giovedì 14 ottobre 2021

The Ultimate Tabboz Simulator

 Per la rubrica "Atelier culturale" di oggi, cari amici, impariamo qualcosa che il mondo accademico non sempre insegna. Oggi impariamo a stare al mondo. Sotto questo unico "ombrello", imparare a stare al mondo, erano raggruppati tutti quelli che adesso vengono chiamati gli soft-skill, ovvero tutto ciò che non è strettamente necessario allo svolgimento di un lavoro o che non può essere perfettamente valutato con un voto a scuola. Eh sì, perché come già detto più volte in questa sede, a un certo punto della mia pre-adolescenza mi sono scoperto essere un grandissimo sfigato, totalmente incapace di rapportarsi agli altri. Oddio, non è che io sia mai stato particolarmente popolare, per carità. In qualche modo, prima di quella che io chiamo la grande biforcazione, e che lo psicologo francese  Christophe Dejours chiama la sovversione libidinale, diciamo che un minimo simpatico anche per la semplice ammirazione che il mio essere un enfant prodige suscitava negli altri miei coetanei.

Molto libidinale anche la pettinatura

Esistevano logiche quasi calcistiche, per cui certi miei compagni si vantavano che io fossi in classe con loro e non nelle insopportabili classi degli altri. Questo accadeva di solito ai saggi di Natale o di fine anno quando davo sfoggio delle mie capacità musicali coltivate, grazie anche a PIANOMAN.COM

Ecco, capite che dopo un certo punto queste cose non valgono più, si formano le compagnie, le cosiddette balotte, come si dice al vecchio paese e dintorni. Nelle balotte spesso si forma naturalmente  una gerarchia, che non è tanto dissimile da quella dei branchi di animali, almeno secondo un'interpretazione semplicistica. C'è maschio dominante ("Alpha", dicono gli anglofoni nonché quelli che non hanno mai visto una donna nuda che non fosse in formato compatibile con Irfanview), ci sono i gregari, c'è la femmina più ambita, non tanto per la sua particolare avvenenza quanto per il fatto che la dà. E ci sono tutte le altre con cui bisogna districarsi secondo uno strano modello per cui se una ti piace e ci rimedi da fare bene, allora sei più o meno un figo, ma se una ti piace e basta, non puoi farlo presente agli altri perché verrai preso eternamente per il culo. Insomma tutte le cose di una tale complessità che faticavo veramente capire tutte le cose che non mi erano state date dalle istruzioni per l'uso della vita che avevo con me. Chi mi aveva dato le istruzioni per l'uso della vita? Semplice, mia nonna in primis e poi tutti i VdM che mi avevano circondato durante l'infanzia, in cui mi avevano insegnato cose contrastanti come ad essere disinvolto e loquace, e allo stesso tempo non rivelare troppi dettagli su di me, stando sempre sul vago, perché la fuori era pieno di gente che voleva impossessarsi delle mie sostanze. Insomma tutte le ragazze erano cacciatrici di dote, gli amici sì va bene, ma senza dare troppa confidenza, tutte queste cose qui. Non un bell'ambiente in cui fare amicizia, converrete con me.

In tutto questo, a me ha salvato l'odiato autobus: prima che facessero una fondamentale strada alternativa (il cosiddetto asse attrezzato) per arrivare al liceo, il mio autobus ci metteva qualcosa tipo un'ora per percorrere meno di 20 km. Era una cosa che odiavo.

un tempo era così (quando non passava la versione blu)

Ma dall'altra parte assieme a me c'erano altre persone dei dintorni che non erano miei coetanei, ma erano tutti di un anno in più di me. Per qualche strana ragione mi ci trovavo meglio che con i miei compagni di classe, insomma. Per il fatto che ero un po' vecchio dentro, forse, e anche perché la mia classe del liceo proprio non legava neanche a piangere.

