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lunedì 13 gennaio 2020

L'ex videogiocatore ha freddo (Seconda Parte) Chamonix Challenge e Skifree

Nella precedente puntata del blog dell'ex videogiocatore! 

O puro bianco di cime nevose...

 
...soave olezzo di vividi fior...


...rosseggianti su coste selvose...


...dolce festa di vaghi color (bianco, nero, ciano magenta)!
 
...ed ora, la conclusione! 


Bentornati a questa rassegna un po' infreddolita di vari giochi montani! Magari alcuni di voi avranno da ridire sulla selezione dei giochi, ma a questi avevo voglia di dare un'occhiata e tanto vi basti! Non è prevista una completezza enciclopedica in questo blog, anche perché uno sforzo di documentare ogni cosa sarebbe a scapito del vero messaggio che questo blog cerca di apportare: un grido di dolore nei confronti dell'egemonia dello spirito del Vecchio Paese, ovvero quel fenomeno che ci trasforma in vecchi di merda man mano che cadiamo vittima della routine e perdiamo sempre di più l'entusiasmo che caratterizza i bambini, e pensiamo di poterlo recuperare ricostruendo artificialmente le condizioni che si verificavano attorno a noi quando eravamo bambini. 

Ovviamente, a dispetto dei richiami artificiali all'infanzia, la spensieratezza non torna se non per una breve botta di endorfina per via della "madeleine" sperimentata, e la cosa ci fa ancora più incazzare, e non sapendo con chi prendercela, deduciamo che sia colpa del mondo intero questa infelicità interiore, diventando sempre più vecchi di merda, a prescindere dall'età anagrafica.

cat véggna un azidàint
In una frase: faccio un po' il cazzo che mi pare. Quindi sì, non ripiglio in questa sede Ski or Die perché ho altri tipi di ricordi tossici da razionalizzare associati a quel gioco. Non ripiglio, chessò, Downhill Challenge perché non ci avevo mai giocato a suo tempo e non ho la spinta a debellare memorie di tempi che ora sono visti come migliori, rispetto allo stato di totale decadenza contemporanea.

Per citare Frank Kermode, la fine dei tempi, più che imminente, è immanente: ce la portiamo dentro. Mano a mano che prendiamo coscienza della nullità della nostra valenza storica in qualità di singoli, ci autoconvinciamo che il mondo intero sia in una parabola discendente sempre più ripida, con un'età dell'oro ormai rimasta alle spalle. I vecchi di merda sono coloro che non si rassegnano alla loro caducità e che vorrebbero che dopo di loro non ci fosse più nulla. I vecchi di merda sono quelli che mettono in bocca ai figli cose inventate perché li vedono esclusivamente come riflesso della loro gloria mancata e come veicolo per ottenere quelle luci della ribalta che bramano giorno e notte.

"Mamma,che cazzo mi hai fatto dire su internet che ora a scuola mi mettono la testa nel cesso costringendomi a cantare oh susanna?"
I vecchi di merda sono quelli che non riescono ad accettare che un giorno non ci saranno più e alla maggior parte delle persone non gliene importerà nulla. E per questo si incattiviscono drogandosi di notizie catastrofiche (vere o false) sulla tv e sui social media, e nella fine del mondo ci sperano, sperano che tutto vada in malora, solo così l'età dell'oro potrà tornare, in una sorta di ciclo di purificazione collettiva in cui gli altri devono morire affinché loro recuperino quella gloria inesistente che gli sembra andata perduta. Questo è ul vecchio di merda, che può avere pure 30 anni, ma un vecchio di merda resta comunque. A volte sono un po' vecchio di merda anch'io, memore di una formazione emotiva che, come ho già detto più volte, mi insegnava a schifare tutto ciò che era al di fuori delle mura domestiche, ed è per questo che sto cercando di spurgare il mio vecchiodimerdismo: decostruendo le sensazioni e dando loro una visione più razionale.

Il compianto Luciano de Crescenzo, citando il suo professore di analisi e calcolo Renato Caccioppoli, parlava del potere terapeutico della misura. Se una cosa ci fa paura, misuriamola e già assumerà una dimensione più rassicurante. Questo è quello che sto cercando di fare, di buttare fuori tutto il vecchiodimerdismo interiore prendendone per bene le misure. E già che ci sono lo surgelo per bene così ammazzo tutti i microbi dannosi. Brrrrrrrrrrr! Sigla!

Chissà se a Giulio piacevano le montagne perché De Gasperi veniva da là?

