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lunedì 29 gennaio 2018

Empire Soccer 94

È di nuovo tempo di giocare al giuoco del calcio, e ammetto che ho un po' il tavò di scrivere qualcosa su un gioco di calcio sui generis. Diciamo che vale sempre una regola classica: i giochi cosiddetti "tie-in" sono sempre di qualità mediocre, salvo rare eccezioni. Il fatto che questo gioco abbia nel nome '94, come l'anno dei mondiali di calcio statunitensi, la dice lunga sul fatto che si stia cercando di cavalcare l'onda dei mondiali. Il gioco non è sponsorizzato dalla FIFA o dal comitato organizzativo dei mondiali USA '94, ma non si può mettere il copyright su un numero, giusto? E quindi, via che andiamo per poi, se ci chiedono qualcosa, allargare le braccia facendo la faccia da rincoglioniti dicendo "io non sapevo niente" o "è un paese libero, posso fare quello che voglio" che è la frase più da sfigato passivo e represso che esista. Per favore, non fatelo. Ma non per fare un favore a me, per fare un favore a voi stessi.


Aggiungiamo anche il fatto che il gioco si chiama con il nome della casa di pubblicazione + "Soccer", come Microprose Soccer e Sensible Soccer, e dedurremo che non siamo di fronte a un titolo rivoluzionario. Anche perché, quanti di voi lo conoscevano 'sto gioco? Non fosse stato per un demo su un dischetto allegato a PC Action, probabilmente avrei ignorato Empire Soccer 94 come tanti altri giochi perfettamente ignorabili. Ma la frustrazione dovuta all'incapacità di fare gol in quel gioco me lo ha lasciato in mente, e quindi eccolo qui, sul blog dell'ex videogiocatore. Per l'occasione ho richiamato il mio medium di fiducia, Romano Prodi, per evocare dagli inferi (o dal modulo di contenimento, se siete più tipi da Ghostbusters) il fantasma di Gianni Brera, che già ha imbrattato questi pixel descrivendoci, con la sua sopravvalutatissima prosa, un altro obbrobrio videocalcistico. Sigla!


Ahhh la peppa! Novello Tiresia dell'éra postmoderna, io emergo dalle nebbie di Pavialon, il vostro Giuàn Padan, il vostro gentiluomo padano di riva e di golena, di boschi e di sabbioni, ancora una volta sul grande Po fatto di uni e di zeri a commentare, per quel buon ciula dell'Ex Videogiocatore, che già mi sta mandando a scopare il mare. Ma bel fiòl d'un ex videogiocatore, che me lo chiedi a fare? Che mi hai dato la tastiera e io ci fo quel che mi pare, che l'è ben un paese libero questo, l'ultima volta che ho controllato, o no?  

Comunque, parlando di paesi liberi anzichenò, il gioco di oggi è pubblicato dagli albionesi della Empire interactive, e vedendo l'espressione un po' così dell'ex videogiocatore mi vien da dire che non abbiano una storia (ohibò) particolarmente brillante. N'est-ce pas, ex-videojoueur?


Graftgold invece è il nome dei tamborri che il gioco lo hanno sviluppato. Come dici, pirletta d'un ex videogiocatore? Ah! Avevo intuito che non fossero nemmeno loro tra i tuoi preferiti. Ma vè che sei proprio un bell'Arpagone, caro ex videogiocatore (padre Molière mi è testimone). 


Ma basta con la palloclastìa del giudizio sulle "software house". Si giuochi, perdiana! L'introduzione di questo balocco ci mostra dei pupazzi stilizzati. Un negro abissino dell'AOI che, purìn, fa il saluto a Benitone da Predappio, un obeso terùn dai baffi a manubrio, due ossessi hooligan con la maglia che par essere del Liverpool, eccitati dall'odio, di cui si conoscono capaci come pochi al mondo, e ancora dall' alcol, di cui sono tragicamente avidi fino all'incontinenza più smaccata, pronti a scatenarsi lanciando mattoni sassi e bottiglie. La carrellata di stereotipalloni si chiude con uno sconsolato portiere, che col gesto delle mani aperte da "so mia nienta me" lo fa ben sembrare un grigio burocratino dell'italica Pubblica Amministrazione, "Ché se tu fiderai nelli italiani, sempre aurai delusione" diceva il Guicciardini (forse).


