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lunedì 6 settembre 2021

3-Point Basketball e Home Run Derby

Una delle sorgenti principali di videogiochi da cui mi sono abbeverato nei miei anni da videogiocatore è il cosiddetto "shovelware". Ne ho parlato più volte, ma in realtà non mi sono mai tanto soffermato su che cosa significhi. "Shovel" in inglese significa "pala", e l'immagine è quella di un publisher che deve riempire un CD e quindi gira per le BBS, CompuServe e Internet (al tempo iniziava ad essere più di massa) scaricando roba shareware, demo, e tutto quello che poteva capitargli a portata di GetRight (ricordate?) e una volta raggiunti i 500 mega (ma a volte anche 300 erano sufficienti, tanto chi controllava?) si bruciava tutto su CD.

non così però

C'erano i CD di shovelware fatti alla cazzo di cane con le prime cose che capitavano sotto mano, ma persino nella merda ci si può trovare una certa qualità: c'erano dei CD di shovelware a cui ero particolarmente affezionato: erano quelli i cui curatori facevano anche un certo lavoro di selezione, sto parlando, ad esempio, del C con tutta la roba possibile della Apogee e della Epic la plurimenzionata rivista tedesca tradotta malissimo che comprai in una vacanza molto molto sfigata.

Qualche anno prima, decidi di acquistare nella solita edicola del Biondo un CD che era stato riempito il più possibile con giochi di sport di tutti i tipi, che andavano dalle demo del FIFA 96 fino a giochi di calcio manageriale testuali della Wizard Games of Scotland, di cui abbiamo visto in questa in questa sede l'originalissimo manageriale Rockstar

Ora chiaramente non è che fossi improvvisamente interessato a tutti i videogiochi di sport possibili immaginabili, specie per il fatto che in quel periodo (era il 1996, credo) stavo piano piano rientrando nella mia spirale di sfiga da videogiocatore, e in effetti questo CD lo presi perché, prima ancora dei giochi di sport, aveva lo shareware di Duke Nukem 3D, in cui mi tuffai per lenire il dolore del fortissimo calcio nelle palle che mi aveva tirato un signore finlandese di nome Edvard Westermarck.  L'effetto che lui prende il nome mi aveva fatto capire che le ragazze con cui non ero cresciuto da piccolo (e cioè non le mie coetanee del V.P.) esercitavano un notevole fascino sul povero giovane ex videogiocatore alle prese con l'ingresso in pubertà, e in tutta questa tempesta emotiva prima ancora che ormonale, realizzavo che non avevo il minimo strumento per riuscire a portare questa attrazione da nessuna parte (nel senso del coito, si intende) e la cosa mi deprimeva molto. 

perkele

E quindi mi ero dedicato a Duke 3D, o meglio, inizialmente mi ero dedicato all'imprecare contro i messaggi d'errore del mio 486DX2, perché se vi ricordate ho parlato in questa sede del fatto che SMARTDRV.EXE faceva sì, che Duke non partisse. E quindi mi buttai sui videogiochi di sport, calcio e non. Siccome anch'io in quel periodo ero molto passibile della fascinazione per tutto ciò avesse una bandiera a stelle e strisce, dopo aver fallito miseramente col demo di FIFA mi ero dedicato ai giochi tratti dagli sport americani. Ed eccoci qua, con due di questi giochi tratti dai passatempi del popolo usoniano (come diceva Frank Lloyd Wright), prodotti da un tale Dan Hilton e pubblicati da una software House chiamata MVP Soft, non particolarmente esigente in termini di qualità rispetto ciò che pubblicava. Nonostante ciò, 'sti due giochi mi avevano in qualche modo colpito, ed è per questo che sento il bisogno di parlarne in questa sede oggi. So benissimo che articolì così sono condannati a un bacino d'utenza molto ridotto rispetto a cose più più conosciute, ma poco importa: come ben sappiamo io qui sto cercando di purificarmi e non di fare quella cosa fastidiosissima che è espressa da una frase che non sopporto, e cioè "vi sblocco un ricordo". Col cazzo! Al massimo vi solletico il confirmation bias parlandovi di una cosa che conoscete benissimo dicendo "MAROOO KE RICORDI XD XD". No, quella è la via facile e noi non la percorriamo. Sigla!

