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lunedì 31 agosto 2020

Another World

Ok, io ammetto subito che non ho mai visto un film di Nanni Moretti (non ne sento il bisogno, che vi devo dire) ma sono certo che almeno una volta, il suo film "Bianca" l'ho inconsapevolmente citato. Come? Semplice, con la trita frase "Continuiamo così, facciamoci del male". Soprattutto la seconda parte, perché in più di un'occasione, come tutti del resto, durante la mia vita ho avuto modo di cimentarmi nel masochismo più insensato. 

Ora, mi si nota di più se racconto del male che mi facevo o se mi limito ad alludere?
 Magari me ne rendevo pure conto che stavo dedicandomi all'autolesionismo, eh! Ma forte di una peer pressure o di una forte recalcitranza a cambiare direzione, una volta incanalatomi in una strada la proseguivo finché proprio non mi arrivava lo scossone da dentro per cui a un certo punto dicevo "oh, ok, adesso basta però".

E sì, magari commentavo sospirando "facciamoci del male" ogni volta che pigliavo il treno per andare a trovare una morosa particolarmente rompicoglioni e manipolatrice, finché a un certo punto, tac! Sfanculata. Dicevo "facciamoci del male" quando insistevo in un progetto di tesi che sapevo non sarebbe andato da nessuna parte, finché a un certo punto, tac! Fatta altra tesi in quattro e quattr'otto. (Di quest'ultima cosa ne ho già parlato). Insomma, più volte nella mia vita mi sono trovato a farmi molto male. Oppure l'esatto opposto. Appena fiutavo da lontano il rischio di mazzata nelle palle, mi chiudevo a riccio e manco ci provavo, e così facendo evitavo i rischi, ok, ma anche un sacco di belle cose. Quindi sì, alla fine della fiera continuavo a farmi del male.

Il gioco di oggi appartiene alla seconda categoria di masochismo. Quello per cui sentivo, senza particolare ragione, la puzza di merda a grande distanza e quindi me ne tenevo ben lontano. Era quella sensazione "di pancia" di una roba tremendamente difficile che mi avrebbe fatto sentire una merda particolarmente insufficiente, sempre per la storia per cui ci avevo una grandissima paura di sbagliare. E poi, c'era un'altra roba che contribuiva alla puzza: l'entusiastica recensione sulla fecale rivista di settore "PC Action" di cui un mio amico mi aveva prestato il numero 3.

Anche l'italiano usato è molto poligonale.
Insomma, Stefano "BDM" Petrullo, autore di questa recensione, si straccia le vesti per il fatto che il gioco usa la grafica poligonale (quella dei simulatori di volo!) con animazioni estremamente fluide e un aspetto grafico particolare, affascinante e in un certo senso, "Alieno". Bah! A me se c'era una cosa che faceva aumentare la puzza proveniente da questo gioco era il fatto che la grafica, per dirla con le parole mie e del mio migliore amico al tempo, era "squadrata".

Venire nei calzoni parlando di "film interattivo", sì, erano senza dubbio i primi anni 90.

Guardate quanto è squadrato, ad esempio, l'omino in alto a sinistra! Mannaggia! Sta cosa mi faceva girare i coglioni, e non capivo che magari in movimento era tutta un'altra cosa, ma tenete anche conto che nel 1992 l'unica occasione di vedere giochi in movimento senza farmeli passare era la trasmissione televisiva "Gamesmaster" che veniva trasmessa alla domenica, alla stessa ora della messa e del catechismo, su Telemontecarlo. Mmmmrhrgh che rabbia! In tv ho la trasmissione perfetta, in cui sfigati inglesi giocano a videogiochi che costano 99.900 lire, compaiono pure degli spezzoni di Stefano Gallarini che propaga il Verbo al povero volgo incolto, e io devo andare in chiesa a sentire gente ancora semiaddormentata che con voce monocorde da sintetizzatore vocale dice "Esultino i fedeli nella gloria, sorgano lieti dai loro giacigli. Alleluia. Alleluia." Per non parlare poi della lezioncina dopo, con un catechista in particolare che ci provava a metterci uno straccio di entusiasmo, ma a casa ci avevano istruito che uno di quasi sessant'anni che non si era mai sposato non era del tutto giusto, quindi ascoltavamo sì, ma con la guardia alta. E intanto pensavamo a Gamesmaster che ci stavamo perdendo. Ecco, avessi marinato l'appuntamento domenicale (e non ho idea di come avrei potuto fare, che nel 1992 ci avevo 10 anni e vivevo in una situazione di panopticon) forse avrei visto Another World in movimento e mi sarei tolto l'odore di feci dal naso. Ma così non è stato e no, niente, facciamoci del male. Sigla!


Delphine software presents Another World! Vé che figata però questa titolazione. È poligonale il titolo? Forse! Di certo la scritta Delphine Software è la stessa di Cruise for a Corpse e la cosa mi dà quel senso di coerenza che mi mette a mio agio. Bene così! Vuoi vedere che avevo sentito puzza di merda ma era solo un mio peto? Boh! E sì che Another World lo avevo pure schivato quando uscì coi Futura Games!


