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lunedì 18 gennaio 2021

F1 Manager Professional

Per quanto detesti il sentimentalismo applicato a mezzi per svagarsi, non posso negare che anch'io qualche volta associ ai videogiochi dei momenti della mia vita belli o brutti. D'altra parte lo scopo ultimo di questo blog è rivisitare questi ricordi e, alla bisogna, disfarsene etichettandoli come "merda". Un esercizio sullo stile di Marie Kondo, insomma: si svuota un cassetto, si tira fuori un paio di calzini alla volta, ci si chiede: "mi rendono felice questi calzini?" se sì, si tengono, se no, si buttano. Già feci, forzato da mia mamma, un esercizio del genere con i miei vecchi floppy disk, ed è per questo che mi ruga che alcune cose (pochissime, in realtà) per me sono tuttora introvabili: diciamo che almeno mi sto convertendo a una visione del mondo molto più orientata al wabi-sabi, e il fatto di non avere tutti i contenuti dei vecchi dischetti del club della rana, o l'introvabile EUROTap, typing tutor della Olivetti arrivato assieme al mio pc diventa un'accettazione della transitorietà della vita.

"Indovina dove ho infilato i tuoi dischetti, stronzo"

Vabbè. Il gioco di oggi è un caso particolare di queste associazioni a ricordi non troppo belli. Sia chiaro, non è niente di particolarmente grave, eh. Però il gioco di oggi lo associo a quando scattò qualcosa nella mia testa che mi fece capire che una parte di me si era irrimediabilmente rotta. "I coglioni?" chiederete voi. Beh, voi scherzate, ma potreste aver ragione. Insomma, ci avete presente, no? Vi dedicate anima e corpo con grande entusiasmo a qualcosa e siete lì che state facendo del vostro meglio e a un certo punto, tutto d'un tratto, arriva la sberla: non so se sia per l'effetto Dunning-Kruger in cui finalmente entrate in quella fase in cui vi rendete conto che non sapete assolutamente niente, vi viene la botta di depressione.


Oppure, peggio ancora, vi dedicate anima e corpo a qualcosa e vi rendete conto che è tutto inutile, ancora più demotivante. Magari è bastato che qualcuno vi dicesse una cosa che vi ha fatto riflettere, magari la frase è semplicemente "oh vez ma pensare alla figa no eh ?". Magari è una semplice boutade del momento da parte di persone che sono terrorizzate dal silenzio e devono sempre riempirlo in qualche modo. Ma per voi, quella che per qualcun altro è una quisquilia, per voi è un "trigger", così si dice al giorno d'oggi, usando un'espressione che è essa stessa un trigger per i nerd reazionari che rimpiangono i tempi in, nella loro visione distorta del mondo, libertà di parola equivaleva a libertà dalle responsabilità. Dicevamo, un trigger, anzi, un detonatore. Qualcosa che ci fa saltare per aria ogni possibile interesse, ogni possibile entusiasmo, e ci fa rendere conto che nulla sarà più come prima.

Nulla è più come prima

Ecco, io personalmente non credo a quelle storie per cui si cambia tutti d'un colpo in seguito a un gesto catartico, che risolve tutto da solo complessi accumulati durante un lungo passato, e che dà una chiusura a un ciclo di vita, rendendoci automaticamente persone di un livello superiore, al sicuro dalla tentazione del ricadere nei vecchi vizi. Questa è la logica di Hollywood, che è una logica estremamente tossica, perché la gente crede che sia davvero così è che basta il gesto esorcista e tutto cambia da così a così (anche in cucina, eh!) Che stronzata, ragazzi.

No, no, se il cambiamento dei sistemi in cui interagiscono più persone è abbastanza facilmente descrivibile con il modello di Lewin (Unfreeze/Change/Refreeze), per un singolo uomo cambiare natura è estremamente difficile: un gioco quasi contemporaneo a questo, Planescape: Torment, ha come tormentone che la natura di un uomo non si cambia proprio. Ecco, io non mi spingo fino a questo punto. Ma è molto difficile. È molto faticoso. E il margine di manovra è quello che è.

"Ma insomma - ora vi direte - ci stai girando attorno, ma che cosa sarà mai successo che ti fai tutto serio per parlare di un gioco manageriale di Formula 1 che peraltro era incluso alla Gazzetta dello Sport?" Ci arrivo.

È il settembre del 1998, l'estate l'ho passata guardare i deludenti mondiali francesi, ridendo per il commento dei Gialappa's dal mare, con la famiglia e se ricordo più o meno bene, praticamente dei miei amici non ne ho visto nessuno, a parte un paio di compagni di classe nella fascia bassa di popolarità, con cui per la prima volta ho sperimentato il gioco multiplayer (Nemmeno via Internet, peraltro. Era tutto direttamente via modem 56K in 1-to-1).

