lunedì 30 dicembre 2019

The Cycles: International Grand Prix Racing

Tanti auguri a te! 
Tanti auguri a te! 
Tanti auguri blog dell'ex videogiocatore! 
Tanti auguri a te! 

Oh che carini, vi siete ricordati! Sembra incredibile ma sono già passati tre anni da quando ho iniziato a imbrattare questi pixel con screenshot di giochini che non si caga più nessuno. Per celebrare questo anniversario, decido di togliermi un dente che mi dondola più o meno da quando, stazionando al Vecchio Paese in occasione delle feste natalizie, mi rompevo così tanto i coglioni da rigiocare ai primi videogiochi con cui mi ero esaltato con il mio primo IBM PC Compatibile.

Insomma, come vedrete andando indietro con gli articoli, il primo gioco in assoluto fu Ports of Call. Subito dopo, complice la pietà nei miei confronti provata dal figlio del fornaio di fronte a casa dei miei, arrivò Grand Prix Circuit.

Cielo ficc' dentr' il dischett'? *fiiiit*
E insomma, una libera associazione di pensieri dopo l'altra, dopo aver guidato Andreotti alla vittoria di un Gran Premio, mi sovviene che esisteva un gioco esattamente uguale a Grand Prix Circuit, ma con le moto. E se Grand Prix Circuit era "quello della formula uno", The Cycles: International Grand Prix Racing era "LE MOTO".

lunedì 23 dicembre 2019

Late Night Sexy TV Show

Piccola avvertenza: prima di cominciare l'articolo, ovviamente, visti i contenuti del gioco di oggi, mi sembra d'uopo dire che questo post non è proprio "Safe for work", per quanto le immagini osé siano piuttosto limitate, oltre che renderizzate in maniera plasticosa. Va anche detto che se sul posto di lavoro leggete l'articolo che parla di un gioco chiamato "Late Night Sexy TV Show" beh, sapete a cosa state rischiando di andare incontro. Grazie a tutti della cortese attenzione, si cominci pure.


L'ex videogiocatore
  

Le vacanze di Natale, a scuola, significavano principalmente una cosa: stare alzati fino a tardi. Già si sarebbe riuscito a vedere un film fino alla fine, con tutto che la prima serata, nei primi anni 90, cominciava alle 20:30 e se andava bene alle undici era tutto già finito. Chiaramente la Fininvest queste cose le sapeva e taroccava il palinsesto ad usum bambinetti. Poi l'implementazione lasciava a desiderare e nove volte su dieci ci dovevamo sorbire Fantaghirò, ed è anche questa la ragione per cui c'era un periodo in cui le mie coetanee si trasformavano in irrigatori automatici al cospetto del fenotipo "bel tenebroso coi capelli neri, lunghi e lisci" sullo stile del personaggio del "mago Tarabas".

quasi
Cosa che un po' ovviamente mi indispettiva, perché appena mi lasciavo crescere i capelli mi veniva l'afro, come già ho detto a proposito di un altro gioco fantasy che con Fantaghirò ha ben poco a che vedere, ma soprattutto perché Alessandra Martines attizzava veramente meno di zero. 

sabato 21 dicembre 2019

Un altro piccolo ma fondamentale dettaglio

È nato il mio secondogenito, Randy Espedito Giulio Ex Videogiocatore (ovviamente, non è il suo vero nome). Lui sta bene, la sua mamma anche, e anche il suo fratellone Sinjin sembra essere positivamente incuriosito da questi ultimi sviluppi.

Ancora una volta tutto questo, che ci rende di una felicità tale che fatico a trovare le parole giuste per descriverla senza essere stucchevole, non ha alcuna influenza sul proseguimento di questo blog. Potrei chiuderlo domani causa tavò come potrei andare avanti a tediarvi con le mie articolesse per altri tre anni. Però persino per un orso come me ci sono cose che fa piacere condividere, e magari a qualcuno fa piacere sapere che fuori da questi pixel sono decisamente meno musone. Grazie per l'attenzione, si proceda pure.

L'ex videogiocatore

lunedì 16 dicembre 2019

Rayman

Uno dei modi più sorprendenti di cominciare un articolo, per me, è dicendo "il gioco di oggi ce lo avevo originale", specie per il fatto che ho sempre menato il torrone in giro col fatto che ero un videogiocatore pezzentissimo, eppure questo ce l'avevo originale, e quest'altro anche, e questo pure, e questo sì, e questo ce l'aveva il mio amico, ma insomma oh, dovrei dunque lamentarmi che sono stato un giocatore pezzente quando avevo un sacco di roba? Beh, no, in realtà non mi lamento, prima di tutto, e poi, che cazzo, sì, stando a quello che sostenevano le fecali riviste di settore, che ogni mese tiravano fuori una ventina di giochi nuovi, si supponeva che il bravo videogiocatore dovesse comprarseli tutti, a 99.000 lire l'uno (139.000 per quelli distribuiti da Halifax). 

E intendiamoci, il gioco l'ho preso sì originale, ma era già vecchio di diversi anni, era in un cestone delle occasioni, e siccome avevo provato il demo, e siccome ricordavo che il demo era piaciuto molto a mia sorella (che al tempo aveva circa 7-8 anni), quindi avevo preso il gioco completo un po' per me, un po' per lei, che nel frattempo di anni ne aveva 10 o 11. Ma diciamo principalmente per me. Il fatto è che ero al liceo, nel periodo di sfiga più debordante della mia vita, molto probabilmente avevo fatto "fuga concordata" (cioè quando non si va a scuola perché è quasi finita e i genitori lo sanno e dicono sticazzi), non sapendo dove andare io e altri eravamo finiti al mediaworld, e mi ero accattato quello. Ragazzi, a pensarci ora mi viene la tremarella a pensare ai livelli di sfiga a cui ero.

