, e robe del genere. I sei quadrati vuoti sono l'inventario. Sì, solo sei slot. Per essere un gioco di ruolo, Legends of Valour ha una dinamica molto semplicistica.
Tra gli annunci c'è un messaggio lasciatoci da quel burino semianalfabeta del cugino Sven, il quale ci aspetta alla locanda dell'Impiccato. Qualcuno ha idea di dove sia la locanda dell'impiccato?
Tipo, ad esempio, una guardia magari lo sa. Per chiamare una persona, si fa clic sull'icona della bocca. Giulio lancia un urlo, e la guardia, dopo avergli fatto un cenno, gli zompa davanti. Intelligente da parte del gioco che venga attivata la richiesta "dove è l'Impiccato?" dopo che abbiamo visto il messaggio di nostro cugino. Molto bene, gioco. L'Impiccato, ci dice la guardia, sta al circolo di pietre. Vediamo un po', con il gioco è inclusa una mappa parlante.
Ciao! Io sono una mappa! |
Questo ci aiuta perché all'interno del gioco...
...abbiamo una mappa muta. Il territorio esplorabile è quello della città, non si può uscire, ma è comunque bello grande. Aiutandoci con la mappa cartacea ci dirigiamo verso il circolo di pietre...
...ma è inutile. Mi perdo. Il Divo Giulio non è una persona da stare all'aria aperta. "Sono andato a caccia una volta, ho preso tanto di quel freddo che mi bastò per tutta la vita. Ho pure sparato, ma con assoluta garanzia di incolumità per il cinghiale".
Fermiamo una signorina che gira avanti e indietro in un cul-de-sac, e ci dice che l'impiccato è 16 poles a nord di qui. Quanto è, nel sistema metrico-decimale, un "poles"? Non ho idea. Ma per essere cortesi ci facciamo un po' i cazzi suoi, e le chiediamo in che religione crede. "Io sono consacratO a Set", dice la ragazza. "Il clericalismo è la confusione abituale tra quel che è di Cesare e quel che è di Dio", risponde Giulio, e alla ragazza esplode la testa silenziosamente e con dignità.
Più tardi.
Più tardi.
Dopo aver vagato senza meta mi trovo magicamente a un circolo di pietre, con in mezzo un pilone con sopra un uovo nero. Boh. Però c'è un cartello bene in mostra che fa vedere un impiccato. Siamo arrivati! Speriamo che quel cazzone di Sven sia lì ad attenderci.
Un po' di storia. Dopo la sommossa del '22, i cospiratori vennero impiccati qui in piazza, e quindi la locanda in cui ci troviamo si chiama "L'Impiccato". Beh, devo dire che questi sono piccoli dettagli che rendono meglio l'atmosfera. Sono positivamente colpito, davvero. Però di Sven manco l'ombra.
Nella bacheca della locanda, c'è una scritta passivo-aggressiva sotto un manifestino governativo. "Molti giovani universitari italiani sono come un fiume in perenne piena. Sono sempre fuori corso" osserva il Divo Giulio.
Ecco il messaggio di Sven. Non so voi, ma io al secondo bidone mi rompo le palle e mando a cagare la persona. È questione di educazione.
E quindi decido di andare per i cavoli miei. Come prima cosa mi sputtano un po' di soldi con le scommesse sulla corsa degli scarrafoni. Perdo. Fanculo, andiamo altrove.
Uscito dall'impiccato, vado in bagno col gioco ancora acceso: Il divo Giulio, dunque, resta immobile e impassibile in mezzo a una piazzetta di Mitteldorf. Pessima idea: una guardia, prezzolata da qualcuno che cerca di sovvertire la sua corrente, lo dichiara in arresto per "comportamento sospetto". Capito? Se uno sta fermo a guardarsi attorno, ad apprezzare la natura e a dedicarsi all'Hanami, viene arrestato.
