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lunedì 1 gennaio 2018

F-15 Strike Eagle II

Buon anno a tutti! Mentre state ancora smaltendo la sbornia (ma a chi volete raccontarla, se leggete questo blog siete vecchi e ormai l'età delle sbornie a Capodanno è bella che passata, fortunatamente) il vostro ex videogiocatore vi offre un buon palliativo al cosiddetto "pelo del cane che ti ha morso" (che è un modo piuttosto anglosassone di dire "chiodo scaccia chiodo", ovvero "bere altro alcol fa passare la sbornia") forte del fatto che questo articolo è stato scritto prima. Che vi devo dire, mi piace organizzarmi.

Ora, uno degli articoli di questo blog che ha ricevuto meno visite è stato l'unico post su un simulatore di volo, Chuck Yeager's Air Combat. Questo mi fa pensare che dovrei limitare il numero di post sui simulatori di volo per meglio compiacere il mio pubblico, giusto? Errato! Non me ne frega un tubo di compiacere il mio pubblico, cari amici, io scrivo per me! E per mio figlio quando riuscirà a leggere, così poi dirà "Ma papà, che giochi di merda che ti piacevano". E non avrebbe torto.


In ogni caso, oggi si torna ai simulatori di volo, precisamente il primo simulatore di volo a cui abbia mai giocato, ovvero F-15 Strike Eagle 2. Al primo episodio non ci ho mai giocato, anche perché era del 1985, e io nel 1985 avevo tre anni. Vediamo giusto uno screenshot rubato da mobygames...


...ah bello, un gioco in EGA dell'85, con una risoluzione a 160x200. I pixeloni larghi sono una cosa già vista su questi lidi, nella fattispecie nel motore AGI dei giochi Sierra come Leisure Suit Larry. Non oso immaginare l'effetto di questa grafica sgranatona su un simulatore di volo, e non mi importa nemmeno troppo: tanto a F15 Strike Eagle 1 non credo ci giocherò. Sigla?


No, come già dissi ai tempi di Railroad Tycoon, questa schermata testuale iniziale era tanto, tanto rassicurante. Un gioco che si presentava con questo menù in cui scegliere la grafica e il sonoro, era rassicurante. Primo perché nell'era dell'entusiasmo facile bastava una schermata testuale con la grafica ANSI per stupirci. Secondo perché quella schermata introduceva i giochi della Microprose di Sid Meier, ed erano giochi belli. L'ho già detto, sì. Oggi sono in vena autocitazionistica. Quando tirerò fuori neologismi aspettandomi che capitate tutto trattandovi come una setta di eletti perché ripetete a pappagallo i miei tormentoni, potrete pure abbandonare la lettura di questo blog e andare direttamente dall'originale. Ed ora sigla, sul serio!


MPS Labs! Ovvero la sezione della Microprose addetta allo sviluppo. Perché la Microprose al tempo la roba se la pubblicava da sola. Chi fa da sé fa per tre, mica cazzi, cari amici.


E ovviamente, altro punto fisso dei giochi MPS Labs, sono le pubblicità. Non chiamerei "simulazione" un gioco come Sword of the Samurai, ma ok. Interessante come F-15 Strike Eagle II mi sia stato passato, come tanti altri giochi, dal mio padrino, ovvero il Colonnello, mentre M1 Tank Platoon, un gioco di carri armati, non mi fu passato. Perché strano? Perché il Colonnello era colonnello dell'esercito e lavorava con mio nonno nell'officina di costruzione e riparazione carri armati. Con l'aviazione non aveva nulla a che fare.


Però io con gli aerei militari ci andavo a nozze (non ovviamente in senso letterale) e quindi, quando il Colonnello venne a casa nostra a portarmi il pacchetto di dischetti con i giochi, il primo che lanciai fu questo. "Ma come, ex videogiocatore!" - direte voi - "Non era stato Ghostbusters 2 il primo?"

