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lunedì 19 aprile 2021

Inca

Tra le cose che più mi mettevano tristezza di quando ero più giovane c'era il momento fiere autunnali del Vecchio Paese e del relativo circondario. Questo succedeva perché in genere l'autunno è il periodo in cui ricomincia la scuola, e nonostante a scuola me la cavassi, non ero proprio entusiasta dell'idea di alzarmi presto per andare a rompermi i coglioni in un'aula. Peggio ancora, al momento in cui ero in piena fase REM puntualmente arriva mia nonna che, trasudando odio come sempre, mi diceva di scattare e di muovermi che chi dorme non piglia pesci eccetera eccetera. 

Vaffanculo.


Dicevo: le fiere di paese di per sé sono eventi molto molto deprimente. Io capisco la buona fede delle Proloco dei vari comuni piccoli come il VP per cercare  di interrompere un po' a monotonia di quello che era de facto un dormitorio, però i mezzi erano quello che erano.


C'erano le giostre con il calcinculo (su cui io non sono mai andato perché una volta sembra che un bimbo fosse caduto con le conseguenze che immaginate) c'erano gli stand con le attività economiche locali (con un'unica eccezione, du'palle), c'erano le bancarelle con con i vestiti usati. Un classico, questi ultimi, ci avete presente come negli anni 90 tutti avessero una camiciona dell'esercito tedesco, no? Ci cascai pure io, e ricordo che frugando nel cestone di questi residuati militari c'era una camicia che aveva chiaramente delle chiazze di sfaccimm' sopra. Ach du lieber Himmel.

Quello di cui voglio parlare oggi era un fondamento di ogni fiera di paese del circondario: il gruppetto di 4 peruviani che suonavano il flauto di Pan. Non era neanche brutta la musica che facevano, eh! Intendiamoci non bella al punto da convincermi a comprare le loro musicassette. Ma insomma si impegnavano, ce la mettevano tutta. A ben pensarci forse una volta avevo acquistato un flauto di Pan (senza chiazze equivoche, s'intende) da portare in classe per Educazione Musicale. Ero alle medie, e forte della mia preparazione sul pianoforte ero praticamente l'assistente/turnista dell'esauritissima professoressa. Ma questa è un'altra storia. Dicevamo, i peruviani della fiera.

questa è una foto di stock non scattata al Vecchio Paese


Poveretti poi, io li chiamo peruviani, tutti li chiamano "i peruviani" ma non ho mai verificato esattamente da dove venissero, magari potevano essere dei Pueblos nordamericani, chi lo sa? Di fatto, facevano il loro lavoro, mi facevano sentire figo quando riconoscevo El Condor Pasa, erano molto gentili e l'unica cosa che non mi faceva impazzire di tutto questo era che la loro musica si sovrapponesse all'improvvisato piano bar attaccato alla bancarella del gnocco fritto, il quale faceva lisci e classici degli anni 80 pochi isolati più in là.

E questo per un certo periodo della mia vita è stato tutto ciò che sapevo sugli Incas. Questo, e ovviamente il gioco di oggi che, essendo della francese Coktel Vision, era distribuito dalla CTO di Zola Predosa. E quindi la versione economica in cd-rom (la famosa "edicola di CTO" con copertina bianca) veniva venduta all'unico stand della fiera interessante, quello del negozio di computer (e ovviamente di videogiochi).

Questo è il seguito. Essendo qualche anno prima del duemila, non te lo tiravano dietro per sole 9.900 lire


Io non lo comprai perché avevo un limite alla decenza. Ma un mio compagno di classe lo prese. In versione CD, credo. O erano dischetti? O era la versione dischetti in un CD pieno di roba "semi-legale"? Non ricordo, perdonatemi. Penso fosse CD dal momento che glielo restituii senza tenerlo. O forse ero già giunto a un punto in cui potevo permettermi di non tenere sul disco fisso ogni singolo gioco che mi capitava sottomano. Oppure avevo poco spazio su disco fisso. Ammetto che le mie memorie sono molto annebbiate. 