Chamonix Challenge (Infogrames, 1988)

Ecco, per smentire tutta la menata di torrone che vi ho sbandierato finora, il primo gioco di oggi non ce l'avevo. Prima che mi mandiate giustamente a cagare, comunque lo associo a un ricordo e quindi lo spurghiamo. Il mio primo computer non era un PC IBM Compatibile ma un Olivetti Prodest PC128S (con la S bene in vista, mi raccomando). Insomma, una volta che alla Olivetti avevo visto un catalogo di giochi per i computer a otto bit distribuiti dalla casa di Ivrea, e tra loro c'era questo qui che aveva colpito il mio interesse:

Inspiegabilmente trovo ancora oggi la piramide della linea Olivetti Prodest un piccolo capolavoro di design

Chamonix Challenge - Quota 2000. Figata, un videogioco di alpinismo! Non avevo la più pallida idea di come potesse essere, ma col senno di poi, essendo un videogioco francese, l'impressione era che fosse una roba in cui era difficilissimo camminare e bisognava controllare ogni singolo movimento dell'alpinista. Non l'ho mai provato questo gioco perché era solo per PC 128 (senza la S), che era un clone del francese Thomson MO6, mentre il PC128S che avevo era un clone dell'Acorn BBC Master Compact. Due cose compatibili come un'anguria e il concetto di blockchain. Oddìo, ora che l'ho detto verrà fuori qualcuno che dirà "Effettivamente hanno messo le angurie sul blockchain per creare una nuova criptovaluta chiamata Watermeloncoin (partecipa all'ICO!)" e non coglierà il concetto manco lontanamente. Ok, lasciamo stare. Il gioco di oggi non l'ho mai provato, mi affascinava e ora, che diamine, lo provo! Oh. Sigla!


L'armadillo della Infogrames (pron: Ohnfogràm) in collaborazione con il noto alpinista Eric Escoffier presenta! Ora, sarà la CGA, sarà l'impedimento nella grafica dei seguaci di Bruno Bonnell, ma Escoffier qui pare veramente un mostro. Oh, oddio, non è che fosse 'sto adone anche in realtà (agevoliamo diapositiva)

Espressione "cagare in alta quota"
ma nel gioco pare veramente una caricatura di Marty Feldman (con gli occhiali stile Luke McCabe per coprire il caratteristico strabismo) disegnata da Emilio Giannelli sotto acido. Oh beh!  Il povero Escoffier, soprannominato il Mozart della scalata, scomparirà nel 1998 durante la scalata sul Broad Peak nell'Himalaya assieme alla compagna di cordata Pascale Bessière, e i due corpi non verranno più trovati. E se il Mozart dell'alpinismo può perdere la vita in una scalata dell'Himalaya, questo dovrebbe insegnarci a prendere sul serio i nostri limiti: non posso non pensare al fatto che al giorno le cime sopra gli ottomila siano così affollate che molti scalatori occasionali rischiano la vita perché le file per le cime sono così lunghe che le bombole d'ossigeno si esauriscono per via dei rallentamenti in vetta. Insomma, penso che tra il chiudersi a riccio e stare al Vecchio Paese perché là fuori è uno schifo  e il giocare a fare il cazzone da pubblicità sectornolimits senza l'adeguata preparazione ci sia una giusta via di mezzo. Molto democristiano, lo so. Fine della digressione.


Chamonix Challenge! Bellissimo. Belle anche le possibilità di giochi innevati che fornisce la CGA. Non è nemmeno il suo titolo originale, lo sapevate? Il titolo originale francese è "Bivouac", che (avrete intuito) significa "bivacco", praticamente un mini-rifugio, una pensilina in montagna in cui sostare durante una scalata. Sono sempre molto interessanti i nomi che danno ai videogiochi "minori", che sono un po' un epitomo di quel "weird" che è l'informatica francese. D'altra parte, in Francia hanno sempre avuto i loro standard particolari (si pensi al Minitel, alla codifica SECAM per le televisioni a colori o ai fanali gialli) fino ai tardi anni 90. Quindi è sempre bello vedere i videogiochi francesi di questa epoca, perché hanno preso una strada evolutiva tutta loro, ed è come vedere certe popolazioni di pigmei che sono isolati dal resto del mondo più o meno da una decina di migliaia di anni, e che hanno sviluppato usanze e linguaggio completamente differenti dal resto delle popolazioni più o meno civilizzate. Appunto per l'eccessiva differenza, Bivouac è stato tradotto in "Final Assault" nella versione statunitense, e "Chamonix Challenge" in quella europea. La versione italiana per PC128 (senza la S) aggiunge a Chamonix Challenge anche un bel "Quota duemila" perché i titolisti italiani devono sempre aggiungere qualcosina. Comunque questa è la versione anglofona europea (italiana non pare esserci) per PC IBM Compatibile, con una misera grafica in CGA, Chamonix Challenge è e tanto ci basti.


Ed eccoci qua ai piedi di quello che potrebbe essere il Monte Bianco (visto il nome). Ora questo mi fa venire in mente una battuta che alcuni facevano a un mio compagno di classe alle medie che non si presentava proprio bene. In particolare, aveva un problemino di forfora. E insomma c'era uno che gli dava una pacca sulla spalla e gli diceva "Ciao B.! *effetto sonoro mimando un mucchietto di forfora che gli casca dalla testa in seguito alla pacca* Oh, il Monte Bianco". Ecco, sono abbastanza fiero di dire che questa battuta non la facevo. Ero comunque uno stronzo, ma almeno questo non l'ho fatto. Ora, il gioco mi chiede il numero di percorsi. Non ho idea di cosa voglia dire, se clicco su "Continue" il gioco riprende "in medias res" quindi credo che sia un modo molto francese per farci scegliere lo slot in cui salvare la partita. Almeno così mi piace pensare.


