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giovedì 21 dicembre 2017

Nostalgia, nostalgismo e l'unidirezionalità del tempo, ovvero del perché rifugiarmi nel passato a volte fa più male che bene.

Attenzione: questo articolo potrebbe infastidirvi, ma ormai è una tradizione mia quella di interrompere la sequenza di articoli sbarazzini e simpatici su quanto fossero merda i videogiochi di una volta, al fine di riportarci coi piedi per terra. E non lo faccio tanto per il gusto della provocazione, la provocazione la lascio agli artisti senza talento e ai politici senza un vero messaggio. Lo faccio perché mi sembra la cosa più giusta da fare, e perché, come avrete letto più volte su questi pixel, a me il nostalgismo non piace (Aridaje col pippone! direte voi. Liberissimi di saltare l'articolo, risponderò io).

Ricordate gli anni 90, quando avevamo
 nostalgia degli anni 70? Quelli erano tempi!



Perché parlo di nostalgismo e non solo di nostalgia, e perché tengo le due cose ben separate? Semplice, il suffisso -ismo, spesso, è dispregiativo e rende l'idea di qualcosa di artefatto e fine a sé stesso. Una vittima è colui che ha subito un torto o un'oppressione. Il vittimismo è invece tipico di colui che si frigna addosso atteggiandosi a vittima. Una persona buona è una persona che ha sentimenti positivi verso gli altri. Una persona buonista, a prescindere dall'uso errato che si fa di questa parola di questi tempi, è una persona che sbandiera buoni sentimenti facilmente fabbricati ma che in realtà pensa soltanto a se stessa. Il Divo Patrono di questo blog, Andreotti, ebbe a dire: "Io distinguerei i morali dai moralisti, perché molti di coloro che parlano di etica, a forza di discutere non hanno poi il tempo di praticarla.".

C'è anche chi, sbandierando questi sentimenti e lisciando il fragilissimo ego di bambini mai cresciuti con riferimenti telefonatissimi, ci fa un sacco di soldi e con quei soldi ci compra l'abominio che vedete in foto, ovvero la Delorean col logo dei Ghostbuster, ovvero essere un bambino che entra in un negozio di giocattoli e dice "VOGLIO TUTTO", solo che questo bambino ha più di quarant'anni e fa schifo.
Allo stesso tempo, la nostalgia è qualcosa di potenzialmente positivo, e un utile strumento nell'accettazione di una perdita, e, pensate un po', ci aiuta anche con l'autostima. La ricerca del tempo perduto, l'assaporare i momenti di gioia vissuti nel passato, sembrano essere in grado di darci un utile "shot" di serotonina (Qui c'è un vecchio articolo gradevole a proposito)

Il nostalgismo non è nulla di tutto ciò. Ulisse usava la nostalgia di casa per farsi forza ed affrontare i guai che gli si paravano davanti nel suo viaggio verso casa. Un Ulisse nostalgista sarebbe rimasto nel paese dei Lotofagi a crogiolarsi nell'apatia e a rimembrare tra un sospiro e l'altro un'immagine sfocata e distorta di Itaca, con tutti i suoi compagni a fargli da claque urlando "GRANDE, ULISSE!! HO LA BRUSCHETTA IN UN OCCHIO, ULISSE!! E QUI SI PIANGE DI PRIMA MATTINA, ULISSE!!"

Il dizionario Hoepli online (sono tirchio, concedetemi di limitarmi alla ricerca di roba online gratis) definisce nostalgismo come "Tendenza a eccedere, a crogiolarsi con compiacimento nella nostalgia del passato". Ancora meglio trovo la definizione del "wikizionario" (di cui non sono un fan, ma oh): "Rimpianto nostalgico del passato che, facendo leva su ogni possibile paura del futuro, diventa ideologia nonché oggetto di proselitismo."

"L'unica nostalgia che ho è per i miei soggiorni
 a Segni, ma non è soltanto per motivi anagrafici"
Ecco, il proselitismo, la claque delle prefiche che a ogni ricordo anche insignificante subito parte con la litania delle lacrime forzate. Che cosa spinge gente adulta e con famiglie a lasciarsi andare a questo comportamento idiota che si rifugia nel passato perché fugge il presente?

