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lunedì 20 dicembre 2021

The Curse of Monkey Island

Vorrei dirvi che l'ultimo gioco che mi è stato preso originale mi è stato preso per Natale, visto che siamo vicini a Natale. In realtà, facendo una ricostruzione con la data d'uscita in Europa, direi che è più probabile che sia stato il compleanno, cosa che comunque casca a fagiolo perché oggi è il compleanno di mio figlio. (Non l'ho fatto apposta, ovviamente). 

Per qualche ragione ero sicuro che fosse stato per Natale, ma insomma sticazzi: il fatto è che a posteriori, di sto regalo me ne sono un po' vergognato, visto che non è che fossi proprio piccolo e mi ero fatto regalare una scatola di cartone con stampate sopra delle immagini in stile cartone animato e con il logo della CTO. 

più o meno questa era la direzione intrapresa

Ma immagino ne valesse la pena per questo gioco, visto che come tanti della mia generazione per anni sono stato dentro il culto della personalità nei confronti di Ron Gilbert, che ci portava a venerare come un totem tutti gli adventure al punta e clicca che avessero i pirati e non fossero quella gran cacata del tie-in di Hook, della Ocean.

Il fatto che Ron Gilbert si fosse levato dai coglioni della Lucasarts perché non aveva abbastanza soldi controllo creativo sulla sua proprietà intellettuale (gesto che mima la masturbazione maschile) ci aveva fatto quasi perdere la speranza che si avverasse il sogno del terzo episodio della saga di Monkey Island.

Ma alla fine uscì, non fu il maestro Gilbert a farlo, ma almeno a me onestamente della cosa fregava ben poco. Certo, il deus ex machina non c'era, ma quei pazzi californiani della Lucas erano quei pazzi californiani della Lucas, stando alle fecali riviste di settore: mi ero forzato a ridere piegandomi in due come Piersilvio Berlusconi tra il pubblico di Drive in o come uno spettatore pagante del Bagaglino al teatro Margherita di Roma di fronte ai primi due episodi della saga, quando tiravano fuori trovate comiche tipo il pollo di gomma con la carrucola in mezzo (YAHWHN) o Guybrsh che fa le faccette infilandosi un cane nel giaccone (Onomatopea che riproduce il suono dei coglioni che escono dal buco del culo)

Insomma, se c'era qualcosa per cui valeva la pena giocarsi il bonus regalo di Natale preso originale era quello. E così fu: quando mio padre tornò dalla Cittadina Elitarista e Fighetta con il gioco e mi rivolse uno sguardo di pena mista a sincera preoccupazione, io mi senti in colpa quei 5 secondi e mi intascai l'ambito seguito, senza particolari rituali, senza niente, lui arriva, me lo passa, mi compatisce che a 16 anni sto ancora a rincoglionirmi con ste cagate, e io mi ci metto. Sì, tutto lì.

Devo dire che ripensandoci, capisco anche come mai ero convinto che mi fosse stato regalato per Natale. In quegli anni la mia famiglia d'origine era in quella fase cinica in cui già ad ottobre il refrain era "se penso che manca poco a Natale, mi viene male" e quindi nell'intorno del giorno del 25 dicembre i regali venivano buttati così, con una vena di frustrazione, col sottotesto del "tieni, non rompere i coglioni" che per tanti anni mi ha fatto odiare le feste. Così era in quel periodo. 

mi viene male

Non certo oggetto di nostalgia: anzi, diciamo che forse già certo senso di nostalgia nei confronti di solo un lustro prima ce l'avevo nel 1998. Una nostalgia nei confronti di anni in cui c'era meno ansia da prestazione dal punto di vista sociale, e quando esaltarsi con un videogioco nuovo letto sulla fecale stampa di settore era non dico Cool, ma accettabile. Erano anche gli anni prima di quello che sospetto sia stata la conclusione del cosiddetto "crollo" nel senso in cui lo intende Winnicott: l'evento traumatico di rottura che lì per lì si assorbe senza colpo ferire e si intasa nella nostra psiche e negli anni successivi stiamo sempre lì a prepararci psicologicamente a una sua versione amplificata, vivendo nell'eterno terrore di un crollo che arriverà a rovinare tutto ciò che di buono abbiamo nella nostra vita.

Insomma, inconsciamente per me realizzare il sogno di avere Monkey Island 3, che era stato ben reso da uno storico pesce d'aprile della fecale TGM, avrebbe dato un senso di chiusura a un ciclo della mia vita che non mi stava piacendo molto: magari, realizzando quel desiderio, sarebbe stato di nuovo 1991. È la solita inversione causa-effetto di cui parlo quando mi scaglio contro il nostalgismo: ritroviamo le cose della nostra infanzia e di conseguenza tutto il resto tornerà esattamente come prima. Una botta di endorfina che lì per lì fa sentire bene (viene usata anche nel trattamento dei pazienti con l'Alzheimer) ma che dà facilmente assuefazione.

l'assuefazione

Se al tempo avessi letto il blog dell'ex videogiocatore mi sarei reso conto che questi artifizi non funzionano, Anzi non fanno altro che lasciare un ulteriore amaro in bocca. Anche se devo dire che una cosa del passato mi ha fatto sorridere: recentemente il mio sodale Rizzo mi ha passato via WhatsApp una foto del cd di questo gioco che gli avevo duplicato tempo dopo col mio masterizzatore nuovo di zecca. Sulla copertina del CD della Verbatim avevo disegnato un tizio vestito da carcerato dietro le sbarre che diceva "Ciao! Sono Cristiano Doni. Qui a San Vittore mi fanno usare il computer 5 minuti la settimana li uso per per giocare a questo gioco che è proprio bello!" Ora, per chi non se lo ricordasse Cristiano Doni era un ex giocatore del Bologna che aveva avuto grossi guai con la giustizia, presumo per scommesse. Insomma così dal nulla il mio compatriota mi manda 'sta foto e la cosa mi fa molto ridere. Non la posto qui questa foto perché voglio evitare che mi facciate una perizia calligrafica. 

