giovedì 25 luglio 2019

L'enorme fregatura dello shovelware allegato alle riviste di settore - What's in that box?

La vergognosa stampa di settore non era soltanto un modo con cui "stimolare la fantasia" su giochi che non avevo. Ho messo "stimolare la fantasia" perché non starebbe bene usare paragoni osceni, che tanto comunque ho già fatto in altri articoli  e che comunque tutti immaginiamo. D'altra parte, le stesse riviste di settore usavano sempre verbi come "sbavare" a proposito di giochi fichi che non potevamo permetterci o che non avrebbero potuto girare sui nostri PC affetti in quegli anni da un serio problema di obsolescenza rapida. E quindi sì, si "sbavava" sui voxel di Comanche Maximum Overkill e sul gouraud shading (senza sapere che cosa fosse esattamente) di Strike Commander, o sull'umorismo demenziale descritto con termini encomiastici degni del peggior Mollica di Sam&Max Hit the Road e Dio sa quant'altro. Ma c'erano altre ragioni per cui procurarmi le riviste di settore.

ovvio
Per alcuni c'era la posta, che a detta di molti lettori era la prima rubrica che leggevano per poi scrivere che non era più la prima rubrica che leggevano perché la qualità era scaduta (o meglio, il loro bias di conferma non era soddisfatto). Per altri ancora (me incluso) c'era la rubrica in cui i redattori facevano i PaZzErElLi scrivendo stronzate che si supponeva fossero comiche e invece, rileggendole ora, sono sorgente di Fremdschämen. (Se ho voglia riparlerò della rubrica PaZzErElLaH e della grande delusione che fu, per me, parlare via internet coi due autori).


In realtà la principale rivista di settore che compravo non era la storica The Games Machine né la rivale K, ma come già ho scritto io compravo (o meglio, mi facevo comprare) PC Action, della casa editrice Xenia, la stessa di TGM. A differenza di TGM, su PC Action si cercava anche di parlare del lato più "professionale" con recensioni di utility, di hardware e c'era anche una bellissima rubrica chiamata "Do it Yourself" in cui un redattore ci faceva dei tutorial molto ben fatti di Turbo Pascal. Il mio primo file .EXE l'ho fatto grazie a quella rivista. Ora vi chiederete: ma come mai non fai articoli sulla quasi decente stampa di settore in cui parli di PC Action?

Tre ragioni: prima di tutto, nonostante le parti semidecenti, pure PC Action scadeva inevitabilmente nell'OhCoMeSiAmOpAzZeReLlIh, per quanto in misura minore rispetto alle altre riviste. Seconda ragione, non esistono su internet scan di questa rivista. Per questo sono disposto a premiarvi con sigari (rigorosamente virtuali, fumare fa male) se mi passate gli scan di PC Action, soprattutto dei numeri del 1992-1993-1994.

C'è lo scan di un numero solo (il terzo)su un sito chiamato "retroedicola" ma mi pare quel genere di sito che si prende eccessivamente sul serio e potrebbe aversene a male (legittimo) se postassi contenuto tratto da lì (pur accreditandolo) e io non voglio rotture di palle. Infine, la ragione più importante è che chi voglio prendere per il culo? Con PC Action ti davano un dischetto e quella era la cosa più fica di tutte. Certo, ci fu anche quella volta in cui finirono sul giornale perché sul dischetto c'era un virus, però oh.

In ogni caso, in principio sulla rivista c'erano dei demo giocabili di giochi piuttosto mediocri. Cool Croc Twins è il primo a cui giocai, direi. O era European Championship 1992? No, era Cool Croc Twins, il gioco del calcio me lo aveva passato un mio amico entrato nel vortice della stampa di settore prima di me. Poi che altro? Oh sì, Zool e anche Legends of Valour, con la faccia di Stefano Gallarini all'inizio che sorrideva felice pronto ad appioppare un votone a quella ciofeca. Poi? Un flipper, sicuro e altri giochi di cui non ricordo e che farò riemergere tramite autoipnosi.

