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lunedì 10 febbraio 2020

Arcade Pool

Tipo un'era geologica fa, parlando del sopravvalutato "Jimmy White's Whirlwind Snooker" ho detto quanto mi sarebbe piaciuto avere un tavolo da biliardo in casa, per atteggiarmi all'uomo vissuto con la "man cave", il carrello dei liquori, l'humidor pieno di sigari, la tv da 60 pollici per guardarci i calcio (od il porno), il flipper, un cabinato col MAME full romset, e il tavolo da biliardo con sopra a lampadario basso a una o più campane, in genere in vetro smaltato di rosso carminio.
Se avete letto i miei vari post targati "riflessioni" capirete anche perché: in una casa in cui la privacy era mancante, quello che Foucault chiamava un panopticon, sognavo di trovare una zona sicura, quello che gli antichi Greci chiamavano un temenos. E l'ironia di tutto ciò è che si supponeva che il panopticon in  cui mi trovavo era esso stesso un luogo sicuro in cui avrei dovuto rifugiarmi da un mondo che era visto come ostile, in cui l'oscura entità chiamata "La Gente", come i personaggi non giocanti di un quasiasi videogioco, sembrava avere come unico obiettivo quello di causarmi disgrazie per darmi una lezione, o sfruttare la mia ingenuità per i loro porci comodi.  

se è porno tolgo

Sono giunto alla conclusione che questa attitudine fosse in realtà parte di chi questo spazio sicuro lo aveva creato, in quello che è un codardissimo esercizio di proiezione (ne ho parlato a proposito dell'aporiomorfismo).
D'altra parte ne "il dramma del bambino dotato" Alice Miller dimostra come il disprezzo per il più piccolo e debole rappresenta la miglior protezione contro i sentimenti di impotenza, e siccome casa dei miei era frequentata da gente che aveva passato l'intera esistenza a ruminare la propria importenza nel dare alla propria vita la direzione che avrebbe voluto, quale migliore occasione di divertirsi un po' alle spalle di un enfant prodige, accollandogli la responsabilità di far girare il mondo per il verso giusto ottenendo tutti i successi che loro non hanno mai avuto? Quale mgiliore occasione per tentare di causargli una vita di sensi di colpa per aver tradito l'immagine ideale di se stesso, costruita da qualcun altro?

E quindi mi trovavo a desiderare di avere una stanza tutta mia, uno spazio sicuro dentro uno spazio sicuro, un po' come la ruota dentro un'altra ruota del profeta Ezechiele, in cui poter essere uomo adulto senza essere sminuito da gente che, capisco ora, la propria età adulta non l'ha mai accettata. In barba a chi pensa che il nostalgismo insensato del guaglionismo fondamentalista filoanni80 sia un fenomeno esclusivamente di questo tempo. Oh, beh, indovinate un po'! Ho divagato di brutto. Abbiate pazienza, per me è importante. È parte di un grande esercizio di catarsi, e mettere le cose per iscritto aiuta a riorganizzarle e soprattutto a capirle. E dunque? E dunque niente, la mia "ruota dentro un'altra ruota" della "man-cave" c'era, ma come già ho detto, era all'interno del Simulmondo, e con il gioco di oggi torno a cimentarmi nel gioco del biliardo. Sigla!



East Point Software! Sono sicuro di aver visto questo logo un sacco di volte, ma Iddio mi fulmini se mi ricordo dove l'ho visto. Boh! Sarà che è chiaramente un rendering in una versione primitiva di 3D Studio? Forse.