Un gioco di Eric Chahi. Pronunciato... Sciahì? Boh! Comunque, sto tizio era presentato come un guru sulle fecali riviste di settore. Ricordo un allegato della fecalissima K dedicato alle gabole che si stracciava le vesti pensando alle nottate passate dal redattore, con la fidata bottiglia di coca cola a fianco dell'Amiga 500 a tentare questo meraviglioso film interattivo. L'occhio della madre! L'alieno in carrozzella che scende le scale! Questa sera il montaggio poligonale mi ha letteralmente sconvolto! Boh! Di certo io al tempo lo chiamavo Eric Cachi, il che mi portava alla mente non tanto la canzone di Elio e le Storie Tese, quanto Nino T. uno dei VdM che veniva a trovarci frequentemente (MOLTO frequentemente) e iniziava a raccontarci i cazzi suoi tenendola lunga per ore. Poi ci portava un sacco di regali per il disturbo (suppongo che la sua famiglia ne avesse le palle piene di starlo a sentire) tra cui casse di cachi. A v'ho purtè suquant cachi diceva quando arrivava gettando i suoi platò sul tavolo. Peraltro erano i cachi quelli morbidi e squacquerosi che mica mi piacevano. Quelli duri invece sono buoni. Divago, lo so. Cachi ha curato ogni cosa del gioco, a parte l'audio: Jean-Francois Freitas, l'autore degli effetti sonori, non ho idea di chi sia. Cracked by The Dream Team invece - ops. Beh, a volte archive.org tira fuori roba opinabile. Scusate.


E via che comincia l'intro! Mi fa un male al culo atroce a dirlo ma effettivamente la fluidità della poligonalità è una roba veeramente notevole. Posso capire come nel 1991 questa cosa fosse impressionante. Diamine, sono impressionato pure io ora! Comunque, in un compound destinato a scopi scientifici arriva sgommando un macchinone da cui scende una specie di Mark Zuckerberg. E già il fatto di interpretare Zuckerberg mi fa venire voglia di fare un sacco di male al mio personaggetto, per vedere soffrire colui che ha portato l'umanità sull'orlo dell'autoestinzione tramite droga da adrenalina dovuta a quel cazzo di pallino rosso che è la notifica. E sì, non sto esagerando. 

Ma nel 1991 Mark Zuckerberg non ha manco ancora organizzato il suo bar mitzvah a tema Guerre Stellari (storia vera) e qui interpretiamo Lester Knight Chaykin, un fisico teorico superstar appassionato di tutto ciò che è veloce. La sua fidanzata non sembra essere ugualmente appassionata alla mania di Lester per concludere tutto in fretta e furia.


Ah, che stereotipone, ragazzi, il genio giovane  brillante con le scarpe da ginnastica e l'abbigliamento informale! Sti maiali senza coscienza della Silicon Valley, quando scelgono il loro guardaroba, non sono originali manco in quello. Ripeto: che cosa è uscito dalla Silicon Valley di veramente originale negli ultimi vent'anni? Niente, assolutamente niente.



Il compound in cui Lester lavora è situato sottoterra, e per fare ciò prendiamo un ascensore. La grafica è indubbiamente bellissima, e pure l'audio ha il suo perché, almeno non è il solito MIDI che fa tanto, e vi giuro che è una coincidenza, "musica da ascensore". Non male, non male. Devo ammettere che è tutto molto cinematografico. Il fatto che siamo nel 1991 contribuisce ancora di più.


Ecco, poi dall'ascensore esce lo squadratissimo Lester e il me stesso del 1991/1992 avrebbe mandato tutto affanculo chiudendo perché ero un enorme cacasotto e questa uncanny valley ante litteram mi avrebbe messo profondamente a disagio. Ora come ora mi mettono a disagio le braccine a spaghetto di Lester con la maglietta dalle maniche scampanate. Bel fisichino da impiegato del catasto, coglionazzo! Poi lui potrebbe replicare che intanto lui va al lavoro con la Ferrari nera e io vado al lavoro... a piedi, perché l'auto di famiglia, che è una Mercedes Classe B del 2013, la tengo in garage, fortunatamente. Vabbè. Ma questa è fiction in cui un ricercatore di fisica prende un sacco di soldi da farsi la Ferrari nera, stereotipo che creerà un sacco di ricercatori squattrinati e frustrati costretti a fare da servetti agli ottuagenari baroni dell'università sperando un giorno di diventare come Lester. Di certo posso dire una cosa: per quanto squadrato e dal conto in banca fantascientifico, Lester è piuttosto realistico nell'aspetto. Come dicevo la scorsa settimana, gli ingegneri nucleari dall'aspetto di Natasha Stefanenko hanno rotto il cazzo. Vaffanculo, Ian Fleming.