E dallo sfondo, il titolo del gioco viene promosso dallo sfondo al primo piano, affiancato da un pianeta Terra (oh santa madre Terra, sia tu lodata che ci hai dato il Padus! Ma sto divagando) e da uno stilizzato sferoide "Questra", il pallone ufficiale del Mundial del Noventa y cuatro. Una vile imitazione dell'Etrusco di Italia 90, che a sua volta è una vile scopiazzatura dell'Azteca di Mexico 86, che a sua volta è un vile ersatz del Tango di Spagna 82 e Argentina 78.


Vè che bravi, gli sviluppatori della Graftgold. Che poi mi dice l'ex videogiocatore che i poveretti non videro mai i dané che la empire aveva fatto vendendo questo gioco. E se lo dice lui, ci posso anche credere, che l'ex videogiocatore non racconta fole.


Il menu, anzi la minuta, come mi piace dire da quando nell'aldilà lo spirito dell'Artusi mi ha fatto due bolas come la palla del battacchio delle campane del duomo di Milano, è semplice e dritto al punto, con 'sto pallone che saltella felice come un volano nel gioco del Badminton. Ma esisterà anche il "Good-minton", mi chiedo io? Era una burletta, ovviamente, ché non sono un fantasma senza gioie io. Scelgo la coppa del mondo, che avendo io traversato padre Po a nuoto, posso fregiarmi del titolo di vir, e le esibizioni le lascio alle femminucce.


Ciò fatto, s'ha da selezionare la propria squadra. Colto da spirito penitente, non posso non scegliere l'italica compagine, così mediterranea e composta da bolsi pigmei e che pure, per mano del Pelato di Fusignano, sembra essersi messa in testa di andar contro la sua storia. Se il nostro calcio è chiamato in tutto il mondo calcio "all'italiana", una ragione ci sarà ben pure! Voler giocare da rabicani neerlandesi con undici ronzini che atleticamente il Lombroso direbbe (of course) subumani, e sfido chiunque a dargli torto.


Lasciamo che passi la giulleria della cerimonia d'apertura, con la misconosciuta canzone "Gloryland" che tanto ricorda il concetto dei "Glory hole" così presenti nei bagni pubblici dalla fama chiacchierata: io queste cose le so perché me le dicono amici. Son semplice mi, lo fo alla missionaria, e godo in dialetto, giacché son popolano.


La prima partita è contro gli irlandesi del sud, i Micks, i negri delle patate, come vengono chiamati con disprezzo gli immigrati d'Hibernia in quegli Stati Uniti d'America che non hanno mai digerito del tutto quer pasticciaccio brutto della guerra di secessione.


È pur vero che mi fregio del titolo di vir per aver attraversato il Po a nuoto (in periodo di secca, s'intende) ma ci ho la scaggia di giocare a livello professionista, quindi mi metto subito a livello novizio. Conforme (ma giusto perché sono un fantasma e voglio prendermi le libertà che non mi accattai quand'ero ancora schiavo della carne) alla selezione dell'Arrigo di Romagna, mi decido pure di giocare col quattro quattro due. Eresìa, ma tirém innanz.


E si dia il via ai ludi! I giocatori son grandi grossi e ciula, e la grafica così paciocca sembra lasciar intendere che questo gioco sia da fanciulli. Ma d'altra parte è dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi ma lagrime ancora e tripudi suoi, diceva un altro noto romagnolo.


Eh la Madòna. va bene che l'arbitro è un po' magistrato e un po' sacerdote, ma questo arbitro mi pare quel vecc bacüc del parroco di Ratenate. Ce la farà a reggere il ritmo della partita, dico io? Vorrà dire che dovrò consacrarmi al Santo Catenaccio, per non farlo correre troppo, puvrìn. Lo faccio per lui eh.


Abbiamo vinto la sfida del lancio della monetina e scegliamo di attaccare verso in su. Buscar el levante por el ponente, diceva un vecchio balordo di Zena.


