lunedì 3 febbraio 2020

Lure of the Temptress

Per la storia della teoria dell'identità sociale, di cui ho già parlato a proposito del dualismo dello shareware Apogee - Epic Megagames, molti fan coltivano un senso di appartenenza a una "fazione" commerciale piuttosto che a un'altra, a meno che le due fazioni opposte non si compensino avvicendevolmente, tipo Sky e DAZN, che se si vuole vedere tutte le partite ci tocca fare entrambi.

(poi lo so che voialtri marpioni andate tutti su hesgoal o rojadirecta, ma non parliamo di queste cose).

Dicevo. Quando ci sono due grandi rivali, in genere tendiamo a sceglierne uno e schierarci a suo favore buttando merda sull'altro. Ci dà quel senso di appartenenza che abbiamo bisogno di sentire al fine di combattere quella sensazione di solipsismo che è innaturale per un animale come l'uomo, che si è evoluto per essere sociale. Spesso tutto questo schieramento degenera in interazione parasociale, in amicizie a senso unico, in quello che certuni chiamano fanboyismo, che sinceramente a me sembra sostanzialmente un tentativo di ridenominare il semplicissimo e lineare concetto di "sfiga". Magari sono troppo tranchant, eh, ma essendoci finito pure io in questa trappola posso dire con un certo margine di sicurezza che la mia era semplicemente La Grande Sfiga.

Quasi
Sì, ho fatto una connessione un po' debole, ma mi è venuta in mente quella trasmissione, che era una vile scopiazzatura di "Scommettiamo Che...?". E sempre per la storia dell'identità sociale, io "facevo il tifo" per questa qui, nonostante Gerry Scotti già allora mi suscitasse la stessa simpatia di uno sfogo al culo. Per un paio di ragioni che vi vado subito ad elencare.

Ragione numero uno: nel 1992 Natasha Stefanenko mi faceva deglutire a fatica (quantunque avessi soltanto 10 anni e fossi dunque in quella che Freud chiama la "fase latente").

Ragione numero due: tutti guardavano "Scommettiamo Che...?" e io volevo essere quello diverso. Insomma, il bastiancontrarismo non mi è mai dispiaciuto, ammetto.

Questo andare controcorrente era ancora più affascinante quando, in presenza di dualismo, c'era l'opportunità di andare su una terza via. Fa sentire speciale, fa sentire "io non sono come voi", senza dover per forza fare come quelli che dicevano "ah io il telefonino non ce l'ho, è un'estensione del pene tipica del parassita da tardo capitalismo" e poi andavano sempre a scrocco quando c'era da chiamare casa per farsi venire a prendere. Ecco, non era il mio caso, quello: l' "io non sono come voi" un po' ce l'avevo, ma per scelte non mie che trasformavo in punto d'orgoglio per la famosa fallacia dei costi sommersi. Per fare un esempio: di 8 bit non avevo né Commodore 64 né Spectrum, ma avevo avuto il clone dell'Acorn BBC (fondamentalmente perché era della Olivetti, che era l'unica marca conosciuta in famiglia). Il mio primo cellulare non fu né un Nokia né un Motorola, ma un Ericsson (e me ne pentii abbastanza in fretta, ma non lo volevo ammettere per la sovramenzionata fallacia).

Più che altro avevo paura di diventare sterile tenendo quell'enorme antennone in tasca.

Non avevo la SIM della Tim né della Vodafone (allora Omnitel), ma della Wind (che era visto come un marchio della sfiga, ai tempi. Come mai? Boh.). E così via. E allora, nel dualismo adventure tra Sierra e Lucas, secondo voi ero schierato per la terza via? Ovvio che no! Come un buon 99.5% degli sfigati italiani che videogiocavano su PC, tifavo spudoratamente per la Lucas, perché oh, che ridere il pollo di gomma! Oh, Ron Gilbert che mito! Oh, io sono la gomma tu la colla! E soprattutto oh, magari appena ho l'età giusta posso andare a lavorare in Via Piemonte 7/F a Zola Predosa (10 km esatti dal Vecchio Paese) e curare la localizzazione e la distribuzione italiana dei giochi della Lucas.

Sempre, ovviamente, che nel frattempo il presidente della CTO non si indebiti comprando una squadra di basket e non perda i diritti di distribuzione della Electronic Arts rimanendo così con un pugno di mosche (praticamente giusto la Lucas e la Coktel Vision, che rispetto alla EA non si incula nessuno). Ma nel caso in cui questo non accada, sky's the limit!

che cazzo applaud

E niente, ovviamente i miei piani furono sputtanati dalla chiusura della CTO, e forse, anche per questo, il mio entusiasmo per le avventure della Lucas scemò un po'. Questo significa che pure in quell'ambito sono andato sulla terza via? Beh, vediamolo. Sigla!