Ma d'altra parte, se uno si dedica all'Hanami, o è giapponese, o è uno che in Giappone ci ha vissuto e quindi ha preso le usanze, oppure è uno di quei nerd che si vestono da deficienti alle convention, e quindi un arresto con funzioni pedagogiche non gli fa poi male.
Anche perché non veniamo sottoposti a torture, ma a una semplice giornata di prigionia nel carcere cittadino. Il tizio qui inquadrato è l'attuale sovrano di Mitteldorf, che leggendo nelle documentazioni qua e là non è il legittimo re della città, ma è suo cugino, che si trova in qualche dungeon della città e presumo che eventualmente starà a noi liberarlo. In effetti, inviando uno screenshot del cugino prigioniero alla Synthetic Dimensions, si poteva vincere una t-shirt. Marketing aggressivo.
In questo universo parallelo, dunque, Andreotti in carcere ci è finito sul serio. "La legge è uguale per tutti, tranne che per i magistrati. Forse perché nei tribunali ce l'hanno scritto alle spalle e fanno fatica a girarsi."
Cliccando sul pulsante ZZZ, possiamo dormire finché non saremo liberi di andarcene. Possiamo tenere d'occhio il nostro stato con le barre in basso a sinistra. Da sinistra verso destra, abbiamo i seguenti valori: Salute in generale, Energia, Ferite di guerra, Status sociale, Fame, Sete, Sonno.
E visto che non l'ho ancora menzionato, i pulsanti con le frecce nere servono per il movimento (ma tanto io uso i tasti cursore) e i pulsanti con le frecce bianche servono a menare fendenti, a invocare la mappa, fare magie, dormire, e parlare. La gestione dell'inventario è pressoché inesistente. Abbiamo equipaggiata la spada, ma per esempio, non mi risulta sia possibile cambiare i vestiti del nostro personaggio durante il gioco.
Più tardi.
Facendomi strada tra la gente arrivo al teatro di Mitteldorf. Mi chiedo cosa ci sia in programma. In realtà il teatro è dismesso ed è stato trasformato in una locanda, la locanda del tragediografo. Il locandiere ha una faccia ed un'espressione che vedrei bene in un incubo di Cesare Lombroso.
"Chiudo un occhio sui peccati di gola purché non si consumino con troppi generi d'importazione danneggiando la bilancia commerciale. Almeno per l'attuale periodo perfezionerei un famoso detto popolare: «Moglie, cibi e buoi...», comprendendo in questi ultimi soprattutto quelli destinati a bistecche." Così dicendo, Belzebù ordina da mangiare. Stufato di ciclope? Calamari salati (e ancora vivi e pulsanti)? No, medusa bolognese (leggermente piccante). A parte il chiaro plagio da Indiana Jones e il Tempio Maledetto, ho l'impressione che ci sia la volontà di definire un universo solido dietro a questo gioco così semplice, ma che ci sia il tavò di farlo. Come se gli autori avessero avuto paura di fare qualcosa di troppo complesso e di puntare tutto sul motore grafico.
A proposito, avete capito in che cosa il motore grafico di Legends of Valour è indietrissimo rispetto a quello di Ultima Underworld?
Ve lo dico io: tutti i muri sono perpendicolari. Volendo fare una proporzione, Legends of Valour sta a Ultima Underworld come Wolfenstein 3D sta a Doom. Solo che è uscito un anno dopo. Intanto entriamo in una casa che è completamente vuota. Chiediamo dove ci troviamo al monaco che ci sta girando dentro come un'anima in pena, e lui ci dice "Abitazione". Grazie al cazzo. Com'è che ti chiami, monaco?
"Uthor delle Piane" ci risponde lui, e non posso non pensare all'attore Carlo delle Piane e al suo naso enorme e grottescamente ricurvo.
