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lunedì 23 gennaio 2017

Avventura nel Castello

È il 1982 e l'informatica di consumo sta lentamente prendendo piede. Sono tempi di pionieri ed esploratori e il terreno è vergine. Ogni cosa che si fa è nuova. O meglio, quasi, perché nel Belpaese già si copia il genere adventure testuale e ci si fregia di aver fatto il primo adventure italiano. Poi ci lamentiamo che i cinesi ci copiano, un po' come Daniele Luttazzi che si lamentava quando Bonolis gli ha copiato una battuta che Luttazzi aveva copiato a George Carlin. La faccia come il culo, proprio.


Il pioniere dell'adventure italiano è Enrico Colombini che nei primi anni 80 riscuote un discreto successo vendendo Avventura Nel Castello in bundle con gli Apple II. È un altro esempio di avventura testuale (Interactive Fiction come dicono i fighi) ma i 35 anni si fanno sentire. Poi io nell'82 ci sono nato, ma fortunatamente non sono un'avventura testuale quindi invecchio un pochino meglio.
  

La versione a cui gioco è per DOS, ricompilata nel 1996 in modo da non dare problemi con le macchine moderne. Nel frattempo il Colombini ha fatto un paio di altre avventure testuali e si è dedicato ad altro, principalmente la divulgazione. Gli autori / estimatori di avventure testuali hanno sempre un po' queste velleità ascetiche, come a dire "sono troppo figo per il mainstream".

Ricordo un troll ante litteram che aveva attirato su di sé l'odio dei lettori della rivista K dicendo che una qualsiasi avventura testuale è migliore di Monkey Island 2, che ai tempi era uscito da poco ed era un totem intoccabile. 

Un po' come i fan delle avventure grafiche al giorno d'oggi che dicono che un qualsiasi punta e clicca è meglio di... boh? Che cosa va di moda di videogiochi oggi, e soprattutto, che c'entrano i giochi di adesso con quelli di allora? Non ne ho idea, e non ci azzeccano nulla. Però ricordo che quando ero al liceo in autobus due miei conoscenti si erano quasi menati per affermare la superiorità tra Monkey Island 2 e Tekken. Ma sto divagando.


Vediamo il prologo. Beh, almeno è onesto, nessuna trama particolare, nessun sottotesto di osservazione sociale, l'innominato protagonista vuole fare soldi. Buon pro gli faccia, dico io. Poi intuisco che da solo non è in grado di far nulla e io devo guidarlo e la cosa mi infastidisce un po'.


Il gioco inizia in medias res. Ho noleggiato il piccolo aereo da turismo ma siccome gli scozzesi sono tirchi, il motore smette di andare e l'aereo precipita. Siccome gli scozzesi sono tirchi, non c'è neanche il paracadute (almeno non c'è scritto) quindi provo a saltare sperando che l'aereo sia sufficientemente basso. Emozionando al suolo mi spetascio, grazie alla tirchieria degli scozzesi.


Già nell'82 i videogiochi erano discriminatori, con tanti saluti al fenomeno del "gamergate" (che a tutt'oggi ancora non ho capito cos'è e non sono particolarmente interessato a saperlo)


Ecco, ora sarò un pappamolla moderno che non sa apprezzare la bellezza dell'IF, ma se scrivo "Prendi paracadute" il parser si accorge che in effetti c'è un paracadute! Ora capisco che sia anche intuitiva la cosa, per carità. Su ogni aereo c'è un paracadute. Però a me questo di tenerlo nascosto pare solo un modo per allungare il brodo.
 

Va bene, nessun problema, ora inizia davvero l'avventura e il parser ha detto che non ci farà più scherzi di cattivo gusto. Me lo segno. Quel pozzo sembra interessante, esaminiamolo.


Ok, mi stai prendendo per il culo, gioco. Ma non demordo. Lasciamo perdere il pozzo e andiamo nel portone. 


Ah, il blasone, quante memorie. Memorie del biennio 2013-2014, in cui nel mio lavoro serio, tutti i corsi o i team building richiedevano il disegno di un blasone del proprio gruppo, con anche un motto. Questo presumo fosse dovuto al dilagare di Game of Thrones, che al tempo non seguivo e che non seguo nemmeno adesso. Però sto leggendo i libri, anche se mi pare di capire che siano fonte di grande frustrazione perché l'autore non va avanti a scriverli.


Provo a esaminare il blasone e cado in una segreta senza uscite apparenti. C'è un foro nel muro, sicuramente ci sarà un pulsante o qualche macchinario.


Beh, poteva andare peggio. Ricominciamo. 


Provo a girare per il castello, e stavolta un po' mi faccio piccionare dal gioco, che ha avuto la decenza di chiedermi una seconda volta se ero sicuro di quello che stavo facendo. Gliela perdono questa, ma sinceramente sto iniziando a innervosirmi.