3 Point Basketball (MVP, 1993)

Nel 1993, se mi avessero chiesto lo sport più popolare negli USA avrei probabilmente detto il baseball, tra un Earl Weaver e i pacchetti di figurine ricevuti dall'equivalente del V.P. nella contea di Schenectady (NY). Nell'anno in cui ravanai il CD di shovelware per trovare questo gioco, invece, avrei detto senza alcun dubbio "il Buàsket", pronunciato proprio così come lo avete letto, con la B molto forzata per darmi un tono di sboronaggine tipico della provincia felsinea. Beh, la storia la sapete: Bologna era diventata Basket City, nelle edicole spopolava American Superbasket, Michael Jordan era tornato da poco al basket dopo la fallimentare parentesi (guarda caso) nel baseball, e di lì a poco sarebbe pure uscito un film che lo vedeva protagonista con Bugs Bunny e soci.

giusto per infastidirvi un po'


Pure io ci avevo provato a cavalcare quella moda: in quel buco polveroso che era il negozio del fratello di Cesare Ragazzi, che nei dintorni del V.P. aveva il monopolio su tutto ciò che era NBA, i miei mi avevano preso la canotta dei Bulls col numero 45. Ma onestamente, vista l'attività fisica che facevo, serviva al massimo a tentare timidamente di atteggiarmi quando facevo educazione fisica, e anche lì il fatto che non avesse le maniche, unito ai peli che iniziavano a spuntarmi sotto le ascelle, era solo una grandissima sorgente di imbarazzo. Avevo anche una maglietta di tipo tre taglie più larga (andava così) con un Charles Barkley estremamente deforme con una corona in testa...

don't hate da game

hate da playah

(puttana miseria, vedo che ora costa 200 dollari su ebay). Ma questa maglietta la associo a una grandissima figura di merda che feci e quindi non mi dà belle sensazioni. Quale figura di merda, chiederete voi? Non me lo ricordo, vi giuro, per quanto possa provare regressioni su regressioni. Ma sentii l'imbarazzo che sbriciolava la sicurezza in me stesso che poteva darmi l'indossare una maglietta della Nike con un cestista della NBA e non la solita robaccia 012 Benetton con cui mi avevano vestito sin da quando ero nato. Insomma, immagino fosse un timido tentativo di ribellione all'autorità familiare. Per fare cosa? Appecoronarmi al mainstream dei miei coetanei. Beh, così fatto è quel guazzabuglio del cuore umano, no? Fortunatamente mi ruppi le palle abbastanza presto, per il semplice fatto che era difficile farsi piacere uno sport al quale si faceva cagare senza se e senza ma. Però i miei coetanei nel culto ci restavano e io quello che potevo fare, era prendere giochi come questo e condividerli con loro. E lo feci, con quello che era stato il mio migliore amico e che sentivo che mi stava scivolando velocemente via perché le nostre strade prendevano direzioni opposte. Io ero la sfiga, lui la popolarità, lui era il cestista, io ero il nerd, e ci avevo provato, puttana la miseria, a cercare cose in comune, con un videogioco sulla pallacesta, ma capirete, vedendo il gioco di oggi, che questo "ponte" reggeva su basi molto poco solide.


MVP Software! C'è molto da eviscerare in quest'immagine, e quando dico "eviscerare" intendo dire "sfanculare". Cioè, guardate la bassa definizione della coppa, guardate i gradienti nella scritta, i bordi sfumati con la funzione "dito" del paint, e soprattutto il fatto che tutto questo sia scalato a 640x480, almeno così mi fa la schermata Dosbox. Non capisco! Dovrebbe essere normalissima VGA, eppure è in alta risoluzione, mostrando immagini sgranate? Mi gratto la testa.


