lunedì 1 marzo 2021

Ex videogiocatore, vieni a pescare con noi (ci manca il verme)

Ok, allora se c'è una cosa che non mi piace per niente e toccare il pesce, e per un certo periodo anche dato proprio un enorme senso di fastidio vedere il pesce morto, con quegli occhi senza palpebre che ti fissano. Blrghh.

So che ora voi farete un sacco di battute sul fatto che "pesce" in certe parti d'Italia significa organo genitale maschile. E ok, finiamo pure la frase poi vi lascio cinque minuti per fare le vostre risatine idiote. Il pesce mi piace molto da mangiarsi, ma maneggiarlo, sentirlo tra le mani così viscido e, ecco, proprio mi fa senso, non mi piace per niente. Fate pure di questa frase quello che volete, Sentiamoci tra un po, ok? A dopo. 

HAA HAAA HA! HA SCRITTO "PESCE"!


5 minuti dopo. 

Eccomi qua. Fatto? Bene! Dicevo, la mia avversione per i prodotti ittici in gioventù. Ora se si tratta di prendere una trota già pulita e svuotata delle interiora, lavarla, riempirla di spezie e di olive e metterla in forno, lo riesco a fare. Si fa di necessità virtù quando non si è più in una situazione in cui a fare tutto ci pensa mammà. 


Resta per me il fatto che toccare il pesce con ancora la pelle addosso non è la cosa più bella del mondo, però posso farlo senza problemi (ci tengo a dire "con la pelle addosso perché so che mia moglie leggerà questo articolo e se non specifico la cosa, la prossima volta che mangiamo il sushi menzionerà questo articolo dicendo che siccome il sashimi non mi piace allora è meglio se lo mangia tutto lei.

Sto divagando, sì. 

Non so se sia a causa di questa mia avversione, ma non ho mai nutrito alcun interesse per la pesca, anzi a un certo punto, sarà che certe persone a me al tempo antipatiche la menavano a lungo su 'sto hobby, mi ero pure autoconvinto che la pesca fosse lo sport dei cornuti par excellence . Che uno esce di casa la mattina presto presto e torna a casa la sera tardi tardi, magari passando dalla pescheria per comprare qualche pesce per ovviare al proprio raccolto piuttosto magro e deludente, e intanto il/la partner a casa se la spassava come meglio poteva (tutto questo lo pensavo prima dell'uscita di Brokeback Mountain, sia chiaro). Insomma, avevo una visione del mondo estremamente cinica, un po' perché l'avevo mutuata da un ambiente circostante molto tossico, ma ci mettevo del mio: era anche un periodo in cui invidiavo tantissimo chiunque ce l'avesse, una partner. Quindi, è sempre la storia che dicevo qualche tempo fa a proposito della via del male che viene percorsa perché spesso pare più comoda. Ma di questo ne ho già parlato e non ha molto a che vedere con lo sport della pesca.

Intanto lo sanno anche i pesci che Clarabella è una vacca


Che poi, io sono anche un po' un ipocrita: qualche volta al mare da piccoletto qualcosa di simile alla pesca l'ho praticato: andavo a pesca di vongole a mani nude, scavando nella sabbia dove c'erano due buchini. E mettevo tutto in una rete. Ogni tanto ma solo pochissime volte quando avevo una botta di culo paurosa, riuscivo anche a infilzare dei cannolicchi con un lungo bastoncino di metallo appuntito. Ma erano più le volte che rischiavo di farmi le stimmate sul piede destro che altro. Però era soddisfacente tornare all'appartamento con la rete in un secchiello d'acqua di mare pieno di vongole con cui mammà avrebbe fatto gli spaghetti. Mi faceva sentire importante. Ma le vongole non sono viscide come i pesci e non hanno quegli occhi da pesce che ti fissano.

ma ciao


Poi in quel periodo le reti regionali in syndication facevano vedere un cartone animato fuori di testa che rispondeva al nome di Sampei. Ve lo ricordate, no?  C'era un ragazzino giapponese con quella dedizione quasi fanatica che è così tipicamente giapponese, che andava a pescare tutti i pesci possibili tutti i mari in tutti i fiumi e in tutti i luoghi e in tutti i laghi (lo so) e faceva di quello che è uno svago, o al più uno sport, qualcosa di religioso a livelli di fanatismo estremamente fondamentalisti. Scientificazione dello svago? Dove l'ho già sentita? Bah! 