Beh, scegliamo la via da percorrere, dunque ! Che abbiamo qui? La via Escoffier, di difficoltà sei, la via Trick, che ha difficoltà quattro. Sei e quattro su che scala? Non lo so: sapevo che la scala francese andava da 4 a 9 con un sacco di lettere in mezzo. Non c'è una lettera, magari il valore è arrotondato. Boh! Vediamo le altre vie...


La via Willy Breach, che è quella nella valle tra due punte, che ha difficoltà uno. Mi piace! Anche la via ragionevole, che ha difficoltà due. Poi la via esperta, che ha difficoltà cinque e la via interessante che ha difficoltà tre. Per via del nome sarei tentato dalla via interessante, ma non so, non è mai furbo chiedere all'oste se il vino è buono. Niente, siccome siamo pigri e sedentari prendiamo la via semplice, ben consci che ci romperemo i coglioni e che col cavolo che ci stiamo su per cinque ore.


E prima di partire, si fa lo zaino! Amici, sono commosso! Bellissimo! È la primissima volta in cui posso applicare in un caso reale il famigerato "Knapsack Problem", ovvero l'algoritmo di ottimizzazione combinatoria che ci aiuta a riempire le valigie nella maniera più utile, partendo dal presupposto che le valigie siano perfettamente cubiche e le scatole con cui riempirle siano  perfettamente cubiche e il cui volume possa essere spezzato e distribuito equamente in tutto lo spazio dello zaino. Tutto questo è utilissimo perché applicato alla vita reale farà sì che per andare in una spiaggia deserta, selezionando gli oggetti in base al valore rispetto al volume, l'algoritmo greedy Martello-Toth (1990) ci consiglia di riempire lo zaino di bancomat con cui comprare sul luogo i teli da mare, l'acqua da bere, il secchiello e le palette. "Ma la spiaggia è deserta!" direte voi. Dettagli, questo è un atelier culturale! Cazzi vostri che ve lo andate a complicare con la realtà, coglionazzi! Fate come me e pigliatevi l'all inclusive!

Silvano "A casa mia le valigie le fa mia moglie" Martello
In realtà, la ricerca operativa è un argomento molto interessante, se l'obiettivo è quello di farsi quattro risate con gli amici. Una volta che i miei amici "Lu Fricu" e Genuflesso ed io eravamo andati a mangiare gli arrosticini, elaborammo un algoritmo piuttosto complesso per spartire gli arrosticini in parti uguali quando non erano divisibili per tre. Ci sentivamo molto fichi ed eravamo pronti a telefonare a Stoccolma per chiedere il premio Nobel, ma poi è arrivato il centerbe e ci siamo dimenticati tutto. Una grave sconfitta per la scienza.



L'approssimazione del nostro knapsack è effettivamente molto stile ingegneria: si tiene conto dei chili della roba da prendere, ma non del volume. Noi prendiamo le robe fondamentali: il cappello, la maschera, gli occhiali tondi stile Silvano Martello, i guanti, la stufetta elettrica, l'amaca. Tutto!


E la tenda, e la pala da neve, e tanto per stare in tema di ricerca operativa, un martello, e... uno sturalavandini? Capisco che esistono le pareti liscie, ma il metodo "Diabolik", che usa la ventosa per arrampicarsi, insomma, ce lo vedo poco in montagna.


Ok, qui si scende nello strano. Una pistola (per sparare agli yeti?) una bottiglia di champagne (per celebrare la conquista della vetta), un ... ferro da stiro? un incudine? Un dischetto? ah no, il dischetto ha senso, serve per salvare la partita.


Ah, ovviamente c'è anche il cibo. Zucchero, ci sta. Salsiccia? Latte condensato? Prugne secche? Prugne secche ci stanno, d'altra parte anche noi come Escoffier vogliamo cagare in alta quota. E dai, ci abbiamo già un diciassette chili sulle spalle, direi che si può partire.


Diciannove chili, scusate. Aggiunte dell'ultimo minuto. Tempo di partenza: le 9 di mattina? Ma per favore? L'unica vetta che ho conquistato in vita mia, il Croz dell'Altissimo, sono partito molto presto, di certo prima delle 9.

Era la cima più bassa, sia chiaro
Comunque abbiamo preso la strada normale, non quella ferrata. Certo, ci abbiamo messo sì e no sei ore e inspiegabilmente quel giorno sul Brenta era incredibilmente afoso, quindi alla fine eravamo decisamente disidratati. Quindi l'esperienza non è paragonabile a quella presente nel gioco di oggi, ma se c'è una cosa su cui siamo tutti d'accordo è che partire alle 9 è troppo tardi. Quindi partiamo alle 6, e d'estate, così magari c'è già uno straccio di sole...


...e anche un gran freddo. A 2400 metri, -5 gradi Celsius, ci stiamo ammazzando dal freddo, come si può vedere dalla faccina tremante del nostro emulo di Messner.. Provo a premere tasti a caso per muovere il nostro alpinista, che indossa una tutina acetata rosa in stile maestro di aerobica anni 80. Lo zoom sugli ochiali da sole non capisco a cosa serva, né il box bianco e blu su cui c'è sdraiato lo scalatore. Insomma, come ci si muove? Io premo invio e quello che fa il nostro scalatore è piantare la piccozza per terra. Boh! Un secondo che guardo il da farsi (ebbene sì, apro il manuale. Sto diventando mollo, ragazzi).