Con in più il fatto che a differenza di quello sulla sinistra della foto non ci ho fatto i soldi su quella sfiga

lunedì 9 dicembre 2019

Heroes of Might and Magic

Il gioco di oggi me lo ricordo bene, perché lo associo ad una grande incazzatura. "Oh, sai che novità" direte voi "tu sei incazzato la maggior parte del tempo! Parlaci piuttosto di quando sei di buonumore, allora sì che sarebbe qualcosa di rilevnte da un punto di vista delle news, un po' come un uomo che morde il cane anziché il cane che morde un uomo". Oh, che palle ragazzi. Lo sapete tutti che l'incazzatura fa più audience del pollyannismo a occhi spalancati e a voce cantilenante, manco fossi un bambino che canta allo Zecchino d'Oro. No, ok, me ne frega meno di zero dell'audience. In realtà questo blog è nato come reazione a quella che chiamerei una neo-sincerità passatista di facciata, un continuo sbandierare il proprio feticismo dell'infanzia come luogo magico in cui cercare costantemente di rifugiarsi perché (tra le altre cose) non si hanno le palle di affrontare la vita di ogni giorno, con le sue rotture di coglioni grandi e piccole. Magari se posto per la centomilionesima volta quanto erano belli i giocattoli di quando avevo 13 anni, la gente penserà davvero che ho 13 anni e smetterà di chiedermi come mai vivo ancora nella mia vecchia cameretta coi poster di Turrican appiccicati all'armadio "quattro stagioni"! 

tipo così, ma senza la parte in cui si fanno i soldi.
(Nota bene: la primissima versione di questo post includeva la foto di un esponente dell'encomiastica stampa di settore - digitale o analogica importa poco - che si lanciava in panegirici pieni di parole arcaiche nei confronti di qualsiasi cosa fosse girata su Amiga. L'ho sostituito con 'sto coglione qua sopra perché nonostante l'antipatia per lo stile, infierire su certe persone non è proprio sportivo).

lunedì 2 dicembre 2019

Slicks 'n Slide

Finland, Finland, Finland
The country where I want to be
Pony trekking or camping
Or just watching TV
Finland, Finland, Finland
It's the country for me 

Monty Python, "the Finland Song"

Allora diciamolo, quando lasciai il Vecchio Paese per la prima volta, la destinazione prescelta fu quel paese nordico, e come avrete intuito a fine anni 90-inizio anni 2000, la Mecca nordica dei nerd non poteva che essere la Finlandia. D'altra parte, c'era sufficiente livello tecnologico per far sognare noi poveri italiani ancora legati sentimentalmente ai registratori di cassa a manovella che facevano "Scr-din!", e c'era sufficiente disagio generalizzato per considerare perfettamente accettabile lo starsene chiusi in casa a rincoglionirsi sui videogiochi. Inoltre, mi si diceva che un tizio peloso coi capelli neri neri come ero io (e tuttora sono, a parte i capelli un po' più grigi) avrebbe avuto un successo estremo con le biondine locali, con i loro lineamenti da bambolina.

lineamenti da bambolina
Ovviamente la situazione è sempre un po' più complicata di quanto non si immagini, e le cose andarono un po' diversamente dalle aspettative, come spesso succede. Non posso dire che fu una delusione, perché comunque l'obiettivo di base fu raggiunto (andarmene dal Vecchio Paese e cominciare a lavorare). Ma con il senno di poi avrei pouto fare meglio. Ma si può sempre fare meglio, col senno di poi, quindi sticazzi.

lunedì 25 novembre 2019

Diabolik 4 - Trappola d'Acciaio

L'anno è il 1992, e sì, gioco più bello di sempre (secondo me), ok, lo sapete. In quell'anno il mio computer era un PCS 86 della Olivetti, regalatomi per Natale 1989, e già allora iniziava a mostrare un po' il fianco. Già il fatto che out-of-the-box non avesse il disco rigido e dovetti farmelo installare da Sandro, il tecnico Olivetti locale, armato di saldatore, non sembrava promettere un ciclo di vita molto lungo. Un 8086 a 8 Mhz con solo 640 kb di RAM, dopo il 1990, ha un chilometraggio limitato. Se non avete idea di che cosa stia parlando, non preoccupatevi. Già i giochi che vedevo sulle patetiche riviste di settore mi facevano rosicare oltre che sbavare, per via dei requisiti tecnici completamente incompatibili. La mazzata arrivò il giorno della mia Prima Comunione, quando il mio padrino, il Colonnello, venne a trovarci portando, in aggiunta alla solita NOIOSISSIMA sterlina d'oro da Prima Comunione, anche una scatola piena di dischetti, con un sacco di videogiochi dentro. "Uh che strano" pensai io "questi dischetti hanno due buchi anziché uno. Sicuramente non vuol dire nulla di importante". E invece, voleva dire una cosa importante, ovvero che il mio computer non poteva leggerli. 

Two holes is megl che one
Eh sì, perché fino ad allora tutti i dischetti che avevo avuto tenevano soltanto 720 kilobyte, e quelle nuove diavolerie contenevano ben un megabyte virgola quarantaquattro! Questo era il futuro, e io ero irrimediabilmente obsoleto.

giovedì 21 novembre 2019

L'enciclopedia Peruzzo-Larousse, VCHEM.EXE e CHEMVIEW.COM

"Per la legge di Gay-Lussac, cazz'inculo fa cic-ciac", così pensavo di cominciare un articolo "atelier culturale" a tema chimica. Poi mi sono detto: primo, è volgare. Secondo, 'sta freddura sul cigolìo prodotto dall'atto fisico della sodomia, tirato in ballo con una legge sul comportamento dei gas scoperta da un chimico del diciannovesimo secolo che ha "Gay" nel nome (comedy gold!), non l'ho usata a proposito di Atomino, datemi una buona ragione per cui dovrei metterla ora! Quindi niente di tutto questo, dai. Cerchiamo di essere un attimo superiori a tutto ciò, vi va?

"Sì, a scuola me ne hanno dette un sacco, grazie"
Quindi parlerò dell'eterna chimera dei genitori di un figlio computermunito nei primi anni novanta: far sì che il figlio usi quel coso misterioso per STUDIARE. Ah! Ah! Ah! Scusate, mi viene da ridere.

lunedì 18 novembre 2019

The Blues Brothers

Visto che ultimamente stiamo toccando tangenzialmente l'argomento di film tratti da videogiochi, vediamo di prendere il percorso inverso oggi e dedicarci ad uno dei cosiddetti "tie-in", ovvero un videogioco tratto da un film. Che spesso, vista la struttura semplicistica dei videogiochi, non ci stava a dire niente con il materiale originale, se non vagamente. Già ho detto che non avendo avuto da piccolo un dispositivo home video fino a una certa età, e siccome al Vecchio Paese non c'erano noleggiatori di videocassette prima di un certo periodo, dipendevo completamente dal palinsesto, con TV Sorrisi e Canzoni come unico modo per districarmi nell'offerta delle tv di stato e commerciali.

con un dribbling agile, un po' tipo Rijkaard

Dunque accadeva che spesso e volentieri aspettavo febbrilmente che un film passasse in TV al fine di costruire la tanto agognata "cultura pop" con cui decenni dopo tante prefiche piagnucolanti avrebbero riempito pagine facebook. 

lunedì 11 novembre 2019

Tomb Raider

Nel novembre del 1996 io avevo 14 anni, e avevo iniziato da poco le superiori. Ora non so come siano stati i tempi delle vostre superiori ma i miei, visti con gli occhiali rosa della nostalgia, sono un incubo. Ma non uno di quegli incubi orribili in cui, chessò, sei inseguito da un mostro che non capisci bene che cos'è o che magari sei in classe e c'è il compito e non hai studiato nulla e in più sei nudo o 'ste cose qui. Uno di quegli incubi che lì per lì sembra che vada tutto bene e poi ti svegli, vai in bagno, e mentre sei lì che armeggi per centrare la tazza col getto, ti viene in mente che hai fatto qualcosa di sbagliatissimo, profondamente illogico o semplicemente orribile.