BRRRRIIIIIIIICRRRRRRSSSSSHSHHHCHCHCHHHHHSSSSHHHH

Una grandissima sfiga direte voi e lo penso pure io, ma al tempo mi sembrava tutto abbastanza normale. Vi ricorderete che avevo detto che alle medie mi ero lasciato un po' indietro il videogiocare e mi ero dedicato un po' di più alla mia parte, se vogliamo creativa. E come gradevole side effect, avevo avuto un incremento di popolarità. Niente di che, eh, però ero quasi normale. Ma evidentemente, partendo da zero con la nuova scuola non più al Vecchio Paese, in cui in classe con me c'erano solo due persone che già conoscevo, mi ero preso un po' paura dall'idea di dover ricominciare tutto da capo, uscendo dalla mia comfort zone, e mi ero rifugiato nel Simulmondo. Tutto questo mentre gli altri, magari collezionando qualche figura di merda qua e là, entravano in quella fase transitoria che è l'adolescenza vera e propria. Che è più o meno quando ti prendi la dose di sberle necessaria dal mondo esterno fino a qudno ti rendi conto che forse non hai proprio ragione al 100% e che magari devi provare ad ascoltare di più, prima di parlare (ho detto "prima di" non "invece che", eh, sia chiaro).

Il problema era che io ero nato vecchio. Ero cresciuto tra i vecchi. Parlavo il loro linguaggio, un linguaggio reazionario magari non nei contenuti veri e propri, ma in un sostrato di toni, tic verbali, e atteggiamenti di chiusura più o meno generalizzata. Non ho tempo per queste stronzate che fanno i giovani, io sono più sveglio e salto il passaggio a pié pari, in modo da portarmi avanti col lavoro, scattando! Tac tac! Immagino che, così facendo, sarei riuscito a guadagnare un apprezzamento da parte di certi elementi del mio cerchio più prossimo. Apprezzamento che era perennemente condizionato al mio "saper stare al mondo" e che al primo sgarro veniva inevitabilmente messo tutto in discussione. Una fatica che non vi dico, era un annaspare continuamente per restare a galla.

Dunque, non avevo tempo per fare le mie stronzate da ggggiovane. Dunque? Boh! Nessuno mi aveva detto come meglio impiegare il mio tempo. E dunque per non saper né leggere né scrivere, mi sono rincoglionito davanti al PC proprio tanto. Avevo imparato un sacco di cose come autodidatta in un piccolo atelier culturale autoprodotto, ero persino arrivato ad avere risultati quasi decenti con 3D studio. Anche con la programmazione su Windows me la cavavo, costruendo una cassetta degli attrezzi che sarebbe servita a trovare il lavoro dei miei sogni. Poi l'estate finisce (vado io, eh, così evitate di intervenire con l'inevitabile "l'estate sta fineeeendoooo" smettiamola con sti cazzo di tic verbail automatici) e ricomincio la scuola, terza superiore, e mi rendo conto che mentre ho passato i miei tre mesi di ferie a non fare assolutamente nulla, il resto del mondo è andato avanti, persino il mio migliore amico ha trovato la fidanzata. La sensazione di nodo allo stomaco che ne derivò, e che durò diversi giorni, non veniva né dalla gelosia né dall'invidia (ok, quella un pochino, ma più per il "passaggio di livello" in sé) ma dal fatto che, ridicolo quanto possa sembrarvi, la sentivo veramente come una perdita, il fatto che quello che era stato il mio migliore amico dalla prima elementare avesse preso una direzione completamente diversa dalla mia. 

E la sua era quella giusta dal punto di vista del "saper stare al mondo" (dal punto di vista scolastico, dove eccellevo io, invece no: era stato bocciato, ma mi rendevo sempre più conto che andar bene a scuola non è che fosse la roba fondamentale). Da un inizio estate a un inizio autunno, un rapporto che ritenevo di amicizia è diventato infinitamente distante, perché lui era "grande" e io no. Anche nei miei sogni del tempo mi colpiva il fatto che tutti i miei amici apparissero come adulti, o come adolescenti da telefilm americano (quindi adulti) e io ero retrocesso attorno agli 8-10 anni. Questo me lo ricordo perché è stato un sogno ricorrente nei momenti in cui la mia autostima era sotto le scarpe. 

Immagino sia l'effetto di quando cerchi di essere perfetto per una certa età, e tanto e tale è lo sforzo per essere perfetto rispetto all'anno X che non ti sei reso conto che ora l'anno è X+5 e quindi è tutto da rifare. Un po' come Achille e la tartaruga, oppure come la mia più metodica controparte blogghista videoludica, The CRPG Addict, che ora è arrivato a giocare ai videogiochi del 1993 e man mano che insegue escono sempre nuovi giochi di ruolo. Sì, è un paragone un po' debole, ma tant'è.

E insomma, quel nodo allo stomaco durò per un sacco di giorni. Ora sono passati più di 20 anni ma bene o male ho capito cosa mi stava succedendo. Ero nella prima fase di elaborazione di una perdita (secondo il noto modello Kubler Ross), quella dell'incredulità. In quella grande confusione, cosa può fare un sedicenne a cui il mondo ha appena tolto i tappi di cera dalle orecchie per poi urlargli nell'orecchio ruttando "LA TUA SFIGA È A LIVELLI ATROCI"? Semplice! Rifugiarsi nello spazio sicuro, nel Temenos, nell'Heimat! Una rapida capatina all'edicola che ha sostituito quella del Biondo perché è più vicina a casa dei miei, e allegato alla Rosa trovo questo:

