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lunedì 1 luglio 2019

European Championship 1992

Nel 1992 è uscito il gioco più bello di sempre, ma io non lo sapevo. In realtà, in quell'anno avevo iniziato ad attaccarmi all'opinabile stampa di settore solo a partire da Settembre, e fino ad allora mi ero accontentato dei giochi che mi passava il mio padrino del battesimo (il Colonnello), il figlio del fornaio sotto casa dei miei (al posto del forno ora c'è una lavanderia a gettone), alcuni amici che erano meglio connessi di me, oppure nel peggiore dei casi si andava al negozio della Olivetti della frazione del Vecchio Paese dal nome ridicolo e si sperava che il proprietario del negozio volesse sbarazzarsi di qualche gioco a poco prezzo. Insomma, la vita era dura. 

Durissima.

Poi durante l'estate un mio amico inizia a comprare la scalcinata rivista di settore "PC ACTION" nella quale risiedono dischetti coi demo giocabili di giochi vari. Inizierò a farlo pure io, per spirito di plagio, suppongo, ma solo con l'edizione di Settembre che portava con sé Cool Croc Twins (ve lo ricordate?) E intanto però il DISKCOPY funzionava, e i demo recuperati dal mio amico li facevo volentieri miei. Quali demo? Diversi, e dovrei anche provare a ricordarmi quali erano esattamente (non tenevo un diario, non abbiatemene a male). Uno di cui mi ricordo, fu il gioco di oggi, e me lo ricordo per il semplice fatto che evocava memorie piuttosto fresche di una visione di campionati europei abbastanza blandi. D'altra parte non c'era l'Italia tra i partecipanti e quindi manco avevo l'agitazione che accompagnava ogni prepartita della compagine di Vicini (in quel periodo già rimpiazzato dal Pelato di Fusignano, ma io probabilmente non lo sapevo). C'erano anche le olimpiadi di Barcellona quell'anno (e che olimpiadi!). C'erano state le olimpiadi invernali pure, col trionfo del nostro compatriota (26 km in linea d'aria dal Vecchio Paese), l'Albertone atleta/campione.

Fa notizia / non fa notizia, chi mi conosce lo sa
 C'erano state anche le stragi di mafia, la guerra al di là dell'Adriatico e il 6 per mille dei conti correnti prelevato magicamente in una notte di mezza estate. Tutte 'ste ultime cose le dico per evitare di scivolare nel nostalgismo, perché ammetto che quando avevo delle paturnie regressive era molto facile che volessi tornare a quell'anno lì, in cui sì, c'erano casini belli grossi e una grandissima sfiducia (forse anche più di quella che c'è adesso) ma la cosa non mi toccava minimamente. Ed è incredibile come possa essere la percezione del mondo da parte di un bambino di dieci anni, ed è anche questa la ragione per cui si verifica quel fenomeno degli occhiali rosa che ho più volte criticato in questa sede. Lo capisco, in fondo, ma non per questo mi esimo dal criticarlo. Insomma, dicevamo, il 1992 e...

Ah no!

Chi ha parlato?
Butirro! Scapigliato che non racconta nulla! Arpeggiatore mestierante che non produce melodia di sorta! Ex Videogiocatore, dimentichi di dire che il 1992 è l'anno in cui Io, GioannBreraFuCarloDaSanZenonePo, ho nuotato il Padus nel punto, ignoto ai più, in cui confluiva nell'Acheronte.  Non più per dimostrare di essere vir, ma per diventare ciò che son ora! L'ombra del Tiresia della Pedata! E tu, Ex Videogiocatore, che ti trastulli a far l'Odisseo videoludico, sei tutto tranne che πολύτροπον, anzi oserei dire che non sei proprio "Nessuno", se capite il mio fine motteggio.

Ah ti pareva. Non si può parlare di calcio che subito arriva quel coglione semitrasparente! Sai che c'è, fantasma di Gianni Brera? Il gioco di oggi te lo sorbisci tu, io tavò. Adesso vado a stirare che ho un po' di camicie lasciate indietro. Ciao eh? Stronzo.


