Quarantenne con famiglia e lavoro serio cerca di capire cosa ci fosse di così figo nei videogiochi che tanto gli piacevano più di 20 anni fa.
I nuovi articoli sono terminati, ma quelli vecchi restano.
Siamo tutti d'accordo che il nostalgismo non è un'invenzione degli ultimi
anni, anzi. Già Virgilio ella qarta egloga auspicava la venuta di un non ben
definito puer che avrebbe causato il ritorno di un'età dell'oro non
dissimile da quella celebrata dagli antichi miti (e il fatto di aver auspicato
la venuta di un fanciullo che ci avrebbe salvati tutti fece guadaganre a
Virgilio la possibilità di fare guida turistica dell'Oltretomba, irridendo
tutti quelli che bruciavano e soffrivano. E dici poco!)
non ragioniam di lor, ma digli SUCA
Circa un migliaio di anni più tardi, Miguel de Cervantes prendeva un po' per
il culo una certa nobiltà spagnola decaduta la quale sognava di vivere ancora
nell'era dei poemi cavallereschi: anche qui, il fatto che si chiamassero
"poemi" mi faceva intuire che proprio cronache della realtà del tempo non
fossero, ma erano semplicemente vaghe immagini di un passato idealizzato e le
cui parti peggiori erano state convenientemente dimenticate.
Jean Sheperd, uno scrittore e umorista statunitense che è principalmente
ricordato per aver scritto la sceneggiatura del film "A Christmas Story" (che
in Italia non se lo è cacato nessuno, ma negli USA significa "Natale" ancora
più di "Una Poltrona per Due") aveva fatto del rifiuto della nostalgia uno dei
cardini della sua opera. Le sue opere ("A Christmas Story", ma prima ancora i
racconti brevi da cui il film è tratto) sono, a detta sua, una memoria delle
cose come erano, e non delle cose come sono state depurate del male dalla
funzione protettiva del nostro subconscio di bambini un po' tonti.
Episodio emblematico è quello del "Little Orphan Annie's Secret Decoder Ring".
Durante l'età dell'oro degli show radiofonici (siamo a cavallo degli anni 30 e
40, per dare un contesto alla storia), alle trasmissioni era spesso associato
un gadget, un anello speciale con due rotelle concentriche su cui erano
scritte le lettere dell'alfabeto, che potevano fungere da decodificatore per
un semplice cifrario a sostituzione.
tipo così
Questi anelli si ordinavano via posta e servivano a decifrare dei messaggi
misteriosi che venivano pronunciati dal narratore durante la trasmissione.
Sheperd racconta dell'eccitazione di quando finalmente gli arrivò a casa il
pacchetto con il suo anello decodificatore e della tensione palpabile di
quando si trovò lì per lì a decodificare il messaggio misterioso pronunciato
dalla radio. Tensione che si tramutò in delusione mista a rabbia quando scoprì
che il messaggio misterioso altro non era che "Ricordati di bere la tua
ovomaltina". L'ovomaltina era lo sponsor della trasmissione "Little Orphan
Annie", e Shepard aveva scoperto con grandissima amarezza che negli anni 30-40
la solfa era esattamente la stessa dei tanto amati ANNIOTTANTAH: i nostri
ricordi, le nostre "bruschette negli occhi", le fantasie della nostra infanzia
erano tutte figlie di qualche strategia di marketing orientato al
rincoglionimento dei bambini per far sì che i pargoli rompessero le palle ai
genitori fino a farsi comprare quello che i loro aguzzini marchettari
volevano. Questo il nostalgista lo sa, e continua a sospirare, con lo sguardo
vitreo e il sorriso acquoso, bramando la venuta del puer magico (se
stesso, suppongo) che lo riporti all'età dell'oro. Perché? Perché questa
sindrome di Stoccolma?
Zeynep Tufekci è una sociologa turca: personalmente credo che sia una delle
persone più profondamente intelligenti di questo particolare periodo storico,
e se mi conoscete sapete che non tiro fuori giudizi del genere a cuor leggero.
"È anche un bel donnino" direbbe il mio amico Ivano che ha da sempre
un debole per le ottomane
Un'ipotesi di Zeynep è come la nostalgia tenda a formarsi o ad acuirsi, tra le
varie possibili cause, quando si ha una percezione che il "contratto sociale"
si sia rotto, o almeno che non funzioni più nei termini in cui ci
eravamo abituati a percepirlo. Questa è una cosa che ha risuonato molto con la
mia personalissima esperienza. Ho già scritto in questa sede che sono
cresciuto con già in mano le istruzioni per l'uso della vita. Benissimo! Ma
erano istruzioni scritte più di mezzo secolo fa da parte dei tanti Vecchi di
Merda con cui sono cresciuto, e mai aggiornate. Meno bene.
