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lunedì 18 novembre 2019

The Blues Brothers

Visto che ultimamente stiamo toccando tangenzialmente l'argomento di film tratti da videogiochi, vediamo di prendere il percorso inverso oggi e dedicarci ad uno dei cosiddetti "tie-in", ovvero un videogioco tratto da un film. Che spesso, vista la struttura semplicistica dei videogiochi, non ci stava a dire niente con il materiale originale, se non vagamente. Già ho detto che non avendo avuto da piccolo un dispositivo home video fino a una certa età, e siccome al Vecchio Paese non c'erano noleggiatori di videocassette prima di un certo periodo, dipendevo completamente dal palinsesto, con TV Sorrisi e Canzoni come unico modo per districarmi nell'offerta delle tv di stato e commerciali.

con un dribbling agile, un po' tipo Rijkaard

Dunque accadeva che spesso e volentieri aspettavo febbrilmente che un film passasse in TV al fine di costruire la tanto agognata "cultura pop" con cui decenni dopo tante prefiche piagnucolanti avrebbero riempito pagine facebook. 
Spesso accadeva anche che questi film li guardassi per capire come finire giochi in cui ero rimasto bloccato. Per esempio, penso ad "Asterix e la Grande Guerra", che mi suggerisse idee sul miscuglio da dare al druido in Operation Getafix (ve lo ricordate?). Nel film, Panoramix guarisce ingurgitando dei fumi tossici come se fosse un meniño de rua, nel gioco ci basta provare tre ingredienti a caso, di cui due abbiamo già.

Altrimenti, mi viene pure in mente quando esaltatissimo implorai alla mia famiglia di non rompere i coglioni la sera che Canale 5 diede in prima TV Rocketeer, un po' perché speravo di avere consigli su come passare il codice di protezione antipirata di Rocket Ranger, un po' perché c'erano due particolari caratteristiche di Jennifer Connelly che mi facevano deglutire a fatica.

Mi riferisco ovviamente alle sopracciglia
Anche il gioco di oggi è uno di quei casi in cui prima gioco al videogioco e poi vengo a sapere che esiste il film, per quanto il gioco sia uscito con undici anni di ritardo. In realtà lo vengo a sapere quasi subito, tant'è che l'amico che è venuto a casa mia con la manciata di dischetti tra cui questo subito specifica che è tratto da un film che lui ha visto. Che invidia! Io che non avevo nemmeno la tv in camera da letto. Poi chi fossero i Blues Brothers bene o male lo sapevo. Erano vestiti di nero, avevano gli occhiali da sole, facevano cose. Col mio amico quel giorno ci giocammo, ma poco, perché spendemmo più tempo su un altro gioco della stessa casa, Prehistorik, che ci piaceva di più per via dei dinosauri. Allora quando il giorno dopo provai a farlo partire, non solo l'antivirus F-PROT mi segnalò la presenza del quasi innocuo virus "November 17" (e il fatto che oggi sia il 18 è puramente casuale). Ma siccome non ricordavo l'eseguibile da lanciare, mi saltò fuori qualcosa di completamente diverso. Sigla!


Uh, un menu con linee continue in formato ASCII. Bellissimo. EGA, VGA o TDT/TRSI Intro... ? Beh, che domande, la lectio difficilior potior ha sempre il sopravvento e quindi proviamo l'opzione più complessa e più intrigante.Via di intro! Magari ci becchiamo qualche bella grafica! Vè come spariscono bene le scritte sullo schermo!


