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lunedì 11 gennaio 2021

La bisca clandestina di quel bischero dell'ex videogiocatore

I momenti dell'anno in cui, nella mia famiglia d'origine, si giocava a carte erano principalmente due. Uno era in piena estate, e l'altro era in pieno inverno. Si può dunque dire che le mezze stagioni (che per inciso non ci sono mai state) non siano, a casa ex videogiocatore, considerate il momento più propizio per il gioco delle carte. Il passatempo delle carte comunque è sempre stato visto come qualcosa che c'è da farsi solo quando non ci sia assolutamente nient'altro da fare, e anzi giocare a carte quando si potrebbe fare qualcos'altro di più produttivo era visto come un peccato, secondo solo allo "stare con le mani in mano", che è un'espressione che ho sempre odiato perché presuppone che si abbiano almeno tre mani. 

Io non posso stare fermo con le mani nelle mani

Sto divagando? Sì, sto divagando.


Che siano piacentine, napoletane o francesi per me dunque le carte da gioco sono qualcosa che associo o alle serate invernali in cui il sole scende alle 4 di pomeriggio, e la lampadina a incandescenza da mezza candela (per risparmiare) illlumina flebilmente la cucina/sala da pranzo della casa del V.P. con una luce di un giallo caldo.
O, in alternativa,i tardi pomeriggi estivi al bagno 25 di Gabicce Mare in cui ci si autoinvitava  presso l'ombrellone di una famiglia di amici del Vecchio Paese (il già menzionato "Rambo", l'ex celerotto che con la sua guida à la Maurizio Merli faceva le curve "a radicchio") per unirsi a interminabili partite di Scala 40 con un gruppo che era uno spaccato molto gramelliniano di un'Italia che non c'è più. C'era il poliziotto, un preside di scuola, un farmacista ipocondriaco e pare che, per qualche tempo quando ero molto, molto piccolo ci fosse anche uno spicciafaccende democristiano successivamente finito in galera. Pittoresco! Mancano il sindaco e il prete e il quadretto idilliaco dell'ITALIAFATTAGRANDEDAINOSTRINONNI (che molto probabilmente erano persone di merda, ma su questo il viscido gramellini e i suoi simili glissano sempre) è bello e completato.

Ora, se i ricordi di quei tempi siano un po' offuscati dal tempo passato e dalla poca rilevanza dei fatti non ve lo so dire. Quel che è certo è che alcuni piccoli manierismi di quei tempi mi sono rimasti. un po' ed è anche per questo che ogni volta che vengono a trovarci i miei suoceri e giochiamo a scala 40 proprio come il buon vecchio Rambo ogni volta che pesco una carta dal mazzo dico "Oppallallà" successivamente seguito da un malmostoso "Mannaggia" detto tra i denti, quasi sussurrato. incredibile come certe abitudini vengano forgiati in tenera età, no? E insomma oggi, visto che l'articolo è scritto su screenshots presi in estate e pubblicato in inverno, mi sembra il momento giusto per pubblicare una piccola retrospettiva sui giochi di carte a cui ho giocato quando ero chiuso nel mio spazietto sicuro che stava dentro il simulmondo. Niente scala quaranta, però. Mannaggia! Sigla.

Crazy Eights / Pazzotto (Karl Minor, 1989)