Tedesco anche nella copertina

Ho smesso da un po' di prendere la Gazzetta per il fatto che il Bologna non se lo caga minimamente, mi ero rifugiato su Correre dello Sport - Stadio a dispetto dei disperati tentativi di tenere alta l'attenzione del pubblico felsineo durante un calcio-mercato smorto. "Gazzoni vola in Sardegna a prendere Muzzi" era un titolo che ricordo ancora oggi (avevo usato il giornale per foderare una cassetta di frutta). "Per l'attacco spunta Signori", e magari fosse stata l'ennesima sparata di mercato e l'alcolista ludopatico di Alzano Lombardo non fosse mai venuto a rimpolpare i ranghi rossoblù (questione personale mia, non fateci caso). Di fatto, prendo la Gazza che rapidamente cestino (non erano ancora i tempi in cui era un giornale per segaioli con i BALLETTI HOT DI DILETTA LEOTTA, che se lo fossero stati probabilmente mi sarei suicidato) e infilo 'sto gioco (completo!) nel lettore cd del mio Pentium 2 a 166 mhz (credo). E immediatamente, mi esalto tantissimo! Non tanto perché il gioco sia fatto bene, quanto perché per un momento sto rivivendo l'illusione che tutto sia normale, al suo posto, come prima. Sono nella mia comfort zone e l'età adulta può attendere, ma l'esaltazione è una forma di sovracompensazione da parte di una persona che sta cercando una normalità a cui aggrapparsi. Nella realtà, si è rotto qualcosa. Ma prima di capire cosa mi ci è voluto un po'. Un lunghissimo po'. Sigla!



Via, in medias res! Subito il titolo, con lo sfondo rosa. Sì, è un gioco distribuito con la Gazzetta. Il rosa sarà stato aggiunto dopo la distribuzione o prima? Boh!


Software 2000! Quelli di tanti altri giochi da giocarsi col calzino bianco sotto il birkenstock. Penso che uno dei primissimi giochi di calcio manageriale giunti in Italia sia stato il loro "Bundesliga Manager", nella versione internazionale "The Manager". Ma potrei sbagliarmi. Di certo, il tentativo di sembrare cool con esplosioni varie è un po' triste, ma oh! Al tempo il 2000 era il futuro. Poi il 2000 arrivò accompagnato da una visione del futuro estremamente pessimista, che non ci ha più lasciati. Magari sono i famosi cicli dei VENT'ANNI e quindi possiamo immaginare che ora che siamo nel 2021 inizieremo a infilarci in una situazione nuovamente analoga a quella de GLIANNIOTTANTAH-NOVANTAH con in più il fatto che i falliti nostalgisti sono sempre più vecchi e pure anagraficamente sono quasi qualificabili come Vecchi di Merda. Nutro fiducia™. (oddio, detta così tanta fiducia non viene. Ma ok.)



Ah, vedete ragazzi! C'è pure il Full Motion Video! Siamo a Montecarlo, patria di Leclerc, patria adottiva di Mika Hakkinen e di tantissimi evasori fiscali! Gli analogicissimi semafori Tag Heuer si spengono e partono i bolidi con uno strano effetto "ghosting", che probabilmente è un modo per non mostrare troppo le vere macchine di cui la Software 2000 non ha le licenze. Oppure è una previsione della stagione F1 2020 in cui, causa distanziamento sociale, il pubblico a Montecarlo non c'è.


Le macchine fantasma continuano a sfrecciare per le vie del Principato, su immagini chiaramente statiche perché le persone a bordopista sono ferme. Altra profezia del 2020?

Stadio tedesco intento a ricreare uno screenshot di FIFA 97

Fermo restando che ero talmente misero come persona che nell'autunno del 1998, ad averci avuto una pandemia che costringeva tutti quanti a starsene a casa, temo che ci avrei goduto. Un po' per invidia, un po' per cercare l'approvazione dei proverbiali VdM che a ogni disgrazia godevano con la sentenza "Doveva starsene a casa sua". Ma di questo ho già parlato, e di questo mio essere stato così uno stronzo continuo a sentirmi molto male. Avessi già capito allora quanto ero stronzo forse pure io sarei riuscito a trovarmi una fidanzatina, magari la migliore amica della morosa del mio migliore amico di allora, che mi piaciucchiava abbastanza.


Ragazza che peraltro, se ricordo bene era pure interessatissima ai motori. E in comune avevamo il fatto di non essere fan della Rossa di Maranello, e sapete com'è, quando sei adolescente, bastano punti in comune minimi per trovare affinità che potrebbero sfociare in un caldo ed umido coito. O almeno così succede se si ragiona con la logica videogiochistica dell'accumulo dei "punti coito". Era una logica a cui credevo molto, immagino, una logica di determinismo applicata alle relazioni umane, quando il determinismo funziona soltanto "a grandi linee". Un po' tipo gli incel che si chiedono come mai le donne non ci stanno anche se loro gli tengono aperta la porta. E la solita storia del do ut des, insomma, niente di nuovo. Ho provato a telefonare al me stesso di quei tempi, due volte; ma immagino che a certe conclusioni ci si riesca ad arrivare soltanto da soli.



Ed ecco il menu principale. Il colore viola fa molto fine anni 90, siamo d'accordo. È anche molto tedesca questa pacchianità nello stile grafico, dai font alla forma dei pulsanti. È una forma di decadimento estetico che secondo me fatica a trovare riscatto, in un universo in cui persino l'estetica "geocities" riesce a trovare una giustificazione. C'è di peggio comunque: guardate un qualsiasi packaging o pubblicità statunitensi. Ecco, sarà la parabola discendente presa dagli usoniani, ma quell'orrore estetico mi fa rivalutare il birkenstock col calzino. Intanto, iniziamo il gioco e scegliamo una "squadra di punta" (livello facile)...


