Più e più volte in questa sede ho detto che c'è stato un periodo equivalente a circa un paio d'anni in cui non avevo esercitato nel campo dei videogiochi. Facendo una stima a spanne, questo periodo inizia nel dopo l'estate del 1994, forse complice la grande delusione della sconfitta dell'Italia di Sacchi ai mondiali, e termina a inizio/metà 1996, con un processo di rapida discesa nella sfiga di cui ho parlato già altre volte.
"Basta, chiudo tutto" - l'ex videogiocatore, 17 luglio 1994 |
La cosa che mi colpisce di tutto questo è che ho sempre detto che durante questo periodo ho vissuto un periodo di relativa popolarità: non chissà che, ma insomma, non mi sentivo completamente un emarginato con livelli di disagio paragonabili a quelli che ho provato successivamente, in certi periodi delle scuole superiori. Uno potrebbe giustamente dire che forse il disagio è una cosa fisiologica e magari sopra a una certa età si diventa molto più intolleranti alla sfiga.
Magari era una combinazione di eventi, un allineamento astrale di tendenze estetiche e d'opinione: erano gli anni del grunge, dell'essere perennemente scoglionati da tutto, perché l'entusiasmo per qualcosa era roba da sfigati. Chi lo sa! Oppure, quando con la pubertà si ha come obiettivo nella vita un'unica cosa, il nostro strato più basilare del cervello prende il sopravvento e ci fa credere di essere dei fasianidi, e quindi almeno noi maschietti diventiamo molto più orientati all'immagine e meno al contenuto. Quindi non so: forse, se fossi stato un ex videogiocatore nei primi anni del liceo, molto probabilmente sarei stato comunque uno sfigato, fuori dai gruppi sociali (le cosiddette balotte, per usare di quei tempi e quelle zone). Non dimentichiamo comunque che il fatto che stessi troppo tempo al PC era anche dovuto al fatto che nel panopticon di casa, uscire era causa di ansia generalizzata, ansia che si estendeva pure a me. Quindi chissà che cosa avrei fatto senza il PC su cui sfogarmi. Studio matto e disperatissimo? Forse, probabilmente, non lo so.
Bene, mi rendo conto che è un grande sorgente di curiosità il pensare cosa avrei potuto fare al tempo con quello che so adesso ma al di là della simpatica pippa mentale, checché ne dicano certi blog nostalgisti spendendo centinaia di euro per comprare il castello di Grayskull su ebay, indietro non si torna e quello che è stato è stato, scurdammece 'o passato, e infatti di quel periodo mi ricordo ben poco: sembrano essere due le cose che mi aiutano a fissare le memorie: la prima sono le incazzature e la seconda, appunto sono i videogiochi. Però, per ripulire per bene tutto il magazzeno delle memorie in vista del gran finale, mi sembra giusto fare quello sforzo in più per evocare i ricordi e fare una veloce carrellata di quello che facevo col PC quando non videogiocavo. Visto che ero abbastanza felice e non avevo troppe incazzature, e i videogiochi, come ho detto, scarseggiavano, farò come riesco. Ma voi sopportatemi lo stesso, ok? Sigla.
Ultima 6 (Origin, 1990)
Sì, ne ho già parlato, è l'unica eccezione al non gioco di quel periodo. Il mio immaginario era focalizzato sulle avventure dell'Avatar, di cui ho parlato numerose volte, quindi direi che possiamo evitare di andare oltre (potete trovare le mie precedenti articolesse sul tema cliccando qui).
Non furono nemmeno poche le occasioni in cui il gioco si sputtanò |
Resta il fatto che mentre la tecnologia, soprattutto dal punto di vista del 3D, avanzava a passo spedito io restavo su un gioco dalla grafica VGA abbastanza primitiva con effetti sonori in PC speaker. Bah, passiamo oltre.
