giovedì 26 novembre 2020

Prospettive artistiche nella rappresentazione della tassonomia di un filesystem - TREE.COM

Ho parlato più volte in questa sede della cosiddetta fallacia dei costi sommersi. Che è, come ben sapete, quel bias cognitivo per cui se spendete tanti soldi per qualcosa, ne vedete di meno i difetti. Oppure (sto molto semplificando, abbiate pazienza) se compro un videogioco, e questo videogioco a dispetto delle lodi tessute dalla stampa di settore si rivela essere merda, magari al giorno d'oggi questa cosa si sente di meno perché ai videogiochi di li ottiene online, tra Steam e simili...

divertente come il patron di una piattaforma che si chiama "vapore" abbia l'aspetto stiracchiato di una mongolfiera piena d'aria calda (e lo so che Newell ora è dimagrito e ha la barba, grazie)

...ma una volta, quando avevi un oggetto fisico che era proprio "tuo", potevi toccarlo, gli avevi dato soldi (o avevi implorato qualcun altro affinché tirasse fuori i suoi soldi). Insomma, con la presenza fisica del pacchettone tra le tue mani, scattava in testa 'sta fregatura per cui tu dicevi nel tuo cranio: "sì, magari è merda. Ma questa è la mia merda, quindi me lo faccio piacere."

lunedì 23 novembre 2020

Aces of the Pacific

Evviva amici! È di nuovo tempo di simulatori di volo! Lo sapete, no? Per un certo periodo i simulatori di volo sono stati il mio genere di giochi preferito; simulatori di volo della seconda guerra mondiale in particolare. Nella mia costante ricerca di approvazione, avevo questa convinzione che finalmente avrei avuto un ascolto più attivo del semplice "eeeeeeh mo st'i brèèv" (eh, ma quanto sei bravo!) da parte dei VdM che mi circondavano, vivendo anche solo virtualmente quella guerra che ha dato un senso alla loro infanzia, che ah! Voi giovani trovate trutto pronto, e quanto si stava bene quando c'era la miseria, e quella bella sensazione di adrenalina dell'andare a dormire senza sapere se domani saremo ancora qui! E sarà una rappresaglia, un bombardamento o la fame?

E allora, vivendo pure io la mia guerra simulata, magari raggiungerò la felicità che i VdM avevano nel 1945, senza però rendermi conto che nonostante tutto già nel 1992 il livello di umore era profondamente sotto le scarpe: un'eterna lamentela. Come si faceva a riconciliare il concetto che con la miseria si stesse tutti meglio con tutti gli auguri di disgrazie varie inviati a Giuliano Amato per il 6 permille prelevato dai conti in banca? 

Specchio riflesso, asino fesso
Boh! Archiviamo tutto sotto dissonanza cognitiva. E si sa, Festinger ci ricorda sempre che la dissonanza cognitiva è un'arma estremamente forte.

lunedì 16 novembre 2020

Litil Divil

Esistono momenti nella vita in cui ci si trova davanti a delle scelte importantissime, e spesso succede che in questi momenti ci si trovi completamente impreparati si faccia la scelta con criteri non propriamente razionali, un po' così come capita, senza stare troppo a pensare, e soprattutto senza infognarsi in tutte le analisi costi-benefici possibili immaginabili. Vi ci vedreste voialtri a fare, ogni volta che dovete prendere una decisione, un diagramma SWOT di ogni possibile scenario che si potrebbe dipanare?


La prossima volta che mi viene chiesto al lavoro rispondo così.

A meno che non siate top manager in qualsiasi organizzazione il che significa che avete paura anche della vostra ombra, e in quel caso spendete milioni in assessment da parte di Gartner. Ma fortunatamente la maggior parte di noi è un essere umano funzionante e non un CEO o un dirigente, e le scelte le fa con una componente di pancia non indifferente. Il che è anche una cosa, se vogliamo, rinfrescante.

lunedì 9 novembre 2020

Traffic Department 2192

Si è parlato, in questa sede, di Lara Croft. Abbiamo menzionato, su questi pixel, per quanto rapidamente, il personaggio di Jill of the Jungle. Abbiamo lanciato una reprimenda sui preconcetti che il videogioco ha insinuato a noi maschietti a proposito delle ragazze. Abbiamo persino esplorato le caratteristiche della donna ideale secondo i segaioli del Sol Levante, nonché secondo Ivan Venturi. Insomma, siamo di nuovo qui a parlare di una cosa che è più difficile da fare della maionese con le fruste a mano senza che impazzisca: un personaggio femminile forte e assertivo che possa essere protagonista di un film d'azione senza necessariamente essere la Damsel in Distress né fare sforzi eccessivi per scimmiottare il concentrato di testosterone che è il suo equivalente maschile. Difficile, ma non impossibile, ovviamente. Una Sigourney Weaver su Alien o una Linda Hamilton negli unici due Terminator decenti rendono tutto più fico, mentre nei videogiochi, in cui gli autori spesso e volentieri non hanno mai avuto interazioni con donne vere, la domanda che sorge spontanea è sempre la stessa:

