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giovedì 26 luglio 2018

La riprovevole stampa di settore - TGM 51 - Marzo 1993

A più di un anno di distanza dall'ultima volta riprendo la rubrica a cadenza irregolare dedicata alle riviste videoludiche dalle cui labbra pendevamo in quanto erano le uniche autorità a proposito di una materia che prendevamo troppo sul serio.

Ammetto che personalmente ero piuttosto restio a comprare riviste che non avevano alcun dischetto allegato, ma quando ero tragicamente bloccato in Cruise for a Corpse, il negoziante del negozio "La Bancarella" della cittadina fighetta ed elitarista vicina al Vecchio Paese mi consiglio di prenderla, perché talvolta c'erano sopra le soluzioni. E così feci, presi  TGM. Ovviamente non c'era la soluzione del gioco che mi interessava, ma una sbrodolata di altri giochi su i miei amici ed io fantasticavamo senza sosta, perché ovviamente non li avevamo e non avevamo modo di procurarceli se non uscendo le canoniche 99.000 lire.

Riprendo brevemente il concetto di "Noicheismo", tratto caratterizzante dei vecchi di merda, di cui ho parlato qui. Da un lato immagino che il non avere accesso a tutti i giochi possibili del tempo mi possa aver reso, da un punto di vista "noicheista", una persona migliore (così avrei saputo accontentarmi di quello che avevo, a differenza dei giovani d'oggi). D'altro lato, mi chiedo se, avendo avuto accesso a tutti i giochi del tempo, magari mi sarei annoiato molto rapidamente e mi sarei concentrato su cose più importanti.

Le cose più importanti.




Ovviamente non si può sapere con esattezza. Di certo è molto ironico il fatto che già i giochi che avevo erano essi stessi un luogo di escapismo, dal quale fuggivo in un "meta-escapismo", ovvero i giochi che non avevamo e che guardavamo con desiderio. D'altra parte molti di noi sono venuti su assorbendo il narcisismo dell'ambiente che ci circondava, chi mai si sarebbe accontentato di ciò che aveva?

C'era chi era figlio del narcisismo arrivista dei propri genitori, come il mio amico del mare M.B. (ne riparlerò, promesso, intanto rileggetevi qui e qui), o c'era chi, come me, era stato investito del ruolo messianico di colui che avrebbe salvato un mondo che sempre più andava in merda. Investito da chi? Ma da quel manipolo di vecchi di merda di cui ogni tanto mi toccava sorbire le lamentazioni.

Vecchi falliti al capolinea della vita che vedevano il piccolo genietto che suonava il piano, leggeva libri lunghi e sapeva usare quella misteriosa macchina infernale con lo schermo e la tastiera, e che in qualche modo li avrebbe riscattati facendo non si sa bene che cosa, ma in modo tale che loro avrebbero potuto mettere il cappello sopra gli exploit del piccolo genietto e dire, come nell'imitazione di Pippo Baudo da parte di Gianfranco d'Angelo,  "L'ho scoperto io l'ex videogiocatore!". Successo per procura, insomma (con tutti i sensi di colpa legati al conseguimento del mio successo, che magari non era lo stesso concetto di successo che mi era stato inculcato in testa).

Già ti immaginavo sindaco del Vecchio Paese, olimpionico di nuoto, fisico, neurochirurgo, pilota collaudatore e musicista rock, ex Videogiocatore, e invece mi hai fatto solo ingegneria! Non me lo dovevi fare, ex videogiocatore! Hai toppato!
La mia fortuna era che alla fine di un pomeriggio passato a rompermi i coglioni, i suddetti ruderi se ne andavano via, o con la scusa dei compiti telavo in camera e mi mettevo a giocare con i miseri videogiochini che avevo, o peggio ancora a fantasticare di quanto sarebbe stato un successo per me andare a lavorare per una delle riviste di settore, in cui tutto sembrava incredibilmente pazzariello e soprattutto si avevano tutti i videogiochi in anteprima (ed essere pure pagati). Vediamo un numero la cui rivista mi accende qualcosa nella memoria (non so cosa, ma così è). Il numero 51 del marzo 1993, disponibile per la visione, come sempre, sull'eccellente OldgamesItalia.


