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lunedì 13 aprile 2020

Season of the Sakura (Seconda parte)

Nella precedente puntata di "Petali di ciliegio e un turbinio di sentimenti per Shuji!"


Otaku!

Moe!

Surepoji!

Uè capo! Facimmece 'nu girett' sulla tua collezion'e jurnalin' eh?

Ed ora, salvo "ragequit" da parte dell'ex videogiocatore, la conclusione!



Che poi, conclusione, diciamo che iniziamo a giocare sul serio, visto che ho premuto metaforicamente il tasto "snooze" per troppo a lungo e ora inizio a giocare, e voi mi direte "ma mica te l'ha detto il dottore di farlo! Se non ti piace, lascia perdere!" Vero, ma quello che faccio con il mio appuntamento settimanale è di immergermi negli abissi della sfiga, in modo da abbracciarla, relativizzarla, e passare oltre. Le cose che ci fanno ancora incazzare, se ci fanno ancora incazzare a distanza di anni, e la mia sfiga di un tempo mi fa decisamente incazzare, le cose che ci fanno incazzare... che ci fanno... ah! Ho perso il filo del discorso. Bah, al diavolo. È più che sufficiente come giustificazione.

Dicevo, riprendiamo a giocare questa "visual novel" per cui il mio compagno di classe autodefinitosi fiero otaku si stracciava le vesti e che tutto mi suggeriva tranne che una sana e allegra rappresentazione di persone che si divertono copulando. In realtà, l'impressione che avevo ai tempi era che fosse un gioco che fosse orientato a un pubblico di ragazze (si dice "Otome"! Direbbe il mio conoscente otaku) con le scene succulente che non arrivavano mai. Ma si sa, il tempo è relativo e quindi probabilmente l'impazienza e la curiosità di arrivare al dunque mi facevano sembrare il gioco di una lunghezza eterna, e d'altra parte se avessi voluto vedere porno sarebbe stato sufficiente aprire il browser, anziché stare un casino di tempo su IRC a scaricare uno zip di 4 mega e mezzo.  Oh beh, ripigliamo pure!


Insomma, eravamo rimasti che Shuji, il nostro protagonista, aveva subito abusi psicologici e probabilmente fisici dai due genitori uno più stupido dell'altro. Quella era la premessa, e ora iniziamo col primo capitolo in cui andiamo a frequentare questa scuola preparatoria all'università per ragazzi rigorosamente maggiorenni, eh! Il primo capitolo è "La danza dei fiori di ciliegio alla cerimonia di ingresso". Che ci sta, perché l'anno scolastico comincia in Aprile (e apprezzate il tempismo del fare questi articoli in Aprile) e in Aprile c'è la fioritura dei ciliegi col rituale dell'hanami che i giapponesi fanno in primavera, andando in giro a guardare i fiori, ubriacandosi e cantando a squarciagola coi karaoke portatili. La tradizione del guardare i sakura è così radicata nell'immmagine della cultura popolare giapponese sbarcata al di fuori dell'Impero che un casino di ristoranti giapponesi si chiamano così, tant'è che un mio ex collega, quando si rivolgeva a un mio capo che abitava vicino a 'sto ristorante, lo apostrofava con "OHE, SCIACURAAAAAH". Ogni strafottutissima volta. Era anche un vecchio di merda che non faceva altro che piagnucolare e lamentarsi senza nemmeno stare a sentire le spiegazioni del perché una cosa non poteva essere fatta esattamente come voleva (era fisicamente impossibile) e che una volta che mandai cordialmente a fare in culo (avevo appena dato le dimissioni e non avevo a portata di mano una pallina per fare footbag, quindi ho fatto la cosa più vicina in termini di soddisfazioni)


Insomma, a causa degli abusi da parte dei genitori, Shuji è in ritardo per arrivare a scuola. Subito si bulla tantissimo perché è il classico stereotipo dell'adolescente scazzato che gli riesce bene tutto ma non si esalta e non sorride mai. Altro classico stereotipo del romanticismo manga è che Shuji finita la pioggia incontra e si scontra con Reiko e cosììì...

Prendimi amòre, sono tùah e volante
Notare che in quest'ultima foto ho fatto violenza su me stesso per non scadere nella banalità sul fatto che Mirko e Licia facevano giochini erotici basati sulle fettine panate. Sono gesti, questi, che andrebbero apprezzati. Quello che invece non apprezzo è che il cozzare di Shuji e Reiko sia una scusa per un impercettibile "panty shot" di Reiko che, ok, è maggiorenne pure nella versione giapponese, quindi bene così, vai polleggiato vez che ci stai dentro. Cioè, non "dentro" nel senso di in galera, a questo mi riferivo cari amici della JAST divisione americana. Che poi la JAST non era anche la ditta svizzera che produceva l'Olio 31 e lo spray all'eucalipto? Io mi ci drogavo con quella roba. Sì, sì, divago.


