Ho già detto in un articolo precedente che a cavallo degli anni 80 e 90 era INEVITABILE che ci iscrivessimo a qualche arte marziale. La fiction televisiva e cinematografica ci aveva imbevuto il cervello di esaltazione per tutto ciò che coinvolgesse urlare "uattà" tirando calci e manrovesci in giro, d'altra parte.
E poi, a furia di rincoglionirci davanti ai videogiochi diventavamo dei flaccidi blob di lardo e dovevamo fare qualcosa che ci facesse fare del movimento e soprattutto ci mettesse in grado di rispondere agli inevitabili bulletti che ci avrebbero rubato la merendina, e quindi nulla di meglio di un po' di sana disciplina orientale per il proprio pargolo.
E infine, ai tempi, c'era la psicosi dei rapimenti e saper tirare bene pugni e calci nelle palle a un malintenzionato era sempre qualcosa di molto rivendibile nel proprio curriculum.
Be water, my friend |
Lo so, ne ho già parlato diverse ere geologiche fa a proposito di Hillsfar. E se vi ricordate quello che c'era scritto nell'articolo, alla fine la maggiore attrattiva per andare in palestra era il fatto che il gestore fosse un trafficone e riusciva a procurarsi un sacco di videogiochi che noi che per queste cose eravamo squattrinatissimi non trovavamo. Poi sì, si faceva anche arti marziali e ci si divertiva pure (nel mio caso, facevo judo) ma diciamo che la parte mentale delle arti marziali veniva un po' tralasciata e si puntava sulla parte fisica. La lezione tipo, prima del randori, era: riscaldamento, pratica di cadute (noiosa) e imparare e praticare mosse che non sempre (anzi, quasi mai) venivano fluide come nei film, e non volavano le sberle bene come vedevamo in tv, con l'effetto sonoro di un pugno in un sacco di maizena fatto in uno "studio foley". Nessuna parte di concentrazione, l'idea era di menarci e basta.
Solo che nel menarci (o nel lanciarci via come se fossimo sacchi di patate) eravamo goffi, impacciati e completamente diversi dall'ideale che ci eravamo fatti che fosse sufficiente crederci abbastanza per poter menare come un ninja (o come Bud Spencer, non importa). E quindi c'era gente che in preda alla frustrazione durante un randori cercava di mordere l'avversario, o c'era chi si metteva a piangere senza particolare ragione, ma proprio per la rabbia di non riuscire a tirare le sberle come Dio comanda. Io ricordo che avevo fatto il solletico all'unica femmina del gruppo, e sono sicuro che non c'erano nemmeno particolari secondi fini (non ci avevo nemmeno pensato, per l'ovvia ragione che non aveva ancora le tette).Il fatto che alla fine come allenamento defaticante il sensei ci facesse giocare a calcetto era abbastanza indicativo della modalità allo svacco con cui facevamo judo.
Mi piacerebbe anche dire che giocavamo a calcetto con la palla medica (ce n'erano un casino in cima alla spalliera del dojo) per fare un po' di commedia, ma ben sapete io che non amo infiorettare l'infanzia con finti ricordi per renderla più appetibile al pubblico frignante. Ci pensate già benissimo da soli. Sto divagando, lo so: il fatto che non riuscissimo a menarci per bene ci lasciava un'unica opportunità (a parte menarci fuori dalla scuola, che facevamo anche, ma non troppo perché le madri non volevano che sudassimo): i videogiochi! E infatti oggi ve ne tiro fuori due in cui si suppone di menarcisi, ma in realtà l'effetto è la stessa delusione di quando si cercava di farlo all'epoca. Sigla!
Kung Fu Louie (R. Salgado - Elite Software, 1989)
Questo gioco fa parte della compagnia di Denarius Avaricius Sextus. Nel senso che è semisconosciuto? No, o meglio non solo, ma si trovava sullo stesso dischetto che non funzionava e magicamente ripartì dopo diversi mesi, senza che io facessi nulla. Ne ho già parlato nell'articolo su Avaricius (rileggetelo, è ok) e quindi non ci tornerò sopra. Trattasi di uno shareware prodotto da un certo Raphael Salgado con il nome alternativo di "Elite Software". In realtà ha fatto tutto Salgado, ma Elite Software serve per far credere che sia una software house grande e grossa.
Japan 1979! Qualcuno ha notato una piccolissima incoerenza con il nome del gioco? Avete cinque secondi per pensarci.
Cinque secondi più tardi.