Si trattava di un complessissimo algoritmo che di fronte ad ogni situazione
proponeva esattamente la cosa da dire e la cosa da fare, e guai a sviare dal
solco tracciato dagli antenati, perché quello sarebbe stato garanzia
inevitabile di fallimento. Tutto molto bello, ma se è vero che tra il vecchio
Paese degli anni 30-40 (salvo bombardamenti)-50 e il Vecchio Paese di un
secolo prima non è che ci fosse tanta differenza, anche solo negli anni 80-90
gran parte delle cose che davamo per scontato al tempo di mia nonna e del suo
circolo di conoscenze quella era tutta fantascienza. E non parlo soltanto
della tecnologia: parlo del vocabolario, evolutosi completamente, parlo
soprattutto dei "protocolli di comunicazione" tra unità umane. Parlo di tante
cose che io, ex bimbo prodigio cresciuto tra i grandi, avevo dato per scontato
e giunto al punto di interfacciarmi coi miei pari, non riuscivo a stabilire
una comunicazione, perché parlavo e mi comportavo esattamente come un cazzo di
vecchio di merda! La dissonanza tra l'aspetto adolescenziale e il
comportamento da VdM, unita all'impacciatezza tipica di chi non aveva ancora
capito esattamente che cosa voleva essere, creava quindi una "uncanny valley"
che suppongo mi rendesse ripugnante.
l'ex videogiocatore, circa 1997
Faccio un esempio stupido, ok? Allora, una delle ricette secondo mia nonna per
il successo col gentil sesso (mia nonna il cui mantra era "sii più disinvolto
con le ragazzine, caràgna d'un imbalzé") era fare quello che al giorno
d'oggi viene chiamato "cat calling". Ora, chiunque non viva piantato su
twitter lamentandosi del politicamente corretto che gli impedisce di
esprimersi come vorrebbe dicendo N1234 e F3564 (a numero uguale corrisponde
lettera uguale) senza conseguenze, sa benissimo che nel 1997, anno in cui il
gioco di oggi era uscito, fischiare dietro a una ragazza significava prendersi
un giustissimo vaffanculo. Ovviamente non l'ho mai fatto (e pure i miei
coetanei che avevano successo con le ragazze non li ho mai visti abbassarsi a
un tale livello di sfiga) e la cosa mi dà sollievo. Se l'avessi fatto avrebbe significato che sarei stato completamente in balia
della visione del mondo di mia nonna, c'era speranza.
Insomma, questo è un piccolo esempio sciocchino per parlare di un contratto
sociale scaduto. Un set di regole e di algoritmi per il successo, che pur
venendo applicati al meglio delle mie possibilità non garantivano il successo
promesso. E la mia scelta fu quella di tornare indietro in quel passato
idealizzato in cui sì che il mio bagaglio intellettuale mi avrebbe permesso di
essere un vincente, mica questi tempi crepuscolari!
"say what you want about the tenet of nolanism, at least it's an
ethos"
In quel periodo le televisioni stavano iniziando a comprendere quanto diffusa
fosse quella voglia di tuffarsi nel passato idealizzato. Evidentemente il
contratto sociale aveva smesso di funzionare non soltanto per me. C'era una
miniera d'oro nelle persone insoddisfatte dal presente che volevano tornare ad
essere come immaginavano di essere stati un tempo: con più capelli, con più
spensieratezza, con meno responsabilità, con più figa a mano (per chi ce
l'aveva). Nella mia adolescenza (avevo pure iniziato il liceo, e questo per me
era stata una combinazione micidiale) il passato idealizzato non risiedeva ne
GLIANNIOTTANTAH (che nel 1997 erano visti come una caduta di stile lunga un
decennio). Gli "ANNI 70" però, sì. Ah! I pantaloni a zampa d'elefante!
Ah, il borsello! Ah, le canzoni di Battisti nel juke-box in spiaggia! Ah, il
caso Moro e gli anni di piombo! E poi, l'offerta televisiva. Goldrake e i
robottoni giapponesi! E poi Starsky e Hutch, le Charlie's Angels, l'uomo da
sei milioni di dollari, quei redneck col tesserino del KKK in tasca di Bo e
Luke (che in Italia sono arrivati nel 1980, ma non importa).
