lunedì 27 marzo 2017

The Secret of Monkey Island

Quando ho aperto questo blog sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Che ci sono certi mostri sacri, nel cuore dei videogiocatori e degli ex videogiocatori, che sono praticamente intoccabili. D'altra parte i videogiochi, come tutte le cose che hanno segnato la nostra infanzia, non possono essere giudicate razionalmente senza essere influenzati dal fattore nostalgia. 

Molto spesso rimpiangiamo anni che ci sembrano meravigliosi per il semplice fatto che in quegli anni non avevamo grosse preoccupazioni e il senso di responsabilità non ci alitava sul collo. Il 1992 è stato l'anno delle stragi mafiose, la guerra era al di là dell'Adriatico, l'Italia era uscita dal sistema monetario europeo e ci fu il prelievo forzoso dai conti correnti. Però avevo 10 anni, facevo la quinta elementare ed era uscito il più bel videogioco di sempre (quale? un giorno forse ve lo dirò). Io e i miei amici leggevamo The Games Machine e K, e la cosa peggiore che ci poteva capitare era un problema di matematica difficile e la conseguente cazziata da parte del nostro maestro (ci avevamo il maestro unico, peraltro. Che tempi, ragazzi, che tempi). 

lunedì 20 marzo 2017

Diabolik - Inafferrabile Criminale

Un tempo il www non esisteva, e quindi come ci si procurava il quantitativo di divertimento elettronico necessario alla sopravvivenza? C'erano i negozi, ovviamente, ma quelle 99.900 lire per videogiochi spesso mediocri erano decisamente troppi. Ci si mandavano allora gli amici a comprarli e poi si condivideva il tutto (sharing is caring!). C'era poi un compagno di classe il cui fratello faceva parte di un club pirata e aveva sempre le ultime uscite prima che arrivassero in italia. Però le dava solo a uno della nostra cerchia, di cui era segretamente innamorato. Io purtroppo non avevo ancora sviluppato il fascino animale che mi consente di stendere la gente col mio carisma, quindi mi rifugiavo nell'ultima spiaggia dei videogiocatori sfigati: l'edicola.

Evidentemente non ero il solo a dover ricorrere a questo canale di distribuzione, perché nel 1992 una software house del Vecchio Paese, la Simulmondo, ebbe un'intuizione.

lunedì 13 marzo 2017

Lemmings


Partiamo subito da un doveroso chiarimento: la storia del suicidio di massa dei lemming è una gigantesca stronzata.

Sì, è un'ottima immagine mentale per celebrare l'anticonformista, quello che pensa fuori dal coro, insomma la classica storia del "se tutti si buttassero in un fosso, lo faresti anche tu?"

Tutto molto bello e anche abbastanza giusto, se non che, nel disgraziato tempo del web 2.0, abbiamo la celebrazione acritica della "saggezza della folla", ovvero se tutti la pensano in un modo allora è sicuramente vero, la maggioranza vince e Wikipedia, la rete, i social, quello che volete, hanno sempre ragione. 

La rete alimentata dal cosiddetto "user generated content" è sicuramente uno strumento utilissimo ma dargli ragione a prescindere perché la comunità lo ha validato è un atteggiamento molto rischioso. Se si fa crowdsourcing del proprio pensiero, non si diventa forse lemming? Il "villaggio globale" è sempre più un'oclocrazia armata di fiaccole e forconi che incita a saltare dal dirupo gli adepti del pensiero di gruppo i quali, mentre precipitano nell'abisso, insultano chi è rimasto in cima autocompiacendosi del proprio essere speciali.

Come dice Eric Hoffer, Quando le persone sono libere di fare quello che vogliono, di solito si imitano a vicenda.


lunedì 6 marzo 2017

Tank Wars 3.2

Durante le ore di informatica, al liceo, c'era una sola cosa che spesso si faceva, sugli allora già vetusti 286 del laboratorio: si lanciava QBASIC, si caricava GORILLA.BAS e via con gli studi di balistica conditi dal balletto degli scimmioni che, tramite lo speaker del PC, facevano il verso "Uh uh uh" tipo la curva daalazzie.

Prima di quei tempi segnati dall'ossessione per la popolarità e il terrore paralizzante di provarci con quella che ti piace temendo di essere rifiutato e preso per il culo dai commilitoni maschi, per me ci fu Tank Wars. Un giochino di tale Kenneth Morse che trovai incluso in uno dei dischetti di PC Action, che a un certo punto aveva smesso di distribuire demo giocabili abbastanza scrausi ma si era data allo shareware, che per me era qualcosa di meraviglioso: videogiochi completi, a gratis, che chiedevano soltanto di spedire soldi per posta all'autore come segno di gratitudine. Non era obbligatorio quindi col cavolo che mi facevo dare diecimilalire dai miei per imbustarli e inviarli a uno sconosciuto. "Quando anch'io saprò fare i videogiochi li regalerò al mondo come segno della mia benevolenza", mi dicevo, e quindi mi aspettavo che anche gli altri facessero lo stesso. Sigla!



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