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giovedì 22 agosto 2019

La deprimente stampa di settore - Bovabyte, l'interazione parasociale e il tradimento del puer aeternus

Diverse volte, parlando della fecale stampa di settore, mi sono trovato a dire quanto ardentemente desiderassi essere anch'io parte della cricca dei mattacchioni PaZzErElLi che scrivono di videogiochi condendoli con le loro freddure idiote e che paradossalmente (ma manco troppo) ci facevano morire dal ridere. Certo, essere pagati per videogiocare e scrivere articoli in cui si parla principalmente di sé e non è richiesta l'aderenza ai canoni del tema delle elementari e delle medie era qualcosa di estremamente allettante, ma la cosa che mi attirava di più a quel mondo era un'altra. Sto parlando dell'immagine di amicizia e cameratismo tra i redattori che traspariva dalle riviste. Non so se fosse una cosa voluta (probabilmente no) ma la deplorevole stampa di settore, a cavallo tra gli 80 e i 90, aveva creato un robustissimo meccanismo di reclutamento, basato su un trappolone psicologico in cui c'ero caduto come un allocco.

ah uei ciò, capita

Chi fra tutti c'era riuscito al meglio, nel panorama itaiano, era una particolare rubrica, prima di Zzap! (per chi non facesse la prefica di professione era una rivista dedicata agli 8 bit, e principalmente a quellli della Commodore), e poi spostata in The Games Machine, dal momento che gli 8 bit erano completamente tramontati intorno al 1993. Sto parlando di Bovabyte, nata come fanzine di due liceali e sottotitolata "la rivista per chi di compiuters non ci capisce niente" e trasformatasi nel top della comicità per un'intera generazione di accaniti onanisti che passavano troppo tempo davanti a un PC.



Tutto ha inizio in un liceo di Vigevano (PV), in cui due tizi chiamati Paolone e Dave, frequentano lo scientifico con addosso un certo tavò (e fin qui) scambiandosi giochi per il Commodore 64 e prendendo per il culo i loro amici, definiti da uno dei due "deliranti". Vabbè: quando si ha tanto tempo da perdere e poca direzione su cui focalizzare le proprie energie (io ne so qualcosa) che si fa? Si crea il giornalino scolastico on cui si prende per il culo gli amici e si fa il verso alla fecale stampa di settore.

deliranti proprio.

Da cosa nasce cosa: una botta di culo paurosa, o forse la perseveranza nel voler raggiungere gli obiettivi, fa sì che Paolone e Dave, "i Bovas", vengano assunti dalla Xenia per diventare redattori (a 17 anni, immaginate) e trasferiscono la loro fanzine fatta di fogli fotocopiati e graffettati in una rubrica fissa a pagina intera (a volte anche due) sulla rivista di settore più conosciuta del tempo.

Riassunto risalente al 1993. Non fidatevi di chi si autodefinisce "demente" o "demenziale.
 Insomma, tra una parodia delle periferiche inutili e una presa per il culo del panico morale du jour riguardante i videogiochi, Bovabyte per me era la prima rubrica da andare a leggere quando si acquisiva la rivista, prima ancora della posta, perché diciamocelo, la posta erano du'palle incredibili, che ci fosse a rispondere il già menzionato Matteo Bittanti "Filosofo" o no. 

Il panico morale du jour.

A volte, invece, c'erano consigli per l'uso del computer o di aggeggi informatici nella vita reale di uno studente del liceo, tipo lo specialone su come videogiocare a scuola col Game Boy senza farsi notare. O il Caligola II, il inguaggio di programmazione ispirato al Modula 2 (che fine ha fatto, peraltro?) in latino. Io capivo meno della metà dei riferimenti che leggevo, ma sentivo che 'sta cosa doveva essere divertente, e me la facevo sembrare divertente. La cosa, vista ora, mi faceva strano, perché se rileggo adesso le rubriche di Bovabyte non solo non rido, ma mi girano anche i coglioni di fronte a tale valanga di idiozie, e diciamocelo, mi rendo conto che al tempo avrei dato qualsiasi cosa per essere anch'io di quella cricca. E allora perché non rosicavo ma mi mettevo a fantasticare quanto sarebbe stato bello essere parte della compa? Teoricamente avrei  dovuto odiarli, eppure li sentivo miei amici. Qualcosa non quadra.

