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lunedì 24 maggio 2021

Strike Commander (Prima Parte)

Come più volte ho scritto in questa sede, in un periodo di tempo che va dal 1994 al 1996, il mondo dei videogiochi non l'ho minimamente cacato. Questo ottimo trend, ottimo per la mia vita sociale, intendo, sfortunatamente venne interrotto nell'autunno del 1996, innescato dalla resistenza al cambiamento di fronte alla prima volta in cui lasciavo veramente il Vecchio Paese, andando al liceo nella Cittadina Altolocata Situata Adiacente L'Eccellente Capoluogo Con Hotel e Industrie Oligopolistiche (C.A.S.A.L.E.C.C.H.I.O. in breve). Io che di fronte alla puzza sotto il naso degli abitanti della Cittadina Altolocata Situata eccetera eccetera scoprivo di avere attaccato alla schiena la zolla del contadino, e che non avevo ancora conosciuto l'opera del sopravvalutatissimo ubriacone pavese al punto da vantarmi della suddetta zolla attaccata alla schiena, mi sentivo dentro di me totalmente inadeguato e mi rifugiavo nel Simulmondo, tutto questo a dispetto di una confabulazione familiare per cui la famiglia Ex Videogiocatore, pur non uscendo mai dal V.P., era del ceto "alto" e lo stesso ex videogiocatore era lui stesso "un buon partito" per potenziali spasimanti, che erano tutte pronte a intrappolarmi in un matrimonio senza amore perché desiderose di accedere alla dote. 

fratelli siculi armati di lupara inclusi

Notare come la stessa confabulazione familiare fosse la prima a dirmi che nessuna me l'avrebbe mai data perché semplicemente le piacevo, come a dire che facevo così schifo alla merda che sarei stato preso solo per soldi. Ottimo modo per cominciare l'adolescenza, bene così. 
Poi ci si meraviglia che il giovane virgulto si rifugia nel Simulmondo, con una pausa tra la seconda e la terza media. In quel periodo la tecnologia che stava dietro ai videogiochi era schizzata in avanti in una maniera da lasciare a bocca aperta. Che cosa era successo mentre io stavo guardando dall'altra parte ad assaporare quel vago gusto di popolarità che negli anni successivi sarebbe stato solo un nebuloso ricordo? Non lo so. 

In quel periodo molto probabilmente si era concluso un ciclo di 18 mesi della famosa legge di Moore, per cui ogni 18 mesi la velocità dell'hardware raddoppia. Forse sì, forse no. Secondo me il fatto è che a partire dalla fine del 1993 il designer e più in generale le software house avevano iniziato a pensare veramente in grande. Modo di pensare che non poteva arrivare da altri che dalla Origin Systems, che negli anni precedenti aveva preso a volare veramente molto in alto, con prodotti tipo gli Ultima e ovviamente i cinematografici Wing Commander.

A proposito di Wing Commander, ho già detto come il suo deus-ex-machina Chris Roberts non mi stia particolarmente simpatico: è il genere di persona con cui non riesco minimamente ad andare d'accordo al di là di un formale vivi e lascia vivere: ogni potenziale complicità viene stroncata sul nascere, perché semplicemente è la classica persona che si prende eccessivamente sul serio. Il suo senso dell'umorismo 
è basato esclusivamente sull'esagerazioni. In realtà mica solo quello: a tutto si applica la regola "più grande uguale più bello". Cosa che non mi fa sentire a mio agio: preferisco avere a che fare con persone che hanno un senso di "self-deprecation" necessario a tenere i piedi per terra. Significa che non cedono alla confabulazione (è la parola di oggi, fatevene una ragione) che impedisce loro di farsi quelle domande che ci permettono una sorta di crescita personale. Ovviamente questo non è il mio caso: non nego di aver confabulato un sacco di volte, ma come avrete forse intuito leggendo questo blog, io da più o meno da quando sono nato mantengo un costante regime di odio di sé necessario a non montarmi troppo la testa, inizialmente fomentato da chi trasformava ogni minimo errore in un epocale fallimento, e poi ha iniziato a camminare con le sue gambe. E mi ci sono voluti quasi quarant'anni per raggiungere uno straccio di equilibrio, e il blog dell'Ex Videogiocatore mi sta aiutando non poco, che ci crediate o no. 