Più recentemente, sono stato al Vecchio Paese per le vacanze estive. Beh, ho fatto un salto in garage a vedere se per caso erano finite le mie antiche copie della fecale stampa di settore e ripigliare la copia di PC Action numero 4 del Settembre 1992, quella con Space Quest IV,  che avrei voluto scannare e mettere in questa sede. Purtroppo non l'ho trovata, probabilmente è finita al macero con sacco di altra roba, però ho trovato questa.

Quella è la mia mano, sì

Spiego: uno dei miei antenati, lo zio paterno di mia nonna per l'esattezza, è stato un pittore non dico di certo famoso, ma moderatamente noto, nella nicchia di chi s'intende di un certo stile tipico della zona del Vecchio Paese dei primi del 900. Al Vecchio Paese c'è anche una via a lui dedicata. Questo chiaramente fa sì che una delle attività principali di mia nonna sia stata quella di cercare di tenere viva la memoria del pittore, magari di far sì che raggiungesse la notorietà mainstream che, secondo lei, il mio avo meritava.

Purtroppo ci sono meccanismi nella promozione del mondo dell'arte che sono molto al di là della visione del mondo di una signora con la quinta elementare e che non ama molto parlare con la gente. La mia impressione è che in questo mondo o sei molto ben collegato (e ai collegamenti ci devi lavorare costantemente per anni) o cadi facilmente vittima di arraffoni.

tipo così

E quindi il prozio è rimasto nella sua nicchia, ma diciamo che nella casa del vecchio paese molti suoi ricordi, tra cui le foto sue e delle sue opere, occupano spazi abbastanza importanti, tra cui appunto la vecchia scatola di The Curse of Monkey Island (Monkey 3 per comodità). Lì per lì ho ceduto alla tentazione di leggerci più cose del dovuto, d'altra parte rasoio di Ockham mi suggerisce che semplicemente fosse una bella scatola di cartone rigido che si prestava bene contenere delle foto.

Non lo so.

Diciamo che mentre ero lì a ravanare in quel garage. Ho avuto più quel senso di chiusura che non ho avuto quando Monkey Island 3 l'ho installato.

Con questo non voglio dire che ravanando nel garage mi sono catapultato nel 1991, per carità. Ma il senso di chiusura è stato più per il fatto che quell'intero periodo (sia la parte bella di cui avevo nostalgia, che la parte meno bella che stavo vivendo) è un capitolo chiuso. Non dico proprio "cancellato" per fare il verso a una parola cara ai reazionari vittimisti il cui cervello è avvelenato dall'essere troppo online. Però, messi da parte per fare spazio ricordi che evidentemente sono più importanti, sì. È la presa di coscienza che ci sono ricordi che la mia famiglia ed io abbiamo lasciato andare e che, svuotati dei contenuti, diventassero quello che erano, una scatola vuota. Ecco, sono quelle cose che ti danno un sorriso dolce e amaro e allo stesso tempo, no? Sigla!


Ah già, la prima sensazione che abbiamo è che stiamo vivendo un "more of the same", un mischione di Monkey Island 1 e 2, partendo dall'idea della versione semplice e versione completa. Vabbè. Andiamo di full motion video, e ci vediamo più tardi.


Al di là della parodia iniziale e abbastanza inutile del logo del sistema THX, dove eravamo rimasti con il finale di Monkey Island 2? Non ci sono arrivato nell'articolo originale di qualche anno fa, ma eravamo rimasti che Guybrush stava cercando Big Whoop, ovvero un tesoro che tutti dicevano essere una roba fantastica. Ma nessuno sapeva spiegare esattamente che cosa fosse.

La Voodoo Lady aveva spiegato che Big Whoop non era solo un tesoro, era un portale per un altro mondo dove Guybrush sarebbe stato sempre al sicuro dal suo eterno nemico LeChuck. Dicevamo che il finale è abbastanza surreale, come penso tutti voi sappiate che a un certo punto Guybrush ritorna bambino, dopo aver scoperto che LeChuck e suo fratello e i due, di molto ringiovaniti, si trovano in quello che pare essere un parco di divertimenti. Ha una grande consistenza, se vogliamo: Monkey Island è ispirato alla corsa di Disneyland chiamata Pirates of the Caribbean (Gilbert, per darsi un tono, dirà in seguito che in realtà si era ispirato a "Mari Stregati", un libro di Tim Powers): alla fine avrebbe molto senso pensare che i primi due giochi si svolgono in realtà nella testa di Guybrush, in un momento di escapismo da parte del protagonista, che si è immaginato, come è successo tante volte all'ex videogiocatore di essere un vero e proprio eroe invincibile, la cui nemesi è l'odiato fratello. Insomma aveva senso, no? È molto pulita, ma di certo non lasciava molto spazio a un possibile seguito.

Quindi, siccome a pensare male si fa peccato ma spesso e volentieri ci si prende, viene da dire che trovandosi un po' infognato nel nella storia Gilbert ha detto: "Sapete che c'è? Io mi levo dai coglioni, anche perché che motivo c'è nello starsi a sbattere per uscire da questo cul-de-sac narrativo in cambio di due spicci? Io piuttosto faccio giochini semplici per bambini che le mamme comprano in massa e faccio un sacco di soldi!"

quasi dai

Cioè io lo capisco il punto di vista, eh. Però dal punto di vista del me stesso giovane che voleva disperatamente Monkey Island 3, no. Questo non lo concepivo proprio. Quindi dicevamo, Big Whoop, Il grande tesoro alla fine di Monkey Island 2, si scoprirà essere un biglietto con su scritto E, ovvero il biglietto che a Disneyland ti permette di fare tutte giostre possibili, un vero e proprio tesoro. Capito? Era la conclusione perfetta, e con un po' di sforzo se ne sarebbe pure usciti, alla fine con la scusa "era tutto nella mia testa" sono riusciti pure a fare Matrix 4.