Si sconsiglia caldamente di utilizzare una foto di Stefano Gallarini e Giorgio Mastrota per indurre lo stato di trance salvo rischiare danni cerebrali irreparabili
Ma insomma, erano comunque sempre dei demo. Ed erano demo di giochi che praticamente (con l'unica eccezione di Legends of Valour) nella rivista non comparivano mai. Che cazzo me ne fregava a me di Cool Croc Twins, che peraltro era una versione troncata che dopo tot livelli ti diceva "caccia fuori l'argent, carogna d'un plumone"? Io volevo giocare a Space Quest IV, quello con la bionda tettona, diamine! Non scrissi alla Xenia, ma in qualche modo il messaggio arrivò, o forse semplicemente i demo giocabili distribuiti sulle BBS non stavano più in dischetti a bassa densità da 720 kilobyte. Sta di fatto che gli xenioti iniziarono a riempire il dischetto di roba shareware, da Commander Keen a Xargon a Heartlight e insomma la vita del giocatore pezzente sembrava sorridermi. Poi però i sovramenzionati xenioti si resero conto che PC Action voleva comunque darsi una parvenza di serietà, e per questo iniziarono a metterci programmi seri. Benissimo, dicevo tra me e me, due piccioni con una fava: software nuovo e il parentame che non trita i maroni che mi sto tutto il giorno a rincoglionire coi giochini. Sempre tramite autoipnosi rigorosamente non coadiuvata da sostanze chimiche ho fatto riemergere il ricordo di questo "What's in that Box?" che veniva pomposamente presentato come un'utilissima guida al funzionamento del computer.

E visto che al giorno d'oggi mi pare di capire che i cosiddetti "nativi digitali" siano bravissimi a mandarsi le foto dell'uomo di colore col membro enorme via Whatsapp ma pensano che a far andare il loro telefono siano delle minuscole e operose formichine che fanno viaggiare le informazioni alla velocità della luce, vediamo dunque di squarciare il velo di Maya di quella materia misteriosa ed esoterica che è l'informatica. Che minchia ci sta in quella scatola? Sigla!

E via che partiamo con il pomposo tutorialone! Ah. "A short tutorial", si autodescrive il programma. Ah beh, cominciamo bene. Con il mio Olivetti avevo ricevuto un tutorial sul computer Olivetti, nonché un programma quickstart che insegnava piuttosto bene l'uso del DOS. Tutto perduto, ovviamente, e anche qui, se ce l'avete, contattatemi e vincerete un Partagas Lusitania. Ma sto divagando: What's in That Box? è il prodotto dell'iperattivo Jeff Napier, fondatore e unico membro della Another Company, situata a Applegate in Oregon. La "Another Company" non esiste più, ma Jeff sembra essere ancora attivo al sito jeffnapier.com. Se avete bisogno di una consulenza sulla Search Engine Optimization o se volete rifare il vostro sito, o se volete fare una chiacchierata, Jeff è a vostra disposizione per una telefonata in qualsiasi momento, un dollaro al minuto.


Apriamo la scatola e ci troviamo qualcosa di un po' obsoleto. Ora ammetto che ho sempre avuto il tavò di aprire il mio portatile, ma di desktop ai miei tempi ne ho aperti un bel po' e direi che a dispetto della resa a 16 colori in 640x480, il disegno è piuttosto verosimile. Ammetto che non mi dispiaceva neanche vedere l'immagine che si disegnava un pezzo alla volta. Dubito che fosse voluto e penso sia dovuto più alla lentezza del motore ipertestuale su cui gira 'sto tutorial. Però si comincia bene.


E poi, sdeng. Il muro di testo. Informazioni utili eh, ma CHE PALLE, ragazzi. Sarà che questo tutorial più che un ipertesto è uno slideshow, e sarà che di roba in powerpoint devo farne spesso e volentieri visto che circa ogni due mesi vado a parlare di fronte a un auditorium di un centinaio di persone andando anche in diretta in streaming* e quindi cerco di fare le slide piuttosto leggere, che sennò la gente si addormenta. Le conferenze a cui parlo in genere hanno certi altri presentatori che fanno delle slide esattamente uguali a questa schermata qui sopra e le leggono parola per parola. La  sola differenza è che questa schermata ha uno sfondo nero e un font blocchettoso che sono quasi gradevoli. Notare anche come il programma di oggi cambi risoluzione con una frequenza più alta di quella con cui Jeff si cambia le mutande**.