Chris Roberts, invece, questo straccio di equilibrio non penso lo raggiungerà mai. Non posso non pensare a un "behind the scenes" del cinematograficamente pomposo Wing Commander 3 in cui Biff Tannen di Ritorno al Futuro (che interpretava Maniac) lo prendeva per il culo impedendogli di realizzare una delle principali ragioni per cui aveva intrapreso questa avventura: sbunnarsi la pornostar Ginger Lynn Allen, con cui probabilmente Roberts si era sfondato di pugnette per anni.

Il metodo Pieraccioni applicato ai videogame

E insomma, in questo documentario (i giovani dicono "featurette") Roberts, preso per il culo da Biff, emetteva uno sguardo tra l'attonito e l'incredulo ("non sta andando come nelle mie fantasie!") e balbetta qualche cosa per cercare di stare al gioco, ma è evidente (per me, almeno) che in quel momento sta odiando con una ferocia smodata Wilson. Ecco, io al suo posto avrei odiato me stesso per non aver avuto la battuta pronta ("sii più disinvolto!" mi apostrofava mia nonna come rimedio one-size-fits-all alla mia cronica incapacità sociale, e ogni volta che non ero più di sinvolto, taaac, fallimento), lui riversava la colpa sugli altri. Non so chi dei due abbia l'approccio migliore, da un punto di vista etico: di certo, io non ho fatto Wing Commander (e su questo un po' rosico) né ho girato l'orrido film pensando di fare una cosa figa (e su questo mi ride anche il culo) né ho preso per il culo milioni di persone con quella specie di schema ponzi che è Star Citizen (e questo mi fa sentire bene). Il bilancio, comunque, è positivo, specie se il confronto è con uno che ha 'sta faccia:

"Actually, "

E il gioco di oggi? Beh, torniamo a quello che dicevamo sul fatto che si iniziasse a pensare in grande: nel 1991, mentre la Origin sta faendo cassa rapida su Wing Commander 2 (a cui non rigiocherò, ma su cui avevo "sbavato" a lungo), Roberts si dedica a un nuovo grande progettone: Wing Commander, ma sulla Terra, un vero simulatore di volo con storia cazzuta, da contrapporsi a roba seriosa senza trama come Falcon 3.0, che al tempo era il "GIOCOPARAMETROH" secondo la fecale stampa di settore. Si dice tanto di Duke Nukem Forever, ma prima di lui il grande caso di vaporware è stato questo: lo stesso Roberts, all'interno del manuale, paragonerà l'esperienza dello sviluppo di questo gioco allo sviluppo del film "Apocalypse Now", descritto in quegli anni dal documentario "Viaggio all'Inferno (Heart of Darkness" un modo sottile sottile per dire che lui stava al videogioco come Coppola sta al cinema. L'articolo veniva concluso con l'augurio che tutto questo sforzo sarebbe sfociato nel gioco più bello di ogni tempo riconosciuto universalmente. In effetti un gioco del 1993 cambiò la storia, ma ops! Siete in ritardo di una settimana, perché quello fu Doom: Strike Commander, all'uscita, era una bestia da una decina di dischetti che introduceva roba vista solo in simulatori di volo professionali prima di allora: poligoni con texture, cockpit virtuale, Gouraud shading (che tutti ne parlavano come se sapessero cos'era e nessuno che spiegasse di che cazzo si trattava) cinematiche lunghissime con doppiaggio e robe che leggendole su K il videogiocatore sfigato come me si sentiva come di fronte alla sezione lingerie di un catalogo Postalmarket (senza però la parte in cui le pagine venivano trasformate in test di Rorschach).

Tutto bellissimo, peccato che nel 1993 erano pochissimi i computer su cui Strike Commander non girava lento come la malannata. Per usufruire di tutti questi catalizzatori di pugnette  informatiche, ci voleva un computer di quelli ben locupletati (cosa che io non avevo). E dunque, nel lontano 1993 Strike Commander rimase il sogno irraggiungibile. Anni dopo, in piena sfiga e con un computer abbastanza più locupletato del 386SX di allora, mi tolsi lo sfizio acquistando l'edizione economica "Edicola di C.T.O." e finalmente coronai il mio sogno di gloria videoludica. Come ho detto, si trovavano soddisfazioni dove si poteva. Non ne sono fiero. Sigla!