Ohibò, come mai non sono meravigliato? Caragnate isteroidi da vile italica stirpe! Pur emigrato, l'Ex Videogiocatore resta sempre razza bastarda, incrocio tra Galli Boi del cisalpino ed Etruschi dell'appennino Tosco-Emiliano. Nulla a che vedere con me, vero vichingo forgiato da tutte le tempeste. Vichingo come gli stærke mænd che a dispetto di ogni aspettativa, il campionato lo vinsero sul serio. E non si erano giammmanco qualificati! Ci volle il tragico frantumarsi della Repubblica Titina di Jugoslavia a spianare la strada per i danesi. Nessuno li vide arrivare. Adesso fanno i loro panegirici.


Abbiam visto uno scarno stadio all'inizio di questo videobalocco. Uno stadio squadrato, malinconico e grigio, orribilmente obsoleto. In queste curve gli spettatori sono costretti a stare in piedi. Ammassare oggi folte moltitudini sugli spalti di curve senza posti a sedere significa esporsi a rischiose calamità pubbliche. Giorno verrà - non è affatto lontano - che il calcio perderà i suoi satanici sapori di transfert dalla degradazione e dalla miseria. Allora tornerà ad essere per molti quello che è sempre stato: il gioco forse più bello di tutti. Ma non oggi. Oggi ci dilettiamo con un deforme simulacro del gioco della pedata e, mi perdonerete, ma già questi colori spenti e smorti non mi ispirano molta simpatia. Un coniglietto ingrigito come certe lepri da salmì che vedo nella brughiera della Bassa, e la scritta "Elite". Autori di videogiochi che si autodefiniscono "Elite". Che ingenua jattanza! È come chiedere all'oste se il vino che serve è buono.


Mi sembra ora di smetterla, però, di crogiolarmi nella critica estetica e di iniziare a inzaccherarci di calcio simulato. Gioco da solo, ché io sono orso e l'ex videogiocatore sta stirando nell'altra camera e la moglie dell'ex videogiocatore sta facendo la lavatrice dei sintetici e si chiede quale strana forza soprannaturale stia pestolando stocasticamente i tasti di questa strana Lettera 32 con uno schermo attaccato, e il loro pargolo sta ronfando felice tra le braccia di Morfeo. Inizio il gioco solo e mesto, con 5 minuti per partita, che sono più che sufficienti, mi pare a me.


Son qui che comincio a fare discorsi in solitudine, tenendo presente che ogni verità ha due facce. Ma qui c'è qualcosa che non va, mi pare. Le squadre sono otto, sì, ma non sono tutte quelle giuste! Avrebbero dovuto da esserci gli ex soviet della CSI, la Danimarca (e qui ci siamo), l'Inghilterra, la Francia e Paesi Bassi (idem con patate), mancano Svezia Scozia nemmanco gli Ostrogoti e i Visigoti riuniti in quella Germania non più Ovest! Son così perplesso che cerco di vincere facile. Onoro anche la mia ascendenza vichinga. Danimarca sia!


Quanto grigiume, quanta padanitas! Fottuti bastardi imbrattapixel della Tecmo, il cui gioco per gli arcadi Tecmo World Cup 90 fu convertito per PC dalla Elite (so queste cose perché me le ha dette quel buon ciula dell'Ex Videogiocatore, mica per altro). Come non comprendere il vostro amore per la nebbiolina che pervade le golene che costeggiano il regno del Dio Eridano. Hermann Hesse la vide e ne rimase folgorato. Solo è ogni cespuglio e pietra, scrisse, nessun albero vede l'altro. Io quel che vedo è che attorno al "pitch" ci manca un bel pioppeto e l'aria padana è bella che fatta.


Parliamo allora di calcio, non di bubbole isteroidi. E perdiana, da quando in qua il folber tiene a bordocampo sciacquette armate di pon-pon? Guardatele! Saltano e ballano come vittime (pòre fiòle) del ballo di San Vito. Tradizione bastarda d'Oltreoceano, contagio culturale usoniano! Corbellerie degne d'un entozoo disastrato come quello italico, il voler sempiternamente essercome!


Ma bando alle ciance, l'arbitro entra, e consegna la palla tra le pale di Henrik Larsen e Torben Frank, i due drakkar di punta della compagine danica, che vola alla conquista delle coste difese dai fiacchi e malinconici lusitani. Con quelle facce lunghe e l'occhi spioventi, quale prova d'eroismo pallonaro possiamo attenderci dai vari Joao Pinto e Fernando Couto? La maschia virilità nautica cantata dal Camoes qui degenerata in un'uterino prendersi a borsettate e a graffiotti. Ma si sa che sulle navi spesso e volentieri ce lo si butta al cül (non che ci sia nulla di male nel farlo).