Team 17! Uno dei principali catalizzatori di lacrime nostalgiste di tanti amighisti che non hanno mai accettato il declino. E che nomi! Allister Brimble a fare la musica! Mario Savoia alla grafica! Chi è Mario Savoia? Boh! Chi sono The Wolves? Non ne ho idea! Ma la Team 17 è già famosa per Alien Breed (bruschette!) Project-X (e si piange!) Body Blows (lagrime!) e pure Worms (eh, quello era davvero ok, se ricordo bene). E quindi guai a parlarne male, perché è tutto parte di un immaginario collettivo che le patetiche riviste di settore celebrano stracciandosi le vesti, e dunque deve essere parte della nostra infanzia, altrimenti siamo delle persone di merda. Oh, lo dice il blog delle prefiche, non io. Con ironia, ma lo dice. Ok, ok, c'era un'eccezione alle patetiche riviste di settore che si stracciavano le vesti per i giochi della Team 17, trattavasi di Amiga Power.

100 best games ever - e nessuno di questi è della Team 17
Amiga Power, con il suo essere PaZzEreLlAh e con l'introduzione delle storyline su quanto sono scemi i redattori e quanto è stronzo il caporedattore (tutto descritto con l'uso dei famosi "NdR")  è stata di grandissima ispirazione per la fecale stampa italiana, con l'unica differenza che Amiga Power utilizzava pienamente tutti i punti percentuali nella valutazione dei videogiochi. Nella stampa di settore italiana, scendere sotto il 70% era pressoché impensabile. Insomma, una cosa lodevole: si cercava di vedere al di là dei fronzoli grafici e del "nome" della software house e si giudicava sul gioco in sé. Quel narcisista di Stefano Gallarini che faceva sparare un 92% a Legends of Valour perché nel demo incluso con PC Action compariva la sua faccia di tolla non era parte del codice etico di Amiga Power. 'Sta cosa faceva incazzare come iene i ragazzi della Team 17, i quali erano così abituati ai salamelecchi scappellanti della stampa di settore che fecero causa ad Amiga Power chiedendo di ritirare dalle edicole le copie delle riviste che portavano voti negativi ai loro giochi. Vi rendete conto? Devo dunque stare attento a non dare merda ai loro giochi per timore di una loro denuncia? Nah, a parte che minacce di denuncia via internet ne ho già ricevute numerose, ai miei tempi, ma il fatto che il mitico Francescone Carlà abbia sportivamente ringraziato nei commenti di un articolo in cui davo "merda" alla sua creatura Simulman mi fa ritrovare fiducia nell'umanità. Grazie, Francesco!

(Per la cronaca: ho dato "merda" a Simulman estremamente a malincuore, perché comunque le capacità profetiche di Carlà sono state veramente strabilianti: insomma, un tema che popola le paranoie contemporanee come quello delle fake news che viene snocciolato 25 anni prima? Ci vuole una discreta testa. Purtroppo, il gioco - come tante altre creature della Simulmondo - è stato rovinato da un sistema eccessivamente esoso come quello della distribuzione in edicola, che richiedeva pubblicazioni ravvicinate a scapito della qualità per non far calare l'attenzione a un grande pubblico che non era ancora pronto alla distribuzione episodica dei contenuti. Spesso capita di non essere profeti in patria, ahimé).


Dunque, dicevamo, Amiga Power. Resisi conto che cercare di denunciarli faceva sembrare la Team 17 dei coglioni permalosi, gli autori del gioco di oggi misero tra gli avversari computerizzati tutti i giornalisti videoludici che gli venivano in mente, curandosi bene di assegnare quelli di Amiga Power all'intelligenza artificiale più bassa di tutte. Wow, sono davvero colpito. Così colpito che di fronte a tanta stupidità decido di far scendere in campo...

bocce da biliardo
...Andreotti! Già noto per aver regalato alla sede sarda di Gladio un tavolo verde con le buche, e già noto per aver perso contro l'ex padrone di casa dell'Ex Videogiocatore a Snooker, ora il Divo Giulio decide di portare un po' di Democrazia Cristiana a quei senzadio ignoranti che imbrattano le riviste di settore con i loro ndStocazzo, le loro bruschette e le loro marchette (non è un caso se il titolare del blog delle prefiche venga dal mondo delle riviste di settore). Che dite, sfidiamo un redattore di Amiga Power?