Origin Presents a Chris Roberts Game! Sullo sfondo quello che probabilmente è un cumulonimbus calvus se ricordo bene dalle mie dispense Giunti Marzocco che per qualche ragione mi facevo comprare quando avevo 5 anni. Non c'è più la pretenziosissima orchestra della Origin FX e forse questo è un bene.


Ah, sì, lo scambio di spiritosaggini in alta quota. Penso che durante questo articolo menzionerò ben più di una volta che Chris Roberts ha sterminato intere potenziali civiltà sotto forma di spermatozoi guardando Top Gun. E sì che l'obiettivo di Tony Scott con il suo film-videoclip era quello di reclutare gente nell'aviazione navale americana, ma quello che ottenne furono i simulatori di volo con trama della Origin.


E insomma, pressati dall'insistenza del nostro commilitone spariamo un sidewinder dal nostro F-16 al nemico, che probabilmente è su un MiG-29, ma non ne sono mica sicuro. Importa? No, ovviamente no. Il nemico esplode e si eietta...


..."Nice kill, hot shot" dice il commilitone a noi, che per il momento siamo ancora innominati, ma posso percepire che fosse per il capo progetto di 'sto gioco, il nostro anonimo protagonista si chiamerebbe Chris Roberts e avrebbe questa faccia qui: 


Who's a hotshot? You're a hotshot, hotshot

Ma va detto che anche il nostro anonimo protagonista, specie quando fa il sorrisino stiracchiato perché è contenuto in un'area fissa della faccia che contiene i vari sprite della bocca, ha una grandissima faccia da coglione. 


Ma non finisce qui, diceva il compianto Corrado: introduciamo per bene non solo il nostro lavoro, ma pure la nostra bussola morale. Sulla testa del pilota che abbiamo abbattuto c'è una taglia ben corposa, e per quanto Tex, il nostro uomo d'ala, ci inviti a farlo fuori mentre è indifeso e intento a piegare con cura il suo paracadute, noi diciamo che siamo sì mercenari (capito? Mercenari! La Origin non voleva avere casini con l'USAF e allo stesso tempo voleva usare gli F-16) ma non assassini. Oh, capito! In teoria saremmo "Chaotic Good", ma molto probabilmente, conoscendo come la limitatezza mentale di Roberts, il nostro personalissimo avatar è un faro di lealtà, onestà, senza macchia e senza paura in un mondo di persone dalla moralità ambigua.


E via che si sparisce all'orizzonte, mentre il pilota abbattuto, non visto, ci fa il gesto dell'ombrello e compare la schermata del titolo. Secondo voi sono tipo gli asteroidi del primo Wing Commander le lettere del titolo? Beh, non male comunque questa intro: meglio del "In a distant future, mankind is locked in a deadly war" del primo WC e dell'infinito slideshow del secondo episodio (a cui non giocherò, perché tanto è uguale al primo, e sticazzi). Cominciamo un nuovo gioco, vi va?


Ah sì, amici, come in ogni simulatore Origin che si rispetti dobbiamo dare il nostro nome, cognome e soprannome. Abbiamo peraltro i capelli castani, e non blu come  il nostro equivalente fantascientifico di Wing Commander. Ma questo non importa: che sia futuro prossimo o futuro remoto, che siano capelli blu o castani, il nostro protagonista avrà comunque la gobba, le orecchie a sventola e un pochino a punta, nonché un paio di occhiali dalla montatura in moplen e dalle lenti enormi che sembrano disegnate da Carl Zeiss per le riprese di Kubrick del falso atterraggio sulla Luna. 

Signore e signori, Giulio Andreotti! 


Ah no? Fate voi che scheumorfismo, regaz! Ben sappiamo che Chris Roberts l'hobby, oserei dire l'ossessione della cinematografia, dove per cinematografia intendiamo dire qualcosa più tipo "infinite varianti di Top Gun". Ce l'abbiamo avuto nello spazio, e ora ce l'abbiamo coi mercenari al posto dell'USAF. Perché  al di là della paraculata, c'è anche la storia che nel 2011 alternativo visto da un 1993 in cui Chris Roberts gioca a fare l'esperto di geopolitica, il mondo è andato a puttane.