Una spada! Una spada serve sempre. Prendiamola. Mi piace che si venga a sapere dell'esistenza della spada guardando l'armatura e non guardando l'ambiente in cui ci si trova. 

In realtà non mi piace manco per un cazzo.


Leggo su wikipedia che il gatto si può uccidere, creando all'interno del gioco "un breve momento di commozione". Non ho voglia di commuovermi, seppur brevemente, quindi non lo faccio. La commozione o la si fa lunga o non la si fa. E comunque non so chi si commuova per un gatto dentro un videogioco. Quell'articolo mi sa che il Colombini se lo è scritto da solo.


Un'altra ragione per cui non riesco a commuovermi è che mi girano troppo forte i maroni. Guardo un camino e il gioco sembra far intuire che ci sia qualcosa, cercando. Provo a cercare e il gioco mi dice "chi cerca trova". Beh, sai che ti dico, gioco?


Permalosetto questo Colombini.
 

Ok ricominciamo. Girovagando mi trovo in una sala con una colonna su cui c'è scritta una parte di parola magica, "ID", l'altra (spoiler alert) è "IOTA" e il gioco si offende se scrivi IDIOTA, quindi bisogna capire come pronunciare la parola magica senza farlo arrabbiare. È presto detto, la parola magica è "IOTAID".


Devo dire che non ho fatto come Ofelia dell'Amleto e non mi sono buttato dalle mura del castello per vedere che cosa mi avrebbe detto il gioco. Gravissima mancanza, ma grandissimo è anche il tavò di riaprire Dosbox, quindi il resto dell'elementare dimostrazione è lasciata per esercizio allo studente, come scrisse Fermat sul bordo di una pagina di quaderno a quadretti.

(a tal proposito, una barzelletta. Qual è il film preferito di un matematico? Fermat, o mamma spara.)


Ah, ho capito, suoni così male la cornamusa che saresti un ottimo tamburino. Sorriso sforzato. Mi chiedo se al giorno d'oggi una cosa del genere non verrebbe chiamata bullismo digitale o sa il cielo che cosa.


Qualche giro a vuoto dopo.

Mi viene il cosiddetto "momento eureka" (per usare un'altra espressione che mi ricorda i team building del mio lavoro serio) e , torno al punto precedente (quello della botola sotto al blasone) cado nella segreta, e stavolta prendo un osso dello scheletro e lo quello nel buco. Ovviamente non c'era scritto che l'osso era lì, solo lo scheletro, ma insomma questa gliela posso perdonare. Anche perché ora posso uscire! Bellissimo.
Soddisfatto per la risoluzione dell'enigma, mi sento ormai appagato dal gioco, ma prima guardo un ritratto. Mi chiede se ne sono sicuro, quindi è morte certa,giusto?

 

Sbagliato. Gioco, non sei nemmeno coerente con te stesso. È ora di commettere seppuku.


Non mi ha chiesto neanche la conferma, ma meglio così, ne ho avuto abbastanza. Prossimo gioco.

È merda?
Non mi sento di dire sì con forza, perché comunque ha dei punti positivi. L'Autore scrive decisamente bene anche se ogni tanto esagera coi fronzoli. È stato scritto in un'altra era, e si vede, ma lo trovo molto gradevole. D'altra parte, gli enigmi non sono un granché, e nel difficilissimo bilanciamento tra troppo facile e troppo difficile, il gioco sembra voler essere più difficile omettendo descrizioni costringendo il giocatore ad andare per tentativi. È vero che viviamo nell'era della gratificazione immediata, ma posso scommettere che certe prese per i fondelli, nel 1982, le mandavamo giù solo perché non c'erano alternative. Insomma, fosse uscito dall'87 in poi direi senza dubbio "è merda". Sapendo l'anno di creazione, dai, insomma, si legge volentieri, ma non si gioca. Sono a metà strada. Dovendo sceglierne una delle due, quindi? Nel dubbio, è merda.
Ci rigiocheresti?
No. Non c'è niente che mi stimoli. Forse non sono così vecchio come penso, o non sono così sensibile da apprezzare le avventure testuali. Comunque no.

24 commenti:

  1. Questa è leggenda. Quando il mio carissimo amico Alberto mi portò questo gioco..a fine anni '90...mi esaltai perché era la versione per pc dei mitici Librogame di Lupo Solitario! Con morti davvero epiche.

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    1. ma poi ti trovavi a chiudere gli occhi e puntare la matita in un punto a caso sullo schermo?

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    2. ahahahah, però sei stato bravo a morire senza un braccio. Piuttosto: "Inserisci il pene nel foro e una lama si abbassa, tagliandotelo di netto. Gridi dal dolore e muori lentamente dissanguato.
      La tua virilità e poi la tua vita sono tragicamente finite.