Entrai così nella "balotta della corriera" e con molte di queste persone sono ancora in ottimi rapporti (a distanza, ahimé). Questo perché l'autobus, per quanto fosse a me odioso, riusciva a essere sufficientemente un "non luogo", disconnesso dal resto dei luoghi da me frequentati abitualmente, in cui potessi svincolarmi un pochino dai set di regole che a questi luoghi si applicavano. Dalle istruzioni per l'uso della vita che mi hanno insegnato al Vecchio Paese, e che funzionavano solo all'interno della casa dei miei perché chiaramente erano fuori da ogni logica, e perché in quel periodo non uscivo praticamente mai. E allo stesso tempo potevo sbattermene delle le regole di buon comportamento della scuola perché chiaramente, quando avevo iniziato il liceo, mi ero anche fatto riempire la testa di preconcetti che il liceo scientifico con l'indirizzo informatico fosse  qualcosa di estremamente difficile. Ricordo ancora qualcuno, non mi ricordo chi, che reagì quando dissi che mi sarei iscritto al liceo scientifico P.N.I, tirando il fiato per i denti e dicendo "Eh! ne hai di polenta da mangiare!" Con quella vocina tremolante del cazzo con cui dietro a una facciata preoccupata nascondeva neanche troppo bene un bel "cazzi tuoi, hai voluto fare il fenomeno, mò crepi".

peraltro la odiavo pure la polenta al tempo

Insomma avevo preso tutto quanto molto sul serio. Poi al di là della balotta, come già ho detto qualche settimana fa proposito di Afterlife, mi trovavo lì al liceo e non potevo fare a meno di notare che la gente iniziava a scambiarsi i fluidi corporei e io no. Era un problema, perché mi trovavo in un vicolo cieco: ero sufficientemente scafato per capire che le istruzioni per l'uso per conquistare donne datemi da mia nonna erano totalmente inapplicabili perché avrebbero ricevuto un vaffanculo persino negli anni 40, e anche se fossero state utili non esisteva proprio la materia prima su cui applicare queste regole di seduzione à l'ancienne.

Ogni potenziale destinatario delle mie attenzioni che avesse superato la censura estetica della peer pressure interna al gruppo della classe/balotta, e poi anche al minculpop di casa ex videogiocatore, comunque mi avrebbe derubato di ogni sostanza secondo la visione VdM, quindi era un classico caso di comma 22.

Mancando io anche l'umiltà di chiedere aiuto a qualcun altro esplicitamente, resto in questo eterno limbo a galleggiare, e l'unica entità a cui cerco di aggrapparmi per trovare soluzioni è ovviamente quel catafalco di plastica ingiallita e metallo davanti a cui mi rincoglionivo quotidianamente: il computer! Fortunatamente al tempo non avevo ancora internet, altrimenti probabilmente sarei finito in un subreddit incel a tentare di mettere in pratica le istruzioni per l'uso della vita di quell'arraffone parassita di Jordan Peterson, che rispetto a mia nonna ha semplicemente un miglior ufficio di pubbliche relazioni (oltre che a idee ancora più da vecchio di merda). Bene così per me, ma non posso non provare un certo timore per quando anche i miei figli arriveranno a quell'età. Vabbè, per mutuare un modo di dire direttamente dall'inglese, attraverseremo quel ponte quando ci arriveremo.

non QUEL ponte, accidenti, va bene che stiamo parlando di tabbozzi però dai oh

Dicevo, mi rifugiavo nel Simulmondo, no? Un giorno, nella fecale rivista di settore TGM, sul cosiddetto "Silver Disk", i ragazzacci della Xenia pubblicano un gioco amatoriale spedito da un autore Milanese, Andrea Bonomi, per la rubrica "Talent Scout". La software House di questo ragazzo classe 79 si chiama Obscured Truckware, e il gioco si chiama "The Ultimate Tabboz Simulator". 

