Fino a quando non ho cominciato a farmi quelle domande che fanno male ma servono per crescere, era mia ferma convinzione che il più bel Natale della mia vita, e il giorno perfetto, fosse stato il 25 dicembre del 1987, quando avevo 5 anni. Sarà che sono passati così tanti anni che i ricordi sono sfumati in una serie di quadretti e di immagini sfumati con effetto "vignette", sarà che non mi sono troppo incazzato e quindi i ricordi si sono fissati di meno, secondo la mia ben nota teoria: forse avrei dovuto scrivere un diario, ma non ho mai avuto la costanza di farlo per più di pochi due giorni. Quella mi è arrivata in età matura, quando sono riuscito a tenere duro per ben 5 anni con un blog che, come avrete capito dal titolo di questo articolo, si accinge comunque ad entrare nella sua fase conclusiva.
vignette |
Forse il fascino che ha per me quel Natale in particolare è perché in quel momento comincia la mia vita informatica. Troppo presto, dirà successivamente il me stesso più grande. Ma diciamo che al di là della scommessa sull'enfant prodige, il computer che ci trovammo in casa era stato portato da Babbo Natale per tutta la famiglia. Babbo Natale che peraltro non esisteva, perché già mi era stato detto chiaro e tondo che Babbo Natale sono i genitori E QUINDI NON FARE L'INGRATO E COMPORTATI BENE.
Il pattern dei natali antichi è quello della fatica ad addormentarsi perché il giorno dopo non arriva mai. Quello del rigirarsi nel letto sotto innumerevoli strati di coperte aspettando che arrivi l'ora di aprire i regali. Successivamente, il tavò invase la mia famiglia d'origine al punto che spesso e volentieri roba prevista per Natale veniva aperta prima, perché il braccio di ferro per tenere chiusi i regali era talmente faticoso che veniva meno l'energia e tié, apri, basta che non rompi le palle. Ma non c'eravamo ancora arrivati. Il 25 dicembre del 1987 probabilmente, come al solito, venne mia nonna a svegliarmi, senza il tono rabbioso di chi voleva che scattassi perché era tardi, tipico degli anni a venire. Probabilmente mi svegliò con un "Buon Natale!" e io tutto contento, scattai come non avrei fatto nei soliti giorni e mi fiondai nella cucina/sala da pranzo ("in casa", si diceva) attraversando il gelido pianerottolo e finalmente mettere le mani sui pacchi che si erano accumulati nei giorni precedenti sotto l'albero (rigorosamente finto).
E i pacchi erano davvero tanti, accidenti. Per la famiglia nella sua interezza, dicevo, il computer da 950.000 lire, l'Olivetti PC128S, un rebranding dell'Acorn BBC Master Compact, con schermo monocromatico a fosfori verdi. Per me nello specifico, il regalo fu questo:
bruschette |
Ma ovviamente, come già dissi in diverse altre occasioni, il vero protagonista di quel natale fu lui, il PC128S della Olivetti. Così mio padre avrebbe potuto fare i calcoli relativi alla sua attività, magari mia mamma, insegnante in congedo parentale lungo, avrebbe potuto eventualmente scrivere dei documenti per preparare le lezioni. Che ne so! Ma all'inizio la buona volontà c'era, da parte loro; Io, poi, che già ero bambino prodigio e sapevo leggere e scrivere e parlare un po' di inglese, avrei potuto aggiungere alla lista dei miei skill anche il "saper usare il computer", roba che per collezionare espressioni di sorpresa e di ammirazione da parte di chi veniva a trovarci a casa era veramente l'asso piglia tutto.
