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lunedì 13 settembre 2021

Interstate 76

Siamo tutti d'accordo che il nostalgismo non è un'invenzione degli ultimi anni, anzi. Già Virgilio ella qarta egloga auspicava la venuta di un non ben definito puer che avrebbe causato il ritorno di un'età dell'oro non dissimile da quella celebrata dagli antichi miti (e il fatto di aver auspicato la venuta di un fanciullo che ci avrebbe salvati tutti fece guadaganre a Virgilio la possibilità di fare guida turistica dell'Oltretomba, irridendo tutti quelli che bruciavano e soffrivano. E dici poco!)

non ragioniam di lor, ma digli SUCA

Circa un migliaio di anni più tardi, Miguel de Cervantes prendeva un po' per il culo una certa nobiltà spagnola decaduta la quale sognava di vivere ancora nell'era dei poemi cavallereschi: anche qui, il fatto che si chiamassero "poemi" mi faceva intuire che proprio cronache della realtà del tempo non fossero, ma erano semplicemente vaghe immagini di un passato idealizzato e le cui parti peggiori erano state convenientemente dimenticate. 

Jean Sheperd, uno scrittore e umorista statunitense che è principalmente ricordato per aver scritto la sceneggiatura del film "A Christmas Story" (che in Italia non se lo è cacato nessuno, ma negli USA significa "Natale" ancora più di "Una Poltrona per Due") aveva fatto del rifiuto della nostalgia uno dei cardini della sua opera. Le sue opere ("A Christmas Story", ma prima ancora i racconti brevi da cui il film è tratto) sono, a detta sua, una memoria delle cose come erano, e non delle cose come sono state depurate del male dalla funzione protettiva del nostro subconscio di bambini un po' tonti. 

Episodio emblematico è quello del "Little Orphan Annie's Secret Decoder Ring". Durante l'età dell'oro degli show radiofonici (siamo a cavallo degli anni 30 e 40, per dare un contesto alla storia), alle trasmissioni era spesso associato un gadget, un anello speciale con due rotelle concentriche su cui erano scritte le lettere dell'alfabeto, che potevano fungere da decodificatore per un semplice cifrario a sostituzione.

tipo così

Questi anelli si ordinavano via posta e servivano a decifrare dei messaggi misteriosi che venivano pronunciati dal narratore durante la trasmissione. Sheperd racconta dell'eccitazione di quando finalmente gli arrivò a casa il pacchetto con il suo anello decodificatore e della tensione palpabile di quando si trovò lì per lì a decodificare il messaggio misterioso pronunciato dalla radio. Tensione che si tramutò in delusione mista a rabbia quando scoprì che il messaggio misterioso altro non era che "Ricordati di bere la tua ovomaltina". L'ovomaltina era lo sponsor della trasmissione "Little Orphan Annie", e Shepard aveva scoperto con grandissima amarezza che negli anni 30-40 la solfa era esattamente la stessa dei tanto amati ANNIOTTANTAH: i nostri ricordi, le nostre "bruschette negli occhi", le fantasie della nostra infanzia erano tutte figlie di qualche strategia di marketing orientato al rincoglionimento dei bambini per far sì che i pargoli rompessero le palle ai genitori fino a farsi comprare quello che i loro aguzzini marchettari volevano. Questo il nostalgista lo sa, e continua a sospirare, con lo sguardo vitreo e il sorriso acquoso, bramando la venuta del puer magico (se stesso, suppongo) che lo riporti all'età dell'oro. Perché? Perché questa sindrome di Stoccolma?

Zeynep Tufekci è una sociologa turca: personalmente credo che sia una delle persone più profondamente intelligenti di questo particolare periodo storico, e se mi conoscete sapete che non tiro fuori giudizi del genere a cuor leggero.

"È anche un bel donnino" direbbe il mio amico Ivano che ha da sempre un debole per le ottomane

Un'ipotesi di Zeynep è come la nostalgia tenda a formarsi o ad acuirsi, tra le varie possibili cause, quando si ha una percezione che il "contratto sociale" si  sia rotto, o almeno che non funzioni più nei termini in cui ci eravamo abituati a percepirlo. Questa è una cosa che ha risuonato molto con la mia personalissima esperienza. Ho già scritto in questa sede che sono cresciuto con già in mano le istruzioni per l'uso della vita. Benissimo! Ma erano istruzioni scritte più di mezzo secolo fa da parte dei tanti Vecchi di Merda con cui sono cresciuto, e mai aggiornate. Meno bene. 