Yellow Submarine: Resurrection

Solo che Gilbert ha sempre detto che lui sapeva benissimo come avrebbe fatto il suo Monkey Island 3, ma non l'ha mai voluto dire a nessuno perché tutto sommato spera ancora che prima o poi riceverà le royalty sulla sua proprietà intellettuale. Non gli impediamo di sognare, ma a me certe dichiarazioni sembrano più che altro utili a mantenere alto il livello di venerazione di gente che come me ha atteso Monkey Island 3 per 6 anni, e che a differenza di me non ha mai visto la scatola del gioco trasformata in un contenitore per le foto.


Via, prima parte, con musichetta di rito. "The demise of the Zombie Pirate LeChuck", che viene tradotto con... "il Dono"? Ma porca puttana, CTO maledetta! Era così difficile dire "La scomparsa del pirata zombie LeChuck"? Ci voleva tanto? Che cazzo, non è un dettaglio, questo, eh!


Vabbè. Siamo all'attacco del forte dove sta il Governatore Marley, che nel frattempo si è dichiarata indirettamente a Guybrush. Dio solo sa quanto sognassi, al tempo, di origliare una rivelazione del genere, ma il meglio che riuscivo a captare, ascoltando "casualmente" quello che si dicevano le ragazze, era "L'ex videogiocatore mi sta sul cazzo." Paradossalmente non ci rimasi poi così male, almeno venivo nominato. Comunque, la scena iniziale è l'attacco del forte, dalla nave di LeChuck, con un pirata stranamente non scheletrico che sta imprecando e cannoneggiando. La sua voce è gradevole come uno sfogo al culo, ma immagino che sia per far sembrare accettabile quella di Guybrush, il cui doppiatore italiano non è citato nei crediti, perché hanno tenuto i doppiatori della versione americana. Ma è legale questo comportamento? Vaffanculo, Madrigali.


Insomma, un rapido dialogo ci fa capire che il nano in questione è Wally il Cartografo, a cui avevamo ciulato il monocolo nel precedente episodio. Ora, paradossalmente, il nano non ha il monocolo, anzi, ci vede così bene che può permettersi di tenere una benda sull'occhio. Pensavamo fosse morto quando la fortezza di Lechuc era esplosa nel secondo episodio (punto a cui non eravamo arrivati, lo so). Però va anche detto che Guybrush nel frattempo, tra Monkey Island 2 e Monkey Island 3 si è fatto sparire la barba. Archiviamo tutto sotto "sospensione dell'incredulità" e proseguiamo, continuando la tradizione in cui siamo stronzi con Wally, che nel frattempo ha speso tutti i suoi averi in coaching motivazionale degno del peggior Ennio Doris (RIP), e sta cercando di convincersi di essere un vero pirata.



Siccome nel 99,9 periodico% dei casi il coaching è una grandissima inculata, bastano due parole per far cacare sotto Wally, che si mette a frignare in maniera insopportabile, dopo aver detto una bugia bella e buona, e cioè che non è nemmeno antipatico. Eh, spiace dirlo, ma ecco, non è che sei antipatico Wally, è che fai schifo al cazzo. Approfittiamo della frignata per usare il cannone...


...e affondiamo le barchette piene di scheletri che stanno tentando l'assalto al forte. "Ehi, ti stai avvicinando, amico!" L'ho già detto che la traduzione letterale di "You're getting a little closer, pal" fa cacare? Sì? Che una volta la CTO traduceva il "that was close" con "che pelo" l'ho detto pure quello? Sì? Che quest'ultima traduzione ha senso solo guardando un porno degli anni 70 l'ho detto? Sì? Allora non ho nulla da dire su questa faccenda.


Ah, ecco, il teschio Murray, inizialmente presente solo sul demo (che per averlo mi abbassai pure a comprare "Giochi per il Mio Computer", che non aveva il gioco completo allegato ma aveva il demo in inglese. Murray è una'aggiunta alla saga che non va a pescare nel passato ed è molto divertente. Infatti volevano metterlo solo qui all'inizio, ma era così divertente che lo hanno ficcato anche in altri punti del gioco. Penso che lo abbiano infilato pure in Escape from Monkey Island (il quarto episodio) ma quello era merda malcacata.


Con lo scovolino del cannone unito all'uncino di plastica che abbiamo ciulato a Wally, ci accattiamo il braccio mancante di Murray, che è sì un pirata ma nuota coi braccioli. Viene da chiedere chi li abbia gonfiati, visto che non hanno i polmoni. La cosa mi manda talmente in bestia (pensando anche a quanto è difficile gonfiare i braccioli per bambini della Speedo, che quest'estate ho rischiato l'embolia un paio di volte) che tiro una mazzata su Murray mandandolo a fondo. 


Comunque, avete notato che bella l'interfaccia? La "verb coin", con tre azioni (mano, occhi e bocca) che compare quando si tiene cliccato su una hotspot. Ha senso, è fluido. Mi fa quasi incazzare pensare che sia stato inventato da Full Throttle, che era veramente stramerdissima e a cui ho giocato con la soluzione sottomano perché faceva così cacare che non riuscivo nemmeno a pensare. E sì che era pure facile, eh! A parte quell'enigma in cui bisognava beccare il punto esatto su un muro con cui interagire (Ciao Francesco!). Comunque, con la spada di Murray tagliamo la corda che blocca il cannone...


