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lunedì 12 marzo 2018

Reach for the Skies

Let us therefore brace ourselves to our duties, and so bear ourselves, that if the British Empire and its Commonwealth last for a thousand years, men will still say, "This was their finest hour".

-Winston Churchill

Bellissima frase, bellissimo discorso, ma estremamente pericoloso: se dichiari che la tua ora migliore è nel 1940, vuol dire che da allora è tutto quanto in discesa. È un problema riscontrabile nella cosiddetta "Sindrome dell'impostore": quando ottieni qualcosa di grande e di bello, la tua autostima crolla, perché pensi che tutto ciò sia dovuto solamente a una botta di culo, e che quindi non sarai in grado di ripetere il numero. Così come l'effetto Dunning-Kruger fa sì che gli idioti si credano superesperti di tutto, questa sindrome fa sì che le persone abili ed esperte si credano degli idioti perennemente impreparati.

Immagine utilissima per  le vostre produttive discussioni su twitter.



Paradossale, vero? Eppure lo stesso Freud disse che "il conseguimento di un obiettivo è l'inizio di una bella nevrosi". Non si riferiva solo a questo, ovviamente: spesso sono gli obiettivi che ci diamo a definirci, e senza obiettivi ci sentiamo persi: ma io mi permetto di aggiungere che una volta raggiunto l'obiettivo, dobbiamo trovarne subito un altro, e trovarsi di nuovo di fronte al foglio bianco è qualcosa che ci spaventa, perché temiamo il confronto con noi stessi (ho già parlato di questo argomento in questo articolo). 

Ma insomma, è andata davvero così? Non risponderò direttamente, ma basta sentire i cori degli hooligan inglesi durante una qualsiasi partita Germania - Inghilterra: sempre il riferimento al fatto che sì, i tedeschi avranno vinto quattro campionati del mondo contro uno (peraltro taroccato ed organizzato a casa) ma gli inglesi hanno vinto due guerre (di cui l'ultima è finita più di 70 anni fa). 

E l'unico mondiale gli inglesi l'hanno pure vinto con un gol inesistente
E quindi capirete che in un blog antinostalgista come il mio questo atteggiamento non mi piace. Intendiamoci, anch'io soprattutto da piccolo, quando ero affascinato dalla Seconda Guerra Mondiale da un punto di vista storico, ero rimasto coinvolto dalla narrativa sul coraggio britannico, la cosiddetta "stiff upper lip", l'aplomb che faceva sì che gli inglesi, popolo coraggioso, sopportassero le atrocità della guerra con un'invidiabile compostezza. E quindi abbiamo i sostenitori della Brexit che propongono che il film "Dunkirk" venga proiettato d'obbligo in tutte le scuole, perché, pur nella disfatta, celebra il glorioso spirito britannico che rende il popolo inglese superiore al resto del mondo. Oppure abbiamo scene dal film "The Imitation Game", in cui a Londra, durante il Blitz, la popolazione si reca silenziosa e composta nei rifugi, tutti con le loro giacche di tweed scozzese (che potrebbero o non potrebbero essere state acquistate da De Paz) a bere il té mentre le luci si affievoliscono per via delle bombe. 

Paletò "Beaton" in lana Shetland, in offerta a solo 530 euro in via Ugo Bassi

Poi succede che con gli inglesi ci inizio a lavorare e tutti gli inglesi che conosco, dagli alti dirigenti fino ai più bassi travet, trattano i non inglesi con la supponenza e l'arroganza passivo-aggressiva tipica di chi ritiene che il proprio interlocutore sia una merda malcacata. Il fatto che un inglese, quando parla con un non-inglese  utilizzi espressioni idiomatiche e marchi il proprio accento in modo da risultare più difficile da comprendere, è il perfetto esempio di chi si ritiene superiore, anche quando non ha nulla di intelligente da dire. L'unica cosa che ammiro agli inglesi, a livello di popolo, è proprio il non essere caduti vittima della Sindrome dell'Impostore in seguito alla loro "ora migliore".