You say you want a revolution / Well, you know / We all want to change the world, cantava qualcuno, e mi chiedo se il nome di questa software house non voglia essere in qualche modo un richiamo al fatto che il mondo delle avventure grafiche, con il suo duopolio Sierra/Lucasarts stava per essere rivoluzionato dai giochi della casa di Charles Cecil. Beh, quattro anni dopo l'uscita di Lure of the Temptress, forse sì, visto che uscirà l'acclamatissimo e pure molto bello (almeno così mi pare di ricordare) Broken Sword, che con Sierra e Lucas in parabola discendente diventerà il parametro di qualità per i punta-e-clicca. Peccato però che di lì a poco, tra sparatutto 3D e cloni di tomb raider, gli adventure non se li cagherà più nessuno. Oh beh! C'è un tempo per ogni cosa, come la voce interiore che mi pigliava per il culo era solita dirmi quando finalmente trovavo il coraggio per farmi timidamente avanti con una ragazza e scoprire che questa aveva trovato il moroso il giorno prima.


Continua lo slideshow di presentazione: Virgin Games presenta... una produzione Virtual Theatre. Ora, quando in TV andava in onda La Grande Sfida, vorrei sottolineare La Grande Sfiga della deplorevole stampa di settore che si riempiva la bocca con 'sto cazzo di "teatro virtuale", che avrebbe dovuto essere il top dell'interattività. Il VT era la risposta della Revolution allo SCUMM e, stando a quello che dicevano i recensori, imbeccati dai vari paginoni di pubblicità pagati da Richard Branson, garantiva un'interattività totale con l'ambiente. La spiegazione di come ciò fosse possibile era abbastanza fumosa, dato che si accennava alla possibilità di dare ordini dettagliati, di interagire con ogni cosa e con ogni personaggio che viveva una vita sua indipendentemente da quello che avrebbe fatto il giocatore. Pesante. 'Sta roba pareva complicatissima.


Lure of the Temptress! L'esca della tentatrice. Vi avevo detto, in occasione del mio articolo sull'arcifecale Curse of Enchantia, che il titolo di quel gioco segue lo stesso pattern di questo gioco qui. Noteremo che le somiglianze non finiscono qui, come direbbe la buonanima di Corrado. Anche Curse of Enchantia aveva provato a porsi come terza via, e a dispetto dei voti troppo alti datigli dalla corrottissima stampa di settore, fallì miseramente grazie a un'interfaccia utente fecale e a una logica pressoché inesistente.


Ah, ecco però una differenza dall'altro gioco: c'è il testo! Ed è in italiano! Non so se sia opera del distributore italiano (presumo la milanese Leader) o se i ragazzi della Virgin abbiano impugnato l'Hazon-Garzanti del 1972 che usava la CTO per tradurre parola per parola i testi della Lucas. La seconda, forse. Il reame era in pace; dopo "decceni" (sic!) di sommosse il Re aveva finalmente unificato i suoi sudditi riottosi (come? Helicopter money stile Mugabe) Adesso, sotto la sua guida saggia, protetto dal mare e dalle montagne, il popolo prosperava e i raccolti fiorivano. Oh che bella la grafica dei raccolti che fioriscono coi contadini che falciano. E sullo sfondo, il castello. Molto bello. Molto in linea coi tempi, dal punto di vista dello stile grafico. Un po' Cruise for a Corpse, un po' "Il Porcellino e il Drago" di Richard Scarry, che era un classico della mia infanzia (e di tante altre infanzie di miei coetanei, presumo) e che anche alla prole pare essere molto gradito.

Ancora un medioevo idealizzato
Tutto perfetto, dunque? Beh, è un gioco adventure, siamo legati alla storia del "viaggio dell'eroe", ergo dobbiamo immaginare un misfatto che va a scombinare la situazione di tranquillità generalizzata, no?