Crea con il tuo PC (DeAgostini, 1995)
Anche di questo ho già parlato e sono molto fiero di averci dedicato un bel po' di tempo (mi sa che almeno al numero 20 ci sono arrivato, e forse anche oltre). Non oso dire che grazie a questa pubblicazione ho avuto modo di sviluppare la mia parte creativa, perché quella è una di quelle cose che o hai o non hai.
Y yo la tiengo |
Però, posso dire senza dubbio che Crea con il Tuo PC abbia continuato, anche in periodo morto, a tenere viva in me la speranza che prima o poi avrei potuto realizzare grande sogno che avevo quando avevo 10 anni: quello di poter fare un videogioco tutto mio, o almeno un file .EXE, cosa che ci porta di filato a un altro dei capisaldi di quel periodo...
Turbo Pascal 5.5 (Borland, 1989)
Una volta non c'era internet e recuperare un software. con le mie scarse connessioni sociali era particolarmente difficile. Con il figlio del fornaio ci eravamo persi di vista, il mio padrino del battesimo, il Colonnello, veniva a trovarci sempre di meno (maligni pettegolezzi dicevano che si vergognasse del coming out di uno dei suoi figli, ma nessuno ha mai confermato). C'era rimasto solo Beppe M., il gestore della palestra in cui facevo judo. Arrivato alla cintura blu (non confermata) mi stavo iniziando a rompere i coglioni di judo, complice anche il cambio di maestro e lo svuotamento della classe. Quindi andavo lì a provare le macchine, con il figlio del sindaco del V.P. che faceva il trainer di tutti i poveracci che andavano lì a cercare di ridurre quello che Beppe M. chiamava "il cimitero dei tortelllini", ma sempre con più tavò addosso. Però il software mi veniva comunque passato. E insomma, c'era stato un periodo, qualche anno prima, in cui mi ero incuriosito al TP, e quando vidi, spulciando sull'hard disk del PC del retrobottega,la directory che lo conteneva, subito me lo sono fatto passare. "Ma lo sai poi usare il Turbo Pasquale?" mi chiese Beppe M, usando uno dei suoi soliti nomignoli. Gli risposi di stare tranquillo, avevo un asso nella manica: la fecale rivista di settore PC Action della Xenia Edizioni, per un certo periodo, aveva avuto una rubrica chiamata "Do it Yourself" in cui veniva insegnata la programmazione in Pascal in maniera molto semplice, coi listati da ricopiare un po' come ai vecchi tempi di riviste che non ho mai preso perché ero troppo giovane. Avevo anche preso, svariati anni prima, in edicola dal Biondo un corso di Turbo Pascal compilato molto bene da tale Luca Napolitano: insomma, bastò scavare un po' nei vecchi dischetti e nei vecchi fascicoli e avevo un po' di ispirazione. E molta roba di mia produzione non aveva nulla da invidiare alla schifezza che ci avrebbero fatto fare al liceo, che si spacciava per "Indirizzo Informatico" e dove il massimo dell'Informatica era la creazione di programmi input/elaborazione/output per applicare formulette di fisica senza chiederci esattamente che cosa significassero. Cosa piuttosto deprimente, ma quello passava il convento.
Smanettando con le librerie BGI ero riuscito anche a creare qualcosa di grafico: non proprio bello, ma insomma era comunque un file con estensione exe che era stato creato da me medesimo, quindi tecnicamente avevo realizzato il sogno di me stesso bambino: ok, la qualità era discutibile ma insomma, quando vivi nel buio, la luce di un fiammifero ti sembra il sole che non hai.
E se posso aggiungere una cosa, trovo non del tutto condivisibile l'argomento, secondo il quale avendo tutte le risorse di conoscenza online e di software che ho adesso sarei riuscito a fare molto di più. Ne dubito proprio, diciamo: le risorse infinite che vengono da Internet non dimentichiamo che sono potenzialmente una fonte di distrazione infinita. E trovo anche che sbattere la testa sulle differenze tra Readln; Repeat until keypressed e Readkey cercando di capire quale fosse il metodo migliore per fermare il programma e aspettare che l'utente prema un tasto qualsiasi, o un tasto in particolare per continuare sono comunque un'esperienza formativa.