La domanda giusta è "Che cos'è "che cos'è una pugnetta?" "

Avrete anche notato, a proposito di protagoniste donna dei videogiochi, che mi rifiuto sistematicamente di portare a esempio Samus Aran di Metroid. Grazie dell'osservazione!

lunedì 2 novembre 2020

The Elder Scrolls - Daggerfall

Togliamoci subito il dente e diciamocelo: il primo episodio della serie i The Elder Scrolls, Arena, da noi non se lo è cacato quasi nessuno. Sì, è stato pubblicato anche in Italia, e sono certo che ora arriverà qualcuno che, inebriato dall'odore delle proprie scorregge fino all'estasi, puntualizzerà "MA VERAMENTE IO HO L'EDIZIONE ORIGINALE SU FLOPPY DEL 1994 ANCORA INCELLOFANATA CARO EX VIDEOGIOCATORE ED ORA SCUSAMI CHE VADO A FARMI TOGLIERE DUE COSTOLE *SLURP*". Che vi devo dire? Bravi. Sarà che nel 94 stavo iniziando a entrare in un periodo di pausa dai videogiochi che sarebbe terminato un paio d'anni più tardi, e sarà anche che ne avevo ignorato bellamente la recensione sulla fecale rivista di settore che si atteggiava a "quella seria". Sto parlando di K, ovviamente, che recensì Arena nel numero 60 (Aprile 1994) e il redattore (tale Emanuele Sabetta) liquida Arena con un misero 750/1000, che se un sette e mezzo a scuola era un voto dignitosissimo, nelle fecali riviste di settore tutto ciò che sta sotto l'80% è minus quam merdam.

la grossa farsa è la credibilità che vi davamo
Ora possiamo tutti dire che il primo The Elder Scrolls fosse frutto di un processo creativo molto alla cazzo di cane, ma definire una roba del 1994 che per la prima volta ricreava un intero continente su qualche floppy disk "farsa" mi pare un più un voler difendere i "grossi" a scapito degli "emergenti" per mantenere una supremazia dei soliti noti, quelli che sono definiti con pomposità i "giochi parametro". 

lunedì 26 ottobre 2020

Pacific Islands


Con tutte le grandi esaltazioni che può avere un bambino di una decina d'anni, quella per i carri armati è stata, oserei dire, quasi trascurabile. E sì, che ne avevo tutte le ragioni per essere un fanatico di panzer e simili. D'altra parte il nonno da cui ho preso metà del mio nome e che non ho mai conosciuto, i carri armati li costruiva e li riparava per lavoro. Il mio padrino del battesimo, il Colonnello, era infatti la sua controparte militare. L'officina in cui lavoravano si occupava, se ricordo bene le cose che mi raccontava e che non ebbi l'accortezza di appuntarmi,della costruzione e della manutenzione di carri armati Leopard 2.

Quindi sulla carta avrei avuto tutte le ragioni per essere esaltato con i carri armati. Ma a parte un giocattolo piuttosto fico che ricordo abbastanza bene il panorama carrarmatistico era abbastanza blando: persino Risiko mi era piuttosto noioso (e sinceramente lo è tuttora). Il giocattolo piuttosto fico era una roba che ben si addiceva al periodaccio a cavallo tra gli 80 e i 90, un carro armato futuristico pieno di optional che premevi un tasto e scattava una molla che lo apriva trasformandolo in una base militare. Un secondo che lo cerco, eh.

E qui si piange, Ex Videogiocatore! Bruschette!

Sì, credo che se al Vecchio Paese ci fosse ancora tutta la robaccia che mi avevano regalato ora sarei probabilmente milionario rivendendola ai teste di cazzo che cercano di ricostruire un'infanzia facendo una disperata e patetica inversione causa-effetto. "Se ho tutti i giochi che avevo e che sognavo e li metto in una teca per adorarli, sarò bambino per sempre" è il pensiero diffuso. È una tentazione forte, che esorcizzo settimanalmente prendendo i videogiochi che avevo e che sognavo e bollandoli come "merda".


giovedì 22 ottobre 2020

Un tentativo di rimediare alla pezzenteria ludica dell'ex videogiocatore - Venus Diskcopy

Uno dei fondamentali di questo blog è il fatto che io fossi un videogiocatore pezzente, da piccolo. E sinceramente fatico a concepire un altro modo di essere per un videogiocatore di una decina d'anni.

Trovatemi, salvo casi particolari, un bimbo delle elementari che si fa comprare regolarmente (e quando dico regolarmente, intendo almeno un paio al mese) videogiochi a 99.900 Lire (139.000 se distribuiti da Halifax).

E in mancanza d'altro pure le pubblicità su TGM facevano effetto "Postalmarket"


Al di là delle grazie ricevute occasionalmente per il compleanno e della necessità da parte del locale negozio della Olivetti di liquidare lo stock (vedi qui, qui e qui), che altro c'era?
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