Ora provo a rifletterci sopra, partendo da una considerazione sbagliata, che scriverò in piccolo perché sennò la estrapolate dal contesto e attribuite al vostro ex videogiocatore delle frasi che non aveva intenzione di dire, ma tant'è. La considerazione sbagliata è la seguente: odio i vecchi di merda

Nostalgia e change management: ogni innovazione è vista con sospetto, 
e il buco non è mai abbastanza profondo.
Tutto è partito da un comportamento molto ignorante di una anziana signora che lì per lì ci ha fatto prendere uno spavento, ma che poi fortunatamente non era nulla. Ma la mia reazione inconsulta che è conseguita immediatamente da questo suo gesto ignorante mi ha fatto pensare.

C'è un falso parallelismo che ha permeato la mia infanzia, che proviene dagli anni in cui arrivare alla terza età era una discreta impresa, vista la mortalità molto più alta e le condizioni di salute peggiori nella popolazione dei paesi cosiddetti "sviluppati". Il falso parallelismo è il seguente:

vecchio = saggio

È un falso parallelismo che vale per me, perché nell'ambiente in cui sono cresciuto io era ritenuto praticamente un assioma. Nell'ambiente in cui è cresciuta mia moglie, ad esempio, questo non vale, e mia moglie infatti ha un blog molto più bello e ottimista del mio (leggetelo). Per il mio amico Ivano, invece, il falso parallelismo è vecchio = "alla tua età trombavo come un riccio e tu manco l'hai mai usato", e che io sappia il mio amico Ivano non ha un blog ma secondo me dovrebbe farne uno in cui parla delle perle di "saggezza" donate al popolo dai clienti del suo bar, e secondo me farebbe un grandissimo successo.

Conclusione: non pretendo che la mia esperienza sia applicabile al resto del mondo.

Però un tempo questa equivalenza del vecchio saggio aveva senso. Se arrivi alla vecchiaia, vuol dire che sei stato abbastanza saggio per orientarti nella vita in modo da poter raggiungere l'obiettivo dell'età veneranda. Nestore, re di Pilo, era il più vecchio e il più rispettato dei re achei coinvolti nella guerra di Troia. Avrà avuto sì e no 50 anni, ma per un gruppo di pecorai bifolchi che per una smorfiosetta si facevano ammazzare in massa e faticavano ad arrivare ai 20 anni era una cosa quasi da semidìo. Ma al giorno d'oggi, che conquista è essere vecchi? 

Altro che la guerra di Troia, volete mettere 
con gli Argonauti? Quella sì che era epica, ragazzi!
"Ma i nostri nonni sono sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale!" direte voi. Più che giusto, ma sopravvivere alle bombe (i miei nonni erano ragazzini ai tempi) richiedeva davvero abilità? I coetanei dei miei nonni che non sopravvissero ai bombardamenti non erano meno abili o meno robusti di loro, ma principalmente erano stati solo più sfortunati. E in ogni caso, uno che nel '44 ha 10 anni, che vantaggio fisico o intellettuale può avere rispetto a un coetaneo? Osservazioni e critiche da parte vostra sono bene accette, perché sinceramente non trovo una risposta a questa domanda.

Allo stesso modo potremmo giudicare un analogo falso parallelismo che va tanto di moda.

giovane = esperto di nuove tecnologie

Un attimo, vogliamo veramente equiparare lo scambiarsi foto del cosiddetto "negro di whatsapp" al conoscere le nuove tecnologie? Quanti cosiddetti "nativi digitali" possono veramente dirsi esperti di "nuove tecnologie"? Quanti fra i tanto celebrati/vituperati millennials hanno idea di che cosa si trova nelle scatole a cui cedono il controllo sulla propria vita sociale, e come funziona esattamente?

L'incontro tra questi due mondi così distanti (non a caso si parla di divario generazionale) pare essere un terreno estremamente fertile per il nostalgismo: il risultato è qualcosa di estremamente pietoso, e non parlo di pietas cristiana, ma parlo di quel senso di disgusto e imbarazzo che si prova per ciò che a prima vista pare ridicolo, ma che facendo seguito ad una riflessione un pelo più profonda ci riempie di malinconia. Sto ovviamente parlando della "Vecchia imbellettata" con cui Pirandello ne L'umorismo esemplificò il "sentimento del contrario". Agevoliamo il brano per chi non lo avesse in mente:


Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario. Ed è tutta qui la differenza tra il comico e l’umoristico”.