Già dalla copertina vediamo i velivoli di Guerre Stellari, che si supponeva tutti avessero visto, ma l'ultimo episodio era uscito nel 1983, la programmazione dei film nerd in TV non era di certo quella che è ora ("Noi che... per vedere guerre stellari in TV dovevamo sacrificare una capra al dio Baal!") e al Vecchio Paese non c'era ancora il videonoleggio (sarebbe arrivato più tardi, e avrei riempito molti gap). Quindi sono abbastanza sicuro che tutta la mitologia su Star Wars l'ho appresa sulle riviste di videogiochi, ricostruendo astronavi e personaggi a seconda delle citazioni e di qualche vaga memoria dei film passati in tv tanti anni prima, quando ancora non mi era concesso restare fino a tardi davanti alla TV.

Paradossalmente, mi pare quasi che la cosa di cui dovrei vergognarmi è di non essere veramente "cresciuto" con questi miti. Star Wars è un film divertente, ma nulla di più. E così qualsiasi totem per cui il nerd medio si straccia le vesti piangendo. Stando al metro di giudizio nerdista, mi pare di capire che non dovrei aver avuto un'infanzia felice. In realtà ce l'ho avuta, con la parte più fastidiosa che non è di certo la mancanza di punti di riferimento di cultura pop (per quanto ben sapete che questa NON È CULTURA), ma bensì la presenza di vecchi rompipalle di cui ho parlato prima.

Il fatto è che se avete bisogno di artefatti culturali per legittimare la bellezza della vostra infanzia, e se basta un remake di un cartone animato o di un film per rovinarvi l'infanzia, allora la vostra infanzia non era un granché.

L'onore di Grayskull / è mio / e lo gestisco io
E non mi dilungo nemmeno troppo sul fatto che gli artefatti culturali a cui il nerd àncora la bellezza della sua infanzia non sono altro che veicoli per fare soldi, adesso come allora.


E ricominciamo con l'editoriale, e ricominciamo col vittimismo del caporedattore Max Reynaud. Nell'ordine: ho smarrito il foglietto con l'editoriale originale di Stefano Gallarini, e poi: esce un TGM al mese e facciamo una fatica merdaiola a riempire tutte le pagine ma lo facciamo perché amiamo questo lavoro e siamo tutti estremamente fieri di ogni numero, alla fine di ogni mese diciamo "Abbiamo chiuso un altro grande numero" e poi tac, subito di nuovo 140 pagine bianche (fai 70, và, visto il quantitativo enorme di pubblicità) da riempire. "Non vorrei sembrare troppo prosopopeico, e forse lo sarò", dice il caporedattore, che come paraculata è quasi ai livelli di "Adesso dirò una cosa che farà indignare i benpensanti". Piccolo segreto: i benpensanti che si indignano esistono solo nella fantasia complessata di chi usa queste figure retoriche, e della prosopopea di questo editoriale non gliene frega un cazzo a nessuno. Penso di averla letta per la prima volta solo oggi, perché gli editoriali venivano saltati a pié pari.


Il metro di giudizio: un punteggio globale espresso in percentuale (che varia fra il 10 e il 100%, ma in media difficilmente scendeva sotto il 70), e le faccine che giudicavano tecnica, giocabilità e innovazione. Interessante come la tecnica dica quanto il computer sia stato sfruttato e come. Come? Boh. Immagino si riferisca a grafica, sonoro e rapidità di risposta per la configurazione "media". Non lo so. Ma tanto alla fine si guardava sempre il punteggio globale e sticazzi.