Gli Stati Uniti si sono disgregati perché in seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica non hanno più sostenuto proprio peso di prima potenza mondiale. Il sogno bagnato di tanta gente che non ha mai digerito che il sud fosse stato sconfitto nella Guerra di Secessione si è avverato, il governo americano de facto è l'IRS, l'equivalente usoniano della Guardia di Finanza, che strangola le povere multinazionali chiedendo loro ingiustamente soldi per il maledetto governo (tutto sommato, vista la sesquipedale sfiga di Roberts, non sono affatto sorpreso che sia un libertarian di quelli pesanti), e le povere multinazionali non possono fare altro che appoggiarsi ad eserciti e soprattutto aviazioni di mercenari, che difendono il privato dal pubblico (sospiro). Le guerre si fanno per il petrolio,  la prima potenza economica del mondo è il Giappone (tutto quadra), in Italia è tornato lo Stato Pontificio, e i mercenari stanno tutti di base in Turchia perché il governo locale garantisce ottime detrazioni fiscali ai soldati di fortuna

sucate


Tutte queste cose le so perché sono scritte nel lunghissimo manuale, che ha l'aspetto di una rivista per mercenari del finto 2011, la quale ci possiamo scofanare mentre il computer si prende (prendeva) ore e ore per generare le mappe dei terreni che visiteremo. Ma pure nella mia essenza di giocatore pezzente questo lo sapevo perché era tutto scritto, tra le lodi di tale Alessandro Cattelan (spero un omonimo), sulla fecale rivista di settore K, la quale si stracciava le vesti come per qualsiasi gioco prodotto dalla Origin.

Era il 1993 e, come avete letto la settimana scorsa, se siete state attenti in quell'anno è uscito pure Doom. Che cos'hanno in comune i due giochi in questione? Semplice: entrambi furono grandissime rivoluzioni dal punto di vista tecnologico, ma Doom ha fatto la storia, Strike Commander un po' meno.

E mi piace pensare che l'intuizione di John Carmack sulla minimizzazione della trama abbia contribuito a dare a Doom quella spinta in più in termini di fare la storia. Questo e il fatto che magari non a tutti piacciono i simulatori di volo: uno sparacchino in prima persona 3D è molto più immediato. Sto divagando. Dicevamo: lo scheumorfismo! Come nel precedente Wing Commander, si poteva parlare con i copiloti al bar, per capirne un po' la personalità tagliata con un'accetta spuntata. Ora, se non avessimo letto tutte le interviste ai vari personaggi sul manuale per farci un'idea, possiamo avere qui un assaggino della loro personalità, oltre che mandare avanti la trama, in tempo reale, interagendo! (Ciao Francesco). Entriamo nell'ufficio del contabile e troviamo...


Paolo Cirino Pomicino, ministro del Bilancio! Che qui si chiama Virgil e per tutto il gioco non fa altro che lamentarsi che non facciamo altro che spendere un sacco di soldi accettando delle missioni che non pagano. Scopriamo anche che Giulio, pur essendo appena arrivato, è il protegé e sostituto designato del capo dei Wildcats, il nostro squadrone. "DeGasperi?" No, tale Stern, James Stern, l'all-american boy venuto dritto dal Midwest, ancora più Giulio, il problema è che è vecchio e ha una bussola morale solidissima che uno si chiede "che cazzo hai fatto il mercenario a fare vez?" Eh immagino che, essendosi sciolta l'USAF, se vuoi volare e rendere il mondo un posto migliore l'unica cosa che puoi fare è sporcarti un po' le mani. Ma sempre praticando un'autofellatio sulla propria superiorità morale. 