Si trattava di un complessissimo algoritmo che di fronte ad ogni situazione proponeva esattamente la cosa da dire e la cosa da fare, e guai a sviare dal solco tracciato dagli antenati, perché quello sarebbe stato garanzia inevitabile di fallimento. Tutto molto bello, ma se è vero che tra il vecchio Paese degli anni 30-40 (salvo bombardamenti)-50 e il Vecchio Paese di un secolo prima non è che ci fosse tanta differenza, anche solo negli anni 80-90 gran parte delle cose che davamo per scontato al tempo di mia nonna e del suo circolo di conoscenze quella era tutta fantascienza. E non parlo soltanto della tecnologia: parlo del vocabolario, evolutosi completamente, parlo soprattutto dei "protocolli di comunicazione" tra unità umane. Parlo di tante cose che io, ex bimbo prodigio cresciuto tra i grandi, avevo dato per scontato e giunto al punto di interfacciarmi coi miei pari, non riuscivo a stabilire una comunicazione, perché parlavo e mi comportavo esattamente come un cazzo di vecchio di merda! La dissonanza tra l'aspetto adolescenziale e il comportamento da VdM, unita all'impacciatezza tipica di chi non aveva ancora capito esattamente che cosa voleva essere, creava quindi una "uncanny valley" che suppongo mi rendesse ripugnante.

l'ex videogiocatore, circa 1997

Faccio un esempio stupido, ok? Allora, una delle ricette secondo mia nonna per il successo col gentil sesso (mia nonna il cui mantra era "sii più disinvolto con le ragazzine, caràgna d'un imbalzé") era fare quello che al giorno d'oggi viene chiamato "cat calling". Ora, chiunque non viva piantato su twitter lamentandosi del politicamente corretto che gli impedisce di esprimersi come vorrebbe dicendo N1234 e F3564 (a numero uguale corrisponde lettera uguale) senza conseguenze, sa benissimo che nel 1997, anno in cui il gioco di oggi era uscito, fischiare dietro a una ragazza significava prendersi un giustissimo vaffanculo. Ovviamente non l'ho mai fatto (e pure i miei coetanei che avevano successo con le ragazze non li ho mai visti abbassarsi a un tale livello di sfiga) e la cosa mi dà sollievo. Se l'avessi fatto avrebbe significato che sarei stato completamente in balia della visione del mondo di mia nonna, c'era speranza.

Insomma, questo è un piccolo esempio sciocchino per parlare di un contratto sociale scaduto. Un set di regole e di algoritmi per il successo, che pur venendo applicati al meglio delle mie possibilità non garantivano il successo promesso. E la mia scelta fu quella di tornare indietro in quel passato idealizzato in cui sì che il mio bagaglio intellettuale mi avrebbe permesso di essere un vincente, mica questi tempi crepuscolari! 

"say what you want about the tenet of nolanism, at least it's an ethos"

In quel periodo le televisioni stavano iniziando a comprendere quanto diffusa fosse quella voglia di tuffarsi nel passato idealizzato. Evidentemente il contratto sociale aveva smesso di funzionare non soltanto per me. C'era una miniera d'oro nelle persone insoddisfatte dal presente che volevano tornare ad essere come immaginavano di essere stati un tempo: con più capelli, con più spensieratezza, con meno responsabilità, con più figa a mano (per chi ce l'aveva). Nella mia adolescenza (avevo pure iniziato il liceo, e questo per me era stata una combinazione micidiale) il passato idealizzato non risiedeva ne GLIANNIOTTANTAH (che nel 1997 erano visti come una caduta di stile lunga un decennio).  Gli "ANNI 70" però, sì. Ah! I pantaloni a zampa d'elefante! Ah, il borsello! Ah, le canzoni di Battisti nel juke-box in spiaggia! Ah, il caso Moro e gli anni di piombo! E poi, l'offerta televisiva. Goldrake e i robottoni giapponesi! E poi Starsky e Hutch, le Charlie's Angels, l'uomo da sei milioni di dollari, quei redneck col tesserino del KKK in tasca di Bo e Luke (che in Italia sono arrivati nel 1980, ma non importa).