Le squadre di punta sono la Wildjams (oh how the mighty have fallen), la Farreri, la McPower e la Briatton, che mi fa estremamente ridere. Bello anche l'unicorno rampante della Farreri nonché la stella a quattro punte della Merdeces. Belli anche i nomi storpiati, come Michael Schuster della Farreri, con la sua faccia da amministratore di sistemi tedesco, e il ben più avvenente Heinz-Hugo Fransen, che ricordiamo essere l'ex fidanzato della signora Schuster, che lo lasciò per Michael. Ora, io sta cosa me la ricordavo perché mi aveva tirato un altro di quei bei pugni allo stomaco che non mi lasciavano ben sperare sul futuro. Corinna che molla Fransen per diventare la signora Schuster, il quale è più vincente? Questo dava un rinforzo incredibile a questa mia credenza tossica.

Poi leggo che la signora Schuster, a fine 2019, ha dichiarato che "Quando avevo 30 anni - le sue parole - desideravo moltissimo avere un cavallo e Michael venne con me a Dubai perché volevo comprare un purosangue arabo. Oggi mi rende felice vedere mia figlia poter fare ciò che ama e aver già raggiunto il successo. Ma non dimentico chi devo ringraziare di tutto questo, ovvero mio marito" e questo affetto espresso per il marito lungodegente in termini di "mi faceva avere tutto coi suoi soldi" mi fa pensare che forse la signora Schuster era un caso particolare di gold digger . Tutto sommato, già ho parlato dell'italianissima tendenza a barare per vincere del marito, aggiungiamoci questo, e posso dire che la famiglia Schuster non è il genere di persone con cui farei amicizia.


E dunque? Niente, tengo comunque la Farreri perché non posso non amare la meravigliosa faccia da ciccione ubriacone di Eddie Irland, il secondo pilota, che in questa sede più che bevitore di Guinness pare un accanito consumatore di Flensburger (la Software 2000 era ubicata nello Schleswig-Holstein). E comunque anche l'originale Eddie della Farreri a vocali invertite mi stava molto simpatico: mi incazzai non poco quando "casualmente" a un pit stop i tecnici Farreri non riuscivano a trovare una gomma facendogli così perdere l'occasione di vincere il mondiale piloti prima di M. Schuster, il quale si era spaccato la gamba facendo lo sborone. E vuoi mettere che umiliazione, con tutti i soldi che gli diamo e il fatto che faccia la réclame della Multipla, vincere per la prima volta il mondiale dopo secoli con il secondo pilota? Almeno Barrichello, se Todt gli dice di star fermo, sta fermo, ecco.


Non diamoci limiti nell'obiettivo del gioco e iniziamo! Ed ecco il menu principale: scheumorfismo, amici! Fu in questo preciso istante che dissi a me stesso "OH MA CHE FIGATISSIMA!" convincendomi che, avessi soddisfatto il bisogno infantile di avere i giochi più belli, tutto sarebbe tornato al suo posto come allora. Ma niente, qualcosa si era rotto. Io lo avrei capito più tardi ma mi fa un po' di tristezza vedere che c'è gente che alle soglie dei 40 ancora non lo ha capito e firma il suo blog nostalgista dichiarandosi eterno dodicenne. Tutto molto triste.



Ah, che comodità! Anche un comodo ripasso delle regole: sia quelle "classiche", tipo le bandiere, e le regole annuali, quelle che la FIA mette su pesi, lunghezze eccetera. Fate pure le battute che volete sulle lunghezze e le dimensioni. Aspetto.

Più tardi.


Ah, ecco, il reparto risorse umane! Che mia moglie di lavoro fa il capo della gestione del personale e si dice infastidita dal fatto che per la sua posizione è stata inventata una formula non offensiva che non la fa sembrare dententrice di una qualsiasi forma di potere, cosa che potrebbe far sentire certi impiegati oppressi. Che poi, quale potere? Manco può tagliare posti o licenziare gente, quello lo decide l'ufficio del budget! Bah! Classico problema di un management in cui le responsabilità vengono diluite a livelli quasi omeopatici. Comunque, sia a ingegneri che a piloti stiamo messi bene così quindi no, né Damian Hell né Jack Willnew né Pedro Donats si uniranno alla scuderia Farreri per quest'anno. (Anche se di Villeneuve alla Ferrari se n'era pure parlato un paio di volte, no?)



E già che ci siamo vediamo chi lavora già per noi. Keke Rosebud, già una slitta da neve, è il progettista capo, Jean Tool, fondatore dell'omonima band è il direttore tecnico, Niki Gaudì, un ex pilota che si è fatto riarchitettare la faccia secondo lo stile modernista catalano, invece, è il nostro direttore per l'aerodinamica. Tutta gente al top, ragazzi! Tutta gente (con l'esclusione di tale Paolo Martini) con 5 stelle di rating, cosa che risuonava sempre sulla storia de "chi ha il punteggio più alto, chiava" che mi si era impiantata nella testa e che nonostante tutto non capivo come mai non funzionasse. Beh! Forse non ero munito di un rating così alto, in realtà.