Ora, la figura del tabbozzo, che a quanto pare era un fenomeno lombardo di fine anni 90, praticamente l'evoluzione del paninaro, era qualcosa che dalle parti del V.P. non esisteva. Certo, c'erano i truzzi che erano molto più generici e meno codificati del tabbozzo-già-paninaro. E nei confronti di questi figuri va da sé che non avessi una particolare stima. Assieme ai Vecchi di Merda che sgomitavano per piazzarsi davanti all'uscita bloccando tutti quando dovevano scendere, i truzzi erano la cosa che più mi rendeva odioso stare un'ora alla mattina testo in autobus. Con quelle teste coi capelli tutti a punte con chili e chili di gel, quando al massimo io riuscivo a sembrare un'imitazione di Ezio Greggio al Drive-In. Poi, con quei vestiti non "presi a crescere", quindi non di diverse taglie più grandi. E soprattutto, avevano tutti quella grandissima spocchia, quella sicumera con cui sparavano banalità disarmanti intervallate da "cioè" come se fossero rivelazioni mistiche, e battute che non facevano ridere, e la gente si sentiva in dovere di ridere perché...perché... non l'ho mai capito il perché, in realtà. Non lo capisco nemmeno ora.

Ecco, il patron della Obscured Truckware, che penso fosse un metallaro ai tempi, pare condividere la mia opinione sui tabbozzi. Fortunatamente, anche i miei compagni di autobus la condividevano, in quanto persone abbastanza normali e non particolarmente ascrivibili a qualche etichetta nutrivano una certa insofferenza per questo fenotipo. 

Recentemente stavo comunicando col mio eroico compatriota Della, quello che ruttò nell'orecchio alla ragazza più bella della classe quando pensava di averci una buona possibilità di sbunnarsela (ma d'altra parte in quanto interista lo scialacquare un'occasione d'oro gli era molto consono. Non gli ho chiesto se questa cosa era successa il 5 maggio, ma avrebbe benissimo potuto, visto che quello era il periodo delle gite). Insomma, al di là del mullet stile Euskara (da  non confondersi col mullet stile Buccinasco, quello sì molto tabbozzo) il mio compatriota è una persona perfettamente normale e senza particolari etichette subculturali a cui uniformarsi.

mullet "Buccinasco"

In seguito alla lettura dell'articolo su Afterlife, mi aveva chiesto se per caso la bionda a cui mi riferivo era quella superamica con un tale P., mio compagno di classe molto tendente alla tabbozzeria e, almeno nei primi anni, molto apprezzato dalla popolazione femminile. Conseguenza dell'invidia per il suo successo era che la popolazione maschile aveva brutalmente etichettato come gay. (C'entra poco a mio avviso il fatto che molti anni dopo il tizio fece effettivamente coming out: a sparare nel mucchio dando del gay a tutti, prima o poi per la legge dei grandi numeri qualcuno lo indovini). Insomma, questo riferimento mi ha scatenato il riaffioramento delle memorie di questo gioco, che più che un gioco era un piccolo gadget. "Il Tamagotchi del Tazauro", lo avevano definito i Bovas, dimostrando ancora di più che avevano finito ogni creatività da mò, visto che dovevano aggrapparsi alle creazioni altrui cercando di dare il loro personalissimo "spin". Comunque, tutto si tiene: se avessi dovuto affidarmi ai consigli di "In vacanza con Sylvia" per rimorchiare avevo un bel da aspettare, tra la lentezza del gioco e i numerosissimi crash, quindi usiamo questo non-gioco per l'atelier culturale di oggi, quello che i professori a scuola non vi insegneranno mai: come smettere di pensare, diventare un tabbozzo, e trovarsi una tipa dalla figosità al 100%. Sigla!


Guardate che bravo, ho pure rispolverato Windows 95 in italiano per aumentare la sensazione di realismo. La versione è una pre-release della 1.0, perché quella avevo provato al tempo, non quella più avanzata in cui potevi pure interpretare la tabbozza, ecco. Peraltro non sono sicuro sia mai stata completata, ma apprezzo molto che il Bonomi abbia messo tutto il codice sorgente del gioco su github. Lo trovate qui. 