Chiaramente, se Shuji è lo stereotipo dell'adolescente giapponese cazzuto e perennemente imbronciato che fa bene tutto ciò che fa, Reiko sembra avere lo stesso quoziente intellettivo di una pozzanghera di sisso*, e subito fa l'ochetta perché ha letto caterve di manga shōjo (ovvero diretti a un pubblico femminile). Come ho detto prima, tutte le grandi storie d'amore in Giappone iniziano con due che si inzuccano correndo per strada saltellando col braccio in su come fa Super Mario. Dev'essere anche per questo che in Giappone le vie non hanno nome, così la gente si perde più facilmente, si scontra e il ridicolo tasso di natalità aumenta. D'altra parte, se la gente si ammazza di lavoro così tanto che la morte da troppo lavoro ha un nome giapponese, come fanno i giapponesi a trovare il tempo di corteggiarsi, mettersi assieme, metter su famiglia e fare bambini? Persino l'attuale imperatrice ci ha messo otto anni prima di fare bimbi! E tutto questo perché era stressata con tutto il Giappone che osservava la coppia reale come se fossero due panda allo zoo dicendo "dai che ce la fanno! dai che ce la fanno!" Capite che non è la condizione migliore per concepire un erede. Lo stress è l'anticoncezionale più grande.


*il sisso è un termine tipicamente modenese per indicare la miscela di urine e feci suine utilizzate a scopo di fertilizzante. L'odore che ne esce non è gradevole.


Vabbè. È il primo giorno di scuola e a differenza del mio liceo, in cui a noialtri sfigati ci fu detto "la tua classe è la, arrangiati" qui nel glorioso Nihon si fa una bella presentazione in palestra adibita a sala conferenze. E a differenza di me al mio liceo, Shuji ha già la sua prima tacca sul cannone: Kiyomi! La tizia con gli occhiali e l'espressione "inebétita", per citare l'ultimo eroe dell'immaginario collettivo italiano, che gli tiene il posto perché con gli occhioni un po' spioventi sta dimostrando che è stracotta di lui. Shuji potrebbe cacciarle un rutto fortissimo in un orecchio e Kiyomi gli andrebbe subito a stirare le camicie. L'approccio basato sul rutto nell'orecchio lo fece con grande disinvoltura il mio eroico compatriota Della in gita scolastica nei confronti della G., ritenuta tra le più gnocche dell'intera scuola. Lei la prese sportivamente, mi si dice (purtroppo non ero in classe con loro). Ma sto divagando. Il fatto è che l'immaginario collettivo dell'erotismo giapponese si riflette molto nello stereotipo che si ha in Occidente della geisha (completamente diverso da quello che fa una geisha vera). Una bambola gonfiabile animata che intrattiene, serve, e soddisfa l'uomo in ogni singola sfaccettatura, dalla parte più sessuale alla parvenza di essere indifesa, nutrendo così il narcisismo di un uomo che necessita disperatamente di sentirsi figura dominante.

DAI CAZZO GAIJIN FÙMATE STO FIÒDENA *GNIGNIGNIGNIGNI* (scusate)
D'altra parte, nell'articolo su Dyna Blaster mi rifacevo a un monologo di Dave Chappelle per ipotizzare come la devastante sconfitta tramite bomba atomica avesse emasculato l'immaginario collettivo del Giappone, un impero che per quasi tutta la sua esistenza è stato una dittatura militare, e quando non lo è stato era teatro di sanguinosissime guerre civili. Capite che con una storia così (e una chiusura totale al resto del mondo, esclusi gli occasionali olandesi che si sa, con i loro camper li trovi ovunque) l'unica cosa da fare per contare qualcosa è prendere in mano la katana e stagliuzzare più nemici possibili. Poi ci furono quelle cose a Hiroshima e Nagasaki, Hirohito fu sconfito e fece gli occhioni kawaii a MacArthur che fece impiccare Tojo al suo posto, e il Giappone mise la foga militarista nel costruire marchingegni elettronici, diventando così la seconda potenza industriale al mondo. Tutti lavoravano come matti per poi andare a ubriacarsi felici e a cantare il karaoke, il consumismo era sfrenato a tal punto che negli angoli delle strade c'erano distributori di mutande usate, prodotti di intrattenimento invadevano l'occidente creando una generazione di teste di cazzo (l'ultima vendetta di quel criminale di guerra con l'orologio di topolino) e insomma tutto sembrava andare alla grande.

Dopodiché Hirohito confermò la sua natura umana schiattando e passò ai posteri come imperatore del periodo Shōwa (che significa periodo di pace illuminata), e due anni dopo, nel 1991, scoppiò una bolla speculativa così tremenda che era disonorevole parlarne e tutti fecero finta di niente (anche da noi, perché tanto chi se li incula i giapponesi? Sò tutti uguali). Le grandi corporazioni licenziarono a quattro palmenti per tagliare i costi, ma il carico di lavoro restava quello che era. I salaryman, i nuovi samurai che non avevano più un daimyo a cui giurare fedeltà ma una zaibatsu, si trovavano per strada e non vedevano modo migliore per recuperare l'onore se non commettendo un bel seppuku! E sì, amici, la seconda emasculazione collettiva nel giro di poco più di mezzo secolo! Magari prima o poi al glorioso popolo Yamato i genitali gli rispunteranno, ma penso che crescano molto lentamente, specie ora che il potere d'acquisto dei singoli - ma ehi, sticazzi dei singoli - è andato a puttane, in pensione si va a 70 anni con un massimo del 35% sull'ultimo stipendio, e questo soltanto se ci si ammazza di lavoro, perché ora i datori di lavoro sono in quella fase in cui si dicono turbati di fronte a casi di karoshi, ma a parte fare un po' di PR dicendo che hanno assoldato dei mental coach per i dipendenti, non fanno un beneamato cazzo, che quei foglietti kanban mica si spostano da soli, che diamine!