Tipo fare pipì nella tazza... DEL CAFFÈ!!
Ecco, se ripenso alla mia vita nelle superiori penso a come nei rapporti umani ho sbagliato praticamente tutto: ho sempre detto la cosa sbagliata al momento sbagliato, e al di là di una buona performance scolastica non ho veramente combinato nulla.

lunedì 4 novembre 2019

F-29 Retaliator

Non so il perché, ma per un certo periodo i simulatori di volo erano senza alcun dubbio i miei giochi preferiti. Certo, spendevo un sacco di tempo a giocare a Monkey Island o a giochini shareware semplici semplici trovati sul dischetto allegato alla fecale rivista di settore "PC Action", o anche solo "ciappinando" (termine tipico del Vecchio Paese) con programmi propedeutici al mio personalissimo atelier culturale. Il tempo che passavo sui simulatori di volo era relativamente scarso. Però se mi chiedevano il mio genere preferito, "simulatore di volo!" Subito. Ci ho provato un po' a pensarci sopra e a cercare la causa di tutto ciò. Ho diverse teorie a proposito, e ora ve le elenco.

La causa non è questa, statene certi

lunedì 28 ottobre 2019

Jazz Jackrabbit

Si offende qualcuno se dico una cosa sgradevole? No, vabbè, domanda inutile, che tanto ho un bacino d'utenza talmente ridotto (ridotto a coloro che hanno l'oncia di cervello necessaria a sopportare la lunghezza dei miei articoi) che gli occasionali sciocchini pronti a offendersi per cose poco serie scritte qua sopra non fanno certo massa critica, e se ci fosse qualcuno tra voi che si offenderà, beh, che volete che vi dica, non ve l'ha ordinato il medico di leggermi. Insomma, la roba sgradevole che volevo dire è...uhm...ecco...cazzarola, non me la ricordo più. Il fatto è che sono incredibilmente stanco di 'sti giorni e perdo pezzi di memoria, quindi ora provo a fare quella roba che mi diceva mia nonna che dovevo fare quando dimenticavo qualcosa, "FARE MENTE LOCALE" che non ho mai capito che cazzo voglia dire, ma oh, proviamo.

Cuncientrament'
Eh no niente. Penso fosse una roba sul fatto che mi sono rotto i coglioni di ripetere sempre la stessa cosa che i personal computer (8 o 16 bit) a differenza delle console non avevano una singola mascotte, ma non sono sicuro fosse quella. Forse il fatto che ho trovato dementi le polemiche sull'aspetto di Sonic nel trailer dell'omonimo film, e ancora più demente il fatto che la casa di produzione ne abbia cambiato l'aspetto in seguito alle frignate dei falliti su twitter e nella claque che sono le sezioni commenti dei blog di certi influencer del nerdismo? Sarà che cedrtuni di questi influencer del nerdismo li ritengo utili al buon funzionamento del corpus della società come è utile al corpo umano un ano situato sulla punta del gomito? Forse! Non so. Sta di fatto che oggi siamo di fronte all'ennesimo tentativo di fare un gioco da console a 16 bit per PC IBM-Compatibile. Ma oramai è il 1994, il tempo delle console a 16 bit è ormai tramontato, in quello stesso anno in Giappone emergeva la Playstation. In Italia l'escrementizia stampa di settore puntava tutto sul 3DO e sul Philips CD-I, mentre del futuro ammazzamercato della Sony l'unica domanda che ci si poneva, credendo pure di essere simpatici, era "ma si dirà IL PLEISTESCION o LA PLEISTESCION?" Un mio amico di origini romane risolse il dilemma usando "er piesseicchese", ma questa è un'altra storia.

giovedì 24 ottobre 2019

Ritorno all'Isola Virtuale - Il finale di In Vacanza con Sylvia

Alcuni mesi fa, sul blog dell'ex Videogiocatore, ho impugnato il telefono quantistico e ho telefonato allo sfigatissimo me stesso in una data non ben definita tra il 1997 e il 1999. Avrei potuto dire al me stesso un sacco di cose che gli avrebbero cambiato la vita. Cavolo, avrei potuto persino dargli i numeri del superenalotto e fargli vincere un sacco di soldi, ma non sarebbe stato giusto. Avrei potuto proporre un rimedio contro la sfiga che avvolgeva il me stesso di fine anni 90 e dare una svolta alla mia adolescenza rendendola qualcosa da rimpiangere ora che ho 37 anni. Invece no! Quello che abbiamo fatto assieme è stato giocare a un marchettone fatto da Ivan Venturi per la fecalissima rivista di settore K nella sua incarnazione dopo la partenza di Riccardo Albini, quando la rivista faceva stracagare e cercava di mettere una donna finta a rispondere alla posta. Insomma, un costrutto multidimensionale di sfiga. Allora, vi ricordate quando ciò è stato fatto? Era fine aprile 2019. Tenete, potete ripassare andando su questo link. Click! Fatto?

Un secondo che rileggo pure io.
Molto bene. L'articolo ha avuto un gran successo, anche perché a parte lo stesso Venturi nessuno ha scritto di "In Vacanza con Sylvia".

lunedì 21 ottobre 2019

Maniac Mansion (Seconda Parte)

Nella precedente puntata di Maniac Mansion!

Nostalgia (Sniff, sniff) !


Lucasfilm (Sniff, sniff) !


BDSM (Sniff, sniff) !
Ed ora, la conclusione (sniff sniff) !

lunedì 14 ottobre 2019

Maniac Mansion (Prima Parte)

Quando un impiegatucolo della Lucasfilm venuto dall'Oregon, Ron Gilbert, disse a se stesso che i videogiochi adventure in cui si doveva scrivere una roba con il parser facevano cagare, creò un giochino adventure senza parser e coi verbi, e per programmarlo creò un derivato del BASIC chiamato SCUMM - Script Utility for Maniac Mansion. Da lì è partito tutta una serie di giochi adventure per cui la celebrazione è praticamente unanime. Con l'unica eccezione di un tizio che scrisse alla fecale rivista di settore K sul fatto che lui continuava a preferire le avventure della Magnetic Scrolls, non ho evidenza di qualcuno che dicesse che a lui le avventure della Lucasarts facevano cagare e che Ron Gilbert fosse meno di Dio in terra. Mi chiedo anche se questa reverenza collettiva nei confronti del personaggio non sia in qualche modo collegata alla spocchia e all'arroganza che trasudano da quello che scrive. Sicuramente la venerazione ha portato all'arroganza, ma può essere vero anche il contrario, una specie di Sindrome di Stoccolma da parte del nerd che idolatra il creativo.

