lunedì 26 agosto 2019

Centurion: Defender of Rome

Non so perché, ma da quando sono piccolo ho sempre avuto una passione notevole per la storia romana. Beh, in realtà lo so benissimo perché, un po' perché il mio maestro delle elementari quando ci spiegò Roma (soprattutto la sua ascesa) ci mise un entusiasmo paragonabile solo a quando ci faceva fare problemi ipercomplicati in modo che potesse uscire a fare il galletto con le altre insegnanti (è un uomo piacente) e a quando ci faceva fare ginnastica (è un uomo atletico). Un po' perché tra i vari libri che leggevo da piccolo c'era questo tomo antico di Laura Orvieto, "Storie della Storia del Mondo - Il Natale di Roma" che avevo letto fino a consumare. Un po' perché nei primi anni 90, con la sfiducia nei confronti dello Stato Italiano che montava ai massimi livelli, faceva bene richiudersi in un passato idealizzato in cui l'Impero Romano (i nostri, insomma) dominasse il mondo conosciuto, ignorando come l'ultima volta che ci si era lasciati andare al nostalgismo per la romanità non era finita proprio bene (Lasciamo anche stare che al Vecchio Paese fossimo un misto di Galli Boi e di Etruschi, quindi popolazioni sconfitte). 

E poi c'era il film per eccellenza sull'antica Roma che non potevo mai perdermi: "Il Gladiatore?" direte voi. No, L'altro, quello che stava alla Pasqua come "Una Poltrona per Due" stava al Natale. Parlo del Ben-Hur del 1959, l'unico degno di segnalazione in questi pixel, quello con Charlton Heston e il suo set di denti che sbandierava un'equivoca attrazione per il Messala del bravissimo, sottovalutatissimo, e purtroppo prematuramente scomparso Stephen Boyd.

"Morte a Eros, viva il cazzo"
In realtà del genere peplum me ne fregavo abbastanza. Sì, avevo visto Spartacus (dù palle), Cleopatra (idem) e pure Quo Vadis (quoque), ma Ben-Hur, con la sua bellissima storia, di un uomo ricco caduto nella polvere che con la forza della vendetta tornava grande e faceva fuori l'ex amico diventato un nemico opprimente e responsabile della sua distruzione, e insomma, come si faceva a non esaltarsi? 

giovedì 22 agosto 2019

La deprimente stampa di settore - Bovabyte, l'interazione parasociale e il tradimento del puer aeternus

Diverse volte, parlando della fecale stampa di settore, mi sono trovato a dire quanto ardentemente desiderassi essere anch'io parte della cricca dei mattacchioni PaZzErElLi che scrivono di videogiochi condendoli con le loro freddure idiote e che paradossalmente (ma manco troppo) ci facevano morire dal ridere. Certo, essere pagati per videogiocare e scrivere articoli in cui si parla principalmente di sé e non è richiesta l'aderenza ai canoni del tema delle elementari e delle medie era qualcosa di estremamente allettante, ma la cosa che mi attirava di più a quel mondo era un'altra. Sto parlando dell'immagine di amicizia e cameratismo tra i redattori che traspariva dalle riviste. Non so se fosse una cosa voluta (probabilmente no) ma la deplorevole stampa di settore, a cavallo tra gli 80 e i 90, aveva creato un robustissimo meccanismo di reclutamento, basato su un trappolone psicologico in cui c'ero caduto come un allocco.

ah uei ciò, capita

Chi fra tutti c'era riuscito al meglio, nel panorama itaiano, era una particolare rubrica, prima di Zzap! (per chi non facesse la prefica di professione era una rivista dedicata agli 8 bit, e principalmente a quellli della Commodore), e poi spostata in The Games Machine, dal momento che gli 8 bit erano completamente tramontati intorno al 1993. Sto parlando di Bovabyte, nata come fanzine di due liceali e sottotitolata "la rivista per chi di compiuters non ci capisce niente" e trasformatasi nel top della comicità per un'intera generazione di accaniti onanisti che passavano troppo tempo davanti a un PC.


lunedì 19 agosto 2019

Blade Warrior

Sarebbe bello poter dire che il gioco di oggi ce lo avevo quando uscì, nel 1991.  E potrei anche farlo, come certi bloggatori un po' cazzari che sentono il bisogno di mentire, soprattutto a se stessi, su quanto nell'infanzia abbiano fatto tutto ciò che un vero kid of the 80s/90s dovrebbe fare, secondo la mitologia condivisa che si è cristallizzata in pastiche pieni di stereotipi come Stranger Things o il sogno bagnato d ogni fanatico delle bruschette online, quella cagata di "San Junipero".