In tutto questo la celebrazione definitiva di quel decennio arriva
dall'insopportabile Fabio Fazio, quando ancora aveva il suo orrido gilettino
nero e in testa dei riccioli quasi pubici nell'aspetto, oltre che
unticci. Sulla nostalgia degli anni 70, lo strapagatissimo sampdoriano
ci aveva fatto un intero supervarietà serale attorniato dal solito circo di
freak, da Claudio Baglioni a Orietta Berti, più probabilmente anche Idris
Sanneh e l'architetto giapponese Sano Takahide, non me ne meraviglierei. Si
chiamava "Anima Mia" e non l 'ho mai guardato, primo perché "Quelli che ... il
Calcio" mi faceva detestare Fazio, ma soprattutto perché per me, a fomentare
il nostalgismo per qualcosa che non ho mai vissuto, gli anni 70, bastava il
gioco di oggi. Sigla!
L'economia è vittima di una grave recessione, le città sono dominate dalle
fiamme delle rivolte, la benzina è scarsa e carissima, il crimine dilaga. A
nessuno sembra fregargliene niente: questo è un tempo per i vigilanti. Ebbene
sì, amici, questi sono gli anni 70! Anni 70 alternativi, in cui la crisi
petrolifera è andata un po' peggio, al punto che gli interi U.S. of A. si
stanno disgregando, ironicamente a duecento anni dalla dichiarazione
d'indipendenza. Però sono gli anni 70, con la loro musica, la loro moda, la
loro estetica (NB: il font Impact in corsivo non è estetica anni 70, ma
transeat). Forte della mia novella nostalgia per un'era in cui i miei
genitori avevano una vaga idea del fatto che prima o poi gli sarebbe piaciuto
avere un figlio, avevo fatto un po' di ricerche, nel limite delle mie
possibilità, sull'estetica e sulla musica degli anni 70. Non di certo grazie a
Fazio, ma grazie alle lapidarie dichiarazioni dei redattori delle fecali
riviste di settore, che forti dell'uscita di questo gioco Activision (che
riciclava l'engine dell'acclamato Mechwarrior 2) subito millantavano di sapere
tutto di quell'età dell'oro, con tutti gli annessi e i connessi.
Molto spazio, nelle fecali riviste di settore, è stato dato alla colonna
sonora di questo gioco che a detta loro era di genere "Funky" (il genere si
chiama "Funk" ma ok). Ora non penso che né io né i fecali redattori trattori
negli altri redattori delle riviste di settore avessero un'idea di che cosa
fosse il funk e di quello che era significato per la comunità afroamericana
negli anni 60-70.
E l'altra parte con internet non necessariamente disponibile per tutti e non
di certo piena di informazioni facilmente reperibili come è ora, non penso
che il redattore medio della fecale rivista di settore, pagato a cottimo e
costantemente minacciato dai colpi di clava di Max Reynaud e dall'anestetica
personalità di Stefano Silvestri andasse a cercare più informazioni sul
genere, tant'è che cascasse il mondo se veniva menzionato qualche musicista
funk da andare a cercare in qualche negozio di dischi sperando che non fosse
stato soffocato da ciò che c'era nella hit parade contemporanea.
Menzioni alla trasmissione televisiva "Soul Train", che aveva avuto un
impatto culturale veramente ineguagliabile negli U.S.A (e di riflesso pure
da noi, inconsciamente) zero. Bah! Io queste cose le so ora, dopo che ho
avuto modo di documentarmi grazie a internet, ma in realtà nel 1997 quello
che dovevo fare era leggere la fecale rivista di settore e fidarmi: se loro
mi dicevano che per la colonna sonora di questo gioco erano stati reperiti
strumenti musicali d'epoca e l'autore della colonna sonora, tale Arion
Salazar, si era attenuto alle sonorità del tempo (quali? Boh!) non potevo
non crederci. E poi in un demo del gioco incluso nel fecalissimo Silver Disk
di TGM c'era un file Wave a bassa definizione (la compressione MP3 era una
novità, ai tempi) con un bellissimo brano molto ritmato, molto funk, molto
molto orecchiabile, e insomma il messaggio era bello che venduto. La musica
negli anni 70 era meglio di quella merdaccia che c'era nel 1997. Che cosa ci
proponeva la scena musicale del 1997? Peschiamo a caso dalla top 100
italiana di quell'anno:
Breathe (Midge Ure, di cui avevo il CD grazie alla pubblicità degli
Swatch)
Breathe (Prodigy, di cui sentivo il CD a scrocco a scuola ma mi faceva
male alle orecchie)
Thubtumping (Chumbawamba, sentita più o meno ovunque, pure su World Cup
98 e la cosa deprimente è che nella top 100 la ben migliore "Song 2" dei
Blur non c'è, per stare in tema di giochi di calcio)
Laura non c'è (Paolo Brosio*)
Spice up your life (Spice Girls)
Barbie Girl (Aqua)
Don't cry for me Argentina (Madonna)
*che peraltro il Paolo Brosio di Sassuolo ha fatto Laura non c'è prendendo il riff all'inizio di "Some other time" degli Alan Parsons Projects e ripetendolo. Su questa verità non transigo proprio.