Cazzo, questi non facevano altro che divertirsi tutto il tempo, cazzeggiando e non conoscendo mai un giorno di noia. Questi giocavano a Micromachines alle 4 di mattina in redazione lanciando periferiche inutili dalla finestra come nella sigla di Mai dire TV, senza pagarne apparenti conseguenze. Questi prendevano per il culo Marco Auletta 24 ore su 24, con soltanto la minaccia "slapstick" del direttore Max Reynaud che li avrebbe fatti lavorare a suon di colpi di clava. Che poi, lavorare? Questi venivano pagati per giocare, mannaggiallamerda!



Questo trucco non funzionava per non beccarsi la clava di Reynaud.

E poi c'era il Pastore. Mentirei come un noto ex ministro che si proclamava ignorante di videogiochi se dicessi che non mi ricordo niente del Pastore e non mi faceva ridere. Il Pastore mi faceva ESTREMAMENTE ridere perché aveva quella marcia in più che aveva il fatto che era l'esagerazione di gente che chi più chi meno tutti conoscevamo realmente. Il Pastore (ex compagno di classe dei due Bovas, così chiamato per via dei gilet di lana infeltriti) era il tizio che aveva sempre il computer aggiornato all'ultimo modello, perché così sarebbe stato più professionale. Anzi "più professionaaaaaaleeee." Perché per qualche ragione a me ignota, il Pastore parlava allungando le vocali. E per qualche ragione a me ignota, mi faceva morire dal ridere.


Va da sé che nel gennaio del 1999, quando ho la mia prima connessione a Internet, una delle prime cose che faccio è quella di collegarmi a IRC e cercare di mettermi in contatto con i miei idoli. Mi piacerebbe dire che era perché volevo capire come mai volessi essere amico loro, ma la tragica realtà era che volevo veramente essere amico loro. Volevo tradurre questa amicizia "unidirezionale" in qualcosa di più reale. Insomma, leggendo gli articoli di Paolone e Dave (e anche di tanti altri) sentivo che c'era una perfetta sintonia tra me e loro, se soltanto avessimo potuto parlarci dal vivo anch'io sarei stato accolto come l'elemento mancante che avrebbe completato la squadra dei cazzari PaZzErElLiH della Xenia edizioni.

Magari non ci avete presente, ma c'è un'enorme sottocultura di fan che scrivono la cosiddetta "fanfiction" su opere tipiche della cultura popolare. (Harry Potter, tanto per fare un esempio) questi autori sono talmente presi dall'universo letterario di cui sono fan, che inevitabilmente finiscono per infilare una versione di loro stessi nella loro storia. Il fenomeno si chiama "Mary Sue", e se non ne avete sentito parlare, non cercatelo su internet. Nel caso in cui non aveste un pelo sullo stomaco lungo venti centimetri come il vostro Ex Videogiocatore, che si è temprato ravanando nella merda per vent'anni, vi fareste molto male.

fa male persino a me.

Ecco, io immaginavo me stesso una "Mary Sue" della recensione videoludica. E apparentemente, non ero l'unico in questa mia amicizia unidirezionale. Come mai? Ce lo spiegano Donald Horton e Richard Wohl, due psichiatri americani che ne 1956 tirano fuori dal cappello il concetto di "interazione parasociale". Si definisce interazione parasociale un particolare tipo di relazione che si può creare tra persone che non sono mai entrate in contatto diretto tra loro, ma che mezzi di comunicazione di massa danno l’impressione di conoscere di persona.

