Magari alcuni di voi avranno sentito che di questi tempi lo stile di vita dell'ex videogiocatore adolescente è diventato molto di moda, per via di ragioni estremamente spiacevoli di cui, detto tra noi, un sacco di gente ha scritto fin troppo e aggiungere pure il mio contributo sarebbe superfluo. Quindi se me lo permettete vorrei tornare un secondo sul senso di questo umile blog, se vi va. Ok?
Chi legge questo umile blog con una certa assiduità saprà che sono ormai sei anni (sei anni!) che non vivo più in Italia.
Magari, a voler fare il gioco di Pollyanna, tutta questa brutta storia ci sensibilizzerà di piu alla questione dell'igiene personale, e la penuria di carta igienica sarà il primo passo verso l'adozione en masse delle tre conchigliette.
Mi sa che sono troppo ottimista, e comunque sto divagando. Insomma, in questa quarantena autoimpostaci ci sono varie cose su cui mi viene da riflettere.
La prima: porco cazzo, ma poteva accadere 'sta quarantena quando ero adolescente, così il livello collettivo di disagio si sarebbe equiparato al mio? Mannaggia alla merda, sarebbe stato bellissimo rincoglionirmi tutto il giorno davanti al PC senza sentirmi in colpa! Ho esternato questo mio disappunto al gruppo whatsapp di alcuni amici rimasti nei dintorni del V.P. e il commento di uno di questi è stato il seguente: "La mia analisi è: a parità di adolescenza passata giocando a Championship Manager, farlo perchè obbligati da una pandemia sarebbe stato decisamente meglio che farlo mentre i miei coetanei erano a limonare e drogarsi". Insomma, siamo una manica di eterni insoddisfatti, che vedono il loro nerdismo di un tempo diventare manistream proprio dopo che se ne sono liberati. E vabbè, questi sono cazzi nostri. Dimenticate questa prima riflessione, e passiamo alla seconda.
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Dimenticate anche che nel 1997 questo coglione sarebbe stato menato per ore ad orologio fermo |
La seconda riflessione: mi girano i coglioni a mille perché con 'sta roba che sta capitando sembra venire confermata la visione del mondo apocalittica dei Vecchi di Merda che, quando ero piccolo, si autoinvitano a casa nostra per raccontarsi addosso le disgrazie ascoltate dai telegiornali, e il commento finale quando a qualcuno capitava di fare una brutta fine in qualche luogo sperduto in giro per il mondo (che poteva essere pure la provincia di Reggio Emilia, vista la staticità dei VdM) era sempre lo stesso:
A IÒ CHER! S'I STÈVA A CÀ SÒ... (Ci godo! Fosse stato a casa sua). La casa, l'
heimat, o per
meglio dire quello che gli antichi Greci chiamavano il
temenos, è il cerchio magico dentro il quale tutto andrà bene a prescindere, e al di fuori c'è solo morte, rovina e distruzione. Mannaggia oh! Quelli di loro che sono ancora vivi per me gli sta ridendo anche il culo. Peccato che per i VdM, in generale, "casa propria" in realtà è più la propria "comfort zone", per cui nonostante tutto mi si dice che mete gettonatissime dai vecchi del V.P. come la Coop o il cimitero sono prese d'assalto da umarell come e più del solito. Non concludo dicendo "con grande gioia dell'INPS" perché sono certo che questa battuta di cattivo gusto sul malthusianismo selettivo è stata fatta più volte, e cerchiamo di non abbassarci al format dei tormentoni inaugurato da quella merda di Zelig e incancrenitosi in palta digitale tipo Spinoza o simili.
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PARTY HARD |
La terza riflessione, invece, verte sulle ragioni che mi hanno spinto a creare questo umile blog. Quattro anni fa, giorno più giorno meno, per una manciata di minuti non ci lasciavo le penne. Ci avete presente quella cagata di Sliding Doors, no? Ecco, una roba simile ma più violenta. Ora, detta così pare un'autofellatio degna dei
maigoduti che ebbero la spocchia di vantarsi del fatto che erano stati a Phuket cinque anni prima dello tsunami, e tirando il fiato coi denti dicevano di sentirsi dei sopravvissuti. Però insomma, la stessa sensazione di "Ma quando finirà sta storia?" che avevo avuto, a sua volta, ancora 4 anni prima, quando nella mia regione arrivò il terremoto, e io vivevo al sesto piano. Quindi, i VdM che hanno la voce nella mia testa, non solo berciano in continuazione che avrei dovuto restarmene al V.P., ma ci aggiungono pure il loro solito
proverbietto del cazzo, "Ehhhh... anno bisesto anno funesto". E se anche lo avessi fatto? Ora sarei chiuso nel
panopticon della casa in cui sono cresciuto, rinunciando a ogni forma di privacy in cambio di un'illusione di sicurezza.