Noto, e non so se sia io o quel pistolone dell'Ex Videogiocatore, ma un attaccante danese casca da solo consentendo a un mediano lusiade di appropriarsi della sfera e passarla con malinconica precisione a un compagno di squadra. Certo, nel pallone saltare l'uomo è una buona cosa. Ma è meglio farlo con la palla ai piedi. Olsen non sembra aver ricevuto il promemoria e anziché andare in scivolata si mette a fare i saltelli sul posto. Avrà pensato di essere la compatriota Brigittona Nielsen già in Stallone e di mettersi a far sballonzolare le ubertose grazie con l'aiuto del buon Isacco Newton.


Ecco, lo sapevo: ho parlato di poppe, seppur auguste ed arrembenti come quelle della statuaria prezzemolona di Rødovre, e subito l'essenza femminea s'introduce nel cuore dei miei vichinghi. Brian Laudrup, purinin, tira una timida pedatina che finisce tra le erculee (quantunque un po' malinconiche) pale da mulino a vento di Vitor Baia. Non ci sono Alonsi Chisciani in giro a sfidarlo a singolar tenzone. E dunque il mulino Baia ben spaletta con una brezza che a bordo del Po non si vedrebbe.


È dunque questa la maledizione del contropiede! Ahinoi, che umiliazione! Scatta sulla fascia Paulo Sousa come uno scugnizzo del rione sanità che (malinconicamente, of course) ha appena rubato un motorino, e la caccia sui piedi di Futre che scalcia in rovescino che par Carlo Parola sulle figurine. In tutto questo quell'armadione di Peter Schmeichel  si butta a farfalle perché il gioco ha la bella idea di decidere lui a piacere quale calciatore attivare e io sto premendo il tasto scivolata. È una roba che fa caragnare pure me, e mentre i lusitani, malinconicamente, esultano correndo in direzioni aleatorie, io tiro 652 bestemmie. Una per ogni chilometro del Po.


Si riprende e subito cerchiamo di rifarci. Nuovamente Faxe Jensen, con quel nome da birra in lattina da un litro, trova un varco tra i portoghesi. Memore dell'esperienza con Euro Soccer, tenta la palombella. È riuscita al manziamerda, perché a me no? chiede giustamente Jensen tra sé e sé. Vitor Baia però dice di no e si frappone, facendosi scudo col suo sospensorio, tra il taurino e assatanato sferoide e l'isterica Donna Porta.


Parte un triste, malinconico e inconcludente antipous, in cui Rui Barros è uccellato bellissimamente dal sempre attento Kent Nielsen, che scandinavicamente è così onesto che non si sente proprio di arraffar calcio alla Viva il Parroco di Aarhus. E con grande naiveté la passa di nuovo a Rui Barros. Il lusitano non è né uomo squadra né match-winner (e cioè vincitore di incontri). El gh'ha el dun de Dio de capì nagott e finisce con la palla tra le mani di Schmeichel, che stavolta sono riuscito a non fare impazzire con i controlli di questo videobalocco. E ora capisco anche come mai l'Ex Videogiocatore si infervora tanto contro i controlli che lui stesso chiama fecali. Caro, caro Ex Videogiocatore! Eri nato per sentire gli angeli e ora, oh porca vita, sei qui che spali merda con le mani!


Eri qui a cercare di visitare un passato che ti pareva bello, ne prendesti le misure, e ora tiri un mezzo litro improvvisando battute che sovente esprimono il sale della vita! Ex Videogiocatore, che ti devono aver fatto l'infanzia e l'abbandono per inzaccherarti nella palta digitale di cose che andrebbero meglio lasciate in pace! E tu, Schmeichel, fottuto cilindrone di muscoli inflacciditi e grasso da foca per affrontare il freddo scandinavo, che ti butti per terra perché io premo un tasto che dovrebbe far fare il tackle al tuo sodale Sivebæk! Una cappella michelangiolesca ed è di nuovo gol!


A questo punto proviamo noi a fregare quelli che non pagano mai con un bel cross e rovesciata. Mi perdoni el paròn Rocco, che con questi controlli il catenaccio funziona poco, ma se i controlli ci fanno pantula, non possiamo far altro che mandar tutto in vacca. Una prece.