Più tardi.


Oh, ok, allora, come prima cosa apriamo lo zaino cliccando sopra lo zaino e andiamo a mettere roba pesante: berretto di lana (la "cuffia", si dice al Vecchio Paese, ma scopro da mia moglie che si dice solo al Vecchio Paese) un giaccone, e volendo si può bere pure un po' di rum per scaldarsi. Invece, per camminare, beh, che vi avevo detto sui giochi francesi? Bisogna muovere ogni singolo arto, smanettando avanti e indietro come in qualsiasi track&field o videogiochi di olimpiadi. Con il tasto su si salta i fossi, rigorosamente alla lunga, perché siamo tutti un po' vecchi di merda.


E praticamente si va avanti una schermata dopo l'altra, un passo dopo l'altro, piccozzando le lastre di ghiaccio sopra i crepacci per vedere se tengono. Questa, ad esempio, non tiene e ci zompiamo sopra, sperando di non causare una valanga.

Poco dopo.


Altro crepaccio, sembra di andare in piano ma in realtà stiamo lentamente salendo, dai 2400 del campo base, siamo ora ai 2510. Altro crepaccio da salta-CAZZO! Siamo caduti dentro. Il nostro anonimo scalatore si aggrappa con due piccozzine alla parete...


...e ora parte la risalita, che è una procedura ancora più pallosa. Si preme un tasto per piantare le piccozze, un altro tasto per sollevare la la prima gamba, da tenere premuto finché non si pianta per bene nella neve, perché non abbiamo infilato i ramponi nelle scarpe...

Molto più tardi.


...e poi bisogna premere un altro tasto per spingersi su, dopodiché si ricomincia piantando le piccozze. Avrete notato che siamo caduti nel crepaccio alle 6:27 e siamo usciti alle 7:05? Ecco. Immagino che sia così nella vita reale, ma premere i tasti sempre nella stessa sequenza per simulare un'attività fisica ed adrenalinica come l'alpinismo, beh, capirete che non è poi 'sta figata.


Beh, ora che siamo usciti sfogliamo l'inventario. Visitors Card? Che è questa roba? Non me la ricordav-oh. I crediti, giusto. Se il dischetto serve a salvare la partita, giustamente i crediti si vedono in un altro oggetto dell'inventario. Ok, gioco, stavolta "hai vinto bene": bella mossa per garantire un certo livello di immersione. Avessi usato il walkman sarebbe partita una musichetta insopportabile sul PC Speaker, quindi non usiamo il wakman. Ehi! Ma qui davanti che c'è? Una parete di roccia? Sarà meglio mettersi le scarpe morbide, dice il manuale. I ramponi e gli scarponi sono solo di ingombro.


Cazzo! È una parete di neve, con le scarpe morbide facciamo ancora più fatica che non abbiamo i ramponi. E siccome i ramponi non li possiamo mettere a metà parete, e siccome scendere non so come si faccia (né so se sia possibile) saliamo la parete innevata con questo fattore difficoltà in più.

Ancora più tardi.


Ah! Passata la parete, adesso che c'è? Un'altra salitona con un crepaccio subito prima? Il crepaccio non mi frega, e ora che ho ancora le scarpe morbide ai piedi, magari la parete di roccia mi è molto più facile. Cosa sia riflesso negli occhiali del nostro scalatore non lo so. Visto così sembra un fuoco che non consuma il roveto che sta bruciando, quindi più che sul monte Bianco potremmo essere sul Sinai. No, forse sta a dire che davanti abbiamo una parete di roccia. Roccia rosa, però, perché da Chamonix siamo passati sulle Dolomiti. Oh, aspetta, ho capito! C'è un sole che picchia quindi magari dovevamo metterci la crema? Ok, non ne ho idea. Con la CGA ci si capisce fino a un certo punto.


Ed ecco la parete di roccia. La francesità di questo sottogioco è qualcosa di (è proprio il caso di dirlo) agghiacciante. Praticamente dobbiamo muovere ogni singolo arto separatamente in modo da appoggiarlo a un pezzo di roccia stabile. Se è stabile, l'icona con la mano o il piede corrispondente sulla destra è visibile. Se la presa è debole, l'icona lampeggia. Se non c'è appoggio, l'icona scompare...


...e una volta trovato un appoggio che si spera essere sufficiente, hop! un bel colpo di reni e si sale un centimetro alla volta. Ora io sono sicuro che potrei usare qualche arnese nello zaino per assicurarmi a qualche chiodo piantato qua e là, ma non ho idea di come fare e quindi che diamine! Facciamo un bel "free solo"!

Free Solo! Free Solo!
Scusate.