Poi succede che vado in vacanza a Maiorca e la gente mi dice "Stai lontano da Magaluf, è piena di inglesi!" e io incuriosito cerco su Google Images "British tourists Magaluf" e trovo questo:

Va detto che a Magaluf fa troppo caldo per il tweed
E dunque, la compostezza? E l'aplomb? Their finest hour, senza dubbio, perché da allora è tutto quanto precipitato. Ma oh, abbiamo avuto la nostra finest hour quindi statevene zitti che senza di noi parlereste tutti tedesco. 
Se, vabbè
Indipendentemente dal giudizio che si possa avere sull'esercito e sul popolo britannico durante la Seconda Guerra Mondiale, nulla giustifica la maleducazione e l'arroganza. Sigla!


Il gioco di oggi (che peraltro mi fu regalato originale) comincia con uno slideshow di foto d'epoca virate a "seppia". La prima schermata ritrae un Winston Churchill molto pensoso, mentre in sottofondo il PC Speaker, servendosi di una tecnologia simile al RealSound™ (di cui ormai tutti siete a conoscenza) riproduce un imitatore dello stesso Churchill che pronuncia un altro pezzo del discorso citato a inizio articolo: "The Battle of France is OVUAH, and the Battle of Britain is ABAUT ... TUBEGIN". L'enfasi sulla pessima imitazione è mia, ma nel 1993 non è che stessi a sindacarci sopra. Il gioco si basava sulla storia, e sullo schermo del PC vedevo documenti storici. Era bellissimo.


Le ombre di minacciosissimi Heinkel 111 sorvolano le Isole Britanniche in sottofondo si sentono le sirene dei bombardamenti imminenti. Feci vedere questa presentazione a mia nonna, che come avevo detto in altri articoli, spesso mi raccontava le storie di guerra, dicendomi quanto terrore le mettessero le sirene che annunciavano l'arrivo delle Fortezze Volanti. Forse, sadicamente, mi immaginavo che il suono delle sirene le facesse rivivere lo shock. La sua reazione fu di totale menefreghismo. Per quanto ci provassi, non riuscivo a connettermi con i miei parenti sull'argomento videogiochi. E d'altra parte questo luogo di escapismo era solo mio, e loro non osavano metterci piede.


Il suono di sottofondo era quello di una centralinista che dispacciava gli ordini. Guardando bene ora la foto, la cartina della Gran Bretagna sullo sfondo mi pare photoshoppata. O no?


Ecco, e qui a questo punto già allora mi giravano un po' i maroni: in sottofondo la voce di quello che probabilmente era un programmatore della Rowan urlava "SQUODRON! SCRÈMBOL!" che è ridicolo associare a questa foto, lo scramble è l'ordine di un decollo rapido, in emergenza. In basso nella foto vedete tre piloti svaccati a prendere il sole. Avrebbe avuto più senso dire "Squadron! Finite di prendere il sole con calma, senza esagerare perché rischiate l'eritema! Dopodiché quando avrete voglia, senza correre perché poi sudate e lassù in alto fa freschino (non sia mai che mi prendete un malanno) potrete decollare. Però ricordate, cintura, specchietto, mani sul volante alle 10:10, fari accesi anche di giorno e rispettate i limiti di velocità! Vi voglio bene."


Una volta fatto tutto, inizia la battaglia sui cieli d'Inghilterra. In sottofondo, un'accozzaglia di suoni stock. Ratatatatà! Bum! Fiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!


"La vittoria dipenderà dall'abilità e dal coraggio dei pochi", conclude il gioco, riferendosi a quello che sarà il discorso di Churchill una volta che l'invasione tedesca sarà respinta. "The Few" è tuttora uno dei soprannomi dei piloti della RAF. Dopo questa schermata (accompagnata dal rumore di uno Spitfire che decolla) parte un demo non interattivo del motore del gioco in cui il sovramenzionato Spitfire si fa un giretto. Io però non ho preso gli screenshot perché era tutto molto noioso.


Virgin Games presenta una produzione Rowan! La Rowan software, inglese del Cheshire, era specializzata in simulatori di volo storici. Dawn Patrol e il suo seguito Flying Corps, simulatori di volo della Prima Guerra Mondiale, ebbero un discreto successo, tant'è che Flying Corps fu definito dalla discutibile rivista PC Gamer (edizione UK) il 14 miglior gioco di sempre. Ecco, non mi spingerei a tanto. Però era un bel giochino.