Il primo gioco di oggi è un ritrovamento per me storico. Nella famosa compilation "il Club della Rana" uno dei dischetti era interamente dedicato ai giochi di carte e/o casinò. Alcuni di questi dischetti sono riuscito a recuperarli: quello dei giochi di carte, no. E ci avevo il tarlo di un ricordo di un gioco chiamato Crazy Eights che presentava una specie di pseudo-intelligenza artificiale che non faceva altro che irridermi. Ovviamente, pur essendo completamente inutile, è una di quelle robe che ti si piantano in testa e ti ruga tantissimo non poter rivedere perché ne hai un'immagine un po' distorta dai ricordi, e vuoi ricostruire, così per sfizio. La cosa divertente è che non ho nessuna memoria particolare associata al gioco in sé. A parte il fatto, ovviamente, che la sovramenzionata intelligenza artificiale l'avrei presa a calci nelle palle fatte in ASCII, e probabilmente, per la mia teoria dell'incazzatura che favorisce il passaggio della memoria dal breve al lungo termine, è questa la ragione per cui non l'ho dimenticato. Essendo il gioco introvabile su internet, sembravo avergliela data su, come si dice dalle parti del Vecchio Paese. E invece...


...eccolo qua! Crazy Eights! Che si traduce benino con "Pazz'otto". E infatti nel solito menu della rana il gioco veniva chiamato "Pazzotto", e la sottodirectory era pure chiamata "PAZZ8" o qualcosa del genere. Il potere di fissazione della memoria del vaffanculo, si diceva. Bella comunque l'animazione introduttiva, pure proceduralmente generata, credo (nel senso che gli otto compaiono a caso ogni volta). Chiaramente la Ultimobyte col cavolo che traduceva il titolo, tant'è che la denominazione "Pazzotto" era solo nel menu principale.


Dicevo che la stronzaggine del nostro avversario (eccolo qui!) è anche la ragione principale per cui ricordo questo gioco, e sguinzagliando alcuni dei miei fidati contatti, è stato scavato dalle profondità di internet, perché qualcuno aveva messo un video di gameplay su youtube.  Insomma questo mio sodale, che non ha problemi a far figure di merda, è andato ad implorare l'autore del video nei commenti chiedendogli se aveva ancora il gioco, e spontaneamente lo youtuber ha messo tutto su Archive.org, per la gioia mia e di un altro lettore del blog dell'Ex Videogiocatore, che in un commento all'articolo su Negromante ha segnalato che pure lui era alla ricerca, motivandomi a trovarlo. Grazie dunque al lettore Luca B. (che non è il Luca B. mio conoscente, il quale da ubriaco credeva di poter tirare le onde energetiche di Dragonball contro i napoletani) e soprattutto grazie allo youtuber "geforcefly"!


Il il nostro protagonista, nella versione originale albiofona, si chiama Harry. Quello che non cambia tra la versione originale e il bootleg della rana è che Harry ha una faccia da stronzo in ASCII ineguagliabile. Nel gioco tradotto dalla Ultimobyte di Via Aldo Manuzio con un subdolo hex editor, Harry si chiamava "Il Vispo Tereso". Nome che, converrete con me, lo rendeva ancora più insopportabile. Il gioco viene dalla compilation di giochi di carte chiamata "Harry's Card Games" di tale Karl Minor. Il dischetto con questa compilation pare essere perduto anche dall'utente che ha procurato Crazy Eights, alla faccia di chi dice che su internet si trova tutto. Posso solo immaginare la stronzaggine di Tereso applicata anche ad altri giochi. Bah! Mi lasci giocare per primo? Chiede Tereso.


No, chi è chiamato al ministero, vi attenda, diciamo noi che abbiamo assunto l'identità del Divo Giulio per affrontare una stronzaggine di tal caratura (giochicchiando nervosamente con la fede al dito). Tereso ci resta male perché col nostro andare per primi non mostriamo rispetto per l'intelligenza superiore del PC. Ah, la mettiamo su questo piano dunque, uomo vs. macchina? Bene.


La cosa interessante di Pazzotto che non vediamo in tanti altri giochi (i giochi di carte della Sierra della serie Hoyle non li ho mai cacati e non intendo iniziare a farlo, visto che sono dei rapidi collage di pezzi di altri giochi) è che Tereso non la smette mai di parlare mentre gioca. Che sia una tattica di logoramento? Una frase che ricordo ancora è "Calma e gesso", che era pure diffusa al Vecchio Paese e che mi faceva strano leggere su un PC totalmente disconnesso da un'internet ancora in fase embrionale (era il 1991). Che vi devo dire.