È la stessa immagine dei vecchi che, trovandosi completamente ignoranti di fronte alle nuove tecnologie, e depredati del ruolo di saggi, lasciano che siano i presunti esperti, ovvero i giovani, ad essere il punto di riferimento, e finisce che in una grande inversione di ruolo, i vecchi, sempre meno solidi, imitano i giovani non più solo nell'aspetto fisico (come la vecchietta imbellettata), ma persino nel modo di pensare. 

...ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione,
lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento,
 o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario
 mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario.
 Ed è tutta qui la differenza tra il KAFFEEE e le PERZONEFALZE

Ok. Ma in tutto questo, la nostalgia e il nostalgismo cosa c'entrano? In un mio vecchio articolo (rileggetelo, è ok) scrissi che non abbiamo nostalgia del mondo com'era, abbiamo nostalgia di come eravamo noi. Quando ho pensato a quella considerazione sbagliata, ho fatto un ragionamento simile a quello di Pirandello, partendo da premesse opposte e raggiungendo conclusioni simili. Dopo la  mia sbagliatissima boutade  "odio i vecchi di merda", sono andato oltre a quel primo avvertimento, o, come dice Pirandello, più addentro: Una persona anziana che è ormai al capolinea della vita, che sia stata soddisfacente o no poco importa, e che ormai vede avvicinarsi la fine dei suoi giorni può reagire in due modi.

1 - Accettare serenamente lo scorrere del tempo e approfittare il più possibile del tempo che gli rimane, dando amore incondizionato alle persone a cui tiene (e anche ad altri, che tanto male non fa) perché tanto, a cosa serve crearsi rancori? Quando si muore non si viene seppelliti con la roba (ho parlato di una roba del genere qui), né continuano le faide con chi ci odia, quindi sticazzi!

Queste persone sono meravigliose. Le persone che ti danno amore senza chiedere niente in cambio sembrano avere il potere di raddrizzarti la giornata con una semplice frase. Io ambisco a diventare questo genere di persone.

"Stai tranquillo, Sinjin Malvineous Giulio (non è il tuo vero nome):
quando papà ha dato merda a Lemmings voleva solo scherzare."
2 - Chiudersi in se stessi, crearsi una bolla piena di odio, nutrirsi delle cattive notizie con cui lucrano media vecchi e nuovi e sentirsi sotto assedio da parte di un resto del mondo ostile, con un tocco di schadenfreude nei confronti di chi ha ancora tanto tempo davanti, perché "il mondo va in merda ma non è un mio problema, e sono tutti cazzi vostri, cari bambini". *risatina stridula da strega di biancaneve*


Queste persone sono quelli che ho chiamato, generalizzando molto e male, "vecchi di merda", e che hanno il potere esattamente opposto: con una semplice frase, ti fanno crollare il mondo addosso e ti riempiono di paure irrazionali, dandoti l'idea dell'esistenza di un mondo ostile là fuori, da cui puoi ripararti solo chiudendoti in una bolla.

(Purtroppo, come avrete già letto qui, ho avuto molto a che fare con persone del secondo tipo, ed è anche per questo che sono ancora decisamente risentito nei confronti della categoria. Ma sto cercando di migliorarmi, promesso.)

Fermo restando che la scelta fra le due strade non è binaria ma si può pendere verso la strada 1 o la strada 2 in diverse misure (mi sento un coglione a doverlo specificare, ma sempre meglio essere chiari), più si pende verso la strada 2, più il nostalgismo diventa una prospettiva interessante. Lo so perché sulla strada numero 2 ci stavo finendo io.

Vivevo al Vecchio Paese, in quella che, nella sua tranquillità, rischiava di diventare una prigione senza sbarre. Un paesotto che offre pochissimo e che nella sua monotonia trova la sua sicurezza. Il mondo là fuori lo si guarda solo tramite i telegiornali e internet, e sembra ostile e perennemente incazzato con me. Contribuiva anche il fatto che parte delle persone a me vicine non faceva altro che instillarmi questo perenne stato di allerta, dicendo come chiunque fosse al di fuori di una mia "comfort zone" eccessivamente ristretta fosse là fuori per cercare il mio male e per godere del mio male.