...e mentre LeChuck minaccia di mandare all'altro mondo Elaine perché così finalmente potrà sbunnarsela meglio. Penso che nel gergo dei maniaci sessuali frustrati che stanno tutto il giorno su internet a scambiarsi tecniche di conquista di donne immaginarie ci sia una definizione ben precisa del tirare una palla di cannone vudù all'oggetto del proprio desiderio per sbunnarsela da non-morta. Boh! Mi viene in mente la scena di Frankenstein di Mary Shelley, quando la creatura interpretata da De Niro chiede a Kenneth Branagh di sbunnarsi la sorella adottiva-fidanzata interpretata dalla pessima Helena Bonham Carter. Come si faccia a trovare sexy la Bonham Carter per me è un mistero.


Vabbè. Il rinculo della cannonata fa perdere l'equilibrio a LeChuck il quale non solo ripete l'errore di traduzione da "That was close", ma gli cade pure la palla di mano, che esplode riducendolo a un paio di stivali fumanti. Ops! L'esplosione a forma di teschio fa molto UFO: Enemy Unknown, no?


Guybrush non è morto, in tutto questo (d'altra parte non si muore in un adventure della Lucas), ma è nella barca che è cappottata. Raccogliamo tra il tesoro un sacchetto di "spiccioli di legno", che in italiano non hanno senso, ma in USA sono dei gettoni promozionali, che servono per cose tipo una birra omaggio o roba del genere, e che nei periodi di grave crisi economica (tipo la Grande Depressione) sono stati usati come moneta parallela all'interno di comunità ristretta. C'è pure il proverbio statunitense "Non accettare nichelini in legno", che vuol dire semplicemente "non farti fregare". Ignoro se questo proverbio sia stato soggetto a una revisione della durata di un secolo da parte della commissione locale per la validazione dei proverbi.


Sotto il sacchetto di spiccioli di legno ci sta un anello con diamante enorme. Siccome i diamanti tagliano, allora lo usiamo per tagliare il vetro. Ora, anche mia moglie ha un anello con diamante (non di queste dimensioni, ovviamente) ma non l'ho mai vista usarlo per tagliare qualcosa. E sì che è molto pratica (ha un coltello svizzero Victorinox che usa tantissimo) e penso che avere un attrezzo capace di tagliare ogni cosa sempre a portata di mano la renderebbe felicissima. O magari le donne, quando noi non le guardiamo, usano i diamanti per tagliare cose! Forse è per questo che i diamanti sono i migliori amici di una ragazza, no? Avrebbe senso.


Insomma, tagliamo l'oblò e Guybrush esce dall'acqua sostenuto dal salvagente, perché ricordiamo che non è capace di nuotare. "È vero quello che hai detto? Che sono l'unico uomo che hai mai amato?" Beh, va detto che nel secondo episodio Elaine sembrava odiarlo proprio Guybrush, e magari era incazzata con lui perché l'aveva trascurata allo scopo di cercare Big Whoop. Chi lo sa!


Comunque, abbiamo l'anello con diamante, trovato in giro, e Guybrush che fa? Chiede a Elaine di sposarlo porgendole la pietra. Avevo letto anni fa un articolo su come, tra le ragazze newyorkesi, ci fosse un'escalation di ostentazione di "The Rock", che non è il noto wrestler-attore di origini samoane, ma è la pietra sull'anello. Pare che un bel po' di anni fa le ragazze facessero a gara a chi aveva l'anello di fidanzamento più grosso, e pareva anche che fosse l'unica cosa che interessava loro a proposito del matrimonio. Potrebbe essere la solita stronzata dell'arcifecale ed estremamente reazionaria stampa generalista, robe come il presunto "liberal" New York Times che caga articoli su articoli scritti con l'uccello in mano da parte di "giornalisti" che auspicano vittorie elettorali di politici con l'hobby della dittatura nascondendosi dietro un velo di ipocrita preoccupazione: questo perché nel 2016 hanno scoperto magicamente che i cazzari reazionari fanno audience, e quindi improvvisamente hanno iniziato ad amarli, descrivendoli con eufemismi funambolici, e a desiderare che vincano affinché i soldi dei paywall continuino a fluire. Non so se avete presente Veep, il telefilm con Julia-Louis Dreyfus che fa la vicepresidentessa degli USA. Beh, checché ne dicano gli sfigati che si esaltano con quella stronzata di The West Wing, è quanto di più realistico ci sia a come funzionano le cose a Washington. In tutta quella carrellata di personaggi uno più spregevole dell'altro, quello che fa più cagare di tutti, moralmente parlando, è guarda caso un giornalista del Washington Post. Con questo voglio dire che Armando Iannucci è una persona molto intelligente e un ottimo osservatore e come autore è un miliardo di volte meglio del sopravvalutatissimo Aaron Sorkin.


Ho divagato, e mentre divagavo, è tornato Wally, che uno sperava fosse crepato, invece fa una battuta di cattivo gusto sul fatto che è stato sbalzato fuori grazie al fatto che non aveva la cintura di sicurezza. Pare che questo sia un riferimento al fatto che George Lucas una volta si è salvato da un incidente potenzialmente mortale proprio perché si era rotta la cintura di sicurezza. Sarà vero? Non lo sappiamo. Comunque, guastafeste come sempre, Wally fa notare a Elaine che l'anello è di seconda mano, cosa che la manda in bestia...


...e ah, sì, aveva pure una orribile, sfigurante maledizione vudù. Che parola del cazzo è "Sfigurante"? Non lo so, ma Elaine è diventata una statua d'oro. Lasciamola lì in spiaggia, che tanto non la ruba nessuno, è solo un'isola piena di pirati, e andiamo a chiedere aiuto a chi è esperto di magia...