Ecco non so, ora magari certi brani fanno venire una sensazione di nostalgia
molto forte, ma a parte certe eccezioni, molta musica mainstream del tempo
mi schifava abbastanza. Non escludo che questa mia repulsione fosse dovuta
alla storia del contratto sociale obsoleto, eh. Magari se il me stesso di 15
anni vivesse ora, avrebbe aperto un account di Twitter in cui si celebra la
"bellezza tradizionale" e i valori del passato, e probabilmente questa
sarebbe una patetica foglia di fico per nascondere la vicinanza al
suprematismo bianco, ma ehi! D'altra parte lo erano anche Bo e Luke.
Ok, ho divagato: dicevamo che oggi guarda caso è il 3 luglio del 1976, un
giorno prima del bicentenario, e anziché stare lì a preparare il barbecue una
popputa ragazza con la camicia arrotolata sotto le tette proprio come la
cugina Daisy si sta facendo inseguire con la sua Plymouth Barracuda da una
macchina di proprietà di qualcuno che condivide una passione con il mio amico
Alessandro C., e non è quella di disegnare cazzi sui banchi di scuola ma bensì
quella di leggere la nota rivista per truzzi "Elaborare" e mettere in pratica
i vari smaragliamenti (neologismo delle mie parti, lo so) montando sul
tettuccio un paio di cannoni mitragliatori. Bene così!
"Stampede, this is Vixen. Code Six Pack. Repeat: Code Six Pack. Off I82, East
of Lubbock. Pursuer: Modified '73 Courcheval Manta. Creeper's heavily armed.
Will seek mode four rendez-vous. Repeat: mode four rendez-vous." La tettona ha
nome in codice "Vixen" (sospiro) e sta comunicando con tale "Stampede", e
possiamo solo immaginare che sia una vigilante, ma solo perché all'inizio del
gioco era scritto "This is a time for vigilantes". Molto intelligente, ex
videogiocatore. Notate pure che non solo l'inseguitore ha i cannoni sul
tettuccio, ma l'auto dell'inseguita caga mine anti-veicolo come niente, e
l'effetto della macchina low-poly con il fuoco chiaramente digitalizzato è...
interessante. Ma a proposito di low-poly, vogliamo dire quanto uncanny valley
è la tizia, con questa faccia da manichino di negozio di vestiti? Ora, ricordo
che il mio amico Alessandro L. il vagamente monotematico che trovava molto
arrapanti i manichini da negozio di vestiti da donna perché erano molto ben
fisicati e popputi. Non lo diceva a voce alta, ma l'unico difetto che poteva
trovarci era che avessero le particolarità anatomiche di una Barbie.
Praticamente aveva fiutato l'affarone di quelli che vendono le sex doll
realistiche ben prima che uscissero sul mercato. Purtroppo noi italiani
abbiamo ottime idee, ma ahimé, ci mancano i mezzi per metterle in pratica.
Ah, il cimitero delle auto. Pittoresco! Prevedibile in una specie di film
post-catastrofico a tema motoristico. Sto pensando a Full Throttle, eh,
l'autocompiaciutissimo adventure della Lucas fatto dall'insopportabile Tim
Schaefer che era lungo un cazzo e un barattolo e aveva delle sequenze arcade
che ti riconciliavano con lo scolo. Non ho la minima voglia di rigiocarci,
ragazzi, sul serio.
Ovviamente il rottamatore era inquadrato perché Vixen, sotto i colpi del suo
inseguitore, è sbandata e ci è andata a finire. Ah, molto telefonato quello
che sta per arrivare, ma d'altra parte Interstate 76 si ispira a cliché della
fiction televisiva che non erano proprio il colmo dell'originalità, no?
Diciamo che questo è l'equivalente motoristico del giocare a poker con in mano
la cosiddetta "mano del morto", che vuol dire la doppia coppia di assi neri e
otto neri. Non intendevo dire la cosiddetta "mano morta", che uno vede le
tette della Daisy Duke dei poveri e subito un pensierino ce lo fa. Tanto che
cosa può fare, una smorfia? Mica si vede! Però dai, abbiamo detto giustamente
che è statisticamente impossibile trovare da far bene fischiando dietro a una
donna, figuriamoci appoggiandole una mano sulle tette. So che per alcuni di
voi questa è una rivelazione sconcertante, e per "alcuni di voi" intendo dire
il vecchio di merda ectoplasmatico di Entity. Ci avete presente?