PORCO CAZZO IL KUNG FU È CINESE NON È GIAPPONESE non è che solo perché sono gialli e hanno gli occhi a mandorla allora fanno esattamente le stesse cose
Ecco. Sta roba è quasi razzista quanto Tex. E in più la bandiera col Sol Levante, dell'impero giapponese fino al 1945, è obsoleta e non ha spazio in un dojo. Peraltro per i cinesi (e si suppone che il Kung Fu sia cinese) la bandiera dell'impero giapponese è profondamente offensiva per via di fatti come il Massacro di Nanchino quindi mai e poi mai in una palestra di Kung Fu, per non parlare di
*din don*
Un secondo che suonano alla porta e - OH NO! È L'EX VIDEOGIOCATORE DELL'UNIVERSO PARALLELO IN CUI HA CEDUTO AL BOVARISMO NERDISTA E NON È MAI DIVENTATO UNA PERSONA SERIA!
(foto trovata su internet, ci tengo a precisare) |
Ebbene sì, Ex Videogiocatore di Terra-1, il tuo momento di pedanteria sulle incongruenze storico-culturali presenti in un videogioco amatoriale ha aperto un portale dimensionale che farà sì che la mia strabordante sfiga venga estesa anche in questa realtà! Non si sfugge alla propria natura, Ex Videogiocatore! Io non ho tradito la via del nerdismo, e tu ora pretendi di venire a fare il #pignolinodellanerchia senza fare i conti con me?
Che palle. Fortunatamente esistono cose che sono un ottimo repellente per questi individui. RESPONSABILITÀ PERSONALE! ETÀ ADULTA! INDIPENDENZA ECONOMICA!
AARGH! HAI VINTO DI NUOVO, EX VIDEOGIOCATORE, ma come mi piace dire da sempre, stiamo solo riposando dopo il grande party del passato, in attesa del party che sta per iniziare!
Vabbè. Ora tornatene nella "friendzone". Dove eravamo rimasti? Ah sì, la palestra di arti mariali "fusion" sinogiapponese, a quello che sembra essere l'esame finale. Un biondino affronta un artista marziale uscito da un film "Blaxplotiation", e con due colpi ben assestati di una roba che pare quasi taekwondo (che è coreano) lo mette in ginocchio.
Il maesro del dojo apostrofa il vittorioso biondino con un rassicurante "Ora sei pronto, Louis-San". Dunque, il vecchio è giapponese. Ma pronto per cosa? Non ci è dato saperlo.
Elite Software Presents an R. Salgado production, e capisco che il font non è monospace, però per correggere la centratura delle scritte non è che ci voglia questa programmazione d'elite. Raphael, potevi fare molto meglio...
Titolo! Vè che bello. Kung Fu Louie (dunque presumo che sia lo pseudonimo di Louis-San, un po' come se io mi chiamassi "Lavoro Serio Ex Videogiocatore") contro "THE MARTIAL ART POSSE" La ghenga delle arti marziali! Ma scopriremo che non vuol dire proprio quello. Il ciuffo di Louie è veramente truzzo e ben si addice allo smanicato. Lo Yin e Yang metallizzato sullo sfondo, è, come dire... non lo so, ragazzi. C'è qualcosa di molto sbagliato qui, ma anche di molto bello (ma con ironia). Quel brutto che non riesci a smettere di guardare. Ma ora smetto, su.
I crediti! L'intera famiglia Salgado è coinvolta, più altra gente a caso in ruoli incredibilmente altisonanti che secondo me nascondono un Ph.D all'Università della Vita. Mi piace molto anche come Anthony Salgado sia l'addetto ai dialoghi, ma magari Anthony è il fratellino di 5 anni di Raphael e molto gentilmente Raph lo ha fatto partecipare al suo gioco. Non giudichiamo quello che soprattutto è un lavoro fatto per passione. Ciò non significa che non sarò obiettivo nel decidere se è merda o meno, eh.
Ecco qui la storia fatta per bene. Dieci anni fa, Louis aveva raggiunto IL LIVELLO FINALE (della sapienza Kung Fu, presumo). Per farlo, ha sconfitto il suo principale avversario, Arthur, che aveva lo stesso obiettivo. Apprendiamo dunque che IL LIVELLO FINALE ha un solo spazio, un po' come certi asili nido che se vuoi sperare che tuo figlio ci vada devi mandare i moduli di iscrizione mentre il test di gravidanza è ancora umido. Ma insomma, ora il maestro è vecchio è debole e deve dimettersi dal titolo di maestro. Ora, Arthur è caduto in disgrazia per via del fatto che ha perso IL LIVELLO FINALE, ha cambiato il nome in "Martial Art" (facepalm) e rapisce il Maestro per attirare Kung Fu Louie in una trappola, che gli darà il dolce gusto della vendetta contro Louie e contro il Maestro. Insomma, uno che non sa perdere questo Martial Art.
Ed è di nuovo titolo, con anche comodo riassunto per chi non avesse voglia di leggere la storia. Martial Art ha il tuo maestro. Kung Fu Louie to the rescue! Che fa quasi rima. Quasi. Credo.