Ah. Non ho idea di cosa si stia parlando. O meglio, adesso ce l'ho, al tempo no. Musica? Grafica? Programming: "A guy called Hard Core". Hard Core! Mi dissi. Magari ci sono le donne nude! Ricordavo ancora che al negozio della Olivetti della Cittadina Fighetta ed Elitarista in cui avevo comprato il mio primissimo computer (quello a 8 bit) c'erano anche alcuni giochini, ed era stato passato a mio papà un foglietto scritto a mano dal commesso che conteneva l'elenco dei giochi venduti. Alla fine c'era una scritta che diceva "HARD CORE (LUCI ROSSE!!!)" con ben tre punti esclamativi. Non osavo immaginare come potesse funzionare (e quando avevo quel computer avevo fra i 5 e i 7 anni, quindi non è che ne sapessi molto, ma qualcosa sapevo). E quindi non avevo il coraggio di chiedere ai miei di prendermi HARD CORE (LUCI ROSSE!!!) per l'Olivetti PC 128S e immaginavo arzigogolati stratagemmi per accaparrarmelo, tra cui spacciarmi per Enzo Braschi che a Striscia La Notizia (quando ancora non era diventata una roba per manettari incazzati col mondo) faceva il pervertito e andare al negozio a comprarlo dicendo che mi serviva per uno sketch. Bello anche come, con un inglese zoppicante, l'intro mi chieda "Do you want to have soundblaster?" Io l lessi e premetti Y, nonostante avessi solo il triste cicalino del PC. Però oh, mi chiedeva se volevo avere soundblaster, magari magicamente mi compariva soundblaster. Ma insomma, queste tette le vediamo?


Uh? Eh? AAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!!!! Ricordo ancora la reazione di sconforto e spavento di fronte a questa immagine che stimolava di tanto il mio essere cacasotto: Un teschio! Aperto, con una roba strana in testa, roba elettronica (ricordo ancora che a me parevano dei grattacieli, ma ok) Premi esc premi esc premi esc premi esc VIA DI QUI CAZZO! Io volevo il gioco dei Blues Brothers, non 'sta roba!


E no niente, Hard Core è l'autore della cracktro e mentre sullo sfondo parte l'effetto "copper" (ne ho parlato qualche settimana fa) e le scritte che scorrono che ci dicono che questo gioco è stato distribuito dal gruppo di crackatori TDT/TRSI (The Dream Team, TRSI non so che voglia dire). E questo, ragazzi, era Tecno Skull, sorgente di gran parte dell'impacciatezza informatica dell'ex videogiocatore bambino. Oddìo, ci fu anche la volta in cui formattai per sbaglio un dischetto datomi in allegato al computer perché non sapevo che cosa volesse dire "Disco vergine". Ma magari ve ne parlo un'altra volta. Cominciamo?


Cominciamo pure. In sottofondo parte lo storico "Peter Gunn Theme" che già conoscevo perché era pure in una contemporanea pubblicità di un detersivo. Fatto al PC Speaker, s'intende. E la schermata di intro (quella del gioco vero e proprio) ci mostra i due titolari Blues Brothers. Come i diritti di un film americano tratto da due personaggi originati sul Saturday Night Live sia finito in mano a una software house francese mi sfugge. Mi chiedo anche se la Titus abbia veramente acquisito i diritti, visto che legalmente, nel 1991, mi sa che la gestione di questo genere di proprietà intellettuale si trovasse in una zona grigia, e la Universal Pictures non è menzionata da nessuna parte. Magari hanno fatto il gioco sul concetto di due tizi vestiti di nero che si chiamano Blues Brothers e che somigliano vagamente a John Belushi e Dan Aykroyd. Che poi, anche qui, ci sarebbe da opinare. Se Jake (il grasso dei due) al compianto comico americano di origine albanese un po' ci somiglia, Elwood sembra più un imitatore di Elvis che l'ex acchiappafantasmi. Agevolo una foto di riferimento.

uguale
Ma poco ci importava, al tempo, manco sapevamo bene i nomi: per noi erano "Il Grasso" e "Il Magro", e se ci fosse stata la modalità a due giocatori cooperativa, come il "doppio" in sala giochi, il mio amico che era più in carne di me si sarebbe identificato in Jake, e io, che fra i due ero quello smilzo, sarei stato Elwood. Poi con l'adolescenza io diventai più cicciotto e il mio amico, grazie anche alla passione per il basket si isnellì e avremmo potuto scambiarci i ruoli. Ora che ho 37 anni sono tornato magro, il mio amico non lo so. Purtroppo ci siamo persi di vista.