Siete stati attenti, bravi: a Ghostbusters 2 ci giocai quando me li portò la prima volta, quando erano ad alta densità da 1.44 Megabyte, ma il mio PC non era in grado di leggerli. Quindi successivamente me li portò su dischetti a bassa densità da 720 kilobyte. Fu allora che lanciai F15. Risultato? Schermata nera e figura di merda. Poi fortunatamente cambiai il dischetto di boot (ebbene sì amici, quel computer non aveva il disco fisso) che aveva un config.sys diverso e magicamente tutto partì, con la bellissima introduzione che vedete qui. Il Colonnello, che era a pranzo dai miei e mangiavamo nel salotto in cui tenevo il PC (e che a breve sarebbe diventato la mia cameretta) mi disse persino "bravo". Io rimasi colpito, più che dalla sua lode, dalla presentazione in alta risoluzione a 640x350. Con lo schermo in bianco e nero era qualcosa di fotorealistico. Dico sul serio.


Dopo questa intro strabiliante, si doveva scegliere il proprio pilota. I piloti già esistenti, che prendevano il nome dai programmatori MPS Labs, erano tutti morti o ritirati, quindi era necessario creare un nuovo pilota. Non ricordo quel giorno che nome scelsi. Scegliere Andreotti avrebbe richiesto troppe spiegazioni. Ora non devo spiegazioni a nessuno, quindi, Andreotti sia.

Cose da fare con il pilota automatico attivo.

Comunque, notate qualcosa di interessante nella grafica?


Ve lo dico io: nonostante all'inizio del gioco abbia scelto la grafica VGA, nei menu i colori sono 16, quindi EGA. Come se lo sviluppo del gioco fosse andato lungo e, vedendo come si evolveva la sceha, avessero aggiunto i 256 colori solo successivamente. Vabbè, come difficoltà scelgo ovviamente Rookie perché è un po' che non volo, quindi via. Bello che quando seleziono un'opzione, il braccio del mio ufficiale in comando va giù.


Possiamo scegliere uno fra quattro teatri di guerra. Libia, Golfo Persico, Vietnam, Medio Oriente, più eventuali data disk. È possibile importare gli scenari di F-19 Stealth Fighter, un altro gioco della Microprose più o meno dello stesso periodo, oppure attendere il 1991, anno dell'operazione "Desert Storm", e del data disk a tema. In effetti, in occasione della Guerra del Golfo, la Microprose reimpacchetterà e rivenderà un sacco di giochi: ricordo un pacchettone contentente il già menzionato M1 Tank Platoon e il simulatore di elicotteri Gunship con il nome "Allied Forces" o qualcosa del genere. Anche questo è marketing.


Scegliamo lo scenario libico: un po' perché è il primo della lista, e un po' perché Giulio vuole girare un po' il coltello nella piaga a Craxi facendo decollare un F-15 da Sigonella. Purtroppo, però, non è questo il caso: i bersagli, così come il punto di partenza, sono scelti a caso. Notiamo subito la prima licenza poetica: il nostro F-15 partirà da una portaerei, il che non è possibile, dato che gli F-15 non sono stati progettati per il decollo e l'atterraggio su nave.

Nella foto: non una portaerei.
E quindi? E quindi sticazzi: se ci basiamo su quello che ha pensa Chuck Yeager, l'F15 è l'ultimo vero caccia degno di questo nome. L'F16, con il suo continuo bisogno di correzione di rotta elettronica, perde la sua natura, l'F18 è un senz'arte né parte (e d'altra parte Chuck non sembra vedere di buon occhio gli aviatori della marina), idem per l'F22. Sempre per Chuck, l'F35 è un grande spreco di soldi. La caratteristica comune che vedo  è che in questi quattro velivoli (F16, F18, F22 e F35) la componente umana è sempre meno importante: si viene così meno al mantra per cui "it's the man, not the machine".

F24 - It's the CAF, not the machine
Nell'F-15 no, e quindi tappiamoci il naso e decolliamo da questa benedetta portaerei.