Ecco, anche la schermata del titolo, non benissimo. 3 Point basketball, la gara dei tiri da 3! Che per quelli della mia classe che leggevano American Superbasket al posto di TGM, la gara dei tiri da tre era un highlight dell'All Star Game, che per i cestofili era un po' come un secondo natale, per me era una discesa di coglioni perché poi a scuola sentivo tutti che parlavano come dei deficenti tra un "UUUUU" e un "AAAAALLEY OOOP" e gli inevitabili bolognesismi "Mmmmmeeeeeeeee" e "AAAaaaaaoo" e un eccesso di entusiasmo che francamente trovavo fuori luogo, specie per il fatto che in quel periodo il basket era l'unica cosa per cui fosse concesso l'entusiasmo spropositato, per il resto la risposta di default era "ma pensa alla figa". Poi uno si entusiasma per le coetanee di sesso femminile e viene preso per il culo. E allora dite "ma pensa al basket" e siate un attimo sinceri, diamine.


Vabbè, iniziamo il torneo. Abbiamo un massimo di 4 giocatori, e io che non ho 3 amici a portata di mano e gioco quando mia moglie e i miei figli stanno dormendo, mi sdoppio in 4 come un film con Michael Keaton che ricordo vagamente gradevole, e i 4 in cui faccio scissione sono i soliti nomi che tutti ci aspettiamo e che mi sono dato come regola personale. Primo: Andreotti! E livello facile senza canestro che si muove, perché sono pigro.


Poi Craxi, Forlani, e per ultimo ci mettiamo una figura neutrale rispetto al CAF, ovvero Cossiga. Ci sto giocando senza audio quindi il gioco non mi chiede di inserire il soprannome dei giocatori, perché a quanto pare, i ragazzi della MVP hanno voluto fare gli sboroni e metterci il parlato. Visto che non c'è la sintesi vocale che fa pronunciare i nomi della gente con il text to speech, c'è un numero limitato di nomi che gli annunciatori urleranno con il loro esagerato entusiasmo. E a proposito di annunciatori...


...eccoli. La grafica è quello che è, ma onestamente è di un brutto di quelli che affascinano. Tipo Avaricius, se vogliamo, no? Le impressioni sono le stesse. Probabilmente se avessi visto lo screenshot su una fecale rivista di settore la prima reazione sarebbe stata "ma che merda" e poi "beh, divertente!" E non escludo che la reazione sia stata la medesima provando il gioco su CD. E poi, onestamente, era un gioco completo, stavo ributtandomi gradualmente nel vortice della sfiga dopo essere stato preso a calci nelle palle dal dottor Westermarck, che altro potevo fare? Quindi godiamoci Skip Smiley e il suo esagerato entusiasmo che introduce il vincitore dell'anno scorso... 


...Mystic Johnson. Che non sia mai detto che mettiamo dei nomi reali, potrebbe partire la denuncia! Oddio, non credo che la NBA del 1993 stia a passare il pettine su Compuserve cercando tutti gli shareware di basket in cui fanno uso dei veri nomi. Però la prudenza, si sa, non è mai troppa.


Qui siamo sulla "BSPN" (sospiro) e come su ogni rete televisiva sportiva americana ci vuole anche il cosiddetto "color commentator", non nel senso che ci sono le quote etniche per cui al telecronista bianco bisogna aggiungere pure quello di colore (e sono certo che questo esiste nella fantasia malata dei reazionari da twitter) ma è quello che dà il suo commento più "colorato", appunto. Per me il migliore di tutti resta Eraldo Pecci agli europei del 2000. Poi fece quella sfortunata uscita sui calciatori africani che sono più fisici che tattici per una questione di DNA, sparata che venne etichettata come razzista, ma a me pareva più un'uscita ignorante, ma in buona fede. Però ignorante. Qui non abbiamo Eraldo ma abbiamo Rick Vitality, che ha come caratteristica quella di tirare a indovinare chi vince. Vediamo il tabellone?