E proprio perché mi identifico in Elwood, allora tra i due fratelli scelgo quello magro evidenziandolo con la luce della ribalta. Per qualche ragione a me ignota, il palette cycle che fa sfumare il colore è lento come la malannata. Fortunatamente 'sto baco accade solo qui. Ma quindi? Che dobbiamo fare nei panni di Elwood? Riunire la Blues Brothers Band e fare su 5000 dollari per pagare le tasse e salvare l'orfanotrofio? Siamo dunque in missione per conto di Dio, pronti a seminare polizia, cantanti country e nazisti dell'Illinois con la nostra Bluesmobile, mentre cerchiamo di non fare troppo incazzare una Carrie Fisher eccezionalmente non brutta e armata di M16?

"I have a bad feeling about this"
No, in realtà non è niente di tutto questo. Il concept è estremamente vago, e con un po' di impegno ci si sarebbe potuto far sopra un gioco molto più articolato di quello che stiamo per vedere. Oh, beh, ok, no. La sto facendo molto facile: un videogioco tratto da un film è un male al culo pazzesco. Ora come ora non me ne viene in mente uno che si salvi. Oddio, forse Blade Runner non era male, per quanto la trama del gioco non avesse nulla a che fare con quella del film. Forse è quello il segreto, cambiare la storia per adattarla al medium. Ha ragione McLuhan, ragazzi, il medium è il messaggio.


E questa anonima zona industriale con annesso cantiere e prigione è la mappa del gioco. Non è interattiva, è solo una schermata, e dove c'è la semicroma che lampeggia, ci siamo noi. Il primo livello è nel centro commerciale! Ricordate la scena al centro commerciale? Sì, certo! Elwood e Jake, a bordo della Bluesmobile, sfondano tutto mentre commentano impassibili quante cose si possono trovare in quello "strip mall" che nel 1980 non è ancora un emblema del disagio del Midwest americano. Ma nel 1980 l'impressione che si ha è che l'indice di Gini negli USA non sia ancora schizzato a livelli stellari, prima che Reagan tagliasse le tasse ai ricchissimi pensando che ne avrebbero beneficiato pure i poveri. Sì, sotto Carter gli americani erano ancora reduci dallo shock del Vietnam, in Iran l'ambasciata era tenuta in ostaggio da parte dei rivoluzionari, la Guerra Fredda sembrava molto difficile da vincere. Poi sono arrivati gli anni 80 e se da un lato i ricchi sniffavano coca e vestivano con le camicie di Cerruti col colletto bianco e le bretelle, i poveri diventavano sempre più poveri, indebitandosi a causa del consumo compensativo derivato dal complesso d'inferiorità generato da ciò che si vedeva in TV. Le città piccole e le comunità rurali si svuotavano e l'unico punto di aggregazione diventava il Wal-Mart. E ora andiamo lì e vediamo dei mostri su dei carrelli elettrici che comprano taniche di mountain dew perché non tollerano più il sapore dell'acqua. Tutto questo è anche colpa degli anni 80. Gli anni 80 hanno fatto più danni di quanti si possa immaginare, e chi ha subito più danni, proprio come le vittime della sindrome di Stoccolma, è quello che più li ama. Abbiamo subito un'enorme presa per il culo, e su internet continuano a riversarsi fiumi di lacrime da parte di gente che vuole essere presa a calci nelle palle in aggiunta alla presa per il culo.


Vabbè. Fine della reprimenda. Iniziamo con il gioco che non ci vede alla guida della Bluesmobile, ma è un platform ambientato in un centro commerciale più simile a quello che potremmo vedere in qualche banlieue parigina non troppo disagiata ma nemmeno troppo posh. Potrei rassomigliarla un po' al centrone commerciale con attacato l'hotel Ibis Budget in cui alloggiai qualche giorno a Montreuil quando andai a trovare l'ex morosa che era andata a vivere a Parigi, quando era ancora ospite da un'amica locale di origine nigeriano-camerunense. Viste le abitudini di un'ospitalità tipicamente africana per cui cugini e amici che si presentavano in casa 24/7, ritenni più consono (e più confortevole da un punto di vista della privacy) andare lì. Non ho storie particolarmente interessanti su quel periodo: prima di tutto non ho una grandissima memoria, e poi a differenza di certi bloggatori che riescono a fare spinning della realtà in modo da uniformarla allo stile della fiction*, non ho problemi a dire che la mia vita non è tanto interessante.