"Molto appropriato, ogni cosa è merda di mucca, me escluso s'intende"
Beh no, ok, sto esagerando. Già vi ho parlato in occasione di un articolo su un'avventura testuale del fatto che le persone di cui ho evidenza che schifavano le avventure Lucas erano più di una: erano due.

lunedì 7 ottobre 2019

Legend

Nel 1992 è uscito quello che per me è il videogioco più bello di sempre. Anche per un mio amico questa affermazione è corretta, solo che il videogioco più bello di sempre per lui sia quello di oggi. Non so se gli abbia cambiato la vita, non so se nel frattempo (in realtà ci siamo un po' persi di vista) si sia trovato qualche altro gioco top, ma il tempo che ci aveva speso sopra era decisamente indicativo di quanto gli piacesse. Io questo gioco lo associo a quando al Vecchio Paese vennero a trovarci i nostri "Pen-Pals", dei nostri coetanei di un Vecchio Paese dello stato di New York con cui ci scambiavamo delle letterine, rigorosamente in inglese. 

Vecchio Paese, American Style
A un certo punto, il nostro maestro ebbe una delle sue uscite a metà tra l'autarchico e l'autoritario e disse "Ora basta! Se ci sbattiamo noi per scrivere a questi ignoranti senzadio nella loro lingua, che facciano loro lo sforzo di parlare la gloriosa italica lingua!" E quando ricevemmo i loro patetici tentativi di scrivere in italiano e decidemmo che forse era meglio sbattersi e imparare un po' l'inglese.

lunedì 30 settembre 2019

Budokan - The Martial Spirit

Ah, le arti marziali.Quasi tutti noi figli degli anni 80 ne abbiamo praticata una. Già diverse volte l'ho detto, e d'altra parte con il Giappone seconda potenza mondiale dal punto di vista economico era inevitabile che ci sentissimo tutti attratti verso quel paese di pervertiti senzadio che producevano gli orridi mostri* che infestavano il palinsesto televisivo della TV dei ragazzi. 

*"Orridi Mostri" era una definizione squisitamente estetica volta a criticare l'aspetto grottesco dei personaggi degli anime, non la loro violenza. Sono nato nell'82, non nel '73.

Ah, ma chi sto prendendo per il culo, a noialtri ci esaltava l'idea di tirarci delle sberle. E stranamente in famiglia erano pure d'accordo perché la mia totale sedentarietà aveva suscitato qualche preoccupazione, visto che la mia totale "imbranatisia" richiedeva di sfidare il grande spauracchio, il sudore, in modo da rendere il fanciullo meno incantato. Così, viste le prime istanze di nonnismo/bullismo, avrei saputo difendermi, e nel frattempo imparare a muovermi non come se fossi un totale imbecille. Certo, per la seconda parte sarebbe bastato smetterla di dire "stai fermo che sudi!" ogni volta che superavo i 4 km/h, ma oh.

"Me, aiò più pòra dal sudaur che dal dièval" - mia nonna

Insomma, un po' per questo e un po' per la parte in cui non ci si fa troppo male (come ad esempio nel karate) che mi fecero fare judo. 

lunedì 23 settembre 2019

Macadam Bumper

A volte, nella vita, ci sono certi dubbi che ti restano addosso per anni. Prima della mia vita da PCIBMcompatibilista, c'era un gioco "educativo" per il mio vecchio Olivetti PC 128s in cui ero arrivato alla fine e mancava giusto di inserire una parola chiave per vincere. E Per quanto mi ci sforzassi, la parola chiave non compariva, nonostante i suoi pezzi fossero comparsi durante il gioco. Ma per capire quale fosse la parola ci ho messo almeno 15 anni e ci sono arrivato per caso. Ovviamente il problema è stato cercare di ritrovare quel gioco (emulato, ovviamente) e mettere quella cazzo di parola d'ordine. Risultato: grandissima delusione. Certi misteri è meglio che restino tali. Il gioco di oggi, ad esempio, è legato ad un eterno mistero irrisolto: che cazzo c'entra il flipper con la pavimentazione stradale?

Vecchio Paese, via A. (incrocio con via B.)
Non che quando mi fu passato questo gioco sapessi che il macadàm con l'accento sull'ultima "A" è un processo per fare strade che prevede la mescolanza di massicciata e collante (acqua, bitume o asfalto) e che spesso e volentieri in caso di pioggia diventa una specie di palude. Però "macadam" è una bella parola, suona bene ed è quasi palindroma, all'incontrario si legge "Madacam" che è fonesteticamente gratificante, secondo me.


lunedì 16 settembre 2019

Time Commando (Seconda Parte)

Nella scorsa puntata del blog dell'Ex Videogiocatore! 

Viaggi nel tempo!

Realtà Virtuale!
 
Sfigati eternamente astinenti che tramano vendetta contro chi ha successo nei rapporti umani
Esperti di geopolitica!


Ammonizione per simulazione!
 Ed ora, la conclusione!

lunedì 9 settembre 2019

Time Commando (Prima Parte)

Un classico topos del nerdismo è quello in cui si rimpiange il fatto di essere nati nel secolo sbagliato. Ne ho già parlato a proposito della preistoria e del medioevo(incluse versioni fantasiose), e fondamentalmente, applicando il buon vecchio rasoio di Ockham, possiamo attribuire questa malinconia generalizzata alla FOHMO (Fear of Having Missed Out) nei confronti di un periodo storico in cui ottenere il coito, se eri un maschietto eterosessuale socialmente disabile (come gran parte dei nerd con velleità reazionarie di cui abbiamo parlato la scorsa settimana) era estremamente più facile di adesso: bastava essere maschi, non aver fatto voto di castità e con un colpo di mazza o la promessa di un mensile di mantenimento via che si trovava da far bene. Eh, erano altri tempi! E purtroppo non esistono modi per tornare indietro, checché nella finzione letteraria, cinematografica e fumettistica sia estremamente facile.