In tutto questo la celebrazione definitiva di quel decennio arriva dall'insopportabile Fabio Fazio, quando ancora aveva il suo orrido gilettino nero e in testa dei riccioli quasi pubici nell'aspetto, oltre che unticci.  Sulla nostalgia degli anni 70, lo strapagatissimo sampdoriano ci aveva fatto un intero supervarietà serale attorniato dal solito circo di freak, da Claudio Baglioni a Orietta Berti, più probabilmente anche Idris Sanneh e l'architetto giapponese Sano Takahide, non me ne meraviglierei. Si chiamava "Anima Mia" e non l 'ho mai guardato, primo perché "Quelli che ... il Calcio" mi faceva detestare Fazio, ma soprattutto perché per me, a fomentare il nostalgismo per qualcosa che non ho mai vissuto, gli anni 70, bastava il gioco di oggi. Sigla!


L'economia è vittima di una grave recessione, le città sono dominate dalle fiamme delle rivolte, la benzina è scarsa e carissima, il crimine dilaga. A nessuno sembra fregargliene niente: questo è un tempo per i vigilanti. Ebbene sì, amici, questi sono gli anni 70! Anni 70 alternativi, in cui la crisi petrolifera è andata un po' peggio, al punto che gli interi U.S. of A. si stanno disgregando, ironicamente a duecento anni dalla dichiarazione d'indipendenza. Però sono gli anni 70, con la loro musica, la loro moda, la loro estetica (NB: il font Impact in corsivo non è estetica anni 70, ma transeat). Forte della mia novella nostalgia per un'era in cui i miei genitori avevano una vaga idea del fatto che prima o poi gli sarebbe piaciuto avere un figlio, avevo fatto un po' di ricerche, nel limite delle mie possibilità, sull'estetica e sulla musica degli anni 70. Non di certo grazie a Fazio, ma grazie alle lapidarie dichiarazioni dei redattori delle fecali riviste di settore, che forti dell'uscita di questo gioco Activision (che riciclava l'engine dell'acclamato Mechwarrior 2) subito millantavano di sapere tutto di quell'età dell'oro, con tutti gli annessi e i connessi.


Molto spazio, nelle fecali riviste di settore, è stato dato alla colonna sonora di questo gioco che a detta loro era di genere "Funky" (il genere si chiama "Funk" ma ok). Ora non penso che né io né i fecali redattori trattori negli altri redattori delle riviste di settore avessero un'idea di che cosa fosse il funk e di quello che era significato per la comunità afroamericana negli anni 60-70. 

E l'altra parte con internet non necessariamente disponibile per tutti e non di certo piena di informazioni facilmente reperibili come è ora, non penso che il redattore medio della fecale rivista di settore, pagato a cottimo e costantemente minacciato dai colpi di clava di Max Reynaud e dall'anestetica personalità di Stefano Silvestri andasse a cercare più informazioni sul genere, tant'è che cascasse il mondo se veniva menzionato qualche musicista funk da andare a cercare in qualche negozio di dischi sperando che non fosse stato soffocato da ciò che c'era nella hit parade contemporanea.

Menzioni alla trasmissione televisiva "Soul Train", che aveva avuto un impatto culturale veramente ineguagliabile negli U.S.A (e di riflesso pure da noi, inconsciamente) zero. Bah! Io queste cose le so ora, dopo che ho avuto modo di documentarmi grazie a internet, ma in realtà nel 1997 quello che dovevo fare era leggere la fecale rivista di settore e fidarmi: se loro mi dicevano che per la colonna sonora di questo gioco erano stati reperiti strumenti musicali d'epoca e l'autore della colonna sonora, tale Arion Salazar, si era attenuto alle sonorità del tempo (quali? Boh!) non potevo non crederci. E poi in un demo del gioco incluso nel fecalissimo Silver Disk di TGM c'era un file Wave a bassa definizione (la compressione MP3 era una novità, ai tempi) con un bellissimo brano molto ritmato, molto funk, molto molto orecchiabile, e insomma il messaggio era bello che venduto. La musica negli anni 70 era meglio di quella merdaccia che c'era nel 1997. Che cosa ci proponeva la scena musicale del 1997? Peschiamo a caso dalla top 100 italiana di quell'anno:
  • Breathe (Midge Ure, di cui avevo il CD grazie alla pubblicità degli Swatch)
  • Breathe (Prodigy, di cui sentivo il CD a scrocco a scuola ma mi faceva male alle orecchie)
  • Thubtumping (Chumbawamba, sentita più o meno ovunque, pure su World Cup 98 e la cosa deprimente è che nella top 100 la ben migliore "Song 2" dei Blur non c'è, per stare in tema di giochi di calcio)
  • Laura non c'è (Paolo Brosio*)
  • Spice up your life (Spice Girls)
  • Barbie Girl (Aqua)
  • Don't cry for me Argentina (Madonna)
*che peraltro il Paolo Brosio di Sassuolo ha fatto Laura non c'è prendendo il riff all'inizio di "Some other time" degli Alan Parsons Projects e ripetendolo. Su questa verità non transigo proprio.