*già ne ho parlato di questo fenomeno: si chiama "Bovarismo".


Allora, siccome non possiamo tirare mazzate come il troglodita di Prehistorik, quello che possiamo fare è lanciare casse. Lo facciamo subito contro un poliziotto, o una guardia giurata (un "Vitocatozzo") di fronte a un cinema che proietta il film "Blues Brothers". Bello, molto "Meta", ma a voler fare bene il film da proiettare era soltanto uno...

Le basi, cazzo
Non so. A me pare che abbiano preso un platform generico e in contemporanea hanno ottenuto una scappatoia legale per metterci sopra "Blues Brothers" e poi hanno cambiato il meno possibile. Non c'è la missione per conto di Dio, non c'è la parte di autoscontri, ci sono Elwood e Jake ma non ci sono Aretha Franklin, Ray Charles, o anche solo Matt "Guitar" Murphy o Donald "Duck" Dunn o Mr. Fabulous Alan Rubin. Ci sono solo sti due coglioni vestiti da impresari delle pompe funebri, anzi, un coglione solo perché non si gioca in doppio, che saltellano per dei livelli abbastanza blandi raccogliendo dischi e lanciando casse.


E entrando nelle porte, sì. Con la barra spaziatrice e la freccia su assieme si entra nel cinema, dove non c'è assolutamente niente. Ah, in realtà dimenticavo che c'è un'altra cosa tratta dal film. Cosa?


La musica. Nell'intro avevamo il "Peter Gunn Theme", ora abbiamo "Everybody needs somebody to love", che pure fatta col PC speaker trovavo molto intrigante. D'altra parte, youtube manco a pensarlo, le musicassette erano quelle che erano e con gli amici non eravamo organizzati come con i dischetti e quindi ci trovavamo ad avere tutti "Hanno ucciso l'uomo ragno" originale. A proposito di "Everybody needs somebody to love" e di musicassette, ascoltando la versione in PC Speaker della colonna sonora di questo primo livello avevo imparato a rifarla al pianoforte, disciplinandomi tantissimo la mano sinistra per fare la linea ritmica do - do - fa - fa - si♭ - si♭ - fa - fa in maniera automatica e indipendente dalla mano destra. Una volta riuscitoci mi sentivo fighissimo. E una volta che accompagnai mia mamma al Paese Vicino/Rivale al mercato de sabato mattina, le chiesi di prendermi alla bancarella delle musicassette la colonna sonora del film. Fino ad allora avevo preso un sacco di roba dei Queen (che Freddie Mercury era passato a miglior vita da poco), i sovramenzionati 883, e poi boh, chi se lo ricorda. Una colonna sonora cinematografica pareva una cosa strana per un bimbo di una decina d'anni, ma io volevo sentire com'era veramente "Everybody needs somebody to love". E quando lo sentii, che figata. Poi mi sentivo una schifezza perché la mia versione al pianoforte non rendeva manco un centesimo dell'originale. E poi, Shake a tail feather fatta da Ray Charles! Fantastico. Ora mi restava da vedere il film! Cazzo, palinsesto, datti una mossa!


Fortunatamente, passava abbastanza spesso il film in TV e quindi me lo vidi, ed era ovviamente infinitamente più bello del gioco. Tirare casse? Che palle! Raccogliere dischi? Che due coglioni! L'unica cosa piacevole del gioco che nel film non c'era era tirare le casse contro le vecchie di merda dentro i carrelli della spesa. Una delle memorie più antiche che ho era quella di sedermi nel carrello della spesa della vecchia Coop del Vecchio Paese, che era molto piccola e per anni è stato l'unico supermercato in cui avessi messo piede, e quindi mi sembrava enorme. Ora è stata spianata per farci un comodo parcheggio e ogni tanto penso a quanto siano già cambiate le cose rispetto a mio figlio, che non possiamo fare altro che portarci dietro in supermercati grandi dieci volte quella Coop. Mi chiedo quanto gli possano sembrare grandi quei postacci.