Questo fenomeno è sempre più evidente grazie, ovviamente, ai social media. L'influencer di turno è una celebrità, che generalmente posta sul suo blog o sul suo account di social media nei panni di sé stessa (o almeno di una versione di sé stessa fictionalizzata, se mi permettete il neologismo). Quello che fanno è condividere pensieri personali e dettagi intimi della propria vita. Ed è tutto architettato per sembrare il più possibile autentico. L'idea è che quando vediamo, chessò, una Cliomakeup o un Pewdiepie ci aspettiamo quello che un amico condividerebbe con noi.  Anche senza la vaga forma di interazione che è presente nella sezione commenti di Youtube, quello che i Bovas facevano nei miei confronti soddisfaceva i quattro fattori che, secondo Mark Granovetter ("La forza dei legami deboli") soddisfacevano un legame. I quattro fattori sono:

- Intimità: il redattore condivide le sue storie personali, aprendo uno spiraglio sulla vita di redazione, con tutti i suoi tormentoni interni e gli "inside joke". Per i Bovas, si condividevano pure le storie del gruppo di amici.

- Intensità emozionale: già le recensioni non erano articoli semplicemente descrittivi e imparziali, e spesso si ricorreva alla melodrammacità o agli scoglionanti tentativi di fare umorismo "nonsense". Non pariamo poi di Bovabyte, in cui Paolone e Dave ogni due parole era come se facessero l'occhiolino dicendo "Visto quanto siamo PaZzErElLiH? EH EH?"

- Tempo, nel senso di da quanto si conosce qualcuno, quanto spesso si interagisce, e la durata delle interazioni: ogni mese era fisso l'appuntamento con gli amici di Bovabyte, ed era davvero un momento in cui ci si trovava con vecchi amici, per quanto l'amicizia fosse a senso unico.

- I "servizi reciproci", ovvero il farsi favori l'un l'altro. Beh, il favore che ricevevamo noi si suppone che fosse l'avvertirci su quali giochi comprare e soprattutto quali evitare, ma è un po' debole. Diciamo che questo fattore era sostenuto in maniera "illusoria" dai saltuari trafiletti di ringraziamento.

Marco Masini Simulator! Perché Masini fa canzoni di merda!
Capito? Eh ? Eh? Siamo proprio PaZzErElLiH!


E insomma, forte di questa interazione parasociale che mi pareva veramente un'amicizia (a senso unico), quello che faccio è cercare su mIRC i Bovas, e a un certo punto trovo il canale #zzap!. Sì, erano i tempi in cui il cancelletto segnava un canale e non una parola stupida che qualche propagandista cercava di far diventare di uso comune a scopo di tentare un lavaggio del cervello di massa. Erano tempi migliori per internet.

Comunque, insomma, entro in contatto con i due Bovas. Uno dei due è ok, risponde a domande, che ha probabilmente sentito mille volte, mi svela anche il vero nome del Pastore (si chiama come uno zio di mia moglie). L'altro, invece, mi tratta di merda. Sta facendo il galletto con l'unica donna nel canale (e in tanti altri, vista la gender balance dell'internet di fine anni 90) e mi piglia per il culo. Gli chiedo di vedere il mio sito del tempo (che tangenzialmente è una dichiarazione d'amore per Bovabyte) e incolla sul guestbook il testo di me che gli chiedo di darci un'occhiata, come a dire che lo avevo implorato. Si comporta come il classico stronzo con cui ho avuto a che fare nella vita reale, che sminuisce gli altri per fare il figo col gentil sesso, per confronto.

Ora, io al tempo ovviamente non conoscevo gli scritti di Horton e Wohl, e per questo rimasi sorpreso di come, per quello che era un semplice rapporto di ammirazione a senso unica, me la stavo prendendo come se avessi rotto un'amicizia vera. Il rapporto tra me e i Bovas era illusorio, ma la delusione era reale. Horton e Wohl attribuiscono, nell'interazione parasociale, reali sentimenti di affetto e di attaccamento alla celebrità. Se l'illusione è rotta, insorge veramente una sensazione di tradimento. So che così sto usando un luogo comune che non sopporto, ma vedendo una metà dei Bovas (quale? Non ve lo dirò mai) che mi trattava da coglione sentivo una parte della mia infanzia che si stava sbriciolando.