Cerchiamo di confondere i lusitani con scatti geniali, dribbling perentori (ma, si badi, mai irridenti) e fughe solitarie. Macché! L'unico modo per fermarli è coi falli: pare che il paròn avesse detto qualcosa tipo "A tuto quel che se movi su l'erba, daghe. Se xe 'l balon, no importa." Che sia vero o no, questo non sta a me dirlo, ma se dobbiamo prenderci a calci, stiamo a casa nostra. Abbandoniamo (orrore!) la partita e proviamo un avversario che sia un po' meno imbarazzante.



Proviamo a sfidare l'Irlanda del Nord, quel lembo di terriccio dell'isola di Smeraldo che tanti guai causa per insulse questioni religiose. Possiamo aspettarci sugli spalti scontri di riottosi ultràs, con l'imbarazzo di chi come noi allo sport crediamo come all'antidoto più puro e sincero della guerra.


E subito dalla prima azione non sbagliamo niente. Flemming Povlsen fa scorrere la palla a Kim Vilfort, che viene tormentato dall'insolenza del portiere, quasi pittore, Paul Kee, il traversone attraversa indisturbato l'area piccola ed è Laudrup a segnare il primo gol della compagnie vichinga in questo articolo! Almeno questo è stato fatto. Mi dice l'Ex Videogiocatore che, illo tempore, segnare a questo gioco era come scuà l mar cun la furchèta. Ma questi Danesi un po' Danai e un po' opliti son come gli amanti che combattevano a Tebe al Battaglione Sacro. Che così l'amore reciproco faceva sì che ogni combattente pugnasse fino all'ultimo per non far figuracce con l'amato, anche qui, con tanto amore e liberi dai vincoli di una fisicità miserella, cerchiam subito il raddoppio. Si vada dunque, miei prodi, a conquistare un'altra collina!



Ah lasso, quasi c'eravamo! Peccato solo che (lo giuro! Non abbiatemene a male!) non riusciamo a curvare la strada di Laudrup (sempre lui!) verso sudest. Buscar el levante por el ponente, diceva un vecchio balordo genovese, ma qui si busca solo una rimessa dal fondo. Non importa. Con la forza dell'amore (ohibò!) c'imporremo.


Ecco, è anche vero che con l'amùr a s fà no buì la pignata, come si dice in quel di San Zenone al Po. Una cavalcata a partir dal fondo di Gerry Taggart (non quel Taggart, mi dice l'Ex Videogiocatore tra una camicia e l'altra) e tutti i nostri norreni uranisti che corrono, pedissequamente a quel fenomeno da baraccone americano che era un pollo mal decapitato, che riuscì a sopravvivere per un anno senza la testa. Morì quando gli andò di traverso la pappa che il suo padrone gli dava col contagocce.


Riprendiamo la sfairomachia. I nostri alfieri, sinceramente, mi lasciano un po' deluso. Per tutta la vita, me tapino, avevo sostenuto la superiorità fisica dei miei antenati nordici su quella più disgraziata dei figli d'Ausonia. Marco Ezechia Lombroso detto Cesare mi è buon testimone. E ora che son spettro son ben confuso.


Palle e rimpalli, balzi e rimbalza, barlonf barlaf e configurazioni laocoontiche varie in giro per la metà campo nordiberniana. La palla è incollata ai piedi dei Danai dai lunghi capelli e dal fusto a botte, e questo è bene. È quando si stacca che iniziano i dolori. Come quando Laudrup (sempre lui!) ricevuta la sfera tra i piedi si mette a saltare come un ciula. Però, che acrobazie! Che salti! Che spettacolo.


Spettacolo sì, ma cui prodest? La dura legge del goal: puoi fare tutto il bel gioco che vuoi però, se non hai difesa (mais oui, mon cher verrou!) gli altri segnano e poi vincono. Come ora, quando Colin Clarke riceve un cross goniometrico in area di rigore, completamente libero perché non ho idea di che giocatore sto muovendo e del perché sta saltando quando dovrebbe fare ben altro. È rete, in ennesima rovesciata, e i celti eriugeni si affermano sui vichinghi. Con tanti saluti a chi poeta ore rotundo sulla possanza presunta dei figli del dio Odino.


E sono tre. Almeno stavolta Kevin Wilson non ci umilia con una bicicletta, ma basta una semplice incornata da montone dello Slieve Commedagh e Schmeichel, che gira su se stesso imbambolato e confuso come un bue dello Jutland a cui viene posta di fronte una panca per la monta.