Ora ovviamente come da grande tradizione del blog dell'ex videogiocatore, sono a chiedermi: "era veramente così dimenticabile il gioco di oggi?" Oppure la mia avversione ad esso viene dal fatto che ad Inca associavo i peruviani delle fiere e quindi per associazione mi veniva addosso una grande depressione?

Oppure semplicemente lo associo alla persona che mi aveva passato il gioco, che molto probabilmente lo aveva ricevuto per via di un autocompiaciuto orientamento politico familiare, per cui in quel periodo era obbligatorio appassionarsi a tutto ciò che era sudamericano, tribale, world music, intillimani eccetera eccetera?

Non lo so! Di certo so una cosa: essendo questo un gioco della Coktel Vision sarà talmente acido che alla fine della partita di oggi molto probabilmente mi troverò con una forte emicrania, quindi stringiamo i denti, mandiamo giù il Brufen e via che si parte. Sigla!
 

Coktel Vision presents! Laaaake... Tit....ah! 'Sto font fa abbastanza cagare, ma sono i soliti francesi che con la massima faccia di tolla pisciano sopra gli standard, in questo caso gli standard di estetica tipografica. Bravi ragazzi, così si fa! D'altra parte l'Esagono è la terra del Minitel e dei fanali gialli, del SECAM e di tante altre originalità. Bene così!

Chupez

Comunque, forte del fatto che so come si chiama questo gioco e del fatto che pure un po' di cultura ce l'ho, la scritta dice che siamo sul lago Titicaca, il cui nome non solo fa molto ridere ma è anche un bel riferimento al cartone "Saludos Amigos" in cui Paperino mastica foglie di coca per farsi passare il mal di montagna.


Quando Kon Tiki Viracocha, il dio supremo degli incas, creò la nostra civiltà, sapeva già... Inti (dov'è la preposizione relativa? Boh), il nostro sole non avrebbe brillato per molto tempo su Tawantynsuyu, i quattro quartieri dell'impero. Non ho idea di che cosa voglia dire tutto questo. In realtà ne ho idea, o meglio ho idea che non ne ho idea perché di storia inca ne so ben poco. So che un imperatore si chiamava "Topa Inca" in un bellissimo libro di storia illustrato da Tony Wolf, e la cosa mi faceva molto ridere perché essendo io un gran teorico sapevo che la topa era la vagina (lo avevo scoperto con il dizionario dei sinonimi e contrari dell'elaboratore di testi di Works)


Di fatto, essendo questo gioco tradotto dalla CTO della Zola Predosa, l'italiano è incomprensibile. Ci sono stati disastri su disastri, terremoti e infine quei casi di spagnoli con le loro barbe e i loro parka verdi come le camicie militari tedesche (senza schizzi equivoci, speriamo), e il loro mullet perché negli anni 90 tutti gli sfattoni ci avevano la fascinazione per i paesi baschi (in alternativa alla world music andina). Si nota che ho perso il filo del discorso? Sì, sticazzi. Di fatto c'è una profezYAHAHAHAHHWWWWWHHHN


Arriverà l'El Dorado, l'Eletto (che due coglioni), diventerà il nuovo Inca (Inca; oltre a essere il nome del popolo, è anche il titolo del re,capisco) "E così.... una nuova era comincerà per l'uomo". 'Sta frase l'avevo vista su uno screenshot presente sulla fecale PC Action e mi aveva impressionato tantissimo, anche per via della grafica che è oggettivamente molto bella, con quei colori virati. 


Peccato solo che Inti, il nostro sole addormentato, sia un po' schiacciato ai poli, ma è il problema comune alla risoluzione 320x200: i pixel presenti sui monitor CRT 4:3 sono stiracchiati, quindi bisogna fare così per vedere il sole tondo sul vecchio computer. Dosbox permetterebbe di stiracchiare via software i pixel, ma l'effetto è veramente una merda, e quindi dovendo scegliere, scelgo il male minore (e prima che me lo facciate notare, gli shader sono roba da fighetti). Intanto, il vecchio di merda continua a menarci il tarello per dire che ora può abbandonare questo involucro di pelle, diventare APU (Accelerated Processing Unit? Administration PUblique?) e guidarci dall'aldilà quando l'Eletto cioè noi si risveglierà per riaccendere Inti. Non ci avete capito un cazzo? State a guardare.