Prospettiva allettante, se fuori dalle mura è pieno di stronzi

Quando si è bloccati lì, impauriti dal mondo fuori, è naturale che si viene modellati dalle persone che ci instillano questa paura. Questo stava accadendo a me, al punto che mi trovavo nella bizzarra posizione di volere uscire nel mondo ed essere parte del mondo, ma allo stesso tempo una parte di me mi frenava, perché il mondo là fuori non mi voleva. E quindi il mondo me lo creavo io, prima buttandomi nei videogiochi (ma di questo ne ho già parlato), poi facendo i videogiochi (di questo non mi va di parlarne) e cercando di avere successo con i videogiochi fatti da me. Non ci sono riuscito, amen.

Ma nel provarci (e fallire) sono riuscito ad uscire dal Vecchio Paese, e ora sto cercando di tirare fuori il Vecchio Paese da me. Ma è un processo lungo e a volte doloroso.

E quando vedo il nostalgismo frignante, quello che cerca di ignorare il passare del tempo riempiendosi la casa di giocattoli costosissimi in qualche modo collegati alla propria presunta infanzia felice, beh, ci vedo quello che avrei potuto essere io. E non è una bella immagine: non tanto per quello che sarei stato guardandomi da fuori, quanto per quello che sarei stato all'interno.

Una delle persone più intelligenti che conosco, parlando della bizzarra moda del suo paese di provare nostalgia per un'epoca veramente buia (lui è russo, e la nostalgia dilagante è per l'epoca di Stalin) ha commentato "Nostalgia is for those who don't care much about the future".

Lo stesso Stalin aveva nostalgia
di quando da giovane aveva un taglio FAVOLOSO
E penso che questa frase descriva benissimo quello che potevo diventare, e che talvolta, nelle mie paure più profonde, temo di ritornare. Un uomo che si rifiuta di vivere nel presente perché è angosciato dalla sua irrilevanza, contrastata con la prospettiva di un tempo, secondo la quale un giorno sarebbe diventato ricco e famoso.

Insomma, rischiavo di rifiutarmi di guardare avanti perché sapevo che là davanti c'era la prospettiva di tanti possibili fallimenti. Rischiavo di bloccarmi nel passato perché vivendo nel presente, avrebbe potuto balenarmi l'idea di aver sbagliato tutto, e che per cambiar strada sarebbe stato troppo tardi.

SPOILER ALERT

Perché abbracciare le responsabilità insite nell'età della maturità, quando ci si può chiudere nella propria bolla piena di odio per tutto ciò che è incerto? Perché andare incontro all'ignoto quando ci si può rifugiare in un vissuto che la paura del futuro rende infinitamente più bello di quello che era veramente, un vissuto in cui credevamo che tutto fosse possibile?
In realtà li utilizzavi come sostituto della famiglia e
hai avuto un'infanzia abbastanza insignificante, ma facciamo finta 

di niente e godiamoci un po' di like
Se la nostalgia è la cosa che ci permette di avere maggiore supporto da parte di noi stessi in tempi di stress, il nostalgismo è il costrutto mentale che permette a chi ha intrapreso la strada dell'odio di sentirsi meglio con se stesso di questa sua scelta. Io sulla strada dell'odio ci stavo finendo, guardando gente della mia età che "concludeva qualcosa" e io restavo lì, bloccato, con il mio potenziale irrisolto e un'inconscia paura di utilizzarlo, frustrato perché questo potenziale non mi veniva riconosciuto.

Poi una ragazza con cui ebbi una storia fugace, ricca di famiglia da far schifo, lasciando l'Italia per andare a vivere una vita "bohémienne" all'estero in un posto molto fico (e quindi mandandomi a cagare), mi disse che se a 23 anni non avevo ancora lasciato il Vecchio Paese, non avrei mai combinato nulla nella mia vita. Detto così sembra un'affermazione innocua, ma la rabbia che ne scaturì riuscì a darmi il primo piccolo sblocco. Ma avrei potuto darle tacitamente ragione, chiudermi ulteriormente in me stesso e guardare il mondo dal filtro, allo stesso tempo rassicurante e terrificante, di internet, e diventare una versione giovane dei vecchi di merda, odiando e rimpiangendo un passato inesistente.

L'ex videogiocatore ed il suo amico Ivano in un universo parallelo
Con il nostalgismo quello che stavo facendo era imbellettare, come la vecchia di Pirandello, la mia vita insoddisfacente, non tanto dal punto di vista del successo professionale o economico, quanto dal punto di vista relazionale.