La schermata del titolo diventa la selezione della fazione. Cominciamo scegliendo la RAF mentre canticchiamo "Questo è un battito animale, batte come non ce n'è. E c'ha un tiro micidiale che ti prende e che ti porta via con sé", sperando che con "tiro micidiale" ci si riferisca alle quattro mitragliatrici Browning .303 montate sulle ali dello Spitfire.


È ora di creare il proprio protagonista! Abbiamo dieci slot possibili, tutti marcati come "Sprog" che in gergo british è un vezzeggiativo per le reclute. Un po' tipo "Rookie" per gli americani. Sullo sfondo, gli eroici piloti della RAF che si grattano allegramente i coglioni. Ma creiamo un nuovo pilota...


...e fedeli alle regole del Blog, diamogli l'unico nome possibile. "Non ho partecipato alla guerra di Spagna. Se un giorno vi capitasse di vedere una mia fotografia giovanile con il saluto a pugno chiuso dinanzi a un muro con la scritta VIVA EL COMUNISMO sappiate che fu scattata durante una allegra visita di universitari cattolici a Cinecittà dove si stava girando, se non ricordo male, l'Assedio dell'Alcazar." Ma in effetti Andreotti non mi risulta abbia mai negato di aver partecipato alla battaglia d'Inghilterra.


Altra caratteristica del gioco è la possibilità di giocare come semplice pilota, o come controllore, che scegliamo. La modalità "Controllore" introduce una parte di strategia, che vedremo in dettaglio tra poco. Dopodiché scegliamo uno dei quattro possibili scenari...


... ovvero la prima fase della Battaglia d'Inghilterra, dal 10 Luglio al 10 Agosto 1940, in cui i tedeschi bombardavano i convogli britannici sul canale della Manica. Rispetto a "Their Finest Hour", il gioco sulla Battaglia d'Inghilterra della Lucasfilm, di 4 anni più vecchio (e a cui ho giocato pochissimo) la ricostruzione storica di Reach for the Skies è decisamente dettagliata. Andiamo a controllare?


Andiamo a controllare. In Sala Controllo, Andreotti guarda una mappa del sudest britannico dal piano superiore, con gli operatori che spostano i modellini degli aeroplani sulla cartina. Uno di questi è Oscar Luigi Scalfaro, che fu ministro dell'aviazione civile durante l'Andreotti I. Ma in tempo di guerra bisogna adeguarsi. In cosa consiste la funzione di controllo? Presto detto. Possiamo agire sulle basi aeree, sulle fabbriche di aeromobili, e sulla presunta posizione dei nemici. Dalle fabbriche possiamo decidere a quali basi inviare gli aerei, dalle basi possiamo scegliere la risposta da dare ai raid nemici. Ad esempio, dalla base di Tangmere, in West Sussex, spediamo 3 aerei contro i bombardieri del raid marcato come "N".


E già che ci siamo, dalla fabbrica di Brooklands, spediamo un Hawker Hurricane alla base di Detling. Devo dire che non è male come idea di avere anche una parte strategica, ma sinceramente l'interfaccia utente non è che sia particolarmente comprensibile.


Dalla schermata "Summary" possiamo vedere gli ordini dati finora, ma onestamente non è che si ottenga tutto questo chiarimento. Vabbè! Scegliamo di andare su uno Spitfire e decolliamo...


eccoci qua, in volo verso i bombardieri nemici. In politica, i tempi del sole e della pioggia sono rapidamente cangianti. In questo gioco no, c'è sempre il sole, qualche nuvola all'orizzonte ma il cielo è sempre limpido.


Essendo un simulatore di volo vecchio stile, la visuale è a schermate fisse. Possiamo guardare in alto, e sopra di noi c'è uno specchietto retrovisore...


e guardandoci in giro possiamo vedere l'ala e il sedile. Le cinture non sono allacciate, Andreotti! Cosa mi combina! "Il giustizialismo è auspicare la pena di morte per le marachelle altrui e l'amnistia incondizionata per i propri crimini". 
Mi scusi.


Ecco la visuale esterna. Il movimento è fluido e gli aerei sono abbastanza dettagliati. Rispetto a quelle ciofeche viste su Chuck Yeager's Air Combat, qui siamo veramente un passo avanti notevole.