E hop! AAAAH! Il vecchiaccio si decompone rapidamente trasformandosi in una vecchietta che girava spesso per i giardinetti di fronte a casa dei miei, e io la chiamavo "la donna teschio" perché effetivamente le mancava un pezzo di naso e il resto non è che fosse in ottime condizioni. Mi faceva una paura atroce. Ripenso a quel film di merda per emo piagnucolanti coi probbbblemi che è Donnie Darko che si spaventava con la gattara che aveva chiamato "nonna morte" e mi dico "dilettanti". 


AH PUTTANA LA MISERIA, già i giochi Coktel Vision sono lisergici, aggiungeteci che gli incas masticavano foglie di coca per tenere meglio la montagna, aggiungeteci pure che è il 1992 e l'effetto speciale morphing è visto come il futuro, ma la testa del vecchietto rinsecchito che si trasforma in un flauto di pan verde acido proprio non me l'aspettavo. Vè che belle però le Ande virate a giallo spento, no?


Alla fine lo sospettavo che le linee di Nazca fossero piste di decollo per astronavi. Che le astronavi avessero la forma di strumenti musicali, ecco, quello mi coglie già di più di sorpresa.


Il Vecchio di Merda, nel frattempo rigeneratosi in un distinto signore, è Huayna Capac, terzo imperatore inca che estese l'impero andino fino quasi all'Antartide, interpretato da tale Alberto Quintanilla, che uno dice "ah, hanno preso il peruviano che suonava il flauto sotto la sede della Coktel Vision" Invece no! Alberto Quintanilla è un artista peruviano la cui opera è ispirata all'estetica inca, e molto probabilmente ha fatto pure da consulente ai grafici della Coktel per il gioco. Beh, hanno fatto i compiti. Yasmine Moira è la giovane Aclla, e a questo punto viene da dire che i compiti non li hanno poi fatti più di tanto visto che se la fanciulla ha un nome (e una faccia) andina, allora io ho un'eredità di mio padre il re della Nigeria che devo sbloccare con il vostro aiuto (poi vi comunico le coordinate bancarie in cui mettere i vostri 10.000€). A proposito della giovane Aclla, leggo che le Aclla sono le vestali dell'impero Inca, con l'obbligo di castità, pena la morte. Se la la signorina Moira dovesse essere il nostro love interest, teniamoci pronti tutti a sollevare il ditino dicendo "actually". Dopodiché abbiamo il cattivo conquistador Aguirre, che è interpretato da tale Ivan Bond, che è autocompiaciutissimo di quello che probabilmente è un nome d'arte. In tutto questo...


...Io sono El Dorado, che non è il paese del Bengodi che cercavano i conquistadores, ma è un indio ricoperto d'oro che fece venire una poderosa erezione a tutti i compro oro dell'impero spagnolo. Sarà, ma la il nostro alter ego ha veramente una faccia di merda, ecco. Intanto, TITOLO!


Mi sanguinano le palle degli occhi a leggere 'sto font ma "Synthetic 3D Images" per dire rendering è molto naif. Che teneri. Gilles Douieb invece merita il nostro plauso perché le musiche di 'sto gioco sono proprio belline. 


Ahh, il film interattivo, la chimera! l'El Dorado di tutta la produzione videoludica che aspirava alla multimedialità! Erano tempi, senza dubbio, molto più ingenui, videoludicamente parlando. 


Ci risvegliamo in un luogo molto inquietante. El Dorado ha una faccia da chi si è allenato per mesi, otto ore al giorno, per il torneo pan-americano di masturbazione, e invece no, abbiamo dormito per 500 anni e ci siamo svegliati su un asteroide in mezzo al nulla spaziale. Si vede che Yannick Chosse prima di mettersi al pc a creare il gioco, ha acceso il bollitore con un po' di foglie di ayahuasca dentro per prepararsi una bella tazzona di trip, eh?


Già la prima cosa con cui ci rompe i coglioni Huayna Capac è chiederci se siamo l'Eletto. Maronn, che ne so, ho dormito 500 anni, fatemi vedere gli exit poll almeno, no? 