E per relazionale non intendo dal punto di vista sessuale, come subito direbbero i clienti del bar del mio amico Ivano. Intendo dire la semplice creazione di legami, quei legami che la paura del mondo esterno mi impediva di creare. Legami di affetto, di amicizie, e di famiglia.

Ed è proprio alla nostra famiglia d'origine che, una volta creati nuovi legami, a un certo punto dobbiamo dire "beh, ora vado per la mia strada, vi voglio bene e vi sarò sempre grato, ma è ora che costruisca qualcosa io" e con cui è spesso così difficile e traumatico tagliare il cordone ombelicale. A volte da parte dei figli, a volte da parte dei genitori. Anche questo è non accettare il tempo che passa, se ci pensate.

Non accettare ma sforbiciare.
Rimanendo bloccato nel nostalgismo non avrei fatto altro che rimpiangere un'infanzia inesistente. Io ho avuto un'infanzia felice e dei genitori che mi hanno dato amore (e che continuano tuttora a darmi). Ma non tornerei mai indietro. Non ha senso avere malinconie di un amore ricevuto quando ora l'amore posso darlo. È per questo che rimpiangere un passato distorto in cui ero solo e persone per me fondamentali non erano ancora entrate nella mia vita è un insulto a loro e a chi (Dio, il destino, quello che volete) ha fatto sì che ci entrassero.

"E allora perché parli del tuo mondo interiore di quando eri piccolo?" direte voi. Il fatto è che ho una buona memoria per le frivolezze della mia infanzia, e cerco di farmi due risate sopra scrivendone, un po' perché la risata è un bellissimo antidoto, e ridendoci sopra togliamo la patina di perfezione da un passato idealizzato, un po' perché se un giorno mio figlio vorrà farsi due risate su come non si stava poi così meglio quando si stava peggio (informaticamente parlando), avrà una bella piattaforma per farlo, con tante gif animate. Se vogliamo, questo blog è un esercizio di pulizia dei ricordi.

Y
Rimanendo inchiodato nel nostalgismo quello che avrei fatto sarebbe stato dichiarare, e permettetemi la metafora sciocca, esaurito lo spazio sul mio disco fisso. Basta così, niente di nuovo può più entrarci, ma i vecchi dati sono conservati lì in eterno, senza archiviare nulla, senza cancellare ciò che non serve più, i dati del passato restano lì per essere sfogliati periodicamente uno per uno fermandosi a far presente al resto del mondo su quanto sta piangendo. In realtà al resto del mondo non gliene frega niente.

15 commenti:

  1. "Odio i vecchi di merda"

    Per un attimo pensavo di essere dal Moz :D

    Ma il tuo amico Ivano è il grande Ivano Betti? :D (ovviamente no, per l'età. Ma chi è di Bologna sa chi è Ivano Betti. Un grande).

    Detto questo riparto dal tuo precedente articolo: "Non abbiamo nostalgia del mondo com'era. Abbiamo nostalgia di come eravamo noi".

    Questa frase è probabilmente il 'quote' più bello e significativo del tuo blog, più del tag "Smettila di crogiuolarti nella nostalgia e fai qualcosa della tua vita" (visto che bell'uso di termini, 'quote', 'tag' :D).

    E' lapalissiano sottolineare che ogni epoca ha i suoi lati positivi e quelli negativi: tanto per fare un esempio frivolo, io nel dicembre 1994 mi mordevo le mani. Un anno senza i MASK, una delle mie serie preferite, che avevano trasmesso per l'ultima volta nel dicembre 1993. All'epoca non c'era internet e non c'erano i divx. C'erano le vhs ma non era la stessa cosa (poteva andare bene per i film, ma non per serie di 60 e oltre puntate). Quindi non è vero che il passato è sempre l'età dell'oro. (ripeto, esempio frivolo).

    Il tuffo del passato è semplicemente un ancorarsi alle cose belle del passato, perché non si hanno cose belle o non si riesce a fruire delle cose belle del presente. E' l'ancorarsi al nostro io del passato che, nel vivere determinate situazioni, era felice.

    Qui capisco dove vuole arrivare il tuo ragionamento: la nostalgia ci sta, specie in un momento della nostra vita non brillantissimo. Il nostalgismo invece è pericoloso, perché ci fa deporre le armi e non combattere per cercare di migliorare il nostro presente e di conseguenza il nostro futuro (da qui la tag "Fai qualcosa della tua vita").