Insomma, come dicevo, più che gioco, un gadget, e in effetti ero molto tentato di classificare questo articolo sotto "informatica masturbatoria", facendo una retrospettiva di cazzatine nate sulla scia dell'ennesimo panico morale da TG1, quel gingillo con schermo LCD che avrebbe corrotto le menti dei nostri giovani. Parlo del già menzionato Tamagotchi, ovviamente, con le innumerevoli leggende metropolitane di ragazzine che si suicidavano perché era loro morto il pulcino virtuale (i ragazzini maschi no, ovviamente un maschio munito di sensibilità è inconcepibile).

senza dimenticare SHEEP.EXE


Sarebbe divertente, se non fosse che alla fine i danni del Tamagotchi sui giovani sono stati limitatissimi, ma sui vecchi di merda Facebook ha fatto stragi, senza che i media dicano una singola parola. Questo perché Facebook è un movimento autoritario e i media, nessuno escluso, hanno una cotta per i movimenti autoritari. "Maoismo digitale", lo chiama Jaron Lanier, e puttana miseria se non ci ha ragione. Peccato però che nessuno alzi il suo culone digitale assuefatto di cortisolo e si cancelli l'account. O almeno che la smetta di postare, perché postando si creano contenuti e si lavora gratis per quella cricca di mafiosi che siedono nel CDA della F blu.


Ma sto divagando! Praticamente il gioco è un simulatore di vita del tabbozzo milanese, dicevamo: molti riferimenti alla cultura popolare locale non li colgo ora che sono laureato in puttanate all'università della vita, immaginatevi il me stesso del 1999. Ci provarono i Bovas a farmi addentrare nella cultura, aprendo su Bovabyte la rubrica "La posta di Max Cioè" (nome fittizio del loro tabbozzo, io ho usato il solito Andreotti, che però oggi non viene a commentare perché con un post-sanbabilino il Divo Giulio non ha molto a che vedere). Insomma, questa posta di Max Cioè era una roba estremamente blanda e per nulla divertente, un po' tipo la pubblicità della Lip con il paninaro che praticamente si spoglia nudo per avere in cambio dall'amico l'orologio da fustino di detersivo con sopra la faccia del papero capitalista col nome da vescovo umbro. Eccola qui sotto: siccome dò a Cesare quel che è di Cesare, i ringraziamenti per la messa a disposizione di questa perla vanno al blog delle prefiche piagnucolanti e delle bruschette che spesso ho mandato a fanculo in questa sede, per la stucchevolezza del suo sbandierato sentimento nostalgista.

purtroppo non si hanno notizie del seguito "Un'idea fresca fresca".

Notiamo anche come i tabbozzi, essendo la continuazione culturale dei paninari, vengano menati dai metallari di passaggio. No? Ha senso, ma ovviamente il cliché della guerra culturale paninari-metallari nel 1999 per me era una cosa completamente astrusa.  Un'altra cosa che ci insegna questo programma è che il voto a scuola è completamente inutile. Infatti ci limitiamo a prendere un due in fisica e svogliatamente andiamo a cercare lavoro, che anche con tutti i voti a zero, metà paghetta dagli arterios ce la prendiamo comunque.


Il lavoro, invece, ci ingrassa il portafoglio ma allo stesso tempo ci prosciuga di tempo e di energia, quindi mentre lavoriamo scordiamoci di pomparci la figosità. Però il test attitudinale fa molto ridere, bravo Bonomi. Molto più divertente della robaccia spacciata dai Bovas che uno rilegge e si deprime. Inoltre: altra lezione di come andava il mondo negli anni 90: oggi trovi il lavoro, e immediatamente vieni licenziato. Bug nel gioco? Macabra premonizione sul mercato del lavoro del "GIABBIAM'LAGRISIABBIAM'ATAGLIARE"? Non lo so, ma abbiamo solo 25000 lire in tasca e i parenti  non sborsano, quindi l'unica cosa è riprovare a farsi assumere...


...e niente, non funziona, a prescindere dalle risposte. Probabilmente è random, ma insomma, fa ridere. Frustrato dal rifiuto professionale, il tabbozzo va a cercarsi una tipa, ma solo perché non esiste l'opzione "rincoglionisciti davanti al PC frignandoti addosso". Peccato solo che il tasto "Ci provo!" non spiegasse che cosa esattamente faceva il nostro tabbozzo. Nell'immaginario mio di sfigato adolescente immaginavo che fosse sufficiente dire "Cioè oh io e te cioè mi piacerebbe cioè farmi una storia con te cioè" ma per uno che parlava come un Vecchio di Merda dire queste parole non era proprio credibile. Comunque il tabbozzo prende un due di picche, e il messaggio che recepii al tempo fu "non provarci neanche, così non fallirai" che è un validissimo suggerimento per il manager moderno orientato all'avanzamento di carriera, ma nella vita funziona il giusto. Oltre al fatto che se applicassi questo motto alla mia vita professionale mi sentirei una merda.


