Perché Andreotti?

C'è chi si chiede come mai il nome che uso nei videogiochi è sempre Andreotti. È presto detto, era così che si faceva ai vecchi tempi.

Sono cresciuto in un periodo storico in cui personaggi e produttori televisivi traevano facili e abbondanti profitti da una forma vuota di contestazione politica. In quel periodo, un onnipresente uomo politico con quelle fattezze così caratteristiche era facilissimo da caricaturare.

Perché sforzarsi per scrivere qualcosa di divertente quando avevi un cartone animato vivente protagonista della politica da più di quattro decenni? E così, tra un'imitazione di Oreste Lionello ed un "bau bau micio micio" si promuoveva l'idea che auspicare il crollo delle istituzioni, senza pensare al dopo, era una cosa giusta.

Ai tempi ovviamente, i miei coetanei ed io non lo capivamo (del resto avevamo 10 anni), ma Andreotti, con la sua gobba, le sue orecchie a punta, la sua vocina stridula e la sua battuta sempre pronta, ci faceva ridere.

Ancora di più faceva ridere l'idea che Andreotti, che nella sua lunga carriera è stato tutto e a cui è stato attribuito di tutto, potesse diventare un guerriero, un avventuriero, un allenatore di calcio, uno stregone, un generale, un pilota di caccia interstellari.

L'ultima cosa a cui pensavamo erano le sue condanne, le sue azioni, la sua politica, il suo rapporto col potere.

Non eravamo pronti a prenderlo in considerazione da un punto di vista storico, ma probabilmente non lo siamo neanche ora.




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