E via che si parte! Il decollo, in modalità rookie, è automatico, e sopra la portaerei abbiamo uno stormo di nemici che possiamo allegramente far fuori così per riscaldamento. Abbiamo un Antonov-72, un Mig-23, un Mig-25 e un Mig-29. Praticamente un momento di esaltazione per vecchietti del Vecchio Paese con la nostalgia dell'Unione Sovietica e l'hobby del modellismo. Il Mig-23 va giù come il perizoma nella canzone del neomelodico Alessio, e il divo Giulio, carico ma con la compostezza che lo contraddistingue, mette su l'unica musica adatta a un volo sull'F-15.




(fried chicken!)


Con la musica a palla e muovendosi impercettibilmente a ritmo, Andreotti punta il muso verso Benghazi, vicino al nostro obiettivo primario, una fabbrica di carri armati. Potremmo sbatterci per far fuori i MiG attorno a noi, ma onestamente cui prodest? Ricordiamo la politica filoaraba del Divo, uno che avrebbe stabilizzato il Medio Oriente appoggiando un dittatore in ogni stato.


Intanto abbiamo messo il pilota automatico e il Divo può rilassarsi, appoggiandosi sulla gobba e facendo roteare i pollici. Dalla torre di controllo, la signora Enea dice : "Presidente, stia dritto!" "Sto tanto comodo così" risponde l'Aquila d'Acciaio. Noi con il tasto W possiamo cambiare destinazione, e il pilota automatico subito risponde spedendoci al nuovo indirizzo e favorendo ad Andreotti l'emicrania. Cerchiamo di non esagerare.


Coi tasti funzione ci guardiamo attorno. Sulla sinistra, il Mediterraneo...


...e sulla destra, delle specie di piramidi, che in realtà sono montagne. Il paesaggio è molto più variegato dell'enorme tappetone verde di Chuck Yeager's Air Combat, e il gioco è di due anni prima.


Ed ecco il Divo Giulio. "Volo a media altitudine, ma continuo a non vedere giganti attorno a me", sembra dire da dietro gli occhialoni antiriflesso.


Possiamo seguire anche la nostra Aquila d'Acciaio da una telecamera posteriore. La cosa mi è utile perché mi accorgo che i carrelli erano rimasti fuori. Ops!


Vabbè, problema risolto. Ora siamo vicini al bersaglio. Il sistema di targeting automatico dipende dall'arma selezionata: Se prendiamo i missili aria-aria (gli AMRAAM a medio raggio o i Sidewinder a corto raggio), il radar ci inquadrerà gli aviogetti nella zona. Se prendiamo i missili aria-terra (nel nostro caso, gli AGM-65 Maverick) il radar selezionerà i potenziali bersagli a terra. Evitiamo di radere al suolo una pista d'atterraggio e selezioniamo l'obiettivo primario, la fabbrica di carri armati a Beida, un tempo nota come "Beida Littoria".


Ci siamo sopra, e a 'sto punto sganciamo il Maverick! Precedentemente avevo impostato la modalità "Director", che ci mostra con inquadrature fighe gli eventi salienti della missione, tipo appunto un missile sganciato, o un obiettivo colpito. Sarà che sono in modalità "tempo accelerato", o sarà qualche tasto che ho schiacciato a caso, ma la fabbrica che esplode non si vede. Poco male, "Non bisogna mai lasciare tracce".


Andiamo al secondo bersaglio, una base aerea a Benina, vicino a Bengasi. Senza stare a tirar fuori l'attacco terroristico all'ambasciata USA che fu usato per screditare Hillary Clinton prima ancora che annunciasse la sua campagna per le presidenziali, vorrei far notare che a Bengasi è nato Maurizio Seymandi. Miao!


Ci avviciniamo inesorabilmente all'aeroporto, e il Maverick è puntato! Siete pronti al lancio? Il pubblico freme, il Divo Giulio no.