*Sì, me la sto tirando. E no, non ve lo passo il link allo streaming.

** Voglio immaginare che Jeff si cambi le mutande una volta al giorno. What's in that Box? cambia risoluzione ogni due schermate circa.


Aridaje con l'alta risoluzione: questo è uno zoom sulla scheda madre. Sempre bello, eh, ma meno affascinante perché non è in prospettiva. Pittoreschi anche gli slot ISA. Al tempo di questo programma avevo ancora il timore reverenziale nell'aprire il PC, sempre per la storia del "chi rompe paga e i cocci sono suoi", non volevo scassare tutto invalidando la garanzia. Invece è sbagliato. Le cose andrebbero aperte, smontate, esplorate per imparare sul serio. Ma capisco anche l'altro punto di vista: una roba che nel 1989 costava un milione e passa di lire non era proprio un giocattolo.


Blah blah blah, altro muro di testo. Che cosa sono i chip di circuiti integrati? Buona autodomanda retorica, molto stile "Claudio Beneforti" (Se voglio venire al Bologna? Sogno le due torri anche di giorno, ha detto più o meno ogni giocatore che è passato dalla via Emilia dal 1996 a oggi, stando alla squallida prosa di questa grottesca parodia di giornalista). 

Una domanda esistenziale. La risposta è fondamentale. Integrated Circuits can do many things. Tanto ti basti e più non dimandare. Purtroppo non ho mai avuto la cazzimma di dirlo in faccia a quel coglione che ci scrisse la lettera a proposito dell'atelier culturale. Penso che se lo avessi detto con la sua stessa espressione autocompiaciuta, tipica di chi sta assaporando l'odore delle proprie scorregge, un 30 e lode non me lo avrebbe tolto nessuno.


E ora un po' di matematica. Bleah! "Che noia la matematica, andiamo a fare spese!" direte voi imitando una Barbie che diede scandalo perché tenne lontane le femminucce dall'educazione STEM facendo sì che il mio primo giorno di ingegneria ci fossero 5 ragazze su 300 frequentanti. Ma fortunatamente ci viene in aiuto Jeff con la classica tattica del "dimostrazione tramite esposizione, qualche sparuto esempio concluso da un bel e così via e sono cazzi vostri". Non sapete contare in binario? No? Cazzi vostri! Io ve lo spiego in fretta e furia e vi faccio pure la domanda a cui rispondo la schermata successiva. Io a questo punto nel 1992/1993 mi sa che mi stavo rompendo le palle cercando ulteriori animazioni, perché come ho detto un numero infinito di volte, per avere un po' di grafica facevo andare TREE.COM


Altri usi dei byte: rappresentare istruzioni. UAAAAAAO, direbbe Sinjin Malvineous Giulio (non è il suo vero nome) mostrando quel meraviglioso entusiasmo innocente che solo un bimbo di quasi due anni può avere. Lo sfoggia quando vede passare un camion, o una moto, o quando la mamma gli porta in tavola un piatto che non si aspetta. Forse se gli facessi vedere What's in that Box? farebbe uno dei suoi UAAAAAAO stupefatti? No, probabilmente no. Questa schermata ci mostra anche che What's in That Box? è stato scritto in Turbo Pascal, che coincidentalmente è pure il linguaggio insegnato da PC Action.. Sì, è una coincidenza. 'Sto programma è stato pescato da una BBS e infilato nel dischetto. Smettetela di fare i complottisti.


"E chest'è guagliù" ci dice Jeff. Tutto quello che il computer fa è codificato in numeri sempre minori di 256. Questo mi ricorda quando (eravamo alle elementari) una tizia a scuola con noi era diventata zia, e sua nipote si chiamava Pia. Il nostro maestro sgranò gli occhi (lo faceva spesso) e in estasi mistica ci disse "Pensate: Pia. Con tre lettere soltanto si fa un nome di una persona. Pensate." Questa cosa me l'ha ricordata recentemente il mio amico Ivano e io gli ho chiesto "Perché ti ricordi tutto questo?" E lui mi ha risposto "Non lo so, lol".