Calciano d'inizio gli eriugeni: prende palla Kevin Moran, veterano del calcio gaelico, quella strana perversione del gioco più bello del mondo che ha messo la U del rugby in cima alle porte del calcio. Rob de màtt! Se il rugby è stato inventato dai gentlemen per reagire alla moda fin troppo plebea e stradaiola della pedata, il calcio gaelico è un pot-pourri di questo e di quello, e come è noto, più lo si mescola, più lui sa odore. E l'odore non è di mughetto.

Ma vabbè, subito Moran passa la boccia a quel Quisling calcistico di Tony Cascarino, che con poco maschia mollezza di malleolo, telegrafa la palla tra le braccia del Gatto di Casalecchio Gianluca Pagliuca.  Cascarino, Cascarino! Con quel nome lì con che fazza ti approcci a giocare contro il belpaese? Come a Lepanto fé Ucciallì, già Giovanni Dionigi Galeni di Calabria, anche tu cambiasti casacca perché in questa scalcagnata Lega Santa manco ti pigliano, da quanto esilino tu sei.


Il Pagliucone rimette in gioco e già subito scappella di brutto. Il Cascarino che scalpita e si agita come se avesse tirato le righe del campo col nasino, subito prende palla e la rilancia in area, mentre Maldini cerca di accompagnarla tra le zampe del felino del Reno. Ma non il Reno il fiume tedesco. L'altro Reno, quello più dignitoso, che nacque affluente del Po, spesso attorcigliandosi con la Panara, e in seguito a svariate rotte fu fatto spostare dal cardinal Lambertini una volta salito al soglio di Pietro.

Faccio notare al lettore attento che dico la Panara, al femminile, anziché il Panaro, perché da sempre, i popoli neolitici che vivevano nel modenese associavano al fiume una divinità femminile. La popputa statuina tanto simile alla Venere di Willendorf che fu trovata a Savignano presso le ossa di un mammut (mangiatevi le mani, o Rebibbiesi!) ne è la prova: ed ancor oggi, i vecchi galantuomini da Fanano a Spilamberto a San Cesario fino giù a Finale Emilia, lo declinano al femminile.


Sul lungo rilancio del nostro portierone prende la sfera il Niculìn Berti: l'unico interista della compagine non vede l'ora di far vedere la sua, e subito dopo un dribbling mesmerizzante (al punto che il difensore irish Gary Kelly scappa via chiazzando i calzoncini) la schiaffa dietro alle spalle di Pat Bonner, che già guidai nella mia precedente recensione. Nicolino sghignazza felice per la sua piccola rivincita nei confronti dell'ex allenatore dei cugini milanisti, "Anca par stavolta al pelat el gavemo ficcà."


Scene di gioia e di giubilo! Non sono favorevole a ciò, personalmente. Il calcio è roba seria e voi, fottuti maiali, me lo riducete a fenoccerie da saltimbanchi in fuseaux? Peste vi colga!


Ed eccola là, Nemesi Ramnusia ! Or tu, audace, bada bene, e guardati, te ne scongiuro, o carissimo, dal porre in non cale le nostre preghiere, perché non abbia a punirti Nemesi; è una dea violenta: guardati dall'offenderla! È sempre lui, il Cascarino, che annichilisce il centrocampo. Io gliel'avevo detto, a quei testoni là, Conte, Albertini, Dino Baggio e il Nicolino Berti (soprattutto lui)! Se tutto il gioco d'impostazione lo fai fluire al centro, riduci l'angolo piatto del fronte (180°) a un angolo inferiore a 90°. E le signore punte fanno il piacere di rientrare - dopo ogni azione - al centrocampo Ma loro non han capito un fico secco, particolarmente il Berti che punta non è, ma alla mediana non ci vuol stare. E in tutto questo Terry Phelan (un difensore, perdìo!) ribadisce in rete. Cosa ci facesse là, per me è un mistero pari al sempiterno Segreto della Sfinge: prima càca e dopo spinge.


Esultate, esultate pure, Irlandesi! Voi col vostro tricolore scolorito, così come la vostra brughieraccia è una pallida e squallida imitazione della nostra Padania.