Primo livello, il parco, con il gioco che ci incita al vandalismo. Non è bello, non sta bene per niente. Non è etico. Ed è pure poco elegante. Sia messo agli atti che non sono d'accordo.
Ok, e ora quali sono i tasti? Sinistra e destra per andare avanti e indietro, con su non si salta, con giù non ci si abbassa, ma come si fa a tirare sberle a questo truzzo a torso nudo coi baffi e il mullet che gli scende fino a metà schiena, un incrocio tra il Zanza , Beppe Maniglia e Rudi Voeller. (E che ci riempie di sberle).
E insomma Louie prende tante di quelle noci che viene catturato dal pimp Martial Art, che prima di abusare di Louie in un garage coadiuvato dalla sua gang, emette una sentenza che è scelta a random da un mazzo di frasi fatte. Ora, per dire che nomina sunt consequentia rerum, se Arthur non si fosse chiamato Arthur, non avrebbe avuto il soprannome Martial Art e tutto 'sto casino non sarebbe capitato. Fate attenzione a come chiamate i vostri figli.
Ok, riproviamo. I tasti sono A,S,D ed F che fanno nell'ordine: pugno, calcetto nelle palle, calcio in faccia stile takewondo e infine il calcio rotante con cui tutti si tenevano la pancia dalle risate qualche anno fa quando veniva associato a Chuck Norris. Ve lo ricordate? Ora è passato abbastanza tempo da poter finalmente dire che non faceva poi così ridere? Grazie!
Insomma, con una sequenza di calci nelle palle, Rudi Voeller cade esanime, e il numerino 3 in alto a destra si riduce a 2. Cosa vorrà mai dire?
Anche qui, notate come non usi mai il pugno. È troppo poco potente e non becca mai il bersaglio. Louie ha le braccine corte, infatti quando esce con gli amici a bersi una birra dice sempre "Ah scusate ma ho lasciato il portafoglio in macchina e ho il bancomat smagnetizzato, fate voi che poi ci mettiamo d'accordo ok? Grazie mitici!"
Arriva il terzo clone dell'indimenticato attaccante della Roma e anche qui a suon di calci lo tiriamo giù. Credo sia la prima volta che vedo un picchiaduro con la barra della vita verticale anziché orizzontale. Ora comunque il contatore è a 0. Cosa vorrà mai dire (reprise) ?
Semplice, si passa al secondo livello. La metropolitanta! E subito, siccome non c'è due senza tre e il quarto vien da sé, arriva a molestarci l'ennesimo bomber della Germania Ovest campione del mondo nel 1990, e sullo sfondo non posso fare a meno di notare il poster di un altro gioco di R. Salgado, Prisoner of War, che non sono mai riuscito a trovare su internet. Magari era un gioco futuro che però non è mai stato completato. Peccato. (E comunque, cosa vuol dire "Take no L's"? Qualche slang giovanile del giovane Anthony Salgado?)
Oh! Finalmente, un nuovo nemico, una specie di Will Smith ai tempi di "Willy il Principe di Bel Air" con un bel maglione bianco e sopra uno smanicato baianco. Era anche il 1989. Ehi, avete notato che i due pezzi in cui è spaccato lo Yin e Yiang in alto a sinistra si sono avvicinati rispetto al livello precedente? Uhm. Tutti insieme, bambini: "Che cosa vorrà mai dire?"
Ah! Un ninja! Anche lui ha le stesse quattro mossettine, niente stellette, niente pugnali, niente sciabola, niente bastone e niente nunchaku. Sì, ho citato le armi delle tartarughe ninja. Sì, un po' me ne vergogno del fatto che me le ricordi senza averle cercate. E sì, i modi in cui storpiavamo la parola "nunchaku" ai tempi in cui ci esaltavamo con le Chelonia mutanti teenager e ninja erano abbastanza agghiaccianti. Un mio amico arrivò a dire qualcosa tipo "Uinciaghl" ma lo aveva detto in un modo così convincente che ci cascai. In realtà in quel periodo questo mio amico era estremamente convincente.
E dopo il ninja, un ... boh. Un tizio che soffre di itterizia vesstito con una tuta verde lime? Bruttissimo. Veramente lo stereotipo del lavandaio cinese della San Francisco degli anni 20, ma immagino che con la EGA quello si potesse fare.
Dopodiché, il ninja rosso, e quindi COMUNISTA! Ve lo ricordate a "Zelig" il tizio che faceva la parodia del TG4 dicendo esattamente sempre la stessa cosa? Che trasmissione di merda. Ma sono certo che frugando abbastanza si trova pure il nostalgista che rimpiange pure quel tizio lì e financo quel coglione che diceva solo "Fluoro". Ci scommetto quello che volete che si trova.