Infanzia in disfacimento

Sul tema del tradimento della fiducia, usando il caso specifico del tradimento nei confronti dei figli da parte dei genitori, scrive James Hillman, e molti dei nostri atteggiamenti nella vita adulta dipendono da come elaboriamo l'inevitabile tradimento che subiamo. Io la chiamo "figura genitoriale", ma non deve essere necessariamente un genitore: basta che abbia nei nostri confronti una qualsivoglia forma di autorità, che può essere anche creata da noi stessi. Un'interazione parasociale, appunto. Hillman classifica le reazioni al tradimento (che sono meccanismi di difesa, principalmente) tra:

- Vendetta. È il più "immediato" e "lineare", se vogliamo, dei quattro tipi di reazione elencati da Hillman di fronte al tradimento. È principalmente un incaponirsi nei confronti della persona che ci ha tradito, rimuginando e consumandosi nei pensieri, perché diciamocelo, mi pare piuttosto improbabile che la vendetta per un tradimento venga effettivamente consumata. Il problema principale è che si perde di vista il tradimento, lasciandone perdere un'elaborazione costruttiva (e dunque sana) e ci si concentra sulla persona del traditore. Una cosa simile, ma con esiti diversi, accade nel secondo meccanismo di difesa, la negazione.

- Negazione, in cui appunto viene negata ogni qualità positiva del traditore, viene ignorato lo stato precedente di fiducia "primaria", incondizionata (che è quello che ogni bambino ha nei confronti della figura genitoriale) e ogni ombra della figura genitoriale è accentuata a scapito di tutto ciò che di bello c'è stato.  Prima c'era la prospettiva della reciprocità e del crescere insieme. Ora si chiude ogni prospettiva unilateralmente. Hillman, pur ritenendo questa scelta sbagliata, la ritiene anche meno pericolosa, perché è facile rendersene conto. Vendetta e negazione, lette così, parrebbero le scelte scontate di fronte a un tradimento, eppure spesso la via presa per assorbire il colpo è molto più tortuosa. Perché? Alice Miller probabilmente lo attribuirebbe al condizionamento culturale che trasforma in imperativo categorico il quarto comandamento ("onora il padre e la madre", per chi non se lo ricordasse). Io non sono sicuro che sia soltanto per questo. Avendo avuto a che fare (come osservatore esterno) con comportamenti settari basati sulla manipolazione, posso dire che è molto più facile prendere per il culo una persona che farle capire che è stata presa per il culo. È il problema della dissonanza cognitiva, di cui parlò Festinger, e che fa sì che per offuscare un'evidenza che non vogliamo accettare, costruiamo teorie sempre più arzigogolate, portandoci a quella che Hillman chiama la scelta paranoide.

La santa protettrice dei bambini ad "alto potenziale".

- Paranoia, ovvero l'opposto della negazione, in cui viene negato completamente il tradimento e si mente a se stessi creando "fantasmaticamente" un rapporto perfetto, che sia "ricostruito" con le figure genitoriali o con altri soggetti come partner, amici, analisti etc. Rapporti inquadrati nel genere paranoide

[...] richiedono il giuramento di lealtà e non tollerano incertezze nella loro stabilità. Il motto è: « Non mi devi abbandonare mai ». L'inganno deve essere respinto con affermazioni di fiducia, dichiarazioni di fedeltà eterna, prove di devozione, giuramento di segretezza. Non devono rimanere fessure; il tradimento deve essere escluso. (Hillman, 1964)