Capite insomma che un giovane giapponese di fronte a queste prospettive non si esalti proprio tanto e decida di chiudersi a riccio nella sua cameretta, diventando così un herbivore man, un uomo che non si cura della carne. E quando dico "carne" intendo dire *avete capito*.


Dopodiché si va in classe. Non ricordo cosa accadde il mio primo giorno di liceo scuola preparatoria all'università esclusiva per maggiorenni. So che qualche giorno dopo che cominciammo arrivarono le operatrici di quell'organizzazione idiota chiamata CIOP (Centro Informazioni Orientamento Professionale), che probabilmente era una cosa esclusiva dell'Emilia Romagna, ma sticazzi. Per tutta la terza media 'sta gente ci aveva tritato le palle mettendoci paura sulla scelta che avremmo dovuto fare dopo l'esamone, quando noi avevamo tutt'altre cose a cui pensare: peli che spuntavano inaspettati, l'istinto continuo di strofinarci ciò che fino a qualche tempo prima chiamavamo "cotonno", e per le ragazze il temutissimo menarca. Ricordo che, poverina, una mia compagna di classe ebbe il menarca proprio durante l'esame di matematica, e già era spaventata per via del terrorismo psicologico che ci aveva accompagnati fin là, e poi si trovava in quella condizione imbarazzante con la bidella, che era una specie di anello mancante di diversi passaggi evolutivi fa, che con il suo ghigno stile Jack Palance diceva "eeeeh, si è sviluppata durante l'esame"! Sti cazzi di eufemismi li odio, e il fatto che fosse stato pronunciato nello strettissimo dialetto del Vecchio Paese di certo non aiutava. Ma sto divagando! Il CIOP. Insomma per tutta la terza media ci fanno paure e timori sul fatto che abbiamo solo questa chance per decidere del nostro futuro, poi facciamo sta decisione, andiamo al liceo e due settimane dopo arrivano chiedendoci se abbiamo paura della scelta che abbiamo fatto. Ma vaffanculo! Invece i prof non ho presente cosa ci dicessero, con la chiara eccezione del compianto professor Amedeo M.D. di storia dell'arte, che iniziò fin da subito a fare il marpione con le ragazze e a chiamare "testa di cazzo" e "animale" i maschietti. Alla fine trovò per me un certo rispetto e mi chiamò "Ammiraglio" ma non ho mai capito bene perché.

Niente di tutto questo ovviamente succede alla scuola di Shuji, visto che la prof tettona con la tuta integrale di latex rosso con la zip sul davanti porta il saké e inizia a far bere gli alunni. La bacchettona Seia (che, ricordiamo, a 14 18 anni è già convinta di voler far la suora senza aver consultato il capitolo giapponese del CIOP) dice che l'alcol in classe fa arrabbiare Gesù, ma subito interviene un arrapatissimo Makoto che dice che è un modo molto più efficace per conoscersi gli uni con gli altri. Non ha torto, in realtà: ci sono 40 persone in classe, come si fa a ricordarsi tutti i nomi? Infatti nel gioco Shuji si focalizzerà solo su Makoto e alcune ragazze tra quelle disponibili (ricordo il gentile pubblico che Reiko e la tizia del calcio sono del terzo anno).


Capitolo tre! E il due dove stava? Me lo devo essere perso. "La battaglia delle donne". Ah andiamo bene. Shuji non fa un cazzo e si trova le donne che si danno battaglia per stare con lui. Io ricordo sinceramente che l'incredulità in quel momento pesava come la Basilicata e facevo una fatica bestia a sospenderla. E quindi dicevo "Sé vabbé vaffanculo" perché ero convinto che se non avessi fatto nulla per mettermi in mostra nessuna mi avrebbe cacato, e quindi spesso esageravo nell'altra direzione. Spesso? Sempre. Ho già telefonato al me stesso del passato, due volte. Non è servito a un cazzo. Indietro non si torna. Visto che è il messaggio sotteso di questo blog più o meno da sempre dovrei averlo capito pure io, no? 

Ok, dicevamo. C'è sta cosa nei licei giapponesi (non la faccio più la battuta della correzione con le scuole per maggiorenni, tanto abbiamo capito tutti, no?) che ognuno deve iscriversi al club doposcuola, in genere uno sport ma può essere anche roba più culturale, o che ne so, roba nerd come il club degli scacchi o il già noto "Club dei fisici" in cui si assegna il "premio dei fusi". Di fatto Shuji, senza fare un cazzo, viene placcato da tutti i membri dei vari club che cercano di reclutarlo. A lui non gliene frega niente di niente perché è annoiato-tormentato e quindi decide di far parte del club "vado a casa dopo la scuola" e su questo devo dire che con Shuji mi identificavo abbastanza, perché io appena uscito da scuola volevo prendere 'sto cazzo di autobus che mi avrebbe portato a casa in un tempo non ben definito (dai 35 minuti alle due ore) e avrei potuto finalmente cavarmi le scarpe, i pantaloni e grattarmi le palle senza preoccuparmi di tenere dentro i gas che avevo nella mia pancia molliccia. Sì, facevo abbastanza schifo. D'altra parte ero cresciuto in un ambiente in cui l'ansia era direttamente proporzionale all'energia cinetica, e più si stava fermi più c'era tranquillità. Tipo che non potevo girare a vuoto più di un paio di volte che mi sentivo dire "Cosa c'è? Hai bisogno? Sembri un'anima in pena". Certe cose ti restano attaccate. Non dico che fosse esclusivamente colpa dell'ambiente, eh. Ci mettevo molto anche del mio.