E intanto, terzo livello: la città! "Facciamolo, Kung Fu Louie!" dice il gioco, e mi chiedo se non sia una specie di fantasia quasi autoerotica nei confronti della fantasia di potenza dei Salgado che è il nerboruto protagonista. Fantasia di potenza, ma onestamente provo a tirare un sacco di colpi a 'sto ninja ma non ne arriva praticamente mai nessuno. Che frustrazione. Sono lì lì per lanciare il computer contro il muro se non fosse che riesco finalmente a stenderlo con un bel calcio rotante. Sempre sia lodato! Questo è sufficiente per farmi piacere il gioco? (Spoiler: no)
Il mullettaro successivo al ninja, però, non perdona, e di nuovo Louie subisce un bukkake dall'intera ghenga di Martial Art. Che dire, dunque? Il nostro biondino con smanicato blu non c'è più e l'intera Martial Art Posse gioisce, ma un bel giorno, anche loro, stanchi delle stravaganze del loro maestro, sospireranno di nostalgia dicendo: "Eh... quando c'era Louie!"
Vabbè, ormai mi ha preso la verve completista e quindi ricomincio. Fatti fuori i tre nemici nel terzo livello, il gioco mi dice "Ice 'em... boy!" e ormai ho perso ogni pretesa di capire la parlata dei veri fichi degli anni 80. Ma onestamente gli anni 80 hanno rotto il cazzo.
Và che figata! Lo yin e yang si è finalmente unito e ora ci troviamo a combattere il mostro giallo davanti a un hotel che su Tripadvisor non sarebbe quotato molto in alto, ma ciononostante, a ogni recensione negativa ci sarebbe il proprietario a rispondere che ha già contattato i suoi legali per questa diffamazione. Dico così perché un tizio che conosco alla lontana che ha un ristorante faceva sempre così quando non veniva incensato e ricoperto di complimenti. Un po' permalosino. (Non ho mai mangiato al suo ristorante).
Fatto fuori un Rudi Voeller e due lavandai cinesi, tocca al ninja rosso, e l'energia di Louie, pur prendendo qualche sberla, resta comunque sopra i livelli di guardia. Fortuna che a ogni nuovo nemico recuperiamo sempre un po'...
...e infine il ninja mainstream, che cade rapidamente. Beh, lo Yin e Yang è completo! Abbiamo vinto?
No! In cima all'hotel finalmente facciamo a botte con Martial Art in persona, il quale ha una sveglia appesa al collo, la tuta bianca di acetato con il logo nike e "MARTIAL" ricamato sul braccio in rosso. Non fosse di colore me lo vedrei bene seduto accovacciato con una bottiglia di vodka, un sacchetto di semi di girasole e un berrettino dell'adidas. Sullo sfondo, condomini pianificati del blocco sovietico.
La battaglia finale è una sesquipedale cazzata, e Art è un mollaccione che sconfiggiamo con ancora quasi tutta l'energia. Abbiamo vinto sul serio, stavolta?
Eh sì. Art, sconfitto, si caga addosso e dice "Ehi! Guarda che stavo solo scherzando!" e Louie sembra mostrare clemenza dicendo "Ok, ti risparmierò per questa volta". Ah, che bella storia di redenzione. Immagino che ora Art e Louie diventeranno superamici e combattano il crimine assieme, no?
No, Louie caccia Art giù dal palazzo, e dopo che si è spiaccicato per terra come un pomorodo marcio lancia la sferzante frase ad effetto. "Ehi. Stavo solo scherzando". Immaginate il giovanissimo Anthony Salgado che si sente fighissimo e dategli un grande abbraccio perché da quella sfiga ci siamo passati tutti, nessuno escluso. Se pensate di non esserci passati è perché ci siete ancora.
Con un balzo felino, Louie va a liberare il maestro rapito. "Ben fatto, Louis-San, a quel teppista ci ho pensato io", quindi presumo che Art fosse così debole perché il maestro lo ha indebolito per bene con un po' di sberle prima. "A proposito - aggiunge il vecchio scorreggione - che fine ha fatto Art?"
"He's all over" risponde Louie infilandosi gli occhiali da sole mentre in sottofondo parte l'urlo di "We Won't Get Fooled Again" degli Who. Infatti potremmo dire che quest'ultima frase suona come "it's all over", nel senso che è tutto finito, ma anche "He's all over", nel senso che [Art] è dappertutto, nel senso che ci sono pezzi di Art un po' ovunque sul selciato.
Per questo eroico calembour, il Maestro non può che donare il titolo di Maestro a Louie, e il vecchio potrà finalmente dedicarsi alla supervisione dei cantieri stradali. Fine! È stata una bella storia, pulita. Non vi sembra? Mi ha fatto proprio ridere. Almeno in certi punti. Mi è dispiaciuto che Art se ne sia andato. Ma, d'altra parte, ho saputo che c'è un nuovo Maestro in arrivo. Credo che sia questo il modo in cui la dannata commedia umana procede e si perpetua. Di generazione in generazione, la carovana che va ad ovest attraverso il deserto, nel tempo, fino a... ma guarda un po', ho ricominciato a vaneggiare! Beh, io spero che vi siate divertiti e che ci vedremo ancora lungo il cammino. Prossimo gioco!