Auto ferma, sforacchiata, fumante e probabilmente pure a secco di broda. Tutto
questo mi fa venire in mente che devo andare a fare la revisione e penso che
in questo momento ci avrei più voglia di farmi attaccare due elettrodi allo
scroto. Sto divagando: la macchina è in condizioni abbastanza pietose e subito
un VdM di passaggio vede Vixen e sospira dicendo autocompiaciuto "Ehhh...
donna al volante, pericolo costante" sentendosi molto superiore perché ha
detto una frase che è il frutto di cento anni di studi. Tutto questo mentre le
guarda le tette, ma solo perché non avendo Vixen gli occhi non sa dove altro
puntare lo sguardo.
Sul pericolo costante però potrebbe non avere torto, se è vero che la prima
cosa fatta una volta uscita dalla macchina è tirare fuori la pistola. La
tensione si taglia con un coltello "Ginsu", che è un classico artefatto "ANNI
70" ma solo negli Stati Uniti, è stata una delle primissime televendite della
storia, e il suo successore spirituale "Chef Tony" dei famigerati Miracle
Blade è sbarcato in Italia nei primi anni 2000, e c'era la gente che ci andava
pazza. Sono abbastanza vecchio da ricordarmelo, e non ve lo dico per fare
quella cosa che con un'espressione che odio viene definita "sbloccare un
ricordo". No, semplicemente voglio inchiodare il nostro immaginario collettivo
alla responsabilità di aver trovato il massimo della simpatia in Anthony "Chef
Tony" Notaro e quei cazzo di coltelli con cui tagliava le scarpe.
Per carità, pure io l'ho trovato simpatico, poi mi è successa una cosa che mi
ha fatto odiare ogni forma di vendita diretta e quindi sono diventato
insofferente ANCHE alle televendite. Quella cosa non è quando mio padre mi ha
chiesto se gli trovavo informazioni su internet sulla panca a inversione che
aveva visto su Mediashopping perché voleva acquistarla. Però ha contribuito.
Intanto al cimitero delle auto arriva una vettura minacciosa...
...e tanto per stare in tema con "Chef Tony" ecco che esce il malvagio
italoamericano, coi baffoni a manubrio e il doppiopetto gessato (rigorosamente
col panta a zampa d'elefante). Che cos'ha in mano? Un paio di dadi e la
simbologia è tale e tanto pregna di significati che immediatamente i coglioni
iniziano a scavare per dirigersi verso il nucleo terrestre.
Attimi di grande tensione amici! Vixen si sta aggirando per il cimitero delle
auto cercando non si sa bene che cosa, anche perché non è che ci è andata sua
sponte, piuttosto ci è andata a finire perché le avegvano sforacchiato la
macchina, no? C'è qualcosa che mi sono perso? Vixen cammina circospetta per
poi zompare allo scoperto con la pistola ben pronta e trova...
...dadi? Oh no! OH NO! I DADI! Ha fatto un tiro critico da otto e questo può
significare una sola cosa...
Bum. In maniera molto drammatica, Vixen solleva la pistola come ad accettare
la sua imminente fine e lo stereotipo di mafioso italoamericano le fa un buco
sul petto cercando di non rovinare troppo le tette, e Vixen crolla a terra ma
solo dopo aver fatto un damage assessment del buco nella spalla. Perché
insomma, i tempi televisivi, no? Apprezziamo il fatto che il buco sia sulla
spalla destra e sia comunque mortale, perché in TV muori solo se ti sparano
dal lato sinistro del petto (il cuore sta in mezzo al petto, solo la punta
pende a sinistra, ma vallo te a spiegare a quelli che scrivono i telefilm).
Nel frattempo, indietro come le palle dei cani, irrompe quello che credo
essere il già menzionato "Stampede", che parlava via radio con Vixen. Troppo
tardi vez! Bella però l'entrata in scena. Bella anche la pettinatura "Afro",
e viene da chiedere quali prodotti usi per volumizzare i ricci così
egregiamente.
Trova mio fratello! Dice Vixen morendo tra le braccia del partner. "Bene così
- dicono i reazionari che non hanno mai accettato la scadenza del contratto
sociale con cui erano cresciuti - così impara a miscegenare, la troia! Mi son
distratto un attimo... colpa dell'ex videogiocatore, che con i suoi discorsi
seri e inopportuni mi fa sciupare tutte le occasioni!" (piccolo "reminder" a i
soliti "ehunavoltanonceratuttoquestopoliticamentecorretto": la canzone fu
censurata dalle radio nel 1980 perché diceva "negro".)