E infatti parliamo con il nostro meccanico (e a tempo perso, pilota), Miguel Schraeder, spagnolo di Barcellona già torero (si vabbé, e magari prepara pure un'ottima paella, Roberts), e con la frammentazione degli stati in questo 2011 alternativo uno si aspetterebbe che Miguel avesse cambiato nome in Miquel e menasse il tarello a Giulio sul fatto che la Catalogna non è Spagna (spoiler alert: lo è), ma figuriamoci se il buon Roberts ha una minima idea della differenza tra spagnolo e catalano. Comunque, per dimostrare la superiorità morale dei Wildcats, ecco subito un apologo morale tipo quelli alla fine di He-Man: se un aereo è troppo rovinato, buttatelo, e chissenefrega se Virgil Cirino Pomicino insiste nell'utilizzarlo.


Ed ecco Stern! "E adesso BASTA!" detto con l'intonazione da Telenovela Piemontese: Stern, oltre a essere perfettamente simmetrico come spesso accade nei giochi Origin, somiglia anche molto al signor Amedeo Brugola, il padre di Marta Brugola, la sposa della Telenovela Piemontese. Presumiamo che Stern abbia portato Giulio a "peripatetiche" per ungerlo come suo successore.


Ovviamente, non sarebbe un gioco di quel morto di figa di Chris Roberts se nello squadrone non ci fossero le tope. Gwen è rossa, e si sa che rossa di capello, famelica di [Omissis]: l'accetta di Chris Roberts l'ha tagliata tipo Angel di Wing Commander, la overachiever del gruppo, con un esagerato senso del dovere. 


L'altra ragazza è Janet detta Vixen, che è la testa calda del gruppo e si suppone sia pure la fatalona stragnocca (sulla rivista-manuale il redattore descrive praticamente la pugnetta che si è fatto pensandoci) ma gli occhi eccessivamente distanti tra loro me la fanno scendere vagamente nella "uncanny valley". Un po' come la distanza eccessivamente breve tra la punta del naso e il labbro superiore di Giulio, che lo fa sembrare il risultato di una foto da passaporto dove hanno preso il lato sinistro e l'hanno riflesso sul lato destro. Poi ok, in testa ha il tirabaci solo da un lato, l'avesse avuto da entrambi il livello di anninovantismo non sarebbe stato contenuto dai canonici 27 dischetti.


Andiamo nella zona notte, come in Wing Commander, i letti servono per salvare e caricare il gioco. Possiamo anche ammirare il poster e... oh cazzo! Ma è Richard Garriott a torso nudo e palestratissimo, quello? Immediatamente rivaluto la deplorevole abitudine che aveva mia nonna di versarsi il succo di limone negli occhi e vado a lavarmeli con l'acido citrico.


L'altro poster invece ha la pin-up che si toglie il camicione di 8 taglie più grandi e ha la parte sotto del bikini tirata a livelli quasi ascellari. Eh sì, amici, siamo nei primi anni 90 e si vede, e viene da chiedersi se Chris Roberts non abbia previsto l'eterno ritorno delle estetiche a cicli di 20 anni. Nah, probabilmente ci leggo troppo. Un sentito vaffanculo a Cattelan, comunque, che aveva messo lo screenshot della pin-up nella recensione con la didascalia che diceva (vado a memoria) "è di questi giorni la notizia che i Top Gun siano degli affamatoni. Visto il fisico delle pilotesse, chissà che nel 2011 la cosa non sia diversa..." A parte che la frase non ha senso, ma veramente volevano farci credere che questa era una sequenza del gioco in cui il ritardato mentale che interpretiamo si trova di fronte una modella di Sports Illustrated pronta a dargliela in mezzo a uno stagno? Io ovviamente c'ero cascato e quando acquistai anni dopo il gioco non vi dico la delusione. 


Vabbè, basta così, andiamo in Mauritania che dobbiamo svolgere la missione che paga una miseria. Pigliamo il C130 Hercules e facciamo un'imitazione molto sfacciata di Indiana Jones.


E via! Eccoci in Mauritania, e subito la struttura scheumorfistica è stata messa su in quattro e quattr'otto con una tenda e un F-16 parcheggiato fuori. 