E mi chiedo se l'internalizzazione della figura genitoriale ideale che vedo in molti casi non sia figia di questo rapporto paranoide al tradimento. Non posso che pensare a un conoscente del mio sodale Ivano che ha tatuato il nome del nonno e quando si presenta a qualcuno, la seconda cosa che fa è mostrare il tatuaggio col nome del nonno. La prima cosa è dire che è sopravvissuto a una brutta malattia (mentre dietro di lui qualcuno dice psst...non ce l'ha avuta veramente). Senza spingersi a questo estremo, vedo tantissimi alfieri del guaglionismo militante, condizionati anche da una cultura che erge a legge inderogabile il quarto comandamento*, idealizzare i rapporti. Cazzarola, ci sono passato pure io, fondendo tutte le figure di autorità in un eroe interiore che con poca originalità avevo scopiazzato dal protagonista di una serie di RPG!

* vedi sopra.

- Cinismo: se la fiducia, che è una cosa che richiede un certo idealismo, viene tradita, può fare sì che venga a cadere la struttura dell'idealismo che la sostiene. Allora si scende in quella visione di homo homini lupus, quel mondo come luogo ostile che conosco fin troppo bene dai racconti di quelli che molto gentilmente chiamo "Vecchi di Merda". Hillman usa l'esempio di una storiella yiddish in cui un padre dice al figlio di saltare giù da una scala, che tanto lo acchiapperà. Quando il bimbo si lancia, il padre lo lascia cadere dicendo "mai fidarsi di un ebreo, manco se è tuo padre". Chi sceglie la via del cinismo resta bene coi piedi per terra, perché se si sale, metaforicamente parlando, in caso di caduta non ci prende nessuno. Il cinismo è ritenuto da Hillman molto pericoloso, perché prende la negazione e la eleva all'idea stessa di amore e di affetto, e soprattutto perché porta al peggiore dei quattro atteggiamenti elencati.

- Autotradimento: quando confidiamo a una persona amata qualcosa di intimo e questa persona ci tradisce, sbeffeggiandoci o rivelandolo, forti di una solida base di cinismo non solo neghiamo l'amore come concetto, ma ci schieriamo dalla parte del traditore, definendo come merda quell'idealizzazione, dichiarando degne di attenzione soltanto le pulsioni di base e ripudiando ciò che non soddisfa i nostri istinti più animaleschi. È tipico dell'adolescenza il "ma pensa alla figa!" come risposta one-size-fits-all per mettere a tacere ogni tentativo di spiccare in qualcosa che non sia strettamente utilitaristico. In nome di tutto questo, l'autotradimento è il negare a sé stessi ogni aspirazione alta, di fatto rovinandosi la vita.

Autotradimento

È un fenotipo diametralmente opposto a chi, con lo sguardo acquoso e il sorriso artefatto, sventaglia un entusiasmo spropositato per cose di poco conto (penso all'amica protohipster di mia moglie che si crogiuolava su quanto fossero divertenti i balli animati degli scout senza capo né coda). In quel caso magari è scelta paranoide, non so. Di certo è un voler mettersi in mostra senza fatica che, ammetto, mi dà un po' fastidio. Non nego di oscillare tra le varie scelte io stesso.

Di certo, quando l'inevitabile tradimento viene elaborato fino a un significato più alto, si esce da quella che Hillman chiama la condizione di puer aeternus, colui che vive soltanto la fiducia primaria nei confronti del "grande" e che, per usare una frase cara ai Vecchi di Merda, "non ha ancora imparato a stare al mondo". Che il tradimento sia per amore e per un senso di necessità (si pensi al sacrificio di Isacco) o perché la figura di fiducia è in realtà meschina ed autocentrata (non ho bisogno di fare esempi qui) a volte il primo passo per un'elaborazione sana è un bel vaffanculo dato con tanto affetto.