È merda? Intendiamoci, lo è, ma non posso non apprezzare lo sforzo dei ragazzi Salgado per fare il gioco dei loro sogni. Che una cosa del genere richiede davvero tantissimo sforzo, specie se è il 1989, avete un PC non connesso al WWW (che ancora non c'è) e dovete farvi ogni cosa da soli. Fattore di difficoltà decuplo almeno. Quindi diciamo bravi ai Salgado per il loro lavoro, diamo loro un bell'abbraccio e sussuriamo loro nell'orecchio "Sì, è merda". Però vi consiglio di provarlo, almeno per farvi due risate.
Ci rigiocheresti? No.
Ninja Rabbits (Microvalue, 1991)
Sull'onda della notorietà dei fumetti delle tartarughe ninja di Eastman e Laird, il fumettista nippoamericano Stan Sakai creò nel 1984 un fumetto chiamato "Usagi Yojimbo", che era un coniglio samurai ispirato alla figura semi-leggenaria dello spadaccino Miyamoto Musashi. Ora, senza ripetere la gag dell'ex videogiocatore neckbeard dell'universo parallelo, vi faccio un coming out: a casa dei miei, al Vecchio Paese, ho lasciato una katana, anzi due: una d'acciaio e una in legno massiccio. Perché a un certo punto della mia vita ho deciso di riprovarci con le arti marziali e avevo trovato un dojo in cui si praticava l'arte della spada giapponese secondo la scuola Mugai Ryu, gestito da un monaco buddista di Reggio Emilia. Beh, ecco, per quanto possa fare fico farsi il selfie con una katana in mano (se sei sfigato) quella era una cosa che mi piaceva molto. Non tanto perché si combatteva con la spada senza protezioni e la si sguainava con molta teatralità secondo la disciplina dello Iaido. Mi piaceva, e molto, il fatto che parte delle lezioni comprendessero la meditazione zen, in modo da svuotarsi completamente da ogni velleità di violenza e capire che la vittoria più grande, per un samurai, è la vittoria in cui nessuno estrae la spada, ma grazie alla propria capacità di convincimento, l'avversario si inchina, dice "mi scusi dottò ho sbagliato persona" e se ne va. Se ci fate caso non ci sto scherzando sopra tanto, perché quel corso era fatto molto bene, e teneva conto di tutta la parte mentale delle arti marziali, che ai tempi dello judo non feci.
Poi una volta uscito dal corso con i vestiti tradizionali da samurai addosso, incontro una mia collega che sta andando a fare yoga nella stanza accanto e mi dice "Oh che bello che sei Ex Videogiocatore! Sembri Marrabbio!"
e insomma in tutto questo ho perso il filo del discorso. Che è un peccato, eh, perché la parte meditativa delle arti marziali, qualsiasi esse siano, è di grandissimo aiuto, e soprattutto crea in chi le pratica la disciplina necessaria a non mettere in pratica la violenza, che è un po' l'opposto di quello che ci immagineremmo e quello che tutta la fiction sulle arti marziali ci aveva fatto credere. Sigla!
Poi una volta uscito dal corso con i vestiti tradizionali da samurai addosso, incontro una mia collega che sta andando a fare yoga nella stanza accanto e mi dice "Oh che bello che sei Ex Videogiocatore! Sembri Marrabbio!"
Si ringrazia il Divo Giulio per la gentile protezione dell'identità dell'ex videogiocatore in tenuta da kenjutsu |
Uguale, eh |
e insomma in tutto questo ho perso il filo del discorso. Che è un peccato, eh, perché la parte meditativa delle arti marziali, qualsiasi esse siano, è di grandissimo aiuto, e soprattutto crea in chi le pratica la disciplina necessaria a non mettere in pratica la violenza, che è un po' l'opposto di quello che ci immagineremmo e quello che tutta la fiction sulle arti marziali ci aveva fatto credere. Sigla!
Ninja Rabbits, se ricordo bene, è stato uno dei primissimi videogiochi presi dal mio amico che prese un Amstrad e mi passò i dischetti del "Club della Rana" (ne ho già parlato a proposito di Secret Quest 2010, Negromante e Captain Comic). Il gioco in sé è un incrocio tra un tentativo di capitalizzare su Usagi Yojimbo (che nel fumetto ha il pelo bianco) e sulla diffusione mediatica dei ninja (che non girano a volto scoperto e soprattutto non hanno il karategi bianco). Oh beh, mi sa che il nostro coniglio non è l'unica cosa marrone che vedo all'orizzonte. Ma cerchiamo di liberarci dal pregiudizio e partiamo...