Uhm, cerchiamo un po' nell'enorme elencone di redattori. Ehi un istante! Chi ho visto in mezzo a questo mare di carneadi inglesi? Max Reynaud di TGM? E Stefano Petrullo di Zzap! e TGM, ora diventato un autocompiaciutissimo PR di videogiochi? Porca merda! Un marchettone sesquipedale! Pigliare capra e cavoli omaggiando dei giornalisti servi e allo stesso tempo perculare i giornalisti con maggiore parvenza di indipendenza? Ma io trasecolo! Bah, lasciamo perdere gli statement sulla situazione del giornalismo videoludico nel 1994, e giochiamo contro l'avversario di default, Daniel Emery, che apparentemente ha scritto per PC Zone (che non ho mai letto).


Il menu principale di Arcade Pool ci permette di selezionare il tipo di gioco, e la cosa divertente è che i tipi di gioco sono davvero tanti e diversificati. Abbiamo il biliardo più "classico" (pool, appunto) nella sua declinazione inglese o statunitense, e altre varianti. Non c'è lo snooker, di cui abbiamo già trattato, perché il tavolo ha un rapporto di forma diverso (è più lungo) e le palle sono più piccole. Bene così, io personalmente preferisco il biliardo classico, che a volte viene chiamato erroneamente carambola, ma documentandomi meglio scopro che la carambola è quella con tre biglie e senza buchi nel tavolo. Vi ho già parlato di "Paperino nel mondo della matemagica", no? La Carambola a tre sponde, questa qui.


Detto tra noi, quanto era fastidiosa la voce incomprensibile di Paperino nei cartoni? Leggere le storie dell'anatra sfigata su Topolino immaginandola doppiata da Clarence Nash era una dissonanza cognitiva tra le peggiori che si potessero immaginare al tempo. "Io - dice Belzebù - non ritengo di avere una voce da grande arringatore, dal tono roboante e avvolgente. Infatti, spesso le mie imitazioni hanno puntato sul fatto che avessi una pronuncia un po' stridula e nasale. Non credo sia stato un ostacolo alla mia carriera politica, se mi piacesse troppo ascoltare la mia voce, mi dimenticherei che è anche importante ascoltare gli altri." Bella riflessione, Andreotti. Da conto mio sono piuttosto indifferente alla mia voce, ma rivedere questo pezzo di filmato, con il semplice metodo del calcolo degli indici per mandare la palla esattamente dove si vuole, mi ha fatto venire in mente di quando, vicino al minigolf sotto il sole cocente del lungomare dove andavo in vacanza da piccolo, c'era un tavolo da pool. Avevo provato a usare il metodo degli indici (che peraltro non c'erano, li immaginavo io) ma ovviamente non funzionava, e le partite spesso degeneravano in rissa usando le stecche come armi bianche. Un'altra espressione della sfiga.


Oh beh! Cominciamocon una partita di pool all'inglese, per quanto nell'isoletta dimenticata dall'ortodonzia moderna lo snooker sia più popolare. Al posto delle palle colorate piene o striate ci sono le palle rosse e gialle, un po' come il ritornello di quel noto canto goliardico e pecoreccio sui vari professori. (Il professor di chimica soffiando in un cannello / si rese incandescente la punta del  avete capito). Tocca ad Andreotti spaccare, ed Emery, che essendo un giornalista videoludico è un coglione che si crede simpatico, cita il Catellani e dice "Vadi, coglionazzo, vadi". Andreotti lo guarda giocando impercettibilmente con la fede al dito ed Emery rientra subito nei ranghi cacandosi addosso.


Non abbiamo imbucato, quindi tocca ad Emery, che non imbuca nemmeno lui. Noterete che, pur non essendoci tutta la grafica tridimensionale di Jimmy White, abbiamo il colpo d'occhio sul tavolo immediato, in modo da sapere esattamente che succede. Eh sì, che in Jimmy White saranno pure fighe le angolazioni, ma nella vita reale per cambiare prospettiva non devi bestemmiare armeggiando col mouse, ti metti su dritto semplicemente. Non lei, Andreotti. "Ma sto tanto comodo così". Qui, si rinuncia benissimo alle sboronate grafiche e si ha la visione d'insieme sul tavolo. Sarà pure "arcade", ma non mi pare una cattiva mossa.