Peraltro, se è vero che i personaggi sono stati fatti in rotoscoping da Cachi stesso, il fisico da travet è quello di Cachi, e allora massimo rispetto, Cachì!  Bravo che non ti sei dipinto fico e muscoloso come farebbe un baby boomer alle prese con facebook.


1511932 è il codice di apertura della porta. Una roba che è in ognipalazzo francese, e non ho mai capito perché. In generale però la sequenza è una roba graficamente molto semplice, tipo 12369 oppure 98741 o cose del genere, che sennò i vecchi restano chiusi fuori. Chiaro che qui siamo in un posto per premi Nobel quindi la cifra può essere più lunga. Vi ricordate quando era motivo di vanto avere il numero di ICQ più corto? Io sono abbastanza vecchio per ricordarmelo, e sono decisamente sorpreso di vedere che ICQ esiste ancora, sono riuscito a fare il login col mio vecchio numero e insomma ora ICQ è un tristissimo clone di whatsapp. Bah.


Come se non bastasse inserire la password c'è una sansione approfondita per verificare che Lester sia esattamente il nostro Lester. Una rapida tac e... taaac! (ho già fatto questa battuta, lo so) lo scheletrino un po' rachitico di Lester compare sul monitor a fosfori verdi. Siamo sicuri dunque? È lui o non è lui?


"Cerrrrrrrrrrrrrrto che è lui" dice il computer andando a zoomargli sulle cellule e identificandone il DNA. "Buonasera professore". Buonasera, computer.


Fatti i cazzi tuoi, computer.


Il computer se ne ha a male e Lester si fionda alla sua postazione di lavoro che presenta l'interfaccia utente più scomoda dai tempi di fsn, che abbiamo già visto ai tempi di Jurassic Park col nome di "Sistema UNIX!" Qui che abbiamo? Al posto dello schermo, un ologramma a fosfori verdi. E vabbè. Al posto del virile prompt di MS-DOS o della più sibaritica DOSSHELL.EXE che abbiamo? Delle icone tridimensionali a forma di cubo. Bah! Che stronzata, ragazzi. Almeno Eric Cachì disegna videogiochi e non sistemi operativi...


....ma attenzione! Lester clicca su un'icona e finiamo al DOS! Che poi è un po' tipo un'interfaccia di BASIC per un 8-bit! Mi si sono incrociati gli occhi. RUN PROJECT 23, scrive Lester tutto gasato, e di fronte alla schermatina dei parametri, pasticcia mettendo un meno al posto del più. Che potrà succedere? Già! È solo un acceleartore di particelle! Vi ricordate quando c'era il panico collettivo che il Large Hadron Collider avrebbe causato la fine del mondo? Ecco.


Prima di lanciare l'esperimento, però, si fa una piccola simulazione. Tutto bene vez! Vai pollegg, dice il computer...


...e Lester si svaca sulla sedia aprendosi una lattina che io scommetto che si tratta di Red Bull o merda simile. Troppi impiegatucoli sendentari sono diventati dipententi da quella roba, come se una sostanza eccitante rendesse il loro passacartismo più efficiente! Bah! Teste di cazzo. Lester, che del burocrate ha il fisico, non fa differenza. E me ne sbattomene se nel 1991 gli energy drink mica esistevano, quel che conta è il concetto, ecco! 'ste robe danno dipendenza e fanno male, cazzo!


Intanto che quella merda di taurina entra in circolo in Lester, che caccia un rutto sommesso con pernacchietta finale, il ciclotrone inizia a sparare elettroni in giro. Beh! Un grande passo avanti per la scienza, che si tradurrà in un nuovo articolone peer-reviewed che non si cacherà nessuno e che verrà tradotto malissimo dalla strafecale stampa generalista italiana, no?


Quasi! Perché intanto, fuori dal laboratorio, c'è una tempesta di fulmini e si sa, il fulmine ha dato vita al mostro di Frankenstein, e sappiamo tutti com'è andata a finire! Quindi, amici, la lezione è questa: fare scienza + tempesta di fulmini = casini grossi. Già ai tempi mia mamma mi tritava le palle di non usare il PC quando pioveva. Un mio compagno di classe aveva comprato un gruppo di continuità per evitare che sua madre gli tritasse i maroni (ma anche perché apparentemente stava sempre a stirare con una vaporella da sweathsop cinese che ciucciava un terawatt ogni volta che si accendeva e faceva saltare la luce). Non so perché mi ricordo queste cose, ma tant'è.


Ed eccoci qua! Zabanf! Zabanf è una buona onomatopea per il fulmine? Boh! Di certo il poligonale rende meglio un fulmine di una faccia, e a tal proposito Lester è ancora lì che sta ingurgitando quella merda dal sapore di fragola chimica che il fulmine, che ha interagito (ciao Francesco!) con l'elettrone ballerino e per qualche ragione, con un po' di "common sense-based science", quella che fa sì che la gente si ammazzasse ingurgitando antimalarici a spropositi per prevenire l'nCOVID-19, magicamente il fulmine potenziato esce da un buchino nel muro e inghiotte Lester e la sua scrivania...