Uh, le silhouette! Bello, molto "Blade Warrior" (ci avete presente?). La tecnica delle silhouette ci permette di fare un rotoscoping senza sbatterci troppo, e fa un bell'effetto. Paraculissimi i Revolution, eh? Comunque, il Re, dopo aver unito il regno mettendo le foto della regina nuda su Novella 1000, va a caccia e passa dal villaggio del protagonista, Diermot, offrendogli qualche soldo senza facita (sic!) lavorando come "battitore", che è la traduzione sbagliata di batman, l'equivalente del valletto o dell'attendente di un ufficiale di rango nell'esercito. Beh, è già tanto che i traduttori non abbiano scritto che il re offriva a Diermot un posto da  "personaggio immaginario ideato da Bob Kane e Bill Finger, protagonista di storie a fumetti pubblicate negli Stati Uniti d'America dalla DC Comics, facente il suo esordio nel maggio 1939 sul n. 27 della testata Detective Comics, e successivamente diventato una delle icone più importanti del fumetto supereroico". La cosa divertente è che si può dire che il personaggio "Alfred Pennyworth" sia il batman di Batman.


Ok, ora di 'sta parte non ci ho capito niente. I re e i suo esercito dalla caccia passano a cercare di sgominare la rivolta della titolare incantatrice nella città di Turnvale. Diermot si caga nei calzoni di cuoio e cerca di svignarsela col pony, ma siccome i pony sono stupidi come la merda, finisce nella scorta del Re. Morale della favola: se vostra figlia vi chiede un pony, ditele che è un animale stupido come la merda e che rischia di finire suo malgrado in una città occupata da una strega.


Quando e fredde dita dell'alba si annunciarono nel cielo (*gesto che mima la masturbazione maschile*) il Re e la sua scorta arrivano a Turnvale pensando di cavarsela facile, e invece la strega, che di nome fa Selena, come la nota pornostar imborghesitasi durante i tardi anni 90, ha radunato un'orda di orchi, che per motivi di copyright qui si chiamano Skorl. Un po' tipo i nani di Tolkien, che in inglese al plurale si chiamano "Dwarves", quando la forma corretta del plurale di nano è "Dwarfs". Tolkien, che era un linguista e aveva cappellato paurosamente un plurale, disse che i nani che popolavano la Terra di Mezzo erano creature diverse dai nani come ce li siamo sempre immaginati, e a differenza dei nani intesi come persone basse al plurale fanno "Dwarves" e insomma il professor Tolkien aveva le unghie consumate a furia di arrampicarsi sul mithril.


E insomma il manipolo di imbecilli del Re (compreso Diermot) si scontra con gli Skorl e ovviamente ha la peggio come vediamo da questi flash della battaglia, un po' digitalizzati e un po' pixelati, con una tecnica non dissimile dall'animazione che mostra l'architetto Andrew Frank Charles Lloyd Lindberg mentre si sfonda di brandy misto a Tedax. Insomma il re crepa, i suoi sodali anche e alla fine dunque gliela danno su, e Diermot che ha un culo pauroso viene gettato in galera, ed è qui che il gioco comincia.


Eccoci! Questa è effettivamente una cella. Il grigetto/marroncino con velleità iperrrealiste che tanto popolerà i videogiochi degli anni 2000 è preponderante, ma non vi fa venire in mente qualcosa questo screenshot?

emoji con faccina rovesciata
Eccolo qua! Il 1992 sembra avere un feticcio per i giochi fantasy che cominciano in un carcere. Chissà perché.


Quindi per uscire, come facciamo? Chiamiamo aiuto? No, nel gioco con l'interattività infinita non c'è modo di urlare senza un interlocutore, quindi facciamo la cosa più logica: con una torcia diamo fuoco al nostro giaciglio di paglia. Cosa che verrà fatta pure nell'oscuro universo Turbografx-16 (altresì noto come "PC Engine") nel gioco "Beyond Shadowgate", di cui agevoliamo una diapositiva.

Originalità portami vià
Sì, in Beyond Shadowgate apparentemente dobbiamo pure prendere a sberle la guardia, ma ricordiamo che a Lure of the Temptress la fecale rivista di settore "PC Action" aveva dato 99 in interattività, quindi...


...quindi giriamo intorno allo Skorl come dei deficienti. "Ah, è cosä, eh? - dice l'orco da discount e con probemi di accentate, dopo aver visto che nessun umano sta bruciando -  Stasera avremo testicoli in salsa per cena". Ok. Che genere di salsa? Cerco "Testicoli" su GialloZafferano ma non trovo niente. Ehi, amico Skorl, che salsa mi consiglieresti per mangiare maroni? Mi verrebbe da dire una buona senape dolce che fa andare via il selvatico, ma sono aperto a suggerimenti!