La spocchia di Uthor è tale che il Divo Giulio, con la sua sagace arguzia, gli dice "Ti vesti come un elfo di carta igienica". Ora non capisco se ci sia della punteggiatura mancante, come a dire "Ti vesti come un elfo: di carta igienica" o se si sottintende che esistono degli elfi costituiti di papier-mâché fatto con la carta igienica. Non lo so. Ma Uthor ci resta male e ci attacca. "Ci imbarazzano le reazioni incontrollate, ma ci rassicurano: ci ricordano che siamo vivi e umani", dice il divo Giulio, mentre con un paio di fendenti ben piazzati fa fuori il monaco e si appropria dei preziosi pigmenti che portava con sé.
Usciti dalla spoglia abitazione, un galoppino del gruppo misto si avvicina a Belzebù e insulta l'amata madre Rosa Falasca, paragonandola a un elfo di carta igienica. Dev'essere un insulto di moda, tipo che viene da una canzone di Fedez o qualcosa del genere. "La gente che addirittura usa brutte parole mi dà un fastidio! Secondo me, è indice di scarse convinzioni", osserva Andreotti mentre sventra il malcapitato.
Tra le persone che girovagano la sera per un colonnato di Mitteldorf, c'è questo bruttissimo figuro. Un elfo (di carta igienica)? Un vampiro, forse? Non so, ma approcciamolo.
Nosferatu si presenta come "Maniaco fabbricante di bulloni per barili". Mi chiedo se maniaco sia una sua caratteristica personale o se sia parte del mestiere. Tipo che fa bulloni per barili in cui tenere le vittime di stalking che è riuscito a catturare. Proviamo a infilargli una mano in tasca, e subito il maniaco fa tutto il permaloso, dicendo che mi denuncerà alle autorità. E poi se ne va.
Il giorno successivo, ci troviamo dall'altro lato della città, ed entriamo in un edificio che sembra interessante. È l'Istituto di Zoolatria, che è un po' quello che fanno certe coppie che non vogliono prendersi la responsabilità di fare figli e quindi si riempiono la casa di cani. Da democristiano, ovviamente Andreotti questo non lo tollera.
Ma non sono cagnolini quelli che stanno nell'istituto. Sono proprio gabbie con mostri, tra cui degli incazzosissimi minotauri. Non male la possibilità di poter guardare attraverso le finestre andandoci contro. Chiaramente questo è dovuto al fatto che il motore non permette muri tagliati a metà. Mi rendo conto di essere vecchio perché ragiono in termini di programmazione. Eh.
Sempre nell'istituto, c'è la gabbia dei "troll pigmei rossi e rari". Andiamocene.
Uscito dall'istituto, vengo arrestato per "eccesso di curiosità". La curiosità è quella che ho mostrato nei confronti delle tasche del vampiro maniaco costruttore di bulloni, che alla fine ha mantenuto la promessa e ha sporto denuncia alle autorità. Posso immaginare la scena.
"Buongiorno, vorrei denunciare un furto".
"Certo, attendess' nu second' che chiam' o'appuntat'. Intanto si serva che Maruzzella avess' fatt 'a pastiera. Maronn' che bbuon' 'a pastiera!"
Qualche ora dopo, sorge il sole e il vampiro si dissolve. [FINE]
Comunque, per il tentativo di furto, veniamo multati solo di 20 monete.
Più tardi.
"È vero che da cristiani dobbiamo porgere l'altra guancia, ma è anche vero che Gesù Cristo nella sua infinita saggezza di guance ce ne ha solo due. E io le guance le ho finite". Con questa frase a effetto, Andreotti fa fuori un portaborse di una corrente di minoranza, intascandosi i sette pezzi d'oro che questi portava con sé.
Per questa ragione, veniamo di nuovo arrestati per eccesso di curiosità. Non capisco, ma mi adeguo. Anzi no, "Hai il cervello di un tentacolo di un polipo viscido". E la guardia non ci vede più dall'ira e inizia a tirare spadate al Divo Giulio, che però aveva collezionato già diverse ferite e ha la peggio...
...e dunque, il Tristo Mietitore ci dà il benvenuto nell'aldilà. E come era stato previsto, il Divo Giulio non viene chiamato a rispondere di Pecorelli né della mafia. E dopo aver visto una tomba renderizzata in 3D malissimo, creo un altro Andreotti e rientro a Mitteldorf.