Shuji non si vergogna a tirare scorregge in pubblico e soprattutto non ha i problemi di allergia che avevo io e si sdraia sotto un ciliegio a guardare i sakura e si addormenta. Al suo risveglio - AH ODDIO UN MOSTRO ah no è la solita ragazzetta manga con gli occhi tipo il pesce "besugo" Ha la treccia e le tette così piatte che la invidio un casino perché con la mia pialla della Stanley non sono capace di non lasciare delle collinette qua e là sul legno ricavato da pallet abbandonati che ho recuperato. Dovrei comprarne una elettrica ma A) costa B) mi manca lo spazio, mannaggia. Trovare un garage chiuso nel mio quartiere è come trovare una giapponese con le tette. Esistono, ma si son viste solo in foto. Dicevo: treccia, piattume, un attimo che controllo gli appunti, è Mio Suzuki, che non è in classe con Shuji ma ciò non impedisce di volergliela dare...


...intendo ovviamente dire "volergli dare l'opportunità di far parte del club del tennis". Ma Shuji non gliene frega un cazzo di niente e vuole tornare a casa a farsi spupazzare dalla mamma e a giocare coi prodotti tecnologici d'avanguardia venduti nel negozio del padre.

Shuji e Nobuyuki (impressione artistica)
Questo chiaramente non può essere accettato dagli sgorbietti con più o meno tette in alta risoluzione a 16 colori, che subito danno inizio alla titolare "BATTAGLIA DELLE DONNE" (marò che voglia di prendere a testate il materasso di un fachiro) per accaparrare Shuji nel loro club, in modo che possano successivamente abusarne. Io avevo sempre detto che veniva fatto l'opposto, memore del noto episodio di "Willy il Principe di Bel-Air" (secondo mia nonna un'ottima guida per imparare a stare al mondo, e nonostante questo non era riuscita a farmelo stare sui coglioni) in cui Willy entra nel club di poesia ad usum chiavandi, e nonostante Carlton lo pigli per il culo (il pomodoro è rosso / la melanzana è blu / il finocchio è bianco e verde [in relazione alla maglietta bianca e verde indossata da Will in quel momento] / quale ortaggio sarai tu?) riscuote un discreto successo inventando sul momento il poeta "Raphael De La Ghetto", con la poesia "Tic Tac, che ora è", che qui ripropongo:

Tic tac che ora è?
E’ ora che ti decidi, tu!
L’amore che avevi promesso di darmi
col cavolo che arriva più!
Sono stufo di guardare l’ora, stufo di aspettare.
Tra tic e tac, tac e tic,
nell’attesa si è rotto l’orologio.

Insomma in tutto questo Willy si iscrive al club di poesia per pigliar su qualche ragazzotta dalla pelle color ebano e il culone bello rotondo, Shuji non fa un tubo perché si muovono direttamente le ragazzotte dalla pelle diafana e dal culo piatto come le Valli di Comacchio a cercare di metterlo nel loro club per pigliarlo su, e al Liceo Scientifico dove andava l'ex videogiocatore non c'erano club e dopo la scuola c'era chi stava seduto su un motorino a guardarsi in faccia e dire cose senza senso, chi andava in biblioteca, e chi tornava a casa solo (presente!)


Dunque, ricapitoliamo. Kiyomi (occhiali) è quella del baseball. La manager del club del baseball, nel senso che è quella che prende i sospensori usati e li lava (si spera). Vuole che Shuji entri nel club del baseball così potrà fare quella cosa che i giapponesi amano fare con le mutande usate. Mio invece è la tennista, che vuole giocare in doppio con Shuji in modo da fargli sentire i gemiti che tira ogni volta che smazzuola una palla. Reiko, che è quella che nuota, vuol far nuotare anche Shuji per farlo attaccare ai di lei salvagenti. Poco originale, eh? Sticazzi, tutta sta pantomima per farsi trapanare da Shuji, non si finisce mai, ci credo che i giapponesi si estinguono. MA ATTENZIONE AMICI! Momento scelta! A quale delle tre grazie vogliamo concedere il wakizashi di carne? Boh! Nel dubbio scelgo il nuoto, non tanto perché Reiko ha le tette più grandi, ma perché dei tre sport, messo alle strette, è probabilmente l'unico che avrei fatto perché nonostante la mia totale sedentarietà, a nuotare me la sono sempre cavata piuttosto bene. Certo, il cloro in piscina mi fa schifo, ma ci saranno gare di nuoto in mare che non richiedano anche il dover correre e andare in bicicletta, no? No? Ok, l'ho scelto per le tette.

Peccato che sia una scelta inutile, perché qualsiasi cosa sclega, Shuji dice "se scelgo un club deluderò le altre due ragazze" e quindi decide di provarli tutti.


Proviamo col tennis. Mio geme e Shuji puntineggia, e ovviamente (ci credereste?) Shuji, la prima volta che prende in mano una racchetta, stravince contro la campionessa di tennis in un match tipo quello del 1973 tra la gloria del passato Bobby Riggs di 55 anni, e la numero 1 del tempo, la 29enne Billie Jean King, con la differenza che nel 1973 vinse la King abbastanza agilmente. Ma qui siamo in Giappone, la donna è schiava, o lavora o (avete capito)


Tocca al besebòl, ennesima dimostrazione della sottomissione culturale nipponica agli Stati Uniti, ma tant'è. Shuji si trova a battere una cinquantina di lanci, e fa 50 home run. Roba che manco Babe Ruth sarebbe riuscito a fare una roba del genere. Dico Babe Ruth e non uno più recente perché sono rimasto a quella generazione di giocatori lì come cultura mia. Il fatto è che avevo un videogioco di baseball e i giocatori erano quelli della greatest generation, e oltre non andai. Giocai un po' anche a qualche Hardball della Accolade, ma lì devo andare a scavare per bene nella memoria, perché prima di tutto devo ricordare come si gioca. E sì che da bimbo avevo giocato a una versione di baseball indoor. Si chiamava "Mel Ball", e sono sicuro che fosse così di moda che diversi altri miei coetanei in altre zone ci abbiano giocato.

