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lunedì 8 gennaio 2018

Out Run

Se c'è una cosa che mi sta più sulle balle degli occidentali che vogliono imitare in tutto e per tutto i giapponesi, sono i giapponesi che vogliono imitare gli occidentali. Uno pensa magari che la mazzata della Seconda Guerra Mondiale ha lasciato un trauma collettivo al popolo giapponese, misto a un enorme complesso di inferiorità. Può darsi, ma penso che in realtà quello che vediamo nei giapponesi sia una versione dello stesso senso di inferiorità che negli anni 80 gli italiani avevano verso gli americani, ma amplificato dalle differenze culturali pre-esistenti. Sto dicendo cazzate? Forse. Di fatto, il gioco di oggi è la conversione fatta da occidentali di un gioco giapponese basato sull'immaginario giapponese dell'Occidente. Sigla!

Più che un cabinato, un Toi-Toi
Creato da Yu Suzuki (ed in effetti, quale migliore nome per un progettista di giochi di macchine?) nel 1986 basandosi sulla tecnologia "Super Scaler" utilizzata per creare un effetto simil-3D ridimensionando degli sprite in tempo reale, Out Run nasce dopo i successi di Space Harrier e Hang-On dopo che Suzuki vide il film "La corsa più pazza d'America" con Burt Reynolds, Dom DeLuise e Jackie Chan. Una corsa di automobili sulla lunga distanza si sarebbe perfettamente adattata al motore pseudo-3D. Mentre rimuginava su queste possibilità, il Suzuki si fece un giretto in macchina per l'Europa. E come ci spiega il film "La Grande Bellezza" quando all'inizio ci mostra il turista giapponese che si prende un colpo di fronte alle opere d'arte a Roma, anche Suzuki rimase colpito dal variegato panorama europeo, che per lui era qualcosa di spettacolare.

Dicono che il Vecchio Paese d'estate sia spettacolare, se sei giapponese
Trovo molto ironico come Suzuki abbia trovato l'Europa questo spettacolo mozzafiato, e allo stesso tempo pensare a molti adolescenti e meno adolescenti europei della mia generazione come sbavassero acriticamente per tutto ciò che è giapponese. Da nerd inveterati a teorici della cospirazione, per loro il Giappone è la terra promessa. Il mio lato faceto sospetta che la ragione sia dovuta al fatto che c'è questa strana idea per cui un occidentale in Giappone trova da trombare facile. Il mio lato serio, invece, mi fa riflettere su quello che su questi lidi ho chiamato lo Spirito del Vecchio Paese. Penso a me stesso, quando mi sentivo prigioniero di quelle quattro casette e non vedevo sbocchi per la mia vita. Penso a quando, in maniera incosciente, mollai il Vecchio Paese e andai a vivere a nord, per poi tornare, tempo dopo, deluso. 

Mi ci è voluto molto per capire che il Vecchio Paese è qualcosa che ognuno di noi ha dentro. Lo Spirito del Vecchio Paese è quella cosa che ci spinge a diffidare del nostro prossimo, sapendo che cerca di metterci i bastoni tra le ruote mosso da invidia, e allo stesso tempo ci porta a godere quando il nostro prossimo ha delle sfighe. È la storia della deresponsabilizzazione. Perché ammettere che potevamo fare di più e di meglio per migliorare la nostra vita quando siamo circondati dal grande nemico, "La Gente", il perfetto pretesto per non fare niente per rischiare nulla e restare a lamentarsi nella propria comfort zone? Guai a provare a migliorarsi, sennò "cosa dirà La Gente?" 