Da qualche altra parte dell'universo, peraltro, c'è un altro Me che sta cercando la stessa cosa che cerco io. Già, cosa? Boh! Nel gioco non lo dice, ma siccome io sono stronzo sono andato a dare un'occhiata in giro per internet, e trattasi del solito "McGuffin", ovvero di vari gioielli che ci danno il potere di essere di nuovo l'imperatore Inca. 


"Stai molto attento, dice Quintanilla, i suoi poteri sono immensi, sa della tua esistenza e ti sta già cercando." Si riferisce all'altro me? Credevo che il nemico fosse Aguirre, che non è che somigli tanto a El Dorado, no? "Ma forse io parlo troppo" dice Huayna Capac, ed El Dorado con la sua faccia da coglione non dice niente in un bel display di silenzio-assenso.


"Il cuore del guerriero batte col ritmo di tamburi - continua Huayna - ma resta sordo alle parole del saggio". Oh, fottiti, vecchio, la finiamo con la storia che l'età avanzata garantisce automaticamente saggezza? Mi fai dare ragione al motto di Salvatore Aranzulla, che è "l'età non pregiudica la conoscenza, falso colui che non crede nella gioventù" che detto così ha un retrogusto vagamente fascista ma tant'è: la principale differenza tra i reazionari di facebook e i fascisti originali è la venerazione feticista della vecchiaia per i primi e della gioventù per i secondi. Come sono arrivato a parlare di 'sta roba? Non lo so, però alla fine è spiegato pure qui cosa dobbiamo fare: andare su un pianeta e trovare la gemma per controllare il tempo. Bene! Mi sentivo un po' a disagio ad avere l'obiettivo del gioco scritto solo sul manuale.


"Va e mostrami il tuo valore" dice Huanya, che cinquecento anni fa si è seccato e si è trasformato in flauto di Pan per portare in giro per l'universo gli artefatti del potere inca, in modo che non finissero in mano agli spagnoli. Cinquecento anni fa, eh? Dunque ricostruiamo il fatto che il gioco di oggi è ambientato nel 2048. Vediamo se tra 27 anni al posto degli schermi ci sono delle palle d'oro.


Ah, inizia la parte interativa, finalmente! Andando a destra della palla abbiamo un bassorilievo con un flauto di pan che possiamo pasticciare (credo, ma dico credo, che sia il modo per inserire le password tra un livello e l'altro, visto che non si può salvare il gioco). C'è pure il juke box per ascoltare le musiche, che sono sicuro che su youtube si trovino senza problemi (e non voglio avere sbattimenti di eventuale copyright)


Passata la statua raffigurante un Tumi (un coltello rituale con la lama a mezzaluna) che evidentemente manca di tre gemme, ci spostiamo ulteriormente a sinistra, dove ci sono due tizi pelati che si sfregano voluttuosamente le tette. Porno precolombiano? Clicchiamo subito! 


No, è l'enciclopedia del gioco. Beh, bello! Ritorno sul fatto che hanno fatto i loro compiti. Sì, mi sembra proprio di vederceli, i ragazzi della Coktel, che tra un giochino educativo, un episodio di Gobliins (lo so, devo ancora rigiocarci), un adventure senza senso e un pruriginoso gioco con fugaci visualizzazioni di tette, abbiano letto un libro sugli incas e abbiano detto "C'est du tonnerre ça, trop cool, j'le kiffe grave!" e ci abbiano fatto un gioco.


Apriamo una porta e - taaac! Parte l'animazione di un'astronave a forma ti Tumi che vola via da un asteroide con accluse linee di Nazca. Fa un po' Wing Commander, no? Certo! nei primi anni 90 Wing Commander era le toptoptop, e chiaramente in un overdose di cool fomentata dall'ayahuasca, gli sviluppatori hanno deciso di fare un pinzimonio di tutto ciò che c'era di più sborone al tempo e metterlo assieme...


...ottenendo un simulatore di volo a tema inca. Ora, 'sto gioco ha un'interfaccia che è un capibara attaccato alle palle, specialmente se si usa il touchpad. Ma d'altra parte, il touchpad non so manco se esistesse nel 1992, quindi ci sta, dai. Usando un mouse normale, va già meglio, peccato il dover tener premuto il tasto destro per mandare avanti la baracca, altrimenti si ferma...