E giù che andiamo! Piccola precisazione: il gioco si chiama F-15 Strike Eagle, non semplicemente F-15 Eagle. Infatti lo Strike Eagle è la variante F-15E, specializzata nei bombardamenti. A differenza dell'F-15 originale, l'F-15E è stato introdotto nel 1988. Quasi contemporaneo al gioco.
In ogni caso, la pista d'atterraggio è ormai un ricordo. "Se vi piace, chiamatemi Oscar" diciamo per perculare un po' il Seymandi. In realtà dico così perché DJ Super X mi faceva una paura bestia da piccolo. Ovviamente ero un gran cacasotto.


E basta, adesso si torna a casa, o meglio alla portaerei. Facile come bere un bicchier d'acqua, no?


"Le cose si fanno bene o non si fanno" risuona nella mente di Andreotti la voce dell'amata madre Rosa Falasca. Quindi aggiungiamo quel tocco in più abbattendo un MiG-29, che è l'equivalente sovietico dell'Aquila. Una sventagliata di mitragliatrice, e tanti saluti. 


"Un mio amico siciliano mi diceva che il potere logora chi non ce l'ha" comunica Giulio alla portaerei. Mentre tutti si chiedono che cosa abbia voluto dire, un boato assorda la torre di controllo. Giulio è stato colpito da un SA-2! A poco sono serviti i Chaff e i Flare seminati, il SAM ci prende in pieno. "La stabilità è l'obiettivo naturale per ogni espressione di potere politico ed è una finalità indispensabile per una nazione che ha conosciuto cinquanta anni fa le conseguenze nefaste di un periodo di estrema debolezza governativa, crisaiola e poco concludente", commenta l'imperturbabile Divo rimettendo in assetto il velivolo.


Stavolta, i flare e i chaff fanno il loro dovere ed il missile ci liscia di brutto. Molto bene, proseguiamo verso casa.


Una rapida carrellata dei tasti funzioni per vedere l'aereo da fuori da diverse angolazioni, e già che ci sono vi mostro anche i resti fumanti di uno dei due obiettivi. Va detto che il motore grafico non rende il fuoco proprio benissimo. E va bene.


Appropinquatici alla portaerei scatta l'atterraggio automatico. Non oso immaginare come sia ai livelli più difficili, ma va bene così. Peraltro durante l'atterraggio sembra che ci scapuzziamo contro il bordo della nave, ma boh. Safe landing, ci dice lo schermo e noi non facciamo altre domande.


A fine missione abbiamo un bel debriefing, in cui possiamo vedere punto per punto come ce la siamo cavata.


Rivediamo subito il MiG-23 che abbiamo tirato giù subito (50 punti)...


Ci viene accreditato anche l'abbattimento di un MiG-25, che non vi ho mostrato, ma non era molto emozionante, ma "L'umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi", scrive Belzebù nel rapporto di fine missione.


E voilà! Obiettivo primario distrutto, e subito dopo pure il secondario. Siamo a 450 punti...


...e facciamo cifra tonda con un MiG-29 mandato in fondo al mar. Ci prendiamo il nostro bel missiletto...


...e per finire atteriamo. Good landing! Grazie al cazzo, gioco: era automatico. Ma insomma, non facciamo troppo i lamentoni.


Altra missione! Stavolta ci spostiamo nel Golfo Persico, nella guerra tra Iraq e Iran, scoppiata nel 1980 in seguito alla rivoluzione islamica del 1979, che in Iran depose lo Scià, alleato degli Stati Uniti, per sostituirlo con una teocrazia musulmana sciita, che come leader supremo aveva l'ayatollah Khomeini. In quel periodo gli Stati Uniti supportavano la fazione degli iracheni, come mostra la foto che agevolo:

No vez ma vai polleg che siamo BFF
Quello sulla sinistra è Donald Rumsfeld, Segretario alla Difesa sotto George W. Bush, che ricordiamo a chi fosse troppo giovane che guidò l'invasione dell'Iraq del 2003, basata su una premessa falsa. Quello sulla destra è Saddam Hussein.