Il tentativo di accorciare le distanze, a trenta secondi dalla fine del primo tempo, è vanificato dal bravo catenaccio dei nordirlandesi, e io mi disaffeziono sempre più a questa Danimarca flaccida e informe. C'è del marcio in Danimarca: lo diceva Amleto, questo è vero, ma secondo l'Ex Videogiocatore la frase aveva più senso quando in inter-rail un suo amico emise una sonora e gorgogliante scorreggia nella metro di Copenhagen.


Finisce il tempo e i nostri pedatori, un po' guerrieri, un po' saltimbanchi, ma soprattutto scarpazzoni (com al désan a bulaggna) tornano sderenati negli spogliatoi. Qualcuno che mastica (o millanta di farlo) d'arte pedatoria più di me (ma che lo sport agonistico sia pericoloso e quindi portatore di possibili danni è innegabile: dunque mi limito a occuparmene super gluteos) direbbe che vanno a prendersi un bel té caldo. Ma non sono sicuro che sia una cosa intelligente da farsi. L'esempio infinitamente più agevole mi veniva offerto dalle leggendarie cagarelle di un mio amico gaucho, che si scolava un mate ustionante dopo aver fatto una bella corsetta per le pampas. Io non ho riso da jena solo perché non appartengo a quella specie animale.


E mentre i nostri (e i loro) imbrattano a turno le tazze Richard-Ginori con la risultante del té caldo, arriva la banda arriva la banda arriva la banda coi suonator. Oh Caterina, Caterina che batticuor! Molto usoniano (così definiva Frank Lloyd Wright quei senzadio obesi degli americani degli Stati Uniti) questo calcio all'apparenza europeo. Non vorrei svegliare con questa mia osservazione un can che dorme. Me se ne abbia a perdonare.


Via con la ripresa, e di nuovo cerchiamo di salvare l'onore perpetrando una seconda rete, ma detta tra noi, la vedo molto grigia. I colori sbiaditi di questo gioco mi danno una mano a vederla di quel colore. Voi lo sapevate che in francese lo scoiattolo si chiama "Piccolo Grigio"? E lo sapevate che "Piccolo Grigio" in francese significa anche il tradizionale essere extraterrestre col testone e gli occhi grandi? Sto divagando, che non ho nulla da dire su questi continui e noiosi rigurgiti di calcio ruminati con stanco mollime. La somiglianza cromatica di tutto ciò con l'amato nebiùn padano non mi allevia la sofferenza.


Che ne dite, si smette qui? A dribbling e a possesso palla non si sarebbe poi male. È quando della sfera si deve far qualcosa che risorge in noi lo spirito d'Amleto, così come a lui apparse quello del padre (che ironia!). Passare o non passare? Tirare o non tirare? Questo è il problema: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di piede e pallonate d'atroce fortuna o prender scarpini e far catenaccio in un'area di rigore d'affanni e, opponendosi, por loro fine?


Nessuna delle due, giacché con quel cotechino di quasi due metri che è Schmeichel che basito guarda la palla penetrare con veemenza le grazie non più illibate (da mò) di Donna Porta, i nordirlandesi si portano sul poker. Hanno istintivo il senso geometrico del gioco. La boccia orbita sui loro piedi come se fosse un piccolo satellite. La difesa ci riesce male perché non sappiamo chi stiamo muovendo. Che sconforto.


Almeno, la cinquina è evitata. Schmeichel non la piglia manco a morire, ma ci pensa Kim Christofte che si trova lì passando per caso e fischiettando. La passa in avanti a Larsen, che cerca di creare un'idillio d'Arcadia con gli alluci, e dando sfogo ai suoi endecasillabi da dribblatore scarta pure l'aria, ma ancora una volta è al climax del tiro che arriva il cilecca come quando il buon vecchio Pepinoeu s'accompagnava a qualche baldracca da osteria dopo aver inaridito un fiasco di troppo. Inevitabilmente la palla finisce tra le braccia del portiere. I coglioni direbber che ci aveva il prefisso quel tiro lì


Fine! Gli ulsteriani si mettono a girare in tondo, il vile cicalino del PC dell'ex videogiocatore emette suoni che paiono uccellini, e sul 4 a 1 finiamo così la nostra avventura. E passiamo di nuovo la linea all'ex videogiocatore che ci dirà dunque

Col cazzo, non ho finito di stirare e comunque ho anche da fare l'orlo ai pantaloni. Continua pure e non rompere le palle.