Che siano i genitori, che siano i Bovas, che siano amici, precettori, blogger, infuencer, gente reale o immaginaria con cui si ha un'interazione fondata o parasociale, una volta capito che il tradimento è qualcosa che può aiutarci a maturare, è tutto in discesa.  Il tempo del puer aeternus è finito, e ora posso dire con certezza che la stronzaggine del 50% dei Bovas sia stata un mattoncino importante nel realizzarlo. Professionaaaaaaleeeee.

21 commenti:

  1. Hey Exvideo, come butta, bello? Sono tornato dalle ferie e mi fiondo a leggerti! Anche io ricordo che capivo ben poco di quello che dicevano (ma su TGM, in generale): forse non avevano capito che non erano più al Liceo Pippo de Pippis ma avevano un pubblico un tantino più vasto. Comunque mi ritrovo nei tuoi discorsi, forse un po' meno fanboy. Una cosa che ho "imparato" da TGM è stato mettere "Nd" ovunque. Anzi, (Nd). (NdMichele) (NdPippo) ecc. Ora ho smesso, per fortuna.
    Super fuori tema: un negazionista della nostalgia come te, come si pone di fronte al tema Stranger Things? Saluti.

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  2. Bentornato! Ora sono io ad essere in ferie, ma questo non rallenta i post (le risposte ai commenti sì però).

    L'ndStocazzo è copiato da un tormentone di your sinclair e amiga power, e in inglese era (Ed.) per Editor's note.

    Invece su Stranger Things la mia opinione è un po'lunga da scrivere in spiaggia mentre moglie e figlio dormono, ma un po'di quello che penso lo leggi nell'articolo su Blade Warrior , e lo riprenderò nell'articolo di lunedì prossimo, che si preannuncia essere di quelli pesanti. Ciao!

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    1. Mi raccomando, se moglie e figlio dormono non sprecare tempo con noi ma approfittane per spiare le tette della vicina d'ombrellone!

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  3. Anch'io ebbi la mia prima connessione domestica nell'estate del '99 e una delle prime cose che feci consisté nell'inviare una email di saluto a Paolo Besser, che aveva appena lasciato la Xenia. Besser mi rispose molto cortesemente, spiegandomi i per esteso motivi per cui si era sostanzialmente rotto di avere a che fare con l'allora direttore esecutivo ed ex caporedattore: non era difficile da capire che aria tirasse per lui in redazione, sia Besser che Davide Corrado scrivevano poco o nulla se si esclude la posta di TGM/ Consolemania e la rubrica Bovabyte.
    Anche alla luce di questo, penso di essermi fatto una mezza idea su chi dei due abbia deiettato sulle fondamenta della tua amicizia unilaterale non recettizia.
    Certo, perculare qualcuno per bullarsi davanti a una presenza femminile su IRC (!!!), vista anche la scarsa avvenenza delle poche sventurate che popolavano allora quei canali e l'impossibilità di verificare immediatamente la veridicità di una descrizione fisica (senza considerare le omissioni dolose del tipo: "sono bionda e ho la quarta, ma non gli ho detto che peso 120 kg"), è segno incontrovertibile della esaltata minchionaggine tipica dello sfigato che per una volta può rivalersi su quello più sfigato di lui.

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    1. IRC, che ricordi... sui canali esteri il mitico ASL, che all'inizio faceva pensare a richiesta di indicazione del pronto soccorso più vicino, quando era la richiesta di età, sesso e luogo...

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    2. Beh guarda, fermo restando che non lo dirò chi è stato, resto dell'idea che il mezzo di comunicazione è parte integrante del messaggio (lo dice McLuhan, non io) e dunque una mail amichevole non necessariamente va in conflitto con una risposta da coglione su irc. Va anche ricordata la disparità di forza traente del pelo pubico femminile rispetto al carro di buoi, dunque ...

      A proposito degli sfoghi anti-xenia,mi hai fatto ricordare che entrambi i bovas ritenevano un sesquipedale imbecille un altro noto redattore che per un po'di tempo curò la posta. Incredibile come certi ricordi inutili vengano conservati a lungo in attesa di uno stimolo che li riporti fuori facendoti chiedere ma perché cavolo ricordavi sta roba. Boh.