Finisce il primo tempo e scuoto la testa con disappunto, non tanto per il gol subito quanto per il concetto del sacro catenaccio così mangiato dalla ruggine che alberga in testa a quest'italia (con la i minuscola, oh yes) così morfologicamente deficiente.


Non credo alle statistiche. Diceva Trilussa che la statistica è quella scienza per cui se un povero non ha niente da mangiare e un ricco ha due polli, in media si ha un pollo a testa. Possiamo però dire di avere un cento per cento di realizzazioni: un tiro in porta, un gol. Magra consolazione...


Ma ripartiamo con la ripresa e subito sale in cattedra il Piscinin! Baresi II uccella gl'irlandesi tutti quanti con passo da tangueiro, e come un vero tànghero la butta dentro! Che dire? Gli è dunque arrivata la quadratura del cerchio della botta del goal, l'unica cosa mancantegli affinché diventasse il massimo visto sulla terra assieme al brasileiro bicampeao do mundo in Cile Mauro? Non so darmi una risposta anche perché, diciamocelo, la domanda è un'incomprensibile fregnaccia.


Festeggia, festeggia, Piscinin, te lo sei meritato. Un po' più in su volea volare el Piscinin de la comare, canticchio tra me e me, e mi sembra quasi di tornare ad aver il cuore burbero e d'origine scandinava che mi piaceva sollazzare con un bicchiere d'Oltrepò Pavese.


Sto sognando. Il Baresi II non è pago, e da quasi fuori area prestipeda un nuovo "but" segnando la prima doppietta in carriera. Possiamo chiuderla qui, non vi pare?


I poveri celti, nutriti a boxty e a oleosa birra Guinness, non reggono più il ritmo.Cascarino prova a segnare il gol della bandiera, ma per il Gatto di Casalecchio è ordinaria amministrazione, anche se la mimesi del giovincello è esagerata, per me. El par - direbbe un mio amico - Marcel Marceau quando fa così. Ma va bene, così finiva la partita.


Si vince su tutti i fronti. Mi confidava l'ex videogiocatore che quando da piccolo non riusciva a segnare in questo gioco, si consolava considerando già una bella vittoria fare zero a zero con più del cinquanta percento di possesso sfera. Bè, caro, carissimo ex videogiocatore, che ne dici di questa?


Via che si prosegue. Tengo livello novizio, che tanto mi ha portato bene. Vi chiederete che vuol dire "Power Drive"  nelle impostazioni di ambedue le squadre. Beh, è la "mossa speciale" che si può affibbiare a una squadra. Che può essere un dribbling più potente, può essere il tiro con l'effetto speciale degno del Carlo Rambaldi da Vigarano Mainarda. Un altro figlio del Po, a cui voglio tanto bene. Di fatto, caro ex videogiocatore, vorrei provare anche a utilizzarle queste mosse, ma non ho idea di come si faccia. Per cui, con l'ipocrisia d'un abatino dei sobborghi bene, mi fingerò umile e desideroso di mortificarmi me ipso. Questo mi rende molto italiano, ché gli italiani, generosissimi in tutto, non sono generosi quando si tratta di pensare, diceva il Gadda.


Perdiamo il testa o croce, e i vichinghi di Norvegia, che per farne uno ci voglion tre dei nostri, direbbe il Peppinoeu (caro, caro Peppinoeu!) scelgono di spingersi a sud del campo. S'intende, tutt quel giass gli avrà bel che rotto i maròn.


Il Divin Codino Baggio, che la scorsa partita è stato un po' nell'ombra, cerca di farsi notare con le sue solite giocate rococò. È più forte di lui: le trine, le balze, i fronzoli e i merletti li mette ovunque passi. Penso che non riesca a soddisfare le voglie della moglie se prima non fa un dribbling o due. Ma il marcantonio del portierone Thorstved non è la moglie di Baggio, e non si lascia imbellettare dal giocatorino barocco e dal suo piede uterino: in due e due quattro prende la sfera, e chi s'è visto s'è visto.


Ma niente, il Divin Codino ci ritenta (il tedio!), e a furia di dribblare confonde pure il cameraman, a cui scappa via il centro dell'azione. Tira, e Thorstved in tuffo plastico gli nega pure la magra consolazione di far la barba al palo. Hai finito di fare i giochini, Baggio?