    Poi fai il parallelo tra i vecchi di merda che dicono "ai nostri tempi era tutto meglio" e il tuo io che, a fronte di un momento di difficoltà della tua vita, tendeva a chiudersi come quei vdm dicendo che qualche anno fa era tutto migliore. Giusto?

    Ad ogni modo la tua tesi è particolarmente chiara.

    Ma il confine tra nostalgia e nostalgismo è molto labile.

    Tu naturalmente non pecchi affatto di nostalgia (che è pericolosa perché conduce al nostalgismo, è come fumarsi una canna: si rischia di diventare tossicodipendenti), ma è un voler mettere per iscritto ricordi, riderci sopra (proprio come dicevo per i Mask: cioè nel 1990 se volevi conservare una serie dovevi prendere una trentina di videocassette), esorcizzare le nostalgie e soprattutto vedere che certe cose che ti piacevano oggi sono merda e quindi non hanno un grande valore.

    Personalmente io sono uno che vive momenti di nostalgia nella piacevolezza del ricordo, con il rischio di diventare un nostalgista. Ma ad ogni modo i viaggi nel passato che faccio con il mio blog sono una sorta di "legalizzazione a posteriori" del mio passato. E rivedere vecchi prodotti del passato (cartoni, serie, film) è fatto nello spirito che dici tu: ricordi, farci due risate, vedere cosa è rimasto di quel prodotto, se è ancora attuale, se è merda o no.

    Però cazzo, i Lego li vorrei comprare e collezionare anche oggi. Non lo faccio a) per ragioni economiche b) non ho spazi.

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    1. Ma si, un buon "litmus test" per il nostalgismo è paragonarsi allo scemo che ha la delorean col logo dei ghostbusters e chiedersi "quanto sono al suo livello di coglionaggine?"

      Ecco, i lego di star wars da montare una tantum e mettere in una teca a prendere polvere sono per me indice di tale coglionaggine. Ma sono particolare io, mi rendo conto

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    2. Ti avevo lasciato un commento del cazzo! Devo dire che son passati quasi 5 anni, ma è come se ne fossero passati almeno il doppio. Per fortuna ho cancellato il mio precedente account e il mio primo blog, così molte stronzate che ho detto in giro sono sparite o sono finite nell'oblio. La blog terapia è stata però importante, lo ammetto, e i tuoi pensieri sono sempre stati un motivo di riflessione, talvolta anche di incazzatura, ma è giusto così, perché nella vita non si finisce mai di imparare e il confronto ci fa crescere. Certo, ne approfitto per chiederti scusa se, a volte, sono stato ossessivo e insistente. E chiedo scusa se a volte ho risposto a un altro tuo utente (Luciano). E chiedo scusa per aver lasciato molti commenti del cazzo. Però ho sempre letto i post che ho commentato, te lo posso assicurare.
      Devo dire che ti invidio, sai? Per la scrittura: perché io ho letto in questi anni blog e libri di scrittori non professionisti e non di professione (anche fuori dalla blogosfera) e posso dire di invidiare la scrittura di tre persone. La tua, quella di un mio concittadino e di un avvocato. Mi piace perché siete ficcanti, taglienti e ironici. Avete una vera caratura intellettuale e ammiro il fatto che siate persone realizzate sotto ogni aspetto: sicuramente avete anche voi i vostri momenti "down", ma sapete gestirli bene, come hai scritto nel tuo ultimo post. Molto bello. Ci tenevo a scriverti per salutarti, visto che hai chiuso il tuo progetto. L'ho apprezzato, questo progetto, ma più la cornice, lo ammetto.

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    3. Per cornice intendo le riflessioni personali, i tuoi ricordi di infanzia, le considerazioni sull'attualità. Se mai scriverai un libro, avvisami: rikyg83pp@gmail.com. Lo leggerò molto volentieri!

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  2. Ammazza, non hai proprio il dono della sintesi XD
    Cooomunque, io sono d'accordo con te.
    Sono un nostalgico (non nel senso fascista XD), ma non nostalgista, nel senso che amo il mio passato perché PER FORTUNA sono stato davvero bene, sono stato fortunato.
    Penso davvero che molte cose di ieri siano meglio di oggi, ma non sono solo io a pensarlo: come mai è tutto un fiorire di remake e reboot? È scontato quindi che sia così.
    Ma guardo al futuro, perché se sono stato bene nel passato voglio avere quella sensazione anche nel futuro.
    Non ci vedo nulla di male.
    Anche i prodotti che consideravamo solo ancorati a una certa fascia d'età, oggi, hanno oltrepassato il confine. Va da sé che quindi, riproposizioni di giocattoli dei Masters, siano adult collect.