Comunque, ve lo ricordate quel cartone, no? Con l'idiota con il cappello di paglia che quando parlava teneva sempre quel ditino dritto a fare il #pignolinodellanerchia, e il nonno arteriosclerotico che cagava perle di saggezza completamente scorrelate dal discorso, nonché il tizio che era stato reso guercio dal padre che lanciava l'amo e gli aveva sfregiato mezza faccia, e lui anziché detestare la pesca come avrebbe fatto ogni timorato di Dio, diventa un fanatico della pesca pure lui. Io i giapponesi non li capirò mai. Insomma, sto cartone faceva talmente cagare che non si poteva non guardarlo, anche grazie alle sigle orecchiabili per una volta non cantate dalla Cristinona. C'era quella vecchia, quella con canna fatta di magia. Banale, molto banale. Se una cosa è usata per far ridere sia dai Gem Boy che dai Bovas capite che siamo a livelli estremamente sub-standard, e a questo punto vale la pena fare delle battute sulla cacca, piuttosto. 

E poi c'era l'altra sigla, quella della riedizione su Telemontecarlo che diceva "Sampei Sampei / in giro per il gran Giappone vai tu. / Sampei sampei / hai tredici anni ma un ometto sei tu". Una roba talmente Naif nella sua stupidità che durante l'esame di terza media io e un mio compagno di ce la cantavamo sottovoce da un banco all'altro, di nascosto ai professori e mi chiedo che come avremmo giustificato il nostro cantare sottovoce la canzone di Sampei se ci avessero beccati.

ma infilalo dove dico io quel ditino

E questo è tutto quello che ho da dire sull'argomento pesca. In tutto questo però i videogiochi di pesca non mi dispiacevano affatto: si trattava di giochi rilassanti, non particolarmente ansiogeni e che non richiedevano chissà quali abilità. Almeno così mi sembra. Ricorderò bene? Scopriamolo assieme. Sigla!

Basstour (Dick Olsen, 1992)


Su questo gioco ho solo belle memorie. Non che fosse un gioco particolarmente fico o particolarmente appassionante, o chissà che cosa, ma il fatto è che così come Secret Quest 2010 (ricordate?) questo era un gioco "del sabato pomeriggio", cosa che associo inevitabilmente alla sensazione di sollievo di quando aspettavo con ansia l'arrivo del mio maestro di pianoforte, e arrivava la telefonata che non poteva passare da noi, liberandomi così il sabato pomeriggio. Peraltro, erano i tempi in cui al pomeriggio a scuola non ci si andava, quindi il sabato mattina ero a scuola, il sabato pomeriggio non avevo compiti, e avrei potuto svaccarmi completamente, invece no, bisognava investire sulla cultura del pargolo, e quindi il pomeriggio andava avanti con l'insopportabile lezione di musica. Ma perché associo Basstour a Secret Quest, a parte per il fatto che sono entrambi shareware? Presto detto.


Ragazzi, che meraviglia! Che ci crediate o no, questo menu e i suoi simili, con tutta la palta shareware e public domain magari con i nomi cambiati, mi mettono addosso un senso di calore e di spensieratezza. Lo so, lo so, è sfiga. Però parlando d'altro, avete visto che per ogni gioco in questo Disco #4 della Rana c'è un articolo sul blog dell'Ex Videogiocatore? Sento un certo senso di completezza qui.


La grafica è... ecco, così così. Però il gioco, ancora prima che una simulazione, è una vera dichiarazione d'amore per lo sport della pesca del persico trota da parte dell'autore, Richard A. Olsen. Richard A. Olsen era un ex ingegnere informatico della Honeywell con la grande passione per il bassfishing, che ha deciso di tradurre la sua passione in un videogioco che simulasse tornei di pesca come piacevano a lui. Queste cose le so perché cercando il suo nome ho trovato il suo necrologio online, e scopro che Dick Olsen è passato a miglior vita a soltanto 62 anni, nel 2010. E la cosa mi mette molta tristezza, sinceramente.


"Si faccia coraggio, Ex Videogiocatore, consideriamo il sopravvivere una grazia di Dio". Andreotti? Pure qui? Accidenti, no! No, guardi, Andreotti, sono qui a pescare, da solo, avercela sulla mia barchetta con la sua gobba mi fa peso inutile sul fuoribordo e disturba i pesci, e io ho bisogno di concentrazione. "Manterrò il silenzio, certo - risponde Giulio sibilando - ma esistono silenzi che dicono molte cose, lo sa? Io lo so, Dio lo sa, e forse lo sanno pure i pesci, e d'altra parte la parola ICHTHYS è usata come sigla di Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore, quindi una certa connessione c'è".