Baggio sembra avermi ascoltato, ma è il Baggio sbagliato (si fa per dire) Dino Baggio, l'unico fisicamente normodotato della nostra compagine di nani rachitici, mostra com'è il vero calcio maschio che piace tanto al vostro Giuàn Padan, e con una scivolata imperiosa scassa entrambi gli stinchi al Thorstved. L'arbitro è talmente inebriato dal testosterone (a cui, diciamocelo, aveva perso l'abitudine) che manco mette mano al cartellino.


Lo mette poco dopo, quando Nicolino Berti scivola sugli stinchi del tredici norvegese, che credevo fosse il portiere Ola By Rise, ma evidentemente m'isbaglio. Non importa, 'sti torrioni tutti uguali fra di loro sembrano esistere solo allo scopo di causare un'invidia peniena su cui Sigismondo Freud avrebbe avuto un bel da dire.


Il tredici norvegese batte la punizione, che finisce dentro. Ah, la hybris! Ah, che tracotanza, Nicolino Berti, tu con la pancia inflaccidita dal bere, dal drogarsi, e dal copulare con tutto ciò che respira (o che almeno è ancora un po' tiepido)! Voler competere fisicamente con gli statuari fiordicoli? È ben ovvio che la mazzata dall'Ananke ti arriva tra capo e collo, ma tu che vuoi saperne, balabiott!


Riprendiamo questa liturgia della dea Eupalla, come al solito il Baggio mingherlino, macilento e dai capelli eccentrici tenta, pòro gandula, di fare il suo numerello. Ma l'unico numerello che gli riesce è 59, e chi ha giocato a briscola capisce cosa voglio dire.

(Il numero totale dei punti a briscola è di 120, e se sapete un po' l'aritmetica intuirete che 59 è il punteggio massimo che si può fare perdendo. A bologna al désan "al fa zinquantanòv" per dire, con un forbito eufemismo, che si fa cilecca).


Gol sbagliato, gol subito, e di fronte a questi torrioni che il soporifero professor Tolkien celebrerebbe con un romanzo di mille e più pagine non posso che levarmi il cappello, e quasi che ti dico quasio mi sento più affine a loro, io padano celtico, con sangue nordico, che son alto quasi du'metri e nemico d'ogni razzismo, ma vedendo certe cose un po' d'eugenetica agli "atleti" (le virgolette son volute) italiani l'appiopperei volentieri.


Due a zero! Disastro su tutti i fronti per la compagine italiana, ma c'era da immaginarselo. Se uno nasce mappina non può di certo morire foulard. E se uno nasce ronzino non può di certo farsi destriero. Maledetta degenerazione dei geni, maledetta endogamia delle parrocchie! Scontiamo la pena presentando a un mondiale ventidue scartini dal ginocchio vaccino e dal petto miserello, che altro possiamo fare se non metterci a muro nell'area piccola pregando Santo Catenaccio ché non faccia passar le palle?


Continuiamo a farci del male, dunque, continuiamo a lasciar scendere i vichinghi dal loro Drakkar per stuprarci le vacche e macellarci le femmine. Non mi spiego come sia possibile che il difensore Erland Johnsen si trovi nella nostra area a tentar la rovesciata. Piuttosto di rovesciato ci vedo solo il porco di quel mondo ladro e boia! Fortunatamente, Pagliuca decide di staccarsi due secondi dal deambulatore per afferrare, smanacciando qua e là mentre trema come una foglia e le gambe gli fanno giacomo giacomo, la sfaira.


Ecco, dunque, che cosa vedo! Bovini scarni saremo, ma a guisa di quando il vaccaro bagna le orecchie della giovenca con acqua fredda, subito alziamo la testa e con un moto d'orgoglio il manzo dal sangue triestino, Paolino Maldini, attraversa da solo la difesa per ingannare Thorstvedt con un proditorio pallonetto. Il Divin Codino dei miei stivali, che non riesce a muovere un passo senza dimostrare il suo perenne voler infiorettare ogni cosa, fa una rovesciata a vuoto, sperando che i fotografi lo immortalino mentre ribadisce in rete la volée di Maldini, e che vada a sostituire il Carletto Parola sulla copertina delle figurine "Panini". Baggìno, lei è un gran ciula, altroché! Non è un caso se nella chiesa di Baggio l'organo è soltanto dipinto sul muro! Fortunatamente, la palla va in rete, e l'onore, almeno quello, è salvo.