Ecco non so, ora magari certi brani fanno venire una sensazione di nostalgia molto forte, ma a parte certe eccezioni, molta musica mainstream del tempo mi schifava abbastanza. Non escludo che questa mia repulsione fosse dovuta alla storia del contratto sociale obsoleto, eh. Magari se il me stesso di 15 anni vivesse ora, avrebbe aperto un account di Twitter in cui si celebra la "bellezza tradizionale" e i valori del passato, e probabilmente questa sarebbe una patetica foglia di fico per nascondere la vicinanza al suprematismo bianco, ma ehi! D'altra parte lo erano anche Bo e Luke. 



Ok, ho divagato: dicevamo che oggi guarda caso è il 3 luglio del 1976, un giorno prima del bicentenario, e anziché stare lì a preparare il barbecue una popputa ragazza con la camicia arrotolata sotto le tette proprio come la cugina Daisy si sta facendo inseguire con la sua Plymouth Barracuda da una macchina di proprietà di qualcuno che condivide una passione con il mio amico Alessandro C., e non è quella di disegnare cazzi sui banchi di scuola ma bensì quella di leggere la nota rivista per truzzi "Elaborare" e mettere in pratica i vari smaragliamenti (neologismo delle mie parti, lo so) montando sul tettuccio un paio di cannoni mitragliatori. Bene così!


"Stampede, this is Vixen. Code Six Pack. Repeat: Code Six Pack. Off I82, East of Lubbock. Pursuer: Modified '73 Courcheval Manta. Creeper's heavily armed. Will seek mode four rendez-vous. Repeat: mode four rendez-vous." La tettona ha nome in codice "Vixen" (sospiro) e sta comunicando con tale "Stampede", e possiamo solo immaginare che sia una vigilante, ma solo perché all'inizio del gioco era scritto "This is a time for vigilantes". Molto intelligente, ex videogiocatore. Notate pure che non solo l'inseguitore ha i cannoni sul tettuccio, ma l'auto dell'inseguita caga mine anti-veicolo come niente, e l'effetto della macchina low-poly con il fuoco chiaramente digitalizzato è... interessante. Ma a proposito di low-poly, vogliamo dire quanto uncanny valley è la tizia, con questa faccia da manichino di negozio di vestiti? Ora, ricordo che il mio amico Alessandro L. il vagamente monotematico che trovava molto arrapanti i manichini da negozio di vestiti da donna perché erano molto ben fisicati e popputi. Non lo diceva a voce alta, ma l'unico difetto che poteva trovarci era che avessero le particolarità anatomiche di una Barbie. Praticamente aveva fiutato l'affarone di quelli che vendono le sex doll realistiche ben prima che uscissero sul mercato. Purtroppo noi italiani abbiamo ottime idee, ma ahimé, ci mancano i mezzi per metterle in pratica.


Ah, il cimitero delle auto. Pittoresco! Prevedibile in una specie di film post-catastrofico a tema motoristico. Sto pensando a Full Throttle, eh, l'autocompiaciutissimo adventure della Lucas fatto dall'insopportabile Tim Schaefer che era lungo un cazzo e un barattolo e aveva delle sequenze arcade che ti riconciliavano con lo scolo. Non ho la minima voglia di rigiocarci, ragazzi, sul serio.


Ovviamente il rottamatore era inquadrato perché Vixen, sotto i colpi del suo inseguitore, è sbandata e ci è andata a finire. Ah, molto telefonato quello che sta per arrivare, ma d'altra parte Interstate 76 si ispira a cliché della fiction televisiva che non erano proprio il colmo dell'originalità, no? Diciamo che questo è l'equivalente motoristico del giocare a poker con in mano la cosiddetta "mano del morto", che vuol dire la doppia coppia di assi neri e otto neri. Non intendevo dire la cosiddetta "mano morta", che uno vede le tette della Daisy Duke dei poveri e subito un pensierino ce lo fa. Tanto che cosa può fare, una smorfia? Mica si vede! Però dai, abbiamo detto giustamente che è statisticamente impossibile trovare da far bene fischiando dietro a una donna, figuriamoci appoggiandole una mano sulle tette. So che per alcuni di voi questa è una rivelazione sconcertante, e per "alcuni di voi" intendo dire il vecchio di merda ectoplasmatico di Entity. Ci avete presente?