Sezione "Voci di Corridoio". Titolo del trafiletto: "La Dynabyte..." che era una software house genovese già autrice di Nippon Safes Inc. (un'avventura grafica poco più che mediocre, credo) che marchettava senza pudore qui su TGM il fatto che avessero comprato una workstation Silicon Graphics per fare la grafica treddì, in particolare modelli umani simili il più possibile a quelli reali. Secondo voi per cosa verrà utilizzata? Presto detto, porno! Qui è ancora un mistero, ma nel 94 uscirà Late Night Sexy TV Show, con donne e uomini nudi in piena "Uncanny Valley" ma tanto nessuno riuscirà a giocarci perché il gioco sarà estremamente pieno di bug. Una volta che ho voglia di farmi molto male ci provo a giocarci.


"Scivolando sul ghiaccio" "Sparacchiando nel vecchio west" "Scrivendo titoli di trafiletti senza la minima ispirazione".


"Privatamente origin" apparentemente, evidentemente, TGM non perde mai il vizio di abusare degli avverbi di moto, cosa che verrà riciclata in futuro da sedicenti "mental coach" per fare il gioco di parole col suffisso -mente degli avverbi di modo e la mente umana. Che come stronzaggine di gioco di parole è seconda solo a "E...state con noi".

(Comunque, Privateer non è Wing Commander III)


Ah, il Karaoke Kit, una versione tecnologicamente più avanzata del "canta tu" della Giochi Preziosi (ma senza l'endorsement di Fiorello)! La giunta comunale del Vecchio Paese, in quegli anni, chiese a Italia 1 di ospitare il Karaoke al Vecchio Paese, ma i produttori della trasmissione ci snobbarono perché la piazza era troppo piccola.

Eh sì, visto che roba? Questo kit per il karaoke era basato su VHS (con la base in sottofondo e il video con le parole che si coloravano) e pure per Amiga. Il PC ovviamente non era da considerarsi perché non tutti avevano la scheda audio. Però se il catalogo delle canzoni era limitato a 15 e a 12 un problemino c'era. Ah beh, nulla è più divertente di cantare "Questo Piccolo Grande Amore" in loop per tutta una sera, no?

 
L'anteprima di Syndicate, della Bullfrog. Come scrissi già nell'articolo su Simulman, in quegli anni il cyberpunk stava prendendo piede. E quindi come presenta TGM il gioco che si prospetta come il simulatore di megacorporazione stile Willam Gibson? Parafrasando uno spot di Renzo Arbore, ovviamente! Quel "Meditate, gente, meditate!" detto dopo aver bevuto 10 birre medie e sgommando con l'Alfetta, che al tempo ci faceva tanto ridere, e che ora viene citato inevitabilmente dai complottisti a chiusura di un commento sul noto giornale per forcaioli "Il Fatto Quotidiano".


Sempre in tema di cyberpunk, stavolta abbiamo "Beneath a Steel Sky". Il titolo non ha minimamente senso, e quindi si riparte col paraculismo. Oh, siamo così stressati che potremmo mettere in piedi un concorso così beota da cercare un cielo d'acciaio! Che pazzi che siamo! Oh oh oh! Ma vaffanculo.


Chuck Rock 2. Devo ammettere che mi fa piuttosto sorridere la battuta "Almeno qui si clava!" detta da un redattore a due colleghi minorenni che sono stati cacciati dal cinema in cui volevano andare a vedere "Sex and Zen". Poi rileggo bene e dico che l'autore ha definito il cappello "delirante" e siamo di nuovo all' "Oh quanto siamo pazzi" e niente, che dire, mi chiedo se come nel film "Sex and Zen" i redattori di TGM non si siano fatti trapiantare un membro di cavallo (al posto della testa).


A DÌ! Classica interiezione riminese a qualsiasi cosa. Ehi, riminese, hai vinto la lotteria! "A dí!" Ehi riminese, ti hanno bruciato la macchina! "A dì!" Ehi riminese, hai quarant'anni e ancora vai in giro con il berrettino con sopra l'elica! "A dì". Avete capito. Un mio amico, leggendo questo articolo, era quasi riuscito a convincere sua mamma a comprargli questo software educativo della Coktel Vision.