Nuoto? Sì, ok, andiamo negli spogliatoi...


...e arriva sta qui che senza presentarsi si spoglia e cerca, senza tutto il teatrino decide di prendere le cose in mano, e per "le cose" intendo dire (avete capito). È Shoko, la ragazza del calcio! Che come Antonella Clerici "non può vivere senza calcio" e subito si dà da fare a vedere se può usufruire del calcio di Shuji per il suo club. Che poi, suo club, al massimo fa la cheerleader, alla peggio lava i calzini e i sospensori pure lei. NOIOSO, ragazzi! Ci credo che Holly non caga minimamente la sua fan numero uno Patty! Primo non ha un'idea ben chiara di che cosa gli serva esattamente quella roba che gli penzola tra le gambe, secondo le femmine non giocano a calcio quindi a che cazzo servono le femmine? E terzo, Patty è frigida, ed è questa la ragione per cui siamo tutti d'accordo che a soddisfare certe cose a Holly ci pensa direttamente il fidato amico Tom. (Prego apprezzare il gesto che non sto facendo riferimenti triti e ritriti sulle trombate infinite tra Roberto e la madre di Holly. Peraltro penso di averli già fatti in un altro articolo). Sto divagando di nuovo! Insomma Shoko è lì che sta per fare la sua offerta al cazzomercato di riparazione che arrivano le tre grazie a salvare Shuji dal tentato abuso sessuale. In effetti Shuji sembra piuttosto turbato, ma non capisco se sia paralizzato dal senso di disagio o se in fondo non gli dispiaccia che una sconosciuta che potrebbe essere una rappresentante porta a porta di malattie sesssualmente trasmissibili stia cercando di trombarselo a prescindere dal suo consenso. Il me stesso di 38 anni in un caso del genere si sfilerebbe via e sporgerebbe denuncia.

"E il nuoto?" Ah niente, come in un film di M. Night Shamalayan salta fuori che Shuji è allergico all'acqua e quasi affoga. E non si vedono le tette di Reiko (Si vedono più avanti ma non ho preso lo screenshot, segaioli che non siete altro).

Più tardi.


Alla fine Shuji non ha deciso cosa fare quindi concorrerà al Festival scolastico dello Sport in... tutti gli sport. E durante l'hanami di classe, finalmente si apre al suo pubblico di femmine adoranti: lui è riesce a fare tutto senza fatica, e per questo ha una grande noia di ogni cosa. Voleva essere amato e per essere amato cercava di fare il fenomeno negli sport ma la gente dopo aver fatto un po' il tifo per lui lo mandava a fare in culo in quanto gli veniva tutto benissimo e semplice! E dai loro torto, dico io. Magari Shuji avrebbe potuto darsi da fare in qualcosa che gli richiedeva uno straccio di sforzo, tipo chessò, il nuoto! O non essere uno stronzo musone e introverso, una volta tanto! O mandare affanculo quel pervertito di suo padre a viso aperto anziché farsi tutto emo a proposito! No?


Vabbè. L'hanami procede e tutti sono completamente ubriachi e sono raffigurati come pesci. Non so se ci sia un equivalente giapponese di "Drink like a fish" che in inglese vuol dire "bere come una spugna", ma supppongo di sì, in ogni caso l'adattamento è venuto bene. Devo dire che pure la traduzione è fatta bene, con persino qualche momento didascalico in cui Shuji, tra una puntinata e l'altra, si ferma per spiegare certe usanze giapponesi che a un gruppo di segaioli occasionali accidentali potrebbero sfuggire. Molto meglio dell'adattamento italiano di roba giapponese di tale Gualtiero Cannarsi, che apparentemente fa incazzare a bestia gli otaku italiani moderni perché questo qui si trova a un livello di otakuismo talmente spinto che nel nel rispetto fanatico dell'Opera la traduce parola per parola come facevano certi miei compagni di classe nella versione di latino (ricevendo 3 a raffica). Io non studiavo, coglievo il senso, lo rendevo in un italiano decente, e voilà, 8 o 9. Questo Cannarsi appartiene senza dubbio alla scuola di pensiero quei miei compagni di classe.

Yuri (o Juriy) Cannarsa is the best Cannars*
Ora, mi chiedo che sarebbe accaduto se qualche cazzone al liceo con me avesse risposto al tre con la seguente frase "La traduzione letterale non esiste, è uno spauracchio da maestra di scuola media. Esistono traduzioni corrette, e indi fedeli, e traduzioni scorrette, per strafalcioni o invenzioni, e indi scorrette. Più una traduzione riesce a essere fedele, più è corretta. Perché è una TRADUZIONE: la sua fedeltà È La sua correttezza. È proprio così semplice, e tutto il resto non sono che fandonie e alibi e refugium peccatorum del non saper fare una traduzione CORRETTA". Credo che la compianta prof Giovanna L. lo avrebbe mandato a fanculo per direttissima, ma col sorriso sulle labbra. Sono d'accordo con lei e il fatto di essere d'accordo con la quasi totalità degli otaku italiani non mi lascia in bocca un buon sapore. Ma oh, ci sono cose su cui non si transige.