Anche l'interfaccia è molto semplice: si gira, si sceglie la potenza (sempre massima per me, che io sono un power player, a differenza del Divo Giulio) e col tasto destro del mouse si tira la sbera. Facile, no? Continuiamo a non imbucare e per questo non ci è stato ancora assegnato un colore. Eh, beh, con calma.


Il primo a ficcare è Emery, una palla gialla. Il che significa che a Giulio toccano le rosse, e ciò lo fa sospirare perché di rosso aveva solo quella foto in cui per scherzare faceva il pugno chiuso davanti la scritta "Viva el comunismo" a Cinecittà.


Proviamo a dare uncerto effetto alla palla rossa, dunque, in modo da farla entrare di striscio nella buca d'angolo. Per smentire quello che ho detto prima, e per dare ragione a Giulio quando dice che "Tra un giorno da leone e cento anni da pecora, vi è tutta una gamma di età da viversi placidamente", moderiamo la potenza. Questo però non impedisce al boccino di finire in buca al posto della rossa. Mannaggia! Emery mima un "suca" in direzione di Giulio, che lo fulmina con lo sguardo. Emery si caga di nuovo addosso.

Poco dopo.


Ops. Una serie di rimpalli sfavorevoli fa sì che Giulio infili la palla numero 8, quella nera, in buca, perdendo così automaticamente la partita. Emery inizia a cantare "po po po po po po po" sulle note di Seven Nations Army e a fare gesti inconsulti, autocelebrandosi all'eccesso e dimostrando un infantilismo che non sorprende, considerato che proviene dal redattore di una patetica rivista di settore. "La pillola anticoncezionale è condannabile. Ma se l’avesse presa la madre di chi sta parlando…" suggerisce Giulio a un cardinale seduto in prima fila tra il pubblico.


E niente, rivincita! Spacca Emery e non succede niente, segue Giulio e infila la boccia gialla al primo colpo, rimanendo impassibile, cosa che lo rende il vincitore morale della partita. Al momento del colpo Emery ha fatto una pernacchia sperando di deconcentrare Il Divo, dimostrando di essere stupido come la merda.

Più tardi.


Emery è in lieve vantaggio, ma ora Giulio gli dà una bella lezione. Tre palle gialle imbucate di seguito! Fenomeno. Emery non sa cosa dire e trattiene a stento le lacrime e l'istinto di saltare addosso a giulio tirandogli un colpo di stecca sulla gobba. Sbardella tira uno schiaffo a Emery e gli dice di imparare come si sta al mondo, mentre Giulio non mostra un'espressione che sia una, e d'altra parte uno dei suoi soprannomi storici è "la Sfinge".

Successivamente.


Emery si ricompone e infila un'altra rossa, scendendo a una rimasta da imbucare prima di dedicarsi alla palla 8. Scusate se non uso i termini corretti in italiano, ma sono discretamente ignorante. L'ultima palla rimasta deve trovarsi esattamente nel punto cieco del britannico...


...che schiaffa dentro direttamente la 8. Eh! Classico caso di imbucamento precoce! Andreotti vince, Emery strilla dicendo che è vittima di una gherminella del sistema e non è valido. Giulio scioglie una bustina di Tedax in un bicchiere d'acqua perché tutto quel frignare gli ha fatto venire l'emicrania. Facciamo la bella?