Per chi non lo sapesse, il gioco si chiama Pazzotto perché l'8 funge da jolly, mettendo un 8 cambiamo il seme della carta in gioco. Un po' tipo "Uno" ma senza la parte stronza del cambia giro e pesca quattro, catalizzatrice di insulti, gesti dell'ombrello e tentativi di inizio rissa.


Sarà che sono bravo, sarà il culo del principiante, sarà che Giulio è fortunato e vince sempre ai cavalli, ma io sto scartando un sacco di roba. Beh, l'avete capito tutti come funziona, no? Però, magari alcuni di voi a uno ci hanno giocato poco quindi elaboro ulteriormente: la carta scoperta sul tavolo ha un seme e un numero, e se abbiamo un seme o un numero analogo (o l'otto che è jolly per cambiare seme) possiamo scartare, altrimenti peschiamo e vince chi resta senza carte.


"I think I'm getting the hang of this game" dice Tereso per l'ennesima volta e io vorrei stringergli il papillon fino a farlo soffocare. Ma voi avete mai conosciuto qualcuno sotto gli ottant'anni che indossava il papillon e non sembrava voler elemosinare caterve di pugni in faccia? Io no. E il primo di voi che mi menziona Dr Who giuro che lo meno.


Beh, sarà che gli ho stretto troppo il papillon e a Tereso va poco sangue al cervello positronico o robe simili, però taaac! Giulio vince la partita. "Penso che uno dei miei chip sia allentato" dice Tereso, che è consapevole di essere un robot, ma è evidentemente inconsapevole di stare obbedendo alla seconda legge della robotica, quella per cui il robot deve autopreservarsi, a meno che la cosa non vada in conflitto con la prima legge. Tereso ha intuito che Giulio, se avesse perso, si sarebbe messo in contatto con [OMISSIS] per [OMISSIS] allo scopo di [OMISSIS] e infine avrebbe [OMISSIS].


Ora che siamo soddisfatti per aver vinto la partita, cosa che non credo che nel 1991 fosse mai accaduta, vediamo di dare la rivincita allo stronzo, e giochiamo sempre prima noi. Giù un otto, e liberiamoci dei cuori...


...il piano è andato storto, mannaggia. Inizio io a pescare un casino fino a trovare i quadri, poi è Tereso a impantanarsi. Il bello di 'sto gioco, che poi è anche la parte divertente di Uno, è che ci sono continui ribaltamenti di fronte. Ok, in Uno c'è anche la parte in cui si cerca di far parlare una persona dopo che ha detto "Uno!" "Eh?" "Puppa" "Pesca due" "Vaffanculo". Ecco, un'AI che facesse una cosa del genere penso che passerebbe il test di Turing.


Tereso non è così avanzato, ovviamente, ma a un certo punto inizia a chiamarmi "Buckethead" come il chitarrista che suona mascherato e col secchiello del KFC in testa e che si è fatto mandare affanculo da Ozzy Osborne e dai Guns'n Roses. Perché? Boh. 


La partita sta andando un po' in stallo, quasi un ping pong. Intanto Tereso continua a parlare.


Poi in stallo c'è andato il cervello positronico del Divo Giuliobot, e quindi ora ho una mano enorme tipo Gianni Morandi (ma senza la parte in cui mangia la merda, presumibilmente). Vediamo di ridurre un po', ok?


E niente, ho perso. Il sorrisetto autocompiaciuto di Tereso fa sì che mi venga voglia di strappargli il naso, ma mi rendo conto che essendo fatto in ASCII Tereso il naso non ce l'ha. Dobbiamo proprio accanirci contro un disgraziato del genere? No, direi di no. Anche perché ho sì perso, ma avevo solo 5 carte in mano, si poteva fare peggio. Basta così, prossimo gioco!