A proposito di manager incompetenti, veniamo assunti al lavoro e possiamo assicurarci uno stipendio fisso aumentando il livello di impegno. Come? Facendo il leccaculo, ovviamente! Questa è una lezione che ho imparato per la mia vita lavorativa di manager (si spera non incompetente, ma non sta a me dirlo): diffido di chi mi dà sempre ragione, perché molto probabilmente sta cercando di alzare il livello di impegno per poi andare in giro a farsi spaccare le ossa dai metallari. Visto? Qualcosa si impara, diamine.


E infatti arriva un bel milioncino di lire, a fine mese. Questo gioco è stato estremamente lungimirante perché già nel 1999 permetteva di giocare usando la valuta in euro. E giustamente la conversione è un euro = 2.000 lire del vecchio coño (come dicono in Spagna), quindi a fine mese arriverebbe un miserabile 500 euro, roba abbondantemente sotto la soglia della povertà per chi ha un appartamento in affitto, non si affida ai genitori per vitto e alloggio e ha spese vive che vanno al di là della semplice palestra, motorino, vestiti, discoteca, sigarette e ricariche del telefonino. Il 1 gennaio 2002 tutti i bottegai d'Italia  stapparono lo champagne perché con la conversione lira-euro (a dispetto dei "comodi" convertitori che con grande dispendio di soldi pubblici furono spediti a trenta milioni di case) fecero un sacco di palanche con gli arrotondamenti.
Tutto questo, chiaramente, mentre nessuno li guardava. Ovviamente, gli stipendi non correvano dietro alle "furbettate-ma-che-vuoi-che-sia-tanto-lo-fanno-tutti" di numerosi commercianti. So che un esempio non fa statistica, ma sto riportando paro paro quello che fece un'amica di mia mamma che aveva un negozio di alimentari (e che aveva tentato pure di coinvolgere mia mamma nel commettere porcherie da chiamare i NAS). Con questo che voglio dire? Che la situazione è sempre più complessa di quanto lo dicano le narrazioni di svariate pagine facebook che si piangono addosso su com'era bella l'inflazione a doppia cifra di una volta. Con tutto che se l'Italia uscisse dall'eurozona ora, sarebbe molto divertente vedere i Vecchi di Merda che assistono alla trasformazione in carta straccia dei loro tesoretti, fatti da babypensioni accumulate negli anni, con cui hanno ricattato le generazioni successive. Anche qui, parlo di cose che ho visto personalmente, ahimé. 

Piccolo chiarimento: visto che il paragrafo qui sopra è un tema che alcune persone potrebbero trovare molto delicato e fonte di malriposte permalosaggini, a meno che non siate un contabile catalano-meneghino-elvetico con la passione della motocicletta fuori tempo massimo, ignorerò commenti su questo argomento. Fine del chiarimento, passiamo oltre.


Detto questo, andiamo a vestire il nostro tabbozzo con giubbotti di alta moda che costano intorno alle 400.000 lire. Ora io queste truzzerie non so quanto costino al giorno d'oggi per tornare sul discorso di come è cambiato il valore monetario delle cose. Ancora una volta, il sovramenzionato contabile catalano-meneghino-elvetico, che ha figli adolescenti, può intervenire. Io quello che ho imparato, rigiocandoci ora, era come fossi completamente out al tempo quando si trattava di vestirsi. Mi era stata messa in testa l'idea che le cose dovessero essere prese "a crescere", ma nel 1999 avevo 17 anni, e per quanto continuassi a prendere taglie abbastanza abbondanti, anche impegnandomi a mangiare e ad essere sedentario, crescevo fino a un certo punto, quindi oltre a essere brutto, un po' ingobbito dalla sedentarietà, sudaticcio e flaccidino (e cominciavo pure a essere molto peloso) avevo dei vestiti che non mi stavano e hai voglia ad averci qualsivoglia firma sopra! Proprio perché il libro non si giudica dalla copertina, emergeva chiaramente quanto facesse cacare il contenuto, ahimé.