Sì, sto divagando. In realtà che c'è da dire? È un platform! Non è nemmeno interessante come Prehistorik, che almeno era molto più colorato. Qui c'è questo centro commerciale abbastanza blando, con nemici abbastanza ignorabili, e in Prehistorik almeno tiravi mazzate ed era soddisfacente. Qui la meccanica di andare a cercarsi una cassa per tirarla, quindi facendo spesso dietrofront, è una discreta discesa di coglioni.


Proviamo a mettere piede in un altro negozio, e stavolta c'è una specie di Arthur Fonzarelli armato di mazza. Nel film avevamo i poliziotti, i cantanti country, i nazisti e Carrie Fisher, non ricordo dei greaser armati di randello. Ma sono decisamente convinto che quelli della Titus il film non lo abbiano mai visto. Comunque, per completare la descrizione della meccanica di gioco, abbiamo 3 cuori come energia, due vite, e se raccogliamo 100 dischi ci viene dato un cuore aggiuntivo. Tutto qui!


Non so. Già un sacco di tie-in mi fanno arrabbiare, ma questo più di tanti altri. Hook era un'avventura grafica fatta coi piedi, ma almeno aveva la pretesa di ricalcare un minimo la trama del film. Qui abbiamo uno scenario che, al di là delle esperienze personali che si possono avere avuto riguardo il film, è molto intrigante. I protagonisti hanno una bella storia dietro. E pensate che Aykroyd aveva inizialmente elaborato uno script di ottocento pagine in cui spiegava ogni singolo dettaglio della storia dei fratelli Blues, incluso il fato che la Bluesmobile avesse poteri magici. Landis prese tutto per un'enorme presa per il culo, ma Aykroyd era serio. Aykroyd soffre di sindrome di Asperger.


No, non esagero, apparentemente ha l'Asperger sul serio. Molti dettagli pseudoscientifici di Ghostbusters sono tratti dalle sue credenze personali complicatissime. Oh, sentite: è riuscito ad avere una bella vita e a far ridere un sacco di persone, sarà ben meglio di chi l'Asperger se lo autodiagnostica senza alcuna base reale e sta fisso su internet a cercare di spiegare quanto è speciale perché è simile a quell'omiciattolo di merda che è il personaggio "Sheldon Cooper"? Ragazzi, la normalità è una cosa bellissima, e se è vero che tutti quanti hanno bisogno di qualcuno da amare, parte dell'amare in una persona è trovare qualcosa di speciale in lei, anche se il resto del mondo la trova perfettamente normale. Se state cercando di essere qualcun altro al fine di essere amati, questa è la ricerca della grandiosità che è sintomatica del narcisismo, e con l'amore non c'entra un cazzo.


Intanto Elwood ha preso una pallottola da una guardia giurata a difesa di un negozio di musica. Entriamo e c'è una chitarra, di cui ci appropriamo immediatamente. E capiamo anche la trama! I Blues Brothers devono fare un concerto e hanno bisogno dell'equipaggiamento in alto: chitarra, microfono, amplificatore, maracas, e [omissis]. Nessuna band da ricomporre, nessuna pinguina con l'orfanotrofio da salvare, vaffanculo. E nel negozio di musica nemmeno Ray Charles a fare da guardia alla chitarra.

Mi piange il cuore a vederli.
Vabbè. Proseguiamo...


...e aggrappiamoci a dei palloncini per fluttuare verso l'altro accattandoci un sacco di dischi tra cui un bonus di 50 nascosto dietro un punto interrogativo. A proposito, lo sapevate che siccome l'elio sta diventando sempre più raro i palloncini oggigiorno volano molto di meno, perché nelle bombole lo mischiano sempre di più ad aria? Non riesco a capire se questa cosa mi intristisca o meno.


Ah! 100 dischi, e guadagnamo un cuore! Benissimo! Nel frattempo c'è una cameriera incazzata che lancia piatti. Che sia Carrie Fisher?


No. E perdiamo pure il cuore appena guadagnato. Fanculo. Prendiamo la scala a pioli per andare al di sopra del baretto del centro commerciale...