Beh, cominciamo la prima giornata di pesca sul "Crystal Lake". La nostra barchetta è disegnata da una sagoma azzurrina, e guardate che menu ENORME! Guardate che alta risoluzione in EGA, guardate quanto dettaglio, guardate che horror vacui! Come prima cosa, suggerito anche dalla figurina nell'intro, indossiamo il giubbottino di salvataggio...


...Tiriamo su l'ancora e accendiamo il fuoribordo. Incredibile come mi ricordi tutti i passaggi a distanza di un quarto di secolo, specie perché se accendevo il fuoribordo senza giubbottino ricevevo una multa. Intendiamoci, per far muovere la barca era una serie di tentativi andati a vuoto da far paura, specie perché se non sbaglio al tempo mi sa che manco avevo il mouse. Però, tant'è. La soddisfazione di far girare la bagnarola era impagabile. Pensate pure che esistono tre modi di spingere la bagnarola: il motore fuoribordo, il motore da traina (trolling motor, si chiama così) e la cara vecchia pagaia. Siccome il motore fuoribordo faceva un casino atroce col pc speaker, io andavo sempre in giro col motorino elettrico ed esaurivo sistematicamente le pile. Una trollata, proprio.


A quanto pare, la pesca ha anche una grossa componente strategica: scegliamo la canna e scegliamo l'esca. L'esca ha la particolarità che deve essere per forza fatta di plastica, niente esche vive o con componenti vivi. Come si dice dalle nostre parti, niente bigattini, ma la mosca di plastica. Ora io non ho la più pallida idea di quale sia la migliore canna e la migliore esca da usare in questa situazione, quindi Userò la mia ben studiata tattica "a fallo di loppide". Però notate che la figata di tutto questo è che dell'esca possiamo scegliere anche il colore. 


Un'altra cosa presente sulle barche da pesca è l'ecoscandaglio, che serve per vedere (immagino) se ci sono banchi di pesci nelle vicinanze.  Ora, il fatto che su una barchetta ci possa stare anche una roba che probabilmente costa migliaia di euro o di dollari del 1992, mi fa un po' impressione. Mi sembra che il signor Olsen (RIP) fosse una di quelle persone che spendono veramente tutto lo stipendio di ingegnere del software della Honeywell in accessori per barchetta che tengono sul vialetto di casa attaccata alla giardinetta in legno, fuori da un garage su cui sventola la bandiera a stelle e strisce, magari nella sua versione "thin blue line", insomma tutte queste manifestazioni di Americana di cui ne abbiamo tutti quanti le palle abbastanza piene. No?


Eccoci qua, ho trovato un posto che ci piace: spegniamo il motore fuoribordo, poi che facciamo? Gettiamo l'ancora e poi cominciamo a lanciare la nostra canna fatta di magia. Magia si fa per dire; visto che non abbocca assolutamente niente. Ora mi viene anche in mente una cosa: non mi sono tolto il giubbotto di salvataggio nel lanciare la canna, forse questo mi impedisce i movimenti facendo sì che la pesca sia meno fruttuosa? Chissà, ma non mi fiderei.


Qui abbocca pochino. lancio lancio lancio ma Sempre si lecca una cosa che possiamo fare è gettare in acqua una cosa chiamata fisso formula che deve essere una roba schifosamente chimica che in America vendono nei secchielloni non differenti da quelli del gelato di Haagen-Dasz. 

Nel nostro caso si tratta di una pastura con cui attirare i pesci vicino alla barca. A me questa storia della pastura e fa molto ridere perché mi ricorda l'amico Randazzo, il quale è un appassionato di pesca 
ed è stata la persona che mi ha fatto ricredere sul fatto che il pescatore medio è una persona incredibilmente noiosa, oltre che probabilmente cornuta. Per lui la metafora della pastura è una cosa che si applica anche nell'approccio alla popolazione femminile, ovvero ogni tanto si butta il "fish formula" nelle acque circostanti per tenere alta l'attenzione dei pesci e quando capita il momento ... Tac! Si lancia la canna con l'esca giusta, e il pesciolino abbocca. 

Ecco questa è una metafora interessante della vita, che ho fatta mia e che ho cercato di applicare, più che con il gentil sesso, in quella cosa orribile che si fa sul mio lavoro che è chiamata "networking". Purtroppo pur avendo io le buone intenzioni di imitare l'amico Randazzo, notoriamente sono un musone insopportabile, quindi diciamo che nel mio secchio tanta pastura non c'è.


Fish On! Accidenti, il pesce è troppo piccolo per essere tenuto. Non è una metafora questa. Niente, rimettiamo in acqua.