...lasciando al suo posto una voragine elettrificata. Posso solo immaginare i vaffanculi in stereofonia (nelle zone già raggiunte da questo servizio) inviati a Lester da parte degli addetti alle pulizie del laboratorio. Ma ahimé, in questo gioco non interpretiamo costoro: sarebbe veramente un bel rimedio al bovarismo dilagante avere dei giochi in cui si interpreta gente comune, un po' come i Playmobil degli operatori ecologici e non necessariamente solo di Guerre Stellari o sa il cazzo che cosa. Magari al giorno d'oggi ci sono giochi indie che hanno come protagonisti degli spazzini, eh, non lo so. Il fatto è che già ho poco tempo per dedicarmi a 'ste vaccate di giochi antichi per darmi una ripulita alle memorie dell'infanzia. Se inizio a giocare pure alle vaccate contemporanee allora tanto vale che inizi a parlare di me stesso in seconda persona e a incazzarmi se qualcuno posta commenti diversi dall'esprimermi una totale ammirazione ai limiti della devozione. Ma sto divagando.


La scrivania di Lester compare in una piscina! Bello l'effetto con le bolle, bella la grafica, meno bello il fatto che ti trovi lì in mezzo al nulla che stai andando a fondo e non sai che fare. Proprio in medias res si comincia, eh! Io mi sveglio dal torpore e mi rendo conto che forse devo premere una freccetta per nuotare verso l'alto? Oh, sì! Oh, no! Dei tentacoli, pigliano Lester per una caviglia e il nostro scienziato inquartato, a dispetto di tutta la red bull trangugiata, non riesce a nuotare verso la superficie in tempo per evitare una morte tragica dovuta alla brutalizzazione da parte di un tentacolo.


Di 'sta schermata mi girano i coglioni che il testo non è perfettamente centrato. Ma tanto non è che la vedremo poi così spesso, no? Giusto?


Riproviamo. Stavolta si nuota verso l'alto e Lester esce dalla piscina. Il tempo di riprendere fiato e guardiamo che fico questo paesaggio! Inizialmente Cachì voleva fare tutto quanto poligonale, compresi gli sfondi, poi disse a sé stesso "ok vez pollegg però" e quindi niente, sullo sfondo il bitmap. Stilosissimo veramente.


Iniziamo a correre un po' in giro. I controlli sono abbastanza reattivi, non quanto Prince of Persia che, visto anche l'uso di rotoscoping, dovrebbe essere quanto di più simile c'è. No? Ok, forse no. Però guardate che meraviglia di sfondo davvero vivente, animato con cura veramente maniacale. Ci credo che Cachì ci ha messo due anni lavorando tutto da solo per fare 'sto gioco, eh. Anzi, due anni son pure pochi, diciamocelo. Sono veramente impressionato, non mi ricordavo tutto sto ben di Dio, e ammetto che visto in movimento è davvero tutta un'altra cosa. Cioè, dico, guardate! Il bestione sullo sfondo che se ne va per i fatti suoi, il terremoto che fa cadere sassi, lo stormo di uccelli in sottofondo, gli innocui i vermoni neri che molto discretamente ci strisciano tra i piedi...


...innocui un par di palle! Porca merda! 'Ste robe visibili a malapena appena ci vai un attimo vicino si mettono in erezione e tirano fuori uno spuntone che fa un graffiettino a Lester. Due secondi e Lester saluta questa aliena valle di lacrime (perché sì, siamo su un pianeta alieno, se non lo aveste capito dal titolo del gioco). Strano, però, visto che siamo frutto di un percorso evolutivo completamente differente, teoricamente il veleno di sti vermoni non dovrebbe avere effetto su Lester, dico bene? Sì, lo so, il faldone con su scritto "Incredulità, sospensione della" è oramai enorme, però sono cose che a 38 anni ci si pensa su.


Ecco, già solo per questo, il senso di ansia e di frustrazione ogni volta che mi piombava addosso uno di sti bigatti mi avrebbero confermato la puzza di merda che avevo sentito leggendo PC Action. E non dimentichiamo, non dimentichiamo dico, che inizialmente la rivista di settore K ad Another World ci aveva dato un miserrimo 800/1000 per poi fare pubblica ammenda e autoinsultarsi nel numero 50, di cui ho già parlato. Apro una parentesi: è italiano bigatti per dire vermi o è soltanto dialettale? Che so che esiste il romanzo "Il tesoro del Bigatto" di Pederiali (mai letto, ma una mia compagna di classe alle medie lo lesse e tritò abbastanza le palle a proposito). Ricordo che Beppe M. della palestra in cui facevo Judo, mio grandissimo fornitore di videogiochi, mi soprannominava "Bigattone" o "Bego", ma a parte questo e qualche sporadico uso nei dintorni del Vecchio Paese non ne ho evidenza di usi in lingua italiana. Qualcuno mi condivide la sua esperienza?