D'altra parte non esistono prove che Topolino abbia 
mai avuto rapporti sessuali nel presente con Minni

Si insomma, stiamo parlando di quella roba chiamata "bovarismo", concetto ideato da Jules de Gaultier ispirandosi alla Madame Bovary di Flaubert, che sta a dire "la facoltà dell'uomo di concepirsi diverso da ciò che è". 

lunedì 2 settembre 2019

Destruction Derby

È diritto di ogni bambino spaccare i suoi giocattoli. Può non piacere, né a lui né ai genitori, può fare incavolare certi genitori che vedono i giocattoli come un investimento, farà sicuramente incazzare come iene certi genitori che vedono i figli stessi come un investimento (spaccare i giocattoli è visto come qualcosa che poco si addice ai cosiddetti "alto potenziale"), ma spaccare le cose per vedere come sono fatte dentro, o per vedere cosa succede è necessario. È necessario perché il bambino, tramite il gioco, scopra come è fatto il mondo in quella che in informatica viene chiamata modalità "sandbox".

Testiamo i limiti delle cose in un sottoinsieme del mondo relativamente sicuro, e scopriamo che lanciando una macchinina contro il muro la macchinina si spacca. Certo, se si ammacca pure il muro l'incazzatura genitoriale ci può stare, ma nemmeno si può pretendere che un bimbo stia esattamente fermo, a non toccare niente. C'è chi ci prova al giorno d'oggi dandogli un tablet, e magari per un po' funziona. Un tempo si usava la televisione, e prima ancora suppongo si usassero i libri: per un Leopardi diventato famoso quanti reclusi sui libri che non sono assurti agli onori della storia della letteratura ci sono? A mia moglie, ad esempio, viene in mente un suo professore universitario. 

Atelier culturale

lunedì 26 agosto 2019

Centurion: Defender of Rome

Non so perché, ma da quando sono piccolo ho sempre avuto una passione notevole per la storia romana. Beh, in realtà lo so benissimo perché, un po' perché il mio maestro delle elementari quando ci spiegò Roma (soprattutto la sua ascesa) ci mise un entusiasmo paragonabile solo a quando ci faceva fare problemi ipercomplicati in modo che potesse uscire a fare il galletto con le altre insegnanti (è un uomo piacente) e a quando ci faceva fare ginnastica (è un uomo atletico). Un po' perché tra i vari libri che leggevo da piccolo c'era questo tomo antico di Laura Orvieto, "Storie della Storia del Mondo - Il Natale di Roma" che avevo letto fino a consumare. Un po' perché nei primi anni 90, con la sfiducia nei confronti dello Stato Italiano che montava ai massimi livelli, faceva bene richiudersi in un passato idealizzato in cui l'Impero Romano (i nostri, insomma) dominasse il mondo conosciuto, ignorando come l'ultima volta che ci si era lasciati andare al nostalgismo per la romanità non era finita proprio bene (Lasciamo anche stare che al Vecchio Paese fossimo un misto di Galli Boi e di Etruschi, quindi popolazioni sconfitte). 

E poi c'era il film per eccellenza sull'antica Roma che non potevo mai perdermi: "Il Gladiatore?" direte voi. No, L'altro, quello che stava alla Pasqua come "Una Poltrona per Due" stava al Natale. Parlo del Ben-Hur del 1959, l'unico degno di segnalazione in questi pixel, quello con Charlton Heston e il suo set di denti che sbandierava un'equivoca attrazione per il Messala del bravissimo, sottovalutatissimo, e purtroppo prematuramente scomparso Stephen Boyd.

"Morte a Eros, viva il cazzo"
In realtà del genere peplum me ne fregavo abbastanza. Sì, avevo visto Spartacus (dù palle), Cleopatra (idem) e pure Quo Vadis (quoque), ma Ben-Hur, con la sua bellissima storia, di un uomo ricco caduto nella polvere che con la forza della vendetta tornava grande e faceva fuori l'ex amico diventato un nemico opprimente e responsabile della sua distruzione, e insomma, come si faceva a non esaltarsi? 

giovedì 22 agosto 2019

La deprimente stampa di settore - Bovabyte, l'interazione parasociale e il tradimento del puer aeternus

Diverse volte, parlando della fecale stampa di settore, mi sono trovato a dire quanto ardentemente desiderassi essere anch'io parte della cricca dei mattacchioni PaZzErElLi che scrivono di videogiochi condendoli con le loro freddure idiote e che paradossalmente (ma manco troppo) ci facevano morire dal ridere. Certo, essere pagati per videogiocare e scrivere articoli in cui si parla principalmente di sé e non è richiesta l'aderenza ai canoni del tema delle elementari e delle medie era qualcosa di estremamente allettante, ma la cosa che mi attirava di più a quel mondo era un'altra. Sto parlando dell'immagine di amicizia e cameratismo tra i redattori che traspariva dalle riviste. Non so se fosse una cosa voluta (probabilmente no) ma la deplorevole stampa di settore, a cavallo tra gli 80 e i 90, aveva creato un robustissimo meccanismo di reclutamento, basato su un trappolone psicologico in cui c'ero caduto come un allocco.

ah uei ciò, capita

Chi fra tutti c'era riuscito al meglio, nel panorama itaiano, era una particolare rubrica, prima di Zzap! (per chi non facesse la prefica di professione era una rivista dedicata agli 8 bit, e principalmente a quellli della Commodore), e poi spostata in The Games Machine, dal momento che gli 8 bit erano completamente tramontati intorno al 1993. Sto parlando di Bovabyte, nata come fanzine di due liceali e sottotitolata "la rivista per chi di compiuters non ci capisce niente" e trasformatasi nel top della comicità per un'intera generazione di accaniti onanisti che passavano troppo tempo davanti a un PC.


lunedì 19 agosto 2019

Blade Warrior

Sarebbe bello poter dire che il gioco di oggi ce lo avevo quando uscì, nel 1991.  E potrei anche farlo, come certi bloggatori un po' cazzari che sentono il bisogno di mentire, soprattutto a se stessi, su quanto nell'infanzia abbiano fatto tutto ciò che un vero kid of the 80s/90s dovrebbe fare, secondo la mitologia condivisa che si è cristallizzata in pastiche pieni di stereotipi come Stranger Things o il sogno bagnato d ogni fanatico delle bruschette online, quella cagata di "San Junipero".

L'ex videogiocatore, circa 1990
 No, non è andata così, il gioco di oggi è stato in realtà il mio primissimo "abandonware", prima ancora che avessi un collegamento a Internet, prima ancora che trovassi online dei siti con estetica "Geocities 1998" dai quali lo scaricamento di un gioco zippato da due megabyte pigliava una settimana col modem analogico di allora.

lunedì 12 agosto 2019

5 cloni di Pac-Man che vi faranno riconciliare con la sofferenza (il numero 5 con Pac-Man c'entra molto poco)!

Computer games don't affect kids; I mean if Pac-Man affected us as kids, we'd all be running around in darkened rooms, munching magic pills and listening to repetitive music.