L'ex videogiocatore, circa 1990
 No, non è andata così, il gioco di oggi è stato in realtà il mio primissimo "abandonware", prima ancora che avessi un collegamento a Internet, prima ancora che trovassi online dei siti con estetica "Geocities 1998" dai quali lo scaricamento di un gioco zippato da due megabyte pigliava una settimana col modem analogico di allora.

lunedì 12 agosto 2019

5 cloni di Pac-Man che vi faranno riconciliare con la sofferenza (il numero 5 con Pac-Man c'entra molto poco)!

Computer games don't affect kids; I mean if Pac-Man affected us as kids, we'd all be running around in darkened rooms, munching magic pills and listening to repetitive music.

- Marcus Brigstocke, attribuita più o meno a chiunque

Sì, è abbastanza banale iniziare un articolo su Pac-Man e sui suoi cloni con questa battuta, che sicuramente avrete letto in qualche firma sul forum di qualche sfigato. Ricordo che all'Atelier Culturale di Ingegneria Informatica un grandissimo nerd la raccontò (male) a una ragazza su cui intendeva fare colpo, e penso che avrebbe avuto molto più successo se avesse detto "sai, soffro di fimosi e mi fa un male cane a scappellarlo, ma per te sarei pronto a sopportare questa sofferenza". Scusate, quest'ultima frase era estremamente prosaica ma riportare la mente a quel periodo mi fa diventare scurrile. Me ne rendo conto.

Ora, penso che persino il più merdaceo dei vecchi di merda che ha vissuto durante la guerra (e che per questo, secondo luui, è automaticamente una persona migliore rispetto a noi giovani pelandroni) sia a conoscenza di Pac-Man, e penso che forse ancora più di Space Invaders questo settore circolare giallo che inghiotte pastiglie cercando di fuggire dai fantasmini sia associato all'idea, nell'immaginario collettivo, di videogioco.
L'immaginario collettivo.
Bah! Fosse veramente così non credo che sarei manco mai diventato un videogiocatore, perché non ho veramente mai trovato alcun fascino in questa routine estremamente ripetitiva e noiosa. Tant'è che fosse fosse per me questo articolo lo salterei a pié pari, ma per mantenermi concentrato ho fatto il titolo in stile clickbait. Lo so, è un ragionamento convoluto, ma sto divagando.


lunedì 5 agosto 2019

Indiana Jones And His Desktop Adventures

Tanto per smentire coloro che sono convinti del fatto che voglia fare il bastian contrario a tutti i costi che getta merda su tutto ciò che ci ha fatto sognare da bambini, a me Indiana Jones è sempre piaciuto. Tiè! Alla faccia di chi si lamenta del fatto che mi lamento. Poi, sul fatto che George Lucas non abbia alcuna forma di fantasia ma sia solo in grado di copiare e di rielaborare cose viste da piccolo possiamo parlarne. Anzi, parliamone pure: già ho parlato di Spielberg tanto tempo fa, di come la sua opera sia un continuo rinvangare nell'infanzia. Dove Lucas e Spielberg si toccano (solo metaforicamente, spero) è quando cercarono di traslare e rielaborare negli anni 70-80 opere d'arte che erano state teatro del loro escapismo negli anni 50, quando erano bambini. Quindi sì, Guerre Stellari è il revival dei saturday matinee serials (ne abbiamo parlato qui) di fantascienza, e Indiana Jones è il revival delle altre serie cinematografiche ispirate ai romanzi pulp su Amazing Stories con cui due bambini sfigati si rifugiavano in un mondo interiore in cui loro erano i protagonisti.

Oppure si chiama Sylvester Stallone a fare Indiana Jones
Ecco, siccome Spielberg e Lucas sono due stronzi, ma stupidi stupidi non sono, hanno fatto una cosa che i remakatori seriali di oggi non sono in grado di fare: si sono ispirati allo stile della roba di un tempo, ma hanno creato nuove franchise con le loro storie e personaggi più o meno originali. Questa secondo me è una differenza fondamentale con la Hollywood moderna che fa remake a tutto andare: conservando i personaggi e riproponendoli sperando di fare appello al nostalgismo di chi con quei personaggi ci è cresciuto, quello che ottengono è solo un grandissimo fastidio da parte dei principali consumatori (i nerd). La ragione è molto semplice e la lascerei al lettore per esercizio, ma vorrei esplicitarla comunque, autocitandomi da un altro gioco della Lucasarts di cui ho parlato su questi pixel. "siete cresciuti, alla biologia non si sfugge, a livello molecolare il vostro cervello è fatto di materia completamente diversa da quello che avevate a 8 anni, e sono altre le cose che creano la magia che tanto andate cercando."


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