Sbem! Lo Skorl molto ben animato spacca la mascella a Diermot. Purtroppo non siamo deliziati con la schermata dei coglioni di Dermot che vengono serviti in salsa tartara. Ma abbiamo il game over in un blu pixelato che fa molto "Sega Game Gear". Ci avete presente quel platform difficile come un'operazione di chirurgia al cervello che si chiamava "Chakan"? Ce l'aveva un mio amico ed era difficilissimo, e aveva più o meno la stessa estetica. Oh, beh, riavviamo e non andiamo a stuzzicare lo Skorl...


...così. Usciamo dalla cella e chiudiamo lo Skorl dentro in quella che potrebbe essere una sequenza d'azione mozzafiato ma, a causa dell'interattività infinita, è una lista di azioni con un'interfaccia non troppo dissimile dalla "Cinematique" di Cruise for a Corpse. Clicchi su un oggetto, appare una lista di menu, blam, tutto fatto.


Ma c'è chi se la passa peggio, tipo 'sto povero diavolo appeso per i polsi che penzola come un salame contro un muro. "Acqua! Datemi dell'acqua!" ci chiede. Io non ho acqua con me, ma non posso non pensare alla scena del film "Le Comiche" in cui Villaggio e Pozzetto, in legione straniera, vengono puniti venendo appesi per i maroni, anzi, nel loro gergo, "i flap". Penso che l'uso di "flap" come eufemismo per i genitali maschili l'abbia notato soltanto lì. Però aveva attechito nel nostro circolino più o meno culturale.


In un'altra stanza, c'è un tizio vestito da giullare legato a una macchina di tortura. Ora potrei fare lo stronzo e ucciderlo, trovandomi così in una situazione in cui il gioco è bloccato, ma non lo farò. Primo perché con la paternità mi sono così rammollito che certe frasi, pronunciate da quello che pare essere un ragazzino, mi lasciano molto basito. Tipo, se ricordo bene, quando si ammazza il pagliaccetto questo muore con un'espressione tra la delusione e la sorpresa, perché non si aspettava una tale crudeltà. Mi mette a disagio anche con la traduzione fatta coi piedi. Che ci volete fare, sono mollo, direbbe Malesani.


E quindi parliamo con il "servo" e lo rassicuriamo. Che è descritto come "Servo" e giustamente si offre di farci da servo se lo liberiamo.


E allora liberiamo il servo, tagliando i legacci con un coltello trovato in giro. Il giovanotto si chiama Ratpouch (Topo marsupiale? Marsupio per topi?) e diventa la nostra ombra. In più, ci mostra una delle feature più rompipalle del Virtual Theatre: se due personaggi si avvicinano, uno blocca tutto e ci chiede il permesso. Che nella vita reale è molto gradito, ma qui è un enorme fastidio.


Altra peculiarità del Virtual Theater: Ratpouch può attirare la nostra attenzione per attaccarci bottone e dire... una banalità: "Non mi piace qui, signore, andiamocene". Oh, ok. Sapete in quante altre occasioni questa funzionalità del motore compare? Zero scarabocchio, come si dice dalle parti del Vecchio Paese.  Non ho avuto modo di verificarlo, ma ho letto un let's play, perché questo gioco non l'ho mai finito, a suo tempo. Era uno di quei giochi che volevo per curiosità (e perché era un adventure) ma che mi facevano paura per l'enorme difficoltà. Quindi ci ho giocato solo (poco) quando era abandonware.


Intanto, avevamo il prigioniero che chiedeva acqua, no? Abbiamo trovato una bottiglia e l'abbiamo riempita di imbevibile vino degli Skorl. Oh, beh, close enough, direbbe qualcuno. Quindi il tizio, che scopriamo chiamarsi Wulf è completamente disidratato, e inghiotte una bevanda fortemente alcolica che lo porta a delirare su una ragazza in pericolo, e dopodiché muore. Oh beh!


Ma prima di morire ci fa sapere che c'è una via di fuga dalla prigione, si spingono i mattoni e si apre una porta nascosta. E qui entra in scena l'INTERATTIVITÀ AL 99% del Virtual Theatre: Diermot non ce la fa a pigiare i mattoni, perché è stato torturato dagli Skorl, quindi dà gli ordini a Ratpouch, programmandolo con un semplice linguaggio di Scripting. L'interpreter LUA del cervello positronico di Ratpouch elabora e Ratpouch, che è stato in una macchina di torture per un tempo indefinito e teoricamnete dovrebbe essere più debole di Diermot, spinge agilmente i mattoni creando la via d'uscita.