Ma la sofferenza che comportava il restare a secco di rapporti umani (nel senso del coito, s'intende) specie quando prima di cominciare la scuola mi era stato detto "ora sei grande, sarà pure ora che ti trovi una ragazza", era ineguagliabile. Non solo il senso di fallimento individuale, ma anche nei confronti dell'ambito familiare, che ero riuscito sempre a soddisfare diventando un atelier culturale a conduzione singola. Era come se, riuscito a fare tutto bene, ci fosse qualcosa che mandava tutto a puttane. Che era un po' la scusa della Ferrari: siamo fighissimi, siamo bravissimi, abbiamo la macchina migliore, ma abbiamo le gomme goodyear che fanno cagare e gli altri vincono che hanno le Bridgestone. Ah, ma appena avremo le Bridgestone pure noi...! Che era un po' quello che mi dicevo io. Ci voleva sempre qualcosa. Il motorino (mai avuto)? Il cellulare (mai servito)? Il non essere più un primino(grasse risate) ? Bah.


Qui però le bridgestone fanno cagare e quindi prendiamo le Goodyear. (Inserire qui foto di europarlamentare leghista scomparso qualche anno fa). I fornitori di copertoni si accontentano di due spazi pubblicigtari. Anzi, sono così felici che allo stereotipato volto di capitalista in una finestrella viene fuori il sorriso col bling bling.


Altra fornitura: la benza, altresì detta la broda. Da bravi autarchici ci serviamo dell'italianissima Bgib, che sta per Bagenzia Generale Italiana Benzina. Il cane è bitesta, e le zampe sono una, due, tre... tavò di contare. Devo ammettere che sto sottogiochino di assegnazione delle zone di sponsorizzazione lo trovo molto rilassante, quasi zen.


Ora andiamo alle officine, sempre più scheumorfistiche. Ogni pezzo può essere customizzato con un processo che non è troppo semplice, ma oh, tale e tanta era la mia voglia di annegare la sfiga del momento che lo avevo capito, mi ci ero proprio messo di impegno. E poi che bella questa specie di 3D Studio. Qui non si scherzava proprio manco per un cazzo. Ecco perché, se mi permettete la parentesi, il metodo KonMari è una minchiata. Si tiene ciò solo che ci dà la gioia e il resto si caccia via. Ma una cosa che ci dà gioia in un particolare istante ce ne sbattiamo le palle in un altro istante. Ed è per questo che nei cassetti delle mie memorie c'è questo gioco poco significativo: mi aveva dato gioia e l'ho tenuto. E quante altre cose avrei potuto tenere in sua vece! No, invece propongo il metodo VideoEx per il riordino: tenete solo le cose che vi stimolano il vaffanculo. Che secondo la mia teoria sono le cose che meglio si fissano nella memoria. E poi diciamocelo, non è un po' materialista associare la gioia agli oggetti, per quanto pochi? Molto molto ipocrita, devo dire. Come tutti quelli che cercano di vendervi un metodo deterministico per essere felici, Marie Kondo è una ciarlatana. Una Wanna Marchi giapponese.


Ho divagato, ma non troppo. C'è qualcosa che calma i nervi in tutto questo, devo ammetterlo. Cercando di spogliarmi dal ricordo di nodo allo stomaco che associavo a questa esperienza, vedo che progettare nuovi pezzi della monoposto è veramente un modo per astrarsi, al di là delle considerazioni già fatte sul ritirarsi nel temenos. È così rilassante nella sua complicazione ragionata (molto tedesca) che la parte più difficile è spiegare come funziona. E quindi non lo farò.


Insomma, perché dovrei, no? Abbiamo due macchine e un muletto, sono divise in pezzi, dobbiamo progettarli in modo da farla andare più veloce e che abbia una qualità migliore, amen! Che altro c'è da dire, insomma? Qui è più importante la sensazione associata. E la sensazione è quella della sfiga, è inutile. Però devo dire che è stato un ottimo anestetico. Mi chiedo se qualsiasi altro gioco mi avrebbe dato questa sensazione, in quel preciso istante. Non sono sicuro di voler sapere la risposta.


Però capito, la sensazione di sfiga bruciava. Per uno che viveva dell'approvazione altrui, sapere che c'era qualcosa che non dipendeva esclusivamente dalla sua volontà (e dalla sua grinta, avrebbe detto mia nonna) era un ribaltamento di paradigma difficile da descrivere. Mi è sempre stato detto che volere è potere ok? Io mi sono impegnato e ho sempre ottenuto quello che volevo. Ora mi trovo davanti a una situazione, tastandola con mano (niente doppi sensi) in cui mi rendo conto fattualmente che il resto del mondo non è costituito da "Non-Playing Characters" ma da persone vere e proprie con i loro bisogni, i loro interessi, e soprattutto che non vivono per eleggermi a protagonista del grande videogioco ad altissima risoluzione a cui mi trovo. E non esistono cheat codes, mannaggia! Come faccio? Accetto che le cose possono andare veramente a schifio, oppure che semplicemente le cose non possono andare come mi aspetterei? Era già successo che ragazze che non avrei disdegnato le avevo viste che limonavano duro con ragazzi più grandi, ma quello era "ok, sono tizi più grandi, il fascino dell'uomo maturo". Ma quando vedevo i miei coetanei, che fino a qualche anno prima erano da me a giocare a quella merda dei giochi del Club della Rana, che finalmente si emancipavano e mi lasciavano indietro, allora sì, la sberla arrivava (come un getto d'aria nella galleria del vento, così descrivo pure la schermata in corso, tié)


Quindi, che si fa? Si torna al tavolo da disegno, come col musetto di una monoposto venuto male e lo si riprogetta tenendo conto dell'esperienza? Sì, forse! Di certo al tempo non avevo colto la metafora. Per me era "o viene subito, o gliela dai su". A meno che non fosse in un videogioco, ecco.