Tra i regali ci fu pure un registratore di cassette, che probabilmente andò a mia nonna perché immagino volesse registrare le parole difficili con cui forbire i suoi discorsi nelle occasioni sociali in cui doveva mostrarsi distinta.
di tutti direi che è il regalo che è durato di più |
Ma insomma, dicevamo, la mattina di Natale. Subito appena sveglio, senza manco fare colazione (ma mangiavo ben poco al tempo) mi sono fiondato ad aprire i regali: il castello "più costoso" e questi tre enormi scatoloni: uno con la tastiera (e pure la CPU e tutto il resto, avrei scoperto in seguito), uno con l'unità con il lettore dei dischetti, e un enorme (per allora) e pesantissimo schermo a tubo catodico.
il computer più costoso |
Penso sia veramente difficile ricostruire adesso, che sono assuefatto dall'informatica da esattamente 34 anni, cosa provai a vedere quella strana piccola tv con le parole sopra, non ultimo per il fatto che non avevo idea di come funzionasse. Ogni tanto facevano vedere in TV dei film con le persone che usavano il computer, ma se andava bene erano computer che non erano compatibili col nostro, se andava male, col computer ci parlavano, se andava malissimo nel computer ci entravano dentro! (avevo visto TRON da poco e mi ero cacato addosso). Quindi anche provare a scrivere "Computer, entra nella banca del Vecchio Paese e taroccami il conto arrotondandolo verso l'alto" (vi lascio indovinare chi provò questo approccio) non funzionava. Quel poco di umano che parlava il computer, poi, era in inglese, e bisognava studiare un manuale di istruzioni! Che noia, che barba!
bello però l'effetto pastello |
Eravamo così, comunque, di fronte a questo schermo nero e verde, scrivendo comandi e ricevendo in cambio dei gran "Mistake" o "Syntax Error". Non c'era scampo, bisognava leggere le istruzioni. Però era pure ora di andare alla messa di Natale, e quindi ci siamo andati, e io vi lascio immaginare quanto fui attento. Volevo solo tornare a casa a provare a capire perché cazzo quel coso mi dicesse mistake, e lì per lì lasciarlo perdere e dedicarmi ai Playmobil. Fu mia mamma che con calma prese il libro delle istruzioni e si attivò per capire che bastava infilare il dischetto e premere "SHIFT-BREAK". Fu probabilmente l'unica cosa veramente informatica che fece in vita sua: si riavvicinò ai computer solo decenni più tardi per farsi avvelenare il cervello con Facebook. E insomma, la lucina di fianco alla fessura con il dischetto si accese, si sentirono dei rumori sinistri (io pensavo che fosse il modo con cui il computer parlava) e finalmente quello schermo pieno di "Mistake" scomparì e comparve una piramide con su scritto "Olivetti Prodest" e io pensavo che gli operai della Olivetti stessero protestando per qualche ragione. Cominciamo bene, eh. Ma al di là di tutto, che magia vedere quella piramide. Era la prima volta che vedevo grafica su uno schermo da computer, ed era una cosa che avevo evocato io. La televisione, persino nel suo top di interattività che era il televideo, un'esperienza del genere mica la dava. Qui avevo una tastiera intera, non un telecomando, potevo scrivere quello che volevo e la cosa per me era incredibile.
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Poi, con quel disco iniziale, il "disco Welcome", ci si poteva fare un sacco di robe. C'era un menu, chiamato "Grafica", in cui si potevano evocare, beh, tre disegni. Un castello (molto appropriato), un clown (meh) e l'animazione di una nuvola. Poi anche roba astratta, piuttosto dimenticabile.
coulrofobia |
C'erano i tutorial, di cui non capivo un cazzo di niente, ma era un bel muro di testo da leggere. C'erano pure le utilità come la scrivania, con la funzionalità di schedario, di blocco note, e pure un orologio (successivamente avrei cancellato tutta questa parte involontariamente, e non ho mai capito come ho fatto). C'erano VIEW e VIEWSHEET, l'elaboratore di testi e il foglio di calcolo, e mio padre allora ci provò a tenere la contabilità, ma il tavò ci impedì di trovare il modo di salvare tutto e quindi trovammo che non era molto comodo tenere il pc sempre acceso lì per evitare che si perdesse.
e mò? |
Alla fine, l'entusiasmo dei miei scemò in meno di una settimana. Restai dunque io, a rincoglionirmi con i due giochi inclusi: uno era il famoso "Snake" dei Nokia, al tempo chiamato "Cobra". L'altro era una specie di sottomarino, chiamato U-Boot 87, che doveva sparare a strane creature mostruose acquatiche.