Insomma, la scalata è di una pallosità atroce, per quanto sia riuscito a evitare il catalizzatore fondamentale di quello che i giovani d'oggi chiamano "ragequit": mancare l'appiglio e scivolare in basso e dover ricominciare tutto daccapo. In realtà mi è successo, ma non ho preso lo screenshot perché ero troppo intento a imprecare ed ho dovuto fare violenza su me stesso per non mandare tutto a quel paese. Anzi, ora telefono al me stesso del 1988 e gli dico che 'sto gioco non vale manco la pena di incuriosircisi.

Poco dopo.

No niente, credo che le telefonate attraverso la schiuma quantistica non siano compatibili con il Siemens S62 "Bigrigio" a rotella. Al tempo avevamo l'unica presa del telefono di casa in un altro piano rispetto a quello in cui stavamo, quindi ad ogni chiamata dovevamo fare le scale di corsa. Oh beh, niente. Ma forse dovrei fare qualche speciale infrasettimanale sui videogiochi che avevo per l'otto bit.


Finita la parete di roccia, arriviamo a un altro altopiano, e siamo già a 2670 metri. Non possiamo che saltare di gioia una volta in pianura...


...peccato che, porcamerda, alla parete successiva il nostro alpinista è preso dal tavò. Abbiamo il caffè nello zaino? No, pare di no, il Martello-Toth ci ha impedito di mettere la thermos nello zaino e quindi la nostra avventura finisce qui, con un colpo di sonno paragonabile a quello che era solito pigliarci durante una lezione dei sovramenzionati Martello o Toth.

Paolo "L'anima della festa" Toth

Ah beh. Riproviamo?

Più tardi.
 


Di nuovo caduti in un crepaccio, scopro che è possibile tirare fuori della roba mentre si scala una parete. Ovviamente non dev'essere dentro lo zaino, ma tenuta appesa fuori dallo zaino stesso. Prendiamo una corda e assicuriamoci... ma a un punto più basso della scalata. Che senso ha? Non ne ho idea.



Oh sentite. Io mi sono rotto i coglioni. Tavò di proseguire oltre. Giusto per sapere, se uso la pistola, non succede quello che penso che succeda, vero? Proviam-oh. Niente, mi sa che il nostro emulo di Messner si è suicidato in quota perché non sopportava il disonore di non riuscire a giungere in vetta. Beh, certe persone prendono le cose troppo sul serio. Non io, e non di certo Chamonix Challenge. Prossimo gioco!

È merda? Sì. Come tanti giochi francesi voleva introdurre un argomento, e una meccanica, innovativi, ma insomma, non è detto che tutte le discipline sportive si prestino alla conversione videoludica. Quindi, per quanto apprezzi l'originalità, mi spiace ma proprio non mi sono divertito manco un po'.
Ci rigiocheresti? No.

Ski Free (1991, Microsoft)

Eh sì. Questo è un altro di quei videogiochi che avevano più o meno TUTTI. Come tanti giochi per Windows 3.1 è nato per dimostrare che Windows 3.1 poteva supportare i videogiochi, a differenza di tanti altri giochi per Windows 3.1 è riuscito a dimostrare che effettivamente sì, anche su Windows 3.1 era possibile avere uno straccio di giocabilità. Ma i trucchi di programmazione da impiegare erano troppi e troppo complessi per avere un gioco arcade con una frequenza di refresh che fosse decente. Quindi, potremmo dire che questo è un tech demo particolarmente divertente.
E in effetti, Ski Free è un tech demo: l'autore Chris Pirih (non chiedetemi come si pronunci) era un impiegato della Microsoft che programmava accessori per Word ed Excel per DOS. A un certo punto Chris capisce che il futuro sta in Windows, almeno all'interno di Microsoft, e prova a imparare da autodidatta la programmazione per il futuro sistema operativo globale della casa di Bill Gates. Cosa si fa come prima cosa quando si cerca di imparare un nuovo linguaggio di programmazione? "Hello World!" direte voi. NO! vi urlerò in faccia io. "Hello World!" è il classico approccio accademico con cui ci si pulisce il culo chiunque voglia usare un computer per fare qualcosa di veramente utile che non sia un progettino d'esame per quell'altelier culturale di merda in cui ho sciupato anni. Le persone con ancora uno straccio di attaccamento alla realtà come prima cosa fanno un videogioco! Che sia un "indovina il numero" o uno sparaspara semplice, o "Snipes" non lo so, ma per imparare una cosa bisogna giocarci. Cazzo! Avevo pure fatto una roba giocosa persino su SAP! 

Ah beh, ma che perdo tempo a fare. Se siete venuti su 'sto blog per cercare di crogiuolarvi nella nostalgia di tempi passati usando come catalizzatore gli screenshot di giochi vecchi, è molto probabile che abbiate completamente disimparato a giocare. Oh beh. Sto divagando. Dicevo, Chris Pirih, tentativo di programmare su Windows (la versione 3.0 era appena uscita). Che si fa? Si converte un vecchio videogioco per dei terminali VAX / VMS in cui si simulava una discesa libera di sci coi caratteri ASCII. Un po' come "Skiing/TRETRE.EXE" che abbiamo visto la scorsa settimana, ma con due slash o due pipe (così: //, ||, \\) a emulare lo sciatore e degli accenti circonflessi (così ^ ) per rappresentare i pini contro cui non andare a scomaccarsi. Ah, e si va dall'alto al basso, come è giusto che sia. Sigla? Sigla!