E per fortuna che la partita sta finendo. Da un rinvio di Pagliuchino, abbiamo una palla alta, una rovesciata di Sørloth, un'altra rovesciata dell'anonimo numero tredici, e in tuffo Johnsen prova a inzuccarla. Noi, umili e operai e al contempo nobili, come dei veri aristocratici subiamo in silenzio. Come dei veri aristocratici siamo anche vittime (e mi ripeto) del malmostoso mescolone del patrimonio genetico, praticamente gli Asburgo del calcio, con il loro progenismo, il loro essere "bassi, zoppicanti, epilettici, precocemente anziani e completamente calvi prima dei 35 anni, sempre vicini alla morte"


I cinesi sanno che esiste solo una verità: "Anche questo, prima o poi, giungerà a termine". Fottuti cagariso, c'han mica torto neh. E infatti il supplizio l'! finito. Avete notato una cosa? Non c'è stato un fallo laterale che fosse uno. Quando non c'è mai fallo laterale, dice la balzana teoria dell'ex videogiocatore, state pur tranquilli che il gioco è minus quam merdam. Ma non sta a me dirlo, chiaro.


Stavolta decido di giocare come pro. Che quisquilia! Io sono sempre pro, nel senso di "a favore". L'ex videogiocatore, invece, spesso lo vedo contro, in particolare contro quelli che, direbbe il Gadda, vivono di passato e sono degli stracchi rentiers che vivacchiano -ahiloro- nell'accumulo lento del passato. Gioco al livello più difficile perché i nostri nuovi avversari sono i brianzoli dell'est, i giapponesi, dal fisico, se è possibile, ancor più gracilino di quello degli italiani, così avversi al concetto di virilità da aver difficile pure la crescita della barba, sicché il massimo che possono produrre sulle gote è una lanuggine nerastra affine ai peli del cül. 


Subito Ozora Tsubasa, il numero dieci della selezione dei cin ciul lai, prende palla e, prodigio! urlando cose irripetibili, inizia a lampeggiare! Potrei sbagliarmi (capita pure a me!) ma credo che questo sia il codissetto Power Drive, un dribbling di potenza (non nel senso che sta in Basilicata, eh! Ovviamente scherzo, perché non sono un senzadio.) che stende gli avversari come dei panni. Peccato che gl'italiani siano così imbesuiti dal lampeggìo del regista nipponico, che causa loro una crisi epilettica e nessuno cerca di toccargli la palla. Magari pensano che sia un sottoprodotto del progetto Manhattan, e quindi radioattivo.


E di nuovo, lo Tsubasa prende palla, dopato di adrenalina, e gioca al rimbalzo usando il Pagliucone come sponda! Strani questi giappi, che venerano come dèi spiriti a forma di ombrello con un piede e un occhio, e che vedono la barbòta (la pancia per voi giargiana) come sede dell'anima. Effettivamente niente nutre più la mia anima che un bel piatto di cassöla che mi entra nella pancia, quindi un punto a favore per questi fottuti bastardi di scintoisti. Di certo, il giapponese in campo tira lo sciopòn nel petàsc del Pagliucone, e lo distrugge nell'anima così tanto che il tiro di rimbalzo lo coglie impreparato! Dagli spalti di curve di questo malferma chiesetta parrocchiale del calcio, si sentono risuonare le grida "Banzai!"


E finisce così il primo tempo, che ci ha visti chiusi in difesa a far il batti e ribatti, e ciononostante una pappina ce la siam pure presa.