Auto ferma, sforacchiata, fumante e probabilmente pure a secco di broda. Tutto questo mi fa venire in mente che devo andare a fare la revisione e penso che in questo momento ci avrei più voglia di farmi attaccare due elettrodi allo scroto. Sto divagando: la macchina è in condizioni abbastanza pietose e subito un VdM di passaggio vede Vixen e sospira dicendo autocompiaciuto "Ehhh... donna al volante, pericolo costante" sentendosi molto superiore perché ha detto una frase che è il frutto di cento anni di studi. Tutto questo mentre le guarda le tette, ma solo perché non avendo Vixen gli occhi non sa dove altro puntare lo sguardo.


Sul pericolo costante però potrebbe non avere torto, se è vero che la prima cosa fatta una volta uscita dalla macchina è tirare fuori la pistola. La tensione si taglia con un coltello "Ginsu", che è un classico artefatto "ANNI 70" ma solo negli Stati Uniti, è stata una delle primissime televendite della storia, e il suo successore spirituale "Chef Tony" dei famigerati Miracle Blade è sbarcato in Italia nei primi anni 2000, e c'era la gente che ci andava pazza. Sono abbastanza vecchio da ricordarmelo, e non ve lo dico per fare quella cosa che con un'espressione che odio viene definita "sbloccare un ricordo". No, semplicemente voglio inchiodare il nostro immaginario collettivo alla responsabilità di aver trovato il massimo della simpatia in Anthony "Chef Tony" Notaro e quei cazzo di coltelli con cui tagliava le scarpe.



Per carità, pure io l'ho trovato simpatico, poi mi è successa una cosa che mi ha fatto odiare ogni forma di vendita diretta e quindi sono diventato insofferente ANCHE alle televendite. Quella cosa non è quando mio padre mi ha chiesto se gli trovavo informazioni su internet sulla panca a inversione che aveva visto su Mediashopping perché voleva acquistarla. Però ha contribuito. Intanto al cimitero delle auto arriva una vettura minacciosa...



...e tanto per stare in tema con "Chef Tony" ecco che esce il malvagio italoamericano, coi baffoni a manubrio e il doppiopetto gessato (rigorosamente col panta a zampa d'elefante). Che cos'ha in mano? Un paio di dadi e la simbologia è tale e tanto pregna di significati che immediatamente i coglioni iniziano a scavare per dirigersi verso il nucleo terrestre.



Attimi di grande tensione amici! Vixen si sta aggirando per il cimitero delle auto cercando non si sa bene che cosa, anche perché non è che ci è andata sua sponte, piuttosto ci è andata a finire perché le avegvano sforacchiato la macchina, no? C'è qualcosa che mi sono perso? Vixen cammina circospetta per poi zompare allo scoperto con la pistola ben pronta e trova...


...dadi? Oh no! OH NO! I DADI! Ha fatto un tiro critico da otto e questo può significare una sola cosa...



Bum. In maniera molto drammatica, Vixen solleva la pistola come ad accettare la sua imminente fine e lo stereotipo di mafioso italoamericano le fa un buco sul petto cercando di non rovinare troppo le tette, e Vixen crolla a terra ma solo dopo aver fatto un damage assessment del buco nella spalla. Perché insomma, i tempi televisivi, no? Apprezziamo il fatto che il buco sia sulla spalla destra e sia comunque mortale, perché in TV muori solo se ti sparano dal lato sinistro del petto (il cuore sta in mezzo al petto, solo la punta pende a sinistra, ma vallo te a spiegare a quelli che scrivono i telefilm).



Nel frattempo, indietro come le palle dei cani, irrompe quello che credo essere il già menzionato "Stampede", che parlava via radio con Vixen. Troppo tardi vez! Bella però l'entrata in scena. Bella anche la pettinatura "Afro", e viene da chiedere quali prodotti usi per volumizzare i ricci così egregiamente.



Trova mio fratello! Dice Vixen morendo tra le braccia del partner. "Bene così - dicono i reazionari che non hanno mai accettato la scadenza del contratto sociale con cui erano cresciuti - così impara a miscegenare, la troia! Mi son distratto un attimo... colpa dell'ex videogiocatore, che con i suoi discorsi seri e inopportuni mi fa sciupare tutte le occasioni!" (piccolo "reminder" a i soliti "ehunavoltanonceratuttoquestopoliticamentecorretto": la canzone fu censurata dalle radio nel 1980 perché diceva "negro".)