Se "La Gente" vede che hai una Ferrari, poi ti lancia la sfiga e la Ferrari ti cade a pezzi sotto il sedere.
Beh, sapete che c'è? "La Gente" può andarsene a quel paese. Out Run è il gioco di fuga per eccellenza. Arriverà il momento in cui il marroncino pseudo-realistico dei giochi attuali diventerà demodé. L'estetica colorata e luminosa di Out Run, invece, è eterna. Perché il gioco non è un problema da risolvere, è un viaggio da godersi. Se non si arriva alla fine, pazienza: ci godiamo comunque la bellissima, per quanto malinconica, Last Wave. Nessuna punizione, nessun messaggio di game over, una semplice constatazione di quanto è stato bello il viaggio. Magari non siamo in cima alla classifica, ma non importa. Goditi il tramonto di questa Europa ideale e inesistente, in una partita della durata pochi minuti, in cui ti sei preso una pausa da un momento di tristezza, o dal brutto tempo, senza doverti confrontare con nessuno, se non con il senso di meraviglia nei confronti del paesaggio e con una bionda immaginaria al tuo fianco.

Godersi il tramonto a duecentosessantacinque chilometri orari.

D'altra parte lo stesso Suzuki è stato il primo a insistere che questo non è un gioco di corse, ma un gioco di guida.
"Coglionazzo d'un ex videogiocatore!" direte voi, allora perché non hai parlato di Out Run nel post "Guida ai giochi di (vedi sopra)" ? La risposta è più semplice di quanto pensiate: mi piace un po' fare il cazzo che mi pare sul mio blog. Senza rancore eh. 

La versione per PC di Out Run è di tre anni successiva al gioco arcade. Il divario tecnico tra gli IBM-compatibili e l'hardware della SEGA è ancora abissale, quindi aspettiamoci una grafica molto più blanda rispetto all'Out Run della sala giochi. L'estetica della EGA ha comunque il suo stile, quindi cerchiamo di non partire con troppi pregiudizi.


La schermata introduttiva è ricalcata su quella dell'arcade. Siamo alla partenza, a bordo di una Ferrari Testarossa Spider. Subito due piccoli problemi: primo, la SEGA non aveva la licenza Ferrari, ma nel 1986 a Maranello dubito che avessero la minima lungimiranza sul mondo del videogioco. Il secondo problema, invece, è che di Ferrari Testarossa Spider ne esiste un solo esemplare, color argento, fatto per Gianni Agnelli. Il colore argento era dovuto al fatto che il simbolo dell'elemento argento è "AG", ovvero le iniziali dell'Avvocato. Sarebbe stato molto più divertente se l'avessero fatta di platino, come la protesi del setto nasale dell'Avvocato, che a furia di sniffare cocaina il naso gli era collassato. 


I crediti! Molto scarni in realtà, ma lo riconoscete questo logo? Sì che lo avete visto, dai! È il logo della DSI, qui rinominata USI: la DSI è autrice di due giochi che avete visto su questo blog: Grand Prix Circuit e Stunts. USI è il nome che assumevano quando si dedicavano alle conversioni: il logo però restava lo stesso. A causa di questa conversione di Out Run, i DSI andarono in causa con la Accolade, oltre a Grand Prix Circuit ed altri aveva pubblicato Test Drive 2: The Duel (ve lo prometto, lo recensirò). Sembra che per convertire Out Run i DSI avessero usato dei pezzi di codice di Test Drive 2. La Accolade fece causa per violazione di copyright. La controargomentazione dei DSI fu che l'accordo di licenza per Test Drive 2 si riferiva al concetto e al design del gioco, non alle routine di codice utilizzate. 

Risultato: vinsero i DSI. Resta comunque il fatto che il concetto di brevetto di un software è una delle cose più incasinate che esistano. 


Esattamente come nell'arcade, ci viene data la possibilità di scegliere la colonna sonora fra tre musiche indimenticabili. Resto perplesso da come l'originale "Magical Sound Shower" sia diventato "Musical Sound Shower" e ancora più resto perplesso dal fatto che me ne sia accorto dopo un venti e passa anni. Oh beh! Andiamo con il ritmo Latino/fusion della "doccia sonoro-musicale", non tenendo conto del fatto che sul PC Speaker non è un granché.


Mentre il programma carica non possiamo fare a meno di ammirare l'effetto "glow" sul testo...