È merda? So che è un luogo comune del blog dell'ex videogiocatore quello di distruggere le madeleine a lungo inseguite etichettandole come "merda" molto brutalmente, ma in questo caso, per quanto il gioco sia facile, sono riuscito a trovarlo divertente. Sarà che Crazy Eights è un bel giochino, sarà che Tereso, pur essendo uno stronzo indicibile, è sufficientemente loquace e vario nelle sue espressioni da tenere l'attenzione alta? Boh! Però in tutto questo non è molto merda.
Ci rigiocheresti? Va via in fretta, quindi sì dai.

Rovescino - tressette a perdere (Paolo Grasso, 1992)

Questo gioco è una di quelle robe che giravano un po' nell'underground della gente di mezza età con un computer. Il mio pusher dei tempi, Beppe M., gestore della palestra in cui facevo judo, non era propriamente di mezza età, anzi penso avesse un anno in meno di quelli che ho io ora, ma sembrava già molto più "grande" di quanto non mi senta io ora. Sarà che vado sempre di corsa o che mi sto divertendo e l'ultimo paio di lustri mi sembra andato via in un attimo, sarà che a forza di essere trattato dai Vecchi di Merda, assieme alla mia generazione, come un eterno bambino un po' qualcosa mi è rimasto attaccato, ma ho la stessa sensazione di quelli della mia età che leggono che Tom Selleck quando faceva Magnum P.I. aveva 38 anni. Boh! Ma sto divagando. Il gioco mi fu passato da Beppe M. qualche anno dopo (al tempo era esaltatissimo per l'imminente caduta della Prima Repubblica) e trovava fantastico che arcinoti figuri politici fossero presenti anche sulla cenerentola dei media, il videogioco. Videogioco che veniva fatto circolare sotto la stessa spinta che, anni prima, faceva circolare un'audiocassetta con una finta Messa tutta incentrata su Craxi, che ascoltai allo sfinimento in un viaggio in torpedone per la Costa Azzurra, e che youtube gentilmente ci ripropone.



In realtà non è che facesse tanto ridere, e nemmeno il gioco di oggi fa tanto ridere. Ma oh, quando i contenuti sono limitati, trovare affinità col proprio universo è una sensazione veramente soddisfacente. "No, scusa, non abbiamo capito un cazzo" direte voi "Che c'entra Craxi con un gioco di carte?" C'entra, perché...


...ce l'abbiamo tra i giocatori. Inoltre, cari amici, è giunta l'ora di festeggiare! Finalmente il primissimo gioco di questo blog in cui Andreotti compare veramente! C'eravamo andati vicini con "Il Grande Gioco di Tangentopoli" ma sospetto che, essendo stato quel gioco inizialmente prodotto da persone  probabilmente vicine all'MSI, ci fosse comunque un tacito patto di non aggressione con la corrente Primavera, che annoverava tra le sue file Ciarrapico. Quindi a rappresentare la DC in quel gioco c'era Cirino Pomicino. Bah, no, forse ci sto leggendo troppe cose. Più semplicemente, Tangentopoli in comune con le Guerre Puniche ha il fatto che Andreotti non c'era stato troppo invischiato. Di fatto, in quel gioco Giulio non c'era, ora finalmente sì! A questo punto che faccio, chiudo tutto? Boh, potrebbe venirmi un attacco fulminante di tavò e chiudere tutto qui seduta stante in effetti, ma non credo in queste cose. Assieme a Giulio ci sono Occhetto, con la giacca rossa (probabilmente di un bertinottiano tweed), Craxi in fez e camicia nera, perché sì, ok, le monetine lanciate dall'MSI, ma lo stesso Ciarrapico ebbe a paragonare Bettino al Principale, e non dimentichiamo che il sopravvalutatissimo Forattini disegnava Cinghialone in orbace più o meno sempre, tranne quando lo disegnava nudo (ma con gli stivali). Cossiga, invece, è in borghese. Uno si aspetterebbe che KoSSiga indossasse una camicia marrone ma nel 1992 era ancora Presidente della Repubblica (fino al 28 aprile), quindi solo la giacca marrone, ma non disegnata da Hugo Boss. E Andreotti? Andreotti, in puro spirito doppiofornista, è a fare l'arbitro/annunciatore. Ci sta.