Facciamo "la bella", modo di dire che non mi è mai piaciuto, non so dirvi perché. Chi vince questa vince tutto, ma non perché questa partita sia la più importante (la "bella", appunto). Valgono anche le prime due. Lo so, mi inalbero per cose da poco, ma devo ammettere che scrivere questo blog ha fatto emergere dei fastidi molto grossi nei confronti di certi tic del Vecchio Paese, che si estendono persino al cosiddetto "lessico famigliare" modi di dire che, uscito dal Vecchio Paese, non hanno alcun significato e che però hanno formato la mia infanzia. Ora, definire "La Bella" lo spareggio non credo sia proprio una cosa tipica del Vecchio Paese, ma ciononostante lo associo a partite a carte che venivano spesso lasciate a metà.


Siamo vicini alla Quaresima, e Andreotti decide di fare un fioretto, regalando una palla a Emery. Emery si suppone che ricambi il favore dimostrando il fair play per cui i britannici sono stati immeritatamente incensati, ma secondo voi lo fa? Ah ah ah! Ingenuoni.


E dopo un'altra buca, siamo tre a tre. In realtà non è che prenda chissà quale decisione strategica quando si tratta di intascare nuove bocce, ma d'altra parte questo gioco si chiama "Arcade Pool" non "Strategic Pool". Devo dire che, a dispetto del male che ho detto a inizio articolo della Team 17, il gioco non è poi così male. In realtà direi che è stato uno dei primi "casual games" di cui abbia memoria, per quanto ci avessi giocato a un demo, che era su un CD-ROM da edicola con soli giochi di sport, più Duke Nukem 3D. Lo presi per Duke Nukem 3D, ovviamente, ma la vagonata di giochi sportivi (demo e shareware) era divertente. Ricordo questo CD-ROM (che credo sia stato termovalorizzato da mò) perché lo associo al momento in cui, vedendo in anteprima quello che sarebbe stato il mio liceo, mi resi implicitamente conto che i successivi cinque anni sarebbero stati contornati da una sfiga devastante. Non me ne resi conto lì per lì (mi distraevo facendomi venire la nausea giocando a Duke3D) ma in maniera subconscia lo capii. E infatti me lo ricordo tuttora. Quando trovo coraggio ne riparlo.


Intanto, Giulio è sceso a una palla gialla rimasta. Proviamo a fare giochi di sponda particolarmente elaborati ("locupletati", direbbe un mio conoscente), per quanto sembrino ben architettati, sto andando un po' a caso. "D'altra parte - dice Giulio - è sì vero che il biliardo richiede tecnica, ma la politica non può mai esaurirsi nella tecnica. Essa è innanzi tutto un moto ideale, umano e sociale". Ok, ma che c'entra la politica? "C'è soltanto la politica." Intanto Emery si sta pasticciando furiosamente guardando gli screenshot di Tomb Raider con la patch per far vedere Lara Croft nuda.

Poco dopo.


E voilà! Il suo è culo, la mia è classe, caro il mio coglionazzo! Altro che "Paperino nel mondo della matemagica"! 4 sponde di seguito prima di andare in buca d'angolo e piazzare il boccino in posizione fvorevolissima all'intascamento della nera. Andreotti vince "la bella" ed Emery si mette a piangere in un angolino pestando una tessera della DC coi piedi e sparando a Cirino Pomicino ne "Il Grande Gioco di Tangentopoli". Ma in Tangentopoli Giulio non fu coinvolto, quindi la vendetta per Emery è quel che è. Che si fa ora?


E ora giochiamo al biliardo americano! Uguale al britannico, ma con le palle colorate che si distinguono tra piene e striate. No, ok, sono certo che ci sia qualche altra differenza, ma il regolamento non l'ho letto. Fatemene una colpa, oh. Ah già, il tappeto è più blu che verde, ecco.


La mia strategia di pigiare al massimo fa sì che imbuchi la palla rossa, seguita immediatamente dal boccino. Emery, approfittando del tiro in più, fa una bella mossa intascando la palla rossa, e dopodiché quella arancione, ma si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco, e quindi pure lui spedisce il boccino in buca. AH UEI CIÒ.

Più tardi.