Lasciatemi in pace l'ex videogiocatore: foutez-lui la paix, maledetti! I baldi vichinghi sono stati sfasciati dagl'irlandesucci della nordica propaggine, e l'ex videogiocatore sta dedicandosi a opere uterine in casa. Forse, ma dico forse, è meglio evitare questa farsesca parodia di vichinghi e buttarsi sui norreni veri: i norvegesi!


Ed eccoci qua, di nuovo in maglia rossa, contro i bianchi inculapecore del Galles! Razza di degenerati, soltanto l'arco lungo in tutta la vostra storia avete inventato! E persino il tessuto "Principe di Galles", di cui l'Ex Videogiocatore ha almeno due completi, in realtà si chiama "Glenurquhart" e viene dalla Scozia. Ci aspettiamo che nell'arte della pedata siano di quell'ignavia che corrisponde ogn'altro aspetto della loro patetica, fottutissima vita.


Durante un'azione d'attacco subiamo, noi veri vichinghi usciti dall'Edda che non era la figlia di Benitone da Predappio, un tackle da parte del Cymru. Ma Paul Bodin cincischia, come spesso succede in questo simulcalcio, con la palla tra i piedi, e stavolta l'orbita  del satellipallone viene intercettata dalle imponenti leve posteriori di Lars Roar Bohinen. Roar! Un ruggito, più che un nome. E come un leone tira da subito fuori area, e il portiere avversario Neville Southall resta con le pive nel sacco.


Finisce la prima parte della partita e i nostri valorosi norreni vanno a bere un caldo Glogg negli spogliatoi (altro che un tè!) tronfi, egagri e fieri del loro vantaggio. Fossero italiani direi loro di chinarsi mettendosi su quelle ginocchia vaccine e flebiline, impugnare il cilicio, sgranare due rosari, pateravegloria, e invocare San Catenaccio! Ma qui si parla di torreggianti norreni. Forse, ma dico forse, questa la si riesce a portare a casa.


Rune Bratseth, con quel nome da alfabeto fatto di sghiribizzi incomprensibili, parte dalla mediana difensiva e cavalca attraverso praterie come Furia il cavallo del West. Passaggio di stretta misura per Jakobsen, che imbambola il portiere e lancia il traversone verso Tore Andre Dahlum, ma viene anticipato dal libero Phillips. Subdolamente e proditoriamente però interviene la craniata di Gøran Sørloth che intercetta il tentativo di spazzar via del celto. Con il ritmo di un pentametro iambico, con incedere un po' scazonte, Sørloth con quel nome che sarebbe piaciuto un po' al fantasioso professor Tolkien ci porta sul due a zero.


Ora accade che Mark Huges riceve la sfera nella nostra trequarti e mentre Bratseth e Ronny Johnsen si fanno fallo a vicenda saltando e dandosi di gomito, lo Hughes prende il dribbling e lo mette dappertutto, sulla carne, sul pesce, nel caffellatte e persino ci mesce il vino come gli antichi Elleni facevano con la farina e il miele (orrore!). Pago di ciò, subito passa la palla al fenomenale Ian Rush, che già cavalcò i campi torinesi (sponda Juventus) per poi essere rispedito con ignominia al Liverpool da Marisa Boniperti. Stavolta il connazionale di Tristano non cicca: è solo, davanti al portiere, tenuto in gioco da un cerebralmente menomato Ahlsen. Un riscatto dopo le pernacchie ricevute sulle rive del Padus, direbbe qualcuno. Ma su un "assist" così avrei segnato pure io.



Due a uno, ed è il turno di noi norvegesi cercare la soddisfazione ulteriore. Certo, potremmo chiuderci a catenaccio come mi piace tanto fare, ma lasciate che la realtà virtuale dia sfogo al bovarismo razzial-pedatorio che attanaglia noi italiani, razza segnata nel fisico (e nello spirito). E quindi ci lanciamo all'arrembaggio, ma anche qui siamo di fronte al grande dramma di questo videobalocco: premo un tasto per calciare e non succede niente. O meglio, succedono cose che non mi aspetto, va fas dì in gesa! O non si tira, o ci si mette a saltare, o si telegrafa una minuta e femminea pedatina tra le amorevoli braccia del portiere avversario. Gol sbagliato...