Ah-ha! Un beat 'em up a scorrimento schermi fissi! E il nostro coniglio karateka che si spaccia per ninja non solo non ha né calci, né pugni, ma ha proprio una singola mossa: la bastonata con quello che si chiama bo. Quindi, quando vi chiederanno come si dice bastone in giapponese, rispondete Boh! per fare una bella gag degna della V° Elementare. In realtà bo credo voglia dire legno, perché la spada di legno usata nell'aikido si chiama bokken, cosa che nei dojo emiiani ci si fanno sopra un saco di gag degne della I° Media.
Comunque, il nostro coniglio tira bastonate a delle talpe ninja di bianco vestite, e ogni volta (molto spesso) che piglia una sberla, la carota che indica l'energia gli cala. Mi indigna che debba stare qui a spiegarvelo, ma ok.
Altra talpa, altra talpa ancora, poi pigliamo una carota e non è che si rabbocca l'energia (giustamente indicata da una carota, ma guadagnamo proprio una vita. Interessante anche come ci sia una talpa sullo sfondo, che però è normale e non antropomorfa. Un po' come Pippo e Pluto che sono entrambi cani, ma uno parla, si veste ed è bipede, l'altro no. Se ne deduce che a Topolinia ci siano fughe regolari di "ooze", il liquido mutagene verdastro che ha trasformato le tartarughe ninja in tartarughe ninja e il maestro Splinter in una pantegana di uno e sessanta (che poi mi sembra che ci siano anche storie alternative di come è nato il ratto, ma io ho visto solo i cartoni animati e quello ricordo).
Possiamo anche calarci in un buco nel terreno, dove, giustamente, ci sono altre talpe. C'è anche un pericolo di caduta sassi, che fa fuori il nostro coniglio, il quale guarda sconsolato lo schermo e si accascia al suolo. Avete notato, comunque, le quantità di sangue sparse?
Come avviene in tutte le tane delle talpe di questo mondo, per uscire dal buco c'è una scala in acciaio. Il coniglio la scala con una serie di salti (d'altra parte, è un coniglio). La cosa che ricordo di 'sto gioco era che sui nostri 8086 girava PIANISSIMO, a differenza di adesso, e il salto ci metteva due o tre secondi, con sto coniglio cretino con la bocca aperta e la fissità nello sguardo tipica dell'ottuso. Il mio amico doppiava il coniglio mentre saltava con un "aaaaaaaAAAAAAAAaaaaaa". Cercavamo di farci passare il tempo.
Intanto usciamo, facciamo fuori altre talpe e evitiamo le palline da golf che ovviamente ci fanno un male bestia. Intanto, nuovo nemico: i tassi! Non mi riferisco alle percentuali di interesse quando ripagate il mutuo, né al ristorante tipico ferrarese in centro a Bondeno, ne al costosissimo negozio di abbigliamento e articoli sportivi in centro alla cittadina fighetta ed elitarista di cui ho parlato qui.
Tutto questo mentre schiviamo le mortali palline da golf, ovviamente. Un tasso ci tira un pugno in faccia mentre cerchiamo invano di tirargli una mazzata nei denti e intanto che il nostro lagomorfo crepa mi chiedo che cosa sia quell'altro animale a torso nudo. Uhm, un chipmunk, forse?
Torniamo sottoterra perché il fiume ci bloca il passaggio. Bello che mentre si vola giù cascano anche delle pietre che è impossibile evitare mentre si scende! Unwinnable by design qui, cari amici.
Fortunatamente, un'altra carota ci porta a tre vite, proseguiamo con un discreto senso di noia.
Più tardi.
Ecco, ho perso due vite per manifesta rottura di coglioni, e ora come se non bastasse c'è pure il grande nemico di ogni animale antropomorfo mai pensato dalla fiction cinematografica animata: l'uomo! Ebbene sì, dal cacciatore che ammazza la mamma di Bambi a Yosemite Sam, l'uomo è il vero predatore. Una cosa che fa riflettere, no? (No.)
Vabbè. atti fuori altri due giardinieri con barba, coppola e mullet, seguiamo il cartello che indica la direzione per la città e...
...ben fatto! Finita la campagna. Uhm, ma lo sapete che mi sa che non ci sono mai arrivato a questo punto? Avanti con la città!
Ah giusto, in città ci sono i tamarri umani da menare, niente animali antropomorfi. Non fosse che c'è un uccello che a intervalli regolari ci bombarda di uova. In tutto questo io la trama mica l'ho capita. Cosa spinge il nostro coniglio ninja karateka artista marziale generico ad andare in giro a menare tutti? Sconfiggere il crimine? Vendetta? Non lo so! Non me ne frega neanche un cazzo!