- Marcus Brigstocke, attribuita più o meno a chiunque

Sì, è abbastanza banale iniziare un articolo su Pac-Man e sui suoi cloni con questa battuta, che sicuramente avrete letto in qualche firma sul forum di qualche sfigato. Ricordo che all'Atelier Culturale di Ingegneria Informatica un grandissimo nerd la raccontò (male) a una ragazza su cui intendeva fare colpo, e penso che avrebbe avuto molto più successo se avesse detto "sai, soffro di fimosi e mi fa un male cane a scappellarlo, ma per te sarei pronto a sopportare questa sofferenza". Scusate, quest'ultima frase era estremamente prosaica ma riportare la mente a quel periodo mi fa diventare scurrile. Me ne rendo conto.

Ora, penso che persino il più merdaceo dei vecchi di merda che ha vissuto durante la guerra (e che per questo, secondo luui, è automaticamente una persona migliore rispetto a noi giovani pelandroni) sia a conoscenza di Pac-Man, e penso che forse ancora più di Space Invaders questo settore circolare giallo che inghiotte pastiglie cercando di fuggire dai fantasmini sia associato all'idea, nell'immaginario collettivo, di videogioco.
L'immaginario collettivo.
Bah! Fosse veramente così non credo che sarei manco mai diventato un videogiocatore, perché non ho veramente mai trovato alcun fascino in questa routine estremamente ripetitiva e noiosa. Tant'è che fosse fosse per me questo articolo lo salterei a pié pari, ma per mantenermi concentrato ho fatto il titolo in stile clickbait. Lo so, è un ragionamento convoluto, ma sto divagando.


lunedì 5 agosto 2019

Indiana Jones And His Desktop Adventures

Tanto per smentire coloro che sono convinti del fatto che voglia fare il bastian contrario a tutti i costi che getta merda su tutto ciò che ci ha fatto sognare da bambini, a me Indiana Jones è sempre piaciuto. Tiè! Alla faccia di chi si lamenta del fatto che mi lamento. Poi, sul fatto che George Lucas non abbia alcuna forma di fantasia ma sia solo in grado di copiare e di rielaborare cose viste da piccolo possiamo parlarne. Anzi, parliamone pure: già ho parlato di Spielberg tanto tempo fa, di come la sua opera sia un continuo rinvangare nell'infanzia. Dove Lucas e Spielberg si toccano (solo metaforicamente, spero) è quando cercarono di traslare e rielaborare negli anni 70-80 opere d'arte che erano state teatro del loro escapismo negli anni 50, quando erano bambini. Quindi sì, Guerre Stellari è il revival dei saturday matinee serials (ne abbiamo parlato qui) di fantascienza, e Indiana Jones è il revival delle altre serie cinematografiche ispirate ai romanzi pulp su Amazing Stories con cui due bambini sfigati si rifugiavano in un mondo interiore in cui loro erano i protagonisti.

Oppure si chiama Sylvester Stallone a fare Indiana Jones
Ecco, siccome Spielberg e Lucas sono due stronzi, ma stupidi stupidi non sono, hanno fatto una cosa che i remakatori seriali di oggi non sono in grado di fare: si sono ispirati allo stile della roba di un tempo, ma hanno creato nuove franchise con le loro storie e personaggi più o meno originali. Questa secondo me è una differenza fondamentale con la Hollywood moderna che fa remake a tutto andare: conservando i personaggi e riproponendoli sperando di fare appello al nostalgismo di chi con quei personaggi ci è cresciuto, quello che ottengono è solo un grandissimo fastidio da parte dei principali consumatori (i nerd). La ragione è molto semplice e la lascerei al lettore per esercizio, ma vorrei esplicitarla comunque, autocitandomi da un altro gioco della Lucasarts di cui ho parlato su questi pixel. "siete cresciuti, alla biologia non si sfugge, a livello molecolare il vostro cervello è fatto di materia completamente diversa da quello che avevate a 8 anni, e sono altre le cose che creano la magia che tanto andate cercando."


lunedì 29 luglio 2019

Epic

NO VABBÈ RAGA EPICO XD Non ho idea se i giovani della cosiddetta "Generation Z" parlino ancora così (prima che la mia prole diventi adolescente ci vuole ancora un po' e quando lo sarà avrà un altro appellativo abbastanza insopportabile) ma c'è stato un periodo ultimamente in cui tutto era epico. O meglio, lo leggo anche su titoli di merda pieni di clickbait presenti su siti che si spacciano per "informativi". Roba tipo "L'Epic Fail del ministro Remo Gaspari sull'Alluvione della Valtellina, spiegato bene". Tutto questo per dire che spesso chi chiama i giornalisti "nemici del popolo" approfitta della pubblicità gratuita fatta da giornalisti di scarsissima qualità alla continua ricerca del sensazionalismo, in una sorta di "kayfabe" degna di un wrestling in cui non ci sono nemmeno le esibizioni atletiche a compensare la finzione. Sto divagando? Sto divagando.

L'Epic Fail di chi rideva con queste cagate, spiegato bene

Sta di fatto che nei primi anni 90 l'aggettivo "Epico" era ben poco usato, e quando acquistai la mia primissima copia della fecale rivista di settore, nelle cui pagine c'era Space Quest IV e nel cui dischetto di demo allegato c'era Cool Croc Twins, il secondo gioco più interessante dopo il quarto episodio della saga di Roger Wilco (ma solo per via della bionda popputa negli screenshot) era un simulatore di volo su astronavine chiamato EPIC.

giovedì 25 luglio 2019

L'enorme fregatura dello shovelware allegato alle riviste di settore - What's in that box?

La vergognosa stampa di settore non era soltanto un modo con cui "stimolare la fantasia" su giochi che non avevo. Ho messo "stimolare la fantasia" perché non starebbe bene usare paragoni osceni, che tanto comunque ho già fatto in altri articoli  e che comunque tutti immaginiamo. D'altra parte, le stesse riviste di settore usavano sempre verbi come "sbavare" a proposito di giochi fichi che non potevamo permetterci o che non avrebbero potuto girare sui nostri PC affetti in quegli anni da un serio problema di obsolescenza rapida. E quindi sì, si "sbavava" sui voxel di Comanche Maximum Overkill e sul gouraud shading (senza sapere che cosa fosse esattamente) di Strike Commander, o sull'umorismo demenziale descritto con termini encomiastici degni del peggior Mollica di Sam&Max Hit the Road e Dio sa quant'altro. Ma c'erano altre ragioni per cui procurarmi le riviste di settore.

ovvio
Per alcuni c'era la posta, che a detta di molti lettori era la prima rubrica che leggevano per poi scrivere che non era più la prima rubrica che leggevano perché la qualità era scaduta (o meglio, il loro bias di conferma non era soddisfatto). Per altri ancora (me incluso) c'era la rubrica in cui i redattori facevano i PaZzErElLi scrivendo stronzate che si supponeva fossero comiche e invece, rileggendole ora, sono sorgente di Fremdschämen. (Se ho voglia riparlerò della rubrica PaZzErElLaH e della grande delusione che fu, per me, parlare via internet coi due autori).

lunedì 22 luglio 2019

Dyna Blaster

I say this with no disrespect. We’re all Americans, and we can all agree that America has a huge body count all over the world, but nowhere more than Asia. Literally, if you look at history recently, we have bombed the masculinity out of an entire continent. We have dropped two atomic bombs on fuckin’ Japan and they’ve been drawing Hello Kitty and shit ever since.