...e via che si parte! La grandezza della Ferrari nella schermata introduttiva è un ricordo, perché qui gli sprite sono già belli che rimpiccioliti. EGA, ragazzi. Il semafEro (per dirla come al Vecchio Paese) diventa verde e noi partiamo ...


E in pochi secondi arriviamo ai 160. La nostra Ferrari ha solo due marce, una bassa (L) ed una alta (H). Con la marcia alta ci spingiamo intorno ai 240 Km/h. Fortunatamente non ci sono limiti di velocità. Fortunatamente all'inizio la strada è anche molto libera.


Poco dopo ci troviamo a costeggiare il mare, o meglio una distesa di staccionate azzurre che dovrebbero rendere l'idea del mare. Mi chiedo da che parte d'Europa ci dovremmo trovare, secondo Suzuki. Mare, palme, clima temperato a giudicare dagli alberi sullo sfondo... Boh. Sanremo? Alicante? Mentre stiamo cercando di classificare la zona secondo la scala di Köppen, non ci accorgiamo che ci infiliamo nel sedere di un maggiolone verde non dissimile da quelli visti in "Turbo". Nonostante la velocità di impatto sia di 276 km/h, il maggiolone non si fa nulla, e la Ferrari fa un piccolo testacoda. 


Ma sì, ma in fondo, chissenefrega! (detto con voce da Fantozzi quando fa lo spavaldo). Ci lanciamo a spron battuto sull'autobahn balneare a sei corsie, e se non fosse per Magical/Musical Sound Shower che sta andando, metterei su i BeeHive mentre il vento caldo ci scompiglia i capelli. In realtà fa più freschino, io e mia moglie siamo svaccati sul divano, che ha un copridivano rosso come la Ferrari. Dirò anche che mia moglie è bionda come la fidanzata del protagonista, e le similitudini si fermano qui.


Le palme sono sostituite da una fila infinita di chiringuitos. Ecco dove siamo, cazzo! a Torremolinos! Una volta ci feci una vacanza "ignorante", e non potei fare a meno di notare che i ristorantini sul lungomare erano tutti uguali. Persino nel menu, che era corredato di foto. Fu lì che imparai una delle regole d'oro che applico in vacanza: quella di non fidarsi dei ristoranti che espongono foto dei piatti. L'autista inizia a fare una reprimenda contro la standardizzazione dei ristoranti turistici, e non si accorge che sta tamponando una berlina davanti a sé. Questo mi ricorda quando sono in macchina con mia moglie che effettivamente talvolta mi perdo a pontificare mentre guido. Ma non al punto di infilarmi in una macchina davanti. Non vado neanche ai 280, se è per questo.


E andiamo nell'entroterra. L'eccesso di velocità mi fa prendere contro un ristorantino e --AAAH! La ferrari vola via capovolgendosi in mezzo alla strada. La compagna di viaggio si incazza indicando l'autista e dicendo "Guarda che non c'era bisogno di farmi vedere le foto sul menu! ti credevo sulla parola, coglionazzo!". Fortunatamente, nessuno si è fatto nulla, e la macchina è intonsa. Interessante come i due scivolino sull'asfalto assieme alla Ferrari. L'unico danno che subiamo è quello al tempo restante, che potete vedere in alto a sinistra. Se raggiunge zero prima di un checkpoint, la nostra gitarella è terminata.


Comunque è incredibile la fiducia che il gioco abbia nella solidità delle auto di Maranello. In realtà l'amore per le Ferrari da parte dei giapponesi è qualcosa di smodato. Il più grande "Ferrari club" del mondo è in Giappone. Credo che questo abbia a che fare con l'assonanza tra "Ferrari" e la pronuncia giapponese di fellatio. Cosa che getta una nuova luce sulla scena di Kill Bill in cui l'uomo d'affari giapponese, al bar, chiede a Gogo Yubari (Chiaki Kuriyama) se le piacciono le Ferrari. Questo spiega perché, dopo che Gogo ha definito le rosse modenesi "Merda italiana", aggiunge "vuoi scopare?". Insomma ai giapponesi piacciono le Ferrari così dopo una vita di sacrifici possono comprarsene una e fare questo gioco di parole per ottenere una parvenza di sesso. Se non è l'erba del vicino questa, cari amici, non so cosa lo sia.