    Il discorso è particolare, forse è addirittura un fenomeno sociologico dell'epoca moderna.
    I miti sono nati con noi, ovvio che ne abbiamo nostalgia. Ma guardiamo anche al futuro, portando questi miti ai nostri figli^^

    Moz-

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    1. E' un confronto interessante. Moz secondo me ha spiegato bene l'altra faccia della medaglia. E' vero: come bambini siamo stati 'consumatori', quasi cavie dell'industria del giocattolo. E siamo testimoni dell'epopea di diversi personaggi di fantasia.

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    2. Secondo me il fiorire di remake e reboot è dovuto piuttosto al fatto che si sta registrando la riluttanza a lasciare indietro la propria infanzia e quindi il target dei "bambini" a cui vendere un prodotto si estende a ben oltre i trentenni. Ne conseguono effetti esilaranti come il più noto dei blog nostalgisti che si incazza perché l'ultimo film di Thor è troppo scherzoso e bambinesco. Non so, è un po ' come chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina.

      Fermo restando che riempirsi la casa di giocattoli della propria infanzia con la scusa che si vogliono passare i propri miti alle generazioni successive mi pare un po' una paraculata.

      Allo stesso tempo, piuttosto che quella merda in CGI di "PAW Patrol" a Sinjin Malvineous Giulio (non è il suo vero nome) gli faccio vedere molto volentieri la roba del mio passato (o del passato dei miei genitori). Oddio ora sono confuso.

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    3. Ecco, appunto. Inoltre diamo per scontato che le cose nostre sono meglio di quelle di oggi.
      E forse è pure vero. Teletubbies ormai è di ieri ma fa pena.
      Le robe nostre, anche quando facevano pena (rivedere oggi la serie dei Masters, si scopre che no è certo un capolavoro), avevano comunque dell'altro. Dalla tecnica alla passione, vera, reale, di persone. Non c'era freddezza, dietro, anche nella commercialità.

      Io non sono riluttante a lasciarmi indietro prodotti, ma... tanto oggi ci sono poche cose che valgono. Non sanno più dare emozioni? Boh.
      Di certo, nel passato c'è sempre ancora tanto da scoprire...

      Moz-

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    4. L' "altro" che vedi nelle cose dei nostri tempi secondo me è la concomitanza con la tua infanzia. La freddezza non c'era perché il calore ce lo mettevi tu. Anch'io vedendo i masters penso al catalogo Mattel sfogliato all'asilo, e senza dubbio questo mi da una bella sensazione, ma tolto questo cosa resta ?
      Come ho detto nel post di Negromante (rileggilo, è ok) è come se Proust, trovato il tempo perduto, provasse a separare il sapore della Madeleine della zia dai ricordi che gli provoca e commentasse : "ma questa è merda!"

      Dire che la roba di quando eravamo piccoli noi è migliore a prescindere è un atto generazionalmente narcisista, ed è anche la ragione per cui le major di Hollywood, che ormai non vanno neanche a pisciare senza aver fatto uno studio di mercato, fanno solo remake e reboot: i "manchild" sono un bacino di utenza troppo grande per essere ignorato.

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  3. 3000 anni di bellissima tradizione da Mose' a Sandy Koufax, ci puoi scommettere le palle che voglio vivere nel passato.

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    1. Gira sempre tutto attorno a Cynthia.

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    2. E che vuol dire? Chi divorzia restituisce la tessera della biblioteca? Cambia patente? Smette di essere ebreo?

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  4. Al bando nostalgie e nostalgismi...che sia un Natale ricco di belle cose e di emozioni positive.

    Augurissimi di buon Natale!

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  5. Il tema della nostalgia, per come lo vedi tu, non cessa di interessarmi.
    In realtà c'è un altro tema, più occulto: mi chiedo se tu ti saresti evoluto comunque, rispetto al tuo ambiente provinciale, oppure se la tua evoluzione sia dovuta in misura significativa al fatto che tu abbia incontrato una ragazza a posto.
    Cosa ti sarebbe successo, se il Fato avesse deciso che Lei, ad esempio, faceva la botanica in Alaska? Ci pensi mai?