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    3. Pero' le avventure testuali a parser non sono molto paragonabili ai Librogame che sono giochi a scelte.

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    4. Vero, ma penso che Riccardo si riferisse allo stile "letterario young adult" che Colombini mette nelle sue descrizioni, nonché al fatto che non ha grafica ma si deve leggere.

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  2. Non mi ricordo mica se ho giocato anche a questo, forse sì ma non riesco a ricordarmi cose precise. Invece mi ricordo, sempre di Colombini, L'anello di Lucrezia Borgia che non ero riuscita a risolvere. Mi ero addirittura fissata che ci fosse un errore logico che non permetteva di completarlo. Immagino che non ci fosse alcun errore, ma semplicemente ero io che sbagliavo qualcosa.

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    1. Ah, ricordo pure io l'Anello di Lucrezia Borgia, che però non aveva lo stesso fascino di A.n.C. per me, per via del fatto che gli mancava la barra degli strumenti sullo sfondo, che faceva molto "GW-BASIC" o "Wordstar". Per essere un'avventura testuale, Avventura nel Castello era molto "grafica", se vogliamo.

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  3. Invidiavo i miei amici che avevano questo gioco in ITALIANO! C'era una interazione e del senso dell'umorismo più che sufficienti per dei preadolescenti dell'epoca; per il resto bastava la fantasia.
    Io invece avevo: https://en.m.wikipedia.org/wiki/Castle_Adventure
    Apprezzavo moltissimo avesse una componente grafica e si potesse controllare il proprio "protagonista" con le frecce direzionali della tastiera, ma l'ostacolo della lingua straniera mi creò un senso di frustrazione e impotenza che perdura sino ai giorni nostri.

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    1. Comprensibilissimo e condiviso, ma da un punto di vista differente: il mio primo PC fu un Olivetti, e tutto il software era localizzato in italiano. Al primo gioco in inglese la dissonanza era così forte che sentivo quasi fastidio (per quanto l'inglese lo sapessi abbastanza) e per questa ragione ho sempre dato priorità alle versioni italiane, salvo poi scoprire che erano tradotte di merda (vedi qui: http://exvideogiocatore.blogspot.com/2017/05/fables-and-fiends-book-1-legend-of.html )

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  4. Ciao ex-videogiocatore, una domanda: ma questi abandoware italiani dove te li procuri? Hai un sito di riferimento?
    Complimenti per il blog!

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    1. Grazie! Ho diverse fonti in realtà, tra cui alcuni cd sopravvissuti ai tardi anni 90 su cui avevo archiviato roba che stava su miei vecchi floppy disk. Purtroppo molta roba è andata comunque perduta, come alcuni dischetti del plurimenzionato "club della rana" e i dischetti in dotazione al mio primissimo Olivetti PCS 86. (Se li hai e me li passi vinci, idealmente, un sigaro in segno della mia eterna gratitudine) Quindi: un po' quei CD, un po' l'enorme The Dos Collection, sono questi i miei riferimenti. Esistono anche siti abandonware italiani, ma sono veramente pochi.

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    2. Temo che il computer che usavi tu, Olivetti con disco di avvio, e' piu' antico del mio 386 assemblato quindi non sono sicuro che ci sia un'intersezione tra i miei giochi ed i tuoi primi titoli. Tuttavia, se mi fai il nome di qualche titolo, posso vedere se ce l'ho a portata di mano e te lo passo volentieri.
      La domanda sull'abandonware italiano e' perche', a mio avviso, qui c'e' un vuoto. Se ti vuoi "ciullare" un gioco americano o francese (per dire) c'e' ampia scelta. I giochi italiani, invece, sono quasi introvabili, forse perche' sono localizzati solo in italiano. Nonostante quella italiana sia una realta' gracilina nel mondo videoludico, ogni tanto saltano comunque fuori giochi poco noti come questo, e non vedo perche' la memoria degli altri possa essere preservata, mentre quella nostrana no. Per questo mi chiedevo se avessi un canale di approvigionamento specifico per l'abandonware italico o se attingessi alle tue fonti.

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    3. Beh, intanto grazie della disponibilità. Così su due piedi mi vengono in mente EuroTAP, il typing tutor dell'Olivetti che era incluso col mio pc di allora o "PC Uomo" una specie di ipertesto grafico per DOS sull'anatomia umana. Magari ci penso su e faccio un listone dei desiderata nell'eventuale pagina dei ringraziamenti al pubblico. Avevo anche chiesto a Ivan Venturi se aveva l'immagine di un suo vecchio gioco da edicola, visto che ha gentilissimamente pubblicato online "In Vacanza Con Sylvia" (arriverà). Non mi ha mai risposto, purtroppo. Il gioco si chiamava "Big Match" ed era allegato alla rivista K.