...gol subito. I gallesi la giocano alta e con un salto doppio che farebbe piacre al mio amico Giuseppe Gentile la palla finisce sulla crapa del Rush che la ribadisce in rete. È come se il geist dell'altro gallese juventino John Charles lo avesse posseduto! È un vero peccato che questa nazionale non abbia né il suo Conileone Sivori né il suo Marisa Boniperti, ché con un trio d'assi così potremmo ben nascondere l'imbarazzo per il 2 a 2.


Ma ci ripigliamo subito, perché è di nuovo Roar Bohinen che scatta sulla fascia dopo un servizietto da Kari-Petter Loken, che arriva fino a catapultarsi sull'immobile fotografo inviato dal Guerino, e lancia una pennellata di precisione a Dahlum. Dahlum insacca la testa e perde tre centimetri d'altezza, ma schiaffa la palla alle spalle del disperato Southall. La riusciremo a vincere questa? Tu che ne pensi, Ex Videogiocatore?

Sto sistemando il bottone automatico nella maglietta di mio figlio. Non rompermi i coglioni.


Sono offeso. Sono colpito. Sono ferito nei sentimenti. Ma non per l'ex videogiocatore che mi manda a ciapà i ratt, ma per il fatto che provo a muovere i miei omarini con le giuste freccette ma è l'omarino sbagliato a muoversi. Questo fa sì che i gallesi la sparino dentro per il finale 3 a 3. Bè, almeno s'è fatto pareggio...


...Uno però si aspetterebbe l'extra time o la "mort subite" ai penalty per finire la parità ma in un esemplare caso di doppiopesismo, doppiomisurismo, il gioco non continua. Il pareggio è una piccola sconfitta, e non certo per via del fatto che dai due punti a vittoria si sia passati ai tre, facendo seguito al suggerimento di Sua Emittenza.


Ah! Voi sapevate che in questo gioco c'è la possibilità di scegliere i partecipanti immaginandosi di sostituirsi al processo di qualificazioni. Beh, a noi che piace vincere facile, facciamo una manifestazione con tutte squadre più bidonare del Vecchio Continente, più la triste Italietta, che già è bidonara nel DNA dei suoi rappresentanti, e pure nel 1991 mancò la qualificazione a causa del mollime della compagine guidata dall' Azeglio Vicini.


Cominciamo con la Grecia! Gli antichi opliti elleni, dominatori del mondo e padri della nostra cultura! Anch'essi, come noi, degenerati in secoli di endogamia ed incroci andati a male, quali vittime di un esperimento di disgenetica. 

Più tardi.


Ahimè. Siamo nel secondo tempo a reti ancora vergini e arriva il misfatto. Come già accadde con i famosi sei milioni di baionette che Benitone da Predappio volle mandare a spezzare le reni alla Grecia, andammo per bastonare e finimmo bastonati. Ma che vogliamo fare se in difesa abbiamo Crippa e in porta sta lì a baluginare, ebbro della sua pappagorgia, l'immobile, imponente e impotente Porthos Tacconi? Ma andiamo!


Oramai ogni parvenza di decenza è sparita. Baresi II, pòro piscinin, ci prova bene a chiamare il fuorigioco alzando la mano e gridando "Milan!", ma non siam mica qui a giocare nel diavolo! Guardati, Franco, è forse rossonera la maglia che indossi? E quindi un po' nessuno avanza per mettere in offside Nikos Tsiantakis, pressoché invisibile con quel fisico da finferlo del monte Athos, un po' il gioco non ha capito come funziona il fuorigioco (e quindi andrebbe chiamato "la gioca", perché è peculiarità uterina quella di non capire il fuorigioco), e insomma gli ellenici insaccano di nuovo. Che dire? Io penso di volerla chiudere qui. Larga è la foglia, stretta è la via, a batt i pagn, cumpar la stria, e infatti ecco l'ex videogiocatore di ritorno dalle faccende di casa, e il mio tempo nel regno dei viventi, per oggi è esaurito. A presto, amici miei, e ricordate sempre: formaj senza boeucc, pan coi boeucc,e vin che solta ai oeucc!

*puf*

Fatto tutto, tavò di  rileggere quello che ha scritto il sommo bevitore, ma ora che ho camicie stirate e altre cose fatte direi che posso chiuderla qui. Non so se il fantasma di Gianni Brera lo abbia già riportato, ma una cosa ci tengo a sottolineare: la palla non è mai andata in fallo laterale, e se avete letto gli altri articoli sui giochi di calcio di questo blog sapete cosa vuol dire. Prossimo gioco!