...e a guardia di una pletora di dischi abbiamo un altro Fonzarelli dei poveri. Il che, se ci pensiamo, è una stronzata, visto che il rock 'n roll, musica tipica dei greaser, è un derivato del blues: la progressione degli accordi è la stessa, ed Elvis divulgò a un pubblico WASP quella che era ritenuta "la musica dei neri (con la G)". Ci fosse stato al suo posto un cantante country, avrebbe avuto più senso, e sarebbe pure stato un bel richiamo ai "Good ole' Boys". O se proprio si doveva sviare dal film, potevano metterci un tizio tipo "Disco Stu" dei Simpson.


In tutto questo la dinamica di gioco è estremamente noiosa. Sia che prendiamo un ascensore che prendiamo un palloncino, per salire è lentissimo. Sapete che se mi chiedessero di trovare una qualità per redimere questo gioco non avrei idea di che cosa trovare? Forse le musiche? Con la scheda sonora, anche se I want to have soundblaster, sono la versione midi/musica da ascensore degli originali. Immagino che per un bimbo che volesse riprodurle al pianoforte erano intriganti in versione PC Speaker. Ma poco altro.


Vabbè, proseguiamo. La vasca dei pesci e un punto interrogativo che si appropria indebitamente di 20 dischi. Non so cosa dire, ragazzi. Non ho proprio idea.


Usciamo dalla vasca e... Tapis roulant che ci portano a incastrarci. Provo a saltare ed Elwood si scomacca la testa contro una piattaforma. Che altro posso dire a proposito? Che c'è di interessante qui? Niente! Assolutamente niente! E allora faccio un coming out.


A 'sto gioco non ho mai passato il primo livello. Il mio amico che me lo aveva passato arrivava al secondo perché ci era arrivato guardando suo cugino che gli aveva spiegato come fare. Aveva fatto vedere pure a me ma io non ero riuscito a riprodurlo. Il fatto è che come videogiocatore di giochi arcade o platform io ero una chiavica. Con gli strategici, i puzzle e gli adventure me la cavavo decentemente, con i simulatori di volo, abbastanza ma non quanto avrei voluto, ma tutto ciò che richiedeva riflessi pronti mi vedeva fallire miseramente. E allora perché mi incaponivo tanto sui videogiochi?


Eh semplice. L'Heimat, il  safe space. Il non-luogo in cui mi rifugiavo quando mi allontanavo da un mondo che, mi si diceva, ce l'aveva a morte con me. Alcune persone mi avevano riempito la testa di stronzate, che ero estremamente intelligente, che essendo benestante tutti, amici e potenziali morose (sì, già a 10 anni) avevano solo dei secondi fini. Ogni mia amicizia era giudicata come "interessata". A cosa, non si sa, perché non è che fossimo poi ricchi sfondati. Vivevo per interposta persona l'allucinazione di gente che mi girava per casa e che mi tritava le palle con la sua sindrome da accerchiamento, e che pensava di farmi un favore avvisandomi su quanto avrei dovuto stare con la guardia alta, ad ogni momento, in ogni occasione, con chiunque. Spesso la pressione diventava insopportabile, e l'unico modo per fuggire (perché fuori dalle mura di casa era pieno di pericoli) erano i videogiochi, e non importa quanto di merda fossero, o se erano sempre gli stessi, o se era sufficiente lanciare TREE.COM per vedere uno straccio di grafica. Lì diventava tutto più semplice. Non capendo i videogiochi, chi mi rompeva le palle mi stava lontano quando videogiocavo. I videogiochi di merda hanno salvato la mia sanità mentale.


Vi siete depressi? Magari non state più leggendo.Vi capirei. Il fatto è che ora che ho raggiunto la consapevolezza che il resto del mondo è troppo intento a pensare ai cazzi suoi per fregargliene qualcosa di me, il videogioco perde ogni ruolo salvifico e si rivela per quello che è: una merda. Ecco, ho spoilerato il finale dell'articolo.