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    3. ASL veniva usato anche in certi canali italiani da gente che "si atteggiava" e ovviamente la risposta era "no, vado coi privati, spendi un po'di più ma non hai problemi di lista d'attesa". Ancora più fastidiose erano le risate rese con ASDASDASD o peggio ancora ASHUASHUASHHAUSHASH. Che già "lol" e "rofl" non erano sufficientemente odiosi...

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  4. Tiè, ex videogiocatore, beccate questo! https://www.thegamesmachine.it/the-shadow-over-hawksmill-recensione-commodore-64/?fbclid=IwAR3vyu_odJcO-UT6-DPP47-QJYC___3MettftaG5s5zEmBy0gy98TMDg4Zc

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    1. e te lo copi e te lo incolli pure, che non c'ho voglia di inserire il link!

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    2. perchè non avevo visto che creava da solo l'hyperlink... :(

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    3. No ok, ma il "perché?" era un "perché mi vuoi far scendere i coglioni già molto bassi coi nostalgismi della metà dei Bovas che non ha mai accettato il tempo che passa? (C64, Zzap!, Amiga, TGM, Xenia Edzioni etc.)

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  5. Quello di diventare il terzo elemento dei Bovas è stato il sogno di tutti noi piccini cresciuti sulle pagine di TGM. Chi tra i lettori della rivista non ha sognato almeno una volta di essere assieme a loro in redazione, combinando qualche tiro birbone al Pastore ridendosela della grossa, salvo poi fuggire a gambe levate dal caporedattore armato di clava?

    Anch'io sono stato molto attivo su IRC e l'ho adoperato per entrare in contatto con i miei "amici" virtuali "conosciuti" su riviste, cd, siti internet... Perlopiù, quando ci riuscivo, sono state esperienze che mi han fatto anche piacere. Ho sempre provato ad adoperare la tecnologia come tramite con la vita reale; a volte c'è scappato anche un incontro fugace dal vivo per l'acquisto di un gadget o uno scambio di battute.

    Apprendo con interesse del termine specifico per designare questa patologia che ci illude di poter vivere una relazione tanto sbagliata con qualcuno che non abbiamo mai conosciuto.
    Sicuramente m'è capitato qualcosa di simile col blogger Bucknasty (https://www.7yearwinter.com/) ed un cantante di un gruppo metal (che non rivelerò per il profondo imbarazzo) che avevano lasciato i propri contatti di dominio pubblico. In entrambi i casi si è trattato di esperienze brevi e tutto sommato abbastanza indolori, con me che avevo pateticamente tentato di scendere in conversazioni sul personale, come se li conoscessi abbastanza da indurli a potersi fidare da me. In entrambi casi quello che ho ricevuto è stato del cocente ma tutto sommato innocuo mutismo.
    Tanto è bastato per imparare la lezione.

    Comunque adesso ho la certezza su cosa rispondere al mio amico che m'ha fatto conoscere il tuo blog, il quale mi suggeriva di invitarti alla sua associazione di retrogaming!

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    1. il cantante è Pino Scotto? Comunque non preoccuparti, ci siamo passati tutti. Ecco, un avviso ai lettori: non sviluppate interazione parasociale verso di me, ok? Sono una persona fondamentalmente noiosa (oltre a non essere Andreotti). Però almeno rispondo ai vostri commenti più o meno in tempo (quando non sono in ferie, com'era successo fino a ieri).

      Sul blogger che mi dici ho ben presente, ed effettivamente è una di quelle personalità di internet piuttosto carismatiche che stimolano veramente l'interazione parasociale dei fan. Sarà per gli inside joke? Forse. Forse è pure per questo che non voglio inserire troppi tormentoni in questo blog.

      Infine se il tuo amico ti suggeriva di invitarmi a una associazione di retrogaming, forse non ha letto il blog a fondo.