Dopo un volo piuttosto tranquillo in cui ho contenuto l'orchite grazie alla compressione del tempo,eccomi finalmente arrivato agli Heinkel nemici. Dunque? Dunque si spara, riuscendo a colpire la coda di uno dei due bombardieri...


...ma non è sufficiente, perché il nostro Spitfire è più veloce degli He111 della Luftwaffe, che vengono quindi superati. Rallento, mi giro, sparo, e bucherello un altro dei due bombardieri...


...e l'ultima pappina va a segno. Gradevole l'esplosione, ancora più gradevole il vedere il bombardiere che precipita.


L'abbattimento dei bombardieri demoralizza la Luftwaffe al punto che decidono di "dargliela su", come si dice al Vecchio Paese, e noi torniamo alla base, dove ci attende una sorpresa...


...una visita del Re! Dai, figata! Andreotti gli sussurra in un orecchio "io nel '46 ho votato per Voi, maestà", ma ha sbagliato re. Quando glielo si fa notare, lui si stringe nelle spalle, ridacchiando, e un brivido gelato percorre la schiena di chi gli parla.


Abbiamo fatto fuori un bombardiere personalmente, e il nostro squadrone ne ha fatti fuori altri 3, perdendo un aereo. Non male dai, ma la RAF è all'88% della capacità. Se si scende sotto un certo livello, il governo inglese si autoesilia in Canada e per noi è game over, con un pensiero ai poveri canadesi che vengono costretti ad acquistare le orribili tazze con la faccia di Lady Diana dipinta sopra. 


Inizia un nuovo giorno e di nuovo dobbiamo fare la pianificazione. Al giorno d'oggi si direbbe lo "Scrum meeting", perché ai manager moderni piace riempirsi la bocca con parole tipo "Agile" (pronunciato "Agiail", mai "Agile" o "Eigiail", sempre "Agiail") e altro nonsense che fa innescare in loro il già menzionato effetto Dunning-Kruger: tipo che hanno letto un articolino a lista su quella merda fumante di www.inc.com e pensano di sapere tutto quanto. Il nemico di oggi sono degli Stuka, gli iconici cacciabombardieri da picchiata tedeschi che emettevano un suono agghiacciante quando scendevano giù.

Ho una memoria interessante legata allo Stuka: una volta che mi si spaccò un dente, andai in urgenza a farmelo ricostruire da un luminare dell'ortodonzia. Chiacchierando mentre l'anestesia iniziava a fare effetto, scoprimmo di avere in comune la passione degli aerei della seconda guerra mondiale. Semplice deduzione, visto che lo studio era tappezzato di foto dell'Avro Lancaster del museo aeronautico di Hendon (UK). Si finì a parlare degli Stuka e lui, che era un fan di quell'aereo, imitò la sirena lanciandosi in picchiata col trapano sul mio dente. Fu un bel momento.


Ma bando alle ciance e andiamo a menare gli stuka. Alcune macchioline sulla distanza iniziano a prendere forma. Saranno loro?


Ebbene sì! Gli Junkers Ju-87 detti "Stuka"! Dopo la guerra, Junkers (azienda ancora esistente) si è convertita alla produzione di caldaie, e quando venne il tecnico a casa dei miei, in fondo speravo che atterrasse nel giardinetto pubblico davanti con il suo Stuka. Ma ahimè, la realtà spesso è noiosa. Sfogo le mie frustrazioni perforando uno dei due Stuka, e questo precipita urlando. Immagino sia superfluo dire che George Lucas ha copiato l'urlo che fanno i caccia TIE quando sfrecciano dallo Stuka. Esiste qualcosa che è uscito dall'orrido rumine che penzola dal mento di Lucas che sia vagamente originale? Ne dubito.


La missione è stata un successo, la forza della RAF è di nuovo al 97%. Benone!


Il Re è di nuovo passato a salutarci, e il Divo è stato promosso. Ma non ci ha proprio un cazzo da fare sto Re? (Ah, bè, si, bè)

Più tardi.