Pronti! Forlani va a gara contro Mailbag, Cossiga va contro O'Deal, Andreotti contro Fowl e Craxi contro Grandma. Vediamo se sono sufficientemente bravo a riconoscere chi sono nella vita reale costoro. I miei tristi tentativi di farmi piacere il basket americano degli anni 90 dovrebbero essere sufficienti. Andiamo con i pronostici di Rick Vitality, ok?

Allora Colombo, anzitutto una notizia...

Eh, magari, magari si raggiungessero questi livelli. Ci manchi Maurizio.


Insomma, ecco le previsioni di Rick che scommette pesantemente sulla Prima Repubblica, a parte Forlani. Giulio, Bettino e il Capitano di Corvetta vincono facile, lo dice il pendolino! Skip Smiley liquida Rick con un "Anything you say" un po' scoglionato, e cominciamo la partita.


Mailbag è Karl Mailbag, e io che sono sufficientemente colto so che "Mailman" era il soprannome di Karl Malone degli Utah Jazz, quindi una corrispondenza l'abbiamo trovata. Bene! Mailbag inizia a tirare, e il gioco è in prima persona, non come in 1 on 1. I commenti di Rick in sottofondo (quando sono attivati) rientrano tutti nell'epica classica del basket americano: dagli "Uuuh" agli "Aaaah" quando la palla va in cesto ai "What a brick!" quando esce dopo aver colpito il ferro e all'indimenticabile "Air-baaaaaaallll!" quando non tocca nemmeno quello.


E insomma la cosa è un po' tipo il classico "giro del mondo" ma al di là della linea dei tre punti: c'è uno scaffale con sopra 5 palle e la quinta palla vale due punti. Abbastanza semplice, no? La cosa che mi fa più di tutte scendere i maroni è la transizione da una schermata all'altra. I pixel paiono essere piccolissimi e forse è per questo che lo screen capture del gioco è salvato in alta risoluzione. Non capisco! Proprio non riesco a capire. Qualcuno che ci salta fuori più di me mi venga in aiuto, per favore.


Finisce il giro, e il postino termina con 21/30. Non male. Il coniglio mannaro si alza dalla panchina e si scrocchia le dita, perché comunque il partito dei postini è il PSDI e non è mai, mai, mai successo che il PSDI abbia preso una percentuale più alta della DC.


E via! L'interfaccia di gioco è a metà tra la sesquipedale cacata e la genialata degna di un casual game da facebook. Si clicca col mouse tenendo premuto il pulsante (la posizione del cursore non importa) e si carica una barra in verticale. Si lascia andare il pulsante e parte una seconda barra orizzontale, che si ferma al clic successivo. Se l'incrocio delle proiezioni tra le due estremità delle barre si trova dentro il cerchio rosso è canestro, se no, no. È un esercizio zen che richiede una fermezza della mano molto superiore a quanto non si pensi, e mi ha sempre messo a rischio tendinite, per ragioni che non so spiegarvi.


A quanto pare, Rick Vitality non aveva torto sul fatto che Arnaldo fosse un vero posatore di mattoni, tant'è che la prima cassa di palle la finiamo con zero punti. Procediamo non andando molto meglio...


...e il match finisce con Mailbag a 21 e Forlani a 15. Bravo Rick, la prima l'hai presa, ma resta comunque il fatto che sei stato visto in piazza Aspromonte comprando 400 dollari di cocaina. Prossimo match? Prossimo match: Còssiga, che in questa sede porta una pettinatura che non avrebbe sfigurato in testa a un antagonista di Will Smith ne "Il Principe di Bel Air", contro un incazzosissimo Shackle O'Deal, già protagonista di pietre miliari della storia della cinematografia come "Kazaam" e "Steel", che peraltro avevo visto un sabato pomeriggio su Italia 1 e alla fine mi ero quasi messo a piangere perché  mi stavo chiedendo che cosa stessi facendo della mia vita. I film sul basket mi fanno questo effetto, mannaggia.