E come in questo videogioco, mai e poi mai chiedere aiuto, si fa tutto da sé (niente doppi sensi qui). No, cercavo di darmi risposte da solo, perché mi vergognavo un casino ad ammettere in casa questa mia debolezza. Un po' perché avrebbe scalfito la mia immagine di ragazzo già vecchio e quindi già infallibile come i vecchi (sì, cogliete pure l'ironia qui), un po' perché quando si parlava di certi argomenti venivo inevitabilmente preso per il culo con frasette tipo "eeeeh, la lingua batte dove il dente duole!". Un po' perché esternando una certa tristezza avrei turbato un quieto vivere che andava mantenuto ad ogni costo. E quindi tenevo tutto dentro. Grazie a Dio non esisteva youtube.


Ops! Ho divagato talmente tanto che la casa di Maranello è andata in debito. Montezemolo non è contento, ma gli girano i coglioni il giusto perché era ancora il periodo in cui a ogni nuovo governo nel totoministri c'era sempre lui. Devo dire che con tutta la bassa opinione che ho della storia politica italiana sono molto grato che Montezemolo non sia mai stato ministro.


Vabbè, andiamo in banca, fuori dalla quale c'è un Vecchio e una merda di cane. Beh! Questo gioco mi stava mandando messaggi che io non coglievo! Lascia i Vecchi di Merda fuori, ex videogiocatore! Ma no niente, ero sempre lì che mi autoanestetizzavo dicendo "FIGATISSIMA STO GIOCO". Il mascelluto e baffuto capitalista standard in banca però non è contento, niente prestito. Ops! Dunque che facciamo per tirar su soldi? Merchandising?


In teoria c'è pure quello ma fa troppo George Lucas quindi fanculo, andiamo di sponsor, anche questi storpiati nel nome. Ad esempio scegliamo le sigarette Malibu. Ah, i tempi in cui c'erano ancora le sponsorizzazioni delle multinazionali del tabacco, prima che venissero regolate. È la dimostrazione che con la giusta buona volontà gli stati potrebbero fare un po' di sane regolamentazioni che spingano merda ben peggiore delle sigarette verso l'oblio che meritano. Sto parlando della silicon valley, e sì, il tabacco fa male, ma Facebook fa peggio.


Taac! Continuiamo con le sponsorizzazioni e piano piano appiccichiamo sempre più patacchini (adesivi nel dialetto del Vecchio Paese) al nostro bolide, sbattendocene le palle di esempi di moralità tipo il Barcellona prima che venisse ricoperta di soldi dalla Qatar Airways o la Lazio del 2011 o la Sampdoria post-Mantovani (quindi senza più ERG) quando aveva le maglie con il cordoncino al collo (credo). I soldi sono soldi e poche pugnette.


Voilà! Finito il patchwork, e pure la Hugo Boss (che inspiegabilmente non è storpiata) è soddisfatta.  "Ok, direte voi, 'sto gioco finora è stato eccitante come un foglio excel. Facciamo sta corsa sì o no?"


Mai soddisfatti, oh! Ok, la prima gara della stagione è a Melbourne, andiamo a caricare i pezzi nel portabagagli per la spedizione. L'interfaccia ci ricorda che abbiamo due macchine e un muletto (T)...


... e via che si parte! Voi lo sapevate che si carica tutto su un Boeing 747 australiano per andare in Australia? Inoltre, questa immagine varrà per tutte le corse o c'è un'immagine di un aereo diverso per ogni corsa? Dubito che arriverò alla seconda gara, ma almeno apprezziamo che lo scheumorfismo del menu di quando si è in sede è stato traslato nel paddock. FIGATISSIMA STO GIOCODDIOQUANTOSONOSFIGATO etc etc.


Vabbè. Cominciamo le prove libere, le stesse prove libere che il sabato pomeriggio, quando ero al mare, certi vecchi (non necessariamente di merda) guardavano e che pure io ogni tanto guardavo per dare un senso a una giornata non spesa a frequentare coetanei. Erano tutti andati via "gli amici del mare", e io ero l'unico rimasto. Ed era stato più o meno in quel periodo che la madre del povero M.B. che è morto mi aveva paragonato a un ragazzo autistico.

Noi iniziamo, e decidiamo la tattica, nel senso di scegliere le gomme (su cui pontificavano un sacco di ultracrepidariani di allora che, non fossero passati a miglior vita, ora starebbero a pontificare su R0 e cariche virali) e quanta benza mettere per un giro lanciato. Quindi?


Quindi sticazzi, litri automatici e via andare. Tavò. Vai Schuster, vai Irland, stracciateli tutti!



Intanto che i due ubriaconi tedeschi girano in tondo alla pista australiana, noi, molto mestamente, pasticciamo con l'assetto del muletto, con l'entusiasmo con cui si colorano i quadretti di un foglio a quadretti durante una telefonata molto noiosa.