Ah, che bello. Non c'è intro, ma tutto quello che c'è da vedere nela presentazione e nel menu principale è parte del gioco. Praticamente possiamo scegliere la modalità di gioco prendendo una delle tre strade. Slalom, freestyle, slalom con gli alberi. Bello! Che altri giochi vi vengono in mente con questo modo di presentarsi? A me viene in mente Quake 1, con la selezione della difficoltà nel livello iniziale. Prima o poi provo a rigiocare pure a quello. Sì, lo so, quella roba mi dà allo stomaco, ma è anche quella parte del mio percorso di crescita, quindi prima o poi mi toccherà. Non lo faccio volentierissimo eh.


Insomma, via! Pigliamo la strada dello slalom con gli alberi e appena passiamo a linea di partenza il cronometro scatta. I paletti ci dicono da che parte girare, e assumono il colore rosso o verde se li passiamo dal lato sbagliato o corretto. Insomma, non c'è niente di particolarmente difficile qui, ma come dicevamo, l'idea di Pirih è di avere un modo con cui dimostrare che pure su Windows si può avere una grafica decente basata su sprite. Teniamo in mente che la VGA del tempo aveva un semplicissimo e stupidissimo doppio buffer, nessuna accelerazione hardware, ma giusto una connessione alla scheda madre via bus ISA (molto lento). Il 386 (macchina top della gamma del tempo) arrivava a un massimo di 25 megahertz e nel caso di Windows il problema fondamentale era che sotto al gioco girava tutto windows, quindi un bel tocco di risorse veniva utilizzato. Quindi Pirih, con una programmazione decisamente ottimizzata e aiutato dal fatto che la neve è bianca come lo sfondo di default di un'applicazione di Windows, attivava e muoveva meno pixel possibile per mandare avanti la baracca a una velocità accettabile. Bellissimo, specie pensando a quante risorse divorano anche i programmi più semplici al giorno d'oggi.


Ma di reprimende sull'informatica ne ho già fatte diverse. Il cronometro avanza e noi continuiamo col nostro slalom fuoripista. Il gioco ha qualcosa di ipnotico che, nella sua semplicità, mi fa dire che tutto sia al posto giusto. In effetti, compreso anche Winter Challenge, è quanto di più somiglia allo spegnere il cervello tipico dell'esperienza dello sci. In effetti sciare è veramente un bel modo per smettere di pensare, dal gran che si è concentrati su bacino a monte - busto a valle, tenere gli sci paralleli. Poi ora coi carving mi sa che è tutto cambiato, ma nel 1991 gli sci erano dritti e orribilmente lunghi.




Che meraviglia! C'è anche l'ostacolo dello sciatore principiante, quello che va giù a spazzaneve. Ora io non è che sia Gustavo Thoeni, ma quelli che vanno giù impacciati in mezzo alla pista sono un gran casino. O peggio ancora, quelli che non sanno frenare. Una volta stavo sciando a Sestola, sull'appennino modenese, e mi ero fermato per dare una mano a una ragazzina che era caduta e aveva lasciato indietro un bastoncino. Mentre ero salito a scaletta per raccogliere la racchetta, una tizia chiaramente alla prima sciata (e non era nemmeno una pista facilissima) non riesce a frenare e mi cozza contro facendomi volare dieci metri più in basso. Io non mi faccio nulla, ma la tizia è svenuta e le cola un rivolo di sangue dalla bocca. Cerco di farla riprendere, badando bene di non tirarle su la testa, intanto mi metto a chiamre aiuto (la ragazzina intanto è ripartita) e intanto arrivano tre amici di questa, che ovviamente non parlano italiano, né inglese, né francese (mi fermo a queste tre) ma soltanto una lingua slava che lì per lì mi pareva russo. Cazzo! Ci mancavano soltanto i russi arricchiti in settimana bianca in Italia pronti a farmi gambizzare da qualche вор в законе. Continuo a urlare aiuto e con grande calma arriva un carabiniere abbronzato e con odioso accento toscano che massaggiandosi le palle scende dal gatto delle nevi e dice "Icché voffate costì ffori?" Spero che i mafiosi russi lo prendano a ombrellate con la punta tocciata nel veleno, ma no, niente, tutti e tre i tizi sono tanto spaesati quanto la loro amica, che nel frattempo si è ripresa e mostra che cadendo si è morsa una parete della bocca. Tutto bene quel che finisce bene, e la morale della favola è che il toscano è un accento di merda.


Ah, ho raccontato una storia personale come farebbe il titolare del blog delle prefiche condendola con una serie di #stacce o #eloromuti. Visti i precedenti avrebbe anche condito il tutto con una frase ad  effetto con cui "asfaltava" gli ex sovietici e tutte le prefiche a commentare con "Grande!" "Mitico!" "Sei un supereroe nella vita reale!". Ovviamente ci sarebbe stato l'immancabile nerd criptoreazionario con idee steineriane che lamenterebbe il maltrattamento della gloriosa, superiore razza slava, in maniera non dissimile da quell'interessante esempare di outsider art che è Roberto Galati.