Comunque Shackle, che nella vita reale non penso abbia mai tirato da 3 neanche per sbaglio, inizia a cacciarla dentro...


...e come la caccia dentro bene! 28/30, e il picconatore comincia a tirare colpi su colpi al sistema cestistico ormai incancrenitosi da anni nei rituali che si perpetuano senza una vera ragione. "Parlare non dicendo, tacendo anzi quello che tacere non si dovrebbe, non sarebbe conforme alla mia dignità di uomo libero, al mio costume di schiettezza, ai miei doveri nei confronti della Nazione. E questo proprio ormai alla fine della mia carriera cestistica. Questo comportamento mi farebbe violare il comandamento che mi sono dato, per esempio di un grande Santo e uomo di stato, e al quale ho cercato di rimanere umilmente fedele: privilegiare sempre la propria retta coscienza, essere buon servitore della legge, e anche quindi della tradizione, ma soprattutto di Dio, cioè della verità. E allora mi sembra meglio tacere."


Però alla fine Cossiga accumula solo 23 punti e tace in tutti i sensi perché Shack gli fa uno di quei gesti per cui i miei coetanei venivano tutti nei calzoni all'unisono, come quando Michael Jordan (Jordy Michaels in questo gioco, quando compare) faceva no no no col ditino, che poi metteva davanti al naso facendo "ssshhh", diceva "not in my house" e queste puttanate che spostavano l'ago della bilancia sempre più lontano dallo "sport" e sempre più vicino a "entertainment".  Ah beh! In quel periodo il wrestling non c'era, e in effetti Dan Peterson aveva commentato sia il wrestling che il basket, è un caso? Direi di no.


Tocca al Divo Giulio, contro Larry Fowl, Larry Pollame, e il pollame è una sottospecie degli uccelli. Capito, no? Si suppone che Larry Favazzo sia il migliore qua in mezzo e che Giulio soccomba di brutto. No? "Lei ha sei mesi di vita, mi disse l'ufficiale medico alla visita di leva. Anni dopo lo cercai, volevo fargli sapere che ero sopravvissuto, ma era morto lui. È andata sempre così: mi pronosticavano la fine, io sopravvivevo, sono morti loro. In compenso per tutta la vita ho combattuto contro atroci mal di testa. Ora sto provando questo rimedio cinese, ma ho provato di tutto. A suo tempo l'Optalidon non accese molte speranze. Ne spedii un flacone pure ad un giornalista, Mino Pecorelli. Anche lui è morto." Così dice Giulio dalla panchina...



...e infatti Fowl si sente intimidito, avendo trovato una bottiglia di Optalidon nell'armadietto dello spogliatoio, e fa una pessima figura: 18! Con 18 si passa all'ATELIER CULTURALE™, ma a meno di grandi cazzate da parte di Giulio, non si va molto lontano.


E Giulio, grandi cazzate non ne fa. 23! Peraltro la sua sagoma in ombra somiglia vagamente a un più famoso 23 della NBA, che in certi frangenti ha l'aspetto di His Airness "Jordy Michaels". Ma siamo sicuri che è un caso. "Io non ci credo al caso, credo alla volontà di Dio" dice His Gobbiness Giulio Andreotti.


E infine tocca a Craxi, contro Larry Grandma, che facendo una rapida indagine vedo essere Larry Johnson dei New York Knicks e dei Charlotte Hornets, noto per il suo dente d'oro e per il soprannome "Grandmama" per via di un pacchiano spot della Converse. Erano gli anni 90, sì. (Ma vogliamo parlare del taglio di capelli di Bettino?)