Stavolta voliamo con un Hurricane, che è un po' la cenerentola dei caccia RAF. Tutti ricordano e celebrano lo Spitfire, ma è l'Hurricane il responsabile dell'80% degli abbattimenti. Primo perché ce n'erano di più. Secondo perché l'Hurricane era fatto di legno, e quindi pur essendo nel complesso meno resistente dello Spitfire (fatto di metallo), resisteva maggiormente a certi buchi di proiettile capitati in posizioni fortunate. Paradossale, no?


Ecco due "caldaie"! La prima viene facilmente sforacchiata, e siccome non ho decelerato rischio di finire dritto nel posteriore della seconda...


...ma facciamo una rapida inversione e anche il secondo Stuka saluta! Bellissimo. "In termini romaneschi, direi che se l'andava cercando", comunica Andreotti via radio alla base.

Più tardi.


Siamo tornati su uno Spitfire, e stiamo inseguendo una pattuglia di ben 6 Heinkel 111. I bombardieri con il muso cosiddetto "a serra" hanno anche due torrette posteriori, che freddano il mio Spitfire, che precipita tristemente nel Canale. Si può dire che se Andreotti era un asso volante, ora l'asso è...




Vabbè, cambiamo sponda. Subito Andreotti, sentendo dire "l'altra sponda" chiarisce "io sono di un altro secolo, queste cose non le capisco e non le voglio capire", poi gli spiegano che si tratta della Luftwaffe e lui, sospirando di sollievo, dice "Preferivo quando di Germanie ce n'erano due". I commilitoni tedeschi si guardano un po' stupidi, principalmente per il fatto che è il 1940. Uno intrallazzato coi fondatori dell'ODESSA azzarda che la seconda Germania potrebbe essere il Paraguay, ma l'ipotesi non tiene molto, e tutti quindi fanno sì con la testa fingendo di aver capito. Andreotti giochicchia con la fede al dito.


Registriamoci sul Flugbuch con un po' di tedesco maccheronico. Tutto molto bello, perché così come in spagnolo è sufficiente mettere una S alla fine, in tedesco basta parlare come le Sturmtruppen.


Anche la selezione del ruolo ha una sua grafica personalizzata. Sembra anche che sia stata disegnata da una persona diversa, lo stile è differente da quello degli inglesi, ma la cosa mi piace: nelle foto dell'epoca gli inglesi e gli americani sorridono tutti, mentre i tedeschi sembrano sempre incazzati. I francesi, invece hanno lo sguardo perso nel vuoto. Gli italiani sembra che stiano cercando di capire dove sono finiti. Insomma era come se tutti sapessero come sarebbe andata a finire. Il controllore mi spaventa a morte e quindi impersoniamo un pilota.


Siamo su un Heinkel 111 (quelli che hanno abbattuto lo Spitfire prima) e la cosa divertente (si fa per dire) è che non possiamo pilotare l'aereo. Cioè, non possiamo decidere la rotta, ma siamo perennemente in pilota automatico. E quindi? E quindi siamo solo sulle torrette a cannoneggiare. Sui bombardieri (He-111 e Do-17) abbiamo tre torrette. Sullo Stuka, invece, oltre che al cruscotto di pilotaggio normale, abbiamo il cannoniere posteriore raffigurato a mò di torretta.


Esiste anche la possibilità di impostare l'autofire, ovvero far sì che il mirino segua automaticamente i nemici e spari. Quindi mi chiedo, se metto l'autofire in tutte e tre le torrette, il gioco va in automatico, no?


Evidentemente non è sufficiente, vengo danneggiato troppo a lungo e il mio Heinkel crolla centrando in pieno un faro britannico. Cazzarola, che mira! E cazzarola, che resistenza questo edificio! Subito sostenitori della Brexit mettono il cappello su questo piccolo miracolo dell'architettonica dicendo che non hanno bisogno di regole europee sull'edificazione, perché i gloriosi mattoni britannici sono superiori al resto del continente! Vote Leave, take control! "Cazzo c'entra?" chiederete voi. Appunto. Il Divo Giulien sogghigna perché tutto sommato non era completamente in disaccordo con il Generale De Gaulle sul fatto che la Gran Bretagna nell'Unione Europea non ci doveva proprio entrare.

Più tardi.