Nel frattempo Lester deve superare i bigatti. Li saltiamo? No, ancora meglio, li prendiamo a calci con una pedatina timida e un po' effeminata da parte di un uomo che ha già il fiatone quando tira la linguetta della lattina (ricordiamo, essendo il 1991, che trattasi di lattine vecchio modello, con la linguetta che si tira via e non che si spinge giù. Sì, sono sufficientemente anziano per ricordarmelo). Un bigatto si disfa, prendiamone a calci un altro e... CAZZO! Un passo falso e ci viene troppo vicino per essere nel raggio del calcio e di nuovo Lester muore. VAFFANCULO! Per fortuna che la scrivania costruitami da Nino T. quello dei cachi (era falegname, rimpiango di non averlo sfruttato per farmi istruire sull'arte della carpenteria. Ma d'altra parte il suo italiano era così incomprensibilmente approssimativo che non ci avrei capito un cazzo) era in legno bello massiccio altrimenti avrei fatto un bel buco con un pugno, come feci in su una scrivania cheapissima dell'IKEA che sotto il melaminato aveva del cartone a esagoni.


E niente, riproviamo, fermandoci a ogni bigatto a prendere furiosamente a calcetti il terreno circostante. Facciamoci del male.

Molto più tardi.


'sta vaccata va avanti per ben tre schermate tutte uguali, con i bigatti che scendono dal soffitto. Ci sarò stato su al massimo tre minuti, ma la sensazione è che sia passata mezz'ora. "Eh, esagerato" direte voi. "Ciucciatemi le palle, questo è il mio blog e decido io la percezione del tempo" risponderò io. Intanto la terza schermata è passata e non ho screenshottato altre morti, per vostra fortuna. Proseguiamo? Altri bigatti?


No! Ecco il bestione visto in sottofondo prima. Tutto nero con canini appuntiti e occhi rossi. Paurissima, ma almeno abbiamo un'idea di che cosa ci farà fuori, no? E soprattutto...


...si può fuggire. Ah, perché ora Lester può correre, capito? O ho premuto io qualche strana combinazione di tasti, oppure è il momento della tragica rivelazione: Another World non è un gioco in stile Prince of Persia, per quanto possa sembrarlo: questo è un gioco in stile Dragon's Lair! Fateci caso: grafica fantastica per i tempi, giocabilità interamente basata sul "trial and error", sì, che diamine! E ringraziate che non mi faccio magnare dal bestione perché ora che ci penso un barlume di memoria di 'sto gioco in movimento ce l'ho! Durante i miei bighellonamenti sull'abandonware l'avevo pure provato a 'sto punto c'ero pure arrivato per poi mandare tutto affanculo, presumo. Dite che a 'sto giro le mie impressioni cambieranno? Onestamente ho i miei dubbi.


"Scienzià, facce tarzan" urla la folla al di là della quarta parete, e Lester si aggrappa in maniera piuttosto inverosimile, per un bolsissimo accademico come lui, a una liana, e spiazzando la silhouette di pantera gobba riesce a finirle dietro. Dunque che facciamo? La spingiamo giù?


No, fuggiamo dall'altra parte, che non si sa mai che facendo avanti e indietro la bestia si stanchi. Oppure che non arrivi il deus ex machina sotto forma di due omoni incappucciati contro cui Lester si inzucca, e che di rimando ci laserano la bestia. Bene così, dai, non solo la bestia ora è ben depilata, ma possiamo smettere di correre, perché lo Zuckerberg degli anni 90 ha corso in questa istanza più di quanto non abbia mai corso in tutta la sua vita e credo gli stia venendo un collasso cardiocircolatorio proprio ora. No?


No! "Io vengo in pace!" sembra voler dire Lester mantenendo il silenzio e alzando la mano. "Marò che orrido mostro dalla faccia squadrata" pensa tra sé e sé il losco figuro armato di fucile. Peccato che Lester non sappia che alzare la mano significa "vaffanculo" in lingua aliena. O almeno Lester non ricorda, a differenza dell'ex videogiocatore, che era stata molto criticata la placca del Pioneer 10 in cui come messaggio per qualsiasi civiltà aliena l'avesse trovato venne lasciata una targa con alcune informazioni sull'umanità, tra cui una coppia in cui l'uomo sollevava la mano in un segno di pace che poteva essere benissimo interpretato come una minaccia.

era abbastanza prevedibile che la prima cosa che gli alieni vedessero dell'umanità fosse un'immagine del suo "cotonno"
Poi con la Voyager gli scienziati mandarono un 33 giri da leggere con i giradischi alieni, e questi di rimando trasformarono la sonda nel terribile V'Ger, che arrivò a tanto così da distruggere la Terra se non fosse stato per l'eroico sacrificio del pastore evangelico pedofilo di quel telefilm di merda di Settimo Cielo.