La grande scarsità del mondo moderno non è quella delle risorse, ma quella dell'attenzione. Meno risorse, più focalizzazione dell'attenzione. Ci vuole una disciplina enorme per non andare a cercare spiegazioni su StackOverflow e magari, link dopo link, finire a guardarsi un video su youtube in cui un tizio con troppo tempo a disposizione costruisce un'intera casa con una penna 3D. E le spiegazioni su StackOverflow non sono un'occasione di crescita che mi fissa per bene i concetti in testa. No, probabilmente è la solita fallacia dei costi sommersi, altresì detta volpeuvismo: sì, facevo le nozze con le lumache (o coi fichi secchi, se preferite) ma almeno sì, una volta imparavo in maniera profonda. Non lo so. Non ne sono del tutto convinto. Ecco mi piacerebbe avere una conferma o la dimostrazione del contrario da parte di chi mi legge, ma anche qui, qualunque sia la risposta credo che restiamo comunque nel regno del punto di vista.
È stato importante per me, comunque, lasciar perdere i videogiochi per il Turbo Pascal, quello sì. Un pezzetto di atelier culturale, un assaggio. Quello non lo posso negare.
Victory or Defeat (Deep 13 / Quorum Software, 1994)
Questo, in realtà, è un videogioco. Sì, lo so, mi state dando del cazzaro, ma lasciate che vi spieghi di questa gemma semisconosciuta di avevo perso completamente traccia nella mia memoria, fino a quando mio figlio Sinjin, che adesso va alla scuola materna, non mi ha raccontato di come la maestra faccia un uso molto liberale della cosiddetta LIM, la lavagna interattiva multimediale. In realtà è un megaschermone su cui non capisco se si possa disegnare o meno. Io alle lavagne ero rimasto ai blocchi di ardesia che se tenevi il gesso inclinato male faceva i rumori tipici dell'inferno, figuratevi. Figuratevi anche quando mi ha spiegato che uno degli esercizi da fare su questa LIM era di fatto un videogioco. Un videogioco, vi rendete conto? Cioè, a 4 anni alla materna mio figlio è già riuscito a fare quello che io, per la durata di tutte le scuole elementari, avevo cercato di fare. Non dico che fosse la mia occupazione di ogni santo giorno, ma molto spesso cercavo di convincere nostro maestro a portarci giù in aula informatica a fare...qualcosa, anche solo guardare assieme un dischetto allegato ai fascicoli dell'enciclopedia Peruzzo-Larousse: ovviamente si rifiutava, penso che non avesse fatto il corso di aggiornamento di informatica, e che in materia ne sapesse veramente poco. La sua risposta alle mie insistenti richieste era sempre qualcosa tipo "adesso vediamo" e alla fine ne stavamo sempre lì a fare i problemi di matematica, i temi del lunedì e le lezioni di storia in cui lui stesso interpretava interi popoli estinti parlando come se fossero loro a parlare con a sola voce. Una cosa non dissimile dai sogni bagnati dei falliti che disquisiscono di geopolitica su internet, che uno dice "se proprio dovete dedicarvi a una pseudoscienza, almeno datevi all'astrologia, almeno avete più speranza di chiavare".
Halford Mackinder, il primo incel moderno |
Ma sto divagando: si parlava della Storia con la S maiuscola. Perché? Alle elementari, la mia unica esperienza informatica fu quando assistetti a un maestro piuttosto esaurito che faceva i titoli elettronici con un MSX al filmino della gita. Poi un infinito periodo di astinenza, che si interruppe finalmente in seconda media, quando un'altra classe della nostra scuola (che nel frattempo era stata aggregata a una scuola molto più "avanti" della nostra) ha realizzato un progettone: la ricostruzione sul computer della battaglia di Lepanto. Capito? Noi avevamo fatto un libretto con la raccolta dei canti partigiani (impaginato e stampato dal sottoscritto, perché ero l'unico con la stampante) in occasione dei 50 anni della liberazione, e questi simulavano la storia su un videogioco!
e una mattina / mi son svegliato |
Porca miseria, che invidia! Fortunatamente potevamo abbeverarci al loro prodotto, basato su un software di cui oggi su internet si trova pochissimo.