Vabbè. Io a tressette ho sempre fatto cagare. Come abilità l'unico gioco in cui facevo ancora più cagare era "l'amico del giaguaro", altresì detto "briscola chiamata", quello a cui si gioca in cinque. E la cosa mi ha fatto sentire molto escluso perché c'era un periodo alle superiori in cui i miei sodali non facevano altro che giocare a quello. L'unica cosa a cui ho potuto contribuire nella briscola chiamata fu il mio commento verso il mio amico Tigellone, che aveva appena stravinto una mano: "Guardati, stai facendo crema nei pantaloni" che risiede tuttora nel gergo di noialtri sfigati. A parte questo, niente. Pazienza. E comunque, forse anche l'autore di questo gioco faceva cagare a tressette come me, perché ha implementato la variante "a perdere", in cui vince chi fa meno punti! Può darsi. Ora devo solo ricordarmi che il due e il tre valgono più dell'asso.  Modalità hardcore: non leggo le istruzioni, pur non ricordando le regole del tressette.


Tocca a Occhetto, che dopo aver preso va a coppe, e io tiro su col due, mannaggia. Mi piace come io venga chiamato "essere umano", il che significa che gli altri quattro sono rettiliani. C'aveva ragione David Icke, c'aveva ragione. La grossa delusione in tutto questo è che i quattro rettiliani hanno un copione molto più limitato di quello del vispo Tereso, e uno si chiede: che ce li hanno messi a fare?  Boh! Forse perché il signor Paolo Grasso ha avuto l'intuizione che la semplice presenza di Andreotti, Occhetto, Craxi e Cossiga avrebbe stimolato la risata sguaiata dei futuri VdM? Può darsi! I VdM tanto mica leggono i testi.


Beh, finisce la mano e io faccio 7 punti, Còssiga 5, Occhetto 1 e Ghino di Tacco 0. Quindi ho vinto? No, ho perso. È come i referendum abrogativi, che se vuoi dire si devi votare no e viceversa. Vabbè.


Si gioca a denari, anzi a "DENARA", come si diceva una volta, e non si poteva non pensare alla nota operazione commerciale chiamata "Den Harrow" in cui il fotomodello Stefano Zandri fingeva di cantare usando una monetina per asciugarsi il sudore. 'Ste cose me le raccontò un espertone del genere italodisco che era pure insospettabile professore universitario di tutt'altri argomenti. Un vero uomo rinascimentale, se vogliamo. E sì, ho conoscenti bizzarri. Torniamo al gioco? Sì, meglio. Prendo io, vaffanculo. E poco dopo mi vedo pure costretto a tirar su con l'asso di coppe. Ngulo, direbbe l'amico Pierpaolo, il quale del Tressette ha fatto una filosofia di vita.

Poco dopo.


Finisce anche questa mano e va un po' meglio, tre punti, contro la gioiosa macchina da guerra che esce col clean sheet, Craxi 7 e Cossiga 1. Si può migliorare? Dai, miglioriamo...


Taac! Ce l'abbiamo fatta, amici! 0 Punti. Mi dico soddisfatto, anche perché il gioco è tutto qui. Uno si aspetterebbe frasi anche tipo Bagaglino, ma il massimo della satira politica qui, a parte la cifosi e le orecchie del Divo Giulio, è l'orbace di Bettino. Bah! Prossimo gioco.