Niente di peggio che morire per via di un uovo appena cacato che diventa, in testa al nostro leprotto, una bomba a grappolo. Amici cari, mi sono rotto i coglioni: e lo sfondo cittadino è pure molto più brutto e ripetitivo della campagna, e siccome il nostro coniglio non può commettere seppuku con il bo, andiamo a farci ammazzare...
Game over! Oh, sempre sia lodato. Meraviglioso come la schermata si faccia a pezzi con un bel trucchetto di programmazione. Forse quella è la cosa migliore di tutto il gioco, che secondo il noto sito di abandonware "Home of the Underdogs" era il gioco più brutto di sempre. Non mi spingerei a tanto, ma insomma, ho dovuto ricorrere alla meditazione Shingon Zen insegnatami dal monaco di Reggio Emilia per limitare l'effetto della rottura di coglioni, facendo un bel ripasso dell'uso dei mantra, dei mudra e del mandala secondo i cinque elementi della meditazione zen (acqua, aria, terra, fuoco e ku, il vuoto) in modo da non tirare una craniata al monitor. In effetti, credo che la combinazione dello zen e di questo gioco mi abbia reso talmente apatico che non sarò mai più in grado di provare emozioni. Oh, beh. Prossimo gioco!
È merda? Certo che sì, è praticamente ingiocabile dopo la terza schermata. Ma d'altra parte il nome della software house fa intuire che il gioco abbia un valore microscopico.
Ci rigiocheresti? Indovinate un po'.
Anzitutto sorpreso dal vedere finalmente una tua foto, anche se..senza faccia!
RispondiEliminaPermettimi di sottoscrivere la tua riflessione su Zelig, hai citato peraltro due dei miei tre comici (?) "spreferiti": Braida, quello del tg ("Attentato"), "Fluoro" e (quello che manca nella tua lista) quello che faceva il meccanico Ferrari. Pessimi!
Veniamo ai giochi.
Quando ho letto Kung Fung, ho pensato al mitico gioco del Commodore, che invece era il classico gioco di combattimento stile Mortal Kombat.
E devo dire che quasi preferisco quello a questo!
E' carina la schermata iniziale (anche se il mix di colori non è il massimo), ma mi sembra piuttosto noioso come gioco.
Curioso il campionario dei nemici, terribilmente truzzo il boss finale (che nostalgia per le magliette da calcio della Nike con il baffo e la scritta Nike, ops).
Anche Ninja Rabbits è piuttosto bruttino, lo salvo solo per la varietà dei nemici (fantastico l'uomo tasso ahah) e per il sangue!
Il "Bo" era il bastone dei ninja, quello di Donatello, no?
Faccio il precisello ecc. ecc.: nel cartone Splinter era un umano che a causa del liquido mutageno si è incrociato con un topo (un po' come gli scagnozzi Bebop e Rocksteady), nel film era invece proprio un Topolino che ha imparato le arti marziali vedendo il suo maestro (quello che nel cartone è appunto Splinter) Yamato Yoshi (o come si chiama) e che entrando a contatto con il liquido mutageno, diventa "grande" come le singole Tartarughe.
Mi chiedevo che fine avesse fatto Marco della Noce e ho visto la brutta situazione in cui è finito, che ovviamente non auguro a nessuno. Ciò non toglie che non facesse ridere per nulla. Anzi, di Zelig direi che faceva ridere giusto il romagnolo, ma d'altra parte è facile far ridere se imiti Pierino Brunelli in tutto e per tutto, no? KFL è senza dubbio noioso, ma è un'attività insulsa che quasi quasi crea piacere, un po' come schiacciare le bolle dell'imballaggio pluriball o togliersi le caccole dalle dita dei piedi. Sulle Tartarughe Ninja, beh, ne sai più te di me, quindi non ho altro da aggiungere.