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Un altro che, passata l'epidemia, dirà "Ma chi me lo fa fare di tornar fuori? Si sta così bene nella mia cameretta!" |
Chiaro che in questi momenti di stress, in cui ci si chiede si subisce un fascino fortissimo. "Quello di rinunciare a ogni forma di privacy e libertà?" chiederete voi. Beh, in effetti anche: se è vero che affacciandoci al balcone cantando realizziamo la previsione del noto amighista Andy Warhol secondo cui nel futuro saremmo stati tutti duci per 15 minuti, è anche vero che molti casi di
ultracrepidarianismo all'italiana stanno iniziando a dire che vista la situazione è meglio fare come quegli altri e lasciar perdere le pippe sulla privacy per frenare il contagio. Beh, ovviamente, con tutto che nessuno meglio di un informatico sa che le misure temporanee di emergenza sono qule che durano più a lungo, chi ci dice quando il pericolo è passato? E se lo è, che si fa dei dati raccolti per frenare il contagio? Si cancella tutto? Permettetemi un lieve scetticismo. Oltre che una nota di malinconia: tra la comprensibile mentalità del rifiutare il mondo esterno in quanto pericoloso (nella speranza che una volta finito il pericolo ci si riconcili con
là fuori) e la voglia di annullare la propria privacy, il Vecchio Paese sembra avermi seguito al di fuori del Vecchio Paese.
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Oh no! Carmen Sandiego ha rubato il Vecchio Paese, lo ha duplicato un sacco di volte con COPYQM.EXE ed ora lo sta spargendo in tutto il mondo! |
Ma sto divagando: il fascino che si subisce, in queste situazioni, è ovviamente quello del rifugio nel passato. Ci sono finito pure io, ogni volta che ce n'era bisogno, anche cercando online cose diverse dal continuo flusso di notizie terrificanti che sembravano confermare quello che sapevo da sempre, che là fuori non c'era nessuno scampo. Stando al V.P. nelle feste di Natale del 2016, regredendo un istante in quello che era stato un nido su cui avevo tenuto il mio culone allora flaccido fino ai 24 anni, stavi quarantenizzandomi (si dice?) in ciò che conoscevo perfettamente, non mi sarebbe accaduto nulla. Giravo cercando informazioni sul passato, quella sensazione "ehi, era così anche per te? Ma dai!" che mi desse la botta di adrenalina necessaria a tirare avanti. Ero finito sul blog delle prefiche, e dopo la prima scarica di endorfina (apparentemente, la nostalgia serve proprio a questo: a darci la carica di positività necessaria a superare i brutti momenti) la mia reazione iniziava sempre più ad essere qualcosa di simile a "oh, ma cazzo: ok che sono le feste di Natale e sono a badare al parentado influenzato e quindi abbrutirsi ci sta pure, ma tra otto mesi mi nasce il primogenito, che figura ci faccio con lui se mi dimostro così schifosamente egoista (perché si, i santoni del guaglionismo online sono degli autocentratissimi autofellaziatori) più attaccato a un passato dal quale non sono in grado di emanciparmi che interessato a costruire un futuro insieme. È, se vogliamo, una variante del problema su cui ha riflettuto Neil Postman nel saggio "Amusing Ourselves to Death". Riprendendo il concetto di McLuhan secondo il quale il messaggio non può prescindere dal mezzo di comunicazione con cui viene presentato, Postman si spinge a dire che il mezzo di comunicazione pone un limite fisico alla complessità del messaggio, e chiaramente più basso il limite, più il messaggio diventa stupido, e più finiamo per farlo diventare quello che Huxley chiamava il
soma, una droga che ci rincoglionisce e ci mantiene se non felici, sufficientemente tranquilli da non fare nulla per cambiare la nostra condizione (per quanto ce ne lamentiamo sfogandoci sui social o sulle sezioni commenti).
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e per Huxley non intendo dire Lenina Huxley, che con la sua passione per i cimeli nostalgici del 20° secolo è l'ennesima previsione azzeccata di Demolition Man |
Ora che Sinjin e Randy ci tengono molto occupati durante questa reclusione autoimpostaci per senso civico, sento che almeno quel rischio lì non lo corro più. Tanto per gare trentuno una volta fatto trenta, cerco (con difficoltà, ma ci aiutiamo a vicendancon con mia moglie) di quarantenizzarmi anche dal soma digitale e di godermi il tempo con una famiglia che amo. E per quanto due bimbi tutto il giorno in casa siano faticosi, ci sono modi ben peggiori di passare gli arresti domiciliari. In effetti non mi vengono in mente modi migliori.
