Tutti ricordano l'esame di maturità come, appunto, quel rito di passaggio in cui si passa all'età matura. Si prova la propria conoscenza del mondo davanti agli occhi di una commissione di sconosciuti dall'aspetto serio e pure un po' accigliato, e benché sia una cosa molto sopravvalutata, molte persone continuano ad averci gli incubi a proposito anche nell'età adulta. Non è il mio caso, personalmente. Al massimo ho incubi sull'autobus che mi portava a scuola che non passa o che prende una strada completamente diversa: sapete, la paura delle cosiddette "cause di forza maggiore". Ma a parte questo, ricordo che per me la maturità fu una cosa passata abbastanza in scioltezza. L'esame di terza media, invece, beh, ecco, non mi ricordo nulla di quello. A parte quando mi ero messo a cantare a squarciagola, ma sottovoce (non chiedetemi come) la sigla di Sampei assieme al mio compagno di classe Marco V. detto Enzimo (con la O, sì). A parte quando per la prova scritta di lingua francese avevo dovuto scriver una lettera a un corrispondente immaginario, e la scrissi a un tale Éric, perché ai tempi c'era la pubblicità della Nike in cui dei calciatori famosi giocavano a calcio contro una squadra di diavoli, e alla fine Eric Cantona ammazzava il demoniaco portiere con una pallonata dopo che si era tirato su il colletto della maglia dicendo "Au revoir": cosa che, causa anche il fatto che fosse il 1996, per me era l'apoteosi della figaggine.
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"au revoir" |
Quello che ricordo, però, era la preparazione psicologica al suddetto esame. Ore e ore di studio matto e disperatissimo mentre fuori faceva caldo e io inspiegabilmente ero nella mia fase di scarso videogiocaggio? Ha! Bella cazzata!