Comincia la ripresa, e "Billy" Costacurta, un baronetto del calcio col nasino sempre arricciato, mostra il vero guaio della modalità pro. Il pallone non è più, và da via i ciap, incollato ai piedi del giocatore. Basta curvare di mezzo grado e il pallone se ne va per gli affari suoi, ibat forte via sacra. Ma non importa, basta inseguirlo, girarci attorno, e tirare! Il signorino Costacurta tira e l'evanescente portiere Genzo, bello senz'anima e quindi con un buco nella pansa, si lascia passare attraverso il pallone, che va in rete, tra l'indifferenza nichilista dei giapponesi moderni. 


Mentre conduce un lungo monologo interiore degno del teatro delle marionette, il dieci nipponico procede spedito verso l'italica porta. Una volta ho scritto che il calcio è lo sport dell'uomo perché ha come obiettivo il tenere la palla/fallo lontana dalla "porta" della nostra donna/squadra: ecco, Donadoni si sente un pallido Otello e subito malamente stramba le rotule del piccolo samurai. Cartellino giallo, ma onore salvo.


La partita procede straccamente con una melina di centrocampo qua e là. Benarrivo caragna che non ha toccato palla, finora, e si diletta in rovesciate a vuoto, brut bagai. La palla passa attraverso lo statuario mezzo negro Kojiro Hyuga e il suo efebo scudiero Takeshi Sawada. La sfera rimbalza tra i ferri da stiro attaccati alle caviglie di quello scarpazone di Ryo Ishizaki e precipita sui piedi di Hanji Urabe. Mi sta venendo l'emicrania con tutti 'sti nomi giapponesi, perdiana! Fortunatamente Minotti interviene in scivolata rendendo quel tripé di Urabe completamente inabile. Cari giappi, magari non vinceremo ma almeno a voialtri sul piano fisico ve demm ona strasciada!


E a poco serve la mossa speciale di 'sti figli illegittimi di Goldrake e Mazinga (non chiedetemi chi fra i due sia la madre, che certe cose non son date a sapere manco a me), la partita finisce con una pulita e maschia scivolatona che ne tira giù due in un colpo.


Uno a uno, ics, alla fine ce la siam cavata come di solito se la cava l'Italia nella prima fase di un mondiale: vittoria, pareggio, sconfitta. Speriamo nei ripescaggi, su.


Pur essendo arrivati terzi nel girone, siamo graziati dal ripescaggio! Alleluja! Le preghiere alla divina Eupalla sono state esaudite, ed è ora di andare agli ottavi...


...ottavi che si giocano contro i padroni di casa, gli statunitensi, che io chiamerò seguendo il modo di Frank Lloyd Wright, e chiamerò gli Usoniani. Quegli analfacalcio degli usoniani, se posso anche aggiungere la mia. Bastardi mangiamburgher senzadio e i vostri delirj d'onnipotenza, non vi bastava il Vietnam? Pure il calcio dovete usurpare?


Prova l'azione solitaria il PaoloCesare Maldini, mentre gente a caso si caccia per terra rotolando e caragnando. Le frignate e le fregnacce distraggono la nostra colonna lombardotriestina, che tira male, e (ahilui) tira fuori.


Ma gli usoniani, essendo i padroni di casa, devono averci dei santi in paradiso, e persino il nostro Pagliucone, che si sente un po' usoniano pure lui, al momento di una rimessa in gioco la regala tra i piedi dell'oriundo uruguagio Tab Ramos, che tira di nuovo e gliela sbatte in mano.


Ohibò! E adesso che succede? Che è questo novello viluppo? Imbroglio! Saccheggio! Ruberia! La palla è presa ma resta sospesa diversi centimetri dietro le mani del nostro portierone, in una sorta di telecinesi, ben al di là della linea di porta. E gli usoniani esultano! Qui sento puzza di marcio, e non è la gommina usata dal centravanti avversario per curarsi la pettinatura "afro" che, diciamocelo, gli mette un'aria truffaldina addosso da "bad hombre".


Finito il primo tempo e siamo sotto di un gol in questa gara a eliminazione diretta. Possiamo già prepararci a tornare a casa con le pive nel sacco? Da una parte abbiamo gli usoniani grandi grossi e pistoloni, ma nutriti a carne rossa piena di estrogeni. Noi italici siam venuti su a semolino, minestrine e riso, mangiati alle undici di mattina, ché i contadini mangian presto e la pappatoria va  ben incubata. Ma che ne voglion sapere quegli altri là.