L'unico Steiner degno di nota
(In generale gli immancabili nerd criptoreazionari eccetera eccetera sono quelli che credono ai banner pubblicitari "gorgeous russian girls looking for sex in Vecchio Paese"). Ho divagato. Quello che voglio dire è che a dispetto dell'impacciatezza nello sci e della barriera linguistica, quella ragazza che mi aveva tamponato sulla pista e i suoi amici erano stati tutti molto gentili e alla fine con gesti abbastanza eloquenti ci eravamo fatti capire che era tutto pollegg vez, vai tranquo. Con buona pace di quelli che usano il loro blog per sbandierare una vita fintamente romanzata.


Proseguiamo con lo slalom, mancano ancora poco più di 200  metri al traguardo, ed ecco arrivare chi mi fa molto più incazzare degi sciatori impacciati: gli snowboardisti. Non tutti, sia chiaro, giusto quelli che devono far vedere a tutti quanto sono stanchi sdraiandosi in mezzo a una pista mentre emanano il loro odore. Marò che fastidio. Basta.  Vediamo di arrivare a fine pista.


Eccoci! Entriamo in classifica con poco meno di due minuti, ma alla fine ci siamo solo noi in classifica. La cosa bella di SkiFree, e che rende giustizia al nome,  è che si può continuare a scendere. Continuiamo, a dispetto del pino contro cui siamo andati a crashare?


Ma sì, dai, continuiamo! Facciamo il pelo a uno sciatore e a un albero e a un tronc *sbam* No, il tronco lo centriamo. Bello anche che si può saltare. Teniamone conto per il freestyle dopo.


Intanto siamo scesi quasi a valle superando i due chilometri di non-pista. Continua davvero all'infinito? E quello che cos'è? AAAAH! Ecco la geniale trovata di Pirih per non farci andare davvero all'infinito. Dopo i 2000 metri arriva uno yeti e ci divora, usando la racchetta come stuzzicadenti. Quindi o si torna su ricominciando la partita o si ricomincia la partita. Per fortuna che questo gioco lo provai dopo che uscì, negi anni successivi alle mie settimane bianche, perché non avrei più affrontato la pista Orso Bruno con lo stesso piglio avventuroso.


E si ricomincia! Stavolta pigliamo lo slalom normale, quello senza alberi. Oddio, un po' di alberi ce ne sono, ma sono in effetti più a bordo pista. Bah, niente di particolare (a parte la seggiovia che ogni tanto compare...)


E di lì a poco giungiamo alla fine. Evitiamo di proseguire per essere di nuovo divorati, però.


E stavolta prendiamo il freestyle! Non abbiamo il cronometro che gira, ma abbiamo i punti "style". Come funziona? Boh, sperimentiamo. Un saltino e guadagnamo un punto. Benissimo! Una rampa arcobaleno che ci fa saltare un casino e... un altro punto. Ok. Poi cozziamo contro un ostacolo e andiamo a -29. Ah. Ok. Riproviamo, dunque.



Stavolta, a velocità aumentata. Mettete in sottofondo la musichetta di Benny Hill e guardate come guadagno punti agitandomi come un deficiente mentre sto saltando. Ah! Vedete? Faccio anche la capriola. Bellissimo, ma il cervello è così svuotato che onde evitare di strizzarlo per estrarre gli ultimi rimasugli di ciò che c'era rimasto, la chiudo qui. Bello però. Rinfrescante, sempre per stare in tema. Prossimo gioco!

È merda? No! È veramente un "casual gaming" che fa molto meno cacare di Solitario e Campo Minato (Reversi per chi come me era partito con Windows 3.0). Però a differenza degli altri giochini, Skifree non ci insegnava subliminalmente le movenze di Windows quindi non è mai stato incluso ufficialmente in release successive, ma solo fatto girare per anali "alternativi". Però è carino, sciocchino, simpatico e divertente. Caspita, sempre per stare in tema Microsoft, lo preferisco di gran lunga pure a Office!
Ci rigiocheresti? Ma sì.

9 commenti:

  1. Mi piacerebbe sapere quali sono gli anali alternativi di cui parli XD

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    1. È chiaramente un lapsus dovuto a un'inconscia reazione alla mia irrazionale idiosincrasia nei confronti dell'accento toscano, ovviamente *rumore di unghie sui vetri*

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  2. Il primo gioco sembra una palla di proporzioni elefantiache, ma conoscendomi so che se lo avessi avuto (per Amiga però, la CGA è gloriosa ma non se ne scende!) ci sarei impazzito sopra perchè sono un po' masochista.
    SkiFree invece è il Logos eracliteo, c'è tutto un culto dietro questo giuochino, c'è chi ci ha visto messaggi mistici, negli alberi che si muovono o che inspiegabilmente prendono fuoco quando ci salti sopra, o nel meraviglioso cagnolino che ha capito tutto della vita. Quando scoprii che con Wine gira una crema pure sotto Linux quasi piansi di gioia. Fun fact: premendo il tasto f lo sciatore incrementa notevolmente la rapidità di discesa, al punto da riuscire a battere lo yeti! Occhio però: ce ne sono due! Il primo, quello che tutti conoscono, arriva da dietro, ed a quel punto è facile fargli mangiare la polvere. Il secondo, più infame e bastardo, spawna da sotto, e schivarlo è molto più complicato...ma possibile. Cosa accade, dunque, schivati i due yeti, continuando a scendere a rotta di collo? Come nei vecchi cartoni animati della Hanna & Barbera in cui, ogni qualvolta un personaggio corre, lo sfondo scorre in loop come un rullo, ad un certo punto ci si ritrova alla schermata principale, la selezione dei tre percorsi. Il tutto potrebbe dare adito a considerazioni metafisiche sulla natura crudele e perversa in cui vive e muore il povero sciatore di SkiFree, ma è tardi, devo fare cacca e mi scoccio di esistere.