...ovvero Murray! Per qualche ragione è finito sull'arcata d'ingresso a una nave arenata e trasformata in casa semi-galleggiante, tipo quelle che stavano su Scabb Island, e quindi si diverte a spaventarci, ma solo per poco. In realtà è piuttosto inutile: non sa un cazzo di maledizione. Bah! Entriamo nella barca...


...mmmh, bamboline vudù di carta sul pavimento! Prendiamo lo spillone e un tizio con seri problemi di prognatismo sembra sentirsi sollevato. Bene! Tiriamo pure la lingua al coccodrillo...


...non prima di esserci accattati gomme da masticare pagandole in spiccioli di legno. Intanto, signore e signori, la Voodoo Lady, che già ci ha aiutato in Monkey Island 1 (dove per un sacco di tempo avevo pensato che fosse un uomo) e in Monkey Island 2, per fare la bambola vudù del nano Largo LaGrande. 


E insomma, salta fuori che forse lasciare una statua d'oro in spiaggia, su un isola che pullula di pirati è una cattiva idea! Chi l'avrebbe mai detto?


"Che brutto che la mia fidanzata è stata trasformata in una statua d'oro" dice Guybrush. "Poteva andare peggio - dice Oprah - potevano trasformarla in un cigno magico." Pronti, amici? Tre, due, uno... Cit.! Stiamo parlando di Loom, ovviamente, e siccome sono un po' stronzo ho deciso che a Loom non ci gioco, non tanto perché sia merda (ci sono dei momenti in cui lo è, va detto, a dispetto dell'ottima idea), quanto perché tavò. Certo, la curiosità era tanta, specie in assenza di screenshot dalle fecali riviste di settore (pare che non fosse stato distribuito in italiano dall'arcifecale CTO) perché in Monkey Island 1 l'annuncio pubblicitario era comunque molto intrigante.




Arriviamo all'unico centro abitato dell'isola, Puerto Pollo, e come prima cosa vediamo un ragazzino deforme ed esoftalmico con i lineamenti piuttosto batraciani. È la parodia del classico bimbo americano che colto dallo spirito imprenditoriale apre un chiosco di limonata. Eh! Anche il giovane Kenny ha letto il famigerato Instagram "IMPRENDITOR TIPS", il quale gli ha suggerito di inculare il proprio cliente con sincerità. "Ho boccaloni senza fondo" ci dice Kenny, e si suppone che nella logica della CTO noi a "Senza fondo" associamo subito l'idea che siano profondi. E invece, sono davvero senza fondo, tant'è che c'è il buco sotto e la limonata non la riusciamo a bere. Bah! La traduzione è adattamento, amici! Lo dice il blog "Doppiaggi Italioti", mica io! Costava così tanto scrivere "Questi boccali son così grandi che non si vede il fondo!" o qualcosa del genere?


Altra usanza classica del primo Monkey Island mutuata in questo terzo episodio: le porte che ci teletrasportano da una parte all'altra della città. Non che servano a molto: basta fare doppio clic quando il cursore diventa una freccia rossa, che Guybrush taglia corto e ci veniamo teletrasportati. Molto comodo, questo. Non sono più i tempi in cui ci si pasticciava pensando allo scrolling ecco.




A Puerto Pollo, la capitale di Plunder Island, c'è un teatro, in cui ci sta un cappotto, che conferma il gusto dell'orrido degli autori del gioco Jonathan Ackley e Larry Ahern: possiamo raccogliere la forfora sul colletto e la forfora non è forfora, ma pidocchi. Urrà!


Oltre al teatro c'è un altro luogo fondamentale: i barbieri, anzi "La Costa dei Barbieri", che in inglese è un bel calembour, "The Barbery Coast", che prende il nome dalla Costa Berbera, ovvero le città del Maghreb da cui operavano i pirati del mediterraneo, i cosiddetti "Corsari Barbareschi"

"se ciò che voglio dire secondo te è falso e sbagliato, dovresti farmelo dire dimostrando così a tutti quanto io sia stupido. Ma se tu non mi fai parlare significa che temi che ciò che dico possa essere una verità scomoda e quindi mi impedisci in modo maleducato e volgare di esprimere liberamente il mio pensiero. Così facendo, coloro che ci ascoltano hanno modo di conoscere a quanta meschinità possa portare il fanatismo ideologico."

Insomma, sarebbe bastato chiamare il salone "I corsari barbiereschi" o qualcosa del genere, no? Cioè boh, 'sta cosa l'ho pensata in due minuti, veramente la CTO non poteva fare di meglio? Mi sto rendendo conto che ogni volta che parlo di un gioco della Lucasarts alla fine mi lamento sempre della CTO?




Beh, intanto mettiamo i pidocchi sul pettine del cicisbeo che sta venendo tosato, il capitano Rottingham. Il suo Barbiere si chiama Haggis McMutton e, come avrete potuto vagamente notare, è scozzese: ora, il suo accento scozzese (peraltro l'attore che lo doppia nella versione inglese è lo stesso che doppia Zio Paperone nei Ducktales originali) è stato tradotto con un accento napoletano. Devo dire che nonostante tradizionalmente lo scozzese sia associato al sardo (la spigolosità della pronuncia, e il fatto che è stato fatto dai Simpson) questo doppiaggio non è male. Spiace ignorare chi sia il doppiatore di Haggis, perché è proprio bravo. Certo, non potrei finire di parlare di questo screenshot se non dicessi che l'infima CTO ha tradotto "I'm bringing in Old Ironsides" con "Urgono provvedimenti. I vecchi cavalieri!". Che se "Old Ironsides" suppongo che sia il soprannome che Haggis ha dato al suo rasoio con cui rapa a zero Rottingham (Old Ironsides è il nome di una famosa fregata che combatté nella guerra del 1812), "I vecchi cavalieri" è una traduzione più o meno letterale, fatta male, che non fa ridere, e non vuol dire niente. Voialtri come l'avreste tradotta?