Merda? C'è troppo poco, cavolo, se il Vispo Tereso ha una personalità artificiale irritantissima, costava così poco far fare una cosa del genere a tre personaggi pubblici che non hanno certo scarsità di frasi attribuite? Troppo poco, troppo poco. Quindi, con tutto il mio plauso all'autore, mi sento di dire che è merda.
Ci rigiocheresti? Mmmmmmhhh.... no, direi di no.
1992. Best Game Ever? No, ma è interessante storicamente, visto quello che accadrà nella vita reale poco dopo l'uscita del gioco, no?

The Las Vegas EGA Casino (Ted Gruber, 1987)


Un altro gioco trovato sul dischetto mancante del Club Della Rana scraped and hacked by Ultimobyte. Questo gioco me lo ricordo, sempre per la solita storia, perché mi aveva fatto incazzare non poco. "Grazie al cazzo" direte voi "basta poco per farti incazzare, che cce vò?" Beh, semplice, il gioco non partiva a causa del fatto che avevo lo schermo in bianco e nero! Proprio come VCHEM.EXE e CHEMVIEW.COM, che quelli li ingannavo col comando "Mode CO80", questo invece, pur provandoci un sacco di volte, non c'era verso che ci riuscissi a fargli credere che non avevo lo schermo in bianco e nero. E ci ho provato tante volte. Forse ci sono riuscito una o due volte al massimo, forse no, ma l'incazzatura, ecco, quella c'era. E in tutto questo mi chiedevo: "chissà quale meravigliosa grafica richiederà un monitor a colori per funzionare!"


'Sta roba qui. Però visto la strategia del signor Ted Gruber? Con questo bait-and-switch , con quest'incazzatura, era riuscito a tenere alta la mia attenzione e ora, a distanza di secoli, per rigiocare a giochi di carte mi viene in mente questo piuttosto che tanti altri. Che poi, a parte questo e Pazzotto, su quel dischetto del Club della Rana non ricordo cosa ci fosse. Ovviamente vale sempre l'invito ai lettori: chi l'avesse può condividermelo, ne sarei felice.


Il gioco sono in realtà tre giochi in uno, e il primo gioco è il blackjack. Sapete com'è il Blackjack, no? È una versione più avanzata del "sette e mezzo" con cui giocavo con mia nonna. Finiva sistematicamente in rissa, che ci crediate o no. Come violenza era secondo solo alla Cocincina, pronunciato da mia nonna con una N di troppo: "Concincina" che credevo fosse una roba inventata da lei e invece esiste. Poi, ecco, al Blackjack, in cui bisogna fare 21, sia chiaro che ci gioco solo dicendo "Carta" (Hit) e "Resto" (Stand) come nel 7 e mezzo casalingo. Il Double Down e l'Insurance non ho idea di cosa siano né voglio sbattermi per capirci qualcosa. Ho spazio limitato nella memoria e tavò di deframmentare.


Comunque ho puntato tutto e ho finito i soldi, ma siccome è un gioco un po' in infradito, posso fare il buy-in quando voglio. Beh, non sono soldi veri quindi li si sente meno propri. Via, crepi la pluma: 100 dollari!


100 dollari che raddoppio con una gran botta di culo. Beh! Bene così.


Il secondo gioco della compilation è il videopoker, un vero e proprio flagello del mondo del videogioco, che ha rimpiazzato i cabinati con i videogiochi nei bar, perché è infinitamente più redditizio. Che se un ragazzino al massimo ci mette duemila lire quando va grassa nella macchinetta, col videopoker i vecchi di merda ci si sputtanano un'intera pensione per poi dare la colpa allo Stato.


Fortunatamente possiamo infilare un massimo di 5 monete alla volta, dove una moneta è un quarto di dollaro. Doppia coppia! Benissimo. Mi son già rotto.