Consentitemi dunque una piccola divagazione: lo scenario realizzato per questo progetto scolastico era, per qualche ragione, la battaglia di Lepanto. Su Victory or Defeat volevo farci un articolo "Atelier Culturale" tutto suo: ho cercato, in preparazione a questo esercizio, articoli su internet sulla Battaglia di Lepanto, e sono purtroppo andato a infognarmi su siti recanti palta reazionaria gestiti da tradizionalisti con i vermi nel cervello che si eccitano all'idea che la civiltà come la conosciamo noi ora sia in irreversibile declino e solo un ritorno a non ben specificati "bei tempi", roba che a confronto Spengler è Tonino Guerra (Sarebbe ora di aggiornare il noto trattato storico e chiamarlo "Il declino de "Il declino dell'Occidente"", un po' come quando io vi chiedo "Che cos'è "Che cos'è la merda?"?").
Qualsiasi cosa facciate, non incrociate la merda. Sarebbe male. |
Ah, chiaramente, mentre i suddetti portatori di cibo per gatti nella scatola cranica attendono che torni l'età dell'oro, stanno a rincoglionirsi su facebook e youtube perché nulla è più tradizionalista di sacrificare tempo, energie e dati personali a una multinazionali informatiche che per creare engagement sfruttano le stesse debolezze del cervello umano che causano la dipendenza da droghe! Oh beh, magari hanno impostato facebook in lingua latina, chi lo sa.
1 Hacker Way, Menlo Park |
Dicevo: leggendo questa palta sono stato così male per la gente che scriveva queste cose (assumendo che chi le scrive ci creda sul serio o se sia parte di uno schema per farsi dare soldi senza fatica) che ho deciso di lasciar perdere l'articolo "Atelier Culturale" su VoD, ma mi sembrava giusto parlarne comunque. Victory or Defeat, dicevo, è un semisconosciuto gioco per Windows 3.1 della smisconosciuta Deep 13 Software, e quando dico semisconosciuta dico proprio sconosciuta: non c'è nemmeno su Mobygames!
Non era manco shareware, ma era un gioco commerciale destinato direttamente ai cosiddetti "bargain bin": cestoni pieni di CD in formato jewel case che costavano pochi dollari. Come fosse atterrato in una scuola della bassa emiliana è per me un grandissimo mistero, ma tant'è: È un gioco strategico, con mappe e scenari personalizzabili, e in teoria ci si può simulare qualsiasi battaglia della Storia, con un certo grado di semplificazione, s'intende! Leggendo i documenti della ricerca fatta da questa classe, ricordo che vidi che un primo tentativo era stato effettuato utilizzando UMS 2, che era già vecchiotto al tempo, e il cui editor avevo persino visto recensito sulla per me fondamentale PC Action numero 4. E devo dire che la botta di serotonina nel vedere fuori dal contesto usuale qualcosa che conoscevo era segno di una sfiga sopita ma mai del tutto scomparsa. Oh beh! Come ho detto, indietro non si torna, no?
In ogni caso, UMS fu abbandonato, forse perché troppo complesso. VoD è molto più semplice, oserei dire semplicistico. Strategia ridotta all'osso, grafica molto stilizzata: diverse unità che potevano essere mandate in giro selezionando 5 punti sulla mappa, che erano le tappe del loro percorso, e quando due unità avversarie (c'erano due schieramenti: rosso e blu) si avvicinavano, iniziavano a menarsi tra loro, e lo si vedeva dalla barretta dell'energia che scendeva.