Quando accendi il computer succede che OH CAZZO BASTA CON STI MURI DI TESTO OH. Però da 'sto papiro traggo bellissime frasi come "Like anybody waking up, it is hungry". Bellissima immagine. Un mio amico che aveva un computer sfigato come il mio a un certo punto fece il grande passo e si fece comprare il disco fisso: mi disse che prima che lo installassero aveva gli incubi del disco fisso che mangiava la memoria dei suoi dischetti. Come faccio a ricordarmelo, chiederete voi. Non lo so, lol.



Questo è un dischetto. È diviso in settori. Un secondo che cerco di trattenere l'eccitazione. Da quel che ricordavo alcuni settori si riempivano, ma mi sa che sono passato avanti troppo infretta. Tavò di riaprire e ricontrollare.


Ah, ecco: resta la parte di visualizzazione. Tutto quello che vediamo sono dei piccoli puntini colorati che appaiono sul monitor, e ci sono tante formichine che li colorano e li cancellano con le loro piccole gommine.


E come si fa a capire quale puntino le formichine devono colorare? Semplice, ci sono le coordinate, come la battaglia navale. Anziché affondare, il punto si colora. Avete capito tutti?


Oh, ecco la ciccia del programma, il sugo di tutta la storia, un po' di grafica, che diamine! Come funziona il monitor. Ok, come FUNZIONAVA il monitor, che i tubi catodici mi sa che li si trova giusto nelle discariche al giorno d'oggi.

Vedendone uno buttato fuori dal portone in una via parallela alla nostra (era giorno di raccolta) ho detto a mia moglie che è strano pensare che nostro figlio non vedrà mai, se non in qualche museo, un'immagine su un monitor CRT. Mia moglie è molto più pratica di me su queste cose e mi ha risposto con "e quindi?" Sono giorni che mi sto spaccando la testa per risponderle ma in effetti non riesco a trovare una risposta che abbia senso senza sembrare una prefica piagnucolante tipo quel nerdista terrificante che ha il canale youtube "Lazygamesreview".


TL;DR


Oh, che figata! SLOW MOTION. Praticamente ci fa vedere come il raggio di elettroni va a formare l'immagine sul tubo catodico. Sarebbe stato più semplice da capire se non avessi saltato a pié pari la muraglia di testo nella schermata precedente. Ma ci sono tante altre cose da imparare! Sono affamato di conoscenza, si proceda!


Uh? Finito. Tutto qui? Ma che presa per il culo! The following screens will explain a bit about Another Company and some other products and services. Ah beh! Insomma, il tutorialone è una grande scusa per reclaizzare l'attività di Jeff.

"Vabbè che ti aspetti, è lo shareware" direte voi. Vero, ma state a vedere.


Praticamente Jeff Napier e la moglie Lynne avevano una piccola attività di vendita di biciclette, poi si sono detti "perché sporcarsi le mani con l'unto delle catene? Il futuro del business è lo shareware!" e quindi si sono messi a distribuire via posta dei dischetti di roba pigliata dalle BBS (sì, proprio come PC Action. Sì, è sempre una coincidenza). Poi si sono scoperti troppo pigri pure per quello e quindi Jeff si è messo a programmare. Vista la grandezza del catalogo sembrerebbe che Jeff abbia programmato un sacco di roba, no? No, beh, in realtà i dischetti di shareware venduti da Jeff paiono essere tutti tutorial sullo stile di What's in That Box?. E ci sono tutorial su tutto: su come aprire un'attività di vendita di biciclette, su come usare un saldatore, persino un tutorial su come dormire meglio, persino un tutorial per fare ginnastica oculare, persino un tutorial su come fare i soldi con lo shareware.

L'immagine che ho è quella di certi locali in voga durante il Proibizionismo, in cui era proibito vendere alcolici quindi questi "speakeasy" facevano pagare i clienti per vedere un'attrazione piuttosto trascurabile (in genere era un maiale) e in omaggio avevano un gin tonic. Ecco: l'attrazione qui è il "tutorialone", e la vera ragione per cui tutto questo è stato messo in piedi è il tentativo di Jeff di rifilarci i suoi prodotti a pagamento. In particolare uno...