Via d'uscita che è una specie di scivolo lunghissimo nella pietra, con un rivolo di acque luride che escono. Sì, sono gli scarichi. Bleah. Roba che mi verrebbe il terrrore di rimanere incastrato e fare la cosiddetta fine del topo con in più la presenza della cacca liquida, ma Diermot non si cruccia e scende, scende, e casca giù. Bellissimo! Lo rifacciamo? Una volta ho fatto uno scivolo lunghissimo assieme a mio figlio e arrivati quasi alla fine c'era un'enorme lumacona proprio in mezzo, quindi ho dovuto frenare e scendere a piedi evitandola, per evitare di avere i pantaloni impiastricciati di lumaca spiaccicata. Tutto questo con Sinjin Malvineous Giulio (non è il suo vero nome) che rideva come un matto.


Ed eccoci finalmente in giro per Turnvale, che è una cittadina con varie schermate inframezzate da vicoletti grigi e dai colori spenti che servono soltanto ad allungare il brodo. In uno di questi troviamo Ratpouch, che ci segue assecondando il suo tavò. Virtual Theatre, amici! Interattività al 99%! Il mancante unpercento non si sa cosa copra, ma è un unpercento bello grosso e pesante.


Insomma, giriamo per Turnvale notando la colorazione che ci suggerisce che il gioco sia nato per Amiga e per i suoi 32 miserelli colori. Per la città girano pure gli Skorl, che anziché chiederci permesso ci dicono "Bada, umano!", ma l'effetto di rottura di palle è il medesimo. Io comunque a Turnvale mi sono già perso, nonostante le schermate siano pochine.


A un certo punto, troviamo un tizio con un saio verde, che è marchiato "Fiasca", e qui abbiamo una rivelazione sconcertante. Qualcuno ha scollato la rilegatura dell'Hazon Garzanti del 1972 usato dai traduttori di questo gioco, e con una sonora scorreggia ha fatto volare via le pagine! Infatti gli uomini generici che non si sono ancora presentati si chiamano "Fiasca" e le donne ancora innominate si chiamano "Rametto".Avevo soprannominato un mio ex collega romano "er fiaschetta" perché non aveva le spalle, eppure si credeva er più fico der bigoncio. Aveva un discreto successo con le donne ma solo perché le spammava 24 ore su 24 di messaggi striscianti e imploranti, e qualche disperata che aveva bisogno di attenzione la trovava.

Ma non è questo il nostro caso. Fiasca si chiama Mallin, come il cibo liofilizzato per bimbi che andava di moda quando era piccola mia sorella (e cioè primi anni 90). Ora non ho idea se esista ancora in Italia, perché dove stiamo noi c'è tutta un'altra serie di prodotti. Ma sto divagando. Dopo un dialogo incomprensibile, Diermot cita il noto comico che non faceva ridere: "tu dimmi cosa devo fare, e io lo faccio" al di là della quarta parete, tanti giovani che hanno speso un sacco di soldi per essere presenti si spaccano la pancia in quattro dallo sforzo di cercare di ridere. La cultura degrada e Turnvale declina inesorabilmente verso uno stato di entropia culturale totale, in cui la gente si esprime a grugni e non ha più il contatto con la realtà a sé circostante. Dopodiché arriva Facebook e tutti iniziano a dire che forse gli skorl non erano così male.


Ho divagato di nuovo! Mallin ci ha dato una sbarra di metallo e qui c'è un fabbro! Sarà mica che dovremo fare qualcosa con le due? Forse! Intanto raccogliamo da terra un accendino, e siamo fortunati del fatto che Diermot è morto all'inizio e mi ha costretto a ricominciare. Perché se non si ricomincia all'inizio, un bug di una variabile non inizializzata correttamente fa sì che l'accendino non compaia, rendendo il gioco così impossibile da completare. PERÒ 99% DI INTERATTIVITÀ AMISCI! CLAMOROSO AL BENTEGODI, LA FOLLA SI INFIAMMA! Vaffanculo. Io non ci credo, giuro che non ci credo neanche se mi attaccano due elettrodi ai coglioni, che questa cosa fosse scappata ai redattori. Sono sicuro che abbiano pure pubblicato la soluzione perché l'ho letta, esattamente come quella di Space Quest IV, quindi per finirlo devono avere aggirato questo bug! E se anche lo avessero scoperto successivamente, in un numero diverso avrebbero dovuto togliere a 'sto gioco almeno 10 punti di punteggio globale. Ma non l'hanno fatto. Posso scommetterci quello che volete che 'sti stronzi non l'hanno fatto. Sarà mica perché la pubblicità di Lure of the Temptress era onnipresente sulle riviste della Xenia bombardate dal marketing aggressivo di Sir Richard Branson?