L'ultimo gioco del casino è la slot machine, il cui suono martellante ricordavo a distanza di una trentina d'anni: famiredosilasolsilasolfamiredosilasolsilasolfa fa fa. Ecco, sì, quello ero riuscito a farlo andare con lo schermo in bianco e nero, non sapendo come, e mi sentivo fichissimo per esserci riuscito. Tant'è che non volevo più spegnere il pc e volevo lasciarlo per sempre su quel programma. Anche perché, sempre per quelle strane congiunzioni astrali che ho chiamato "aporiomorfismo" in quell'occasione ero riuscito, per l'unica volta nella mia vita, a fare più soldi della doppia ciliegia. Avevo fatto tipo il triplo 7 e il gioco ci metteva una vita a darmi 200 dollari, con ogni dollaro che faceva un bip di mezzo secondo. E lo speaker del mio PCS 86 dell'Olivetti era veramente molto alto di volume. E quindi come si faceva a farlo tacere, non essendoci il modo per regolare il volume del cicalino dall'esterno? Semplicissimo! Ho spento. E poi non sono mai più riuscito a far andare il gioco con lo schermo in bianco e nero. Lo so, grande sfiga. Prossimo gioco? Sì, dai, prossimo gioco.

È merda? Sì. Un'accozzaglia di giochini "filler" per riempire dischetti di shareware. La Ultimobyte non si era nemmeno sbattuta a "tradurlo", quindi fate voi.
Ci rigiocheresti? No.

Clock Solitaire (United Innovation Plus, 1991)

Un solitario? Sì, non ho molti amici. (questa era l'inversione di una battuta presente in uno degli "una pallottola spuntata"). Vi ricordo che prima della diffusione di massa di Internet, giocare al computer era una cosa da farsi principalmente da soli. Ho iniziato a smettere di essere un videogiocatore quando prendevano piede i LAN Party. Insomma, ho questa strana cosa per cui mi rompo i coglioni di una cosa prima che inizi la sua età dell'oro. Ora, come questo possa essere convertito in investimenti fruttiferi, non ne ho idea. Se voi ce l'avete fatemi sapere.


Di solitari a cui giocavo da piccolo ne ricordo principalmente due. Uno era il solitario detto "di Napoleone", quello con cui si stimolava un tossicissimo pensiero magico, tipo che se mi viene, allora mi si avvera un desiderio, altrimenti l'esatto contrario. E quindi in genere baravo. L'altro era il solitario dell'orologio, a cui però giocavo di meno perché non avevo capito del tutto le regole. Del solitario di Napoleone non ho mai trovato la versione per DOS, dell'orologio sì, ed è quello che vedete ora.


Dopo una distribuzione delle carte talmente lenta che alla fine mi trovo con due peli pubici bianchi in più, inizio a mettere le carte nella posizione a loro più acconcia. Il fatto che grazie alle carte francesi il 12 sia la regina mi lascia un po' confuso perché... che cacchio ci mettevo nell'11 e nel 12 quando ci giocavo con le piacentine da briscola? Mannaggia! Ho un vuoto di memoria.


Otto nell'otto e mi svela un cinque, che metto nel cinque e mi svela un dieci, metto nel 10 e SORRY NOT A VALID MOVE e dai cazzo, avevo trascinato la carta fuori dal mazzetto di poco. Siamo quasi al "Won't Fit!" di Towers, il clone di Tetris di cui avevo parlato un'era geologica fa. E niente, alla fine salta fuori un re e il re finisce nel mazzetto di mezzo.

Poco dopo.


E niente, ho finito i re, ah bè, sì bè. E questo che significa? Che ho perso. Certo ragazzi però che stronzata eh, a ben pensarci. Alla fine questo solitario è un gioco totalmente di culo. Anzi, tutti i solitari sono giochi totalmente di culo! Tutti? Proprio tutti? Un secondo che ci penso.

È merda? Sì, ma non tanto per il gioco in sé, che comunque è merda,la realizzazione non ha niente di interessante, è un esercizio di programmazione in EGA il cui scopo è far perdere tempo all'utente. Merda!
Ci rigiocheresti? No.