E quindi, via in palestra e a fare la lampada fino a farsi male. Mi raccomando amici, la pelle è l'organo più esteso di tutto il corpo ed esporla a raggi UV artificiali diretti è potenzialmente molto nocivo, quindi cortesemente evitate! E quando andate al mare mettetevi una bella crema solare, tanto vi abbronzate comunque, e se al ritorno i vostri colleghi vi dicono "Ma non sei tanto abbronzato" è solo perché sono dei falliti a cui è rimasto solo esporsi al rischio di melanoma per dare un senso all'unico periodo dell'anno in cui non sono al lavoro. Esprimete loro il vostro dispiacere per la piega miserabile che ha preso la loro vita e passate oltre. E mettete la crema. 

Per quanto riguarda la palestra, beh, altra lezione di vita provata su me stesso: se passi gran parte dell'adolescenza a non fare un cazzo, appena esci di casa e fai un po' di movimento il metabolismo si sveglia di soprassalto. "Eh? Uh? Che succede? Presto, caffè giornali e posta" sembra dire, e improvvisamente il fisico si asciuga in un attimo. (Non è una cosa che vi consiglio, comunque, visto che essendo noi medi peccatori aborriamo gli estremismi) 

Come dicevo, non è strettamente legata a questo gioco questa cosa che ho imparato, ma proviene da quando potevo uscire di casa anche solo per fare un giro, senza nessuna ragione, e nessuno andava in panico, allora facevo delle camminate chilometriche perché il movimento fa girare le endorfine. A voi sembrerà banale, al me stesso dei tempi del Tabboz Simulator, no. Il problema è che quando si dimagrisce ci si esalta e poi si compra i vestiti troppo stretti, per compensare. Anche questa è un'esperienza di vita vissuta che poco ha a che vedere con questo programma.


Ecco invece un'altra cosa che a me non è mai successa (quando ero single, almeno), una che dal nulla arriva e ci prova con me. Accidenti! Era successo a numerosi miei amici che, pure loro terrorizzati dal fallimento, avevano deciso di non provarci proprio. La cosa, ovviamente li metteva in una situazione di stallo fatto di eterno zerbinismo (oggi si direbbe simping), perché diventavano terrorizzati dall'idea di essere mollati, quando mai ricapita che una ci prova con me senza che io faccia niente? La filosofia del tavò elevata all'ennesima potenza, signore e signori! L'apoteosi avveniva quando a provarci era l'ambasciatrice, ovvero la migliore amica della tipa in questione, e allora ti sentivi veramente un re. Almeno, penso che fosse così. Che poi in realtà a dire il vero a me è pure successo un paio di volte che timidamente qualcuna mandasse un'amica a sondare il terreno, ma ogni volta diciamo che mi autobloccavo perché, insomma, già con quelle che mi piacevano il minculpop di casa tirava fuori giudizi estetici estremamente svilenti, figuriamoci con quelle che non erano il mio tipo (come in quei casi, appunto)!

E quindi dicevo "mi dispiace, no grazie" e magari qualche cuore l'ho spezzato facendo così, ma sarebbe stato peggio se avessi detto sì e ci fossi stato assieme senza entusiasmo, così tanto per avere qualcuna, no? Questa è una lezione importante, che in certi casi non ho voluto ascoltare e quindi in passato mi son trovato a sprecare tempo ed energie (nonché soldi, ma non sta bene dirlo) in relazioni di cui né io né lei eravamo del tutto convinti ma si stava assieme per non stare da soli, e non c'è niente di più deprimente di tutto questo. Ad aver ascoltato questa lezione, che avrebbe potuto essere estrapolata dall'esperienza del Tabboz Simulator, lo avrei capito, ma oh. Non ero proprio furbo.