La nonna tira fuori un modestissimo 13/30. Vergogna! E sì che Johnson nella realtà aveva una dignitosissima percentuale di tiri da 3 che era qualcosa che si aggirava sul 35% quindi dai. È altresì vero che il 35% di 25 tiri è 8,75 cesti. Non benissimo, ma vogliamo immaginare che concentrandosi, da fermi, senza la concitazione del gioco, si abbia la mano più ferma. No?

Poco dopo.


Craxi fa un dignitosissimo ventuno, e la nonna viene rispedita a calci in culo all'ospizio. E intanto fine del primo round, e Rick ne ha beccate tre su quattro. Non male, una discreta botta di culo, anche se ho ancora nel cuore una meravigliosa sessione di pendolino di Maurizio Mosca in cui un derby della Madonnina sarebbe finito 5 a 5 (finì 2 a 2, quasi). 


Quarti di finale! Rick punta sul postino contro Shaq (anzi, Shack) e su Giulio contro Bettino. Il derby computerizzato lo smentisce subito, Mailbag fa una gara dignitosissima (24) ma O'Deal non so che cosa abbia assunto ma fa 29 punti. 29! Penso che questo sia il momento nel blog dell'ex videogiocatore in cui l'incredulità è stata più sospesa in assoluto.


Derby del pentapartito! Andreotti contro Craxi. La previsione di Rick era pro Giulio: sentendolo, Craxi aveva detto "Se Andreotti vince, mi taglio le palle". Andreotti vince, e chiede l'adempimento a Craxi. Così va il mondo!


Rick ci ha preso uno su due, e Skip inizia a sospettare che stia tirando a caso. Forse sì, forse no. Comunque speriamo che ci pigli e che non porti sfiga come era solito fare Peter Van Wood sul fecale "Quelli che il Calcio" quando chiamava le vittorie al Bologna e quel viscido verme di Fabio Fazio, col suo gilettino nero e la vocina tremante, lo prendeva per il culo perché inevitabilmente il Bologna poi perdeva e Fazio odiava il Bologna (sarà che un anno abbiamo cacciato fuori la Sampdoria da Intertoto, Coppa Italia e Serie A? Forse.)

Più tardi.



Sul filo di lana, Giulio fa fuori Shacqk, 24 a 23! Che botta di culo, direbbe uno, ma Giulio non crede alle botte di culo: lui crede alla volontà di Dio. Volontà di dio con cui Rick era perfettamente in sintonia, dal momento che ha indovinato il pronostico. "Sono così bravo che mi bacerei da solo!" esclama Rick mandando un messaggio al suo chirurgo di fiducia per la rimozione di due costole. Skip oramai è completamente assuefatto alle stronzate del collega, un po' come Pizzul con Pecci, e lascia correre. Giulio riceve la coppa e anche per quest'anno il raduno dei tiratori da tre è finito, e onestamente sono estremamente fiero di me per non aver usato, come si faceva ai tempi, la parola "Bomba" per descrivere il canestro da tre punti. Bravo me! Prossimo gioco.

È merda? Beh, in tutto questo, devo dire che ho provato quasi una certa sensazione di divertimento. Sarà che questo clic ripetuto è un'attività che spegne decisamente il cervello? Forse! Sarà anche l'aspetto che è di quel brutto che piace? Possibile? Sarà il fatto che non riesco a capire se questo gioco sia in alta o in bassa risoluzione? Sì, questa probabilmente è la ragione. Quindi non è merda, e non chiedetemi perché.
Ci rigiocheresti? Sì, ma solo perché dura qualche minuto.