Proprio come nella base originale di Istanbul c'è sempre una stronza che non fa altro che dormire e di fianco c'è Stern che si sta lucidando la canna del fucile. Visto che Giulio qui è sempre l'ultimo a sapere le cose, andiamo a sentire che ha da dirci James. Praticamente c'è una guerra civile, e come se non bastasse c'è pure una carestia, e una delle fazioni della guerra (la fazione non ufficiale) approfitta della carestia per dare addosso al governo e ai matusa. Stern ha un debole per l'establishment, e manco prende in considerazione l'ipotesi che i ribelli possano avere ragione. Un po' come certi sedicenti "esperti di geopolitica" che dopo essersi stracciati le vesti con Twitter strumento di democrazia, quando le primavere arabe andarono a schifio subito dissero "ah ma 'sta gente non è fatta per la democrazia, una bella dittatura militare e allora sì che rigano dritto! Meglio ancora, ricolonizziamoli tutti!" E la cosa agghiacciante è che sti fenomeni non solo ripetevano tutti lo stesso concetto, ma usavano pure tutti le stesse parole, come se ripetessero a pappagallo una cosa che avevano letto. Pensiero critico inesistente, ma se uno fa uso della parola "Geopolitica" che non sia quello di pigliare per il culo il concetto di "Geopolitica", questo è quello che possiamo aspettarci. 


Ho divagato. Dicevamo: Stern ama lo status quo, e forse Giulio ne ha conquistato il cuore con la storia del tirare a campare vs. tirare le cuoia. La nostra missione è dare da mangiare agli affamati, e quindi dobbiamo proteggere un C130 che porta le provviste ai selvaggi che necessitano del nostro aiuto perché sono troppo limitati per saper badare a se stessi. Il fardello dell'uomo bianco. Scelto l'arsenale per la missione, via che si parte! Oppbbacc'! Tutto renderizzato in real time, con il gouraud shading e le texture! Copiose polluzioni da parte della fecale stampa di settore, ora che sia il 1993 che il 2011 appartengono al passato troviamo piuttosto dissonanti i capanni appoggiati senza proiettare ombre al terreno troppo blando e sfocato.


E insomma, a parte questo, il motore Realspace per i tempi è qualcosa di veramente notevole. Certo, l'orizzonte è abbastanza vicino, ma i modelli sono qualcosa di fantastico e tengono bene anche ora. E pensare che inizialmente doveva essere l'ennesimo simulatore di volo con gli sprite in bitmap, e siccome qualcuno nel tempo libero fece questo esperimento Roberts si mise a sbavare e fece rifare tutto. Mi meraviglio che a quello che ha voluto fare il secchione i suoi colleghi non gli abbiano pisciato nel caffé.


Vabbè. Autopilota per saltare al sodo, e il sodo consiste nell'Hercules con cui abbiamo appuntamento che ci saluta e ci manda un BUON LUNEDÌ.... VEDIAMO CHI RISPONDE!

Più tardi.


Il Divo Giulio è così inorridito dal messaggino che gli compare sul display da parte dell'Hercules che 


"Andreotti, qui Stern, mi sente?"


"Andreotti, tutto bene?"


"Andreotti?"


"ANDREOTTI???"


E niente, mi sono deconcentrato. Belle le mani di Giulio che al momento dell'impatto con il suolo fanno come per pararsi. Un po' meno bello il fatto che con sto cazzo di Reynaud Shading non si capisce se il suolo è a 300 metri o a 30 centimetri. Non benissimo il fatto che la telecamera gira sotto il terreno rivelando così che la terra è piatta. Altro effetto collaterale del 2011 distopico, senza dubbio.


E vabbè, riproviamo, stavolta a livello semplicissimo, con munizioni infiniti della mitragliatrice, con la quale riusciamo pure a far fuori un Mantis nemico, che scende con una bella scia di fumo. Il C130 sta una bellezza e procediamo con il nostro volo...


...che non ha ulteriori inghippi, perché è la prima missione e insomma veniamo pagati poco, è giusto che pigliamo pure pochi rischi. È così che funziona, no? Piccola opportunità per autofellatio: di ritorno alla base sorvoliamo Nouakchott, la capitale mauritana. Non serve a niente se non alla Origin ad autocompiacersi che hanno spalmato sul terreno delle casette in bassa risoluzione viste dall'alto. Poi uno guarda vere foto di Nouakchott vista dall'alto e ci somiglia di più di quanto uno non si aspetterebbe. Bene così, gioco, suppongo.   