E voilà, sigla sul serio! Sigla nel senso che è veramente la sigla di un telefilm! Con gli spezzoni, e con i protagonisti in pose fiche. Il protagonista è Groove Champion, interpretato da Everett Mann. "Stampede" in realtà si chiama Taurus, ed è interpretato da James W. Styles. Vixen, la sua fidanzatina, in realtà si chiama Jade Champion, e siccome noi siamo intelligenti capiamo che il fratello di lei è Groove, che con quel nome e quel baffo da sparviero unito alla basetta, è un uomo figlio dei suoi tempi, e che al giorno d'oggi si vede di solito ai raduni di appassionati di auto "ANNI 70" e ti ispira una sensazione di pietà mista a disgusto perché la sfiga che emana è la sfiga di colui che non ha mai accettato l'obsolescenza di un contratto sociale su cui aveva investito tutto. Peccato (per lui). Il meccanico è uno sfigato, fanculo al meccanico. E infine, il cattivo stereotipo italiano ha nome italian-sounding (Antonio Malochio) ed è interpretato da tale Carlo DeFungi, che con una "a" alla fine fa molto ridere, e lo so che "fungia" lo dice anche il titolare del blog delle prefiche, ma nel mio cuore il principale utilizzatore del termine "Fungia" sarà sempre il mio amico Alessandro C. che di fungie è molto esperto (in quanto disegnatore seriale con bianchetto, pennarello indelebile o cutter, mica per altro). Soprattutto amavo quando usava questo termine per esprimere il suo disappunto, con espressioni tipo "Hai fracassato la fungia!" e varianti connesse, tipo "Hai scartavetrato la ciolla!" "Hai sbriciolato la motozappa maronaia!" Eccetera eccetera eccetera. (Per chi non lo avesse capito, anche i nomi degli attori che interpretano i nostri protagonisti sono inventati. Il doppiatore di DeFungi parrebbe essere John DeLancie, l'indimenticato "Q" di Star Trek).


Vabbè, partiamo con lo story mode, che qui si chiama "TRIP" (Continuo a dissentire sull'impact in corsivo, ma ok). Da qualche parte nel sudovest c'è un distributore di benza chiamato "Gas for Cash", e uno si aspetterebbe che ci fossero guardie armate attorno per impedire che la gente prendesse il tubo e ci saltellasse sopra come era stato visto in un servizio di Striscia la Notizia.


E invece no, c'è la macchina di Jade detta Vixen, a cui sono stati stuccati i buchi dei proiettili e su cui sta seduto un pensieroso Groove, che con questi capelli biondo platino che sembrano bianchi, nonché gli occhialoni Ray-Ban Aviator assomiglia non poco all'indimenticato giornalista sportivo bolognese Gianfranco Civolani.


Ed ecco Taurus, che è entrato dal distributore a prendere due frullati estremamente chimici e dopo aver dato la notizia a Groove che la sorella è morta cerca di fargli accettare il lutto riempiendolo di zuccheri, in modo che abbia il cosiddetto "sugar rush" e non capisca più un cazzo. Ma giusto per dire, avete notato che il gioco inquadra, piuttosto cinematograficamente, il pacco poligonale di Taurus? Come me lo spiegate un pene che fa un rilievo della stessa forma di un segnale di dare la precedenza? Non so. Ci sono domande a cui forse è meglio non rispondere. 


Insomma, sarà che Taurus parla in cosiddetto ebonics, e Groove si mangia le parole, sarà che ho i figli che dormono e ho le cuffie rotte e quindi devo tenere basso, ma non capisco un cazzo di quello che dicono i due. 'Sta cosa del fatto che i videogiochi in quel periodo non avessero i sottotitoli perché erano troppo autocompiaciuti del loro essere doppiati mi mandava in bestia. Comunque da quello che capisco, Taurus ha chiesto a Groove di prendere il posto di sua sorella. No, che avete capito, non come trombamico! Ricordatevi della storia di Onan, accidenti! No, Taurus e Jade erano vigilanti, quindi anche Groove deve fare il vigilante. I vigilanti in questo 1976 combattono in macchina, quindi magari Groove non ha ammazzato nessuno, però è un bravo pilota... 