EliminaPrima di scoprire questo blog avevo la pia illusione di essere stato l'unico ad aver avuto la sventura di incappare in giochi come Ninja Rabbits. Grazie di farmi sentire meno solo. Avendo anche io un triste quanto breve passato da judoista (?), ricordo bene la discrepanza tra letteratura cinematografica (che ci illudeva di poter spezzare tavolette con ogni parte del nostro corpo), e l'avvilente lezione di judo in cui si passava gran parte del tempo a fare capriole su noi stessi. Forse per questo mi fu donato Ninja Rabbits, che peraltro è la perfetta rappresentazione delle mie reali capacità di rapidità e coordinazione motoria. Perfino all'epoca, che di fame di videogiochi ne avevo veramente tanta, riuscivo a percepire la merda di questo gioco. Avevo non più di 10 anni, con un Amstrad zoppo che mi ha accompagnato fino ai 13-14 anni circa. Forse la cosa più assurda a mio avviso, che fa capire la malafede del gioco, è la marcia indietro: il nostro coniglio antropokaratemorfo, quando decide di tornare sui suoi passi, non si gira, ma cammina all'indietro. La mia recente esperienza da karateka (1 anno in cui sono riuscito a conquistare la cintura bianca a forza di sessioni di 57 minuti di riscaldamento, preparatorio ai circa 3 minuti successivi di combattimento) mi conferma che in effetti non bisogna dare le spalle all'avversario (non so se il termine sia marzialmente corretto). Ma se fosse veramente questo il razionale nel gioco, perché camminare all'indietro anche quando non c'è nessuno? E soprattutto perché si vengono a creare paradossi come questi? https://youtu.be/XvRxH3xS9J0 (min 8:21). Notevole anche il personaggio della rana saltatrice nuda (e anche qui si potrebbe aprire il classico paradosso Disneyano del perché alcuni personaggi siano vestiti e altri invece sono a culo nudo, nella più totale indifferenza altrui). Allora perché continuavo a giocarci? In primis perché non avevo molti altri giochi. A questo aggiungiamo che avevo ancora meno vita sociale (anche se la cosa non mi dispiaceva, allora come ora). Ma devo anche ammettere che non mi dispiaceva il nonsense delle ambientazioni (la talpa che saluta dalla tana, felice di assistere a scene di sanguinosa violenza bucolica, il fungo/periscopio, bestie antropomorfe di dubbio phylum). Decisamente poco però per giustificare questo scempio di gioco, anche perché andando avanti le ambientazioni sono sempre più insulse: niente animali antropomorfi, più grigiume, e il nonsense cede al posto a "nessunsensodigiocarequestogioco". La proposta che lancio all'ex videogiocatore è di andare oltre i confini del blog e promuovere una squadraccia del tipo "Bastardi senza gloria", con l'obiettivo di stanare gli sviluppatori di giochi simili e marchiarli. La loro colpa più grande secondo me non è tanto la mancanza di pudore nell'aver proposto una roba simile, quanto la lentezza esasperante del gioco... che ci ha rubato le ore più belle della nostra vita (che avremmo potuto passare facendo altro, ma rigorosamente attaccati al PC). Grazie per avermi dato l'occasione di sfogare questa rabbia repressa che covavo, inconsapevolmente, da circa 25 anni!
RispondiEliminaGrazie del commento! Attendiamo il tuo ritrovamento dei giochi della Rana (oltre a Pazzotto, mi viene in mente un clone di scorched earth introvabile), ma a parte questo, che dire? Anche se mettessimo su una task force per sputtanare gli autori di questi scempi videoludici, loro ci risponderebbero candidamente: "beh, c'era chi li comprava", e pur sapendo che hanno rotto marcio, non saprei come controbattere. Sul genere di Ninja Rabbits mi viene pure in mente il gioco di Caccia a Ottobre Rosso (il film) il link al cui articolo faccio fatica a passarti perché sono sonnecchiante in ispiaggia con moglie e figli che dormono. Magari espando la risposta quando torno dalle ferie.
EliminaCambiando avatar, speravo sarei passato inosservato, ma a quanto pare sottovaluto il craving del blog verso organiche chicche dimenticate! Scherzi a parte, la buona notizia è che ho trovato tutto il club della rana (ma nulla di Olivetti, mi spiace!). La brutta notizia invece è che non ho più alcun PC con un lettore floppy. Proverò però a trovare una soluzione, magari qualche residuato bellico di un amico.
EliminaPenso che a volte il confine tra libero mercato e circonvenzione di incapace sia molto labile. Se dovessi ricostruire il momento in cui i miei genitori mi regalarono Ninja Rabbits, sono abbastanza certo che rientreremmo nella seconda categoria. A me invece sul genere viene un po' in mente "Baby Jo", forse per associazione cronologica. Onestamente però sarei più in difficoltà nel bollarlo come merda. Sarebbe necessaria (e molto gradita) una perizia tecnica da parte dell'ex videogiocatore.
Ok, nessun problema. Attendiamo. E sono anche d'accordo sulla circonvenzione di incapace (dove gli incapaci, tecnologiacmente parlando, sono i genitori, ovviamente). Baby Jo (a cui ho giocato un totale di 20 secondi quando ero in fase di collezionismo abandonware completista) è un gioco francese e come tale è l'equivalente di un trip acido. Voi ragazzi con queste proposte volete proprio farmi soffrire, eh.
EliminaLo ricordo pure io ninja rabbit e mi era rimasto impresso per tutto questo tempo, non perché ci abbia giocato molto, anzi. Quando lo provai mi resi subito conto che faceva schifo, e non supera mai nemmeno il primo livello,mi rifiutai di andare oltre.
RispondiEliminaUn mio amico me lo passò dicendomi che era tipo street fighter, non ho mai capito se ci credeva veramente o se semplicemente voleva farsi delle risate alle mie spalle.
Sono contento di non averci speso sopra ore, ma nonostante ciò l'orrore è rimasto impresso su di me.