Insomma, niente di che, ma quando si è in astinenza ci si può trovare delle cose belle. Anche il fatto che usassi il computer -finalmente!- per studiare mi rendeva tutto più godibile. E sarà anche il fatto che qualcosina ho imparato, tipo che lo stereotipo sui genovesi tirchi è stato reso famoso da Giannandrea Doria, a capo del corno destro dello schieramento della Lega Santa, che pare si fosse allontanato dallo scontro per non danneggiare troppo le sue galeazze, e così facendo si smarcò dal tentativo di accerchiamento del corno sinistro turco, comandato dal rinnegato calabrese Uluch Alì (chiamato in spregio "Ucciallì").
Ecco, a differenza del mio malcacato tentativo, la Lega Santa vinse e la notizia della vittoria della flotta cristiana arrivò a Roma solo un mese più tardi, ma Papa Pio V lo venne a sapere subito tramite un sogno rivelatore o qualcosa del genere: era così convinto della vittoria che disse di far suonare tutte le campane di Roma a mezzogiorno. Ed è per questo che ancora oggi, a mezzogiorno, partono le campane delle chiese in quello scampanio che tanto fa girare i coglioni a mia nonna. Bah! Mi pare un po' esagerato continuare a celebrare una roba di 451 anni fa rompendo il cazzo a mezzogiorno con uno scampanio. Trovo anche molto poco sensato da un punto di vista teologico l'uso apotropaico di rosari, di preghiere e l'invocazione della Beata Vergine come garanzia di vittoria. È un po' come quel film sul baseball con Charlie Sheen in cui il battitore cubano che crede nel voodoo finalmente sacrifica polli al suo dio per colpire la palla, ma con scarsissimi risultati. Alla fine il battitore manda affanculo il suo dio e dice "faccio da solo" e finalmente fa un homerun. Lasciando perdere la solita stronzata hollywoodiana del credintestessoecelafarai, che porta il discorso all'estremo opposto, troviamo che la fede di Pedro Cerrano sia molto più matura di molti cattolici che vogliono comprarsi la buona sorte e la salute pagandola in novene e rosari.
Ma questo io in seconda media non lo capivo e nello zaino tenevo, su consiglio di mia nonna, il santino di San Giuseppe da Copertino, protettore degli esaminandi, che secondo l'agiografia non solo passava le verifiche senza studiare, ma riusciva pure a sollevarsi in volo.
"Se sta bene, mi chiedi? Avresti dovuto vederlo" "Dov'é, ora?" "Fa Superman, hai presente?" |
Ecco, si può stringere finché si vuole un rosario (magari profumato di rosa), un santino o un ninnolo comprato a caro prezzo in qualche trappola per fedeli che si spaccia per luogo di miracoli (*ahem* medjugorje *ahem*), ma la riduzione della fede a superstizione è una delle due cose più sbagliate che si possano fare con la relgione. L'altra, ovviamente, è l'esercizio del potere da parte di chi la religione la amministra, magari nascondendosi biecamente dietro frasi vuote come "Prima viene sempre Dio, e poi l'uomo". Mi si dice che le omelie di uno di questi preti tradizionalisti sono un continuo ripetere di 'sta frase in diverse variazioni, compresa un'osservazione molto borderline calvinista sul fatto che se non si dà la precedenza a Dio tutte le opere che si fanno non servono a niente, che sono tutte frasi che possono venire facilmente usate per esercitare un qualche potere sui fedeli: "Voi non contate un cazzo, solo Dio conta qualcosa, e siccome quello che parla con Dio sono io, sono io che vi dico cosa fare per dare la giusta priorità" (viene anche da chiedere se il vecchio trombone che blatera queste stronzate abbia mai letto Mt 25,40). Funziona, purtroppo: una persona alienata a sufficienza (e converrete con me che nell'ultimo paio d'anni ci siamo tutti abbastanza alienati) si sente in qualche modo cagata da qualcuno, e pazienza se questo qualcuno mi fa sentire una merda e mi chiede di trascurare le mie cose per fargli dei favori. Purtroppo succede, visto persone a cui voglio bene venire fagocitate da quella che pareva essere una roba macchiettistica da forum della UAAR dei primi anni duemila (un po' tipo lo stereotipatissimo prete di Spider-Man della Simulmondo), ma 'ste cose esistono. E quindi capite perché, per quanto sia un argomento storico affascinante, anche dal punto di vista letterario (sapevate che a Lepanto perse una mano in combattimento Miguel de Cervantes, e durante la convalescenza iniziò a ideare Don Chisciotte?) di parlare di Lepanto proprio tavò. Bella esperienza, però. E non che avessi modo di provarlo, ma VoD andava pure in multiplayer. Molto pionieristico.