Fish on! 4,07 libbre (1,85 kg), mica male. Vedi un po', il fatto che ci fossero delle strane cose rosse sullo schermo dell'ecoscandaglio significava che un po' di pesci c'erano qua attorno. 4,07 libbre non è mica male, non mi ricordavo di averne mai preso uno così grande in questo gioco, così sono soddisfatto. 


Una cosa molto importante nei tornei di pesca è che i pesci vanno pesati a fine giornata che sono ancora vivi, quindi una barca è attrezzata anche con il cosiddetto "Live well",  una vaschetta con un aeratore alimentato alla stessa batteria che alimenta il motore di Trolling. Ora che abbiamo messo un pesce nel pozzetto (taaaac!) è meglio accendere l'ossigenatore, sennò torniamo indietro con un ex pesce.

 

Taaac! Altri pesci, 1,39 e 1,76 libbre, più un luccio nordamericano (Pickerel) che va ributtato in acqua perché non conta per la gara. Avete visto che 'sto gioco ha pure lo scrolling? Per farlo bisogna tenere premuto shift e un tasto freccia, una roba controintuitiva che al tempo ovviamente non ero mai riuscito a capire. 


Abbiamo un numero limitato di pesci che possiamo tenere nel live well, e chiaramente quando ne peschiamo uno di troppo, buttiamo via il più piccolo. Ha senso, ha senso.


I tornei di pesca si svolgono su più giornate. Non ricordo esattamente che cosa succede se alla fine del tempo a disposizione siamo ancora in barca, ma vediamo che non accada: ci presentiamo al molo con la bandierina gialla e via con la pesa: weigh-in! (Però facendolo col tasto appropriato: se clicco sul menu non posso. Boh!)


E hop! Un totale di 10.49 libbre nel nostro pozzetto (4.7 kg). Avessimo potuto tenere tutti e 14 i pesci validi che abbiamo pescato, avremmo 16 libbre e 55. Bah, di fatto ora siamo 17esimi su 20 nel torneo dopo il primo giorno. Non male, dai.


Altro giorno di torneo. Giubbottino, canna, esca, motore, azione, via. Andreotti, stia dritto. "Sto tanto comodo così", dice Giulio, infilandosi un amo sotto l'anello e ferendosi inavvertitamente.


Ah, visto? Sarà che in acque aperte ci sono meno pesci, o sarà che le esche si vede di più che sono esche, ma se butto l'amo tra canne e sassi, arrivano più pesci. Non sono troppo grandi, però.


Ops! Ho perso l'esca. Fortunatamente sembro avere una disponibilità infinita. Dono degli elettori, sicuramente.


CRUNCH! Ops! Siamo appena entrati in culo in un'altra barca. L'altro pescatore urla "AH STRONZO, CHE STAI A FF-oh mi scusi Onorevole Presidente Ministro Senatore a vita, l'avevo scambiata per quello che la imita. Vuole i pesci che ho preso?" "A parte le guerre puniche, mi hanno attribuito la responsabilità di qualsiasi cosa." dice Giulio. "Mi scusi, Eccellenza, un'altra umile richiesta se vostra Maestà non ne trae disturbo - aggiunge il pescatore - mio figlio si sarebbe iscritto al concorso ministeriale per addetti al ciclostile al ministero dell'Interno, ci terrebbe tantissimo, è sempre stato il suo sogno fare il ciclostilista al ministero, me lo dice da quando era piccolo. È molto intelligente, sa, a 5 anni leggeva Topolino, solo che durante i compiti in classe si agita, si distrae, si deconcentra, lei non sa quante novene abbiamo detto io e mia moglie per fargli passare questo blocco mentale, non è che si potrebbe........" Giulio sospira.

Più tardi.


Bello come possiamo anche lanciare l'amo sotto altre barche. Forse in un'altra versione di 'sto gioco l'amo andava a pescare il cappello di un altro pescatore. Ma forse ricordo male. Andiamo alla pesata, và


20esimo posto. Alla fine, l'importante è partecipare, no? Basta così, prossimo gioco.

È merda? Beh, ecco, no. Sarà l'alta risoluzione in EGA, sarà le belle memorie associate, sarà che a dispetto dell'interfaccia piuttosto convoluta, è divertente, ma mi sono divertito. Mi sono rilassato, senza prendere freddo ai piedi né sporcarmi le mani, né bucarmi le dita con l'amo né perdendo decimi di vista infilando la lenza nell'esca. Che vi devo dire?
Ci rigiocheresti? Potrei.
È uscito nel 1992. È dunque il miglior gioco di sempre? Buona domanda, visto quello a cui stiamo per giocare, ma no.