È merda? Sì, pienamente (altrimenti avrei scritto l'articolo io). La grafica è spoglia, grigia e mediocre, ma soprattutto, cazzarola, i controlli. 'Sta cosa del fatto che il giocatore controllato cambia in base alla vicinanza alla palla è una roba che mi fa girare i coglioni a una velocità tale che se mi metto in acqua a dorso batto in velocità un motoscafo offshore. È veramente insopportabile e lo odio 'sto gioco. E si badi che non è che tutto ciò che è merda lo odio, eh. Anzi spesso mi lascia indifferente, come appunto la merda. Però qui è così. Inquietante.
Ci rigiocheresti? Ma manco se mi pagano.
1992? Gioco migliore di sempre? No eh? Hai detto giustamente tutto tu.

9 commenti:

  1. Addirittura lo comprai originale. Non ho nient'altro da aggiungere, Vostro Onore.

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    1. Non c'è nulla di cui vergognarsi. Siamo qui per sostenerci tutti a vicenda.

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  2. Non mi piacevano i videogiuochi di calcio, a parte Microprose Soccer (quello con la musichetta ipnotica, l'Oman, l'indoor, la palla incollata al piede ed il banana power) e Super Sidekicks (ma solo il primo) quindi sto commentando decoubertinianamente solo per spirito di partecipazione.

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    1. Questo ti fa onore, pensa che io gli articoli scritti dal fantasma di Gianni Brera manco li leggo.

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  3. Graficamente (facendo un salto indietro nel tempo, nel 1992) colpisce per il menù di scelta delle squadra e l'immagine del portiere, sfondo al risultato della partita. Per il resto mi sembra un gioco da Commodore un po' più rifinito, con una porta extralunga e un pallone gigantesco. Il gol dell'1-0 all'Irlanda del Nord mi ha ricordato uno dei gol del simulatore di Pc Calcio 5.0 (anche se qui il portiere va ancora più a zonzo).
    Poca roba questo gioco, poi con questo problema del controller..non ricordo un videogioco calcistico in cui hai preso così tante legnate XD.
    E poi c'è qualche giocatore che hai citato che non ricordo, sai?

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    1. Hai ragione, a 'sto gioco sono veramente pessimo, proprio non mi ci trovo con 'sta cosa che il controllo passa automaticamente al più vicino al pallone. Non so se sia stato convertito per Commodore, ma è lui stesso la conversione di Tecmo World Cup 90 (uscito nell'89 per gli arcade con un set di colori molto più vivi di 'sto grigetto deprimente). Sui calciatori che non ricordavi, beh, potrei bullarmi di aver messo in difficoltà un'enciclopedia del calcio come te, ma l'onore va tutto al fantasma dell'ubriacone pavese. Ora speriamo che non si monti la testa.

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    2. Grazie per l'enciclopedia :), ma ammetto l'ignoranza su quasi tutti i giocatori nord irlandesi!
      Su Polvsen invece ho scritto un post, non ancora pubblicato. Magari te lo segnalerò perché parla anche del Bologna.

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  4. European Championship 1992, come dimenticarselo? Mi ricordo ancora che se si entrava in scivolata su un giocatore senza palla o sull'arbitro, era automaticamente espulsione, e si poteva reiterare questo giochetto fino a restare soli con il portiere (se ricordo bene il gioco crashava a quel punto). Praticamente io ci giocavo cosi'. Ogni tanto c'era anche un hooligan che faceva invasione durante le rimesse.

    Ricordo anche che, per motivi ancora a me ancora oscuri, ero convito che la squadra "ROM" fosse quella della Roma invece che della Romania (di calcio ne ho sempre capito poco), ed ero molto piccato del fatto che altre squadre non avevessero una simile visibilita'. Scopri' l'errore anni dopo aver smesso di giocarci.

    Grandissima cacata comunque, e' bene ricordarselo.

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    1. Sì, è bene ricordarsi di quali grandi cacate passasse il convento e che noi ci sorbivamo felici perché oh, era il videogioco del calcio! Che fai, ci sputi sopra? Al giorno d'oggi c'è una certa standardizzazione, nonché un sistema di barriere all'ingresso che impedisce a certe ciofeche di raggiungere la pubblicazione, e forse non è così male.

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