Era pure sulle riviste tedesche, cazzo!
Eh sì, me la ricordo bene 'sta pubblicità, con la copertina, con Selena e le sue tette e gli Skorl resi qui simili ai Gargoyle di Ultima VI. E la testa di quello che pare essere Ratpouch piantata su un palo. Insomma, la classica roba disegnata da uno che il gioco non l'ha mai manco avviato una volta (e buon per lui, direi). Non mi fa tanto incazzare questo bug, per quanto imperdonabile, quanto l'ipocrisia e la pianggeria di quei falliti che venivano pagati per "recensire" giochi e non facevano altro che autospompinarsi. Sì, frega niente se per voi questo è volpeuvismo, lo so, me ne sbatto! Io ho un lavoro serio e sicuramente meglio pagato del redattore videoludico, e di certo c'è gente che mi invidia, ok, ma almeno non mi abbasso a chiudere un occhio sulle stronzate fatte dai fornitori con cui son costretto a lavorare! Il recensore deve fare un servizio al lettore, non a chi fa la pubblicità! Ecco.


Tra le varie cose, Wulf in prigione ci aveva detto di parlare con il fabbro, ed eccolo qui, che nel nome del Virtual Theatre, ha un'attività che consiste in "stai in bottega, esci, fai un giro a vuoto, torna in bottega". Molto carino l'effetto sonoro con cui batte il ferro, che fa pieno uso della strumentazione MIDI, ed è una nota di pianoforte. Quando dico "carino" intendo dire "merdaceo", sia chiaro. Insomma, abbiamo parlato col fabbro e ci dice che Goewin, la farmacista, è in pericolo, è scomparsa e dobbiamo trovarla. Tu vai, tizio che ho conosciuto da poco - dice il fabbro - che io sono impegnato ad eseguire lo script che definisce la mia personalità in un loop infinito.


Comunque, dicevamo che abbiamo la sbarra, e quindi la portiamo al negoziante. Perché? Boh! Immagino che compri cose, come l'onesto Lou, quello di Zak McKracken (ci avete presente?) Nel più ingiustificato dei do ut des, Diermot rifila la sbarra di metallo a Ewan e lui ricambia con qualche spicciolo, e un gioiello finto su catena. Bene! Abbiamo un gioiello, e soprattutto dei soldi, e quindi?


E quindi li andiamo a spendere  al bar. Ehi, ma vedo ora che esiste il comando "Corrompi". Usiamolo subito su 'sto tizio, magari è il caporedattore di una fecale rivista di settore! Magari riusciamo a ottenere un voto positivo su questo gioco, no? Mai positivo quanto quelli dati ai giochi della Sacra Lucasfilm al cui totem ogni redattore è obbligato a scannare il vitello grasso, ma comunque positivo: è un'avventura grafica, e nel 1992 si dava 91% di voto globale a quella merda di Curse of Enchantia!


Pagato da bere a Morkus, attacchiamo bottone a Nellie, che è l'esuberante barista. Esuberante detto a una donna mi infastidisce proprio (e qual è la novità? direte voi, con una certa dose di ragioni). Avevo una collega che si autodefiniva esuberante perché faceva l'oca facendo strilletti e la vocina da neonata. Chiaramente c'era chi si riferiva a lei con un coro di "UNF FIGAFIGA UNF". Ah bene, sarò strano io.  Comunque dicevamo, sempre per la storia del do ut des, regaliamo la gemma tarocca a Nellie, e questa in cambio "ci scalderà la notte". Whoa, Nellie! Piano oh! Manco ti avessi offerto un Long Island Iced Tea corretto Roipnol! Ma no, che abbiamo capito, Nellie ci offre una grappa molto potente, che bevendola ci scalderà durante le gelide notti di Turnvale.


Ora abbiamo l'uomo la fiasca con la grappa e che facciamo! La portiamo a Luthern il fabbro, ovviamente, che in mezzo alla strada la tracanna come uno sfattone in Piazza Verdi, e in cambio ci restituisce la fiasca vuota. A quanti do ut des di seguito siamo arrivati? Ho perso il conto.


Ora che a Luthern si sono sciolte le budella, ha più voglia di parlare. E visto che è sbronzo, gli diciamo che Goewin è prigioniera di Selena (ce lo ha detto il tizio al bar che abbiamo corrotto, credo) e chiaramente Luthern ci rimane di merda. Va a salvarla? direte voi. Ma che domande, non è previsto nello script! Tocca a noi risolvere ogni problema di 'sti bifolchi ingrati, e su richiesta di Luthern andiamo a parlare con Grub.