Home Run Derby (MVP, 1995)

Dopo il basket, il baseball, se passiamo in rassegnat tutti i passatempi all-american, più americani della torta di mele e del portarsi l'AR-15 carico quando si va al Wal-Mart appoggiando il culone sui carrelli elettrici! Non paghi di aver preso una singola azione una del basket e averla resa un gioco shareware dalla dinamica semplice e pure un pochino appagante (lo dico non senza vergogna) un paio d'anni dopo Dan Hilton e famiglia ci riprovano dandosi al baseball, che essendo uno sport estremamente liturgico, con tanti rituali ripetuti in sequenze ben distinte, si presta benissimo a 'ste cagatine. Dunque? Dunque, sempre nello stesso CD di shovelware, con un certo quantitativo di noia in più rispetto al basket (che al tempo cercavo di farmi piacere) c'era pure il gioco in cui si cerca di colpire la palla con una mazza e mandarla fuori dal campo. E che ci crediate o no, l'home run derby esiste sul serio, è un'invenzione piuttosto recente (nel senso che è nato dopo di me) risale al 1985, e non mi pare che abbia 'sto gran seguito, ma io che ne so, onestamente. Ciò non toglie che la MVP software, che pare un po' come quelle case editrici che pubblicano qualsiasi cosa, non si è fatta problemi e ha pubblicato. E vediamo, dunque.


Skip Smiley a sto giro si è fatto biondo, e introduce un'edizione speciale dell'Home Run Derby. In Iowa è comparso un campo da baseball pieno di fantasmi di giocatori antichi, e sì, è quel film di merda con Kevin Costner di cui abbiamo parlato l'anno scorso. In realtà, se mai dovessi rigiocare ad altri giochi di baseball non avrei molto altro da dire a proposito dell'America's Pastime: di quel filmaccio orendo ne ho parlato, delle card del baseball passateci dai nostri corrispondenti di Schenectady alle elementari, del fatto che un mio compagno di classe avese scritto "BASELA" ricevendo una sonora cazziata l'ho detto, ho detto del gioco del "Mel-ball", la versione indoor in cui non facevo nemmeno troppo cacare, boh, spero che non mi vengano in mentre altri giochi di baseball. Detto per inciso, quanto fa cagare l'espressione "sbloccare un ricordo"? Mamma mia, certa gente prende la lingua italiana e ci depone sopra una fumante pozzanghera di sciolta, secondo me. 


Dopo questa introduzione, con i fantasmi del BASELA passato che sfidano i giovani stronzi sovrapagati che riempiono di caccole le palle per farle andare più veloce, iniziamo il derby!


Stavolta giochiamo con Giulio, con il nickname "The Crusher", perché lui i suoi nemici li schiaccia, ma tranquillamente, giochicchiando con la fede al dito. Inoltre, il roster di giocatori presenti non è solo quello contemporaneo ma pure quello storico. Scegliamo? Ah no! Si paga! Mannaggiammerd'! Non mi interessa.


Rick Vitality non c'è, ma al suo posto c'è Bob Yukon, che somiglia un po' al noto critico cinematografico Franco Grattarola. Anche lui, come Rick, ha le sue previsioni. Non aspettatevi che cerchi, nei giocatori qui presenti, i campioni della MLB del 1995, perché se poteva interessarmi il "Basela" dei tempi antichi, quello con Babe Ruth (Ruth Babes in questa sede, come abbiamo visto prima), Ty Cobb e Lou Gerhig, quello contemporaneo proprio meno di zero.


E via! Vediamo una rapida carrellata dei giocatori moderni, e l'incidenza dei mullet nelle loro pettinature notavo che è altissima. Ok, ok, almeno uno lo ritrovo: sto parlando di Johann Kluck, che ha sul cappello il logo di Tiktok, che in realtà è una storpiatura del simbolo dei Philadelphia Phillies. Johann Klug è una caricatura di John Kruk, che ai tempi del gioco aveva più o meno questo aspetto qui:

howdy y'all

E insomma, uno lo piglia per il culo per l'aspetto poco fine e per il sovrappeso (era stato pure parodiato da Chris Farley, che proprio un peso piuma non era, al Saturday Night Live). In realtà il povero Kruk aveva preso una pallata nei coglioni talmente forte che gli aveva rotto il sospensorio. Durante gli accertamenti è emerso che gli si era sviluppato un tumore al testicolo, che eventualmente gli è stato tolto. Il testicolo, intendo, oltre che il tumore. Ora, non so se la malattia gli sia venuta come sviluppo dell'ematoma o se c'era già e la sberla ha fatto sì che glielo trovassero in tempo: non lo so. Ma pensare che una pallata fortissima nei coglioni possa salvarti la vita è qualcosa che fa sorridere, no?