Colpo partita: triplo filotto reale ritornato con pallino! In realtà ho avuto una botta di culo paurosa. "È per questo che vinco spesso ai cavalli: sono fortunato. Gioco poco, ma sono fortunato" dice Giulio.  Emery insacca la gialla e a noi resta palla 8...


E niente, Giulio la schiaffa dentro senza problemi. Un po' un anticlimax, ma abbiamo vinto, bene così. Potrei fare al meglio delle tre, ma onestamente, tavò.


9 ball chalenge! L'idea è quella di sbattere dentro una palla a ogni tiro, e ogni volta che non la mettiamo dentro, perdiamo una vita (su un totale di dieci). Ogni fallo vale un'altra o più vite, mi pare di capire. Oh beh! Si va con il flow qui, non stiamo a perderci troppo con le regole. Lo si faceva, giocando in riva al mare e appoggiando la pancia nuda contro l'ustionante laminato di cui era fatto il tavolo? No, certo che no! E quindi nemmeno qui, che diamine! E vi dirò di più, ora mi tolgo la maglietta, faccio andare PcEM emulando un bel pentium 100 con 3dFX, e appoggio la mia panza al computer in modo da ustionarmi anche qui! No, ok.


Sì, sto giocando da solo. Se ci fate caso, non sono Andreotti qui, ma semplicemente "Player One". Sapevate che il film di "Ready Player One" non l'ho ancora visto? E sto benissimo così. Il libro l'ho letto in diagonale, e ammetto che non sto benissimo.

Più tardi.

Fatto! Sbattute tutte in buca con ancora 6 vite a disposizione e uno score totale di quattordicimila punti. Non male, meglio del Solitario senza dubbio. Rifacciamo?


Via che si spacca! Vé che roba, tre alla volta alla spaccata! Non male, non male. La luce che esce dalle buche non chiedetemi a che serva perché non ne ho idea. Però provo a infilare una palla nella buca illuminata che magari mi becco una vita in più! Col risultato che manco la buca e perdo una vita. "Chi troppo vuole nulla stringe", si diceva al Vecchio Paese, che è la frasetta magica per convincere i giovani ad autotarparsi le ali. Si palrava dell'autosabotaggio, un po' di tempo fa.
A proposito di autosabotaggio, proviamo a buttare la boccia nera in buca, che magari perdiamo la partita.


Uh, no! Perdiamo tre vite, per non aver buttato dentro la palla col numero più basso. Quindi vuol dire che finora sono riuscito a insaccare le palle in perfetto ordine? Non ci credo.


Ops. Buttiamo dentro il boccino e finiamo le vite, però per via del punteggio (di cui, sia chiaro, continua a fregarmene pochissimo) andiamo comunque nella top ten! E il misterioso Player One si rivela essere sempre Andreotti. Oh, beh, tutto torna, ci sentiamo molto sollevati. Come mai questa modalità incognita? "Non bisogna mai lasciare tracce", dice Giulio reinfilandosi un cappuccio passatogli dal venerabile Licio Gelli.


Dopodiché abbiamo lo Speed Pool! (col punto esclamativo). Praticamente bisogna infilare più palle possibili nel minor numero di tempo possibile. Oh, beh, sì, sono tutte variazioni sul tema, e alla fine è necessario trovare quella che ci aggrada di più per farci passare cinque minut-CAZZO. No niente, la biglia arancione oscilla tra due angoli e non entra...


...per poi compensare con un elegantissimo tre-sponde-buca con cui infilo la gialla (non facciamo caso al fallo di prima) e dopo questo mi posso dire soddisfatto, nonché dal tavò sopraffatto. Ultima e poi smetto, ok?


Survivor! Che era anche un tentativo abortito di fare un reality show tipo Grande Fratello ma ambientato nella giungla. Non se lo cagò nessuno a parte il mio amico Rizzo perché era convinto che uno dei concorrenti fosse uguale a Gianluca Zambrotta, al tempo trasfferito da poco alla Juve dal Bari. Poi il concetto di vedere la gente che soffre la fame nel terzo mondo venne riciclato applicandolo alle celebrità, perché i Vecchi di Merda godono a vedere gente che sta meglio di loro mentre soffre. Nacque così l'Isola dei Famosi.