Appena entrato in città, Andreotti ha uno scontro verbale con un doroteo. Ma al di là degli scambi di insulti, siamo comunque tutti democristiani, quindi per questa volta, il doroteo vivrà. Già che ci sono, decido di ignorare completamente il cugino Sven.
Un nano... nero? Ebbene sì, questa è la cosmopolita Mitteldorf. Subito Giulio controlla le tasche di Oswald il Terribile per controllare se è vera la combinazione della regola della L e degli stereotipi sugli uomini di colore, ma il nano si ribella e va così incontro a una tragica, prematura, fine.
Più tardi quella sera.
Un monaco ci ferma, cercando di venderci un'assicurazione sulla vita. Per solo 25 pezzi d'oro compriamo un bonus reincarnazione. Ma sarà vero? Tiriamo subito le cuoia per verificare.
Morte apparente. |
Oh, bella, per la legge della Dualità Spirituale, la Morte ci fa ripirendere conoscenza nel laboratorio degli imbalsamatori di Mitteldorf. Io però nel frattempo mi sono rotto le palle e dunque, prossimo gioco!
È merda? TGM gli diede ben 95% perché si erano ingraziati Gallarini mettendone la faccia nel demo. Siccome la mia faccia nel gioco non c'è, cercherò di essere più obiettivo. Il problema di Legends of Valour è che non riesce mai a prendere una decisione chiara sulla sua natura. Gioco di ruolo? Sì, ma non ha abbastanza statistiche ed è troppo arcade. È un arcade, dunque? No, è troppo lento e cerebrale. Un adventure? No, ha i dialoghi inesistenti. Da un lato è bello uscire dagli schemi precostituiti, ma in questo caso si ha sempre la sensazione di incompletezza addosso. E il fatto che la trama sia praticamente un'aggiunta dell'ultimo minuto di certo non aiuta. Dunque? Merda.
Ma dal letame nascono i fiori, e Legends of Valour sarà la principale ispirazione della futura saga di The Elder Scrolls. Quindi, dai. Non tutto è da buttare.
Ci rigiocheresti? No. Sarebbero bastati pochi accorgimenti per rendere il tutto molto più divertente e quasi che ti dico quasi ci avrei rigiocato. Ma così, no.
Ma aspetta un momento. Che c'è?
È un gioco in prima persona e non hai parlato di nausee e vomiti. Sei forse guarito dalla chinetosi? No, purtroppo. Semplicemente, il moto scattante e poco fluido, nonché i soffitti alti che rendono l'ambiente meno claustrofobico, non mi hanno causato alcun malessere. L'unico malessere è l'incrinatura scrotale.
Ma aspetta un momento. Che c'è?
È un gioco in prima persona e non hai parlato di nausee e vomiti. Sei forse guarito dalla chinetosi? No, purtroppo. Semplicemente, il moto scattante e poco fluido, nonché i soffitti alti che rendono l'ambiente meno claustrofobico, non mi hanno causato alcun malessere. L'unico malessere è l'incrinatura scrotale.
Oh, ok. Ultima domanda di rito: è del 1992. È il gioco migliore di sempre? Ovviamente no.
Dunque, un gioco molto particolare. Combattimenti poco creativi, dialoghi simpatici, sgrammaticature a volontà, personaggi particolari. Comunque all'inizio del gioco, prima di vestirti o di comprare l'armatura, vai in giro in perizoma? Eh, ne parlavamo di gente che va in giro nuda :D.
RispondiEliminaComunque bello "qui venivano impiccate le persone", per cui abbiamo aperto una bella taverna chiamata "l'impiccato".
Sì, in effetti credo che sia pure possibile evitare di comprare vestiti/armature all'inizio e girare nudi per Mitteldorf. Non credo che nessuno abbia niente da dire, ma d'altra parte la stessa cosa accade nei "The Elder Scrolls" a cui ho giocato.