...e con gli asteroidi che ci arrivano contro il nostro faccione dorato non è propriamente piacevole come esperienza. Fortunatamente possiamo pure spararci, ma insomma, il controllo è quello che è.


Poco dopo, il campo di asteroidi è bello che superato e ci avviciniamo al pianeta che, effettivamente, si fa sempre più pixelato.


Giustamente, per entrare nell'atmosfera, il tumi volante mette su uno scudo termico, e in un attimo ci troviamo in un isolato canyon supertecnologico sul pianeta, che è una cosa estremamente francese, se penso a un altro gioco della terra dell'Esagono, e lo pensereste anche voi se ci avessi già rigiocato a quel gioco. Quel gioco è Captain Blood, e pur non parlando di Incas pure quello è stato fatto sotto l'influsso di erbette mistiche.


No, ok, voi direte che è una scopiazzatura del primo Star Wars: astronavi che vanno in mezzo a un fosso meccanico? Que la force soit avec nous! Voi lo sapevate che Darth Vader si chiama Dark Vador in francese? E che la Morte nera si chiama L'étoile noire? e che il Millennium Falcon (che non è molto dissimile dal nostro Tumi) si chiama Le Millennium Condor? Questo piccolo trivia è per dire che ogni declinazione della cultura pop ha i suoi tic verbali, o meglio lo aveva quando non era il mostro di Burbank a decidere degli adattamenti. E il primo stronzo che prova a dire "gianfransuà" lo faccio inculare dal mio cane. Non ho un cane, ma potrei prenderlo in prestito all'uopo.


Vabbè, qui siamo in questo fossato lungo lungo e siamo inseguiti non dai caccia TIE ma da delle astronavine abbastanza generiche con a bordo dei conquistadores con armatura dell'epoca. Nel presunto 2048? Che vi devo dire! Tvtropes descrive l'ambientazione di questo gioco come "Acronica" e suona molto compiaciuto, ma mi piace.


Ecco, acronico o no, lo scopo di questo livello è quello di arrivare primo alla fine del tunnel (si vede la nostra posizione nella barra sopra) senza venire abbattuto (sono i pallini blu nella circonferenza esterna dei comandi del Tumi). Se ciò non dovesse accadere, perdiamo una vita, nella nostra mente Huayna Capa ci fa la reprimenda, e poi ricominciamo il livello. Notate che essendo tutto prerenderizzato, lo sbandamento del Tumi è deciso dal gioco: noi muoviamo solo il puntatore a forma di V rovesciata.

Poco dopo!


Taac! Per parafrasare una frase pronunciata da Athaualpa a Pizarro, "Qecha onqoywan kashani.". Di fatto, vinciamo la corsa con gli pseudo-TIE dei conquistadores e ci infiliamo in un cunicolo che ci porta.... dove? Al centro del pianeta? Dall'altro lato? Boh.



Di certo, ci porta a una sezione adventure! Puttana miseria, nel calderone ci hanno versato veramente tutto, eh? Il tipico adventure con enigmi senza senso della Coktel Vision, tipo Ween the Prophecy, a cui avrò giocato un totale di 45 secondi, prima di avere una vaga sensazione di come possa essere l'esperienza di mettere l'uccello sotto uno schiacciasassi.


Vabbè! Pestolando coi pulsanti del Millennium Condor, apriamo tre scompartimenti in cui ci sono tre biglie colorate. Proviamo a interagire un po' alla cazzo di coyote mettendo le palle in buchi sferiformi, e le voci nella nostra testa dorata dicono "No, el Dorado". Perché la logica è un'opinione. No?


Insomma, a forza di toccare qualsiasi cosa (mi raccomando, lavatevi le mani dopo!) riusciamo a cambiare un piastrellone in modo che completi le linee del geoglifo. Allora sì, ora che il geoglifo è completo, che El Dorado può infilare le palle nei buchi, con in sottofondo Huayna Capac che ci fa le sue pippe mentali. Urrà!