Più tardi.


"HERE COMES NEW CHALLENGER(S)!!" Oddio, questo inglese non è proprio meraviglioso, ma credo venga dalla versione originale nipponica. Il new challenger chi è ? Presto detto: è Ruri, l'ersatz di Rei di Evangelion! Sfidante in cosa? In puntinismi, ovviamente, visto che la nuova arrivata indulge nell'uso degli ellissi ancora di più di Shuji nei suoi monologhi interiori. Tutti ci si avventano sopra grugnendo "unf figafiga unf" un po' come nella storia "Puffetta vuole la luna" che leggo ogni tanto a mio figlio (d'altra parte, cento maschi e una femmina, un po' di concorrenza c'è). Peraltro quando gli leggo quella storia non posso non pensare a un periodo precedente a quello di Season of the Sakura, quando ero alle medie e il mio compagno di classe napoletano che si esprimeva a versi incomprensibili ogni tanto si metteva a urlare "AH! LA PUFFETTA CE L'HA BAGNATA!" Non capisco a distanza di quasi un quarto di secolo.

Più tardi.


Makoto e Shuji si mettono a giocare a paintball (cioè, Makoto gioca a Paintball, Shuji gli tiene compagnia sospirando e tenendo il broncio) lungo il fiume e chi trovano? Guarda che caso! Centoventisei milioni di giapponesi (nel 1996 così come oggi) e girando così a caso troviamo Ruri in riva al fiume! Ma io trasecolo! Forse veramente sono arrivati i mostri di evangelion e hanno raso al suolo il Giappone (lo so che ora mi menerete il torrone sul fatto che ho cannato la storia di Evangelion. Risparmiatemi per favore) e quindi sono rimasti giusto i frequentanti di quella scuola! No, semplicemente sono i soliti artifizi narrativi. Ci sta anche dai. Sospensione dell'incredulità. Comunque, Ruri è triste ed è sola e non dice niente ma è chiaro che vuole essere aiutata! Almeno così pensa l'otaku che sbava sul fanservice proposto dalla JAST. Ruri vuole essere aiutata, io l'aiuto, lei si sente in debito, paga il debito servendomi a vita soddisfacendomi senza recalcitranza (ho detto bene?)! Un po' come certi genitori che riempiono i figli di regali non richiesti per poi poter loro dire "ah ma come sei viziato, séntiti in colpa e anzi espìala pure facendomi eternamente da valletto/badante". Pure di questo parla Ferenczi, ma il pippone l'ho fatto la scorsa settimana e 'sta settimana è tutto andato in vacca.

Più tardi.


È ora della gita scolastica, in cui si va in campeggio e si insegna la sopravvivenza agli alunni, in modo che in caso di guerra facciano tutti come Shoichi Yokoi (quello rimasto nella giungla per quarant'anni senza che nessuno gli avesse detto che era finita la guerra). D'altra parte il preside è un paramilitare convinto. Ho saltato la parte in cui dobbiamo decidere con chi andare in gruppo, tanto poi non cambia nulla nello svolgimento del gioco, semplicemente quella su cui clicchiamo ottiene un tot di punti coito che fanno sì che poi eventualmente ci si conceda. Ne abbiamo parlato, vero, della discretizzazione di grandezze inquantificabili, no?

Più tardi, a Hokkaido.


Tutto sembra andare per il verso giusto, quando a un certo punto Shuji si accorge che Ruri è sparita. Nessun altro ci aveva fatto caso, nemmeno Makoto visto che oh, quella non parla mai, se la tira, cioè vez quella cammina a un metro da terra oh, ma stai cagata eh, mica ce l'hai solo tu.


E salta fuori che è caduta in un burrone. Tutti dicono a Shuji di non andare a salvarla ma siccome Shuji è un ribelle allora si cala di sotto a prenderla. Chiaramente, il gioco non va avanti fino a quando non la salviamo, non c'è nemmeno il rischio di cadere tutti di sotto e morire entrambi eroicamente. CHE PALLE, amici! Non c'è nemmeno il gusto della suspense.


Con la sua proverbiale loquacità, Ruri ringrazia Shuji condendo la discussione di una serie infinita di puntini. "Perché mi hai salvato, Shuji?" "..............................................................." "Beh, non vedo perché non avrei dovuto" dice Shuji tirandosela e atteggiandosi a duro. "........................................................................." dice Ruri.
"........................................................................." dice Shuji.
"........................................................................." dice Ruri.
"........................................................vaffanculo." dice l'ex videogiocatore.
".............Ruri." conclude Shuji, e la gita a Hokkaido la chiudiamo qui. Anzi no, Shuji nota che Ruri non sanguina più dalla testa, e si è rigenerata come magicamente. Sarà mica perché il suo originale nel cartone animato moriva e veniva clonata a più non posso? Chiaramente ho dovuto documentarmi per scrivere sto articolo.

Più tardi.