    E poi ci sono i vecchi.
    Il tema dei "vecchi di merda" è molto meno di attualità di quello che meriterebbe. Ci vorrebbe una digressione economico-attuariale, ma non so se ci sia tempo e spazio.

    Quindi mi limiterò a qualche provocazione, che forse può essere uno spunto per qualcuno/a.

    Premessa: c'è un momento in cui il vecchio (d'ambo i sessi) cessa di essere utile per la società: ha smesso di lavorare, e ad un certo punto non è nemmeno più affidabile come nonno. E poi cessa di essere utile anche per sé stesso: quando il rimbambimento avanza non solo non riconosce i suoi parenti, ma non sa nemmeno più chi è lui. Poco più di un vegetale in attesa della morte, che magari ci mette inutili anni ad arrivare (grazie a nuove terapie mediche, ad esempio).

    Ecco: io non voglio essere inutile per gli altri e per me, né un peso per gli altri. Vorrei poter essere soppresso prima. Che so, 80-85 anni e basta.

    Spunti:
    - Ci sono lavori precari, malpagati e bla bla bla per i giovani d'oggi. Viceversa, le pensioni sono sicure, sacre e inattaccabili. Conclusione: per come sono distribuiti i redditi oggi, le case farmaceutiche hanno molti più potenziali clienti (e quindi incentivi alla ricerca) se si occupano di qualcosa che possa allungare la vita ad un vecchio, piuttosto che se decidono di sviluppare farmaci per i giovani.
    Io dico che non è giusto.

    - E' diffusissima, nonché a mio avviso giusta, l'accusa contro le famigerate multinazionali e i Governi collusi: Irlanda e Lussemburgo consentono alle grandi aziende di pagare tasse risibili (l'1%, ad esempio) se stabiliscono la sede nel loro territorio. Il comportamento delle multinazionali e dei Governi collusi è considerato vergognoso; viceversa, se Stati come il Portogallo offrono sconti fiscali in proporzione identici ai pensionati, beh, quella è un'opportunità. Credo di essere il solo a trovarlo altrettanto scandaloso.
    Come se le tasse che i vecchi emigrati (ad esempio in Portogallo) non pagheranno non fossero risorse sottratte alla collettività tedesca, italiana o francese (e quindi ai giovani tedeschi, italiani o francesi), bensì una simpatica trovata della quale i più deboli (stocazzo!) possono approfittare.
    Io dico: o Amazon fa bene e non va ostacolata, oppure vietiamo gli sconti fiscali ai pensionati.

    Basta. Mi fermo qui.
    Anzi: aggiungo che una soluzione forse c'è. Una parte di me vorrebbe che in Italia, alle prossime elezioni politiche, stravincessero i partiti anti-Euro.
    Se l'Italia uscisse dalla moneta unica, si realizzerebbe una fantastica inflazione al 30% per alcuni anni
    La storia dell'Economia ci insegna che, in un simile scenario, i lavoratori autonomi potrebbero aumentare i prezzi, i lavoratori dipendenti potrebbero scioperare per recuperare potere d'acquisto, e quindi in ultima istanza l'iper-inflazione rimarrebbe a carico dei pensionati.
    Questi soggetti, andati in pensione con regole che i loro nipoti non possono nemmeno concepire, subirebbero un tardivo riallineamento dei loro diritti a quelli di tutti.

    Beh, sognare un po' di equità sociale non costa nulla.

    Peace & Love.

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    1. Grazie del commento. Sulla prima domanda, ho iniziato il processo di emancipazione dal Vecchio Paese ben prima di conoscere mia moglie. Probabilmente, se ora lei fosse a studiare botanica in alaska, io sarei dove sono ora, probabilmente meno felice, e con un grado differente di attaccamento residuo al Vecchio Paese. Più o meno non ti so dire.

      Sul secondo punto: con me sfondi una porta aperta: il mio maestro delle elementari è andato in pensione a 47 anni, e come lui tanta gente nata nell'immediato dopoguerra ha usufruito di un sistema non sostenibile sul lungo termine, e noto che chi ha scelto la strada dell'odio ha la tendenza a vantarsi con arroganza di questa furbata trattando le generazioni successive come una manica di coglioni che non ha saputo fregare il sistema.

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