Grub, un vecchio mendicante che nel tempo libero ama scegliere quale partizione munita di sistema operativo selezionare al momento del boot, riconosce la parola d'ordine che ci ha dato Luthern e rivela essere parte della resistenza anti Selena. I dialoghi italiani sono qualcosa di noioso a livelli insopportabili. Ennesimo do ut des, Grub ci regala un grimaldello per andare al laboratorio del mago Taidgh (non chiedetemi la pronuncia). Dai, finalmente una nuova azione! non più dare qualcosa a qualcuno, ma usare qualcosa su qualcosa!


Ma prima, andiamo a parlare con il barbaro Ultar, che recensori albionici dicono essere un personaggio esilarante. Sì, capisco che questo possa avere senso, ma nella traduzione viene perso tutto quanto l'umorismo, e ciò che resta è solo una vaga ombra di quello che avrebbe potuto essere. Poi parlo con la tizia che fa la calzetta al caminetto e mi viene da ridere perché si autodefinisce figlia di un certo Porro Lavapecore, e questo è bizzarro perché pure un mio amico del tempo si chiamava Porro, e Lavapecore, perché, beh, perché è professionaaaaaaaleeeee.


Allora andiamo a cercare sto laboratorio del mago, di cui abbiamo ricevuto il diario dalla figlia di Porro Lavapecore. La porta è inchiavardata, e ammetto che per quanto la traduzione sia antiquata, l'uso della parola "inchiavardare" non mi dispiace affatto.


Se proviamo a schiavardare la porta con i grimaldelli, non ci riusciamo. E quindi? E quindi scriviamo un semplice programma che impiantiamo nel cervello positronico di Ratpouch: gli diamo i grimaldelli e gli diciamo di andare a schiavardare la porta, cosa che Ratpouchbot fa senza problemi. Devo dire che Ratpouch è molto più affidabile che programmare in Java o in Visual Basic.


Insomma, arrivati nel "laboratroio" del mago di stocazzo, usiamo l'accendino fantasma per far andare l'alambicco e preparare una pozione magica che versiamo nell'uomo vuoto, no scusate, nella fiasca vuota che si è sbevazzato Luthern. Vista l'INTERATTIVITÀ TOTALE avremmo potuto pure svuotarla noi e pagare un po' di alcol a Luthern, ma ovviamente non è possibile. Sta tutto sotto l'1% di interattività mancante, sicuramente.

Poco dopo.


Ci scoliamo la pozione preparata e ... tac! Diermot si trasforma in Selena! Bellissimo. Ora, c'è la funzione "toccati le tette" nel menu? Perché penso che sarebbe la prima cosa che farebbe ogni uomo se improvvisamente venisse trasformato in donna. Ok, forse la seconda. Però nella top 3 sicuramente. Ratpouch, che è terrorizzato dalle donne, scappa via. Beh, vestito com'è, è plausibile.


Insomma visto che ora ci siamo travestiti da Selena possiamo entrare nel palazzo municipale occupato dagli Skorl e gli ordiniamo di liberare la ragazza. Scopriamo così che gli Skorl non sono completamente succubi di Selena, e quindi ocio che potrebbero decidere di ribellarsi e organizzare un'attività di gruppo sulla bella strega. Il mio ex collega Gianni F. diceva "facciamo una combo" quando mimava di inculare qualcuno che si era chinato e invitava altri a contribuire alla sodomizzazione. Devo dire che il termine "Combo" per riferirsi al sesso collettivo l'ho sentito solo da lui. Per me le combo erano solo quelle di mortal kombat.


No, decisamente, a Selena stanno scappando di mano gli Skorl, che sono particolarmente inquieti perché non c'è abbastanza carne fresca. Diermot travestito da Selena prova a fare i grosso con lo Skorl ma questo gli dice che ha voglia di carne fresca, e con gli Skorl la nota inferiorità del carro di buoi nella gara di tiro perde inesorabilmente, specie perché l'inter-racial con gli umani non è ancora mainstream, quindi no, se proprio gli Skorl ne hanno voglia al massimo fanno una combo su Selena ma il fatto è che hanno il metabolismo così rapito che hanno sempre bisogno di mangiare. E nella piramide di Maslow il mangiare è a livello più fondamentale del copulare, combo o meno. Perché si può sopravvivere una vita intera senza copulare (basti vedere la sezione commenti di qualsiasi quotidiano online) ma se non mangi per qualche giorno, tanti saluti.