Finite le pippe mentali, compare un tumi. Un altro? Che ci facciamo la collezione tipo Miracle Blade? Vabbè, mettiamoci in tasca il tumi stando attenti a non farci la vasectomia con sfumatura alta, e apriamo la porta...


...e parte un'altra sezione arcade. Un labirinto (dù palle!) con sparatutto stile lightgun, ma senza la pistola da puntare allo schermo e con un orrido puntatore del mouse a forma di tumi (ancora) che si muove alle velocità con cui i lanciatori di bagagli in aeroporto mettono le tue valigie sul nastro quando hai fretta! Bellissimo! una cosa che mi riconcilia con l'idea di essere preso a calci nelle palle.


Bello che anche questi cosplayer di conquistadores arrossiscono sempre di più ogni volta che li colpisco, per poi dissolversi in un effetto speciale che ricorda tanto i videogiochi visti dalla lente dei cartoni animati che parlavano di videogiochi. Non so se mi spiego. Ma forse la cosa che più mi dà fastidio sono i proiettili sparati dagli sgherri di Aguirre: non so se sia il pixelaggio o la lentezza, o il fatto che sparandoci contro non si capisce se gli arrivano le sberle o no, ma insomma, mi sono rotto i coglioni.


E di lì a poco, El Dorado perde un'altra vita. 

Più tardi.


El Dorado perde tutte le vite, e Huayna Capac, dalla comodità della sua bolla dorata, esprime la sua delusione. Forse non eri tu l'Eletto, dice. E a questo punto possiamo decidere di implorare un'altra possibilità o di chiedere un po' di riposo. E porca miseria, vi giuro che non volevo, mi è partito il clic sulla parte in cui si implora di riprovare. E questo significa che il gioco ricomincia, ma io ovviamente non sono d'accordo. Ah uei ciò! A questo punto, direi che possiamo chiuderla ma non prima di essermi autocongratulato per non aver fatto battute tra El Dorado e la marca di gelati che comprendeva il biscotto con le battute che non facevano ridere, nonché il montessoriano strumento di educazione alla fellatio chiamato "Calippo". Vedete che si può fare un blog serio a cadenza settimanale senza ricorrere a questi trucchetti? Prossimo gioco!

È merda? Sì: visivamente e sonoramente è bellissimo, come molti giochi della Coktel Vision, ma allo stesso tempo è completamente ingiocabile, come molti giochi della Coktel Vision. Ora che siamo tutti adulti e ben abituati e il "wow-factor" non ci viene certo dalla bella grafica in VGA, il valore aggiunto è inesistente. Anzi, è negativo visto il male ai coglioni che mi ritrovo ora.
Ci rigiocheresti? No, piuttosto torno al Vecchio Paese e ricerco quel libro di storia con Topa Inca.
1992. Gioco più bello di sempre? No!

5 commenti:

  1. I suonatori peruviani è probabile che fossero i Takillakta del Perù. Almeno al mio vecchiopaese, che dista meno di 40 km dal tuo, venivano loro. Comprai anche una cassetta, non era male da usare come sottofondo mentre facevi altro.

    solito anonimo amighista

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    1. Vorrei poterti dire "cazzo hai ragione! erano proprio loro!" ma la mia memoria non funziona così bene, però ti credo sulla fiducia e quindi darò per assodato che i peruviani che venivano a suonare alla fiera del V.P. fossero loro. Ma quindi possiamo considerarci vicini di casa?

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    2. sì credo che possiamo considerarci vicini di casa. Ho anche parenti bolognesi, da giovane andavo spesso a fare balotta a Bologna, anche se nel tuo vecchio paese sono solo passato in macchina. Come si dice a Bologna? Che bazza ! No ?

      solito anonimo amighista

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  2. lo vidi parecchio publicizzato nelle fecali riviste, ma non ebbi mai l'occasione di giocarci. Mi feci di quei sogni su sto gioco, che restarono tali per anni. Ora, dopo tutto questo tempo mi rendo conto che non ho perso proprio nulla, anzi forse ho solo risparmiato tempo, visto che appunto non c'ho mai giocato.

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    1. Dovrei cambiare il motto di questo blog in "Gioco ai giochi di merda così non dovete giocarci voi". Un po' tipo servizio alla comunità.

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