Nel frattempo, abbiamo incontrato una biforcazione e abbiamo preso la strada a sinistra.



Poco dopo, lo scenario cambia, così come lo sfondo, e l'indicatore del tempo rimasto si rabbocca. Siamo al secondo livello! In basso a destra vedete uno schemino che ci dice la strada presa. Ci sono 5 livelli in totale, il che significa che ci sono un totale di 15 diramazioni...


...i secondo livello ci porta su una sequenza piuttosto strana di cavalcavia. Sembrano in realtà dei megaliti in stile Stonehenge. Unito agli alberi caducifoglie che sono sullo sfondo, sarà mica che siamo finiti in Inghiterra?


Boh. Dopo i cavalcavia/megaliti, ci sono dei cartelloni che reclamizzano la SEGA. Nel frattempo, le altre auto sono sparite dalla circolazione...


...e noi imbrocchiamo stavolta la stada che va a destra. Sempre a proposito dell'erba del vicino, il prato qui è di un verde più chiaro, e sullo sfondo compaiono delle montagne ghiacciate...


...il terzo livello ci porta in una zona piena di fiori... e mulini a vento. Saremo mica in Olanda? Peccato però che in Olanda, le montagne siano qualcosa che si vedono solo nei libri di scuola. Siamo sicuri che Suzuki abbia preso bene gli appunti durante il suo viaggio in Europa? Oh, magari passando dall'Olanda si è sfondato di cannoni e non capiva più niente. Non condivido, ma capirei.

Fateci caso, a 285 km/h faccio fatica a sorpassare un camion. Il che significa che il TIR sta andando a più di 200 km/h. Questo spiega com'è possibile che gli ordini su Amazon mi arrivino così in fretta.


Dopo un breve tratto di mare, i tulipani diventano gialli. Non credevo che la colorazione dei tulipani variasse da polder a polder.


Giriamo di nuovo a destra, e ci troviamo in un paesaggio più brullo. Le montagne, da ghiacciate, diventano verdi, e le corse di una bambina, e  l'amico mio più sincero e un coniglio dal muso nero. Dove siamo?


distese di spighe, sassi, alberi spogli. Uhm. Le distese di spighe mi fanno pensare o all'Ucraina o alla Pianura Padana. O a quello spot di merda della Barilla sceneggiato dal sopravvalutatissimo Baricco. Non lo so amici.


E pure urtando uno spoglio e scheletrico alberello, ci cappottiamo. Oh, gli dovevo dare il colpo di grazia, ci aveva la xylella. Siamo dunque in Puglia? Boh.


Mi passano anche dei cartelli di pericolo. DANGER e poi il resto è troppo in piccolo. Oh vez, scrivi più grande, sto andando ai 200 qui, ho pure rallentato e qui si rischia di mettere a repentaglio la scorrevolezza delle strade. Vabbè, probabilmente non era importante...


Giriamo a sinistra! La terra diventa un'infinita spianata di cemento, e mi viene da dire che siamo nella Milano alternativa in cui Carcarlo Pravettoni è diventato sindaco...


...non fosse che ci sono cavalcavia/stonehenge. Ci possono stare, secondo voi?


...e poi i cactus. E altri strani menhir di pietre ammassate l'una sull'altra. Sì, potrebbe essere benissimo Milano.


E a un certo punto, che succede? La Ferrari e le altre macchine in Tangenziale Ovest si fermano di botto, come quando ci si deve immettere nella A8. Le code che mi facevo nell'imbuto mi danno ancora gli incubi.


Arriviamo a destinazione e ci sono due cammelli. Il nostro autista si sgranchisce le gambe uscendo dalla vettura e facendo un po' il grosso. Un beduino col turbante si presenta per consegnargli un trofeo...