EliminaLa taverna dell'impiccato ce la vedrei bene a Gradara, comunque, non so perché.
Mentre ero inattesa del download the Elder Scrolls V ho pensato " ma come si chiamava il primo rpg a cui ho giocato ma si dai quello dell'elfo di carta genica"digito su google ed esce questo blog , fantastico !
RispondiEliminaChe ne dici di giocare a betrayal at krondor ?
Caro sconosciuto, sono contento di non essere l'unico a ricordarmi dell'elfo di carta igienica. Betrayal at Krondor è tra i giochi che prima o poi prevedo di fare, non appena mi deciderò a leggere i muri di testo che ci sono tra una schermata e l'altra.
EliminaLi fai girare su macchine dell'epoca con monitor crt?
RispondiEliminaHo una macchina dell'epoca con monitor CRT ma è rimasta al Vecchio Paese. Dove vivo ora non ho spazio per una macchina d'epoca. So che non è molto fedele alla realtà ma uso il mio laptop con windows 10 e DOSbox, che peraltro è molto comodo, visto il limitato tempo libero, per prendere gli screenshot rapidamente.
Elimina"Panegirico", ho imparato una nuova parola.
RispondiEliminaNon conosco il gioco ma affibbio a Mollica lo stesso voto che gli hai dato.
Il tono di celebrazione encomiastico quasi mistico di certe stronzate da parte della viscida e infida stampa di settore (tra cui ci sta pure Mollica, se vogliamo) mi sembra perfetto per la definizione di "panegirico". Non ho capito se dai "merda" a mollica e ai suoi emuli videoludici o se lo dai al gioco. In ogni caso ti appoggio.
EliminaIl gioco non lo conosco ma a Mollica gli do merda tutta la vita.
RispondiEliminaRicordo che l'ho finito su Amiga (finestra minuscola per farlo andare a più di 5 fps). L'ho finito talmente un fretta e con un semplice messaggio "sven ha lasciato la città" che ora ho il dubbio che fosse solo la demo...
RispondiEliminaConfermo che "Sven ha lasciato la città" è il messaggio con cui il gioco finisce (lo lessi nella posta di una fecale rivista di settore). Il demo, oltre ad avere la faccia di Stefano Gallarini, aveva anche dei muri invisibili e soprattutto l'impossibilità di combattere (Io ammazzavo la gente lanciando gli oggetti che trovavo per terra, la cosa impediva alle guardie di beccarmi, ma forse le guardie manco erano implementate nel demo, non ricordo).
EliminaBè hai tutta la mia stima ma non perchè, come me, hai buttato del tempo che mai tornerà in questo schif... ehm prodotto ludico, ma sei riuscito nell'esecrabile cimento (come direbbe un generatore casuale di frasi) di finirlo su Amiga... Io non ce l'ho mai fatta mi piantavo senza pietà con la gilda dei ladri, nella quest dove va rubbbata na roba in una casa ma appena entri da una qualsiasi finestra le guardie ti beccano e ti sbattono in galera (dove sicuramente si passa il tempo in maniera piu costruttiva piuttosto che giocando a sta roba). Stranamente su Pc tutto questo non accade, confermando, ancora una volta la sua superiorità sulla versione Amiga (per la gioia di Andreott... ehm ex videogiocatore)
EliminaSto gioco lo ricordo piuttosto bene perché nonostante fosse na ciofeca su Amiga era uno dei pochi esponenti del texture mapping e quindi noi segaioli ne andavano fieri (nonostante andasse a 4 frame e con la finestra rimpicciolita su un 500 espanso...). Lo ripresi e fini su PC anni dopo, invece di impiegare il mio tempo in attività più edificanti, e ricordo che se all'inizio pagavi per ottenere il 4 Dan (sull'arte marziale della vita suppongo) dalla gilda dei guerrieri poi eri praticamente invulnerabile... Frase preferita? "Soffri di stai benissimo"
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