Andreotti, dal canto suo, è ambivalente: da una parte, l'Italia aveva venduto mine di terra e di mare sia agli iracheni che agli iraniani. Dall'altra parte, il prestito effettuato da una filiale americana della BNL a Saddam, emerso tre mesi dopo l'inizio dell'Andreotti VI, aveva messo in difficoltà il Divo. Non sempre la politica è semplice come il dogfighting, anzi. Va detto però che la nostra prima vittima non è un MiG, ma è un americanissimo Northrop F-5 Tiger, venduto a suo tempo dagli americani alle forze aeree iraniane sotto lo Scià, e che Khomeini aveva apparentemente deciso di tenere nonostante provenissero dal grande satana americano.


Il nostro primo obiettivo è un'altra fabbrica di tank che sta a Behbahan, città che al giorno d'oggi è di interesse principalmente per gli archeologi.


"Magari, tra qualche migliaio di anni, gli archeologi troveranno queste rovine di particolare interesse" pensa Belzebù mentre scarica un Maverick sulla fabbrica. Per poi commentare amareggiato "Fossi nato in un campo profughi, forse sarei diventato anch'io un terrorista".


Il secondo obiettivo è una motocannoniera missilistica al largo di Behbahan. È un bersaglio puramente militare, e nessun civile si farà male. Mentre scarica un chaff per rimbambire un missile teleguidato, il Divo può tirar fuori la cattiveria agonistica: "De Gasperi disse un giorno a mia moglie che in vecchiaia io sarei diventato più maligno di Francesco Saverio Nitti. La presi come una lode, perchè voleva dire che pensava che a trent'anni non lo fossi ancora molto". Dalla base, il sottotenente Cirino Pomicino risponde "Andreotti, io non la seguo". "Lo so." gli risponde lapidario Giulio.


Nave in vista! O meglio, così ci dice il visore a sovraimpressione del nostro F-15E. Io non la vedo, ma è anche vero che ho lasciato gli occhiali nell'altra stanza e tavò di andare a prenderli (e ho anche una chiappa addormentata).


La nave è stata inquadrata! Mirat'... puntat...


...paf! La motocannoniera finisce a dormire assieme ai pesci. Tutto questo è un po' un anticlimax. Mi aspettavo un missile da parte del natante, e invece è stato lì, passivo, come la mitica motonave Marinella 81 che da Gabicce Mare (PU, allora PS) andava al porticciolo di Portoverde in quel di Misano Adriatico (RN, ai tempi FO). Ci comprai una bellissima bussola là. Non ricordo manco quanti anni avevo, penso 4 o 5, ma quella bussola, cazzarola se me la ricordo. 


Beh, cosa fatta capo ha! Si torna alla base, che stavolta è ad As Saffaniyah, in Arabia Saudita.


Durante il volo diamo un'occhiata alla nave. Bene, è ancora distrutta. Continuità nella discontinuità, direbbe qualcuno.


...e siamo arrivati! Safe landing. L'atterraggio è così liscio che se ci fossero dei passeggeri, metà di essi applaudirebbe esaltata. L'altra metà si atteggerebbe a persone vissute scuotendo la testa e facendo smorfie dicendo "ah, che provincialismo! Mi vergogno di essere italiano". 


E via di replay! 750 punti, nonostante abbiamo abbattuto solo un aereo. Oh beh.


Però, una bella missione pulita. Come si sente, Andreotti? "Pochi nemici, buona politica". Credo volesse dire che non serba rancore a nessuna delle parti in causa di questa insensata guerra.


Altra missione: Vietnam! Qui non ci sono regole, Drugo.


Partiamo fermi sulla pista di decollo, un chilometro sopra di noi un Mig-17, e...e... che succede? Presidente? Presidente?

I contrattempi dell'età.
Apparentemente il nostro F-15 è stato bombardato a terra. O è un baco? O questa copia del gioco è stata craccata male? Boh. 