Solitario (Microsoft, 1990)

Tutti i solitari dipendono esclusivamente dal culo? Beh! No, forse no! Il gioco di oggi è il gioco più di successo di sempre (probabilmente) il gioco più giocato di tutti in assoluto. Quello che se l'autore avesse preso le royalties per ogni volta che è stato lanciato ora gli uscirebbero i soldi da ogni orifizio. E invece, il gioco è stato creato da uno stagista della Microsoft in cambio di visibilità. E ora Wes Cherry, l'autore, campa producendo sidro perché l'informatica gli fa schifo. E dategli torto.


Vabbè, non c'è moltissimo da dire qui, no? Al solitario ci abbiamo giocato tutti, no? Io non ricordo la prima volta che lo feci partire (era su Windows 3.0, che fu il mio primo Windows), ma l'altro gioco presente non era Campo Minato ma Othello / Reversi. Quello che ricordo era che mi aspettavo il solitario che io chiamavo "di Napoleone" (ma che in realtà è un'altra cosa), quello sì. Quello che ricordo anche era che la modalità di gioco in cui si scoprono tre carte era troppo difficile. Per non parlare della modalità "Vegas" e cioè che quando si arrivava alla fine del mazzo non si poteva ricominciare. Ma non ero l'unico...


...ma anche Bill Gates ebbe a lamentarsi che non riusciva a vincere. Bello vedere che qualcosa in comune con Bill Gates ce l'ho. A che punto siamo con i complottismi su Bill Gates? Che ha inoculato un virus nel Solitario è stato già detto?


No, magari virus no, ma di certo il Solitario ha inoculato alle persone il drag and drop. Molta gente per muover il mouse verso l'alto lo sollevava, e quindi quale miglior modo di incentivare l'apprendimento dell'interfaccia utente del nuovo sistema grafico se non un gioco con cui riempire le pause in ufficio?


Taaac! Ecco, una cosa che ho sempre amato era la sensazione di quando iniziavo a trovarci "la quadra" nel solitario, quando tutte le carte (anzi, per usare una deformazione linguistica di mia nonna, "le CARTI") sono scoperte, e piano piano si inizia a fare i mucchietti di sopra. Una volta piazzati tutti i re, voilà! Le CARTI iniziano a saltare lasciando la scia, e non posso non apprezzare l'estetica eterna delle carte, sia fronte che retro, opera di Susan Kare, già autrice delle icone del Mac classico come il muccane o l'happy mac. Ma voi tutte ste stronzate le sapete già, e se non le sapete le trovate più o meno in qualsiasi sito "forse non tutti sanno che". Lo sapevate che c'era anche la "boss key"? E che Bill Gates l'ha fatta togliere? Beh, sticazzi? E dunque? Beh, niente, per completezza mi sembrava giusto metterci pure il gioco più giocato di sempre, nonché il gioco più giocato nei computer nuovi in cui non si aveva ancora recuperato del software con cui metterli alla prova. Erano tempi difficili! Prossimo gioco.

È merda? Non saprei nemmeno dire se sia applicabile il giudizio. Beh, il fatto che ci ho giocato finché non l'ho battuto significa che in questo esercizio di programmazione di uno stagista sottopagato qualcosa di buono c'è. Quindi no, suppongo non sia merda. Ma diciamo che il gioco in sé trascende talmente il concetto di videogioco per diventare più una propaggine di Windows, che il giudizio conta il giusto.
Ci rigiocheresti? Ah, temo sia inevitabile.

1 commento:

  1. ricordo ancora con commozione il mio primo videogioco casalingo in assoluto: Las Vegas Poker & Blackjack in dotazione con il fiammante intellivision appena regalato
    cazzo

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Sicuro di aver letto bene il post? Prima di postare, rileggi.