E voilà, sigla sul serio! Sigla nel senso che è veramente la sigla di un
telefilm! Con gli spezzoni, e con i protagonisti in pose fiche. Il
protagonista è Groove Champion, interpretato da Everett Mann. "Stampede" in
realtà si chiama Taurus, ed è interpretato da James W. Styles. Vixen, la sua
fidanzatina, in realtà si chiama Jade Champion, e siccome noi siamo
intelligenti capiamo che il fratello di lei è Groove, che con quel nome e quel
baffo da sparviero unito alla basetta, è un uomo figlio dei suoi tempi, e che
al giorno d'oggi si vede di solito ai raduni di appassionati di auto "ANNI 70"
e ti ispira una sensazione di pietà mista a disgusto perché la sfiga che emana
è la sfiga di colui che non ha mai accettato l'obsolescenza di un contratto
sociale su cui aveva investito tutto. Peccato (per lui). Il meccanico è uno
sfigato, fanculo al meccanico. E infine, il cattivo stereotipo italiano ha
nome italian-sounding (Antonio Malochio) ed è interpretato da tale Carlo
DeFungi, che con una "a" alla fine fa molto ridere, e lo so che "fungia" lo
dice anche il titolare del blog delle prefiche, ma nel mio cuore il principale
utilizzatore del termine "Fungia" sarà sempre il mio amico Alessandro C. che
di fungie è molto esperto (in quanto disegnatore seriale con bianchetto,
pennarello indelebile o cutter, mica per altro). Soprattutto amavo quando
usava questo termine per esprimere il suo disappunto, con espressioni tipo
"Hai fracassato la fungia!" e varianti connesse, tipo "Hai scartavetrato la
ciolla!" "Hai sbriciolato la motozappa maronaia!" Eccetera eccetera eccetera.
(Per chi non lo avesse capito, anche i nomi degli attori che interpretano i
nostri protagonisti sono inventati. Il doppiatore di DeFungi parrebbe essere
John DeLancie, l'indimenticato "Q" di Star Trek).
Vabbè, partiamo con lo story mode, che qui si chiama "TRIP" (Continuo a
dissentire sull'impact in corsivo, ma ok). Da qualche parte nel sudovest c'è
un distributore di benza chiamato "Gas for Cash", e uno si aspetterebbe che ci
fossero guardie armate attorno per impedire che la gente prendesse il tubo e
ci saltellasse sopra come era stato visto in un servizio di Striscia la
Notizia.
E invece no, c'è la macchina di Jade detta Vixen, a cui sono stati stuccati i
buchi dei proiettili e su cui sta seduto un pensieroso Groove, che con questi
capelli biondo platino che sembrano bianchi, nonché gli occhialoni Ray-Ban
Aviator assomiglia non poco all'indimenticato giornalista sportivo bolognese
Gianfranco Civolani.
Ed ecco Taurus, che è entrato dal distributore a prendere due frullati
estremamente chimici e dopo aver dato la notizia a Groove che la sorella è
morta cerca di fargli accettare il lutto riempiendolo di zuccheri, in modo che
abbia il cosiddetto "sugar rush" e non capisca più un cazzo. Ma giusto per
dire, avete notato che il gioco inquadra, piuttosto cinematograficamente, il
pacco poligonale di Taurus? Come me lo spiegate un pene che fa un rilievo
della stessa forma di un segnale di dare la precedenza? Non so. Ci sono
domande a cui forse è meglio non rispondere.
Insomma, sarà che Taurus parla in cosiddetto ebonics, e Groove si
mangia le parole, sarà che ho i figli che dormono e ho le cuffie rotte e
quindi devo tenere basso, ma non capisco un cazzo di quello che dicono i due.
'Sta cosa del fatto che i videogiochi in quel periodo non avessero i
sottotitoli perché erano troppo autocompiaciuti del loro essere doppiati mi
mandava in bestia. Comunque da quello che capisco, Taurus ha chiesto a Groove
di prendere il posto di sua sorella. No, che avete capito, non come
trombamico! Ricordatevi della storia di Onan, accidenti! No, Taurus e Jade
erano vigilanti, quindi anche Groove deve fare il vigilante. I vigilanti in
questo 1976 combattono in macchina, quindi magari Groove non ha ammazzato
nessuno, però è un bravo pilota...
...certo, Jade era più brava ed era sempre lei ad arrivare prima nelle gare, e
per di più sapeva pure sparare e ci aveva più palle di Groove, cosa che fa un
po' incazzare Groove. Però insomma, ha ricevuto la macchina in eredità, sa che
la sorella stava indagando qualcosa di storto in Texas, la sorella è morta,
sarebbe un peccato non vendicarla, no? "Che ne pensi?" chiede Taurus. "Penso
sempre meglio quando sono sulla strada" dice Groove, e via che si parte con la
musica, con il wah wah sulla chitarra e a me sta cosa piaceva tantissimo.