Tocca a Giulio, almeno così credo, ma non faccio altro che premere tasti a caso e il gioco mi risponde in maniera abbastanza scoordinata. Boh! Mi sembrano i tempi in cui giocavo ad Ironman's Super Off Road, in cui durante il demo premevo le freccette e pensavo di controllare la jeep del suddetto Ironman. Comunque un homerun lo faccio, quindi benissimo!


Il mio avversario invece, è completamente impietrito di fronte ai lanci del pitcher avversario. Probabilmente ha sentito la storia della palla nei coglioni di John Kruk e sta evitando di esporsi eccessivamente. 

"Ehm, ex videogiocatore..."
"Sì, Andreotti?"


"In realtà quello impietrito ero io, mentre Lei si stava alitando sulle unghie per poi lucidarsele sulla maglia in maniera molto autocompiaciute, io ero lì che attendevo un comando da tastiera per smazzulare la palla e non è successo niente, e la cosa mi ha eliminato dal torneo. Non che la cosa mi importi più di tanto, sia chiaro: bisogna saper perdere, non sempre si può vincere."

Ops! Riproviamo.


Ora sono contro un avversario coi controcazzi che ne caccia fuori ben sette, puttanezza della miseriezza. Alcune finiscono per rimbalzare sulle teste degli spettatori che comunque restano fermi senza lamentarsi. Ma avete notato che pure essendo di due anni successivi a 3-Point Basketball questo gioco non è in alta risoluzione. Molto interessante, mi chiedo quali siano le ragioni dietro questa decisYAAAAHHHHWHHHHNNNN.


E niente, stavolta la riesco a beccare, premendo un tasto freccia qualsiasi, ma non vedo la correlazione tra: tempo in cui si pigia il tasto, quale freccia viene premuta e la direzione della palla nonché la lunghezza della battuta. Insomma, una cosa veramente alla cazzo di cane. Non male la grafica, con il battitore in rotoscoping (o copiato da qualche altro gioco). Pure quando sembra lì lì per uscire, il gioco mi fa sbattere la palla contro la barriera, e allora vaffanculo, sapete che c'è? Tanto il BASELA non è neanche più il passatempo nazionale americano, sostituito dall'intentare cause frivole contro multinazionali per ragioni idiote, salvo poi dire che è socialismo quando qualcuno vuole alzargli le tasse. Bah! Prima o poi ce la faremo a toglierci gli hamburger dagli occhi che ci fanno vedere tutto ciò che è stato cagato dallo Zio Sam come la cosa più bella del mondo. Ci arriveremo, ne sono certo. Non oggi, non domani, ma prima o poi sì. Prossimo gioco!

È merda? Sì, senza dubbio, non ha la parte divertente di 3-Point Basketball, e se c'è una logica io non l'ho capita. La grafica è più bella dell'altro gioco, e paradossalmente per questo è molto meno interessante. Per quanto mi sforzi, non riesco a trovare niente di divertente e di apprezzabile. Quindi niente, ragazzi, merda è, peccato.

Ci rigiocheresti? No.

2 commenti:

  1. Capisco.
    Anche se forse non erano shovelware, per un certo periodo fui costretto a comprare tgm col dvd allegato con un gioco completo di cui ricordo soltanto vagamente uno strategico spaziale e demo scrausi, per non parlare dei dvd col nesquick, doppia merda.
    Però una volta non so dove pescai Driver ma senza musica, bello.

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  2. Sono tornato alla pallacanestro quest'anno dopo due decenni che mancano e... sì, il punto di riferimento sono sempre gli anni '90.

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