"Fèt bain brisa al sburàun" o qualcosa del genere, dice l'alieno, e spara a Lester. Game over? Ah no, amici miei, qui siamo in una sequenza di intermezzo, e godiamo della cosiddetta immunità di cutscene, per usare il breviario di Ron Gilbert sulla creazione del videogioco. Lo schermo si oscura...


...e Lester si risveglia, ancora più squadrato se possibile, in una gabbia a penzoloni. Ecco, fortunatamente lo screenshot degli occhi trapezioidali che si aprono non apparve nella rivista altrimenti penso che avrei chiuso tutto e lasciato perdere l'informatica ludicain generale. Oddio, vista la sfiga che ciò mi ha portato, forse è stato peggio così. Però dai, diciamocelo: a parte questi scivoloni che sono più che altro una scelta stilistica che non incontra i miei gusti, la grafica è proprio bella, oh. Tutto il resto, eh, beh. Mi dispiace, Cachì, ma non riesco a farmelo prendere. Bella la grafica, bella l'idea narrativa, ma che per avanzare bisogni fare una serie di tentativi proprio mi resta sul gozzo.


Ed ecco, dopo l'entrata in fuoco di un alieno che condivide il nostro destino di prigionieri, ecco un'altra sequenza. Facciamo dondolare la gabbia premendo a destra e a sinistra...


...finché la gabbia non si stacca e non casca addosso al guardiano incazzato che ci urla bestialità in lingua incomprensibile. Lester esce da ciò che resta della gabbia e il nostro nuovo amico ci dà una paca sulla spalla, con cui probabilmente si autonomina nostro equivalente di Ciubecca. "Oh grazia, al set? Mè at pagh un piàt ed tigelle, ma désò adesa scàpa mò bain, caràgna d'un imbalzé"  ci dice, e noi facciamo quello che abbiamo fatto finora, cioè scappiamo, ignorando il poligonetto nero lampeggiante che si trova per terra. Sicuramente era una cosa inutile.


Beh, via che ce la diamo a gambe come se fosse una sessione congiunta di jogging! Almeno fino a quando non incontriamo un'altra guardia, riconoscibile dal nostro nuovo amico perché ha la cintura rossa. "Socmel! - dice il nostro alieno - Brisa veh! Sta ben zèrt che s’a i é al turtlén càl pàvver al tàcca a mé. Ciao sai?Dam bain al tìr c'a saun fora éd què!" e fugge via, mentre la guardia inzia a sparacchiare...


...e Lester continua a fuggire fino a un muro di acciaio triplo che prova a prendere coi suoi calcettini un po' effeminati. "STA BAIN LÈ, BUSÀUN"  urla la guardia e riduce Lester a scheletro mentre non posso non immaginare Eric Cachì che caccia un rutto fortissimo al sapore di Crystal Pepsi (era il periodo, no?) pieno di spocchia.  Eric Cachì peraltro di cui vidi un'intervista piena di banalità visitando una mostra a Parigi sui videogiochi. Mi aspettavo una roba supersciovinista dedicata esclusivamente ai PaZzErElLiSsImIh giochi francesi, ma niente, era la solita sequela di Pong-Atari-Nintendo-Sega e insomma vaffanculo. Nemmeno una citazione alla EXXOS, già ERE Informatique, i cui uffici erano proprio lì vicini sugli Champs Elysées. Peraltro Cachì aveva i capelli blu.


Riproviamo e stavolta pigliamo il robino lampeggiante che è... una pistola! Chiaramente, se sparo all'amichetto non viene colpito (indennità di allineamento morale, presumo), però è decisamente soddisfacente scheletrificare i nemici. Credo. No, in realtà non è soddisfacente per niente.


Mentre il nostro amico si mette a pasticciare sui cavi per abbattere le tre porte. La pistola non spara soltanto laser, ma crea pure uno scudo di energia tenendo premuto il grilletto. Ne creo subito uno per il mio nigga, ma Lester ci sta davanti e si becca di nuovo la radiografia con sfumatura alta. Fanculo.


Ripartiamo. Pasticciando con la pistola scopriamo che tenendo premuto il grilletto ancora più a lungo si può creare una palla di energia sempre più grossa che si sviluppa come l'onda energetica del noto fumetto giapponese "Dragonball", che Cachì aveva consumato durante la stesura di questo gioco. Figata! Lester gira con le braccia distanti dal tronco flaccido per sembrare più grosso e dissimulare la sua evidente forma "a pera" e si avvicina al nemico, carichissimo come il mio conoscente Luca B. che si ubriacò per la prima volta in una discoteca di pessima fama e andò ad attaccar briga a un gruppo di napoletani perché pensava di essere diventato Goku e di poter fare l'onda energetica. A quanto mi si dice, i partenopei diedero sfoggio di quel non prendersi troppo sul serio che è fondamento della rappresentazione "più storica" della napoletanità, rappresentazione che sta venendo pian piano sgretolata da certe persone che su Facebook si impermalosiscono sulle più piccole cose. L'ho già detto che mi manca De Crescenzo, no?