...certo, Jade era più brava ed era sempre lei ad arrivare prima nelle gare, e per di più sapeva pure sparare e ci aveva più palle di Groove, cosa che fa un po' incazzare Groove. Però insomma, ha ricevuto la macchina in eredità, sa che la sorella stava indagando qualcosa di storto in Texas, la sorella è morta, sarebbe un peccato non vendicarla, no? "Che ne pensi?" chiede Taurus. "Penso sempre meglio quando sono sulla strada" dice Groove, e via che si parte con la musica, con il wah wah sulla chitarra e a me sta cosa piaceva tantissimo.


E via, si parte! Sto giocando alla versione con l'accelerazione in 3D perché la versione col rendering software mi crashava. Magari non è storicamente corretta, perché la versione con il supporto per 3DFX e simili è uscita dopo e io al demo di 'sto gioco ci avevo giocato quando c'era solo la versione software. Avevo fatto stracagarissimo ma quello che avevo tenuto, e la ragione per cui ne parlo oggi, era la musica. Non ricordo se la fecale TGM avesse il voto sul sonoro al tempo di 'sto gioco o fosse ancora ferma a "Tecnica-Giocabilità-Innovazione". Però dall'alto della grande cultura improvvisata da parte del redattore a proposito della musica funk e degli "ANNI 70" era sicuramente tutto molto bello.


Taurus ci supera, e lo lasciamo fare, anche perché io non ho idea di dove andare e se c'è qualcheduno che devo seguire lo faccio volentieri. Ancora una volta siamo qui a cercare di dimostrare che sono un miglior videogiocatore di quando non lo fossi allora, quando cercavo di esserlo sul serio.


E hop! Si parte! Vè che fluidità nel cockpit, tutto poligonale, tutto molto bello, tutto piuttosto fluido anche, e anche molto semplice e immediato. Amici, sono positivamente impressionato. A Mechwarrior 2 avrò totalizzato qualcosa tipo 2 minuti di gioco effettivo, anche perché ci misi le manacce sopra molto più tardi di quando uscì. Lo avevo desiderato, quel gioco, giusto per essere parte del gruppo perché pensavo che fosse figlio dell'hype del momento che faceva solo uscire giochi coi robottoni in quel periodo, ma ora mi rendo conto, guardando il motore di Interstate 76, che pure Mechwarrior 2 doveva essere proprio fico.


E via, cambiamo pure visuale! Non ho veramente nulla da dire su tutto questo. Forse l'unica cosa che posso recriminare è che un "free-roaming" così sarebbe stato assai fico, ma se ci allontaniamo troppo da Taurus è game over. Eh, nessuno è perfetto, suppongo. Sto riflettendo su questa potenziale variante, e Taurus mi chiama via radio per dirmi di guardare la mappa. Io non ho idea di quello che intenda dire, e forte del riflesso automatico dai tempi di Wing Commander premo il tasto M...


...ah, ecco la mappa, scritta su un brandello di sacchetto della spesa. Una cosa che non capirò mai degli americani è perché quando vanno a fare la spesa hanno sti sacchetti di carta marrone senza maniglie. Sono la roba più scomoda e più stupida che esista, ma suppongo che abbia senso per un popolo così pigro che oramai prende la macchina anche per andare a pisciare. La cosa preoccupante è quando l'altro giorno ero al supermercato qui nel Vecchio Continente e avevano iniziato a tirare fuori quei cazzi di sacchetti pure loro. Mi sarei lanciato in una reprimenda tipo il Savonarola se non fosse stato per mia moglie che mi ha ricordato che avevamo il carrellino rosa fiorato dell'IKEA. Carrellino da spesa che una volta associavamo tutti al vecchio (di merda o no, poco importa) e a cui abbiamo ceduto. Almeno io ho ceduto. Un raro caso in cui a guidare l'aggiornamento di contratto sociale su qualcosa che non è necessariamente distruttivo sono i vecchi.


"Visto Groove? Conosco la scorciatoia" dice Taurus, e in effetti sulla mappa c'è una scorciatoia. Ma dove? Sulla mappa non c'è scritto dove stiamo. Speriamo che Taurus sappia quello che fa...


...fortunatamente sì, giriamo a destra e finiamo sullo sterrato come accadrebbe in Test Drive 3 a cui non ho mai giocato e a cui non ho voglia di rigiocare perché quando lo provai mi bastava anche solo avvicinare il dito a un tasto freccia e subito la macchina faceva un testacoda.


Finita la scorciatoia, torniamo in istrada. Benissimo, ma quand'è che si spara? Questo è un gioco di "Vehicular Combat", no?