E via, si parte! Sto giocando alla versione con l'accelerazione in 3D perché
la versione col rendering software mi crashava. Magari non è storicamente
corretta, perché la versione con il supporto per 3DFX e simili è uscita dopo e
io al demo di 'sto gioco ci avevo giocato quando c'era solo la versione
software. Avevo fatto stracagarissimo ma quello che avevo tenuto, e la ragione
per cui ne parlo oggi, era la musica. Non ricordo se la fecale TGM avesse il
voto sul sonoro al tempo di 'sto gioco o fosse ancora ferma a
"Tecnica-Giocabilità-Innovazione". Però dall'alto della grande cultura
improvvisata da parte del redattore a proposito della musica funk e degli
"ANNI 70" era sicuramente tutto molto bello.
Taurus ci supera, e lo lasciamo fare, anche perché io non ho idea di dove
andare e se c'è qualcheduno che devo seguire lo faccio volentieri. Ancora una
volta siamo qui a cercare di dimostrare che sono un miglior videogiocatore di
quando non lo fossi allora, quando cercavo di esserlo sul serio.
E hop! Si parte! Vè che fluidità nel cockpit, tutto poligonale, tutto molto
bello, tutto piuttosto fluido anche, e anche molto semplice e immediato.
Amici, sono positivamente impressionato. A Mechwarrior 2 avrò totalizzato
qualcosa tipo 2 minuti di gioco effettivo, anche perché ci misi le manacce
sopra molto più tardi di quando uscì. Lo avevo desiderato, quel gioco, giusto
per essere parte del gruppo perché pensavo che fosse figlio dell'hype del
momento che faceva solo uscire giochi coi robottoni in quel periodo, ma ora mi
rendo conto, guardando il motore di Interstate 76, che pure Mechwarrior 2
doveva essere proprio fico.
E via, cambiamo pure visuale! Non ho veramente nulla da dire su tutto questo.
Forse l'unica cosa che posso recriminare è che un "free-roaming" così sarebbe
stato assai fico, ma se ci allontaniamo troppo da Taurus è game over. Eh,
nessuno è perfetto, suppongo. Sto riflettendo su questa potenziale variante, e
Taurus mi chiama via radio per dirmi di guardare la mappa. Io non ho idea di
quello che intenda dire, e forte del riflesso automatico dai tempi di Wing
Commander premo il tasto M...
...ah, ecco la mappa, scritta su un brandello di sacchetto della spesa. Una
cosa che non capirò mai degli americani è perché quando vanno a fare la spesa
hanno sti sacchetti di carta marrone senza maniglie. Sono la roba più scomoda
e più stupida che esista, ma suppongo che abbia senso per un popolo così pigro
che oramai prende la macchina anche per andare a pisciare. La cosa
preoccupante è quando l'altro giorno ero al supermercato qui nel Vecchio
Continente e avevano iniziato a tirare fuori quei cazzi di sacchetti pure
loro. Mi sarei lanciato in una reprimenda tipo il Savonarola se non fosse
stato per mia moglie che mi ha ricordato che avevamo il carrellino rosa
fiorato dell'IKEA. Carrellino da spesa che una volta associavamo tutti al
vecchio (di merda o no, poco importa) e a cui abbiamo ceduto. Almeno io ho
ceduto. Un raro caso in cui a guidare l'aggiornamento di contratto sociale su
qualcosa che non è necessariamente distruttivo sono i vecchi.
"Visto Groove? Conosco la scorciatoia" dice Taurus, e in effetti sulla mappa
c'è una scorciatoia. Ma dove? Sulla mappa non c'è scritto dove stiamo.
Speriamo che Taurus sappia quello che fa...
...fortunatamente sì, giriamo a destra e finiamo sullo sterrato come
accadrebbe in Test Drive 3 a cui non ho mai giocato e a cui non ho voglia di
rigiocare perché quando lo provai mi bastava anche solo avvicinare il dito a
un tasto freccia e subito la macchina faceva un testacoda.
Finita la scorciatoia, torniamo in istrada. Benissimo, ma quand'è che si
spara? Questo è un gioco di "Vehicular Combat", no?
Ah ecco, c'è un villaggetto fantasma. Taurus ci dice che dobbiamo distruggere
una fabbrica di botti (d'altra parte siamo attorno al 4 luglio del
bicentenario degli U.S.A.) che immagino sia del nostro italoamericano, il
quale essendo molto probabilmente meridionale, coi botti ha un rapporto
speciale e dà loro nomi ispirati ai fatti di cronaca.