Oh, ma sempre stanno in vacanza sti stronzi! Dopo Hokkaido, si va tutti al mare a mostrar le chiappe chiare! Ed è chiaro pure il resto, perché i giapponesi, si sa, non si abbronzano. C'è pure una sequenza in cui si vedono di sfuggita le tettone di Reiko, ma ovviamente non ho preso lo screenshot perché se volete vedere delle tette enormi disegnate male c'è sempre Deviantart. No, ho preso lo screenshot di Shuji che ride felice assieme a Kiyomi, e senza che Shuji faccia niente di particolare, Kiyomi praticamente gli si scioglie in mano. E io che credevo di dover strafare per farmi notare e ottenere l'attenzione delle fanciulle! Sospensione dell'incredulità in una fantasia di potenza per otaku solitari oppure non ho capito un cazzo io della vita?

Più tardi.


Ci avviciniamo al festival dello sport e Shuji in effetti strafà in qualcosa: negli sport, che comunque gli vengono tutti perfettamente. Pallavolo? Mitico! Baseball? Grande! Calcio? Goleador! Vaffanculo, và. È troppo facile così.


Insomma una sera Shuji torna a casa distrutto dagli allenamenti, e si trova in casa Shoko che si mostra preoccupata e chiede a Shuji di smetterla di strafare perché ha paura per la sua salute. Ma è  ovviamente tutta una scusa per concedersi a lui. Qui finalmente siamo di fronte alla prima decisione, e potremmo decidere di chiuderla qui trombandoci Shoko e fidanzandoci con lei (perché è chiaro che appena Shuji introduce l'odachi di carne in qualche femmina oramai ci è legato a vita) e diventando pure calciatore (perché è chiaro che quell'invertebrato di Shuji se si lega a vita a una allora deve uniformarsi pure alle sue passioni). Poi arriva Gaucci che ne compra il cartellino e Shuji manda affanculo quel gatto rosa attaccato ai maroni che è Shoko cercando fortuna nella classifica mediobassa di serie A.


Fanculo Shoko, continuiamo. È il giorno del festival dello sport, e Shuji ripete a Ruri quello che aveva già detto durante l'hanami alle altre, che eccelle nello sport naturalmente e quindi si sbatte a fare tutti gli sport perché è un narcisista di merda e pensa che questo lo porti a essere amato. "..................................bye" risponde Ruri. Ciao Ruri.


Ah, dimenticavo, ci sono pure la suora e l'acrobata! Pure loro fanno da servette a Shuji facendogli da segretarie che gli dicono a quale disciplina deve andare subito dopo le altre. Sticazzi! Alla fine l'intero festival è un susseguirsi di didascalie piuttosto noiose e di finte onomatopee circondate da asterischi. Shuji vince tutto, esiste la possibilità di vincere la gara di corsa a tre gambe fatta con un'altra tizia abbastanza insignificante (chiaramente, vincendo ci si mette il timbrino sopra) e basta così. Ah sì, Shuji deve fare anche parte della rappresentazione teatrale dell'Action Hero club, qualsiasi cosa voglia dire. Mi voglio ripetere: sticazzi.

Più tardi.


Finito il festival, la classe va a ubriacarsi a casa della prof Kyoko, tutti se ne vanno e Shuji resta con lei, la quale gli dice quello che tutti noi abbiamo capito da sempre: tutte le ragazze della scuola vogliono farsi Shuji, anzi, sono tutte innamorate, che per un otaku che non ha idea di come funzionino i rapporti umani le cose sembrano sovrapposte. Comunque Kyoko dice che la situazione non resterà così in eterno e prima o poi Shuji dovrà sceglierne una. Beh, e fare invece una specie di Playboy Mansion con Shuji perennemente in vestaglia e le altre deficienti che vivono avendo come unico scopo nella vita quello di gratificarlo? Tanto, abbiamo sparato stronzate finora, spingiamoci pure fin là, no? No, Kyoko dice "Ora ti insegnerò qualcosa sulle donne" e vogliosa salta addosso a Shuji. Facepalm.


Solo che Shuji oltre a non saper nuotare non se la cava neanche tanto bene come "stamina" e quindi dopo due secondi, ops! Purtroppo Kyoko non può dargli un voto sufficiente per la lezione speciale, perché bisogna anche saperle soddisfare. Shuji chiede "No aspetta, le donne devono essere soddisfatte? Io credevo che esistessero solo per massaggiarmi i piedi e annusarmi le scorregge!" Skippiamo, ragazzi. Io mi  sono rotto i coglioni.

Molto più tardi.


Sono i primi di gennaio, e la classe va alle terme perché così si fa in Giappone. Shuji, su invito di Makoto, ha sbirciato la sezione femminile e ha visto le ragazze (e la prof) che si sfregavano le tette a vicenda in un bagno caldo, pigliandosi così una pietrata in faccia. Nel casino che segue, indovinate un po', Ruri è sparita, di nuovo, con una lettera in cui si scusa di tutto. Shuji decide di inseguirla, e così facendo spezza il cuore a tutte le altre che lo amano, ma insomma, facciamola finita. Ma detto tra noi, qual è il problema di Ruri?


Praticamente è stata manipolata per tutta la vita da una madre di merda, ricchissima e stronza, che vuole che tutto vada esattamente come vuole lei, per questo Ruri ha cambiato un centinaio di scuole per cose tipo che il tappeto della scuola, per la madre, non dava un tono all'ambiente. Ora, il resto della famiglia ha fatto interdire la madre e messo Ruri nella scuola di Shuji, ma il danno è fatto, il cuore della ragazza si è congelato perché non vuole più troncare con gli affetti. Ah, la vita adolescenziale pre-social media! Avesse avuto Facebook, Ruri avrebbe detto agli ex compagni "Ehi ragazzi come va?" e non vedendo nessuna risposta li avrebbe mandati affanculo. Anzi, avrebbe detto "....................................".