Gone Fishin' / Reel Fish'n (Interstel, 1989)

Ecco, si parlava di giochi più belli di sempre, se ricordo bene una roba che avevo letto da qualche parte, e questo apparentemente è il gioco preferito di Francescone Carlà. MITICO! Come si fa a non voler bene a quest'uomo che ha portato il videogioco a casa di noi pezzenti? Un grande, veramente. Peraltro la stessa Simulmondo ha fatto un gioco di pesca, "Big Game Fishing", a cui non avevo giocato al tempo perché non ce l'avevo originale (difendiamo il Made in Italy, che ci si mettono pure gli edicolanti ad affondarlo!). E quindi non lo scarico abandonware per non fare uno screzio a Francesco, che ogni tanto ci legge. TVB Francescone.

Aaabboccherà / Una vecchia scarpa non sarà / il salmone più gigante del Carlà

Se Big Game Fishing è un gioco che simula la pesca d'altura, Gone Fishin' / Reel Fish'n è un altro gioco di bass tournament, e mi chiedo se Dick Olsen non si sia ispirato a questo per il suo Basstour. Sì, perché no. La teniamo, dai. Comunque, il doppio nome di questo gioco è dovuto al fatto che nella sua versione originale (per Atari ST, del 1987) si chiama Gone Fishin', e due anni dopo nella sua riedizione per PC ha il nome diverso. Perché? Non ne ho idea. Sigla!


Ah ma sorbole. Per un gioco di pesca tutto 'sto logo altisonante, con la scritta INTERSTEL infuocata in orbita attorno alla Terra. La Interstel è famosa per giochi di strategia come Empire e Star Fleet, nonché per l'oscuro adventure "Earthrise". Ha chiuso i battenti nel 1991 e  già soltanto il nome evoca sensazioni di un antico passato videoludico, quando ancora si era in pieno terreno vergine. Bello, pittoresco. Notevole anche che il gioco, pubblicato per PC nel 1989, sia in EGA. Uno si sarebbe aspettato i soliti 4 colori di cui uno è l'inguardabile magenta. E invece!


Ecco, il font del titolo è qualcosa di abbastanza imbarazzante (per tacere della staccionata bianca). Pare un tentativo maldestro dell'ex videogiocatore del 1991 di imitare la bella grafia regolare e tondeggiante di sua mamma (una grafia molto femminile), ma già nel 1991 preferivo di gran lunga digitare piuttosto che scrivere a mano. C'è anche una storia molto brutta sul male al braccio che avevo mentre trascrivevo una malacopia a casa, e per dare una lezione al lamentoso fanciullo mia mamma finse di chiamare un'ambulanza per poi pigliarmi per il culo che c'ero cascato in questa presa in giro.


Ho divagato. Il gioco, travestito da guardiapesca che mi chiede la licenza, mi chiede come mi chiamo. Forse anziché Giulio Andreotti avrei dovuto mettere Livia Danese, il nome dell'amata moglie di Giulio, perché? Semplice! A questo gioco io non ci ho mai giocato, ma ci ha giocato mia moglie da piccola, e mi aveva chiesto di reperirglielo per poterci rigiocare, visto che a suo tempo lei e mio cognato ci si erano spaccati la testa sopra cercando di capire come potesse funzionare senza avere il manuale. Io ci gioco per la prima volta. 


Oppbacc'! Prima ancora che un simulatore di pesca, questo è un simulatore di vita! Ci credo che Francescone Carlà ne va pazzo! Insomma ogni giorno dobbiamo decidere se andare a pescare o lavorare. Se lavoriamo tiriamo su dei soldi, se no no. Ovvio, direi. Certo è che i soldi ci servono per andare a pescare, perché la pesca è un hobby costoso, e quindi dobbiamo trovare quel bilanciamento per non andare a gambe all'aria economicamente. Peccato che non siano simulati anche i rapporti familiari da gestire. Una cosa che dice mia moglie è che bisogna andare a pescare sempre quando fa brutto tempo. Il pesce bianco,nero o con la maglia dell'Udinese invece non si ricorda se ha mai capito cosa volesse dire.


E questo è il menu. Ragazzi, scheumorfismo in un gioco originario del 1987! Sono basito. Ci sono anche le frasi motivatrici tipo biscotto della fortuna, ma a tema pesca. No, in realtà sono consigli abbastanza utili, ma noi ce ne sbattiamo le palle. Scegliamo il lago!