Jurgen Prochnow non incluso |
C'era un misero Paint, ancora più basilare di "Paint It! / Rainbow Paint", e pure un programma per fare suoni con il generatore di onde del computer, polifonia a 3 voci e un quarto canale per il rumore bianco (sempre meglio del PC Speaker).
Tutto questo lo descrivevo parlando sul registratore a cassette, mentre il sole calava e il buio scendeva attorno alle 5 di pomeriggio, le luci da mezza candela (per risparmiare!) davano una luce intimista al presepe, ed io ero felice. A fine giornata scese pure la neve, e tutto divenne perfetto, perché a Natale DEVE esserci la neve, e penso che quello fosse il primo (e uno dei pochissimi) natali con la neve di cui ho memoria. Dopodiché, tutto fu in calando, fino a quando finirono le vacche grasse, arrivò quello che Winnicott chiama "il crollo", e il Natale divenne l'ennesima rottura da smarcare. "E anche quest'anno Natale ce lo siamo tolti dai coglioni". Un Natale che non avrebbe potuto reggere il confronto con standard impostati da eventi mitizzati dall'immaginario familiare come niente di meno che perfetti. Chiaro che se la si vive così è inevitabile che il Natale sia una merda. E per me lo è stato, per molti anni, anche quando ho vissuto da solo, e per ragioni che potrete immaginare, da qualche anno sto riscoprendo il bello di godersi una festa senza avere un livello di standard (dei KPI, dicono i manager) da mantenere.
Insomma, è Natale anche quest'anno e con grande sollievo di molti nerd reazionari nessuno ce l'ha cancellato, anzi si può dire che chi fa fuori il Natale sono quelli che ne rovinano l'atmosfera trasformandolo in una guerra culturale. Se c'è gente che odia così tanto se stessa da autoconvincersi che ci sia un intrigo globale ordito da una non ben precisata élite, che da anni cerca di impedirci di dire Buon Natale, allora forse questa stessa gente è la prima alleata di questa élite di incapaci (incapaci perché nonostante tutto il Natale va avanti da sempre).
quando ti cancellano il natale senza dirti nulla |
In un articolo passato, a proposito dell'infanzia, concludo un discorso dicendo che ritrovare la magia non è possibile, perché non c'è mai stata nessuna magia. E in effetti ne sono ancora convinto, che se definiamo magia come qualcosa di soprannaturale che dal nulla ci regala quella felicità perfetta come può essere perfetta solo la felicità che viviamo nei nostri ricordi, allora no, il soprannaturale non ci regala niente. Viene tutto da noi, e dalle persone che ci stanno attorno.
90 anni prima di quel Natale, una bimba di nome Virginia scrisse al New York Sun chiedendo se era vero quello che dicevano quei nerd di merda dei suoi amici, e cioè che Babbo Natale è un'invenzione. L'editorialista Francis P. Church, rispose che sì, finché ci sarà amore tra le persone, e ci sarà fede che ci si può volere bene, allora Babbo Natale esisterà per sempre. Sembra una risposta scontata, oltre che smielata e buonista, ma se ci togliamo dalla testa il cappello fedora e ci rasiamo la barba che ci copre la pappagorgia allora forse capiamo che la questione è fondamentalmente una questione di fede. Che non è necessariamente l'aderenza a dogmi imposti dalla religione, eh, sia chiaro. Quella è una questione di forma, un veicolo con cui esprimere la propria fede. Poi chiaro che se il prete da cui andate ogni mattina a sentire la messa è un vecchio di merda che vi avvelena il cervello con le stronzate che legge su facebook, quello è un problema ulteriore: tutto questo è per dire che ricondurre "la magia", il perché a 5 anni il mio Natale sembrava perfetto, non è un'operazione che ha una soluzione che si riduce a una singola azione catartica: la situazione, dice Andreotti, è sempre più complessa. Ma il filo conduttore è la fede: la stessa fede che fa sì che certe persone credano che un circolino di malvagi voglia cancellare il Natale e che ci siano rimasti soltanto loro, che sono speciali, a dissentire.