Peccato che io, che avevo da mò programmi educativi della Coktel precedenti al "Genio della scuola", sapevo che far coesistere il programma scolastico con la conoscenza proveniente dal di fuori della scuola era impossibile. Dio solo sa quante volte avevo portato un dischetto a scuola (nel 93 ero ancora alle elementari) per provare a fare qualcosa di diverso e far sì che la nostra classe fosse pioniera nelle famose 3 I (inglese, informatica, impresa). Ovviamente, risultati zero. C'era anche un periodo in cui portavo il giornale a scuola perché speravo che l'insegnante ci facesse una lezione su come erano fatti i quotidiani. Risultato: il maestro leggeva il giornale mentre noi facevamo il problema di matematica.

(Va anche detto che la Coktel, per fare ADÌ, si era messa d'accordo col ministero della pubblica istruzione francese. Immaginare che la CTO facesse una cosa del genere con il ministero della pubblica istruzione italiano mentre lo stato si stava sgretolando a suon di tangentopoli era veramente impensabile).


Il suo nome? Ma Soccer Kid, ovvia-


Il Re è tornato, e sembra deciso a rinsaldare il proprio trono. Si sta parlando di Elvis? Ovviamente no, di Deluxe Paint 4, ma AAAAAAAH UNA DONNA NUDA


Sempre per restare in tema di autostimolazione, ecco finalmente la recensione del prodotto top del mese: X-Wing! Un Tie-in che ci mette ben 14 anni per arrivare. Un istante: 1993 - 14 fa 1979, e il primissimo Star Wars è uscito nel 1977. Dunque? Niente.


Però, la gestione del cielo stellato, l'effetto centrifugo-rotatorio è estremamente realistico, dice Max che evidentemente nei suoi deliri di onnipotenza ha viaggitato nello spazio esterno. Segue la solita copiosa polluzione nei calzoni pensando alla Lucasarts, ignari del fatto che X-Wing costituirà l'inizio della mungitura della vacca stellare che farà sì che la Lucas abbandoni le tanto amate avventure grafiche. Attenti a ciò che desiderate, perché potrebbe avverarsi.


Lemmings 2 ! Tranquilli, è sempre merda. "Recensione realizzata in collaborazione con Mark Ramshaw" vorrà mica dire che è una traduzione dell'edizione inglese di The Games Machine, come succedeva nei primissimi numeri? Chissà!


Ringworld! Tratto dai libri di Larry Niven. "Chi non conosce Larry Niven? Io" scherza il redattore, e poi perde metà della recensione a specificare che in realtà ha letto tutto di Niven e che "Io lo adoro, è come se fosse mio padre, sa, dottore?"


Beh! Sapete che vi dicevo che il voto raramente scendeva sotto il 70%? Ecco l'eccezione: Home Alone 2, il tie-in dal seguito di "mamma ho perso l'aereo". Fossi nella Capstone (autori anche di Cardinal of the Kremlin, per chi se lo ricorda) porterei questo 35% come una medaglia, a dimostrazione che non ci siamo abbassati a marchettare coi redattori.


Graffiti, poi chiamata Milestone. Quelli di Screamer, per cui un giorno avrei fatto un colloquio andato MALISSIMO. Quindi non ne parliamo più.


ConsoleMania Corner! Già Amiga e PC si odiavano tra loro, ma si alleavano tra loro senza problemi per gettare merda sulle console. Quanta sfiga, ragazzi.


Ah, e scommetto che questo non ve lo ricordate. La Doublebyte, software house di Padova, produsse alcuni videogiochi di qualità pessima, tra cui questo "Sexy", che di sexy non aveva niente, anzi l'unico riferimento sessuale era il fatto che quando il protagonista moriva si tirava giù i calzoni e se lo menava. Mi sa che lo avevo letto su un'altra rivista. Di questo sono contento che non si trova online (almeno credo) così non devo giocarci.


Sempre a proposito di menarselo, ecco il grande e mai del tutto sopito desiderio del giocatore medio: la realtà virtuale in cui si scopa! Forse un giorno su TGM parleremo anche di ologrammi... invece no, oggi su TGM si parla di serie TV con cui fare "binge-watching" (che è una roba malsanissima), videogiochi che nonostante la parte tecnica superfiga difficilmente trascendono lo schermo e le casse (a meno che non mi sia perso qualcosa), e 100000% di riferimenti al morboso mondo dei social media in più. E niente ologrammi.