Al di là del minculpop di casa, si diceva che c'era pure la questione della peer pressure. Ad esempio, una volta con il mio eroico compatriota Della ci provò (tramite ambasciatrice) una primina di cui qualcuno di molto cattivo aveva fatto notare una certa somiglianza fisica con Alvaro Vitali. La cosa rese oggetto di scherno il mio compatriota, ma ammirai molto come la prese sul ridere e minimizzò con grande eleganza, senza peraltro sminuire la primina in questione. Un vero gentleman. Nei suoi panni non penso proprio che me la sarei cavata così bene, e insomma ripercorrendo tutte queste memorie in un'esperienza che è l'equivalente proustiano del cringe, mi trovo a pensare a quanto facessi cacare come persona, e sono di nuovo a chiedere scusa a tutte le persone a cui la mia ingenua stronzaggine ha fatto del male. Ci ho già provato a telefonare al me stesso del passato, riempiendolo anche di insulti, ma a poco è servito. Chi mi leggesse e sentisse di dovermi perdonare, prego che lo faccia. 

Conoscendo quanto fosse facile per lui prendere la strada del male, io quel ragazzo che ero ai tempi l'ho perdonato. Perché nonostante non avesse la forza di reagire al male che lo circondava confondendolo, quel ragazzino sfigato ha continuato a farsi domande, e grazie a quelle domande sta trovando uno straccio di equilibrio alla soglia dei 40. 

Altra cosa: il telefonino. A fine anni 90 c'è il nuovo panico morale dei giovani telefonomuniti che non si parlano più in faccia perché stanno sempre a farsi gli squillini e a mandarsi gli essemmesse (YAHWHN) e quindi ora che il nostro tabbozzo è impegnato sentimentalmente con la "simpatica" Chiara (figosità 31%) bisogna mandarsi gli squillini e scriversi i messaggini. Quando per il mio diciottesimo (eh sì) mi fu regalato il telefonetto, era un Ericsson enorme (il GA-628) e obsoleto per l'epoca (erano finite le vacche grasse, checché se ne dicesse) con la scheda della Wind il quale... non aveva la funzionalità per mandare SMS. O se c'era, era bloccata. O se non era bloccata, io ero troppo stupido per riuscire a mandarli. Però mi piace come anche qui, come nella realtà, la Wind (Vind nell'universo alternativo della tabbozzeria) fosse la SIM degli sfigati, perché costava di meno. Ciaone povery. 


In tutto questo decido unilateralmente di passare alla moneta unica, diminuendo pure il livello di difficoltà, ispirato a Doom, perché al tempo il riferimento culturale principale nel mondo dei videogiochi era Doom. Ora che abbiamo fatto il salto di divisa possiamo dedicarci alla compagnia, che effettivamente non abbiamo mai cacato più di tanto finora. Certo, è difficile essere accettati se non si ha un motorino, cosa che io non ho mai avuto peraltro. Ma qui siamo nella finzione narrativa del simulmondo, e quindi possiamo prenderci il motorino.


Motorino a cui avevo comunque pensato quando ero stato più giovane, perché ero dell'idea che fosse qualcosa di necessario quando si arrivava a una certa età. Non è vero ovviamente (altra lezione appresa). Il fatto che tutti avessero il Malaguti Firefox, quando ancora Firefox non era il browser da provare quando qualcosa su Chrome non funzionava, mi faceva pensare che pure io avrei avuto quello, non fu così. Amen. Era da immaginarselo, comunque, visti i cori di ansia ogni volta che uscivo di casa senza una particolare ragione, e me ne sarei reso conto quando, dopo un lungo braccio di ferro, presi la patente, e ogni volta che volevo uscire con la macchina venivo sabotato in ogni modo: ogni scusa era buona per far sì che desistessi dall'uscire con l'auto. Perché? Boh. Mai capito. Quello che emergeva era che a prescindere dalla patente presa al primo colpo e con zero errori alla teoria non fossi sufficientemente abile a guidare la macchina senza sfasciarla. Bella iniezione di fiducia.