In realtà, giochi come Rocket Ranger, in cui facevo ben più cacare che in questo, mi ispiravano sempre di più. E sapete perché? Perché nel mio escapismo erano una stampella potentissima. D'altra parte, il palinsesto televisivo per ragazzi era quello che era, e già ho detto in altra sede che i cartoni animati giapponesi mi hanno sempre fatto stracagarissimo o, quando andava bene, mi lasciavano indifferente. Quindi questo passava il convento. Era un convento molto tirchio.


In realtà il gioco di oggi è un'eccezione. Sì, mi piaceva l'ambientazione, sì, i Blues Brothers potevano essere modo per identificarci io ed il mio amico che me lo aveva passato, sì, le musiche erano belle, ma il resto era estremamente blando. Il film mi stimolava l'escapismo molto di più. Ecco, non so se riesco a farmi capire. Non so se anche chi mi legge ha avuto questa esperienza. Magari no. Ma tutto questo rinforza l'argomento per cui è salutare, giunti a un certo punto, mandare a fanculo le figure genitoriali (genitori, altri parenti, educatori, quello che è). Con affetto, eh, e senza alcun rancore, eh, però vaffanculo. Decido da solo, "prendo in mano il mio destino" come dicono su internet i seguaci della filosofia "anarcho-capitalism" o più semplicemente che auspicano il ritiro da organizzazioni internazionali. Questa è gente che non ha mai mandato affanculo (con affetto, s'intende) le figure parentali.


Ah! Ho divagato di brutto. Siamo arrivati intanto in cima al centro commerciale e un giardiniere prende Elwood a forconate. L'energia finisce ed Elwood, ormai ridotto a colabrodo, inizia a ballare. Non ha senso, lo so. Era meglio il cavernicolo di prehistorik che saliva al cielo suonando l'arpa. Ok, riproviamo!


AH MA PORCA LA MERDA VACCA. Stavamo salendo per arrivare alla fine del livello e scivolo giù dove c'è di nuovo l'Arthur Fonzarelli dei poverissimi che ci mena causandoci il decesso. FANCULO! Mi son rotto le palle. Anche per questa volta mi sa che non ce la facio a finire il primo livello. È grave? Ah no, ora che vedo ho ancora una vita. Ok! riproviamo...


...e niente, vengo fatto fuori ancora prima. "Game Over" scritto sullo sfondo del manico di una chitarra fretless. La scritta sfarfalla orribilmente, ma credo che sia Dosbox a non essere pienamente compatibile. Uffa, e niente, ragazzi, neanche stavolta ho finito il primo livello. Sentite, provo con un ultimo sforzo, ok?


Ecco. Risalgo sull'albero dopo aver accattato un ombrello per fare da paracadute/deltaplano. Come potete vedere si può camminare sopra le nuvole, e come potete vedere le sto mancando proprio tutte. Ma forse riesco a superare l'ultimo ostacolo! Dai cazzo, c'ho pure la cheat innescata! Cinque cuoricini, visto che roba? Dai che ce la faccio! Dai che ce la faccio! Dai che ce la fac...



...fanculo. Prossimo gioco!

È merda? Ah, allora non siete stati attenti. Sì, certo che è merda. Di base è un platform piuttosto noioso, e poi, visto il film a cui è ispirato, lo spreco di materiale è tanto e tale che la frustrazione può solo aumentare. Ma se pure se non fosse stato ispirato al film di John Landis e si fosse chiamato "Due tizi bianchi vestiti da impresari delle pompe funebri" il giudizio sarebbe stato lo stesso. A ben pensarci, il titolo "Due tizi bianchi vestiti da impresari delle pompe funebri" sarebbe stato perfetto per la versione C64 bootleg da edicola.
Ci rigiocheresti? Mai e poi mai.

3 commenti:

  1. Jennifer Connelly una topa senza tempo.

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  2. Ha ha ha, veramente grandiosa questa recensione. Lo terminai, forse perchè all'epoca non avevo niente di meglio su pc, però effettivamente rispetto ai "platform" che giravano sua amiga era schifo. La titus faceva dei giochetti decenti graficamente, ma poi a livello di giocabilità erano appena sufficienti, mi ha sempre dato la senzazione che non ci mettessero l'entusiasmo necessario e si accontentassero di poco.

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