Ma insomma, 'sto survivor che è? Beh, niente, un po' come la 9 ball challenge, quindi con le vite, ma giocata in due, si gioca a oltranza e chi resta senza vite perde. Semplice, no?


Pur essendo un maestro nel campo della sopravvivenza (Tirare a campare vs. tirare le cuoia), Andreotti pare svogliato e distratto: il fatto è che Emery, che è il classico eterno bambino che non è capace di perdere, gli ha nascosto il Tedax, per poi farsi bello e autocommiserarsi per il fatto che questo è un videogioco e nessuna donna gliela dà per il fatto che sta battendo il Divo Giulio.


Divo Giulio che lascia perdere tutto, sconfortato dalla qualità fecale della stampa di settore, sia al di qua che al di là della Manica. Andreotti non può fare a meno di notare l'involuzione albionica dai tempi di Churchill, ma di questo se n'è già parlato. Mentre Emery festeggia in maniera insopportabile mimando un amplesso (probabilmente con una pecora) Giulio giochicchia con la fede al dito, e io decido che è ora di chiuderla qui.


Sì, gioco, il divertimento finirà e la dura realtà del DOS prenderà il sopravvento. Mannaggia che autocompiacimento, comunque, 'sti Team 17. Poi posso essere d'accordo che la stampa di settore sia una schifezza, ma non sono mai stato un gran sostenitore del detto che "il nemico del mio nemico è mio amico", specie in questo caso: sia la cazzimma a sproposito dei Team 17 che l'autocompiacimento delle fecali riviste di settore mi stanno sulle balle e non è che il fastidio per l'una mi porti l'altra a starmi simpatica. Ho fatto un ragionamento contorto, lo so. Oh beh! Prossimo gioco.

È merda? Ebbene no! Preso come gioco "casual" mi ha molto divertito e devo dire che la sua semplicità è quella cosa che me lo rende gradevole. Alla facciaccia di Archer MacLean e della stampa di settore che incensava il ben peggiore "Jimmy White's Whirlwind Snooker", qui mi sono divertito infinitamente di più. Giulio si è chiuso nel mutismo per via del fastidio nei confronti della sstampa di settore, ma mi ringrazi che non l'ho fatto giocare contro Max Reynaud e la sua famigerata clava di caporedattore, perché sennò sarebbe finita a sberle esattamente come nelle risse cui partecipavo al biliardo del mare, da bambino.
Ci rigiocheresti? Sì.

4 commenti:

  1. Ce l'avevo per amiga 1200 ("quasi 1300..."), comprato dopo averne letto l'incensamento sulle riviste di settore. Qui si trovava un bel connubio tra italiche menti e Team17, pertanto un ragazzino facilmente suggestionabile era portato all'acquisto, pur avendo giocato sì e no 4 volte a biliardo in vita sua (su tavoli che al confronto i tiragraffi dei gatti sono più lisci). Pensare a me "giovane" che gioco da solo a questo gioco mi provoca immensa tristezza. Bah...

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    1. Beh, siamo qui per esternare questi momenti di grande disagio giovanile e venire a patti con essi, quindi non vergognarti e tieni conto che i tempi passati da solo su 'sto gioco hanno contribuito a fare di te quello che sei ora. Che questo sia di consolazione non sta a me dirlo...

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  2. Per me è stato iconico, mi fece persino prendere la fissa per il biliardo.
    Tanto che i miei mi regalarono per Natale un mini biliardo snooker ( quello con le palle tutte amaranto ).

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    1. Io la fissa per il biliardo l'ho sempre più o meno avuta, e il mini biliardo ce l'avevo ben prima di questo. Però sì, capisco cosa intendi dire. È così "pulito" come grafica e come stile che pare proprio un giocattolo di plastica smaltata di alta qualità.

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