E niente, Fransen è primo, M Schuster è quinto, e Irland è settimo. Ce lo vedo Fransen, che dal nome è apparentemente diventato più olandese che tedesco (ma d'altra parte lo Schleswig-Holstein è pure quello uno strano incrocio tra Paesi Bassi, Germania e Danimarca) a fare "Suca" in direzione di Schuster e soprattutto della moglie, che nel frattempo a furia di essere viziata dal marito si è inquartata al punto che spezza la schiena dei cavalli col suo culone. Mi rendo conto che quest'ultima era una battuta di pessimo gusto su più dimensioni. Che vi devo dire? Scusate. Ho un po' regredito allo stadio di persona di merda qual ero al tempo.

Più tardi.


Qualifiche! Alla fine del giro la macchina viene pesata per vedere che tutto sia in regola. Pare di sì, bene! La panza alcolica di Schuster e Irland non costituisce un trucchetto per aggiungere deportanza, dunque bene così. Pensare che io la panza al tempo ce l'avevo, e non era panza alcolica ma sovrappeso da totale sedentarietà era un'altra delle ragioni per cui, sotto sotto, sapevo di essere in difetto. Ora il me stesso di adesso direbbe "e che ci vuole, magna di meno, fatti una passeggiata e via!" ma il me stesso di adesso poi ricorda che anche solo dire "beh io esco" veniva affrontato con occhi sgranati, "ma perché?" e sudori freddi da inizio di crisi d'ansia per un sistema in stato di perfetta quiete che veniva disturbato e il tavò di aspettare che il sistema tornasse in quiete era troppo grande. È difficilissimo da spiegare e non mi aspetto che lo capiate. Ma giuro che mi sentivo paralizzato quando si trattava di fare qualcosa di "diverso". Sarà per questo che da quando ho mollato il Vecchio Paese non ho mai tenuto un lavoro per più di sei anni.


Ok. Fatte le qualifiche ora proviamo a pasticciare un po' in vista della gara vera e propria. Detto tra noi, non ho la più pallida idea di quello che sto facendo. Trovo molto bello che si possano settare sospensioni, miscela di benzina, anche la lunghezza del cambio, ma come si riflette nella velocità? Non ne ho idea. Per quel che mi riguarda potrebbero essere tutti comandi non collegati a nulla, come gran parte dei pulsanti di chiamata pedonale al semaforo, o i pulsanti per chiudere rapidamente le porte dell'ascensore, che stimolano quel pensiero magico che dominava la mia vita nel periodo, che facendo le cose in un certo modo, allora sarebbero andate in un certo altro modo. La tizia che mi piace mi ha parlato, cerco di ripeterne le condizioni in modo che la cosa si ripeta, e magari dai e dai si accumulano sufficienti punti coito per, finalmente, consumare? Beh, è una  visione del mondo orribile, no? Però questa è la trappola del determinismo e della risk avoidance. Forse ci vorrebbero più manager che sono stati veri sfigati e hanno capito il fallimento di questo approccio alla vita.


Ah, comunque questa è la griglia di partenza. Primo Jack Willnew, secondo Mika Harlekin, terzo Gerhard Burger e quarto nientemeno che Jean Armani! M Schuster è soltanto ottavo, dietro il fratello R Schuster. Irland è undicesimo, dietro a Johnny Hubert e Giancarlo Fishing. Una partenza difficile, ma si sa, le Farreri alternano periodi di gloria a lunghissime stagioni di merda in cui non fanno altro che vivere delle glorie passate. Forse, quando Sinjin e Randy saranno grandi, arriverà qualcuno che starà a M Schuster come M Schuster era stato a Jody Sheckter. No?


E via che si parte! La schermata della corsa è di un horror vacui molto tedesco, ma riesce ad essere quasi apprezzabile nel suo incasinamento. non so perché. C'è una certa logica in questa accumulazione furiosa di dettagli, cosa che rende il gioco molto migliore del quasi coevo Formula One Eagle, gioco di Ivan Venturi pubblicato sotto l'etichetta K-Game pubblicizzato in "In Vacanza con Sylvia" (avete presente?). Che era confusionario uguale, ma molto meno "pulito". Qui siamo di fronte a una serie di miniature fatte con cura, quello era una specie del Mentaculus creato dal fratello del protagonista di "A Serious Man". Poi non ne ho idea, Formula One Eagle è andato perduto pure quello, sempre vittima del marikondismo in tutto tranne che il nome. Poi magari, proprio come la furbona giapponese, finisce che il prossimo modello di business vincente sarà che per darmi gioia mi toccherà ricomprarmi sovrapprezzo vecchi giochi di merda che ho buttato via. Porco cazzo, ho appena descritto gog.com! Che tu sia maledetta, Marie Kondo!

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Vabbè. Vediamo sta corsa, và.


Siamo al tredicesimo giro e R Schuster esce di strada, senza possibilità di ripartire. Spiace! 

Più tardi.


Il panzone ubriacone irlandese va a fare il cambio gomme. fortunatamente nessuna viene persa nel processo. Molto pittoresco però vedere i pit stop durare sopra i due secondi, no?