- Dave Chappelle

Immagino si sia capito che lo stile "Kawaii" tipico della cultura giapponese post-bellica mi sta decisamente sulle palle. E se non si fosse capito, lo dico ora. I personaggi con questi occhioni enormi e la boccuccia minuscola (quando c'è) mi causano una fortissima irritazione: Hello Kitty o la rana Keroppi, con quel loro inquietante porsi come creaturine indifese, sono disegnate apposta per creare in chi le guarda un istinto protettivo nei loro confronti. È la neotenia, il fenomeno che fa sì che le caratteristiche morfologiche dell'infanzia permettano di riconoscere i tratti del fanciullo e spingono l'adulto a farsi carico delle cure parentali. 'Sta cosa la studiò Konrad Lorenz, e chiamò "segnali infantili", tra le altre cose, caratteristiche come:
  • testa grossa/tondeggiante
  • viso piccolo rispetto al resto del cranio
  • fronte convessa
  • muso corto
  • occhi grandi e tondi
  • guance paffute
  • arti corti e corpo tozzo
 Negli anni 70, la Sanrio porta all'estremo la passione da sempre presente nell'arte giapponese per tutto ciò che è piccolo, mettendo creaturine dall'aspetto indifeso su qualsiasi bene di consumo.

Prevedibile.

lunedì 15 luglio 2019

Executive Suite

La corsa al successo. La grande chimera dell'obiettivo da raggiungere a ogni costo in modo da dimostrare qualcosa. A chi? A noi stessi, è la risposta che ci si dà in genere. È la risposta più intuitiva e più semplice, e non sono sicuro al 100% che, in ottemperanza alla legge del rasoio di Ockham, sia anche quella giusta. È una bella tentazione chiamare la corsa al successo con il suo nome americano, "the rat race", la corsa dei topi, e dichiararsi superiori a questo girare in tondo senza una vera meta che non sia l'autopromozione. È facilissimo a dirsi. La prima volta che sentii dire cose del genere fu quando qualcuno cercò di coinvolgermi nella grande truffa del multilevel marketing. L'indipendenza economica! Uscire dalla rat race! Tutte idee fantastiche, peccato che il MLM stesso fosse di per sé una corsa dei topi a cercare di prendere il più gente possibile sotto di sé in modo da fare più soldi possibile (e nel frattempo non fare bancarotta acquistando i prodotti truffaldini venduti dal MLM). 

Poi magari uno dice, facendo pure un po' di vittimismo: "Ah ma io non ho nulla e sono povero quindi non ho nulla da perdere e quindi mi chiamo fuori da tutto questo". Beh, a questo proposito vorrei ricordare l'episodio del diciottesimo libro dell'Odissea, in cui Ulisse, travestito da vecchio mendicante, entra nella sua reggia occupata dai Proci suscitando la gelosia di Iro, il mendicante "ufficiale" del palazzo. Visto quanto mangiavano (e sprecavano) i pretendenti al trono, uno penserebbe che ci sarebbe stato cibo a sufficienza per i due accattoni. E invece finì in rissa.

Meeting annuale rappresentanti Herbalife, 1174 a.C.

lunedì 8 luglio 2019

One Must Fall 2097

C'era un periodo in cui i picchiaduro "a incontri" andavano di moda. C'era Street Fighter 2, al cui bootleg coreano ho già giocato su questi pixel, c'era Mortal Kombat, a cui non ho ancora giocato su questi pixel ma che avevo ben consumato a suo tempo, c'era altra robetta inguardabile shareware (ne ricordo uno con gli omini disegnati con delle lineette, e prima o poi lo ritrovo, promesso). C'era roba grottesca, cruenta e con una grafica volutamente brutta a cui mi rifiutavo di giocare, perché ero impressionabile, e in fondo ero un gran cacasotto. Poi c'erano giochi di arti marziali più o meno serie, c'erano i giochi di boxe, ma non è che fossero così interessanti (o disponibili per noi videogiocatori pezzenti). C'erano i giochi di wrestling legato alla WWF, e ricordo che uno volevo quasi prenderlo perché tutto sommato trovavo divertenti quei coglionazzi pieni di anabolizzanti che si vedevano in tv e i cui pupazzetti i miei compagni di classe portavano a scuola. 

Brusqueta en el ojo!
Ma di roba decente come se ne vedeva in sala giochi, per il pc, poco e niente. 

lunedì 1 luglio 2019

European Championship 1992

Nel 1992 è uscito il gioco più bello di sempre, ma io non lo sapevo. In realtà, in quell'anno avevo iniziato ad attaccarmi all'opinabile stampa di settore solo a partire da Settembre, e fino ad allora mi ero accontentato dei giochi che mi passava il mio padrino del battesimo (il Colonnello), il figlio del fornaio sotto casa dei miei (al posto del forno ora c'è una lavanderia a gettone), alcuni amici che erano meglio connessi di me, oppure nel peggiore dei casi si andava al negozio della Olivetti della frazione del Vecchio Paese dal nome ridicolo e si sperava che il proprietario del negozio volesse sbarazzarsi di qualche gioco a poco prezzo. Insomma, la vita era dura. 

Durissima.

lunedì 24 giugno 2019

Time Runners 1 - La Porta del Tempo

È l'autunno del 1993 e io ho iniziato le scuole medie, e nonostante la mia passione per i videogiochi sia ancora solida, il fatto di essere a una scuola in cui è tecnicamente possibile essere bocciati mi sta tenendo meno attaccato al PC del solito. Oddìo, continuo ad acquistare le ridicole riviste di settore e a sbavare su giochi che il mio 386 SX a 25 MHz non potrà mai far andare, né il mio portafoglio potrà mai permettersi. Però continuo in vari modi a procurarmi videogiochi e software "serio", tra amici dal diskcopy facile, il Colonnello (ovvero il mio padrino, per chi se lo fosse dimenticato), il gestore della palestra in cui facevo judo, e soprattutto l'edicola del Biondo, il baracchino tuttora esistente del Vecchio Paese in cui, tra i Big Games della Jackson Libri, PC Action e simili e le robe originali pubblicate dal Francescone Carlà nazionale, i videogiocatori pezzenti come me potevano rifornirsi di roba.