Nella risposta a Virginia, F.P.Church dice che i piccoli stronzi che le dicono che Babbo Natale non esiste sono scettici, vittime dello scetticismo di quel tempo: più che scettici, li definirei nichilisti.
Che mi venga un colpo |
Simpatici come uno sfogo al culo in maniera non differente dai miei coetanei al liceo che, vittime del grunge del tempo, si davano un tono commentando ogni cosa con "che tristezza"! Immagino sia una fase necessaria, spero, almeno. Ma è una fede anche quella, una fede nel fatto che questo atteggiamento da bel tenebroso prima o poi li avrebbe portati a chiavare. Poi vedi persone che pigliano la strada opposta e mostrano falso e spropositato entusiasmo per le minime cazzate, parlando con una cantilena degna di un bimbo allo zecchino d'oro, col sorriso acquoso e lo sguardo vacuo, e tu vuoi sgranargli i denti con un cric perché 'sta mascherata di banalità ti dà l'effetto di un lifting scrotale fatto con il dremel.
Dunque, che fare? Non ne ho idea. Per concludere i temini delle elementari (e facciamo pure medie) di riflessione, era un classico iniziare la frase conclusiva con un bel "BISOGNEREBBE" (da leggersi tenendo il ditino sollevato a puntare autoritativamente il cielo). E anche questa, se vogliamo è una stronzata. Ma di certo c'è questo: la magia non c'è mai stata, i maghi siamo solo noi (e le persone che ci circondano), non c'è una formula magica fissa, e se è vero che la fede è un dono, bisognerebbe convogliarla verso qualcosa che ci ridia quella sensazione di magia, anziché allontanarla sperando che arrivi Babbo Natale o chi per lui a ridarcela. Merda! Ho detto "bisognerebbe".
Il blog dell'ex videogiocatore terminerà il 21 marzo 2022, con l'articolo sul gioco più bello di sempre (secondo me). Ci saranno alcune considerazioni finali successivamente, ma poi più niente. È arrivato il tavò e non posso far altro che accoglierlo, anche perché ormai ho scritto tutto quello che dovevo scrivere: se devo ribadire tutti i messaggi che ho voluto mandare perché chi mi legge non li ha recepiti, allora forse l'audience non è interessata a significati che vadano al di là del "MAROOO KE RICORDI XD". E poi ho fatto più di trecento giochi, inizio ad avere un po' mal di testa. Godiamoci il Natale, magia o no.
L'ex videogiocatore.
Quando mi regalarono il vic20 avevo 9 anni, mi piaceva tutta la roba elettronica, transistor, resistenze, diodi, condensatori ecc e quel coso era elettronico al punto giusto e in più doveva servirmi per programmarci i videogiochi (altra grande passione) del bar sotto casa, imparai quasi a memoria quel pessimo manuale e non ci programmai mai nulla ma è stata una bella esperienza come tante, anzi il primo computer.
RispondiEliminaBel ricordo ma adesso basta, resistete, non fatevi in.culare tutti.
Buon Santo Stefano.
Perchè proprio il 21 marzo? E' una data rilevante o è semplicemente il lunedì dell'ultimo gioco?
RispondiEliminaBeh, se vogliamo una ragione ci può essere, ma principalmente elencando i giochi di cui avevo ancora voglia di parlare, arrivavo fino lì e poi basta.