Ma non nego di temere che come effetto collaterale a una reclusione quasi vecchiopaesana, si propaghi tra la popolazione anche lo Spirito del Vecchio Paese (e no, essendo ben conscio dei miei limiti, non pontificherò su R0 e simili, a differenza dei sovramenzionati esempi di ultracrepidarianismo). Il fatto è che c'è chi dice che alla fine di questa crisi ci sarà un nuovo baby boom. Io temo che una volta finita questa crisi, molte persone si chiuderanno in se stesse e diventeranno quello che fui io da adolescente. Immobile in uno spazio ridotto, rendendo conto di ogni mio pensiero e azione a qualcun altro, per stroncare ogni rischio possibile, e questo comportamento non da uomo adulto sarebbe pure legittimato da un pericolo tangibile. Non riduciamoci a larve umane drogate di
bruschette, girando a vuoto da qui a ben oltre il momento in cui si potrà tornare fuori.
Oppure mi sbaglio, una volta finito tutto festeggeremo tutti per le strade abbracciandoci, e questo casino che sta accadendo ora diventerà la nostra guerra, quell'occasione con cui faremo sentire delle merde i nostri nipoti, dicendo loro che hanno tutto e noi dovevamo stare chiusi in casa. Già certi nostalgisti d'assalto scrivevano sul loro blog, in tempi meno infetti, che rompevano i coglioni a gente nata nel 2000 dicendo loro "ma come fai a vivere senza essere cresciuto con I CULT POP DEGLI ANNI OTTANTAH" (non è stato scritto se i 2000 interpellati abbiano cominciato un coro di meritatissimi vaffanculi). Già una manica di sesquipedali teste di cazzo, che a furia di dire
con ironia che Cleto Polonia è più forte di Messi è finita per crederci davvero, sta rompendo il cazzo da anni a furia di hashtag
#machenesanno.
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ma slacciati quel colletto cazzo |
Insomma, non mi esalta neppure la prospettiva che la mia generazione diventi così, un giorno, proprio come
mia nonna che mi prendeva per il culo dicendomi che non sarei mai stato felice come lo era lei nel '45. Oddìo, poi probabilmente un giorno Sinjin e Randy mi manderanno comunque a cagare dicendomi "Ok millennial" con sufficienza, ma immagino me ne farò una ragione.
Insomma, che cosa voglio dire con 'sto articolo? Semplice: la situazione attuale non sia una scusa, e lasciamo il Vecchio Paese al Vecchio Paese. Mi sento un po' il Yul Brinner postumo nella tremenda pubblicità antifumo (
l'ex videogiocatore si tocca vigorosamente i coglioni) a farvi questo appello accorato, ma in tutto questo ci sono già passato, e per me è stato sufficiente così.
Grazie. Poi aggiungo una tragica nota Macroeconomica.
RispondiEliminaAttendo ansioso.
EliminaL'Italia è un Paese con un debito pubblico enorme. Se si considera il cosiddetto "Deficit Previdenziale Implicito" (ovvero il valore delle pensioni già maturate per effetto dei versamenti, ma per le quali lo Stato non ha accantonato nulla, e che pensa di pagare con i futuri versamenti delle future generazioni), il Deficit Pubblico complessivo appare o è insostenibile.
EliminaMa cos'è il deficit? Sono spese correnti (passate e presenti, che fa rima) decise ed effettuate scaricandone l'onere sulle generazioni future.
Abbiamo ancora in vita centinaia di migliaia di baby-pensionati (gente andata in pensione a 35-40 anni negli anni '70-'80), prepensionati a 50 anni di varie ristrutturazioni aziendali d'ogni epoca, la recente piaga dei Quota100isti, e in ogni campagna elettorale ci si misura su chi è più ardito nello spendere soldi che non ci sono. Il sovranista medio deve aver letto un antico libro che si chiamava "L'Ospazio Profondo", dove si risolvevano i problemi stampando soldi senza effetti collaterali; i "responsabili" chiedono di spendere (mance agli elettori) per rilanciare la crescita la quale riequilibrerà i conti pubblici. Cambia molto poco.
In estrema sintesi: i consumi passati e presenti hanno danneggiato (forse distrutto) il futuro delle generazioni che eventualmente vorrebbero vivere in questo Paese.
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E adesso cosa si fa con il coronavirus?