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    2. No, non era una personalità mediatica. Nessuno di veramente conosciuto, eccezion fatta per gli addetti al settore. Probabilmente puntavo proprio su quello, pensando di avere più possibilità di riuscire a stabilire un flusso comunicativo.
      Ma mi trovavo per la prima volta dove mi pare di aver capito ti trovi tu adesso, per cui c'era anche un po' la tentazione di volersi esprimere nell'idioma della propria madrepatria, ogni tanto.

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    3. Sì, beh, capisco. Anch'io quando sono migrato per la prima volta all'estero ho cercato di esprimermi nell'italico idioma qua e là (più che altro perché mi avevano detto che avrei fatto colpo sulle nordiche). Cantanti metal non li cacai pari.

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  6. Hey! Chi parla è l'amico tirato in ballo!
    Il blog l'ho letto a fondo sì, tantè che ogni lunedì prima di dormire mi leggo sempre il nuovo articolo. Non ho mai interagito perchè onestamente non ne ho mai sentito l'esigenza.
    L'invito in questa associazione, ovviamente, era una ipotesi semiseria. Ci siamo più che altro chiesti "chissà se verrebbe", rispondedoci da soli che "probabilmente no!".
    Detto questo, l'associazione non è neanche del tutto il posto che viaggia sulla Memory Lane della nostalgia canaglia, è solo un posto dove giocare insieme mentre si beve qualche birra (la maggior parte delle persone non gioca nemmeno...). Anzi: capita che si prendano in mano vecchie riviste per vedere quanto ridicoli fossero certi articoli e votazioni, o si preferisca giocare a titoli palesemente brutti per farsi una risata.
    Quindi al massimo ti invitiamo a bere una birra e parlar male di giochi, figurati!

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    1. Ah! Beh, innanzitutto ti chiedo scusa per il mio pregiudizio. Leggendo "associazione di retrogaming" subito sono partito per la tangente e ho subito pensato a un outlet del fondamentalismo guaglionista. Allora ti ringrazio per l'invito, che magari potrò raccogliere nella pratica quando i figli saranno maggiorenni. Per il momento, bevete pure una birra alla mia salute e viva la merda.

      (Ma avete anche copie della vecchia PC Action, nella fattispecie il numero 4?)

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    2. Purtroppo no! TGM quanti ne vuoi, ma PC Action forse un paio e dal numero sicuramente più alto del 4.
      Già che ci sono vorrei chiederti una cosa tecnica (se ne hai parlato e mi è sfuggita me ne scuso): se non sbaglio utilizzi PCem, potrei sapere che hardware usi per farlo girare a dovere e che sistema emuli? Mera curiosità, eh!

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    3. Ah, beh, io ci ho provato! Per rispondere alla tua domanda più tecnica: sì, esatto, uso PCEm ma solo per i giochi che girano su windows 95. Per i giochi nativi DOS uso Dosbox, a meno di problemi di compatibilità (che finora non ho trovato).

      L'hardware che uso è un Pentium 133 a 90 Megahertz, con 32 megabyte di ram. Ho installato prima DOS 6.2 e da lì poi Windows 95. Per l'esperienza completa ho pure installato i driver del CD-ROM su DOS prima di installare Windows 95. Il BIOS che ho usato, se ricordo bene è quello della gigabyte, e la scheda grafica è una trident TGUI-9* (che era quella che avevo sul mio pc fisico). Ho disattivato il flag per l'emulazione Voodoo perché mi dava dei problemi.

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  7. Beh, che dire... Grazie per la condivisione, come direbbero nei film dove ci sono gruppi di mutuo supporto psicologico, ma che nella realtà non ho mai sentito.
    Devi averla superata bene, perchè il tradimento lo considero uno scoglio bello tosto da passare, anche se si trattava dei Bovas e non di un genitore.
    Grazie per avermi fatto conoscere Hillman ed adesso vado a recuperarmi gli altri post sulle fecali riviste di settore.
    Un saluto

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