E quindi ora tocca a noi farci tagliare i capelli, e la mia deformazione professionale fa sì che mi aspetti un gioco di strategia in tempo reale. Siccome Haggis fa abbastanza cacare come barbiere e tiene l'occhio fisso sul manuale, rapidamente gli facciamo perdere il segno, così, mentre va a cercare un fermalibro, possiamo accattargli le forbici che, come ha insistito più volte, tagliano proprio tutto, e quindi supponiamo che possiamo usarle per qualcosa che non sono i capelli. Dico bene?


Un altro pirata dedito alla coiffure è Edward Van Helgen, e siccome stiamo cercando una ciurma per andare a recuperare il diamante pulito che toglie la maledizione da Elaine, iniziamo a fare la solita catena di do-ut-des per reclutarli. Van Helgen potrebbe unirsi a noi se lo sfidiamo a duello, ma per sfidarlo a duello bisogna insultarlo per bene...


*sciaff!* La sberla col guanto funziona sempre bene. In realtà era una cosa che si faceva alle elementari e alle medie quella di prendersi a sberle col guanto, perché eravamo gentiluomini. Siccome la Lucas aborre la violenza e siccome non vogliamo fare come Alexander Hamilton, per paura che la vita di Guybrush diventi un insopportabile musical, scegliamo una sfida a suon di banjo, tipo i redneck di "un tranquillo weekend di paura"...




Il duello si riduce così in una partita a Simon: Van Helgen suona un piccolo brano poi una nota singola tre o quattro volte, e noi dobbiamo ripetere la nota. Facile, perché ho ancora la memoria a breve termine che funziona, quindi vediamo di sfruttare questa capacità per passare questa parte senza alzare il culo dal divano e andare a cercare un foglietto su cui scrivere...


E insomma Eddie VanHelgen, siccome abbiamo giocato bene a Simon, ci premia facendo un assolo mica da ridere (mica da ridereT, scriveva Mauro Bossetti su TGM e tutti noi coglioni a ridere), e visto che mi sono sorbito troppe conferenze stampa pre-partita di Mihajlovic per tollerare gli eccessi di sboroneggiamento, decido di sparare al suo banjo. Bella la punta di dark humor con cui Guybrush dice che lo sparo potrebbe essere partito dalla collinetta erbosa (grassy knoll, ovvero la collinetta a lato di Dealey Plaza a Dallas da cui si è per anni dibattuto su un potenziale secondo cecchino nell'assassinio di JFK. Non che sapessi cosa voleva dire al tempo).



Comunque, Van Helgen è dei nostri, e ora tocca a Bill Tagliagole. Nome abbastanza "meh", come dicono i millennial, ma poco importa, il coglione sta succhiando una caramella dura e noi gliela facciamo andare di traverso con una pacca sulla spalla. Molto soddisfacente come mossa, specie perché detesto il rumore che era solita fare mia nonna quando è solita tenere in bocca degli enormi pastiglioni alla menta, peraltro dal sapore disgustoso, facendole rimbalzare tra un'arcata dentale e l'altra e risucchiandole sonoramente. Mia mamma che sapeva di questa mia avversione mi offriva sempre di queste caramelle chiedendomi "Vuoi una slurp?" perché il lessico familiare, quando esci dal contesto familiare, è qualcosa che ti fa uscire le palle dal buco del culo. Comunque presi da pietà per Bill T. gli diamo un'altra pacca e questo prontamente sputa la caramella, che raccogliamo.

Poco dopo.


Con le forbici ciulate a Haggis ci facciamo strada attraverso la giungla, non prima di esserci impadroniti di un fiore di ipecacuana, che è una roba che usano i bulimici per vomitare meglio...


...e prontamente ci troviamo in una situazione in cui potremmo doverlo usare, perché un anaconda ci ha appena ingoiati interi, cosa che ricorda pure il famoso "disegno del cappello" de "il piccolo principe" e devo dire che ora che sono vecchio e ho figli apprezzo molto di più di quanto non lo facessi quando ero piccolo. Ho già detto, invece, del facepalm che quel libro suscita a mia moglie per via della nota frase "l'essenziale è invisibile agli occhi" ripetuta all'inverosimile dall'arteriosclerotico prete nella cui parrocchia lei andava da ragazzina.



Ecco, l'essenziale è invisibile agli occhi, ma a tentoni troviamo un sacco di roba semidigerita nello stomaco del serpente, tra cui una caraffa di sciroppo, in cui mettiamo a macerare l'ipecacuana e via! il serpente si mette a vomitare. Dalla padella nella brace, però, anzi: dallo stomaco del serpente alle sabbie mobili. Fortuna che non si muore in un'avventura della Lucas.



Ah, marò, il Pappapisshu. Doveva fare ridere 'sta battuta? A me no. Ci avevo provato a trovarla divertente, e così aveva fatto pure il mio compagno di classe J. , che condivideva con me la passione videoludica e che ora non so che fine abbia fatto, e che conoscendo le idee che allora esplicitava, ogni tanto temo che abbia preso una strada molto brutta. Mi spiacerebbe, lo trovavo una persona buona, e che certe esternazioni fossero più che altro un riflesso di ciò che si sentiva in famiglia (immagino andassimo d'accordo perché anch'io avevo certi comportamenti odiosi spinti dallo scimmiottamento di quello che sentivo in casa e dintorni). Non lo so. Spero che sia felice, ecco, quello sì.