Lo Stato si impegna ad aumentare le spese (cassa integrazione, sovvenzioni anche ai lavoratori in nero), ovviamente registrerà un crollo delle entrate fiscali, quindi un'esplosione del Deficit Pubblico (25-30 punti, ma dipende da quanto dura la faccenda).
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Altra merda sulle generazioni future.
Per che cosa?
In sintesi: per allungare di 2 o 3 anni la vita (probabilmente di merda) di qualche 75enne - 90enne con gravi problemi di salute. Questi sono la grandissima maggioranza dei decessi (anche se i terroristi hanno smesso di comunicare l'età media dei decessi e la presenza di malattie: spaventa molto di più ed è funzionale allo "stiamo a casa" dire "hanno intubato un ventenne" o "è morto un trentenne", casi aneddotici che non dovrebbero preoccuparci più di quando sentiamo "giovane 20enne muore per malformazione cardiaca durante partita a calcio").
L'epidemia poteva portare via 600mila (per lo più) vecchi (di merda e non) in un paio di mesi, invece farà danni al Debito Pubblico e all'attività economica.
[E la stronzata "una vita vale più di qualunque somma" è fastidiosa da sentire: se così fosse, dovrebbero vietare mezzi di trasporto e fabbriche, per non parlare di fumo, alcol, sedentarietà, junk food].
Il problema è che il debito fatto per allungare di 2 anni la vita di qualche 80enne causerà minore reddito futuro. E basta googlare per scoprire che c'è una correlazione diretta tra reddito e speranza di vita.
Spoiler: nella Repubblica centrafricana la speranza di vita è molto minore che in Isvizzera.
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Quindi, in futuro, tutti (compresi i ragazzi e gli adulti sani) vivranno di meno (compreranno cibo di merda, non potranno permettersi la prevenzione delle malattie ecc.) perché oggi qualche coglione ha deciso di allungare la vita di merda di qualche vecchio.
A parte questo, tutto bene.
Ti scrive uno che da poco ha compiuto i 52 e potrebbe rientrare, almeno anagraficamente,nei VdM.
RispondiEliminaPer quanto immerso nel quotidiano stato di DEFCON il cui livello dipende dal tiro di dado rubato al Risiko! (se viene 6, ritiralo), ciò che mi fa arrovellare di più e temere l'Invasione degli Umarell è la gestione del "dopo". Non è l'incertezza di quando finirà, ma il timore che tutto ritornerà come prima, che non si impari nulla dalle criticità incontrate. Al di là del classico calcistico dell'occasione mancata, sarebbe davvero imperdonabile non progettare un futuro diverso.
I VdM hanno infatti questa "skill": +5 a spargere meerda sul futuro. Temendo le incertezze del futuro e incapaci di progettare, rosicano così tanto che vogliono impedire di farlo a tutti gli altri in ossequio a un altro VA (Vecchio Adagio), caposaldo dei VdM:"Mal comune, mezzo gaudio".
Ecco, voglio credere ancora che è un'occasione per apportare dei cambiamenti fin troppo rimandati.
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PS:perdonerai le due citazioni del film e del gioco da tavola potenzialmente pregne di nostalgismo degli anni Ottantah (che poi Risiko! è un bel gioco per tirare fuori il peggio di ognuno e non permetterò a'sti nostalgisti di immergerlo nella pozza di Nerda ovvero "Merda Nostalgica").
Ah, con me sfondi un arco di trionfo proprio. Fermo restando che l'essere VdM non è una questione anagrafica ma puramente uno stato mentale, l'odioso "Mal Comune Mezzo Gaudio" è chiaramente sintomo del vecchiodimerdismo galoppante. Ne ho parlato più volte, ma magari ti interessa questo articolo qui. https://exvideogiocatore.blogspot.com/2018/12/jones-in-fast-lane.html
EliminaIn conclusione, spero anch'io che almeno per stavolta si eviti il gattopardismo di coloro che aborriscono (o si dice aborrono? Vanno bene entrambi) il cambiamento, perché si aggrappano allo status quo con la disperazione che nasce dalla forza dell'odio. Nella mia disciplina, per quanto mi sorgano dubbi sul senso del mio lavoro mentre sto in tuta collegato da casa alternando e-mail paracule a cercare di dare una mano a mia moglie in pausa maternità, questo si chiama "change management", ed è una delle cose più difficili con cui abbia avuto a che fare. Ma mica solo nel lavoro, poi. Facciamoci coraggio.
Sepulveda ha mangiato un gabbiano vivo. Dove lo scrivo se non qui?
RispondiElimina#mortacci