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lunedì 26 giugno 2017

Lexi-Cross

Che cos'hanno in comune internet e la televisione? Presto detto: entrambe iniziate come uno strumento per la diffusione dell'istruzione, con un retrogusto anarchico e di libertà, sono diventate una palla assoluta in mano a 4 cazzoni e al loro stuolo di fan. "Ma come" direte voi, "La tv di stato? Il monopolio? La lottizzazione?" Beh, prima di tutto, la lottizzazione è una conseguenza della riforma del '75, che pur mantenendo il monopolio statale della Rai, passava il controllo dal Governo al Parlamento, creava il Dipartimento Scuola Educazione e i famosi "Programmi dell'Accesso", quei mattoni inguardabili che però io ogni tanto mi sorbivo perché iniziavano con l'ouverture di "Tommy" degli Who. Poi arrivò la TV privata, anche qui luogo di sperimentazione, magari a un livello più basso, ma sempre con una continua spinta al rinnovamento. 

Una spinta che man mano si è esaurita alla fine degli anni 90, quando l'esplosione delle tv tematiche via satellite e l'aspettativa, da parte dei gestori di palinsesto, di avere lo stesso share di quando le tv erano in totale 6 o 7. Per farlo, la via più sicura è dare allo spettatore quello che pensa di volere. Un tempo era la gnocca, poi è arrivata l'assuefazione alla gnocca, e quindi ora c'è la bile, che è una droga che non conosce assuefazione. Sinceramente preferivo la gnocca.

Che schifo! Cambia e mettiamo su Piazzapulita che almeno capiamo come va il mondo.

giovedì 22 giugno 2017

Dalla storia di una nevrosi di un Avatar - la saga di Ultima e la bussola morale smagnetizzata

Attenzione: questo articolo è un po' più serio degli altri, ma se ancora pensate che questo sia un blog di nostalgia, sorrisoni, lacrimucce e celebrazione acritica dei bei tempi andati, beh, qui casca l'asino.

Lasino (Trento)

lunedì 19 giugno 2017

Chuck Yeager's Air Combat

Una volta qualcuno disse che se da piccolo non hai amato gli aerei, allora non hai un'anima. Quel qualcuno sono io, e quella volta è adesso: il fatto è che non avevo idea di come cominciare l'articolo senza mostrare imbarazzo perché non avevo ancora trattato un simulatore di volo finora. E poi gli aerei mi piacevano sul serio. Si sa come si comincia con le manie e le dipendenze: si comincia con un modellino di Piper, e in men che non si dica i disperati genitori devono liberare una mensola per la piccola aviazione del pupo, rigorosamente in scala variabile. E così avevo un Supermarine Spitfire che era grande quattro volte un C-5 Galaxy. Ma io lo sapevo, e per dare l'illusione della scala tenevo lo Spitfire davanti e il C-5 dietro. Era distante, e sembrava più piccolo. Un trucco geniale. Ma non provate a usarlo per cercare di compensare a certe vostre carenze fisiologiche, che poi andate via tutti storti.

E poi c'erano i libri. I libri con le specifiche tecniche degli aerei erano bellissimi. Vorrei poter dire che mi esaltavo a confrontare l'apertura alare e a studiare l'aerodinamica dei vari velivoli, ma ovviamente millanterei: per la maggior parte delle cose non ci capivo una fava. Ma non importa, gli schemi erano belli. Tra questi libri, uno dei miei preferiti era "Ali", che oltre agli schemi aveva anche una collezione spettacolare di foto scattate da un fotografo di Time magazine, Mark Meyer. 

La mia copia è rimasta al Vecchio Paese, quindi grazie Ebay per la foto.

lunedì 12 giugno 2017

Cruise for a Corpse

Come avrete intuito leggendo i precedenti articoli di questo umile blog, sono sempre stato un videogiocatore pezzente. Non che fossi povero di famiglia (e diciamocelo, al Vecchio Paese la qualità della vita era tale che anche le famiglie meno abbienti potevano permettersi trastulli per i loro pargoli). Semplicemente, i miei genitori non ritenevano che fossero soldi ben spesi. 
Per cui, se per programmi educativi erano disposti a cacciare anche le proverbiali 99.900 Lire, per i videogiochi no. 
E non è che i miei fossero particolarmente sensibili al panico che veniva seminato dai giornali, secondo i quali i videogiochi rendevano sociopatici, violenti e satanisti, e che facevano cadere le dita.

K numero 51, giugno 1993. Il "Sun" era una merda già ai tempi.

lunedì 5 giugno 2017

Ducktales - The Quest for Gold

Qua la vita al Vecchio Paese è un gran ballo! Non corri perché sennò sudi e le madri aborrono il sudore, non voli in aeroplano perché i torpedoni della parrocchia costano meno, ma che sballo! Ovviamente, la vita al Vecchio Paese era molto noiosa (e questo spiega come mai i miei coetanei ed io ci rifugiavamo nel mondo dei videogiochi) ma siccome siete dei nerd, e i nerd elevano a scienza il citazionismo avrete subito riconosciuto la sigla del cartone animato "Ducktales", uno dei punti fondamentali del cosiddetto "Rinascimento Disney" dei primi anni 90. Potrei andare avanti a parlarne ma per quanto possa scriverne, ci sarà sempre qualche blog che ha scritto qualcosa di più, soprattutto in occasione del remake prossimo venturo, e quindi non ci provo neanche, se non per ricordarvi che Paperone de' Paperoni in realtà era un vescovo umbro

Si riconosceva dai cartelli con su
scritto "Sciò!" che aveva messo fuori dalla canonica

sabato 3 giugno 2017

L'ex videogiocatore va in vacanza


Per due settimane sarò in ferie. Ma non preoccupatevi, ho pianificato i due post per i prossimi lunedì, quindi se Blogger non dà di matto, avrete i vostri articoli belli pronti al solito orario. Non riuscirò a rispondere ai vostri commenti, ma mi impegnerò a farlo al mio ritorno. Nel frattempo, fate i bravi.

l'ex videogiocatore.