...ed è la lampada di Aladino! Il nostro protagonista la sfrega, il beduino sparisce e al suo posto compaiono tre ragazze in bikini! Beh ma che stronzo il nostro autista! La sua fidanzata sembra non fregarsene e si mette in posa pure lei per non essere da meno. Giustamente, se la lampada di Aladino dà tre desideri, il primo sarà stato quello di far comparire le tre gnocche, il secondo sarà stato che la fidanzata non gli rompa i maroni, e il terzo desiderio non ci è dato saperlo ma penso che bene o male ci siamo fatti tutti un'idea.


E a fine corsa ci rivediamo il percorso fatto. Non è molto europeiforme questo continente.


Ed ecco la tabella degli high score! Non guardo i punteggi ma ascolto la malinconica "Last Wave", che conclude la nostra piccola avventura, ed è come se ci dicesse che non è il punteggio fatto che conta, ma i ricordi e le emozioni che abbiamo provato durante il viaggio.


Verissimo, cazzo! E quindi sapete che c'è? Ricominciamo! Il primo schema lo avete visto, e alla biforcazione prendiamo la strada non percorsa, come direbbe il buon Robert Frost.


Dopo una distesa punteggiata di sassi ammucchiati alla meno peggio, decidiamo di girare tutto a destra e di andare in fondo a destra, dove notoriamente sta il cesso. Solo che siamo nella corsia sbagliata e ci buttiamo contro un maggiolone per inchiodare di colpo.


E con una manovra che farebbe urlare di dolore Sandro della scuola guida "Starter" del Vecchio Paese, ci buttiamo sulla diramazione a dritta. Ingegnere, lei non ha visto niente.


A proposito dell'ingegnere della scuola guida, mi è venuto in mente che quando feci l'esame di pratica, il mio istruttore parlava con l'esaminatore di calcio e degli acquisti che aveva fatto la Roma. A un semaforo mi intromisi dicendo che avevo comprato Batistuta al Fantacalcio e mi aspettavo molto da lui. Il mio istruttore ci rimase di sasso perché non dovevo parlare con l'esaminatore. Però mi promosse lo stesso. Io mi sarei bocciato, non tanto per aver parlato quanto per il fatto che facevo il fantacalcio. A 18 anni ero uno sfigato.


Intanto siamo arrivati al quarto schema. Noterete anche voi che la grafica, nonostante mi trovi in sezioni diverse, è ripetitiva. Eh, qui i limiti dei 16 colori della EGA si fanno sentire, purtroppo. 


Sfiorando un palo, quello che in Stunts avremmo chiamato "Andreotti", ci cappottiamo di nuovo. Ma sono nuraghi quelli sulla destra?


Sembrerebbero di più fortificazioni delle isole Baleari. Potremmo benissimo essere lì, in effetti. In occasione di un'altra vacanza ignorante, stavolta a Ibiza, ci trovammo prima di partire io e il mio amico Ivano con gli altri due che sarebbero venuti con noi. Erano, come dire, ragazzi problematici. Uno sosteneva che da Ibiza saremmo potuti andare a Barcellona con il motorino, e passai il resto della serata a spiegargli che Ibiza era un'isola usando la cartina dell'Europa su una banconota da 20 Euro.


Giriamo a destra e abbandoniamo le isole Baleari per andare a... dove? In fondo mi sembra di vedere il mare, un po' come in fondo ad una via vicino a casa mia, che sembra andare in basso e mi dà l'impressione che in fondo ci sia il mare. In effetti il mare è in quella direzione, ma a circa 100 km.


Ultimo livello e i simil-nuraghi si colorano di marrone! Belo.


Il mare è così vicino che ci finiamo proprio dentro, prendendo contro una delle sovramenzionate strutture in pietra. Nonostante tutto, la Ferrari non si fa nulla. Oh, se questa è davvero la resistenza che hanno, per il loro prezzo sono regalate.


Fine! Siamo arrivati. Ma arrivati dove?