Infine, dalla rubrica della posta, ecco una meravigliosa presa per il culo ai redattori, che a dispetto dell'atmosfera PaZzA che mostrano da quello che scrivono, si sono palesati per gli sfigati quali sono apparendo su GamesMaster, la trasmissione originariamente inglese (o scozzese?) che andava in onda la domenica mattina su TMC e che ha depositato il seme dell'anticlericalismo in noi bimbi del Vecchio Paese perché ci toccava di andare a catechismo mentre in TV c'era il Grande Maestro dei Videogiochi che ci faceva vedere i videogiochi in movimento, il tutto per un ulteriore livello di escapismo! Bellissimo. Bellissimo anche vedere che l'immagine che il videogiocatore ha nel mondo (imbecille, obeso e un po' impedito) non sia cambiata più di tanto dal 1993. Allora non andavano di moda i cappelli "Fedora" e la barba lasciata crescere sul collo, ma siamo lì, più o meno.


Ma davvero leggevamo 'sta merda? Certo, e avidamente.
Ma davvero già allora eravamo tali morti di figa? Beh, chi come molti redattori era in fase di pubertà immagino lo fosse, nel mio caso, che avevo 11 anni nel 1993, ero ancora in quella che Freud chiama la "fase di latenza", in cui la libido è dormiente. Immagino che avessi meno pulsione verso certe cose rispetto a qualche annetto più tardi. Ma era sempre meglio far presente quanto la gnocca ci piacesse, grugnendo con il linguino fuori come Fantozzi. Era necessario per mettere bene in chiaro con il resto della comunità che si era, se mi permettete un'espressione che già al tempo era orribile, "normali".

5 commenti:

  1. Chissà se avrò letto o meno questo numero, ma sono sicuro di si.
    Io di anni ne avevo qualcuno in più (16/17 in base al mese d'uscita ), però leggevo la rivista unicamente per i videogiochi, curandomi meno della posta e degli editoriali che ho iniziato ad apprezzare solo molti anni più tardi ( a me la posta di Xam mi pare si chiamasse così piaceva molto come argomenti).
    In genere con i miei amici guardavamo i voti ed in base a quelli decidevamo di mettere i soldi in comune e comprare il gioco in questione ( quasi sempre piratato ).

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    1. A 10/11 anni c'è meno controllo sulle spese che a 16/17, in effetti. Ho ben presente la posta di tale XAM, che effettivamente cercava di andare un po' sul profondo ma spesso e volentieri cadeva nel deprimente. In quegli anni (parliamo di fine anni 90), parlai su IRC con un altro redattore della rivista il quale confidò alla chatroom che odiava questo XAM con tutte le sue forze.

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    2. Se non ricordo male credo che la rivista spaziasse da redattori più seri ( che in generale erano quelli più in là come età ) a quelli un po' più easy tipo il Pastore o il Raffo e la sua posta " tamarra".
      Personalmente preferivo i primi per " contenuto ", tra cui lo stesso Xam.

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  2. Mi spiace per te ma ho trovato la versione Amiga: ora vai di emulatore e giocaci! https://www.planetemu.net/index.php?section=roms&action=showrom&datSlug=commodore-amiga-games-adf&romSlug=sexy-2-19xx-doublebyte-software-cr-black-aces-b2-disk-1-of-3&

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    1. Orca miseria! Apprezzo lo sforzo, ma quello è Sexy 2. Per vincere un sigaro (rigorosamente dall'aspetto fallico) ci vuole il primo episodio per PC (come fu recensito da PC Action, il cui scan è altresì oggetto di premiazione mediante sigaro). Appena mi passa il tavò scarico winuae e provo 'sta robaccia. Comunque apprezzo lo sforzo e ti aggiudichi un premio di consolazione.

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