Comunque, dicevamo che abbiamo salvato la ragazza! Ora il gioco non è finito ma io potrei già sentirmi soddisfatto così. Che dite, andiamo a vedere se è disposta a concedersi a noi per gratitudine? D'altra parte, secondo la logica rivoltante della fiction videoludica e non solo, per trovare da far bene è necessario come minimo salvare il mondo. Peccato che siamo ancora travestiti da Selena e quindi Goewin ci faccia il discorso altisonante che, secondo altre logiche rivoltanti della fiction, dovrebbe "asfaltarla" lasciandola senza parole e decretando così la vittoria del bene sul male. Questa fallacia dell'immaginario collettivo prende il nome dalla sua massima manifestazione, ovvero "Sorkinismo". Questo nome deriva da Aaron Sorkin, l'autore di quella cagata di "The West Wing", in cui la politica americarsi è vista come un continuo asfaltarsi con la frase a effetto, come se la vita reale fosse il duello di spada a insulti. Ovviamente l'intera cultura americana è completamente sputtanata, ma forse noi siamo ancora in tempo per salvarci, prendendo esempio dal Divo Giulio che spesso e volentieri non diceva nulla.


Però Goewin, con la sua frase a effetto, qualcosa ha fatto, ha avviato lo scioglimento dell'incantesimo, e qualche schermata dopo a Diermot si appiattiscono le tette, ricresce il cotonno e insomma non somiglia più a Selena. Quindi è ora di andare a provarci con Goewin. E siccome Diermot è un sesquipedale sfigato, quando Goewin gli chiede come si chiama, Diermot arriccia il naso con la sicumera di chi sta assaporando l'olezzo delle proprie scorregge, e fa il misterioso. "Non ti dico come mi chiamo, te lo dirò, perché sento che le nostre strade si intrecceranno". La grande sfiga, proprio. Bah! Basta così, mi sono rotto. La ragazza è salva, Selena sarà mangiata dagli Skorl, possiamo chiuderla qui. 80-20, dice il principio di Pareto, che peraltro Pareto non ha mai formulato. "E la storia della terza via in un dualismo?" chiederete voi. Bah! Alla fine era solo una menata delle fecali riviste di settore. Il senso di appartenenza teniamolo per la squadra di calcio e con il giusto distacco, il resto mi pare abbastanza una stronzata. Prossimo gioco!

È merda? Sì, è un'avventura mediocre, piena di do ut des, e la cosiddetta interattività al 99% è giusto una "gimmick" in cui si programmano le azioni del povero Ratpouch come tipo alternativo di enigma. Ma è tutto abbastanza pilotato, e pure male. La traduzione incomprensibile non aiuta. No, capisco che è il primo tentativo e alla prima non s'indovina, dice un (bleah) proverbio. Però a prescindere dalle attenuanti, è merda.
Ci rigiocheresti? No.
1992? Best game ever? No.

4 commenti:

  1. Beh, dai, tra Madrigali e quello che ha quasi portato KB24 alla V (in tutti i palazzi d'Italia ridono ancora oggi) è una bella lotta!

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    1. Peraltro al Futurshow facevo una fatica bestia ad andarci senza andare in ipossia perché lo pianificavano quando fiorivano i pioppi di Via Michelino ai quali al tempo ero atrocemente allergico.

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  2. Sulle ragioni per preferire “La grande sfida” aggiungerei l'ottima musichetta di sottofondo, che solo anni più tardi scoprii essere tratta da Rocky IV (il brano si chiama “War”). Tutt'altro stile rispetto al nazionalpopolare “Chissà se ce la fa di Frizzi”.

    Sul gioco invece poco da dire, avrà tutti i difetti del mondo ma è la prima avventura che sia riuscito a finire senza spoiler volontari o meno. A volte la qualità oggettiva passa in secondo piano rispetto all'esperienza personale.

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    1. Ma sì, la ragione per cui siamo qui è prendere le scelte di affetto e decostruirle un attimo levandoci il culatello della nostalgia dagli occhi, e nel processo scoprire qualcosa di più su noi stessi.
      Inoltre insisto che la Stefanenko del 1992 batte la Carlucci 3 a 0 a tavolino per manifesta superiorità numerica. Peccato solo per l'odioso Gerry Scotti, più viscido e ipocrita del nazionalpopolarissimo ma innocuo Frizzi.

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