Parte la ripresa, e gli usoniani di nuovo attaccano. Mike Lapper (anche lui difensore, mon dieu!) tira in porta e il Gatto di Casalecchio, solo soletto, para. Poi però rimette in gioco, e di nuovo lo stesso lapper incorna la sfera in rete. Non ho parole! Vujadin Boskov, che io l'ho criticato perché non portava la sua gente fuori dal mollime mediterraneo e spiegavo con la dannosa permanenza a Bogliasco le ricorrenti magre della Samp, diceva "ma chi ha sbagliato, Pagliuca?" Aveva ragione, e io fo ammenda.


Finita la partita, e finita la nostra avventura mondiale. A questo punto, però, chi vincerà la coppa? Ce lo permetterà di vederlo questo videobalocco?

Più tardi.



La Germania! Era evidente. Le solide querce teutoni, ora finalmente unite dopo anni di muro, portano a casa la prima coppa da nazione sola. Parliamo di calcio, non di bubbole isteroidi. Gli usoniani sono andati in visibilio a vedere gli antichi nemici tedeschi battersi con tal furore. Adesso fanno i loro ditirambi. Io, dal canto mio, vedo l'ex videogiocatore che irritato indica l'orologio. Sì, sì, caro ex videogiocatore, ora mi levo dai coglioni e me ne torno nei Campi Elisi a dire al Pietro Paolo Mennea quanto sia anomalo rispetto alla debole mollezza dell'italico ominide. A presto, amici miei, e ricordate che el vin a bon mercaa el menna l'omn a l'ospedaa!

*PUF*

Oh cazzo era ora, non se ne poteva più. Prossimo gioco!

È merda? Sì. Il gioco è completamente privo di ogni fascino e pur non avendo bachi particolarmente evidenti (a parte quella palla parata dal portiere dentro la linea di porta) riesce a essere completamente non divertente. Senza infamia e senza lode, direbbe qualcuno, io invece dico merda.
Ci rigiocheresti? Magari se qualcuno mi insegnasse come si fanno le mosse speciali. Ma non penso.

2 commenti:

  1. Sono andato a cercare cosa significasse 'tavò', ma non ho trovato. Comunque apprezzo questo tuo inserire spesso articoli di videogiochi calcistici, visto che da piccolo ho giocato con tantissimi titoli e tanti altri non ho mai avuto il piacere di provarli. La schermata iniziale con i quattro personaggi (tifosi, lo Sturridge dell'epoca, il portiere disgraziato e il Benito) è veramente una cosa brutta! Mi ha ricordato una storia di Braccio di Ferro sul calcio (che ovviamente, come storia di Braccio di Ferro, era giustificata nel suo disegno molto cartonesco). La schermata dei titoli invece mi ricorda molto Fifa International Soccer...mmmm..

    Comunque durante il gioco tornano quei faccioni cartoneschi, che dovrebbero essere il punto di forza della grafica. Il gioco mi pare piuttosto modesto, sicuramente superiore ai primi giochi del Commodore, ma al confronto con Fifa International Soccer è come paragonare una carrozza a cavalli a un'automobile!

    Kevin Moran, Tony Cascarino, Erik Thorstved, Tab Ramos..insomma, l'ex videogiocatore è stato davvero un appassionato di calcio :)

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    1. Ma benedetto figliolo, per una volta che quando scrivo tavò nei miei articoli non linko l'articolo del Bartezzaghi sul gergo del tavò ( http://www.repubblica.it/2003/g/rubriche/lessicoenuvole/28lug/28lug.html ) proprio allora mi vieni a chiedere che vuol dire? Comunque correggo l'articolo e linko.

      Penso che la presentazione sia "tirata via" per il fatto che si cercava di far uscire il gioco in quasi concomitanza coi mondiali di calcio usoniani e che la Graftgold cercava disperatamente un publisher a cui consegnare un gioco finito (appunto la Empire, che li pagò soltanto in "visibilità").

      Per la conoscenza enciclopedica del calcio d'essai comunque non lodare me ma il merito va tutto a quel cagacazzi del fantasma di Gianni Brera.

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