il fatto che sia Tom Hanks a farlo rende il gesto meno scurrile |
Quarantenne con famiglia e lavoro serio cerca di capire cosa ci fosse di così figo nei videogiochi che tanto gli piacevano più di 20 anni fa. I nuovi articoli sono terminati, ma quelli vecchi restano.
Potrebbe esservi utile leggere (per contestualizzare)
lunedì 29 novembre 2021
Sam & Max: Hit the Road
lunedì 22 novembre 2021
Magic: The Gathering
C'è stato un periodo della mia vita in cui una cosa di cui sentivo molto la mancanza è avere un fratello o, ancora meglio, un cugino più grande: tutto questo prima ancora che venissi a conoscenza del noto brano di Elio e le Storie Tese in cui il cugino più grande viene dipinto come una specie di superuomo che ha vissuto ogni possibile esperienza che un essere umano possa concepire. I miei amici che avevano i cugini influencer ante litteram avevano come vantaggio di parentela il fatto che venissero a conoscenza di tutte le nuove mode di quella grande scientificazione e commercializzazione dello svago che era la nostra vita. C'erano i fratelli/cugini che magari avevano fatto l'iscrizione al club di pirataggio del software e trovavano i videogiochi che per noi costavano 99.900 lire (135.000 se distribuiti da Halifax), c'era persino quello con il cugino all'estero che aveva il cavo magico con cui trasferire i videogiochi dai cabinati del bar al PC.
All'inizio degli anni 90 un cavo MicroUSB in effetti sarebbe stato visto come magico |
L'unico che non aveva cugini superuomini nietzcheani (pron: niciani) ero dunque io, un po' perché dal ramo materno c'era una lunga fila di figli unici quindi zii e cugini, poca roba. Tra mio padre e i parenti stretti, a proposito di figli, c'era una grandissima forma di competizione. A partire da chi dava il nome più altisonante fino ai vari cosiddetti "achievement", che vanno dallo spannolinamento ai voti a scuola, alla laurea, al lavoro, la posizione sociale, tutte queste minchiate qua. Chiaro che in questo ambiente, con il nemico io mica ci fraternizzavo.
giovedì 18 novembre 2021
La proustiana-winnicottiana stampa di settore: PC Action 4 (Settembre 1992)
Ho parlato più volte in questa sede di quella che Donald Winnicott definisce "la paura del crollo". La paura del crollo è quella specie di tara mentale che ci portiamo dietro quando abbiamo subito, appunto, un crollo: e che cos'è un crollo? Beh, secondo Winnicott, il crollo è quando nella nostra personalissima storia c'è stato un momento in cui le cose sono andate tutte un po' a puttane. E la conseguenza non è quella che potremmo immaginare, e cioè che si sta di merda e non ci si ripiglia più, perché effettivamente, l'essere umano ha una resilienza molto notevole. Al punto che un sacco di imbecilli si fanno il tatuaggio con su scritto "resilienza" ma questa è un'altra storia.
facile essere resilienti quando sei il rampollo ritardato di una famiglia di plutocrati che si fa passare una paghetta molto ampia per evitare di fare danni nell'azienda di famiglia |
Dicevamo, il crollo. Quando questo avviene, spesso accade che per via della sovramenzionata resilienza, lì per lì la cosa non ci tange minimamente. Il che è una figata all'apparenza, ed è principalmente dovuto al fatto che per centinaia di migliaia di anni i meccanismi evolutivi hanno premiato chi già nel breve termine, a fronte di una catastrofe, se ne sbatteva i coglioni e subito si rimetteva in carreggiata, per quanto potesse.
lunedì 15 novembre 2021
Theme Hospital
Un blog molto migliore di me, The Digital Antiquarian (www.filfre.net) dice una cosa molto intelligente, a proposito di Peter Molyneux e della Bullfrog. E cioè che è vero in qualche modo i ragazzi della Bullfrog sono stati dei pionieri, ma allo stesso tempo hanno subito un destino che è l'esatto opposto di quello dei pionieri, quando qualcuno esplora nuovi territori spesso finisce per fallire miseramente ai primi tentativi, magari non viene riconosciuto in vita e ottiene una celebrazione soltanto postuma.
io ci spero sempre che abbia il riconoscimento che merita in vita, eppure il pubblico non capisce un cazzo (trovate tutto qui, e per favore leggetelo che è molto bello) |
Beh, con la Bullfrog è stato l'esatto opposto. Ogni volta che usciva uno dei loro balocchi, subito la fecale stampa di settore (e quindi anche noi che seguivamo quei deficienti come i bambini della città di hamelin) andava tutta in visibilio.
lunedì 8 novembre 2021
Dinotopia
Uno dei più grandi misteri che avvolgono il mondo dell'infanzia è per me la fascinazione che hanno i bimbi per i dinosauri. Uno dice "Sono grossi", sì, ma anche le balene sono grosse e non è che le si caghi tanto. Uno dice "Sono estinti e misteriosi" vero, ma anche il tilacino è estinto, e se chiedo che cos'è un tilacino tutti dicono "ah boh". "Oh che due coglioni anche tu, eh, sono semplicemente fichi!" e in effetti avete ragione, il dinosauro come concetto è ESTREMAMENTE fico, ma il perché l'inconscio collettivo lo ritenga fico è una cosa che mi sfugge! Quello che posso dire è che Spielberg non si è inventato niente, perché quando tutti venivano nei calzoni per Jurassic Park io e i miei amici Ivano e Porro, che eravamo hipster ante litteram, sbadigliavamo perché dove cazzo erano quelli là quando noi ci pasticciavamo felici coi Dino Riders? I Dino Riders! Quelli si che erano dinosauri, con l'elmo psicomagnetico, i cannoni, e il movimento motorizzato a pile "Torcia"!
e un cartone animato che faceva stracagarissimo |
lunedì 1 novembre 2021
Rebel Assault 2
"Nel paese degli orbi il guercio è re", mi viene in mente quando ripenso a questo gioco. Lo so che detesto proverbi e ogni forma di saggezza popolare contadina espressa sotto forma di motti di spirito testati per cent'anni da una commissione di saggi che, in questo caso, andava in giro a cavare gli occhi a intere popolazioni salvo uno che veniva accecato parzialmente, e verificare se quest'ultimo fosse nominato sovrano per acclamazione. Adesso che cosa c'entra tutto questo con Guerre Stellari ve lo spiego, ma è un po' legato alla mia storia personale, un po' legato al gioco in sé.
Hail to the king |
Cominciamo dalla parte di storia personale, vi va? Insomma, questo gioco lo presi originale, assieme a The Dig, in edizione economica "Edicola di CTO". Il negozio era gestito dallo stesso tizio che aveva il negozio attaccato alle Poste in cui avevo visto Need for Speed durante un periodo di astinenza ludica, e ora che ero sprofondato nella sfiga il negozio si era spostato alla frazione del Vecchio Paese dal nome abbastanza ridicolo. Ciò non mi impedì di passarci e di appropriarmene, sempre per lenire ol senso della sfiga che mi avvolgeva, e sopra stare 'sti giochi tutto il pomeriggio.