In zona ce ne sono otto, e ognuno di essi ha una tariffa per entrare e un giudizio sulla quantità di pesci presenti. Avremo dunque che Pine Snag Lake è una merda, ma Windy Hollow è ritenuto "Good", e quindi andiamo lì, sperando di non averci a che fare con quella merda umana di Johnny Depp che fa le faccette mentre Tim Burton si pasticcia riprendendolo. Era una trollata questa.


Ah, a differenza del ricchissimo Dick Olsen che ha tutte le esche possibili immaginabili con sé, possiamo passare dal negozio di esche, e volendo possiamo pure comprare una barca nuova, un ecoscandaglio e la manutenzione alla barca che abbiamo. Le canne a disposizione, invece, sono soltanto una, quella di default. Chiedo a mia moglie che esca mi consiglia e lei mi guarda con la sua espressione inconfondibile che può essere tradotta in "ma secondo te io me lo ricordo?" E insomma, capisco che sono io l'eccezione visto che uso i videogiochi come metodo dei loci per ricordarmi l'infanzia.


La navigazione ricorda più Ports of Call che Basstour. Anche qui abbiamo il fuoribordo (dietro) e il motore di trolling silenzioso (davanti). Una delle cose che la signora Ex Videogiocatore ricorda di Reel Fish'n è il fatto che i pesci si trovano soprattutto nel canneto. Qui c'è una chiazza verde in mezzo al lago, direi che può andare.


E via! Giù l'ancora, lanciamo l'amo e scegliamo la velocità con cui tirare su il mulinello (Slow o Fast) e con il pulsante del mouse arrotoliamo in modo da decidere l'altezza dell'esca nell'acqua. Non arriva nessuno.

Molto più tardi.


Sono le 4 di pomeriggio e dopo una sequela infinita di tentativi vani finalmente un bolide marrone si attacca all'esca. STRIKE! dice il gioco "Oddio che faccio che faccio?" mi chiedo io. Missed him! Mi dice il gioco, e io mi congratulo col gioco per aver visto che il pesce era maschio.

Più tardi.


Ah ha! Bisogna cliccare di destro quando il pesce abbocca, e poi tirare su piaaaano...piaaaaaaaaano.... "You Lost Him" vaffanculo. 


Ah niente. Finita la giornata, proviamo a pescare in un altro lago. "Forbidden Lake" suona bene, ha il fascino del proibito, un po' come guardare un file .PCX con uno scan di playboy usando VPIC.EXE mentre si sentono i passi del parentado inquieto aggirarsi per il panopticon domestico. Era un'esperienza di vita vissuta questa.

Più tardi.


Preso! Tira...tira...tiraaaaa. Oh, l'ho pigliato! "Looks kinda small" oh vaffanculo gioco, piuttosto che niente è meglio piuttosto, no? E mentre sono lì che sto facendo la reprimenda contro il gioco che mi giudica, il pesce scappa, e direi che è ora di chiudere tutto. Prossimo gioco!

È merda? Sì, beh, è invecchiato molto male. È frustrante e la grafica semplicistica è veramente troppo "1987" per essere fruibile al giorno d'oggi. Non ci trovo niente di divertente, e per quanto mia moglie lo avesse apprezzato da bambina, va anche detto che soltanto quello avevano sul computer. Dobbiamo sempre relativizzare.
Ci rigiocheresti? No.

9 commenti:

  1. AttualeVideogiocatore2 marzo 2021 alle ore 19:22

    1) Vuoi più bene a Ivan Venturi o a Francesco Carlà?
    2) A proposito di Carlà, hai mai sentito parlare di un suo videogioco del 1998 chiamato "Soccer Champ"? E' uno dei primissimi videogiochi che acquistai personalmente e fu quello che me lo fece conoscere. L'idea era buona, soprattutto per l'epoca (bisognava gestire non un'intera squadra ma un solo calciatore, e l'obiettivo era fargli vincere il Pallone d'Oro) ma la realizzazione fu abbastanza fecale (cit.). Ricordo che Carlà, di cui ovviamente non sapevamo nulla, divenne il protagonista di una serie di sfottò miei e di un mio cugino undicenne - mio coetaneo, quindi - per l'ossessiva ripetizione "by Francesco Carlà" o "un gioco di Francesco Carlà" nel manuale, nella scatola, nelle pubblicità e nei credits. Ci parve, a noi ragazzini imberbi, una sorta di "Io, professione mitomane" ante litteram.