Ah ecco, c'è un villaggetto fantasma. Taurus ci dice che dobbiamo distruggere una fabbrica di botti (d'altra parte siamo attorno al 4 luglio del bicentenario degli U.S.A.) che immagino sia del nostro italoamericano, il quale essendo molto probabilmente meridionale, coi botti ha un rapporto speciale e dà loro nomi ispirati ai fatti di cronaca. 


Pém! Buon anno, sfaccimm'! Il fuoco è come sempre digitalizzato, la scia di vapore è piuttosto squadrata, ma poco importa, i botti hanno fatto il botto e la vita ci sorride. E mò? E mò torniamo da Taurus, sperando che non se la sia presa quando prima lo abbiamo toccato con la macchina e ci ha mandati giustamente affanculo.


Tutto perdonato, anche perché un vicino ristorante ha comunicato via radio di essere sotto assedio da pirati della strada, che andremo tosto a sconfiggere, a Dio piacendo...


Altra sequenza con basso che rulla dibbrutto e chitarra ritmica che fa gnao gnao gnero gnero.....


Ed eccoci qua, nel piazzale davanti al ristorante davanti al quale è pieno di scagnozzi di Malochio, che sono un po' come i camionisti, se stanno davanti al ristorante allora stai sicuro che lì si mangia bene. Non so come faccia a propagarsi questo luogo comune, per il fatto che le poche volte che ho mangiato in ristoranti con fuori i camion faceva tutto cagare.


E in tutto questo un paio di macchine cattive le faccio fuori, ma poco importa: mi appare lo scontrino di un ristorante in cui c'è scritto con una variante del comic sans meno fastidiosa che il ristorante è stato distrutto. Game Over! Mah, peccato, un po' telecomandata questa storia, ma d'altra parte, il famoso "mission tree" del primo Wing Commander non sono riusciti mica a farlo tutti. Certo, qualcosa tipo Grand Theft Auto sarebbe stato ok, ma erano tempi in cui si stava sperimentando.


E niente, lasciamo perdere e proviamo il tutorial. Uno dice: magari potevi farlo prima, no? Ah, ma allora non avete capito come funzionano le cose in questa sede. Mentre Jade, col suo accento americano molto ragliato ci spiega i comandi e... Ehi che figata! Possiamo anche girarci e sparare con la pistola!


E già che ci siamo facciamo pure saltare dei SUV messi lì fermi a fare da bersaglio, oppure con un mattone sull'acceleratore così si muovono a velocità costante. Boh! L'esplosione è soddisfacente e devo dire che sono pronto a YAHHWHWHHN

No, c'è la modalità Melee da provare, in single player perché non ho amici a portata di mano. Sto giro non ho la solita macchina ma una specie di Renault 5, che era pure la macchina del mio maestro delle elementari, color caffelatte. Non so perché mi ricordi queste cose. E comunque io il mio maestro delle elementari lo stimavo nonostante certe divergenze di opinioni, e quindi subito non fatevi strane dietrologie vedendo che ho fatto precipitare la macchina da un dirupo facendole prendere fuoco in maniera esageratamente spettacolare. Semplicemente a questo gioco, ora come allora, faccio molto cagare: in questo, il contratto sociale non è scaduto. Ma che musica, ragazzi, che musica! Prossimo gioco.

È merda? Tanto per smentire il sospetto di chi pensa che dia merda ai giochi a cui non sono capace di giocare, non è merda. È fluido, risponde bene ai comandi, ha una bella estetica (particolare, ma ci sta), la musica è al top, l'idea è ottima, e quindi sì, è un gran gioco. Pure facendoci cagare mi ci sono divertito quindi fate vobis.

Ci rigiocheresti? Avrei voglia di mettermi lì fino a quando faccio un po' meno cagare e riesco ad andare avanti, ma ci vuole il tempo, mannaggia.

1 commento:

  1. L'estetica del gioco è bellissima, mi piacerebbe li facessero così anche adesso i videogiochi: low-poly (per questi tempi, ma allora non era low-poly), flat-shaded e con poche texture essenziali.
    Giusto il discorso su Fabiofazzio e la canzone di Nek. Bene sottolineare l'incapacità dei fecali redattori. E' sempre un piacere leggerti.
    Adesso vado a leggermi qualche articolo della sociologa turca riguardo la nostalgia (tipo questo: https://www.theinsight.org/p/against-nostalgia )

    solito anonimo amighista

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