Comunque in tutto questo Lester, mentre sta cercando di tirare l'onda energetica contro lo scudo dell'alieno nemico, viene scheletrificato perché l'onda l'ha tirata al di là del suo scudo. Ops! Oh beh.


Beh, io nel frattempo mi sono rotto di continuare a morire per avanzare di un centimetro a ogni vita. Sì, capitava anche in Prince of Persia, a volte, ma almeno in Prince of Persia c'era una logica dietro! Cioè, se venivi tranciato a metà da una trappola era perché avevi sbagliato i tempi per attraversarla, e non perché stavi camminando serenamente e dal nulla è scesa una roba che ci trancia in due. Capito che voglio dire? Questo è un Dragon's Lair poligonale. E per confermare quello che dico, ecco, mettiamo un codice d'accesso per la sezione successiva...


...in cui Lester finisce in un condotto stretto stretto, che ci fa venire in mente la battuta abbastanza incomprensibile "mi ricorda tanto le cene davanti alla TV" pronunciata da Bruce Willis mentre sta attraversando un condotto di aerazione del Nakatomi Plaza. In realtà, e il noto blog "doppiaggi italioti" lo spiega meglio di me, John McLane si sta paragonando a un cibo precotto da scaldare in microonde e da consumarsi davanti alla TV, simbolo principe della pigrizia americana e della sregolatezza (tendente al disagio) senza uno straccio di disciplina che era ovviamente un evidente precursore del disfacimento culturale d'Oltreoceano. Ma noi ovviamente non ce ne accorgevamo (e non lo facciamo nemmeno ora, in realtà). La differenza fondamentale qui è che John McLane non moriva di punto in bianco precipitando per diversi metri in un canalone imprevisto in fondo al quale si spacca il collo, cosa che accade ovviamente a Lester. E noi, come potevamo saperlo? Non potevamo! Forti dell'esperienza accumulata resuscitiamo di nuovo all'inizio di questa sezione tenendo conto che andando di là si muore, in una dinamica di ripetizione frustrante e che comunque ci dobbiamo far piacere perché quegli stronzi corrotti delle fecali riviste di settore ci si sono stracciati le vesti, e quindi lo dobbiamo fare pure noi. Questo, amici, è il modo migliore per allungare un brodo sicuramente molto buono ma che allunga che ti allunga diventa praticamente acqua calda (e il vago sospetto che qualcuno ci abbia pisciato dentro). Avanti così, facciamoci del male. Prossimo gioco!

È merda? SI CAZZO. Bellissimo a vedersi, una velleità narrativa che nel 1991 il resto dell'universo se la sognava, pure la musica è fica e visto in movimento l'aspetto squadrato del gioco scende in secondo piano grazie a un'animazione fluida e dettagliata. Ma tutto questo va a farsi un giro in Panda sulla Strada Statale Romea sventolando cinquantamilalire dal finestrino quando salta fuori la dinamica prova-muori-ripeti-rimuori in cui si avanza per approssimazioni successive. A un fallito finito a recensire i giochi per K magari questo parrà bellissimo (ma gli pare bellissimo pure scolarsi una bottiglia di Coca Cola durante la notte uccidendo così il proprio ritmo circadiano), a me no. Vi ho ferito i sentimenti dicendo tutto questo? Me ne fotto!
Ci rigiocheresti? No.

14 commenti:

  1. Come giocabilità sarà pure a livello "merda", ma il valore da atelier culturale videoludico è altissimo.

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    1. Verissimo, ma penso sia chiaro cosa ne penso di tutto ciò che è Atelier Culturale.

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  2. Grazie! Scusa il ritardo nella risposta ma sono in ferie. In effetti si può dire che Cachi abbia inventato il let's play prima di YouTube.

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  3. Concordo con il tuo giudizio. La prima volta che ci giocai a sto gioco rimasi affascinato dalla grafica ma morivo in continuazione e non sono riuscito ad andare oltre la belva. Ci riprovai a giocarci diversi anni dopo ma niente, i progressi erano comunque scarsi. Ho dovuto guardarmi il longplay per rendermi conto di quanto e' merda questo gioco e che non ero io a non riuscire a giocarvi. Merda viscida, nascosta da una copertura di cioccolato che la rende a prima vista molto appetibile.

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    1. Siamo allineatissimi (massimo rispetto comunque per opinioni divergenti). Certo, siti nostalgisti tipo quello che ho citato sull'articolo di Rocket Ranger e Duke Nukum chiederebbero la tua testa per questa dichiarazione, ma oh, se loro riescono a leccare via la patina di cioccolato dalla cacca senza sentirne il sapore, buon per loro: per citare sempre Nanni Moretti, non mi serve provare il gusto di un gelato per sapere che non mi piace.