In ogni caso, RIP Divo Giulio, insegna agli angeli a farti addossare anche la colpa delle Guerre Puniche. Io qui mi sarei anche rotto i maroni di giocare. Prossimo gioco!

È merda? No, direi di no. È una simulazione abbastanza dettagliata, ma sufficientemente bilanciata dalla parte del gioco per non risultare pesante. Non c'è una vera trama, dato che le missioni sono generate, ma c'è l'incentivo ad andare avanti per accumulare promozioni e medaglie (io non ne ho beccata manco una, ma si può). Quindi no, non è merda. In effetti mi sono divertito più di quanto ricordassi.
Ci rigiocheresti? Forse, ma non è in testa alla classifica delle priorità.

5 commenti:

  1. Ahahha, hai ragione, i giochi di simulazione di volo non attirano XD. Anche se conosco di persona altri appassionati del genere! L'altro mi era piaciuto di più, nel complesso. Auguroni!

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    1. Sarà, ma apparentemente il post di oggi in un giorno ha avuto il triplo delle visite totali del post di lunedì scorso. Da un lato mi fa piacere, dall'altro lato proprio non vi capisco.

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  2. Eccolo! Appassionato di simulazioni di volo? Presente. Inutile che si alza in piedi tanto è l'unico in sala.
    La mia prima esperienza di volo fu JET della SubLogic,la stessa di Flight Simulator. Non mi sono però mai appassionato alla simulazione di volo civile, sono per quella incivile: devo sparare.
    JET su Amiga, non per PC perché a casa mia il PC fu un oggetto necessario per scrivere la tesi, fu chiaramente poi convertito a oggetto ludico. JET su Amiga era acerbo, un esercizio di programmazione venuto male, una giocabilità pari allo zero. Eppure riuscii a buttare diverse ore della mia vita immaginando di "volare".
    Fino a che non atterrò nel disk drive dell'Amiga F/A-18 Interceptor!
    Le Microprose era lo stato dell'arte delle simulazioni, non sempre era all'altezza del suo blasone, ma vista la risicata concorrenza, aveva pochi detrattori.
    F-!5 Strike Eagle II era una dei suoi migliori prodotti, anche se io sono rimasto devoto al precedente F-19 Stealth Fighter (sempre su Amiga).
    Parte della bellezza e completezza delle simulazioni Microprose comunque era nel contenuto della scatola: manuali e compendi ricchi di informazioni e immagini, vere e proprie monografie sul volo e sugli aeroplani con tanto di mappe piegabili. La scatola era già di per sè un bell'oggetto.
    Qunando la tecnologia non riusciva a ricreare la simulazione, ci pensava la fantasia.

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    1. Si, la microprose era veramente avanti dal punto di vista della documentazione aggiuntiva. Roba "seria" tipo i simulatori militari o roba tipo Darklands aveva dei tomi enormi di complemento che ti facevi pure una cultura.

      Figatissima per B17 Flying Fortress anche il gadget del copritastiera con la funzione dei vari tasti, simile a quello che c'era negli uffici con le scorciatoie di wordperfect o wordstar. Richiedeva impegno.

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  3. Darklands che hai tirato fuori! L'ho lisciato e ho colto un'offerta di GOG.com che mi ha permesso di avere gioco e manualistica (in pdf) con poco più di un euro. All'epoca mi avrebbe fatto approfondire quel periodo storico, visto che sono appassionato di Storia.
    I giochi della Microprose avevano il merito di riuscire darti qualcosa di più del videogioco. Riuscivano a creare un universo credibile, verosimile.
    "We create Worlds" era il claim pubblicitario della Origin Systems, Microprose andava oltre: ti dava spunti per approfondire.
    Ricordo perfettamente le mascherine da mettere sulla tastiera. Io ormai me le autoproducevo con foglio Bristol, scrivendo a mano le funzioni dei tasti e, quando per un periodo di tempo, ebbi a disposizione un etichettatrice DYMO, ne feci alcune quasi "professionali". Quando avevo tempo "da perdere"...

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