EliminaCaro ex videogiocatore, ho letto solo da pochi mesi alcuni post ma devo dire che ho trovato numerose similitudini tra la tua storia e la mia, come anche tanti altri si potranno rapportare alle stesse situazioni; per quanto interessanti possano essere i tuoi post sono molto felice che tu ti accinga a lasciarti indietro questo blog e spero anche tanti ricordi; purtroppo cancellare alcune esperienze brutte o inutili della propria vita non è facile soprattutto se ci si rende conto che abbiamo sprecato tanto tempo solo perchè guidati dalle erronee esperienze altrui; anche io ero un grande appassionato di vg ed anche io ho partecipato allo sviluppo dei vg ma fortunatamente ad un certo punto della mia vita ho virato e cambiato direzione; Oggi mi sono reso conto che la tristezza e la noia di vivere in un V.P. mi ha purtroppo portato ad appassionarmi a mondi paralleli di fantasia in cui rinchiudermi e cercare cose più interessanti del V.P. circostante. Col senno di poi avrei anche capito che alcuni di noi purtroppo sviluppano una dipendenza dall'uso del computer anche se spesso non se ne rendono conto e come ogni fumatore pensano di avere solo un sano vizio; niente di più sbagliato. Recentemente ho eliminato sia il mio account instagram che quello facebook e devo dire che non mi mancano per nulla. L'informatica con cui siamo cresciuti non esiste più, i nuovi VG sono qualcosa di completamente diverso: sono contento alla mia età di avere scelto una strada differente e spero un giorno di essere del tutto libero da un uso continuativo del mezzo informatico, anche se per motivi lavorativi sappiamo che tutti ci dobbiamo avere a che fare. Ci sarebbe davvero tanto da dire e ti mando un abbraccio virtuale per il tuo percorso di rinascita e di chiusura di una pagina della tua vita che hai realizzato con la scrittura di questo blog: da parte mia il consiglio che ti posso dare è: butta via tutto, dischetti, VG ecc ecc... sono solo perdite di tempo, non installerò nè mai perderò più tempo con un singolo videogioco e simili stronzate, ci sono troppe cose da fare e da imparare per continuare a perdere tempo dietro questi pixel; per chi ti dice recensisci questo, continua il blog giragli da parte mia un personale vaffanculo; Chiudi tutto; esci; goditi la tua famiglia; respira; il mondo vero è fuori dai nostri schermi;
RispondiEliminaGrazie.
EliminaIntervento interessante, ma a mio avviso ciò che rende il veleno tale è il dosaggio e non il la sostanza in sè. È come mangiare una montagna di gelato al cioccolato fino a vomitarlo tutto e poi evitarlo come la peste per il resto della propria vita (come ho fatto io). Questi giochi erano tossici per noi, che avevamo le fette di salame agli occhi e che eravamo stati plagiati da quelle merdose riviste e dai =fantastici anni 80= con tutte quelle merdate che il nostro caro ex ha descritto in questi anni. Ma i giochi in sè erano tossici solo nel momento in cui se ne abusava... l'abuso porta sempre con sé conseguenze nefaste. Lo stesso vale per i social, che personalmente non utilizzo, ma mi rendo conto che possono diventare una droga. È tempo perso giocare al pc? Bella domanda, forse si, ma non lo è anche guardare un film o ascoltare musica o disegnare o ancora leggere un libro ad esempio? Io non ho la risposta ma per quel che mi concerne tantissimi anni fa ho buttato via tutto, ma proprio tutto (videogiochi riviste, libri, cd di musica e altro ancora) perché la vita va avanti e come hai detto tu il mondo è la fuori e c'è sempre qualcosa di nuovo da fare o da scoprire. Ho voluto tirare una linea e chiudere con quel periodo. Ma non ti nego che se domani mattina mi sveglio con la voglia di fare una partita ad un videogioco che ho visto per qualche secondo in una pubblicità... So che lo posso comprare. Forse i vg di oggi sono molto più pericolosi del passato perché almeno nei =nostri= merdosi pixel anni 80/90 prima o dopo appariva la parola Fine sullo schermo.
RispondiEliminaCaro ex, se ti dicessi che non me ne frega un cazzo del blog, mi crescerebbe il naso come pinocchio, però è giusto che il tuo percorso giunga ad una conclusione e la cosa importante è che tu abbia fatto pace con te stesso.