Comunque Ruri è scappata perché deve tornare dalla madre stronza di cui sente la mancanza perché è l'unica che ama. Shuji, che per sentirsi speicale sente che deve per forza avere la vita tormentata, la consola, e ovviamente Ruri ci casca perché per come è cresciuta sente il bisogno di essere manovrata e presa per il culo da qualcuno, che sia Shuji, che sia la madre, poco importa. "Bene! E ora, scena di sesso!" dice Ruri.
"Scusa?" chiede Shuji.
"Il sesso, sì, l'amore fisico, il coito, ti piace?" Chiede Ruri.
"Stavamo parlando del tappeto della scuola..." Dice Shuji.
"Il sesso non ti interessa?"
"Nel senso del coito?"
"Piace molto anche a me. È un mito maschile sul femminismo l'idea che noi lo odiamo. Può essere un'attività naturale e stuzzichevole, anche se esistono persone, parlo della satiriasi negli uomini e della ninfomania per le donne, che lo praticano in modo non spontaneo e senza gioia." dice Ruri, e praticamente gli dichiara che nella sua incredibile timidezza l'ha già data via l'anno scorso, e tavò di calcolare quanti anni giapponesi o americani avesse. Shuji si sente un po' infastidito per essere il secondo arrivato ma oh, sticazzi. Skip!


Dopo la scena di sesso, Ruri scappa di nuovo via lasciando a Shuji una lettera 
"Scusa Shuji, ma devo tornarmene da mia madre. Addio. E scusami per la sassata che ti ho tirato in faccia".
"Ah niente, non preoccuparti, non sento neanche..." pensa Shuji mentre legge la lettera.
"Ecco nome e telefono di un dottore che si prenderà cura della faccia e non presenterà la parcella. È una persona in gamba e seria." prosegue la lettera.
"Oh, è gentile da parte tua Ruri, ma ..." pensa Shuji.
"Ti prego, vacci, Shuji. È una persona in gamba, e seria."

Oh beh, se insiste. Di fatto Shuji si trova con un pugno di mosche, senza Ruri, con le altre tizie che lo spernacchiano, poi ad Aprile rifioriscono i Sakura e indovinate un po' chi ci troviamo di fronte? La stronza laconica .È tornata da sua madre, ma ha messo le cose a posto. Possiamo stare di nuovo insieme! Dice Ruri e subito Shuji si frega le mani e sente l'imbarzottimento partirgli da sotto il perineo. "Tutto risolto vez! Mamma viene a stare con noi!" dice Ruri con gli occhi vitrei e il sorriso stiracchiato. Ops! Avrei dovuto leggere meglio l'articolo su wikipedia che in Evangelion hanno tutti una sitauzione familiare di merda! E così Shuji, Ruri e Mamm't vanno a vivere assieme con Ruri che si esprime a "........................." la mamma di Ruri che ogni due per tre umilia Shuji trattandolo come un infame non degno della figlia perfetta, e Shuji per non pensare alle grane familiari si butta sul lavoro per morire di collasso cardiocircolatorio a 34 anni (25 nella versione giapponese). Oh beh, questo è il glorioso Giappone. Prossimo gioco!

È merda? HAI! Se volete una specie di Candy Candy moderno con vaga interattività, protagonista maschio e insopportabilmente sturonuzo, azione vergognosamente ripetitiva e qualche scena di coito qua e là a sperare che riscatti il tutto, beh, questo è il gioco per voi. E in tal caso, fuori da questo blog!
Ci rigiocheresti? Vaffanculo.

2 commenti:

  1. Non mi sarei mai sognato di dire ciò, ma a sto punto nel suo cringe forse ha più senso il concept de In Vacanza con Sylvia.

    Io posso far finta di capire che magari in un contesto giapponese questo possa essere quell'ideale di giovanile fantasia erotica (anche se sto veramente ipotizzando e dando per vero un universo in cui ho Elvis Presley nella mia cucina). Ma è quando questo arriva da noi, avrei persino "capito" un gioco con boh Alessia Fabiani, Federica Fontana, Giorgia Palmas, ma un crossover di ragazzine prese a caso da cartoni famosi (e mi sorprende non ci abbiano ficcato pedoCreamy dentro, almeno in questo do un mezzo punto per non aver usato l'espediente Idol) boh, nel periodo delle mie tempeste ormonali difficilmente potevo avere in mente menate erotiche su qualcuno che avesse la faccia di Bambi stampata in faccia. Però oh, il mondo è bello perché è vario si dice.
    E ti ringrazio comunque per questo viaggio in tutti questi orizzonti così strani.

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  2. L'ex videogiocatore: since 2016, playing shit videogames so you don't have to!

    A parte gl'ischerzi, grazie del tuo ringraziamento. Penso che un gioco analogo nell'italia dei tardi anni 90 non avrebbe potuto fare a meno di un ersatz della Marcuzzi, di cui parlerò nel post di domani. E a proposito di anni 90, il gioco prende le eroine degli anime ad esso contemporanei, quindi è per questo che non c'è Creamy, che è degli ANNIOTTANTAH™. Meglio così. E sono d'accordissimo con te che a parità di sfiga, tra questo e Sylvia ha più senso Sylvia: di quanto, possiamo discuterne.

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