Più tardi. 


Con una cazzata degna di Rube Goldberg ci liberiamo pure dalle sabbie mobili e ora abbiamo pure ottenuto un pass per entrare al ristorante (niente battute sul colore del pass per entrare nei ristoranti, anche perché l'abbonamento qui è marrone). E insomma, uno degli avventori è lì che non dice un cazzo e Guybrush indossa il marsupio a tracolla, mette una maglietta della salute con su scritto PARCHEGGIATORE e comincia a chiamarlo: "OH OH CAPO OH". Il tizio è morto, in realtà, e perbacco, quanto è morto! Trattasi del protagonista di Grim Fandango, a cui a suo tempo giocai e a cui ho deciso di non rigiocare in questa sede. Non tanto perché non sia bella la storia (è ok) quanto perché temo che diventerei ancora più antipatico di quanto già non lo sia se mi lasciassi andare a ciò che penso sul metodo di controllo di quel gioco. Comunque, Grim Fandango me lo passò il mio compagno di classe J. e anche lui non ne fu pienamente soddisfatto. 



Ah sì, ecco, questo enigma ci tenevo a farvelo vedere. Per rubare il dente d'oro al capitano Barbagialla, proprietario del ristorante, dobbiamo fare le seguenti cose.

1) Dargli la caramella dura sputata da Bill Tagliagole.
2) Guardarlo mentre la mastica e si spacca il dente.
3) Dargli una gomma da masticare, e mentre sta facendo la bolla, col dente spezzato dentro, bucare la bolla.
4) Raccogliere il dente
5) Masticare un'altra gomma
6) Mettere il dente nella gomma masticata
7) Mettersi in bocca il dente spezzato appena sputato da Barbagialla con la gomma masticata e tornare a masticarla

(Tutto questo mi fa venire in mente un mio conoscente che mi raccontò di quando dovette premasticare un panino per un clochard completamente sdentato.)


Inghiottire un po' di elio da un palloncino recuperato da Big Whoop, e far volare via la gomma da masticare col dente dentro, così all'uscita Barbagialla ci perquisirà e non troverà il suo prezioso dente d'oro. Voilà! Tutto questo per fare cosa? Semplice, bisogna trovare oro su Plunder Island e mostrare così a Bill che siamo abilissimi cacciatori di tesori. Sinceramente preferivo le istruzioni di ballo del primo episodio, ma tant'è. Se avevate un languorino ora ve l'ho fatto passare.


E mò? Ah, dalla schiena di Calavera abbiamo trovato un coltello seghettato con cui, sulla collinetta erbosa, azzoppiamo un barile di rum, che va a posarsi alla base di un albero. Usandolo come esplosivo facciamo esplodere l'albero, il cui tronco va a posarsi su un altro mucchietto di tronchi. Cui prodest?



Semplice! L'albero è un albero della gomma, magari parente del famoso albero di gomma su cui Guybrush va a schiantarsi nel primo Monkey Island, risparmiandoci un'assurda scena di morte in stile Sierra. L'albero della gomma, lo dice il nome, rimbalza agilmente, e questo ci permette di lanciare il tronco più lontano di Haggis, il quale, affascinato e incuriosito dalla nostra forza, si unisce alla nostra ciurma. Oh beh, amici! Abbiamo la ciurma! Ora resta da trovare una nave, la statua e una mappa per Blood Island. Io però mi son rotto un po' i coglioni.


Per fortuna interviene una sequenza di intermezzo a fornirmi un ottimo punto di arresto. Curse of Monkey Island è paradossalmente molto più piratesco degli altri due. Sarà che a Ron Gilbert dei pirati in sé, come concetto, gliene fregava meno di zero, e i due autori di questo gioco hanno una visione diversa. Boh! Sto chiaramente dicendo cazzate, ma mi è rimasta impressa una conversazione che avevo origliato in autobus, con un giovane nerd che diceva a un altro "Sì, bello, ma si sente che non c'è la mano del maestro" ed era OVVIO che parlava di 'sto gioco. La mano del maestro, capito? Ma vaffanculo, ma ti lamenti pure?


E niente, prevedibile come l'imbarcata di gol subiti dopo che Mihajlovic fa il clown nella conferenza stampa prepartita (ultimamente di meno, si vede che gli hanno fatto capire che a fare troppo il fenomeno l'ennesimo rinnovo di contratto sull'onda del culto della personalità che si è costruito a Bologna salta), ecco che LeChuck si rigenera a partire dagli stivali fiammeggianti. Bah! Fantasma nel primo gioco, zombi nel secondo, era evidente che la terza iterazione di LeChuck doveva essere qualcosa di diverso, e infatti (spoilerino) diventerà un demone dalla barba fiammeggiante. Ora (spoilerone) alla fine di questo gioco LeChuck viene sepolto da una montagna di ghiaccio, e quindi uno dice che nel quarto episodio sarà una specie di Sub-Zero di Mortal Kombat? No, il quarto episodio fa cagare e c'è quella sesquipedale presa per i fondelli del "Monkey Kombat", che se un gioco adventure deve ricorrere a una versione smarza della morra cinese per allungare il brodo allora possiamo dichiarare il genere avventura morto, sepolto, decomposto, riesumato, cremato e le cui ceneri sono state sniffate al festino di fine anno della Xenia Edizioni. 'Fanculo! Mi è salita una certa irritazione. Intanto, prossimo gioco.