Il Codice Hammer (Bassilichi / Editel, 1994)
Bill Gates per aggiudicarsi il codice Hammer ha investito oltre 30 milioni di dollari (48 miliardi di lire) mentre in edicola l'edizione multimediale ''Leonardo Da Vinci and il Codice Hammer'' costera' appena 29.900 lire. Non sara' certo il manoscritto originale, ma potra' essere letto, interpretato ed approfondito da tutti con straordinaria facilita', complici due disk per personal computer che guideranno il lettore nella sua avventura leonardiana.
L'iniziativa editoriale, promossa dal nuovo Museo di Vinci, e' della Bassilichi sviluppo e della Editel di Milano (societa' partecipata da Ibm Semea e da Il sole 24 ore).
La prima edizione elettronica risultava praticamente compiuta in ottobre ma e' stato deciso di cambiare il supporto informatico per renderla piu' accessibile in Italia: con floppy disk leggibili da ogni computer anziche' con Cd-rom.
Alessandro Vezzosi, studioso autorevole e creativo, ha ideato e realizzato il progetto con l'Egida dell'Armand Hammer Center for Leonardo Studies at Ucla e la consulenza preliminare dell'Istituto Cnuce del Cnr.
ah già |
ah già |
DANTE.EXE (Zanichelli, 1988)
PG-13 |
Neobook (Neosoft, 1994)
Multimedia Gatti (Inroads Interactive / Jackson Libri, 1995)
Microsoft Publisher 2.0 (Microsoft, 1993)
Dove ne ho già parlato? |
HP 520 l'avevo anch'io e mi è durata una ventina d'anni. Forse non stampavo così tanto, ma mi pareva un carrarmato indistruttibile. Prima di quella, una stampante ad aghi che faceva quel tipico rumore bzzzz bzzzz ed era bellissimo utilizzarla con "bannermania" venivano delle opere d'arte. Alle medie, nella mia indiscutibile fama di espertone di pc, avevo infettato tutta la rete della scuola con dei virus (non appositamente) copiando programmi piratati proprio a scopo "educativo".
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaposso confermare parola per parola il tuo discorso sulla religione: sono stato portato, decenni fa, in un gruppo di preghiera stile rosarione a squadre di fantozziana memoria, e il concetto "dio è perfetto e fa il cazzo che vuole, tu invece, misera merdaccia, non puoi ragionare sulla verità rivelata" era presente ogni secondo.
RispondiEliminaora sono felicemente agnostico dopo aver mandato affanculo quei cogluonazzi e la loro perfezione.
discorso word: io ho seri problemi a capire il suo funzionamento, ad esempio gli elenchi puntati sono il mio incubo, a volte penso che con *tex sarei più produttivo
La critica a word mi ricorda me che venivo incaricato di creare bellissimi biglietti d'auguri per le persone più disparate, con l'utilizzo di print shop della Broderbund. Lì sì che quello che c'era a schermo col guazzo che finiva sulla stampante. Con l'aggravante che all'epoca avevo una DM-91 della Olivetti che serviva il mio potente PC1. A metà lavoro capivi che non finiva come volevi e partivano i bestemmioni (da parte tua) e i "ma sai solo usarlo per giocare?" da parte di mia madre, pace all'anima sua.
RispondiElimina