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    1. Beh, credo che per giocare a certi giochi una componente di masochismo c'è sempre, no? E comunque pure la grafica su Amiga pare uscita dal mondo degli otto bit per via della scarsissima risoluzione. Però sì, i colori sono più di quattro.

      Su Skifree, che dire? Io lo vedo come un'esperienza zen, intesa come nullificazione della mente. Nel senso che se lo zen è lo sforzo di riuscire a non pensare a nulla, Skifree è un ottimo coadiuvante. E grazie per gli ulteriori dettagli: con tutto quello che ci ho giocato (e ci ho giocato) la storia della F non la sapevo proprio. Buona cacata.

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  3. Chamonix Challenge è un prodotto in sé brutto, ma trovo frustrante che in trent'anni nessuno abbia trovato il modo di riproporre un videogioco sull'alpinismo. La frustrazione è doppia perché la parte sulla preparazione dello zaino era geniale e faceva sperare in una metà arcade altrettanto visionaria.

    Riguardo a Skifree, Randall Munroe ha riassunto il commento di Cicciograna in una delle sue strisce: https://xkcd.com/667/

    P.S. Aspetto con piacere l'aggiornamento dell'humidor :-)

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    1. Rispondo al P.S. in clamoroso ritardo causa impegni esterni non sempre gradevolissimi ho aggiornato l'humidor. Buona fumata. Per il resto, beh, rovistando nella mia collezione di merda shareware avevo trovato un simulatore di scalata a me precedentemente ignoto, un giochino della Cascoly (gli stessi del derivato di Tetris chiamato Towers, che pure aveva il suo perché) ma era veramente ingiocabile. Si chiama "Everest: The Iceman Apprentice" se hai lo stomaco forte, e l'ho trovato ingiocabile nel senso che cliccavi su una roba che sembrava cliccabile e non accadeva niente. Boh! Magari quando sono in pensione provo a capirci qualcosa. E ribadisco la mia ignoranza sul tasto F, e collegandosi al commento di Cicciograna si può dire che Chris Pirih crede nella reincarnazione. No?

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  4. Ciao Ex-videogiocatore,

    Bella rassegna, mi viene spontaneo farti una domanda tecnica. Windows 3.1 sei riuscito a farlo andare sul dosbox o via pcem?

    Quali dei due consigli di usare per resuscitare una vecchia installazione di win 3.1?

    Grazie

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    1. In questo caso ho usato Dosbox (ma una versione SVN, non quella ufficiale). In realtà avevo trovato una versione con Dosbox e Windows 3.1 già impacchettate assieme, che va bene per roba semplice (o ben ottimizzata) come Skifree o Castle of the Winds, ma per roba più complessa e più multimediale (mi viene in mente, chessò, Gazillionaire Deluxe) è lento come la malannata. PCem in generale è più "performante" se mi permetti l'orrido neologismo, ma è più macchinoso prendere gli screenshot animati. Ma a dirtela tutta non ricordo né dove ho trovato il pacchetto Dosbox+Win3.1 né se era semplice installarlo da zero su Dosbox.

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  5. Ciao Ex-vid,

    Ti ringrazio per la risposta tuttavia sono riuscita, con un po' di fatica, a risolvere da solo. Praticamente stavo cercando di riesumare l'immagine dell'hard disk del mio vecchio 386, in particolare non riuscivo a fare andare win 3.1 da dosbox.

    Alla fine sono riuscito a montare l'immagine come hard disk su pcem dopo aver pasticciato un bel po' con fdisk e parted (dovevo scoprire le geometria originale dell'hard disk che non e' mai stata annotata da nessuna parte).

    Per motivi strani fdisk mi vedeva solo i primi 3mb dell'immagine (che all'interno ha un programma che scompatta all'avvio il contenuto dell'hard disk), aumentando il numero dei cilindri (mantenendo heads e settori uguali a come indicato da fdisk) fino a coprire l'intera luncghezza del file (praticamente, indicando a pcem che l'immagine non e' da 3mb ma da 135) e modificando il bios sono riuscito a far partire l'immagine del vecchio hard disk.

    La trappola principale e' stata trovare una rom del processore decente (alla fine ho usato un 486) e cambiare il bios, visto che il resto l'ho scoperto pasticciando.

    Scrivo qui tutta la maratona nel caso servisse a qualcuno visto che pcem e' documentato abbastanza male.

    Ti ringrazio comunque, e a presto!

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