Al traguardo "E", quello con una delle sequenze finali più blande del gioco. Una strana creatura ermafrodita ci porta una coppa, e la fidanzata dell'autista lo indica compiaciuta. Come a dire: "guardatelo, è fico!". Almeno suppongo che sia così.


Eh sì, a 'sto giro siamo andati tutti in fondo a destra. Mi aspettavo di trovarci il WC, ma niente, quindi ora mi alzo dal divano e ci vado. Prossimo gioco!

È merda? Paragonato all'arcade, sicuramente, ma come concetto Out Run non può essere merda. È il gioco che ti sfida e ti prende, ma non ti agita. È una finestra di 10 minuti in cui ti rilassi sul serio. Ci avete presente il film "Collateral" in cui Jamie Foxx fa l'autista di taxi e tiene la foto di un'isola nella sua auto in cui si rifugia quando è di cattivo umore? Ecco, questo gioco è quella foto. Una foto a 16 colori e a bassa definizione, ma l'effetto di base è quello. Non è merda!
Ci rigiocheresti? Senza alcun dubbio.

6 commenti:

  1. Non mi ricordo se questo gioco era nella piccola sala giochi del bar vicino casa mia, oppure se il mitico amico videogiocatore Alberto lo aveva in versione pc.

    Terribile la schermata di partenza con la Ferrari mini (o meglio, sembra una piadina).

    La fila infinita dei Chiringuitos, ahaahha, ma allora esistevano anche tanti anni fa :D (adesso sono di moda a Riccione, sotto il sole di Riccione, di Riccione di Riccione). Comunque il peggio sono quei menhir, quelle torrette di pietra :D.

    Il mio istruttore ci rimase di sasso perché non dovevo parlare con l'esaminatore: ha ragione, non potevi-dovevi distrarti.

    Se vuoi farti due risate sul fantacalcio, c'è un mio carissimo amico dottore che lo fa e io gli faccio da consulente e da vice allenatore :D. Domenica ha perso 7-0 con la prima e vede allontanarsi il secondo posto...ma lo stanno tradendo Higuain, Mertens, Perotti e Perisic che non segnano neanche sotto tortura in questo periodo. Per non parlare dei milanisti, ahha!

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    1. Ehm, temo di darti una grande delusione, per quanto ci provi non sono in grado di seguire il calcio come facevo vent'anni fa, sarà che la domenica mi rendo conto che era domenica solo quando è sera e dico "cazzo, ma c'erano le partite!" e poi me ne dimentico.

      Comunque non vado in riviera da ormai un lustro, che è successo di nuovo agli stabilimenti balneari? Oltre al ristorante/baby park/discoteca c'è anche altro? Ma è così noioso il mare che bisogna per forza avere altro?

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    2. ahah, ma che delusione! :D.

      In realtà Rimini è piena di offerta: discoteche e annessi per chi ama la movida, ma anche molte iniziative culturali. C'è un po' di tutto!

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  2. Se l'idea del giapponese era fare un gioco di guida panoramica, ci è riuscito alla grande.
    Io mi PERDEVO a guardare il mondo di Out Run, che si creava man mano. Out Run per me È la sala giochi, la puzza di fumo e di cabinato, l'odore dolciastro dei gettoni.

    Quanto al tuo discorso iniziale, è che noi troviamo sempre esotiche le cose lontane. L'erba del vicino è sempre più verde, e purtroppo anche il vicino è una nostra comfort zone.

    Moz-

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  3. L'ennesima brutta conversione. Carina graficamente ma davvero troppo facile da terminare. Credo di avere fatto solo una decina di partite in tutto e di aver completato tutti i finali possibili. Il problema sta proprio negli sprite, la ferrari è metà rispetto a quella della sala giochi, così come le auto avversarie, ma lastrada è rimasta alla larghezza orogonale.
    Risultato è che è facilissimo sgattaiolare nel percorso e superare gli avversari.
    Peccato perché tutto sommato il gioco non era così male.

    Ps, non ho ben capito nemmeno io il discorso di imitazione dei giapponesi e degli occidentali

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