...The Multimedia Workshop, ovvero il motore di slideshow con cui è stato fatto What's in That Box! Sponsorizzato dai Pink Floyd, gira con... o senza Windows. Ah, i tempi in cui Windows era una specie di DOSSHELL.EXE che aveva dei programmi fatti tutti per lui.


Può funzionare con o senza disco fisso... con o senza mouse... e di certo senza test sugli animali. Non ho capito quest'ultima battuta. Andava di moda nel 1992 specificare che a nessun animale è stato fatto male durante la produzione di questo gioco? Monkey Island 1, in effetti, lo fa, ed era del 1990.


No ok, in realtà il programma è stato testato da 100 99 topi da laboratorio. Mi immagino Jeff che in cantina proietta ai topi What's in that Box e i poveri roditori sono costretti, tramite tortura psicologica, a dire "Ok". Poi c'è sempre quello che si immola per la causa ma viene subito messo a tacere.


Insomma, quello che doveva essere un comodo e utile tutorial sul computer si rivela essere un enorme veicolo pubblicitario per un programma per fare slideshow su DOS. In realtà non è poi così male, è un Powerpoint che si lancia da eseguibile DOS. È una roba che non necessita un visualizzatore, si lancia e via. È una cosa che mi è sempre piaciuta, il software plug and play che non richiede scaricamento di viewer particolari o, peggio ancora, una copia di Office. Un mio compagno di università aveva scritto un programma per la sua fidanzata, ma lo aveva fatto nell'unico linguaggio che gli era stato insegnato: Java. Rigorosamente con le librerie grafiche Swing, che chiaramente non erano incluse nel Java incluso di default con Windows, e giustamente la sua fidanzata mica aveva scaricato il Java della Sun (non era mica scema). Insomma il mio amico fu costretto a darle il dischetto col programma e una decina di dischetti con il JRE, e mi disse che finalmente ora capiva perché il Java mi stava tanto sul cazzo. Come esercizio di programmazione in astratto aveva senso, ma come applicazione reale era utile come un buco del culo sul gomito.


Dopo la sfilza di programmi che possiamo comprare dalla Another Company, Jeff ci ringrazia personalmente con una firma disegnata a colpi di istruzione LineTo di Turbo Pascal (quello era un linguaggio, cazzo, mica Java). Non c'è di che, Jeff. Ma giusto per svelare un segreto ai nostri lettori, diamo un'occhiata ai file di questo programma e vediamo come possiamo usare questo "Multimedia Workshop". A parte l'eseguibile, vediamo che tutti i file presenti sono in realtà file di testo. Ora datemi cinque minuti che impugno blocco note...


...ecco qua. Ho finito.

Ma quindi?
Ma quindi che?
No, dico, è un articolo taggato "atelier culturale". Ti è servito a qualcosa? 
A parte contribuire a un certo cinismo e ad una certa diffidenza nei confronti di chi garantiva roba fica a basso prezzo, direi che mi è servito a farmi sentire un super hacker quando avevo modificato i file di testo per cambiare la presentazione. Per quanto riguarda la parte "tutorial", beh, o era roba che già sapevo, o tavò di leggere. No, direi che quello a cui mi è servito è stato provare la gioia di un programma eseguibile che visualizzava cazzate scritte da me, per capire quale fosse la mia vocazione. Insomma dai, mica male per una fregatura.

3 commenti:

  1. Durante la mia ultima visita a casa dei miei ho trasferito sul mio PC alcuni antichi dischetti, fra cui anche un "Tutorial Olivetti PCS 286". Se può interessare, quando torno a casa posso verificare se funziona ancora e inviartelo.

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    1. Ma certo che interessa! Contattami pure tramite il modulo sulla destra della pagina. Se poi tra questi dischetti c'è "EuroTAP", il tutorial di dattilografia in allegato agli Olivetti della linea PCS 1992, vinci una scatola di Cohiba Esplendidos con coperchio in vetro.

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    2. Ciao. Vorrei tanto riavere anch'io quel vecchio programma di dattilografia EuroTAP. Lo cerci da anni. Me lo manderesti? Te ne sarei infinitamente grato

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Sicuro di aver letto bene il post? Prima di postare, rileggi.

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