Taac! Siamo atterrati. Figatissima, ragazzi, per dire come ero una chiavica al tempo, a questo punto manco ci arrivavo. Penso che fosse dovuto al fatto che l'interfaccia della versione CD-ROM era un po' diversa? No, forse ero proprio io che non solo ero totalmente imbranato, ma anni dopo aver sbavato su questo gioco, che la fecale stampa di settore mi vendeva come il top del top, avevo un chiaro caso di ansia da prestazione. La cosa più significativa di tutto questo è che le défaillance così patetiche che ho avuto nel campo dei videogiochi, con il gentil sesso non le ho mai avute. E vi giuro su qualsiasi cosa che non me la sto tirando eh (poi, se uno deve tirarsela di essere perfettamente sano e nella norma...): vista la sfiga che settimanalmente condivido con voi non mi farei problemi a raccontare qualche disavventura del genere. Poi oh, ognuno ha i suoi piccoli inconvenienti, non dico mica di no, ma io fondamentalmente sono una persona noiosa, che in quel campo non ha l'ansia da prestazione. Coi videogiochi, però sì. Non faccio a cambio, ecco. Fossi il titolare del blog delle prefiche, le mie pazzerelleh disavventure sarebbero un cosiddetto humblebrag per attirare il plauso delle prefiche che commentano, ma onestamente, sticazzi. Al massimo mi vanto del fatto che qui Giulio, armato di un trasferello (BRUSCHETTE!) appunta sul suo F16 un aereo che ha abbattuto.


Ah, ecco Billy, un altro nostro compagno di squadra, detto "Primetime", che è il cazzaro modellato su Pete "Maverick" Mitchell, ovvero Tom Cruise in Top Gun. Che è anche strano che Roberts non identifichi se stesso in Maverick, ma non più di tanto: Roberts mi dà l'idea di persona completamente vuota di ogni senso dell'umorismo, che prende le cose troppo alla lettera e arriva fino a un certo punto e poi si ferma. 


Beh, passato lo scambio solo vagamente omoerotico con Billy, riceviamo la pacca sulla spalla di Stern, che è più filogovernativo di Gramellini e si autocompiace del servizio fatto alla probabile dittatura mauritana. Ma non finisce qui, i ribelli stanno comunque servendosi di malvagia propaganda per minimizzare la nostra opera di bene...


...e quindi dobbiamo andare a "sfabbricare" una base di addestramento dei ribelli nel deserto, nonché il loro quartier generale. Cazzo, dobbiamo bombardare? Sono pessimo a bombardare.


Fortunatamente qui abbiamo la modalità strafing, cioè che possiamo tirare giù edifici sparandogli col mitragliatore, che ha munizioni infinite senza penalità di trama. La vita ci sorride.


Taac, altri edifici fatti fuori. Mi sento fico, scusate.

Più tardi.


Tre obiettivi di terra stencilati sulla mia fusoliera. Abbiamo anche incontrato degli aerei che Stern ha fatto fuori mentre io ero andato a pisciare e Andreotti giocava con la fede al dito fermo nel cielo, ma sono certo che fossero quegli sfigati dei ribelli, tutto neutralizzato, no?


No, sia Stern che Janet la fatalona ci dicono che qualcosa è andato storto: mentre eravamo in volo c'è stato il colpo di stato, e non solo ci sparano addosso, ma pure non ci pagano! Ma che strano! Era così affidabile il governo mauritano! Non capisco cosa possa essere andato storto! Janet la fatalona ci ricorda che è una stronza e si propone di vendicarci tirando giù il palazzo del governo, qualunque esso sia. Ma Stern è il solito cazzo di boyscout e dice che no, non faremo del male a nessuno, piuttosto cornuti e mazziati. Giulio lancia una frase sibillina delle sue, non dissimile dal "Stai pensando quello che penso io, Cactus?" di Simulman in un dialogo inutile...


E dalla frase sibillina, Stern estrapola il piano di battaglia: c'arripigliam' ciò ch'è nuostr', ma senza colpo ferire. Una rapida azione di commando capeggiata da Janet e via, si ruba ai ricchi per dare ai ricchi cioè noi, che darlo ai poveri è socialismo.