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    1. Beh, fermo restando che entrambi sono degni di lode e di stima per il loro lavoro, dovendo scegliere non posso non dare la mia preferenza a Carlà: primo perché al di là dell'immagine di persona con autostima eccessivamente alta che gli fu cucita addosso da noi sfigatissimi utenti di giochi simulmondo, ha avuto la sportività di ringraziare in questo Blog nei commenti all'articolo su Simulman, a cui ho dato "merda". Avrebbe avuto tutto il diritto di augurarmi di crepare (come ha fatto un anonimo fan di Time Runners, che comunque apprezzo moltissimo come esperimento) ma non lo ha fatto, e ammetti che questo va totalmente a suo favore. Poi chiaro, fa sicuramente ridere che in molti giochi simulmondo da edicola nel setup c'è Carlà che con il gesto da sacerdote che dice il Padre Nostro da il via alla copia dei file e questro fa molto ridere, ma onestamente, vogliamo condannarlo per questi peccatucci ? Il lavoro di alfabetizzazione videoludica per pezzenti che ha fatto Carlà è innegabile, e quindi con tutte le amichevoli prese per il culo che gli si possono fare, posso soltanto mandargli un abbraccio socialmente distanziato.

      Per quanto riguarda Venturi, apprezzo tantissimo il suo impegno, lui è uno che ci crede veramente. Quello che mi dispiace, e che mi fa venire voglia di prenderlo a testate, è il fatto che abbia avuto, anche alla Colors dove aveva pieno controllo creativo, un approccio bulimico allo sviluppo dei videogiochi: metteva in bocca più di quanto potesse masticare, inflazionando l'offerta, accettando qualsiasi commessa (anche quelle non proprio "serie") e bruciandosi un po'. Negli anni successivi penso abbia capito l'errore e ora da quello che so fa molto da chioccia a giovani sviluppatori (ma questo ha iniziato a farlo che dei videogiochi mi ero già rotto i coglioni). Avevo cercato di contattarlo per In Vacanza Con Sylvia, ma non mi ha mai risposto. Probabilmente ho sbagliato indirizzo e ho mandato a una mail che non controlla più. Forse è meglio così, però: se mi avesse risposto c'era il rischio che mi passasse altra roba probabilmente andata perduta costringendomi a giocarla e minando così ulteriormente la mia sanità mentale.

      Su "Soccer Champ", ho presente, ma non ci giocai: anche lì, Carlà, che a doti profetiche lo battono in pochi, aveva anticipato la modalità carriera di Fifa e PES di circa un decennio. Come si fa a pigliarlo per i fondelli uno così?

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Visto che Basstour occupa meno dei 720 kb di un floppy a bassa densità forse i soldi erano un po' buttati, se sul dischetto c'era solo quello. Fammi sapere le tue impressioni.

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  3. "Difficile capire un Paese, scrisse un libellista, dove la stessa cosa viene chiamata al Nord uccello e al Sud pesce.” (Enzo Biagi)

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  4. Dopo il primo post, lasciato a freddo giusto dopo la lettura dell'introduzione, passiamo a qualche commento vario e disparato. È un bel po' che non vengo a visitare il tuo blog, sono in fase di finalizzazione del dottorato e sto leggermente perdendo le cervella. Anyway.

    In primis, Clarabella è una vacca, ma la tua citazione mi ha fatto ricordare una cosa: Clarabella è la fidanzata / moglie / mistress storica di Orazio, che è un cavallo, ma come dicevo, mi hai fatto ricordare che ci sono alcune storie in cui è accoppiata a Pippo! Non c'è che dire, Clarabella ha il piglio della copula al di fuori della propria specie, e non mi pare di ricordare alcuna altra coppia stabile Disneyiana in cui ci sia una tale incompatibilità razziale. Certo, c'è la famosa storia in cui, grazie alla solerte segnalazione di Cuore, TOPOLINO TROMBA, in cui idealmente si accoppia con quella tipa che appartiene a quella sorta di razza ibrida, non sono umani perchè hanno il naso strevezo, ma sono estremamente antropomorfi, e non ho mai capito che cacchio fossero. Però per il resto, Topolino e Minnie, Paperina e Paperino (e Gastone, sgualdrinella), zio Paperone e Brigitta, tutti grosso modo stessa specie.

    I giochi di pesca. Io non sono mai stato particolarmente attratto da questo "sport" (se di sport si può parlare), anche se non ho mai avuto nulla in contrario. Mio papà andava a pesca con i cognati, in vacanza, e non ho mai sentito la necessità di unirmi a loro, alzarmi alle 5 del mattino, andarmi a buttare su una barchetta in mezzo al mare, con l'umidità che mi cionca le ossa. Però sono amante dei videogiochi, ed ho scoperto, anche grazie al minigioco di pesca di World of Warcraft, che pescare al computer mi piace. Di recente ho appositamente scaricato un giochino, Stardew Valley, un "simulatore di vita rurale" in questa pucciosissima vallata, tutta amorini, coppie felici e stabili, tutto colorato e puccioso, una roba da vomitare pure Pasquetta 1997. E niente, il gioco in sè è un RPG in cui bisognerebbe fare amicizia con la gente, ma io sto giocando come un eremita che odia tutti e che passa il suo tempo a pescare. Fun times in Funtimesland.