Un'altra cosa che si faceva al tempo, almeno quello che si diceva che tutti facessero, era truccare lo scooter. Era inimmaginabile girare con un motorino che avesse ancora i fermi (le "strozzature") originali in modo da bloccargli la potenziale velocità massima a 45 km/h. Infatti i motorini per comodità sono già destrozzati tutti, e a seconda del tipo di elaborazione che gli si vuole applicare si può arrivare a superare i 110 km/h con un semplicissimo Firecow...


...e infatti per aumentare la reputazione, finora inesistente, umiliamo un po' di tabbozzi battendoli a gara di velocità. Questo a che serve? Semplice, quando un metallaro ci picchia, se abbiamo reputazione sufficiente possiamo chiamare la tabbozzeria a vendicarsi in massa contro il singolo metallaro. Altra lezione di vita: più uno si atteggia a duro più è un cacasotto, ma per capirlo bene è sufficiente guardare le conferenze stampa prepartita dell'allenatore del Bologna e le sue patetiche scuse in caso di sconfitta, in cui mai e poi mai si piglia uno straccio di responsabilità che sia una. Chiaramente questo è evidente nel caso in cui non si sia un tifoso felsineo medio, che nei confronti del cittadino onorario ha un culto della personalità degno di quello denunciato da Nikita Cruschev nel discorso del 25 Febbraio 1956 pronunciato al XX congresso del PCUS. Strano che a Bologna "La Rossa" questo pezzo di storia sfugga, ma oh. Spesso è più tifo che altro, e non sto parlando del calcio.

Poco dopo.


In tutto questo manca ancora l'insegnamento finale: a forza di telefonare alla tipa (che nel frattempo è cambiata) raggiungiamo l'indicatore di quanto stanno bene insieme al 100%, e questo fa sì che palpeggiandola non ci mandi affanculo ma si trovi molto d'accordo: con questo, che è il momento più erotico del "gioco", la chiudiamo qui.

E dunque, l'insegnamento finale qual è? Beh, ovvio, no? Che ci sono aspetti della vita che non possono essere ricondotti a un indicatore numerico, come scoprì Robert McNamara in Vietnam, peraltro. E quindi bisogna rassegnarsi che non c'è un punteggio e che non è tutto deterministico e quantificabile, ma che nella vita ci sono variabili pressoché infinite che possiamo solo stimare per approssimazioni successive.

Mi pare banalotta come conclusione per una rubrica "Atelier Culturale, però". A parte che io ci ho messo quasi 40 anni per arrivarci, provateci voi a commentare 30 e passa screenshot per questo gadget qui, cavolo.

6 commenti:

  1. Salve, sono un ex Contabile (ora in zona Risk Management) catalano-meneghino-elvetico con la passione della motocicletta fuori tempo massimo, e con figli che furono adolescenti.
    Volevo aggiungere alla discussione un contributo: si sappia che esistono milanesi che, a fine anni '90 dello scorso secolo, avevano figli piccioli e quindi zero vita sociale, e che pertanto hanno appreso solo oggi dell'esistenza della parola "tabbozzo".

    Comunque questo post m'è piaciuto, bro.
    L'ho letto in auto con la coautrice dei figli ex adolescenti (guidava lei), ma in quel momento il web si è rotto e solo ora posso commentare.

    Peace and love.

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  2. Non so perché Google prima si sia rifiutato di accettare un commento non anonimo. Mi ha rotto il qazzo.
    Quand'è che riaprono Splinder?

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  3. Sul tuider (che immagino tu schifi tipo Faccialibro) direbbero: "vi sblocco un ricordo". E che ricordo, quell'orologio! Bruschette, bruschette come se fossimo ad una festa paesana!

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    Risposte
    1. L'ex videogiocatore non partecipa ai Social Network: lui li crea con la sola forza del pensiero.

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    2. Ora mi sto concentrando sul risolvere con la forza del pensiero il fatto che Blogger mi stronca le gif animate con più di mille fotogrammi, altrimenti avrei già fatto tutto da solo il nuovo Facebook, e consisterebbe in un'unica pagina HTML statica con su scritto "È merda" in comic sans bold 240, rosso.

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    3. Sarebbe anche meno pesante da caricare.

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Sicuro di aver letto bene il post? Prima di postare, rileggi.

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