Partecipiamo al Blitz su Londra con un Dornier Do17, un bombardiere leggero soprannoinato "La matita volante". Che nome poco minaccioso, ragazzi! I nazisti hanno ignorato le teorie di Freud per via del suo essere ebreo e quindi non hanno capito che gli aeroplani sono principalmente dei simboli fallici. Insomma, guardate le Fortezze Volanti, guardate gli Avro Lancaster se non vi sembrano dei gargantueschi cazzi! Il Do17 invece, un mignolino, proprio. 

La vedete la chiazza grigia sotto di noi? Quella è Londra. Immaginatevi che nel sottosuolo sia pieno di gente col naso arricciato che beve il tè.


Dopo il bombardamento, torniamo alla base, e a differenza del Re, Hitler non viene a trovarci, però festeggiamo con una tartina da dividersi in 50 e sopra una candelina. Eh, in tempo di guerra si fa quel che si può.


Provo a volare con un Messerschmitt, ma a un certo punto i maroni mi si sono definitivamente rotti, e decido di eiettarmi col paracadute. Il Divo, a differenza di ogni previsione, sopravvive...


...ma la campagna tedesca no. "Never was so much owed by so many to so few" dice l'imitatore di Churchill. A parte i commenti sul reparto audio della Rowan, vorrei far notare il declino dello stile della retorica britannica (senza mai dimenticare che comunque Churchill era mezzo americano): da perle come questa nel 1940 siamo scesi a Farage che il giorno del referendum plagia pari pari il discorso di Independence Day o anche a Michael Gove, un carneade del partito conservatore ed editorialista del Daily Mail con 15 minuti di celebrità in occasione del referendum, che davanti allo scetticismo sulla competenza del governo di fronte al processo dell'articolo 50, risponde "Questa nazione ne ha avuto abbastanza degli esperti". Dunning-Kruger al suo massimo qui, ragazzi.

Il 1940 è stata davvero la loro finest hour, e da allora sono precipitati come uno Stuka. E questo ve lo dice uno che è piuttosto indifferente alla Brexit in sé, anzi, si potrebbe dire che magari, visto il nostalgismo che ha spinto il signor Cameron a indire il referendum, un bel bagno di realtà che dimostri che il tempo non tornerà indietro a causa di un voto, non può essere che positivo per tutti quanti. Oh beh! Prossimo gioco.

È merda? Allora, nel 1993 sto gioco mi era piaciuto un casino. Ora, beh, il simulatore è ok, anche se a volte diventa noiosetto, specie nella parte in cui volo con un bombardiere. La parte di strategia avrebbe del buon potenziale, ma l'interfaccia confusionaria, danneggiata da uno scheumorfismo gestito male, fa perdere buona parte del divertimento. È un gioco tecnicamente pregevole, ma dal punto di vista del contenuto, senz'arte né parte. Dunque? Nel dubbio, è merda.
Ci rigiocheresti? Il fatto che sia un simulatore di volo richiede un certo investimento dal punto di vista del tempo, che in questo periodo della mia vita ho in quantità limitate. Quindi lo escludo.

2 commenti:

  1. Mi perdonerai se non approfondisco sul videogioco, ma i videogiochi di aerei non mi sono mai piaciuti, tanto più di guerra!

    Veniamo alle tue riflessioni sul popolo inglese: beh, direi che le tue esperienze personali confermano ciò che si dice, che gli inglesi abbiano la puzza sotto al naso e trattino da inferiori i non inglesi. La sindrome dell'impostore ne sento parlare oggi per la prima volta, io avrei più pensato alla sindrome da appagamento; raggiunto un grande obiettivo, è impossibile raggiungerne un altro perché ci si sente appagati (e memori anche delle fatiche per raggiungere l'obiettivo).

    Comunque non conoscevi il mito di Magaluf? :D.

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  2. Non conoscevo il "mito" di Magaluf e stavo benissimo così (ce ne siamo comunque tenuti ben lontani). Personalmente non sono d'accordo su quella che chiami "sindrome da appagamento", ho conosciuto gente che aveva fatto una sola cosa decente nella vita e non faceva che rinvangare su quella, ma onestamente non ci avevamo tanto in comune.

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Sicuro di aver letto bene il post? Prima di postare, rileggi.