Pém! Buon anno, sfaccimm'! Il fuoco è come sempre digitalizzato, la scia di
vapore è piuttosto squadrata, ma poco importa, i botti hanno fatto il botto e
la vita ci sorride. E mò? E mò torniamo da Taurus, sperando che non se la sia
presa quando prima lo abbiamo toccato con la macchina e ci ha mandati
giustamente affanculo.
Tutto perdonato, anche perché un vicino ristorante ha comunicato via radio di
essere sotto assedio da pirati della strada, che andremo tosto a sconfiggere,
a Dio piacendo...
Altra sequenza con basso che rulla dibbrutto e chitarra ritmica che fa gnao
gnao gnero gnero.....
Ed eccoci qua, nel piazzale davanti al ristorante davanti al quale è pieno di
scagnozzi di Malochio, che sono un po' come i camionisti, se stanno davanti al
ristorante allora stai sicuro che lì si mangia bene. Non so come faccia a
propagarsi questo luogo comune, per il fatto che le poche volte che ho
mangiato in ristoranti con fuori i camion faceva tutto cagare.
E in tutto questo un paio di macchine cattive le faccio fuori, ma poco
importa: mi appare lo scontrino di un ristorante in cui c'è scritto con una
variante del comic sans meno fastidiosa che il ristorante è stato distrutto.
Game Over! Mah, peccato, un po' telecomandata questa storia, ma d'altra parte,
il famoso "mission tree" del primo Wing Commander non sono riusciti mica a
farlo tutti. Certo, qualcosa tipo Grand Theft Auto sarebbe stato ok, ma erano
tempi in cui si stava sperimentando.
E niente, lasciamo perdere e proviamo il tutorial. Uno dice: magari potevi
farlo prima, no? Ah, ma allora non avete capito come funzionano le cose in
questa sede. Mentre Jade, col suo accento americano molto ragliato ci spiega i
comandi e... Ehi che figata! Possiamo anche girarci e sparare con la pistola!
E già che ci siamo facciamo pure saltare dei SUV messi lì fermi a fare da
bersaglio, oppure con un mattone sull'acceleratore così si muovono a velocità
costante. Boh! L'esplosione è soddisfacente e devo dire che sono pronto a
YAHHWHWHHN
No, c'è la modalità Melee da provare, in single player perché non ho amici a
portata di mano. Sto giro non ho la solita macchina ma una specie di Renault
5, che era pure la macchina del mio maestro delle elementari, color
caffelatte. Non so perché mi ricordi queste cose. E comunque io il mio maestro
delle elementari lo stimavo nonostante certe divergenze di opinioni, e quindi
subito non fatevi strane dietrologie vedendo che ho fatto precipitare la
macchina da un dirupo facendole prendere fuoco in maniera esageratamente
spettacolare. Semplicemente a questo gioco, ora come allora, faccio molto
cagare: in questo, il contratto sociale non è scaduto. Ma che musica, ragazzi,
che musica! Prossimo gioco.
È merda? Tanto per smentire il sospetto di chi pensa che dia merda ai
giochi a cui non sono capace di giocare, non è merda. È fluido, risponde bene
ai comandi, ha una bella estetica (particolare, ma ci sta), la musica è al
top, l'idea è ottima, e quindi sì, è un gran gioco. Pure facendoci cagare mi
ci sono divertito quindi fate vobis.
Ci rigiocheresti? Avrei voglia di mettermi lì fino a quando faccio un
po' meno cagare e riesco ad andare avanti, ma ci vuole il tempo, mannaggia.
L'estetica del gioco è bellissima, mi piacerebbe li facessero così anche adesso i videogiochi: low-poly (per questi tempi, ma allora non era low-poly), flat-shaded e con poche texture essenziali. Giusto il discorso su Fabiofazzio e la canzone di Nek. Bene sottolineare l'incapacità dei fecali redattori. E' sempre un piacere leggerti. Adesso vado a leggermi qualche articolo della sociologa turca riguardo la nostalgia (tipo questo: https://www.theinsight.org/p/against-nostalgia )
L'estetica del gioco è bellissima, mi piacerebbe li facessero così anche adesso i videogiochi: low-poly (per questi tempi, ma allora non era low-poly), flat-shaded e con poche texture essenziali.
RispondiEliminaGiusto il discorso su Fabiofazzio e la canzone di Nek. Bene sottolineare l'incapacità dei fecali redattori. E' sempre un piacere leggerti.
Adesso vado a leggermi qualche articolo della sociologa turca riguardo la nostalgia (tipo questo: https://www.theinsight.org/p/against-nostalgia )
solito anonimo amighista