Siamo al giro 43, e M Schuster viene doppiato da Willnew e Fransen, che nel frattempo è primo e sfreccia di fianco al compatriota con un bel gesto dell'ombrello. "Sì, ma intanto mi sono sposato la tua ex fidanzata" dice Schuster, guardando verso gli spalti in cui c'è una coatta tedesca di 200 kg (di cui 50 sono costosissimi e pacchianissimi ferri di cavallo d'oro appesi al collo che le ha regalato il marito) che mastica vistosamente la cicles coi molari aprendo schifosamente la bocca e passandosi il mignolo sugli incisivi per togliere le chiazze di rossetto. So che quest'ultima immagine non è bella a vedersi e non è una caratterizzazione gradevole della signora Schuster: voglio pensare che l'intervista precedentemente citata fosse stata portata su toni surreali per via del dolore per l'incidente del marito del 2013. Ma qui siamo in un universo parallelo, M Schuster è solo un arrogante bulletto della NordRenaniaVestfalia che è riuscito a monetizzare non poco il suo talento motoristico. Una sana perculata come l'ex videogiocatore sfigato del 1998 avrebbe potuto scriverla, secondo me, ci sta. Se pensate che non sia così, beh, vi chiedo scusa.

Però voglio almeno che sia chiaro che viene più da un umorismo basato sull'esagerazione che da un wishful thinking nei confronti del fatto che le ragazze che un tempo mi piacevano fossero diventati dei cessi a pedali. Anzi no, a motore. Ecco, a questo ci tenevo.

Più tardi.


Fine corsa! Fransen si prende la rivincita su M Schuster, e su tutto l'intero circus della formula 1 vincendo la gara. M Schuster e Eddie Irland si pesano, tutto ok, ma Eddie è uscito di pista e si è ritirato, in compagnia di R Schuster, Damian Hell, JethroJarno Troll, David Coolheard, Mika Salto, Rubens Chello e Jos Vorstufen, padre del futuro talento Max Vorstufen, di cui mio figlio Sinjin è un fan. D'altra parte lo posso capire, potevo essere "patriottico" finché volevo ma a tifare la Farreri di Jean Armani e Ivan Capello si faceva una discreta fatica, specie quando gli altri ci avevano Prost, Senna, Mansell e compagnia bella. Quindi? Niente, la chiudiamo qui. Che cosa ho imparato da questa rivisitazione di quel particolare angolino di sfogo disperato di una sfiga apparentemente senza ritorno? È una buona domanda, grazie per essermela posta da solo. Immagino di poter dire, ora che rivisito quel me stesso da uomo "adulto", indipendente e con famiglia, è che forse, il passo fondamentale della mia evoluzione è stato il trascendere la sfiga, ovvero quella condizione in cui non si sta inseguendo l'approvazione di nessuno tramite complessi algoritmi deterministici che manovrano un malriposto pensiero magico. E allora in tal caso la visitina di ritorno all'originale temenos ci sta, ed è a cuor leggero che si può decidere se è merda o no. Prossimo gioco!

Beh? Allora, è merda? No! Al di là del FIGATISSIMA urlato a me stesso per nascondere le voci che mi sussurravano "SFIGATISSIMO", è un bel giochino, curatissimo, pieno di dettagli, con un certo livello di micromanagement, certo, ma onestamente non me lo sento pesare. Non ho idea di come ci siano riuscito. Suppongo sia dovuto al fatto che sono tedeschi e checché se ne dica sulla musonità dei crucchi, da quello che ho potuto vedere tramite quelli che ho conosciuto è gente che è già sulla buona strada per trascendere la sfiga, ovvero divertirsi sinceramente con poco senza stare a dirlo troppo in giro. Questo non impedisce ai tedeschi di avere la loro bella percentuale di stronzi, eh.

Ci rigiocheresti? Sì, senza dubbio. Non ho il tempo per rimettermici sopra, ma sì.

3 commenti:

  1. Ciao Ex-Videogiocatore. Anche io avevo questo gioco e ricordo di essere rimasto oberato dall'enorme quantita' di paramteri difficili da traslare in qualcosa di concreto, pur apprezzando la completezza e complessita' del gioco.

    Ti volevo chiedere, potresti condividere la versione italiana di questo gioco su archive.org? Mi farebbe davvero piacare riuscire a riaverlo per poter valutare, a distanza di cosi' tanto tempo, il gioco stesso.

    Ti ringrazio!

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    1. Certo, si trova qui: https://archive.org/details/F1ManProIT non l'ho caricato io ma l'ho trovato già presente su Archive.org quando mi è tornata in mente la mia grande sfiga, e ne ho approfittato per rigiocarci subito e tirare fuori le riflessioni. Anche fossi stato al Vecchio Paese, il CD originale che comprai lo prestai a un tizio tristemente noto per perdere ogni cosa che gli si prestava, quindi suppongo che fosse stata una scelta inconscia liberarmene per andare oltre questo momento di sfiga. O forse ci sto leggendo troppe cose, come al solito.

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  2. Ciao Ex-videogiocatore, grazie per il link, ho scaricato il gioco e lo (ri)provero' appena posso. Non vi associo questo momento di sfiga come te ma a questo gioco associo quel senso di occasione persa. Mio padre mi compro' questo gioco in edicola ma non sono mai riuscito a capirci molto di come regolare tutte quelle statistiche e difficilmente sono andato avanti. A questo aggiungi il disturbo di vedere tutti quei nomi storpiati e completi il quadro di occasione persa: qualcosa che ti e' stato dato ma non hai saputo usarlo ed e' andato sprecato. Per cui vorrei darci una possibilita' ora che sono piu' anziano per vedere se ero io incapace o il gioco era merda. A presto!

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