È merda? No, è un bell'adventure, la grafica è fantastica, nonostante Guybrush abbia l'aspetto di un coglione, è sicuramente migliore dello stronzetto pieno di sé che fa le faccette. La traduzione della CTO, come sempre, fa stracagarissimo (scoprire a distanza di anni che una parte del gioco molto divertente è stata tagliata perché intraducibile mi fa scendere i coglioni sotto il livello del mare) ma questo lo sappiamo. Alla fine, so di bestemmiare per alcuni ma da un certo punto di vista lo preferisco al secondo episodio. Il primo no, resta il migliore, per me. E devo dire che un po' mi dispiace averci smesso di giocare così presto. Parlo del primo episodio, eh, non del terzo. Però non è merda.
Ci rigiocheresti? No, perché so che arriverei alla parte arcade e mi irriterei molto.


10 commenti:

  1. Non so se mi riempie più di disgusto e di apprensione (grazie CTO) l'aver ripescato fuori "roba da ridereT" o per aver citato Doppiaggi Italioti ma non il sottoscritto, quel poro coglione che scava nel torbido alla ricerca del perché la tale famigerata sequenza sia stata epurata. O meglio, il come, più che il perché, tanto quello non si sapra mai.

    Vabbè vabbè...

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    1. Eh ma io sono ignorante e della tua ricerca su questo deplorevole fancazzismo mica lo sapevo. Ti chiedo scusa, e se può essere di consolazione nell'articolo di lunedì prossimo ti menziono ringraziandoti

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    2. Vabbè vabbè dai per stavolta ti perdono. Ovviamente mi aspetto anche un dovuto e approfondito articolo su X-Rom (io ho già dato, ci manca pure che dovessi giocarci più di mezz'ora...)

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  2. Non ho capito se c'è un riferimento incrociato, ma il tipo con i soldi è Tim Schafer e non Gilbert. Comunque sticazzi eh

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    1. Il sottotitolo "quasi dai" era per dire che non era proprio lui ma quasi

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  3. Comunque le perizie calligrafiche sono pseudoscienza, questo è doverso dirlo.

    Per quanto riguarda le avventure della Lucas, è vero che le fecali riviste le pompavano oltremodo, è vero che avevamo un'adorazione dei "pazzi della Lucas" proprio per questo, ma bisogna ricordare che almeno con i primi 2 Monkey Island ci siamo divertiti davvero. Adesso non lo troviamo divertente per due motivi: il primo è che ora è un umorismo ormai sorpassato per una mera questione di tempo: dopo tanti anni in tanti lo hanno copiato e lo abbiamo già visto/sentito tante volte e dunque annoia. Il secondo è che era un tipo di umorismo per ragazzini, per bambini grandi direi, era quell'umorismo dell'improbabile, della sorpresa, dell'ellissi e dell'inversione dei ruoli. Ai ragazzini piace, inverte le regole del mondo adulto. La faccina di Guybrush che si guarda intorno diventa una cosa buffa, quasi da bambini, ma è appropriata a quel tipo di umorismo. Diciamo che tra gli 8 e i 16 anni ti diverti, con un picco sui 12-14. Poi magari per un paio d'anni dopo continui a "trovarlo divertente" perché ti ricorda il divertimento passato. Quindi il pollo con la carrucola e il cane nella giacca ci stanno tutti, quando il target è il ragazzino 12-14enne. Non sarei così aspro. Più che altro, a 18 anni leggere "combatti come un contadino", "appropriato, tu combatti come una mucca" non fa più ridere. Son giochi da ragazzini, secondo me è questo il nodo centrale della questione per fare pace con le avventure Lucas.

    Se oltre la scatola di Monkey 3 hai anche il CD originale e il manuale, se lo rivendi su eBay ci racimoli qualche bel soldo da qualche collezionista, dato che tra i retrogamer ci sono vari professionisti ben stipendiati che pagherebbero oro per fare un tuffo nel passato. Anche la scatola da sola secondo me la riesci a vendere per una cifra che vale l'incomodo.

    buone feste a te e famiglia, caro exvideogiocatore

    Il solito anonimo amighista

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    1. Temo che il manualetto (che alla fine erano quattro pagine pinzate) sia andato perduto. Pazienza, alla fine ho lasciato la scatola dov'era. Sono d'accordo con te su come cambino i tempi (ovviamente) e su come cercare di rivivere le stesse identiche cose per essere felici come allora sia un'inutile e dannosa forzatura. Chissà, magari in questi 5 anni a mostrare questa evidenza a qualcuno ci sono riuscito.

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  4. post scriptum: quando dicevo che le perizie calligrafiche sono pseudoscienza intendevo quelle perizie che pretendono di descrivere tratti psicologici a partire dalla scrittura. Invece quelle utilizzate nei tribunali per stabilire se una certa cosa è stata scritta da una certa persona basandosi su esempi di altre cose scritte di quella persona, quello invece funziona se fatto da persone competenti.

    il solito anonimo amighista

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  5. Non credevo avresti mai recensito questo gioco, in fin dei conti fin "troppo" recente rispetto a tutto il resto della merda che ho visto nel blog. I primi due episodi mi piacquero parecchio ma dopo ben 6 anni dal secondo episodio, i miei gusti erano cambiati e con essi anche la mia visione del mondo. Della Lucas e le sue "fantastiche" avventure grafiche non me ne fregava quasi più nulla. Come tanti altri ero stato però plagiato da quelle cazzo di riviste, mi avevano talmente fatto il lavaggio del cervello che sentivo l'obbligo morale di giocarci. Alla fine un amico mi copiò il ciddì e ci giocai. Si tratta del canto del cigno di un genere che era già ridotto in cenere. Bella grafica, enigmi mai banali, c'è una certa dose di "già visto", un bel gioco a mio avviso uscito fuori tempo massimo. Fosse stato il 93 avrebbe venduto 10 volte tanto.

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  6. "Old Ironsides": Corazzata Potëmkin.

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