Ah, mi ero dimenticato di mostrarvi che possiamo girare la testa usando un altro scomodissimo set di tasti. Aveva senso per un joystick speciale con un cappelletto in cima alla cloche, ma sticazzi, è inutile: mentre giriamo la testa i comandi smettono di funzionare. La cosa sarà risolta in Pacific Strike, che però farà cagare. Skip!


"Aaaaaaah!" urla Echo mentre si trasforma in palla di fuoco. "Questo ragazzo è talmente capace a tutto che diventerà capace di tutto" dice Stern a Giulio. A Giulio, come reazione, gli occhi si avvicinano sempre di più tra loro.

Più tardi.

Evviva! Abbiamo espropriato i soldi che ci mancavano, abbiamo ciulato armi e componenti elettronici in giacenza, e ora con la Mauritania abbiamo chiuso e possiamo tornare a Istanbul a fare felice Virgil. Ottima pensata, figliolo, dice Stern, anche se in realtà l'idea è interamente sua. Stern è il classico capo stronzo che si sceglie il protegé e a prescindere da tutte le stronzate che fa, lo difende strenuamente e gli attribuisce cose positive che non gli spettano. É sempre importante mantenere uno spirito critico, ma onestamente, Chris Roberts che ne sa di 'ste cose? Bah! Onestamente la chiuderei qui, ma abbiamo fatto solo tre missioni, e sinceramente Stern mi sta talmente tanto sul cazzo che voglio almeno arrivare al punto in cui inevitabilmente tira le cuoia passando il testimone a noi. Quindi stringiamo i denti e vediamoci la prossima settimana, con le solite domande su cui ragionare nel frattempo:


Riuscirà l'ex videogiocatore a vedere una certa evoluzione della trama di questo gioco nel quale non era mai andato oltre la prima missione?

Riuscirà Stern a morire senza cadere in uno dei classici stereotipi del cinema (tipo, il giorno prima della pensione, la foto della famiglia mostrata a Giulio o altre vaccate?)

Riuscirà l'ex videogiocatore a limitare i vaffanculi a Chris Roberts?

E  conseguentemente...

Al di là delle innovazioni tecnologiche, questo gioco è merda?

Ci vediamo la prossima settimana.

4 commenti:

  1. Non mi piace il termine self-deprecation, mi piace di più il termine "autocritico". La parola deprecation indica una condanna, quindi implica una colpa, mentre verso sè stessi bisognerebbe parlare di responsabilità, non di colpa. "Ho fatto una cazzata, ho sbagliato, non lo farò più". E non: "ho fatto una cazzata, tutta colpa mia, devo essere punito". Bisogna fare molta attenzione a questo punto per non farsi del male. L'autocritica ti fa migliorare, la self-deprecation ti tira giù ed è pericolosa. Comunque al giorno d'oggi di gente che fa autocritica o anche self-deprecation non ce n'è quasi più, tutti credono di essere fenomeni e hanno una paura fottuta della verità...

    solito anonimo amighista

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    1. Chiedo scusa per il ritardo. Beh, diciamo che intendevo la self-deprecation nel senso più connesso al self-deprecating humor, ma sono d'accordo che la linea che separa il prendersi un po' in giro dal tirarsi giù è piuttosto sottile.

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  2. Di Chris roberts, penso di aver giocato solo a bad blood. I vari simulatori erano troppo impegnativi per un videogiocatore perditempo come me che non si prendeva troppo sul serio. Certo che con un budget limitato non poteva fare altro che chiamare attori comete come il buon skywalker e cane pazzo tannen. Della porno star non ne sapevo nulla, ma alla fine è riuscito a bombarsela?
    Del gioco di cui parli, mi ricordo dei requisiti mostruosi che lo rendeva accessibile solo ad una certa élite di spendacchioni e io non ero certo tra quelli.

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    1. La pornostar ovviamente non se la è sbunnata, successivamente si è sposato con un'attrice non molto di successo e praticamente stanno vivendo da nababbi alle spalle dei poveretti che hanno investito soldi in quello schema ponzi che è Star Citizen. Non condivido, personalmente.

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