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  4. ciao exvideogiocatore!
    i tuoi post sono sempre illuminanti anche quando critichi e demolisci un gioco.
    la definizione di laser games poligonale è perfetta,figurati che io dovrei fare un lasergames basato su un gioco normale(pensa a sonic,mario,un platform,mortal kombat..basta che non sia un cartone animato come dragon's lair)e poi tramite una serie di video con varie azioni (saltare,correre,colpire..ma senza l'immediatezza del "pulsante o leva = azione )..
    troppo lungo da spiegare ma mi hai dato l'input per creare un laser games(che hanno una loro peculiarita')da giochi che non sarebbero mai stati laser games.

    Continua cosi!

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    1. Grazie! Continuerò così, almeno finché il tavò non ha la meglio su di me. Capisco quello che vuoi fare e non so se sia un colpo di genio o un'espressione di sadismo. Comunque ovviamente se ci riesci condividi pure l'indirizzo.

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  5. "Another World" è come "Shadow of the Beast": un capolavoro multimediale, veramente un'opera d'arte che spingeva al massimo l'hardware dell'epoca e che faceva cadere la mascella tipo in "The Mask" quando Jim Carrey vede per la prima volta Cameron Diaz cantare...ma che però soffre di una giocabilità dal gradimento pari alla tortura cinese dell'acqua. Bellissimo da vedere, un dito in culo con la sabbia da giocare.

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    1. Shadow of the Beast è veramente l'allegoria della sopravvalutazione tramite groupthink. In realtà quando parlo di sopravvalutazione tramite groupthink a me viene in mente una mia ex compagna di scuola delle medie per cui tutti si stracciavano sonoramente le vesti, e che era oggettivamente bruttarella. Per quanto riguarda l'altro paragone, quello con Cameron Diaz, mi sembra molto appropriato anche aggiungere che in "The Mask", la Cameron pareva avere due tette enormi, mentre si scoprì nei suoi film successivi che era piuttosto piattarella. Con questo cosa voglio dire? Che Another World è l'equivalente videoludico di un wonderbra imbottito. Da fuori pare una roba fantasmagorica poi si toglie ed è un desolante piattume. Con la differenza che il fisico snello snello a seconda dei gusti può piacere, e soprattutto che non è automatico che se una donna ha una taglia di reggiseno piccola allora automaticamente ti prende a calci nelle palle come fa questo gioco. Insomma questa metafora fa abbastanza cagare. Fai finta che non abbia scritto niente.

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  6. ce lo avevo in edizione economica l'ho finito, ma mi ha lasciato insoddisfatto, un "ma è tutto qui?".

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    1. Futura Games in edicola, suppongo (non se lo cagò nessuno perché quel mese uscì pure Street Fighter 2 e Microprose Soccer, se ben ricordo). Complimenti per la "stamina" nel finirlo. Io avrei avuto un'overdose di vaffanculi.

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    2. Si, futura games.
      Quanto alla stamina non saprei, in effetti ci ho messo davvero poco per finirlo, e dire che io non sono mai stato bravo. E' stato anche per quello che mi ha lasciato insoddisfatto, e il tuo "merda" come giudizio ci sta tutto.
      Quanto alla grafica, sara' stata avanti per quel tempo come concetto, ma in pratica era veramente una merda. basta vedere lo screenshot che hai postato dell'uomo che beve, non sai se e' un uomo o un anatra, li' i poligoni si contano sulle dita di una mano.
      Un anno dopo e' uscito Mortal Kombat, che aveva davvero una grafica per i tempi assurda, ma che, a differenza di questo, non si poteva fregiare del "oh, zio, c'ha' la grafica poligonale, mica cazzi" che tanto faceva gridare al miracolo tanti redattori di riviste. Capisco che la potenza di elaborazione era quella che era, sia come cpu che come gpu, ma fare un videogame cosi' non ha senso, sembra un proof of concept, pure male eseguito

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    3. Mi piacque molto e come te, lo finii in breve. Si era frustrante ricominciare ogni volta il livello, ma se non avessero fatto cosi' lo si sarebbe terminato in un paio d'ore. Non lo trovo così orripilante oggi, a patto di giocare alla versione rivista graficamente. Era uno di quei giochi che dopo averlo finito una volta, non ci avresti mai più giocato.
      A mio avviso è stato un po' ripreso negli ultimi anni da "inside", che ne riprende le atmosfere e ne migliora di molto le meccaniche.

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  7. Ricordo ancora la calda mattina di luglio in cui vidi per la prima volta il gioco girare sull'Amiga 500 di un mio amico e rimasi folgorato. Mi passò il dischetto (rigorosamente craccato) e ci giocai fino a finirlo, dopo pochi giorni perchè in effetti il gioco è breve. Ci rigiocai qualche anno dopo quando fecero la versione remasterd, non ricordo per quale piattaforma. Per me rimane tra i capolavori del tempo , perchè mi meravigliava ad ogni schermata e mi lasciava sempre quella voglia di vedere cosa c'era dopo. Non lo provo da almeno 10 anni e forse provandolo adesso direi che è merda, ma preferisco lasciarlo così come lo ricordo, nella memoria

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