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  5. Illo tempore andai pure io a pescare con gli amici. Ricordo un episodio particolarmente divertente per quasi tutti noi, a tema "pastura". Noi eravamo sempre perennemente senza soldi, quindi usavamo la "poor man's pastura", vale a dire che masticavamo un po' di mollica di pane e poi la sputavamo nell'acqua per attirare i pesciotti. Un giorno, un amico calibrò molto male la direzione del vento, e sputando il pastone verso l'alto, una folata lo fece finire tutto addosso ad un altro nostro compagno. Grasse risate da parte di (quasi) tutti.

    Ad ogni modo, ero particolarmente incuriosito dalla tua recensione su "Gone Fishin'", che avevo beccato per caso guardando i giochi su Lemonamiga. Il gioco in sè mi aveva dato buoni segnali (anche se non abbastanza da scaricarlo e applicarmici - vedi inizio commento, dottorato, robb', cos'). Potrei menarmici. Potrei tentare. Anche se, prima di scaricare Stardew Valley, avevo individuato un paio di giochi per SNES da testare e che sembravano invecchiati molto meglio.

    Una nota conclusiva, in merito alla barchetta con l'ecoscandaglio. Non so se te l'ho mai raccontato, ma io vivo in America (anzi, negli Stati Uniti, che qua gli ammerigani fanno di tutta l'erba un fascio dimenticando Canada e Messico), e precisamente a Philadelphia, da oramai sei anni. Gli Stati Uniti sono un posto strano. Ci sono tante e tante e tante anomalie, tante contraddizioni, tante stranezze, specialmente a livello sociale. È un posto in cui si può veramente trovare il meglio ed il peggio dell'umanità: ho mio malgrado avuto a che fare con il "peggio", incarnato da supporter di taluni politici afferenti ad un ben specifico partito politico, e posso confermare che sono davvero la schiuma dell'umanità. È altresì notevole come la vita in una grande città differisca dallo stereotipo che si vede in TV della barchetta con l'ecoscandaglio parcheggiata nel vialetto della casa con la bandiera a stelle e strisce che garrisce fiera: c'è anche questo, chiaramente, ma c'è anche tanto altro. Philadelphia, ad esempio, è una città relativamente "povera", specialmente se confrontata con altre realtà metropolitane (e non parlo nemmeno di New York, che è un girone dell'inferno a sè stante), molto più integrata, molto più amichevole di quanto non ci si aspetterebbe da una metropoli statunitense. Più in provincia, ahinoi, è un fiorire di realtà come le descrivi tu (e non è un caso che il maggior bacino di voti del suddetto partito politico di cui sopra risieda per l'appunto nei piccoli centri di provincia, piuttosto che nelle grandi metropoli).

    Basta, ho finito. Bel post, al solito.

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    1. Beh, prima di tutto, in bocca al lupo per il dottorato. Da quello che sapevo a Philly sono litigiosi, ma nell'accezione positiva del termine, e capisco quello che dicono certi analisti quando dicono che la Pennsylvania è Philadelphia circondata da uno stato a caso del sud (e non a caso la provincia è chiamata "pennsyltucky" o "pennsylbama"). Fetterman comunque mi fa molto ridere e gli auguro una luminosa carriera (basandomi su quel poco che so, ed è molto poco).

      Sulla pesca e su Stardew valley, che dire? Sono cose che esistono, che so che esistono, ma che un po' perché sono conscio dei miei limiti (uno su tutti, il giorno di 24 ore) un po' perché non me la sento da uscire dalla comfort zone non ci provo neanche. Suppongo che, come Nanni Moretti, non abbia bisogno di assaggiare un gusto di gelato per sapere che non mi piace. Bentornato comunque su questo umile blog e grazie dei complimenti.

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  6. basstour me lo ricordo perché una domenica i miei mi portano al mare e compro una rivista con allegato quel gioco. tornando a casa i miei si fermano a salutare mia zia, passano le ore e io friggo dalla voglia di provare quel gioco. però l'ho abbandonato subito, forse in wuegli anni capivo solo i giochi d'azione

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Sicuro di aver letto bene il post? Prima di postare, rileggi.

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