      E sono d'accordo sull'irreperitbilità dei giochi abandonware italiani, o anche solo localizzati. Ad esempio, Legends of Valour in italiano ho potuto rigiocarlo perché ce l'avevo zippato nel sovramenzionato CD abandonware fatto da me. Tanti auguri a trovarlo in rete (la versione originale albionica, invece è ovunque). È un peccato: ciò significa che ognuno fa come può, e io quindi faccio come può.

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    4. Temo che i giochi indicati, purtroppo, non ce li ho. La cosa piu' simile, dalla tua lista, che usavo all'epoca ero Sparola, un giochino per insegnare scrivere rapidamente sulla tastiera in italiano vagamente ispirato a Space Invaders. Pare che ne esista un port per iOS ma della versione per Dos non c'e' traccia. Se vuoi te lo passo volentieri.

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    5. Caspita sì! Sparola, certo che me lo ricordo! Ma quindi hai i dischetti in allegato agli Amstrad pieni di roba public domain che erano chiamati "Club della Rana"? Sparola era in uno di quei dischetti (da cui ho tirato fuori Negromante). Purtroppo quel dischetto in cui c'era Sparola (assieme ad altri giochi di carte, mi pare) non sono riuscito a recuperarlo dalla mia ancestrale collezione. Link a dropbox (o wetransfer o simili) inviatimi tramite il modulo "non perdiamoci di vista" sono graditissimi e meritevoli di un sigaro di lusso (oltre che della mia gratitudine, s'intende)

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    6. Purtroppo i dischetti della collana che indichi non li ho, avevo altre collane (anch'esse con giochi perlopiu' dimenticabilissimi) i cui dischetti giacciono in soffitta in attesa di un'operazione di search and rescue che dovro' organizzare prima del loro decesso. Il solo Sparola mi fu passato da mio cugino, probabilmente con un secondo fine educativo. Non mi menziono' mai il club della rana di cui il gioco fa parte.
      Venendo al pratico, se mi indichi come mandartelo dovrei riuscire a farlo appena trovo il tempo visto che me lo ritrovo su questo computer. Non vorrei fare il saccente ma ti sei dimenticato di indicare gli estremi di spedizione nel post sui sigari ed i contributi che hai pubblicato oggi.

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    7. Giusta osservazione, ho aggiornato il post.

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    8. Vero e' che questa discussione e' vecchia e conclusa, ma restando in tema di avventura nel castello ed abandoware italiano, il lettore interessato puo' trovare avventura nel castello (ed altre avventure dello stesso autore) direttamente sul suo sito: http://www.erix.it/avventure.html?fbclid=IwAR0T5JfDR-mEOGep6Q8sFEAB_ZP566kx0wK1aCxxbzC0GBT6HsMg1F8tfqc che e' anche dotato di una pagina storica sulla realizzazione del gioco.

      Penso fosse opportuno indicare dove raccogliere questa rarita' cosi' che si possa toccare con mano la merda e valutarne efficacemente la consistenza

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    9. Molte grazie, anche per l'espressione "toccare la merda con mano" che con permesso riciclerò.

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  5. > Ovviamente non c'era scritto che l'osso era lì, solo lo scheletro, ma insomma questa gliela posso perdonare.

    Io invece no, perché è stato questo l'unico enigma che non ho risolto. Sono perlomeno riuscito a ricavare la soluzione con il metodo che avrei usato da ragazzino, caricando l'eseguibile in un editor e trovando la lista degli oggetti. Dover ricorrere a Internet sarebbe stato per me motlo frustrante.

    Personalmente mi è piaciuto molto. Gli enigmi sono logici, i verbi sono semplici, scrittura e ambientazione sono di buona qualità. L'effetto della narrazione che appare lettera per lettera quando ci si trova in una situazione rischiosa è un piccolo tocco ma l'ho apprezzato molto. Le trappole mortali disseminate ovunque sono decisamente lontane dallo stile attuale della narrativa interattiva, ma potendo salvare a ogni passo le si possono prendere con un sorriso, godendosi le descrizioni del sarcastico narratore.

    Insomma, sarà che per le avventure testuali la mia asticella è bassissima (l'unica a cui ho giocato da bambino è l'orribile "Vampire Castle" di tale M. Basman), ma a me pare ancora un prodotto giocabile, anche nel 2019. Aiuta il fatto che non dura troppo.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. mai piaciute le avfenture testuali, se non vedo cosa faccio, non mi sento nel gioco.
    se ti puo'interessare un'avventura grafica semplice e corta, prova "avvy avaricious", l'unico adventure che abbia mai finito

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