L'edicola del Biondo, Vecchio Paese, XXI secolo
E insomma sono a scuola alle medie del Vecchio Paese, peraltro edificio scolastico avveniristico che avrebbe dovuto essere una delle scuole più all'avanguardia d'Italia, ma l'entusiasmo scemò quando fu costruita tenendo il progetto a rovescio e il meraviglioso anfiteatro scolastico dava sulla strada Provinciale sputtanandone completamente l'acustica. Ok, sto divagando...

giovedì 20 giugno 2019

Il più bel gioco a cui non ho mai voluto giocare - Ultima Underworld 2, la stampa di settore e il panopticon

Che io sia un videogiocatore pezzente lo sapevate già, no? Trovare qualche nuovo gioco, soprattutto recente, era uno sforzo per me sovrumano. D'altra parte, io non ero connesso con la gente giusta, chi era connesso difficilmente condivideva, e il canale "mainstream" (il negozio) era inaccessibile per via delle canoniche 99.900 lire (139.000 se distribuito da Halifax). Quindi? E quindi c'era l'edicola, da una parte c'erano i giochi più vecchi che uscivano in formato economico, c'erano le disdicevoli riviste di settore con i dischetti e successivamente i CD pieni di demo e shareware, e con quello ci si arrangiava. Ma diciamocelo, avere la cosa completa era inarrivabile, e arrivare alla fine di un demo giocabile era qualcosa che ci lasciava un grande amaro in bocca. Ma un amaro veramente cattivo. 

dunque non lui, l'amarissimo che fa benissimo
Insomma, prima degli equivalenti dei cataloghi postalmarket e di certe rivistine che si nascondevano dietro la scusa del palinsesto TV, c'erano le riviste di settore, che stimolavano la nostra fantasia. Almeno, stimolavano la mia. Specie quando i CD coi demo ancora non c'erano e per vedere com'era fatto un gioco, c'erano solo le foto sul cartaceo. 

lunedì 17 giugno 2019

SimCopter

"Pazienza, ci vuole pazienza" dicevo in conclusione al precedente articolo, quello a proposito di SimCity 2000. E in effetti avete pazientato una settimana e ora capirete finalmente perché dovevate tenere d'occhio l'aeroporto nella città di Cirino Pomicino. Non ci capite nulla? Beh, rileggetevi l'articolo della scorsa settimana e fatemi sapere. Vi aspetto, perché io ho pazienza. A tra poco.

Più tardi.

Ok, ammetto che in realtà non ho pazienza per nulla. In realtà trovo infinitamente irritante dover aspettare i comodi altrui dopo un'infanzia e un'adolescenza in cui ci si aspettava da me di scattare ed essere rapido e reattivo ad ogni stimolo salvo fare la figura del "bamba", del "bazurlone" dell' "impedito" o dell' "indurmintè" o persino del "vagabondo" (inteso come colui che non sa cosa fare della sua vita). Tutti appellativi con poco senso (linguisticamente e semanticamente parlando) che stavano a sottolineare come non fossi mai sufficientemente sull'attenti e pronto a scattare, con l'effetto sonoro "tac tac" come a dire che in quel brevissimo periodo di tempo tra un "tac" e l'altro avrei dovuto scattare, fare cose, un fascio di nervi perennemente teso allo spasimo e pronto a reagire con grinta a tutte le sfide che un mondo ostile e pieno d'odio nei miei confronti mi avrebbe offerto.

Tac tac

lunedì 10 giugno 2019

SimCity 2000

"Caro Ex Videogiocatore, ammiriamo molto la tua costanza e la tua resilienza nel pubblicare una nuova sbrodolata di articolo ogni lunedì, a differenza di Zerocalcare" direte voi "ma stiamo notando il trend che l'età media dei giochi di cui parli è sempre minore, tant'è che non si vede un gioco degli anni 80 da mesi. Starai mica esaurendo la vena e starai andando a raschiare il fondo del barile e in men che non si dica ci troviamo i let's play di pubg su 'sto blog?"

christ not this shit again
Bah, fermo restando che se mettessi dei let's play di pubg molto probabilmente il mio bacino d'utenza crescerebbe esponenzialmente, ben sapete che delle visite mi importa il giusto. Se leggete e apprezzate io sono ben contento. Se no, beh, sticazzi. Ci perdete voi.

lunedì 3 giugno 2019

Little Big Adventure

Cantami o diva dell'Ex Videogiocatore / l'ira funesta che infinita addusse / merda ai videogiochi, molte anzitempo alla fogna / generose travolse creazioni di game designer / e di sciacquon e della tazza orrido pasto / i loro byte abbandonò (così di Giulio l'alto consiglio s'adempìa)...

Vabbè. Nel 1994 ero tra la prima e la seconda media, e in quel periodo stavo iniziando a farmi sopraffare dal tavò nei confronti dei videogiochi. Contemporaneamente, lo studio dell'Epica alle medie mi aveva fatto prendere una fissa incredibile (si dice ancora "prendere una fissa"?) nei confronti dei poemi omerici, a tal punto che ne scrissi una versione a fumetti ENORME e credo che se la leggessi ora avrei una reazione di smisurata repulsione di fronte all'ingenuità dell'umorismo che sapevo esprimere al tempo.

È pieno di peli perché è il Pelide Achille! Capito??
Bah. Ma non ci voglio pensare e so che prima o poi mia mamma tirerà fuori le mie creazioni da qualche anfratto della cantina in modo da torturarmi con l'imbarazzo. Ma d'altra parte i 13 anni sono il top della sfiga come età, in cui si coniugano l'impacciatezza adolescenziale e incoscienza infantile, e il risultato è un disastro.

lunedì 27 maggio 2019

Esercizi di stile: Heartlight & Paganitzu

Ho già scritto in questa sede che sono almeno 10 anni che la sopravvalutatissima Silicon Valley non produce niente di originale. Il "pitch" di qualche nuova startup è sempre qualcosa di estremamente derivativo. Uber, ma con le biciclette! Facebook, ma per i rapporti sessuali! Twitter, ma con 280 caratteri anziché 140! Pure io mi sono trovato a dover gestire un progetto chiamato "Google, ma per [OMISSIS]". Ovviamente ho un profondissimo disprezzo per la dicotomia del mio settore lavorativo, in cui al complesso di inferiorità nei confronti della Silicon Valley e al "Facciamo come Google!" tipico delle sessioni di brainstorming su come lavorare meglio si affiancano metodi di lavoro che paiono essere rimasti fermi a prima che la bolla dot-com scoppiasse.

Facciamo come Webvan.com!
 
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